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Full text of "Vita del proposto Lodovico Antonio Muratori ..."

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VITA 

DEL     PROPOSTO 

LODOVICO   ANTONIO 

MURATORI 

già'  Bibliotecario 
DEL  SERENISSIMO  SIC. 

DUCA   DI   MODENA, 

DESCRITTA    DAL    PROPOSTO 
Gì  f\N-FRANCESCO  SOLI 

MURATORI 

suo    NIPOTE. 


Il 


IN     VENEZIA 

M  D  C  C  L  V  I. 

Ver   GlAMBATTSTA    PASQUALI 

COl^  LICENZA  DE  SUPERIORI. 


A  Sua  Eccell.  il  Sig. 
D.  GAETANO  BONCOMPAGNO 

L  U  D  O  V  I  S  I 

PRINCIPE  DI  PIOMBINO,  MARCHESE  DI  POPU- 
LONIA  ,  SIGNORE  DELLE  TERRE  DI  SCARLI- 
NO  ,  SUVERETO  ,  E  BURIANO,  DELl' ISOLE 
MARITTIME,  DEL.-' ELBA,  DI  MONTE  CRI- 
STO, E  PIANOSA  ,  PRINCIPE  DI  VENOSA, 
CONTE  DI  CONZA,  DUCA  DI  SOR  A  ,  ED  AR- 
CE ,  MARCHESE  DI  VIGNOLA  ,  SIGNORE  DEL- 
LE CITTA^DI  AQUINO,  DI  ARPINO,  DELLA 
TERRA  DI  ROCCASECCA  ,  E  LORO  STATI  , 
CAVALIERE  DELl' INSIGNE  ORDINE  DEL  TO~ 
SON  d'oro,  E  dell'altro  DI  S.GENNA- 
RO, GENTILUOM  >  DI  CAMERA  CON  ESER- 
CIZIO, E  MAGGIORO  MO  MAGGIORE  DELLA 
maestà'  DEL   RE   DELLE   DUE   SICILIE  . 


PEr  adempiere  la  mente  del  Pro» 
poQo  Lodovico  Antonio  Mu- 
ratori mio  Zio  ,  mi  diedi  rono- 
re  nell'Anno  1751.  di  dedicare  a  V. E. 
le  DifìTertazioni  di  lui  iopra  le  Amichi' 
tà  Italiane  ;  ed  avendomene  .  Ella  per 
fomma  fua  bontà  dimoftrato  un  gene- 
*    a  rofo 


rofo  gracfimento,  mi  riconofco  ora  in 
(joverc  di  prefentarle  per  mia  parte  la 
Vha  di  lai  da  me  compilata;  lufingan- 
domi  ,  che  (ìa  pure  per  accog'itr  que- 
fta  graziofamente  ,  e  quafi  direi  eoo 
compiacenza,  non  già  perchè  mia  pro- 
duzione, ma  sì  bene  perchè  contiene 
gii  (tudj  e  le  azioni  di  un  Letterato  al- 
iai celebre,  nato  in  uno  de' molti  Feu- 
di della  nobililTima  Tua  Cafa,  e  che  eoa 
tanta  [lima  veniva  da  Lei  riguardato  . 
Se  è  di  gran  luftro  ad  una  Città,  ad 
nna  Terra,  o  Caftello  l'aver  prodotto 
qualche  Perfonaggio  illuiìre  in  quaKi- 
voglia  ProfcfTione,  e  maffime  fé  in  Let- 
teratura; torna  eziandio  in  onore  di  chi 
n'è  infeudato,  e  non  può  fé  non  piace- 
re recargli  il  poterne  contar  parecchi, 
e  il  vederne  a'  fuoi  giorni  accrefciuto  ii 
numero  ;  e  ciò  tanto  piò  dee  fuccedere 
in  V.  E.  che  ftata  è  femore  amante 
delle  Lettere  e  de  i  Letterati  .  Pochi 
fono  i  Principi  (  e  forfè  non  ve  n'ha 
alcuno  )  del  rango  di  V.  E.  che  vantar 
poiTano,  come  può  far  Ella,  tanti  Let» 
terati ,  e  tutu  nel  loro  genere  infigni^ 

i)knì 


ufciti  da  i  loro  Felici .  A  buon  cqnto 
Tullio^  il  grande  Oratore  di  Roma, 
trae  da  Arpino  la  Tua  origine;  YAnpjlU 
co  Dottore  àa.  Aquino  ;  l'incomparabi- 
le Cardinal  Baro?2Ìo  da  Sora  ;  e  da  l^i- 
gnola  W  Muratori:  Feudi  tutti  à\  V.  E* 
per  tacer  di  tant' altri  Uomini  di  Let- 
tere, che  non  fono  cotanto  rinomati 
nella  Repubblica  Letteraria  ;  laonde 
anche  per  quefto  rifledo  da  me  fi  dovea 
ella  Vita  a  V,  E.  in-lirizzare. 

Non  i(!arò  io  qui  a  ripetere  quanto 
neir  altra  mia  Lettera  Dedicatoria  ef- 
pofi ,  benché  rozzamente,  in  lode  ben 
giuiìa  delle  molte  Virtù  ,  e  dell'  altre 
eccelfe  Doti,  che  neil' animo  di  V.  E. 
riiplendono,  e  che  la  rendono  oggetto 
d'ammirazione  ad  ognuno  ;  perciiè  so 
in  primo  luogo,  che  per  un  atto  ap- 
punto di  Virtù  a  Lei  non  piace  di  len- 
tirlì  lodare  .  Avrei  per  altro  di  prefen- 
te  un  affai  più  ampio  campo  d'elaltare 
fpezialmente  Tinfigne  di  Lei  Libcrraluk 
nel  Jovvcnire  s\  largamente  le  Mona- 
che, ed  il  Pubblico  di  Vignola  mia  Pa« 
tria;  coli'  aver' alle  prime  fatta  rifab- 
*    3  bri- 


bricar  a  fue  fpefe  buona  parte  del  lor 
Moniftero,  pagati  i  frutti  de'groffi  lo- 
ro debiti,  ed  afiegnati  annui  iufìidj , 
perchè  non  ne  faccian  de  i  maggiori  ; 
e  coli' aver  fomminiltrato  all'altro,  ed 
anche  in  buona  parte  donato  ,  il  dana- 
ro occorrente  a  far  un  grande  e  forte 
riparo  fai  Fiume  Panaro  ,  per  volgere 
altrove  le  di  lui  acque,  che  minaccia- 
van  dell'ultimo  efterminio  i  migliori 
poderi  di  quel  Territorio .  Atti  di  Li- 
beraliiìi  lon  quefti  fommamente  com- 
mendabili ,  e  che  molto  ben  danno  a 
conofcere  il  bel  cuore  di  V.  E.  verfo 
d'effa  mia  Patria. 

Dall'  altra  parte  l'efiere  fiata  V.  E. 
dal  Re  delle  due  Sicilie  decorata  della 
cofpicua  Carica  di  fuo  Maggiordomo 
Maggiore ,  coli'  altre  dilìinte  marche 
d'onore  dalla  Macfia  Sua  conferitele; 
ficcome  le  due  ftraordinarie  Ambafcia- 
te  di  fuo  ordine  da  Lei  con  tanta  lode 
efeguite  alla  Corte  Cattolica  ;  come 
pure  l'alta  commeffione  incaricatale  di 
andar  a  ricevere  su  i  confini  dell'  Ita- 
lia 5  e  condurre  a  Lui  la  Reale  fua  Spo- 
la; 


fa  :  fono  a  i  prefenti  ,  e  faranno  a  i 
poderi  nianifefte  ripruove  del  Merito 
fublime  di  V.  E. 

Altro  adunque  a  me  non  refta,  che 
di  fupplicar  V.  E.  a  degnarfi  di  gradire 
queft'  altro  tributo  dell'  umiliffimo  of- 
fequio  mio  ,  e  di  darmi  campo  in  av- 
venire di  poter  maggiormente  eferci- 
tare  il  vivo  defiderio  ,  che  tengo ,  di 
farmi  conofcere ,  qual  veramente  mi 
profciTo  di  effcre 

Di  Voftra  Eccellenza 

Modena  8.  Diccmb.  175^. 


XJmiUfs,  Divotifs.  Riverentìfs,  Serv* 
Gian-Franccfco  Soli  Muratori . 

*    4  AL 


AL  DISCRETO  E   BENIGNO    LETTORE 

l'    A    U    T    O    R    E. 

PTU^  tardi  di  quel  eh'  io  bramava  preferito  ai 
Pubblico  la  Vira  del  Propofto  Lodovico  Ari' 
tonto  Muratori  mio  Zio,  da  rae  defcritta .  Diver- 
fi  motivi,  che  qui  non  occorre  addurre,  ftati  ne 
fon  la  cagione  j  ma  vi  ha  fpeiialmente  contribuito 
la  deb)le77adel  mio  laient''',  Va  qua!  da  me  cono- 
fciura  mi  ftce  penfar  fulle  prime  di  pregar  qualche 
Soggetto  di  maggiore  abilità  della  mia  a  prendere 
r  impegno  di  Ieri  ve  ria  ;  con  aver  anche  gittato  1' 
occhio  lopra  1'  Abate  Pietro  Ercole  Gherardi  ,  Pub- 
blico Profelfore  di  Lingua  Greca  ed  Ebraica  nella 
nollra  Univerluà  ,  Vice  Bibliotecario  Ellenfe,  e 
grande  Amico  del  Muratori  j  come  quegli  che,  ol- 
tre ali'elfere  molto  dotto,  e  di  buon  Gufto  nel- 
le Scien2e  fornito  ,  lo  aveva  per  molti  anni  pra- 
ticato,  fìudiando  lotto  di  lui,  e  preliandogli  di  fua 
elezione  1'  opera  fua  fptzialmente  nel  far  le  Copie 
per  le  ftampe  de  i  Libri ,  che  andava  componen- 
do.  Aveva  egli  accettato  l'impegno,  ma  quando 
fu  pregato  da  me  di  accingerfi  all' imprefa  ,  fé  ne 
fcusò,  adducendo  per  motivo  la  fua  pocafanità,  e 
l'impegno  che  avea  della  Scuola  de  i  Principi  Fi- 
gli del  regnante  Duca  di  Modena  ,  che  non  gli  la- 
fciava  affai  tempo  da  applicarvi.  Oia  a  trovar  al- 
tra perfona  ,  che  aveffe  egual  informazione  degli 
Studi  e  delle  azioni  del  Muratori,  non  mi  rlulci- 
va  sì  facile;  e  riflettendo  dall' altra  parte  ,  che  pre- 
valendomi di  alcun  altro  meno  informato  di  lui, 
farei  flato  corretto  di  fomminiftrargli  la  maggior 
parte  delle  notizie:  mi  rifolvetii ,  giacché  io  avrei 
dovuto  far  quefta  fatica,  di  prenderne  io  fleflol' 

af- 

/ 


affunto ,  e  di  farmi  queflo  poco  di  merito  col 
Pubblico.  Intefa  quella  mia  rifoluzione,  parve  ad 
alcuni ,  che  non  conveniffe  ad  un  Nipote  lo  fcri- 
vere  ia  Vira  dello  Zio ,  e  cercarono  di  difìfuader- 
mcne,  Tul  riflcflb  furfe ,  ch'io  poteffi  lafciarrai 
condur  la  penna  più  dall'amore  di  lui,  che  dall' 
amore  del  Vero  ,  e  cadere  in  efagerazioni  per  far- 
gli maggior  onore. 'Ma  r<ipendo  io,  che  la  cofa 
non  era  fenza  efempio  ;  mentre  ,  per  tacerne  altri , 
da  due  Nipoti  fono  fiate  compolìe  e  pubblicate  le 
Vite  di  S.  Lorenzo  Giulliniano ,  e  di  S.  France- 
fco  di  Sales  j  ed  elTendomi  dall'altro  canto  prefif- 
fo,  che  la  Verità  più  che  ogni  altro  rifleflfo  fervir 
mi  dovelfe  di  guida  nel  lavoro ,  non  credei  d'aver- 
ne a  deporre  il  penfiero .  Avrebbe  fenza  dubbio 
qualunque  altro  defcritte  meglio  di  me,  e  porte  in 
miglior  lume  le  azioni  e  le  Virtù  di  mio  Zio; 
ma  non  avrebbe  potuto  feri  vere  con  maggior  Va- 
nta di  quel  eh'  io  abbia  fatto  .  Mi  protcllo  adun- 
que d'avere  ftcfe  quelle  Memorie  con  tutta  la  fin- 
cerità  podibile,  e  con  tutto  l'Amor  del  Vero; 
non  tanto  perchè  così  efigeva  la  mia  Onoratezza, 
quanta  perchè  Modena  tutta,  in  cui  effo  mio  Zio 
è  dimorato  per  ben  cinquant' anni  dopo  il  fuo  ri- 
torno da  Milano  ,  mi  avrebbe  potuto  Imentire  ,  fé 
avefli  ne  i  fatti  tradita  la  Verità  ;  e  tutti  quei 
che  poffeggono  1'  Opere  di  lui  avrebbono  potuto  ri- 
convenirmi ,  fé  ecceduto  avclTi  nel  commendarle . 
Tutto  ciò  premeffo  per  mia  giudifìcazione  ,  ven- 
go ora  a  dar  conto  de  i  mezzi ,  di  cui  mi  fon  fer- 
viro ,  e  del  metodo  dame  tenuto  nel  comporr' ef- 
fa  Vita. 

Non  avrei  ne  pur  io  potuto  certamente  dar  un 
giudo  ragguaglio  de  i  primi  Studj  del  Muratori, 
tuttoché  aveffi  di  continuo  converfato  con  lui  per 

ben 


n  trentotto  anni,  e  che  molte  delle  cofe  fue  avef- 
intefe  dalla  fteffafua  bocca,  fé  importunato  egli 
nel  1720.  dal  Conte  Giovanni  Artico  di  Porcia 
noti  avelie  lafciara  fcritta  una  lunga  Lettera ,  in 
éui  ne  rendeva  ragione  a  quel  dotto  Cavaliere . 
Di  quefta  perciò  rni  fon  fervi to  nel  tefTere  princi- 
paimente  i  primi  due  Capitoli ,  e  qualora  ho  cre- 
duto bene  ,  o  necefTario ,  ne  ho  anche  recati  al- 
cuni fquarci  in  confermazion    de'  miei  detti . 

Per  conto  dell'Ordine  ho  proccurato  di  mante- 
ner ,  per  quanto  mi  ha  permefTcj  l' infufficienza  mia  , 
quello  de  1  tempi ,  Ma  dovendo  parlar  di  un  Let- 
terato, ed  infieme  Ecclefiaiiico ,  non  ho  potuto 
fempre  ofTervarlo  efattamente  ;  efTendomi  convenu- 
to interrompere  il  filo  delle  cofe  Letterarie,  per 
non  mettere  fuori  di  luogo  i  fatti ,  che  riguardava- 
no Io  flato  di  Ecclefiatlico .  E  qualche  volta  an- 
cora nel  Letterario  mi  fon  prefa  la  liberta  di  dar 
conto  d'  alcune  Opere  prima  del  tempo  per  unir  in- 
fieme quelle  che  avean  fra  loro  qualche  relazione; 
come  fono  la  grande  Raccolta  de  gli  Scrittori  £ 
Italia^  le  Antichità  It  aliane  ^  il  Te  foro  delle  Ifcrì- 
tiohi  ,  e  così  le  Vite  de  i  Letterati  compone  dal 
g/andù  mio  Zio  .  Aveva  io  bensì  confervato  inte- 
ramente r  ordine  de  i  tempi  nel  riferir  le  Critiche 
fatte  all'Opere  di  lui,  e  le  Controverfie  Letterarie 
da  effo  foftenutc  j  con  averle  eziandio  pofle  in  ul- 
timo luogo  ,  perchè  varie  d'  effe  Critiche  erano 
ufcite  dopo  la  morte  del  Muratori .  Ma  perchè 
que(to  Capitolo  riufciva  troppo  lungo ,  mi  fono 
appigliato  al  confìglio  di  chi  ha  efaminato  il  mio 
Manofcritto ,  prima  di  confegnarlo  alle  flampe  ; 
con  feparar  le  Materie  che  le  riguardano  ,  e  for- 
marne altrettanti  Paragrafi  ;  e  con  unirli  e  farli 
fuccedere  imiiiediatamente  all'  altre  cofe  Letterarie . 

Per 


Per  configlio  pure  altrui  ho  polle  in  un'  Appendi- 
ce in  fine  tutte  le  Lettere  da  me  prodotte ,  a  ri- 
ferva di  alcune  poche  affai  brevi  ;  e  ciò  per    non 
interrompere  fovente   di    foverchio    la    Storia .  A 
quefta  Appendice  altra  ne  fuccederà ,  in  cui  dame 
fi  è  fatta  qualche  rifpofta  a  certe  erpreffioni ,  che 
fi  leggono  nei  le  Memorie  della  Vita  di  Monfignor 
Montanini ,  per  non  elfermi  queite  venute  alle  ma- 
ni fé  non  dopo  che  la  lìarnpa  era  di  molto  inol- 
trata .  -E  così  pure  dopo  quella  feconda  Appendi- 
ce fi  leggeranno  alcune  poche  Aggiunte  da  me  fat- 
te alla  Vita  del  Muratori,  per  non  averle  io  man- 
date allo  Stampatore  in  tempo  da  poterle  mettere 
nella  nicchia  loro  conveniente.  Equeftoè  quanto 
ho  creduto  di  dover  rendere  conto  a  chi  vorrà  leg- 
gere quefia  mia  qualunque  fiafi  fatica  .  Che  fé  non 
avrò  colla^medefima  corrifpofto  all'  afpettazion  del 
Pubblico,  né  all'argomento  avuto    per  le    mani  i 
fé  ne  incolpi ,  come  diffi ,  T  infufficienza  mia ,  che 
non  ha  faputo  far  meglio  .  Spero  nonpertanto   di 
confeguire  da  i  cortefi  e  difcreti  Leggitori  un  be- 
nigno compatimento .  Effendomi  poi  riufcito  di  ot- 
tenere r  Orazion  funebre ,  che  fu  recitata  nella  mia 
Chiefa  in  occafion  del  folenne  Anniverfario,  cele- 
brato per  1' Anima  del  miobwonoZio  nel  dì  23.  dì 
Gennaio  dell'  Anno  175 1.  fi  vedrà  quella  nel  fine  de! 
Lihi'o  regiftrata. 


TAVO^ 


N 


TAVOLA  DE' CAPITOLI 

Contenuti  in  quell'Opera. 

CAPITOLO    PRIMO. 

Jfnta  ,  primi  ^^"^/ 1  e  Cheric'ato    del  Mu- 
ratori .  pag.  I 

C   A   P.      IL 

Il  Muratori  paffa  a  Milano  per  uno  de  i  Dottori 
della  Biblioteca  ^mbroftana  ,  ed  ivi  viene  erdi' 
nato  Sacerdote .  Suoi  Stuàj ,  ed  Opere  date  alla 
luce  in  quella  Città .  *  1 5 

C   A    P.       IIL 

Parte  il  Muratori  da  Milano  ,  e  fi  rejìituifce  in 
Modena  col  carattere  di  Bibliotecario  ed  Ar- 
ehivifla  Ducale  y  ed  Opere  da  lui  quivi  com- 
fojìe .  z6 

C    A    P.      IV. 

Il  Muratori ,  femplicc  Sacerdote  ,  comincia  a  fati-' 
gare  pel  bene  Jpiritualc    del  Proffìmo'  53 

C    A    P.       V. 

Vien  conferita  al  Muratori  la  Prepofttwa  di  Santa 
Maria   della  Pompofa    di  Modena.  Gran    bene 

fat- 


fatto  da  luì  a  quejìa  Chlefa  e  Parrocchia  ,  e  ad 
altra  di  Ferrara  .  57 

GAP.      VI. 

Il  Muratori  infìituifce  gli  Efercizj  Spirituali  per  gli 
Ecclejiajiici  nella  /uà  Chiefa  j  e  fa  injcgnarc  il 
Canio  fermo  a   i  Cherici .  65 

GAP.     VII. 

Il  Muratori  Parroco  fi  difiingue  colla  Libcralith 
ver/o  i  Poveri,  m  J  olii  evo  de'  quali  injiituijcc  la 
Compagnia  della  Carità  ,  e  proccura  P  erezione 
di  un  Monte  -di  Pietà  .  65     / 

C   A    P.      Vili, 

Si  ripiglia  il  racconto  de  IP  Opere  compofie  dal  Mu- 
ratori,  75 

GAP.     IX. 

Vdh  Critiche  fatte  aW  Opere  del  Muratori ,  e  del- 
le Controverjie  Letterarie  da  ejfo  avute  ,        io| 

§.    L 

Delle  Critiche  fatte  al  Muratsri  in  cofe  Poeti- 
che ,  104 

§.     II. 

Centroverfia  fopra  la  Città  di  Cornacchia  ,  e  di 
Ferrara ,  1 14 

•  §.     III. 


§.  III. 

Di  alcune  Critiche  fatte  al  Muratori  in  materie 
F ilo fo fiche  ,  e  Legali  .  1 24 

§.    IV. 

Delle  Critiche  in  materia  d*  Erudizione  ,  di  Sto- 
ria ,  e  di  Lapidaria  ,  fatte  aW  Opere  del  Mu- 
ratori.  127 

§.    V. 

Controverfia  fopra  il  Voto  Sanguinario..  152 

§.    VI. 

Dicerie  fufcitatefi  in  Salisburgo  contra  il  Muratori 
pel  Librn  de  Ingeniorum  Moderatione ,  e  C  altr» 
de  gli  Elercizj  Spirituali .  181 

§.    VII. 

Controverfia  avuta  dal  Muratori  col  Cardinale 
Angelo  Maria  Querini  Vcfcovo  diBrefcia.    i85 

§.     Vili. 

D'altre  Critiche  fatte  ad  alcune  Opere  del  Mu- 
ratori in  materie  Teologiche  ,  1S?4 

GAP.     X. 

Del  bmn  ufo  del  Tempo  fatto   dal  Muratori  ,   * 

del 


dil  fuo  Metodo  ordinario  di  vivere .  22 1 

GAP.     XI. 

JDe  iDoni  fingolari  ài  Natura  ^  conceduti  da  Dì» 
al  Muratori.  225 

GAP.     XII. 

Delle  Virtù  del  Muratori  ,  e  primieramente  delU 
fua  Pietà  verfo  Dio  ,  e  Divozione  al  Signor 
Gesù  Crijìo .  238 

GAP.     XIII. 

Della  fua  Fede ,  Speranza ,  e  Carità ,  245 

G    A    P.     XIV. 

Della  fua  Umiltà  ,  Manfuetudine  ,  e  Pazien- 
za .  z6z 

GAP.     XV. 

Dell' ultima  malattia  ,  e  morte  del  Muratori.    280 

GAP.     Ultimo. 

Della  filma  e  concetto ,  in  cui  fu  il  Muratori  pref- 
fa  i  più  gran  Perjonaggi  ,  e  i  primi  Letterati 
del  fuo  tempo,  304 

Ca- 


Catalogo  delle  Opere  del  Muratori .  ^^o 

Appendice  de  i  Documenti    citati    nella  Vita    del 
Muratori  .  ^40 

Appendice  Seconda  .  47 8 

Orazione  Funebre  in  lode  del  Muratori  .  490 


VITA 


VITA 

DEL    PROPOSTO 
LODOVICO     ANTONIO 

M  U  R  A  T  O  Pv  I. 

Capitolo     Primo. 

Nafcita  ,  primi  S tu d j  -i  e  Chcricato  del  Muratori  ^ 

L'Antica  e  riguardevole  Terra  ^\Vìgmla^  Pa- 
tria del  celebre  ed  eccellente  Architetto  ,  e 
Maeltro  norifTimo  in  qued' arie /^co/7o  Barozzi  , 
detto  perciò  il  Vignola  ;  di  Monfig.  Giovanni  Fon- 
Taìia  Vefcovo  di  Ferrara  ,  rinomato  per  la  iua  E- 
rudizione  e  Pietà  ;  di  Jacopo  Cantelli  accreditato 
Geografo;  di  Pietro  jinton:o  Bcrnardoni  ,  che  fu 
Poeta  dell' Imperador  Giufeppe  I.,  e  d'altri  felici 
Ingegni,  è  ftata  anche  la  Patria  ^\  Lodovico  Anto- 
7ìio  Muratori^  di  cui  imprendo  a  Icrivere  la  Vita  . 
E' Capo  quella  Terra  di  un  grande  e  nobile  M ar- 
chelato, cumpofìo  di  venti  e  più  Comunità  ,  chela 
Cafa  Boncompagni  riconofce  in  Feudo  dal  Duca- 
di  Modena  ;  ed  è  pofta  al  Me7zogiorno  di  qutfta 
Città  in  diilanza  di  dodici  miglia  in  circa  .  Un 
tufo,  fopra  di  cui  è  piantata,  e  che  a  guifa  di  un 
picciolo  Promontorio  s' interna  per  qualche  tratto 
nel  letto  del  Fiume  Panaro  ,  o  fia  Scoltenna  ^  la 
difende  non  meno  dall'  impeto  dell'  acque  di  eflb 
Fiume ,  che  furiofe  sboccano  dalle  vicme  monta- 
gne, ma  le  fa  eziandio  godere  della  viltà  delizio" 

A  fa 


3  Vita    di    Lodovico 

fa  delle  Colline ,  che  da  tre  parti  la  circondano , 
e  vengono  come  a  formare  una  vaga  perfpettiva  d' 
un  teatro  dalla  parte  d'Occidente;  ficcorae  di  un' 
aria  perfcttifuma  ed  affai  fottile  ,  atta  perciò  a 
produrre  Ingegni  risvegliati  ,  e  ad  apprendere  le 
Scienze  ben  dilpodi , 

Nacque  adunque  in  Vignola  Lodovico  Antonio 
Muratori  nel  di  21.  d'Ottobre  dell'Anno  1Ó72. 
da  F radice fco  Muratori  ^  q  à^Wà  Giovanna  j^ltimaniy 
pcrfone  onelk  di  quel  Luogo ,  ma  non  molto  prov- 
vedute di  beni  di  fortuna.  Appena  ebbe  egli  im- 
parato a  leggere  ,  che  capitatigli  alle  mani  i  Ro- 
manzi ,  compofti  dalla  favia  ed  ingegnofa  Madama 
di  Scudery ,  prefe  tanto  gufto  alla  lettura  di  quelle 
favole  ,  che  quanti  trovò  da  lì- innanzi  di  fìmili 
Libri,  tutti  con  incredibile  avidità  divorò,  fino  a 
portarli  feco  a  menfa ,  dove  con  più  fapore  pafce- 
va  di  que'  finti  Racconti  la  fua  curiofità  ,  che  iì  cor- 
po di  cibi  .  ConfelTava  il  Muratori  ,  che  quefta 
lettura  avea  fervi  to  non  poco  a  fvegliargli  l'Inge- 
gno, a  facilitargli  lo  lìile  ,  e  ad  invoglinr-lo  Tem- 
pre più  di  leggere  :  ma  con  aggiugnere  nello  flef- 
fo  tempo  ,  eh'  egli  non  avrebbe  mai  configliato 
ad  alcuno,  emaffimamente  a  i  giovinetti  l'imitar- 
lo in  un  sì  pericololo  efempio  ;  perchè  quand'an- 
che poteffero  effi  qualche  cofa  guadagnare  dalla 
parte  dell'  Ingegno ,  poteano  perdere  molto  da  quel- 
la de  i  Coftumi  ;  e  quando  eziandio  fi  abbattefifero 
in  foli  non  difonefii  Romanzi ,  com'  era  avvenu- 
to a  lui,  non  era  poi  sì  facile  l'impedire,  che  da 
Libri  tali  non  veniffero  mfpirate  delle  Mafifime 
del  Mondo  ,  le  quali  abbarbicandofi  prefto  nelle 
menti  tenere  ,  poteano  a  fuo  tempo  produrre  il  lor 
frutto . 

ria  d'allora  cominciò  il  noflro  Lodovico  Anto- 
nio 


Antonio  Muratori.  3 
nlo  a  fentire  in  fé  delio  un  gagliardo  Genio  ,  o  fia 
una  naturale  inclinazione  a  f^pere  e  ad  imparare , 
Ja  quale  divenuta  in  lui  col  crefccre  de  gli  anni 
fempre  più  vigoroia  ,  contril'.uì  affaiflìmo  a  farlo 
camminar  forte  ne' fuoi  primi  Studi .  L' effer  egli 
pofcia  llato  dorato  da  Dio  di  un  Intelletto  ,  che 
facilmente  abbracciava  le  cole  ,  e  di  una  Memo- 
ria ,  che  con  egual  prontezza  le  ritene\/a  ,  gli  ren- 
deva agevole  più  che  a  tant'  altri  della  fua  età  i' 
apprendere  ciò ,  che  gli  veniva  infegnato .  Studiò 
il  Muratori  i  primi  rudimenti  della  Lingua  Latina 
in  Vignoìa  Tua  Patria:  né  voglio  tralafci  ardi  rife- 
rire ,  che  convenendogli  in  quel!'  occafione  im- 
parar'a  mente' certi  Vocabolari  Campati,  ov' era- 
no i  Nomi  Latini  ,  di  certi  Uccelli  ,  Fiori  ,  e 
fìmili  cofe,  de' quali  troppo  di  rado  avverrà ,  che 
uno  fcrivendo  in  Latino  s'abbia  a  valere,  pareva 
a  lui,  che  non  fofle  bene  impiegata  la  fatica  e  il 
tempo,  e  che  farebbe  flato  piij  utile  l'imprimere 
nella  Memoria  altri  Vocaboli  più  uluali  e  necef- 
farj .  Che  più  ?  fin  d'  allora  tanto  era  11  fuo  giu- 
dizio e  coraggio,  ch'egli  andava  meditando  di  fod- 
disfar  meglio  al  bifogno  del  Pubblico  con  una 
nuova  Scelta  :  il  che  rifovvenendogli  poi  in  età 
più  matura,  lo  faceva  ridere ,  riflettendo  al  gran- 
de onore  ,  eh'  egli  fi  farebbe  procacciato  fra  i  Gram- 
maticucci  con  Opera  di  tanto  pefo  e  Ingegno  . 
Tre  anni  di  più  di  quel  che  occorreva ,  fu  coflret- 
to  il  Muratori  a  reflar  inVignola  ad  intifichire , 
per  così  dire ,  nello  Audio  de'  precetti  Grammati- 
cali (  non  Infegnandofi  ivi  che  la  fòla  Gramma- 
tica )  perchè  il  Padre  fuo  non  fi  fentiva  di  man- 
darlo e  mantenerlo  in  Città  ;  e  però  folamente 
neir  Autunno  dell'  Anno  1685.  egli  fi  portò  ad 
iftudiars  in  Modena  la  Grammatica  .,  e  poi  le  Let> 

A     2  lere 


4  Vita    di  Lodovico 

tere  Umane  nelle  Scuole  de'  Padri  della  Compaq 
gnia  di  Gcsìi .  Quivi  i  Prtnij,  i  Pnvjlegj ,  e  gli 
Onori  faggiamente  propatti  all'età  fanciuilelca ,  e 
l'emulazione  attizzata  da  i  giudiiiofì  Maellri ,  die- 
dero tale  impuKo  aJla  fua  inclinazione  allo  Stu- 
dio )  che  non  perdonò  a  fatica  per  andare  innan- 
zi a  gli  akri  ;  anzi  ogni  fatica  gli  pareva  agevo- 
le e  dolce  per  ottener  quefto  intento .  Per^  tutto 
il  tempo  ,  che  gli  avanzava  dalle  Scolaftiche  fue 
faccende,  l'impiegava  nella  lettura  e  traduzione  d' 
ottimi  Libri  Latini  ;  la  qual  applicazione  fé  non 
affai  tardi  interrompeva  la  fera ,  e  ben  per  tempo 
ripigliava  la  mattina  .  Prefe  poi  egli  fin  d'allora 
il  coffurae  di  tar  buon  ufo  del  tempo,  e  di  non 
dormire  più  di  fette  ore  ,  anche  nelle  notti  più 
lunghe  :  coflume  da  lui  pofcia  mantenuto  coftan- 
temente,  finché  viffe  . 

Fino  da'  luci  più  teneri  anni  fi  fentiva  ezian- 
dio il  Muratori  chiamato  da  Dio  ad  abbracciare 
lo  llato  Chtricale  ;  ma  per  quante  iftanze  faceffe 
al  Padre  fuo ,  acciocché  gli  pertnetteHe  almeno  di 
vedime  l'abito,  non  potè  mai  indurlo  ad  accor- 
dargli sì  giuda  ptiminìone  ,  pel  vano  riflffìo  di 
non  aver  altri  figli  mafchi  che  lui  .  Gli  nufcì  fi* 
nalm-nre  di  vincere  quella  fua  oftinazione ,  allor- 
ché fa  per  porrarfi  ad  iftudiare  in  Modena  ;  e  nel 
dì  poi  17.  di  Gennaio  del  i6b8.  ricevette  la  pri- 
ma Tiinfura  da  Monfig.  Carlo  Molza  Vefcovo  di 
quella  Città,  il  qudle  nel  giorno  apprelfo  gli  con- 
ferì ancora  i  due  primi  Ordini  Minori ,  e  pofcia 
nell'Anno  fuHegutnre  gli  altri  due.  Dopo  di  effe- 
re  flato  arrolato  nella  milizia  Ecclefiaflica  il  gio- 
vinetto Lodovico  Antonio,  fi  poie  a  Itrvire  con 
afl^iduità  alla  fua  Chiefa  nr  n  meno  nelle  funzio- 
ni Ecclefiafliche ,  che  neli'  infegnare  a  i  fanciulli 

M 


Antonio  Muratori.        5 
Ja  Dottrina  Criftiana  5  divenne  più  frequente  in  lui 
l'ufo  di  accoftarfi  a  i  Sacramenti  ;  con  pii^i di  fer- 
vore fi  applicò  allo  Studio  ;    né  mai  più  fi  vide, 
praticare  que'  giuochi ,  tuttoché  innocenti ,  co'  qua- 
li era  dianzi  folito  a  divertirfi  in  compagnia    de' 
fuoi  coetanei  .  Proccurò  in  oltre  di  render  fi  abi- 
le al  Canto  Ecclefiailico  ,  benché  la  fua  voce  non 
fofìfe  per  effo  molto  a  propofito  ,    non   tanto  per 
compiacere  al  Padre,  che  ardentemente  il  brama- 
va, quanto  per  non  elfere  inetto  né  anche  in  que- 
fta  parte  al  fervigio  della  fua  Chiefa  ;  e  ne  appre- 
fe  sì  bene  i  precetti  ,    che  arrivò  a  correggere  in 
buona  parte  quel  difetto.  A  tutte  quelle  beile  qua- 
lità accoppiava    egli    fin  d' allora  una  Saviezza  e 
Docilità  non  ordinaria,  ficcome  una  Angolare  U- 
milik  e  Modeftia,  di  maniera  che  veniva  da  tutti 
confiderato  non  folamente  come  il  più  fiudiofo  , 
ma  eziandio  come  il  più  morigerato  fra'  Cherici 
della  fua  Patria . 

Frattanto  sbrigatofi  il  Muratori  in  tre  anni  dal- 
le Scuole  minori  de' Padri  fuddetti  (che non  man- 
carono di  educarlo  anche  con  moka  follecitudine 
nella  Pietà  )  pafsò  nello  Studio  Pubblico  alla  Lo- 
gica ,  ciof  alla  pietra  di  paragone  de  gì'  Ingegni , 
in  cui  chi  fa  progrefiì ,  ha  per  lo  più  una  buona 
chiave  in  mano  per  far  paflfata  in  qualunque  altra 
Scienza,  o  applicazion  Letteraria  .  QLial  profitto 
egli  facelTe  nella  Dialettica  ,  ne  rendono  chiara 
tertimonianza  le  tante  Opere  date  alla  luce  ,  in 
tutte  le  quali  fi  fcuopre  una  gran  prtcifione ,  pe- 
netrazione, acutezza,  e  rttto  raziocinio.  In  effa 
e  nelle  altre  parti  della  Filofofia  gli  toccò  per  Mae- 
flro  il  P.  jGiovan-Domenico  Gujdotti  dtl  Terzo 
Ordine  di  San  Francefco  ,  che  il  conduffe  bensì 
per  la  via  Peripatetica ,  ma  non  già  sì  l'trettamen- 

A    3  te. 


6         Vita   di   Lodovico 

t?,  che  non  fi  appigliaflTe  ancora  ad  altre  Senten" 
2€  ,  e  non  gli  fpiegafle  diligentemente  i  Siftemi 
moderni,  adoperando  più  libertà,  che  nonfifole- 
va  allora  praticare  in  Italia  da  perfone  di  Chio- 
(Iro.  Afcriveva  il  Muratori  a  fua  gran  ventura!' 
aver  fortito  per  Maellro  quel  Religioio  ;  ficcome 
quegli  ,  che  al  Sapere  accoppiava  "un'  acutezza  e 
chiarezza  mirabil  ncll' iniegnare,  e  che,  per  at- 
telìato  di  lui ,  coi  folo  fuo  cappello  ,  e  colla  fiia 
fola  tabacchiera  fapeva  fpiegare  tutto  ciò  che  vo- 
jei'a ,  rendendo,  per  così  dire  ,  vifibiJi  e  palpa- 
bili le  cole  più  aftrufe  .  Terminalo  poi  ch'ebbe 
il  corfo  della  Filofofia ,  diede  faggio  il  noftro  Lo- 
dovico Antonio  del  Tuo  profìtto  m  quella  Scienza 
nel  dì  4.  di  Febbrajo  del  1Ó92.  con  una  pubbli- 
ca Conclufione  ,  la  quale  dedicò  a  Monfìg.  Lo- 
dovico Conte  Masdoni  ,  poc'  anzi  fucceduto  a 
Monfìg.  Molza  nel  Vefccvato  di  Modena  ;  e 
ne  riportò  1'  applaufo  comune  .  Si  applicò  dipoi 
allo  Àudio  delle  Leggi  ,  che  gli  furono  infegnate 
dal  Dottore  Girolamo  Porvziani ,  pofcia  Canonico 
della  Cattedrale  di  Modena  ,  e  Vicario  Generale 
di  Monfìg.  Stefano  Fogliani  :  uomo  di  gran  fape- 
re  e  comunicativa  .  Nello  fteffo  tempo  fi  die- 
de eziandio  allo  ftudio  della  Morale  Teologia  ,  e 
della  Scolaftica  ,  tenen^ofi  tutte  quefte  Scuole  in 
diverfe  ore  del  giorno  .  Nella  Morale  ebbe  per 
Maeftro  il  P.  Giovanni  Giuliani  della  Compagnia 
di  Gesù ,  Religiofo  di  rariflìmi  talenti ,  e  di  gran 
dottrina;  ma  nella  Scolaftica  non  ebbe  la  fortuna 
d' i.^contrarfi  in  una  buona  guida  :  tuttavia  s'ac- 
comodò a  prenderla  qua!'  era ,  ed  attefe  ,  benché 
contro  fua  voglia  ,  a  fcrivere  ancora  delle  inutili 
Quiilioni ,  fecondo  il  coftume  de  gli  Scolatici  di 

quel 


Antonio  Muratori.       7 

quel  tempo:  il  che  fu  poi  cagione,  ch'egli  non 
folo  la  ftudiafle  di  nuovo  da  sé  ne'  buoni  libri  ^ 
ma  eziandio  che  ne  trafcrivefie  non  pochi  Trat- 
tati,  per  non  avere  il  comodo  di  provvederfi  de* 
Libri  medefimi. 

E  quelli  furono  gli  Stùdi  <^el  Muratori  nelle 
pubbliche  Scuole  .  Il  fuo  punto  fermo  dovevano 
cffere  la  Morale  Teologia  ,  e  il  Diritto  Civile  e 
Canonico  .  Così  deliderava  Tuo  Padre  ;  lo  ilelTo  gli 
configliavano  faggie  ed  amorevoli  perlone  ,  mo- 
Arandogli  in  lontananza  quei  profitti ,  che  per  Io 
più  da  quefti  due  foli  caiVimini  provengono  a  chi 
è  arrolato  nella  milizia  Eccleiìadica  ,  Anzi  non 
mancava  chi  gli  metteffe  davanti  la  Regina  delle 
Corti  e  delle  Città,  ove  il  valore  nella  Giurispru- 
denza non  va  disgiunto  dalla  fperanza  di  una  buo- 
na fortuna .  Ed  egli  in  fatti ,  lufingato  da  sì  bel- 
le apparenze ,  fi  diede  alla  pratica  delle  Leggi  fol- 
to il  Dottor  Niccolo  Santi  QonC]°\ìtre  e  Segreta- 
rio di  Stato  di  Francefco  IL  Duca  di  N'odena  i 
Ma  per  poco  di  tempo  continuò  il  Muratori  in 
quella  carriera  ,  avendogliela  fatta  abbandonare  il 
Genio  in  lui  dominante  .  La  Morale  non  finiva 
di  piacergli ,  e  lo  fìudio  delle  Leggi  arrivava  an- 
che ad  annoiarlo .  Certamente  (  così  egli  fcriveva 
su  quello  propofìto  nel  1721.  al  Conte  Giovanni 
Artico  di  Porcia,  che  l'aveva  ricercato  della  ra- 
gione de' fuoi  Studi)  un  Intelletto  libero  ^  cioè  non 
legato  da  comando  di  Superiori ,  e  un  Intelletto  gè- 
'/lerofo  ,  che  voglia  Jare  fua  comparfa  nel  Mondo  ^ 
difficilmente  troverà  fue  delizie  in  fagrificarfi  tutto 
alla  Morale  ,  0  alle  Leggi .  E  fé  tanti  e  tanti  vo- 
Ic j] ero  conjefj aria /enza  corda  ^  direbbero  .y  che  quan- 
do pure  vi  trovano  pUjHo  ^  non  vien  già  quefto  dnW 
cjjere  faporite  ed  amene  quelle  Scienze ,  ma  bensì 

A     4  dal 


8  VlTADlLoDOVICO 

•dal  Guadagno  ,  che  fi  fpcra  un  giorno  ,  o  attuai^ 
mente  fi  cava  dalla  profcljìonc  di  quelle .  Tanto 
qpinare  in  elTe  ,  e  maflìaiamente  nelle  Leggi ,  con 
lunghe  citazioni  d'Autori  sì  peri' una,  come  per 
l'altra  oppofta  fentenza  ,  e  l'eiTcre  prelfo  d'alcu- 
ni la  miglior  ragione  il  numero  maggiore  d'  Au- 
tori ,  che  le  ragioni  (ìeffe  ;  e  il  trovaiTi  chi  vuol 
praticare  i  Tribunali  fottopolro  all'ignoranza,  al- 
le paflioni ,  e  al  capriccio  di  chi  ha  da  giudicare , 
e  il  non  ofTervarfi  ivi  Mondo  nuovo  da  fcopnre , 
ma  dover  lolo  aggirarfi ,  come  chi  è  legato  a  un 
palo,  intorno  a  ciò,  che  tanti  altri  han  detto  e 
ridetto  :  quelli ,  per  tacerne  altri  ,  furono  i  moti- 
vi ,  che  non  lafciarono  innamorare  ,  anzi  fecero 
difaraorare  il  Muratori  della  Scienza  Morale  e 
Legale  . 

Che  fece  gli  adunque  ?  Tutto  quel  tempo ,  che 
gli  reftava  libero  dalle  Scuole,  e  dalle  conferenze 
co'  Maeftri  ,  cominciò  a  fpenderlo  nelle  Lettere 
amene  ,  e  nella  Poefia  ,  leggendo  avidamente  e 
indefeffamente  quanti  Poeti  e  bei  Dicitori  ,  e  Poe- 
tiche ,  e  Cenfure  ,  o  difefe  di  Poeti  iliuftri  gli 
capitavano  alle  mani  .  Gli  toccavano  il  cuore  ftud; 
sì  fatti .  Ma  ficcome  in  que'  tempi  il  Culto  nell' 
Eloquenza  e  Poefia  era  depravato  ,  per  elfere  fo- 
Jamente  in  voga  i  Concettini  e  le  Acutezze  anche 
falfe  ;  così  maggior  piacere  recavano  al  Muratori 
i  Libri  fcritti  in  quello  Stile,  che  gli  altri  cora- 
pofli  in  Ifiile  fodo  e  purgato  .  Il  Tefauro  era  T 
Autore,  eh' egli- ftimava  (opra  d'ogni  altro  .  Per 
Jo  contrario  il  Petrarca  gli  pareva  afciutto ,  e  piìi 
afciutti  i  Petrarchifli ,  e  forfè  per  conto  di  quelli 
ultimi  talvolta  non  s' ingannava  .  Avendogli  po- 
icia  alcuni  fuoi  Verfi  Italiani  aperto  l'adito  ad 
una  fiorita   converfa/ione  ,   comporta  di  alquanti 

feli- 


A  NTO  NIO   MUR  ATOR  r.  9 

fellcilTimì  Ingegni  Mcdencfì  cf  allora  ,  cioè  del 
Marchete  Gjovanni  Rangoni  ,  di  Giovanni  Ca- 
rifrmii  ,  Pietro  Antonio  Bernardoni  ,  ed  altri  : 
gente  tutta  lì>udiola  ,  piena  di  lale  ,  e  onetia- 
mente  allegrill'ima  ;  ed  elìcndo  capitate  nella  lo- 
ro raunama  le.  Rime  freicamence  itampate  di  Car- 
lo Maria  Maggi  ,  e  pofcia  quelle  di  Francelco 
Lemene  i  rellò  ammirato ,  e  intìcme  Itordito  con 
tutti  gli  altri  il  Muratori  alla  pienezza  e  forza 
del  primo  ,  e  all'  amenità  ,  o  grandiofità  del  fe- 
condo ;  e  guftati  quei  lani  Stili  ,  altro  non  ci  vol- 
le a  farli  abiurare  il  vano  ed  affettato  di  prima  , 
e  regolar  meglio  il  Gufto  loro  da  lì  innanzi  .  Per 
giugnere  più  Scuramente  a  quelto  fine  lì  diede  il 
nollro  Lodovico  Antonio  a  leggere  tutti  gli  an- 
tichi Poeti  Latini ,  e  fuffeguentemente  anche  tut- 
te le  Traduzioni  de' Greci  più  rinomati ,  notando 
di  mano  in  mano  tutto  quello  che  di  più  ingegno- 
fo,  leggia  ro  ,  e  viftofo  gli  pareva  diicernere  in 
effi  .  Alla  lezione  de' Poeti  accoppiò  quella  delle 
Declamazioni  di  Qiiintiliano  ,  di  Libanio  ,  e  di 
Seneca  il  vecchio  ,  che  il  rapivano  per  1'  acutez- 
za,  e  per  le  ingegnofe  lor  rifieffioni  .  Prefe  dipoi 
a  leggere  ancora  tutte  1'  Opere  di  Seneca  il  Filo- 
fofo  ,  e  per  sì  fatto  modo  s' invaghì  v  non  dirò 
folo  dello  Stile  concettofo  e  fenrenziolo  di  quell' 
Autore ,  ma  eziandio  della  Filofofia  Stoica  da  lui 
medefimamcnte  iiudiata  allora  in  Epitteto  ed  Ar- 
riano  ,  che  gli  fembrava  di  eflTere  divenuto  uno 
vivo  Scoglio  ,  contra  cui  da  lì  innanzi  aveflero  in- 
y  damo  da  cozzare  le  difa\'vtnture  ,  e  le  ingiurie 
della  fortuna  ,  e  de  gli  Uomini  .  Ma  non  tardò 
egli  molto  a  conofcere  per  mez/o  d' altri  iludj ,  e 
vie  più  per  laSperienza,  infpirarfi  più  vanità  che 
foftanza  dalla  Scuoia  Spica ,  ed  alle  pruove  (  maf- 

fima' 


io        Vita    di  Lodovico 

fìmamente  nella  morte  di  fna  Madre ,  che  gli  fu 
dolorolìflìma  )  fi  trovò  pi ià  Uomo  che  mai  ,  e  ben 
difingannato  di  sì  ampollofe  promeffe  .  Capì  egli 
allora ,  che  per  quanto  ftudio  fi  pofla  fare  nella 
Filofofia,  altra  Scuola  non  c'è  per  rintuz2aredad- 
dovero  le  PafTioni  dell'  Uomo  ,  e  per  armare  1' 
animo  fuo  centra  il  foUetico  de'  Vizj  ,  e  gli  af- 
falti  delle  fciagure,  che  la  fan  ti  iTi  ma  Scuola  e  Re- 
ligione di  Cnito  ,  perch'  effa  infieme  infegna  ed 
aiuta ,  né  dà  folamente  lume ,  ma  fomminiftra  le 
forze . 

Quefiia  fua  ofiinata  applicazione  alla  Filofofìa 
di  Zenone  portò  alle  mani  del  Muratori  anche  i' 
Opere  di  Giudo Lipfio,  gran  partigiano  e  rifchia- 
ratorc  delle  fentenze  Stoiche  .  E  come  una  cofa 
iì  tira  dietro  l'altra,  in  leggendo  egli  varj  Libri 
Critici  ed  Eruditi  di  quell'  infigne  valentuomo  , 
fpezialmente  incorno  alle  Antichità  Romane  ,  fi 
ientì  fuor  di  modo  invaghire  deli' Erudizione  Pro- 
fana .  Subito  dunque  fi  rivolfe  alle  Profe  de' vec- 
chi Latini  ,  €  a  quanti  fra'  Moderni  egli  potè  ri- 
trovare Autori  Critici  ed  Eruditi  ,  e  allo  fiudia 
delle  Ifcrizioni  e  Medaghe  antiche.  Appena  però 
ebbe  ititraprefa  quella  carriera,  che  s'incontrò  in 
due  gnivi  difficultà  ,  le  quali  alla  prima  lo  fgo- 
mentarono  non  poco.  Cioè  fi  accorfe ,  che  fenza 
l'aiuto  della  Lingua  Greca  ,  e  di  mol  ti  (fimi  Libri , 
non  fi  potevano  far  grandi  progrefTì  nell'  Erudi- 
zione. Ma  effendogli  riufcito  in  breve  di  ottene- 
re il  permeffo  di  andar  a  fiudiare  nella  Libreria 
de' Padri  Minori  Olfervanti  di  Santa  Margherita, 
non  certo  molto  copiofa  di  Libri,  ma  però  prov- 
veduta di  non  poche  Opere  de'  migliori  Autori , 
prete  cuore,  ed  ivi  con  fuo  gran  piacere  comin- 
ciò il  Noviziato  per  l' Erudizione  antica  .   Nei 

m€- 


Antonio  MuR  ATORi.      ii 

medefimo  tcaipo,  e  fu  circa  il  principio  dell'An- 
no 169 j.  s'accinfe  pertinacemente  a  fua  poda  al- 
lo (Indio  della  LuìguaGrrca,  e  con  unbuonCle- 
nardo  ,  e  due  Vocabolarj  Cireci ,  V  uno  compen- 
diofo  dello  Scrcvelio  ,  e  T  altro  difFufo  d'  Arrigo 
Stefano  ,  fece  tal  profitto  in  quella  nobiliffìma 
Lingua  ,  cne  potè  pofcia  tradurre  varie  cofe  ine- 
dite ,  ficcome  apparifce  principalmente  dal  Tomo 
d'  jinecdoti  Greci ,  che  a  fuo  luogo  vedrem  da  luì 
pubblicati .  La  difficultà  nondimeno  incontrata  nell* 
apprendere  da  fé  ItelTo  la  Lingua  Greca ,  lo  facea 
dipoi  chiamar  felici  coloro,  che  fortivano  in  tale 
fìudio  un  valente  Maeftro  ,  e  fi  mettevano  per 
tempo ,  cioè  ne  gii  anni  teneri ,  a  ftudiarla  . 

Superate  in  tal  guifa  le  fuddette  due  difficulta, 
una  fola  cofa  mancava  al  Muratori  per  renderlo 
contento  ,  ed  era  di  trovar  un  Direttore ,  che  gli 
porgeffe ,  per  così  dire ,  la  mano  ,  e  indiriziafle 
i  fuoi  paffi  nello  Audio  dell'  Erudizione  .  L'avere 
il  comodo  di  molti  e  buoni  Libri ,  e  volerne  far 
ufo,  è  fenza  dubbio  un  mezzo  ,  che  può  diroz- 
•  zare  un  Ingegno  ,  ed  ilìradarlo  nelle  Scienze  .  Ma 
fé  quefto  tale  non  ha  chi  Io  diriga  ,  affai  \nh. 
lungo  e  laboriofo  gli  riufcirà  il  cammino.  Perlo 
contrario  fé  s'incontrerà  di  buon'ora  in  un  otti- 
mo Direttore ,  che  fpeditamente  il  liberi  da  i  falfì 
Pregiudizi ,  che  gì'  idilli  i  precetti  del  Buon  Gufto  , 
e  gli  venga  moflrando  in  opera  non  men  le  vir- 
tù ,  che  i  vizi  altrui  :  ciò  fervirà  per  fargli  ab- 
breviare di  molto  la  lìrada  .  Non  ebbe  il  noftro 
Lodovico  Antonio  da  durar  gran  fatica  ,  né  da 
far  molto  viaggio  per  rinvenir  quefto  Direttore . 
Modena  fteffa  glie  lo  fomminiftrò,  quale  non  fi 
farebbe  incontrato  in  moltiffime  altre  Città  ,  an- 
che delle  più  riguardevoli .  Fu  quefti  il  P.  D.  Be- 


tL 


12       V  IT  A  DI  Lodovico 

nedetto  Bacchini  Monaco  Cafinefe  ,  Uomo  inff- 
gae  per  la  vafta  fua  ^Erudizione ,  e  per  l'ottimo 
Gufto  in  ogni  Torta  di  Letteratura ,  e  tale  ,  che 
pochi  fuoi  pari  potea  allora  moftrare  l' Italia.  L' 
efTere  quel  Religiofo  altamente  (limato  e  protetto 
dalla  Sereniifima  Cafa  d'Ette,  lo  aveva  fatto  i\a~ 
bilire  in  Modena,  dove  fu  pofcia  Abate  del  Mo- 
niftero  di  San  Pietro,  e  Bibliotecario  Ducale  dopo 
la  morte  di  Jacopo  Cantelli .  Era  poi  non  folo  il 
P.  Bacchini  un  gran  Letterato ,  ma  poffedeva  e- 
ziandio  un  altro  pregio  ben  raro ,  al  riferir  dello 
fleffo  Muratori,  cioè  di  faper  fare  rairabiimente, 
come  fu  detto  di  Socrate ,  la  balia  de  gl'Ingegni. 
Pochi  perciò  erano  quei  che  il  praticafTero  ,  i 
quali  non  ne  partilitro  lempre  più  dotti  ,  e  non 
li  Ipogliaflero  del  Cullo  cattivo  per  pigliare  il 
migliare  •  Fra  quei ,  che ,  oltre  il  Muratori  ,  eb- 
bero la  fortuna  d'  aver  per  Direttore  ne'  loro  Stu- 
di il  P.  Bacchini,  lono  vivi  tuttavia  ilP.  D.  for- 
tunato  Tamburini  Monaco  Cafinefe  ,  che  ,  dopo 
avere  con  molta  lode  (ottenuta  più  volte  la  cari- 
ca d'  Abate  nella  fua  Religione  ,  fu  in  riguardo 
del  Tuo  merito  e  dottrina  dal  regnante  fantiliimo 
Pontefice  Benedetto  XIV.  decorato  della  Por- 
pora Cardinalizia,  e  dichiarato  Prefetto  della  Sa- 
cra Congregazione  de  iRiti;  e  il  V.D.Cammrl- 
lo  Afiaroji  Monaco  pure  Cafinefe ,  celebre  per  al- 
cune Opere  date  alia  luce,  dianzi  Procurator  Ge- 
nerale, ed  ora  Prefidente  dell'Ordine  luo .  Fra  i 
trapalfati  poi  fono  da  contare  il  Dottor  Pietr  Er- 
cole Gherardi  Lettor  Pubblico  di  Lingua  Greca  ed 
Ebraica  nel!' Univerfita  di  Modena,  Vice-biblio- 
tecario  Elknfe  ,  e  Maeftro  de'  Principi  figli  del 
regnante  Duca ,  mancato  di  vita  nel  dì  7.  diLu- 
gho  dell'Anno  1752,  (ìccome  il  Cardinal  G/«/e/j- 


A  NT  O  NIO   MUR  A  TOR  f  .         15 

pe  Livizzanì  ,  flato  prima  Segretario  della  Cifra 
di  Clemente  XII.  indi  de' Memoriali  fotro  Bene- 
detto XIV,  da!  quale  fu  pofcia  fatto  Cardinale; 
nella  cui  morte,  accaduta  il  giorno  19.  di  iVlar- 
zo  del  1754-  la  nodra  Città  é  rimafla  priva  di 
un  infigne  ornamento  ;  per  tacer  di  tant'  altri . 

Ammenfo  adunque  li  Muratori  nella  converfa- 
zlone  ed  amicizia  del  P.  Bacchiai  ,  non  lafciava 
paffar  giorno,  che  non  lo  viiitafTcpiù  d'una  vol- 
ta ,  e  non  fi  tratteneffe  feco  buono  fpazio  di  tem- 
po per  ricavar  lumi  da  pvofeguire  i  Tuoi  Studj  . 
Stava  egli  pendente  dalla  bocca  di  quel  dottiffimo 
Uomo ,  onoratamente  rubando  quanto  poteva  da* 
fuoi  familiari  ragionamenti ,  che  tutti  conteneva- 
no Erudizione  e  Giudizio;  e  quantunque  non  du- 
rafle  affai  lungo  tempo  quefta  buona  ventura  del 
Muratori ,  perchè  gli  convenne  mutar  Ciclo ,  co- 
me vedrem  fra  poco:  pure  confeifava ,  chelofcal- 
pello  di  quel  gran  Letterato  avca  fervito  non  poco 
a  formarlo  quello,  ch'egli  era  poi  divenuto  .  Fra 
r  altre  cofe  eflendo  allora  rivolti  i  penfieri  tutti 
di  effo  Muratori  alT  Erudizione  Profana ,  gli  fece 
ben  torto  conofcere  ,  che  d'altra  maggiore  an:piez- 
za  e  dovizia  era  1' Erudizione  Sacra  ,  e  queiia  piìt 
convenevole  all'  ifiituto  della  vita  Ecckf;allica  , 
ch'egli  avea  eletto.  Non  ci  volledipiù  per  farlo 
correre  tutto  anfiofoe  lieto  al  comyDendio  miglio- 
re de  gli  Annali  del  Baronio  ,  formato  dallo  Spen- 
dano ,  e  alla  Storia  de  gli  Scrittori  Ecclenaftici, 
e  de' Concili,  e  pofcia  a  i  Santi  Padri ,  e  ad  altri 
Libri  di  mano  in  mano  di  tal   prok  (Tione . 

Parrà  forfè  a  taluno,  che  tanta  inlrahilifà  ,  e 
tanto  caracollare  del  Muratori  per  varie  Arti  e 
Scienze,  debba  dirfi  un'intemperanza  d' Ingegno, 
e  una  voglia  di  non  imparar  nulla  per  volere  im- 

pa- 


14  VitadeLodovico 

parar  tutto .  Ma  chi  giudicafTe  così ,  moflrerebbc 
ài  non  aver  cognizione  della  grandezza  de  i  Ta- 
lenti concelTigli  da  Dio  .  Certamente  ad  un  In-, 
gegno  limitato,  che  fi  fofle  meflTo  a  ftudiare  ie- 
condo  il  metodo  tenuto  da  lui ,  farebbe  incontra- 
to di  non  fare  alcun  progreffo  nelle  Scienze  ;  per- 
chè una  cofa  avrebbe  cacciata  1'  altra .  Ma  emen- 
do dotato  il  Muratori  di  un  Ingegno  vigorofo  -, 
aflirtito  da  una  feliciffìma  Memoria  ,  che  tutto 
riteneva  ;  fervi  in  lui  uno  Studio  sì  fatto  ad  ar- 
ricchirlo di  quelle  cognizioni ,  eh'  erano  nccefìTarie 
per  divenire  un  gran  Letterato.  Non  fi  può  dire, 
che  aiuto,  e  che  nerbo  fia  un'Arte  all'altra  ,  e 
che  legame  abbia  infieme  la  maggior  parte  della 
Erudizione  ,  e  delle  Scienze  .  Quanto  più  di  ca- 
pitale fi  ha  in  effe ,  tanto  meglio  fi  forma  il  Gu- 
fìo  e  il  Giudizio  ,  purché  l'Intelletto  non  vada 
continuamente  vagando  ,  ma  fappia  fermarfi  in 
quel  paefe  ,  che  più  gli  aggrada  .  A  quefìo  prò- 
pofito  foleva  egli  dire,  che  illetterati  fomigliano 
appunto  a  i Trafficanti,  molti  de  i  quali  fi  appi- 
gliano al  traffico  d'  una  fola ,  ed  altri  a  più  fpecie 
di  Mercatanzia  ;  ma  che  d'ordinario  è  più  ricco, 
odivienpiù  ricco,  chi  s'applica  a  molte,  purché 
non  gli  manchi  il  Giudizio  per  tutte.  Lofteflbèda 
dire  de  i  Letterati .  Una  gran  parte  fi  applica  ad  una 
Scienza  fola,  o  perchè  il  lor  talento  non  è  capa- 
ce di  più ,  o  la  loro  inclinazione  è  portata  fola- 
mente  a  quella.  Altri  ,  perchè  provveduti  di  un 
Ingegno  più  vigorofo ,  fi  mettono  a  ftudiar  varie 
Scienze,  e  in  tutte  riefcono  egualmente  bene  che 
ì  primi  in  una  fola.  Sono  certamente  rari  sì  fatti. 
Ingegni ,  ma  pur  fi  trovano ,  ed  ogni  Secolo  ne 
eonta  quakheduno  .  Fra   quei   del  Secolo  noftro 

tie- 


An  TO  NI  O   MUR  A  TO  RI  .         1$ 

tiene  fenza  dubbio  uno  de  i  primi  pofli  il  Mura- 
tori,  ficcome  fcorgeremo  coli' andare  avanti. 

CAPITO  LO     II. 

Il  Muratori  pajfa  a  Milano  per  uno  de  i  Dottori 
delia  Biblioteca  Ambrofiana  ,  ed  ivi  viene  or- 
dinato Sacerdote  .  Suoi  Studj  .j  ed  Opere  date 
alla  luce  in  quella  Città  . 

A  Vendo  il  Muratori  trovato  il  fuo  pafcolo  ne 
gli  Studj  fliddetti  ,    fé  la  palfava  egli  con- 
tento di  effi  ,  e  non  ifcontento  di  fé  medefimo, 
badando  a  foddisfare  il  fuo  Genio ,  più  che  a  cre- 
fcere  in  Fortuna  .    Aveva  imparato    collo    ftudio 
della  Morale  Filofofia  a  contentarfi  del  poco  ,  e 
a  tener  baffi  i  fuoi  deficTerj  ;  perciò  niuna  breccia 
facevano  in  fuo  cuore  i  Guadagni ,  che  dall'  efer- 
cizio  d'altre  Scienze  gli  venivano  fatti  fperare  ; 
avendolo  noi  già  veduto  abbandonare  lo  fludio  del- 
ie Leggi  e  della  Morale  Teologia    per   applicarli 
a  quello  dell'  Erudizione  ,   che  non  fuole  contri- 
buir molto  ad  empiere  la  borfa  .  Sapeva  egli  be- 
niflìmo  ,  che  i  Preraj  tanto  nella  fua  Patria ,  che 
altrove,  erano  d'ordinario  desinati  alla  Teologia  , 
alle  Matematiche,  alla  Medicina,  ed  alle  Leggi. 
Contuttociò ,  perchè  Studj  tali  noa  erano  fecor»- 
do  il  fuo  Genio ,  non  fi  potè  rifolvere  ad  inlra-- 
prenderli ,  né  a  continuarli .  Ma  fé  eg^li  non  cer- 
cava la  Fortuna ,  quefta  venne  ben  a  trovar  lui , 
ed  anche  quando  meno  fé  lo  penfava  .    Era    ve- 
nuto ad  abitare  in  Modena  il  Marchefe  Giovane 
G/«/e/;pe  Or/j  Cavalier  Rolognefe  molto  celebre  fra* 
Letterati  ,    ed  amantiffimo   della  gente  lludiofa  . 
Non  fu  difficile  al  Muratori  d'introdurfi  alla  fua 

dol- 


i6       Vi  T  A  DI  LoDOvi  co 

dolce  ed  erudita  converfazione ,  e  con  quefto  mez- 
zo di  darfi  a  conofcere  a  Munfìg.  Antonio  Felice 
Marfigli y  Archidiacono  allora  della  Metropolita- 
na di  Bologna  ,  €  pofcia  Vefcovo  di  Perugia  , 
perfonaggio  di  fingolare  Letteratura  ,  e  di  rare 
Virtù  adorno.  Né  andò  guari ,  che  per  tale  co- 
nofcenza  fi  fentì  ali  improwifo  il  Muratori  in- 
vitato dal  Conte  Carlo  Borromeo  alla  famofa  Bi- 
blioteca AmbroCiana  di  Milano  ,  cioè  invitato  al 
fuo  giuoco  \  e  mercè  de'  buoni  ufi?)  de  i  fuddetti 
due  tuoi  Protettori  collocato  in  quella  nicchia  sì 
decorofa  ,  e  di  tanto  fuo  genio  .  Fu  cominciato 
quefto  trattato  verfo  la  meta  dell'  Anno  1693.  ^ 
il  Muratori  ,  per  dare  un  laggio  del  fuo  Sapere, 
compofe  m  quell'  occafione  una  DilTertazione  de 
Graca  Liììguau/u  ,  & prxjiantia  ^  indirizzandola  a 
Monfig.  Giòcrto  Borromeo  Fratello  di  effe  Cava- 
liere, che  fu  poi  Cardinale  e  Veicovo  di  Nova- 
ra, colla  Data  Idikts  fui.  MDCXCIII.  Didi  di 
fopra,  che  fui  principio  di  quefto  medefimo  An- 
no erafi  applicato  il  Muratori  allo  ftudio  della 
Lingua  Greca  ,  argomentandolo  dall'  aver  io  of- 
fervato ,  che  nel  LefFico  Greco  dello  Screv-elio  j 
trovato  fra  i  fuoi  Libri ,  Ita  fcritto  di  fuo  carat- 
tere ,  Ludovici  Antonii  Muratorii  Anno  1Ó93. 
Ora  da  quella  DuTertazione  fi  potrà  facilmente 
comprendere,  con  quanta  velocità  egli  camminaf- 
fe  ne  i  fuoi  Studj ,  mentre  in  foli  pochi  mefi  d* 
applicazione  a  quella  Lingua,  ne  diicorre  da  Pro- 
feffore  .  Un'altra  Differtazione  fu  pure  comporta 
dal  Muratori  nell'  Anno  apprefio  1Ó94.  ^  \nai-' 
rizzata  a  Monfig  M;:!fij^'i  fuddetto  col  titolo  de 
primis  Chrijìianorum  Eccìcfi'ts  ,  che  fu  molto  ap- 
plaudita da  quel  dotto  Prelato ,  come  fi  può  fcor- 
gere  dalla  Lettera,  che  gli  fece  di  ringraziamen- 
to 


Anto  Nio  MuR  A  TOR  r.      17 
to  folto    il  dì  26.  d'Agoflo  del    1694.  (Appen- 
dice num.  I.)  Nella  riftampa ,  che  fi  fta  prepa- 
rando di  tutte  l'Opere  minori  del  Muratori ,  ve- 
dranno la  luce  amendue  quelle  Di flertazioni .  Gir-. 
ca  quelli  medefimi  tempi  compofe  egli  altra  Dif- 
fertazione  Latina    fopra  le  cagioni    ckll'  innalza- 
mento e  depreffion  à^\  Barometro  ^  ad  infinuazio- 
tie  del  P.  Racchini  ,    cui  eziandio    la  indirizzò  • 
Ha  pure  lafciato  il  Muratori  altre  Compofizioni , 
da  lui  fatte  in  gioventii ,  e  fra  quelle  un  FnmgiM 
fico  Latino  in  lode  di  Luigi  XIV.  Re    di  Fran- 
cia ,  ma  con  proibirne  la  pubblicazione ,  per  non 
averlo    trovato   d'affai  buona    lega  nel  rileggerle^: 
che  fece  in  età  più  matura .  .■       ^ 

Effendo  intanto  (tato  accettato  il  Muratori  ""per 
r  interpofizione  fuddetfa  fra-  i  Dottori  dell'  Am- 
brofiana  ,  prima  di  portarfi  ad  efercitare  quello 
per  lui  sì  gradito  ed  onorevole  impiego  ,  volle 
egli  prendere  la  Laurea  Dottorale  in  ambe  le  Leg- 
gi ,  che  gli  fu  conferita  nell'  Univerfità  di  Mode- 
na nel  dì  ló.  di  Dicembre  dell'Anno  1Ó94.  e 
due  giorni  dopo  fu  promoffo  all'Ordine  del  Dia- 
conato da  Monfig.  Masdoni  ,  dal  quale  un  anno 
prima  avea  già  ricevuto  il  Suddiaconato .  In  Mi- 
lano pofcia  ,  dove  fi  trasferì  nel  principio  di  Feb- 
braio del  1*595.  afcefe  con  difpenfa  Pontificia  per 
r  età  al  iSacerdozio  ,  che  gli  fu  conferito  nel  dì 
24.  di  Settembre  dello  lleffo  Anno  da  Monfig. 
Carlo  Francefco  Ceva  Vefcovo  di  Tortona  ,  a 
ciò  deputato  da  Monfig.  Federigo  Caccia  Arci- 
vefcovo  di  quella  Città . 

Giunto  a  Milano  il  Dottor  Muratori ,  tofto  fi 
diede  a  rivoltare  i  copiofi  e  rari  Codici  mano- 
feri  tti  ,  che  formano  uno  de'  principali  ornamenti 
della  Biblioteca  Ambrofiana,  fui  defiderio  di  fco- 

B  prir- 


l8  V  I  T  A    D  I    Lo  DO  VI  co 

pfirvi  qualche  cofa  da  fare  la  fua  prima  compar- 
fa  nella  Repubblica  delle  Lettere.  Aveva  già  fat- 
ta la  pratica  ne'  caratteri  antichi  fulle  vecchie 
Carte,  dell'  Archivio  affai  riguardevole  della  Cat- 
tedrale di  Modena;  onde  non  ebbe  da  perder  tem- 
po per  impararli  a  leggere  i.  Né  andarono  fallite 
le  fue  fperan7e  \  perchè  gli  riufcì  in  breve  di 
trovar'  alcune  Operette  di  antichi  Scrittori  prezio- 
fe  &  inedite ,  che  fubito  fi  mife  con  indefelfo  flu^ 
dio  e  giubilo  ad  illuftrare  per  pubblicarle  .  Le 
prime,  che  gli  capitarono  alle  mani ,  furono. quat-^ 
tro  Poemi  di  San  Paolino  Ve  [covo  di  Nola ,  con- 
temporaneo e  grande  amico  di  Aufonio  ,  di  .San 
Girolamo  ,  e  di  Santo  Agofiino  ,  tre  de' quali 
erano  flati  compoiìi  da  quel  Santo  Vefcovo  in 
lode  di  San  Felice  Munire.,  ed  appellati  A^t/r^^f// , 
perchè  recitati  nel  giorno  di  lui  Natalizio  ;  e  il 
quarto  contra  i  Pagani  .  A  ciaicuno  di  efli  Poe- 
mi fece  il  Muratori  delle  Note  per  metterne  in 
chiaro  i  pafTì  più  ofcuri  ;  ed  affinchè  non  riufcif- 
fero  troppo  lunghe  alcune  di  quelle  Note  ,  fi  rifer- 
bò  da  trattare  a  parte  varj  punti  d' Erudizione  e 
di  Storia ,  che  divife  pofcia  in  ventidue  Differta-. 
zioni ,  da  far  fuccedere  ad  elfi  Poemi .  Diede  al- 
la luce  il  Muratori  quefto  primo  Parto  del  fuo 
Ingegno  colle  ftampe  di  Milano  nell'Anno  1*597. 
col  titolo  à\  Anecdota  Latina.  Ma  perchè  da  que- 
fto titolo  non  può,  chi  non  ha  veduto  il  Libro , 
venir'  in  cognizione  del  contenuto  dgJle  Differta- 
zioni ,  colle  quali  illullrò  i  quattro  Poemi  di  San 
Paolino ,  fìa  permefifo  a  me  di  darne  qui  una  fuc- 
cinta  informazione  * 

Riguardano  le  prime  otto  diverfi  Perfonaggì 
lodati  dal  Santo  Vefcovo .  Nelle  cinque  fuffeguen- 
•ti  prende   il  Muratori   ad   illuflrare   la  Vita  del 

San- 


A  NTO  NIO    MUR  A  tO  R  i.  I^ 

Santo  medefimo  ,  e  ad  arricchirla  di  più  copicfé 
notizie  che  non  avea  fatto  il  V.Francefcò  Sacchi- 
ni  della  Compagnia  di  Gesù ,  che  la  compole  nel 
principio  del  Secolo  pafìato.  Nella  XiV.  s'intro- 
duce a  parlare  de  i  Miracoli  di  S.  Felice,  e  con 
quelb  occafione  cerca,  in  qual  tempo  ieguifle  la 
ppeziofa  morte  di  quefto  Santo  Martire  ,  eh'  egli 
colla  fcorta  del  fuo  San  Paolino  pretende  doverli 
piuttofto  fiffare  al  Secolo  Secondo  clelT  Era  Cri- 
ftiana  ,  che  al  principio  del  Quarto  ,  ficcomé 
avean  giudicato  gli  altri  Scrittori  ,  che  prima  di 
lui  ne  avean  parlato  .  Tratta  il  Muratori  nella 
Din'ertaz.  XV.  dell'Anno,  in  cui  furono  trovati 
dal  grande  Arcivefcovo  di  Milano  e  Dottore  del- 
la Chiefa  Sant' Ambrofio  i  Corpi  de' Santi  Mar- 
tiri Gervafio  e  Protafio  ;  e  con  forti  ragioni  di- 
moftra  ,  effere  accaduta  la  loro  Invenzione  nell' 
Anno  3 86.  dell'  Epoca  noflra  ,  e  non  già  nel 
387.  come  avean  pretefo  il  Baronio  ,  il  Puricel- 
\\ ,  ed  altri  ;  e  per  confeguenza  ,  che  a  quelt'  ul- 
timo Anno  debbafi  ridurre  il  Battefirno  dell' infi- 
gne  Dottore  Sant' A  godi  no.  Nella  X  VI.  impren- 
de egli  a  combattere  il  Calvinifta  Arrigo  Ottio , 
il  quale  nel  fuo  Examen  pcrpctuum  H''/iorico-Thco- 
logicum  in  Card.  Baroni i  Annales  avea  criticato 
elio  Baronio  per  aver  egli  fcritto  ,  che  gli  anti- 
chi Templi  de  i  Cridiani  erano  provveduti  di 
Vafi  (acri  d'  oro  e  di  argento  ,  e  d'  altre  ricche 
fuppellettili ,  e  che  in  ciTi  erano  m.mtenuti  accefi 
Cerei  e  Lampane  a  i  fepolcri  de  i  Martiri.  A 
quella  DilTertazione  altra  ne  fuccede  fopra  i  Se- 
polcri de  gli  antichi  Crtjìiani  :  e  in  efTa  coli' au- 
torità non  meno  del  Santo  Poeta ,  che  de  i  San- 
ti Ambrofio,  Agollino  ,  e  Maffimo  Vefcovo  di 
Torino ,  dimoftra  il  Muratori ,  che  1'  ufo  di  fep- 

B     2  pel- 


%C3  V  i  1  A    D  I    i  O  D  O  V  I  C  O 

pellirc  i  cadaveri  de  i  Fedeli  entro  le  Chiefe  è 
adai  più  antico  di  quel  die  pensò  ilKepperocon 
jikri  Novatori  del  Secolo  paif-ito,  i  quali  lo  pre- 
tendevano folamente  introdotto  a  i  tempi  di  San 
Gregorio  il  Magno.  Nella  XVIII.  Differtazior 
ne  ,  che  riguarda  i  Voti  ,  e  le  Oblazioni  Votive 
fatte  da  i  Crijliani  in  onore  de  i  Santi  ,  fi  rif-r 
ponde  dal  Muratori  ad  Erasmo,  che  nel  Tuo  CoIt 
joquio  ,  intitolato  Naufragium  ,  avea  derifo  que- 
llo pio  colrume  ,    Viene  da  lui    impugnata  nella 

XIX.  Diifertazione  l'opinione  del  P.  Pagi  5  il 
quale  avea  foftenuto  ,  che  della  maggior  parte  de 
i  Santi ,  non  folo  Romani  Pontefici  (  come  ave? 
va  prima  di  lui  pretefo  il  P.  Papebrochio  )  ma 
eziandio  de  gli  altri  tutti  fi  faceva  dalla  Chiefa 
la  Fella  in  giorni  diverti  dalla  lor  morte  o  fepol- 
tura  .    Efpone  il  Dottor  Muratori    nella  Dilfert, 

XX.  r  opinione  tenuta  dal  fuo  S.  Paolino  nell' 
ultimo  de  i  fuddetti  Poemi  intorno  a  gli  ElcmcrH 
ti ,  nel  numero  de  i  quali  mette  quel  Santo  Ve- 
fcovo  il  Cielo  ;  dimoftrando  ,  che  non  folo  varj 
de  i  primitivi  Padri  della  Chiefa  ,  mi  eziandio 
lo  ftefib  'Arinotele  con  altri  antichi  Filofofi  furo- 
no del  medefimo  fentimento  ,  quantunque  niuno 
de  i  moderni  feguaci  di  quel  Filofofo  ne  abbia 
mai  fatta  menzione  .  Nella  Diflert.  XXI.  tratta 
il  Muratori  della  Forma  della  Croce  ,  su  cui  fu 
affilio  il  divino  nofiro  Redentore ,  e  colla  defcri- 
zione  che  ne  fa  il  Santo  Poeta  Nolano  nel  Na-» 
tale  XI.  fa  vedere,  che  fino  a  quei  tempi  era  in 
ufo  tanto  la  forma  chiamata  Commiffa ,  la  quale 
fi  affomiglia  al  Tau  de  i  Greci ,  o  fia  al  nofiro 
T  ;  quanto  T  altra  da  noi  ufata  ,  e  che  Immijfa 
viene  da  gli  Scrittori  appellata  .  Da  ^egli  conto 
f^eir  ultima  I^iflertazioae   delle  Opere  perdute  di 


Antonio  Mqratorì.        zt 

§.  Paolino,  e  da  un  pafTo  di  lui,  trovato  in  uri 
antichilfimo  Codice  dell' Ambrofiana  ,  ne  inferi- 
fce ,  che  il  Santo  feguitava  1'  opinione  de  i  Padri 
de  i  primi  Secoli  intorno  alla  diltruzione  di  Ge- 
rufaiemme  efeguita  da  Tito;  pretendendo,  eh' ef- 
fa  feguiile  nelf' Anno  XLIl.  dopo  l'Afcenfioneal 
Cielo  del  Signor  noQro  Ge3ì:i  Criflo  ;  e  per  con- 
feguen'za  ch'egli  folfe  crocefìlTo  nell'Anno  XV^ 
di  Tiberio  i  e  fotto  il  Confolato  de  i  due  Gemi- 
tìi,  il  qual  cornfponde  all' Anno  XXIX.  dell'Era 
volgare.  Produce  dipoi  il  Muratori  alcuni  Fram- 
menti inediti  dell'Opere  perdute  del  Santo  Vef- 
covo  di  Nola  ;  ficcome  le  varianti  Lezioni  ,  ol- 
fervate  nel  Codice  Ambrofiano  ,  confrontandolo 
con  1  Natali  di  lui  molto  prima  pubblicati  ;  ac- 
ciocché quelle  pofTano  fervire  a  chi  una  nuova 
Edizione  intraprender  ne  volelfe  .  Chiude  egli  final- 
mente queflo  primo  Tomo  d' Anecdoti  Latini  con 
\m  Appendice  ,  divifa  in  atto  Capixoli ,  in  cui  trat- 
ta de  antiquo  Jurc  Metropolita  Mediolancnfis  tri 
£pifcopum  Ticinenfem  ,  e  con  forti  ragioni  prova 
ìa  foggezione  avuta  ne'  primi  fette  Secoli  della 
Chiefa  dai  Vefcovi  di  Pavia  a  gli  Arcivefcovi  di 
Milano;  con  mettere  eziandio  nel  loro  lume  varj 
altri  punti  di  Storia  e  di  Erudizione  sa  quefto 
proposto  * 

Colla  pubblicazione  di  quefta  fua  prima  fatica 
Letteraria  fi  acqui  (lo  il  Dottor  Muratori  un  cre- 
dito grande  non  raen  fra  i  principali  Letterati  d' 
Italia ,  che  prcffo  molti  de  gli  Oltramontani  ;  di 
maniera  che  fecero  a  gara  da  lì  innanzi  per  iftri- 
gnere  feco  amicizia  e  corrilpondenza  :  il  che  gli 
accrebbe  fempre  più  lo  (limolo  a  profeguir  con 
fervore  i  fuoi  Studj  .  Fra  gì'  Italiani  fi  guadagnò? 
h  benevolenza  e  ftima  dell'  incomparabile  Careli- 

B     3  nal 


22        Vita  di  Lodovico 

nal  Noris  ,  de  i  Monfìgnori  Bianchini ,  Ciampi- 
ni ,  e  Sergardi  ,  dell'Abate  Zaccagni  ,  del  Ma- 
gliabechi ,  e  d'altri  non  pochi;  e  fuori  d'Italia, 
di  quei  (plendidi  lumi  d«?lle  Lettere  ,  cioè  de  i 
Padri  Mahillone  ,  Ruinart,  Monfaucon  ,  Papebro- 
chio,  e  Gianningo  ;  de' Signori  Du  Pin  ,  e  Bail- 
Jet,  e  d'altri,  che  di  lui  fecero  anche  dipoi  ono- 
rata menzione  ne  i  Libri  loro .  Contuttociò  noa 
lafciava  egli,  quando  gli  veniva  in  acconcio,  di 
rimproverare  a  fé  (klTo  ,  e  di  manifettare  a  gli 
altri  un  errore  giovanile  da  lui  commefio  nel  pub- 
blicare quel  Tomo  d'  Anecdoti  ;  e  per  iRruzione 
altrui  volle  anche  confelfarlo  e  regiftrarlo  nella 
fopraccitata  Lettera  al  Conte  di  Porcia  con  que- 
fle  parole  :  Qiicl  primo  Tomo  io  non  foto  il  com- 
poft  j  mail  pubblicai  caldo  caldo  ^  fcnza  punto  te- 
nerlo in  ferbo  ,  fenzi  punto  ft^toporlo  alla  cenfyra. 
e  correzione  di  qualche  Amico:\  anzi  fenza  ?ie  pur 
farne  leggere  una  fdlaba  ad  alcuno  .  j^l  ricordar- 
mi di  tanta  mia  inavvertenza ,  o  temerità  ,  ne  fo 
anche  oggidì  de  i  rimproveri  a  me  Jìcffo  .  Era  io 
giovine  :  ed  anche  vecchio  fi  /lenta  a  veder  tutto  ; 
era  facile  ci)  io  avejfi  prefo  de  gli  abbagli  ,  mi 
potevano  e  (fere  [cappati  fino  de  i  folle  cismt  .  Ma 
tant\è  :  sbardellatamente  corfi  alle  flampe  ,  e  ben- 
ché io  non  fia  punto  pentito  di  quel  Libro  ,  che 
incontro  /'  approvazione  di  tanti ,  pure  cono j co  j  che 
il  fallo  mio  non.  fu  picciolo ,  e  vi  trovo  ora  alcu- 
ni difetti ,  che  forfè  fitto  la  lima  altrui  avrei  ri- 
fparmtato  .  Lo  avvertano  i  giovani  :  bi fogna  ri- 
fpetiar  di  molto  il  Pubblico  ,  bifitgna  maneggiare 
con  gclofia  e  riguardo  la  propria  riputazione  ,  e  ri~ 
cordarfi  ,  che  per  grand"  uomo  che  fi  fia ,  più  veg- 
gono molti  cechi ,  che  un  fola .  Si  ha ,  io  noi  nie- 
go  j  da  perdonar  qualche  fallo  aW  inefpcrienza  ,  e 

alla 


Antonio  Muratori.        23 

alla  -fuga  giovanile  ;  ma  meglio  è  non  aver  bifo- 
gno  di  qncjio  perdono .  Non  tardò  il  Muratori  ad 
accorgerli  dell'  az^rftdo  ,  cui  avea  efpofta  la  fua 
riputazione  col  pubblicar  sì  frettolofamente  ,  e 
fenza  fentire  il  giudizio  d'alcuno  ,  quel  Tuo  pri- 
mo Tomo  d'Anecdotii  e  da  lì  innanzi  feppe  poi 
ferapre  far  ufo  dell' avvertimento  ,  che  qui  fopra 
dà  a  gli  altri  ;  non  avendo  mai  più  data  alle 
ftampe  alcuna  cofa  ,  grande  o  picciola  che  to(Te , 
fé  prima  noni' avea  fatta  vedere  ed  efammareda 
qualche  dotto  Amico  fuo . 

ElTendo  poi  ftata  intraprefa  in  Verona  nell'An- 
no 1796.  la  rirtampa  di  tutte  l'  Opere  di  S.  Pao- 
lino Vefcovo  di  Nola  ,  ed  efiendo  flato  pregato 
il  iVluratori  di  riveder  le  Note  e  Differtazioni 
fue  fopra  i  quattro  Poemi  di  quel  Santo  Velcovo 
da  lui  pubblicati  ;  egli  eirendò  allora  ciò  che  in 
effe  gli  parve  degno  di  correzione  ,  con  far  loro 
eziandio  alcune  x^ggiunte  ;  perciò  più  della  prima 
è  da  iìim-arfi  quella  feconda  Edizione  di  quei 
Poemi  . 

Abbiam  veduto  di  fopra  ,  che  V  Emulazione  era 
pel  giovinetto  iViuratori  un  gagliardo  ftimolo  per 
far  progreffi  ne  gli  Studj  ,   e  che  il    defiderio  d' 
appagare  il  genio  fuo  dominante  ,  più  che  quel- 
lo dell'  Intereffe  ,    Io  fpronava  all'  acquifto  delle 
Scienze .  Ora  ,  prima  di  paflar  ad  altre  cofe  ,  non 
vo' lafciar  di  riferire  ciò  che  per  conto  dell' emu- 
lazione egli  fcriffe  al  più  volte    mminato  Conte 
di  Porcia ,  dopo  d'avergli  raccontato,  che  avanti 
di  compiere  gli  anni  venticinque  ,  pubblicato  avea 
il  fuo    priiTio  Tomo    di  Anecdoti  Latini  .    Ufcì 
quello  Tomo  nel  Luglio  del   1Ó97.  e  così  alcuni 
mefi  prima,  che  il  fuo  Autore  arrivaffe  a  gli  an- 
ni fuddetti .  Vi  diciotto  anni  (  così   egli  )  abbat- 

B     4  tutù- 


24  VlTADlLODOVrCO 

iutomi  a  leggere  un  Opera  di  <juel  raro  Ingtgyfi 
tii  Carlo  Si  gonio  ,  gloria  de^  Modem  fi  (  credo ,  ch^ 
foffero  le  Annotazioni  fue  a  T.  Livio  )  e  /correndo 
col  confronto  d'  altre  notizie  ,  eh'  egli  qiicW  Opera 
dovea  averla  compojla  in  età  <$  anni  ventidue  ,  mi 
cadde  il  cuore  per  terra ,  e  rejìai  troppo  mal  fod- 
disfatto  di  me  fiejjo ,  all'  ojfervare  tanta  erudizio- 
ne in  lui  se  giovane  ,  e  me  appena  all'  Abicì  di 
quei  medefimi  Studj  j  ne  mi  farei  mai  figurato 
di  potere  avvicinarmi  un  dì  ad  efempio  sì  fatto  , 
Ma  conobbi  alle  prove  ,  che  P  Uomo  ,  fé  la  Natura 
gii  è  alquanto  liberale  ,  e  fé  non  teme  fatica  ,  puh 
far  di  gran  co  fé .  Il  male  Jla  ,  che  gì'  Ingegni  di 
molti ,  0  non  ifìruiti ,  o  mal  regolati  fulle  prime , 
gittano  mefi  &  anni  in  iynparar  quello ,  che  nul- 
la dee  loro  fervire ,  e  troppo  tardi  conofcendo  quel 
Buono  ,  0  quel  Meglio  ,  che  fi  dovea  loro  ifpira- 
re  ,  0  infegnare  neW  età  giovanile  ,  o  niun  frutto 
poi  danno  ,  o  ne  danno  affai  meno  di  quel  che 
avrebbono  potuto  con  follecita  buona  coltura . 

Mentre  fi  flampava  il  primo  fuo  Tomo  d' 
Anecdoti  ,  ne  preparò  un  altro  il  Dottor  Mura- 
tori ,  che  diede  poi  alla  luce  colle  flampe  pure  di 
Milaao  nel  ruffeguente  Anno  1098.  In  queflo 
Tomo  prefe  egli  in  primo  luogo  ad  illuftrar  con 
Note  e  Prolegomeni  la  Profeffwn  di  Fede,  o  fia 
ì'  Apologia  di  Bacchiarlo ,  Scrittore  del  terzo  S&r 
colo,  da  lui  trovata  in  un  Codice  ài  un'antichi- 
tà almeno  di  mille  anni  ,  nella  Biblioteca  Am- 
brofiana,  e  che  fino  a  quel  tempo  era  fiata  giu- 
dicata perduta  .  Le  Note  e  i  Prolegomenti  del 
Muratori  alla  Profeflìon  di  Fede  di  Bacchiario 
furono  poi  rifiampate  in  Roma  dal  Conte  Fran- 
cefco  Florio  Canonico  Teologo  d'  Aquilea  nell* 
Anno  1748.  Fece  fuccedere   il  Muratori  a  queil* 

Opu- 


An  TONIO   MURATOR  I.  25 

Opufcolo  \a  Storia  di  Giovanni  da  Cermenatc  ^  ri 
qual  vivea  nel  Secolo  XIV ,  e  ehe  più  di  ogni 
altro  Scrittore  de'  fuoi  tempi  lafciò  regiftrate  le 
gefta  di  Arrigo  VII.  Imperadore  in  Italia.  Do- 
po quefta  Storia  ,  che  viene  accompagnata  da  Pre- 
fazione ,  fi  vede  un  Frammento  antichiflimo ,  in 
cui  fon  condennati  gli  Errori  de'  Manichei .  Con 
una  eruditilfima  Di'iertazione  fu  illuftrato  queflo 
Documento  dal  Muratori  ;  e  tanto  1'  uno  quanto 
l'altro  furono  pofcia  ripubblicati  dal  Sig.  G/ct'^w- 
ni  Alberto  Fabrizio  nel  Tomo  II.  dell'Opere  di 
Sant'  IppolitoVdcovo  e  Martire  ,  ftampate  in  Am- 
burgo nell'Anno  1718.  Alla  fuddetta  Diifertazio- 
ne  tien  dietro  un'  Orazione  inedita  di  E?7ea  Sil- 
vio Picolomini  Vefcovo  di  Siena ,  clie  fu  poi  Pa- 
pa col  nom,e  di  Pio  IL  da  elfo  recitata  in  Vien- 
na nell'Anno  1452.  allorché  colà  fi  trovava  col 
carattere  di  Nunzio  Pontifìcio ,  per  foftenere  l'au- 
torità del  Romano  Pontefice  contra  i  Popoli  dell' 
Auftria,  i  quali  ricufavano  di  ubbidire  a  gli  or- 
dini di  Papa  Niccolò  V  ,  ed  aveano  appellato  al 
Concilio  Generale  .  E^  feguitata  quetta  Orazione 
del  Picolomini  da  altra  Differtazione  del  Mura- 
tori ,  il  quale  efibifce  dipoi  una  Formola  di  Ma- 
numìjfione ,  fenza  la  quale  niuno  della  propria  fa- 
miglia poteva  effere  promofib  a  gli  Ordini  facri  5 
con  far  fopra  di  effa ,  e  fopra  il  Manofcritto ,  da 
cui  r  avea  tratta  ,  alcune  Note  ed  Offervazioni 
per  fiffare  di  quello  1'  antichità  ,  e  rifchiarare  di 
quella  la  materia  .  Riferifce  egli  appreffo  un  In- 
duce de  i  Santi  Martiri ,  /'  Corpi  de  i  quali  ripa- 
/avana  in  Roma  a  i  tempi  di  S.  Gregorio  Ma^ 
gno ,  trafcritto  da  un  Papiro  efiftente  nel  famofo 
Mufeo  Settaliano  di  Milano,  illufirandolo  pure  con 
altra  Differtazione .  Succedo;^©  a  quella  due  Cro- 

nicbet' 


-2.6        Vita  DI  Lodovico 

nichette  inedite  de  i  Re  d' Italia ,  una  Co/ìituzìo- 
ne  del  Santo  Imperadore'^nv^o  I.  ed  alcuni  Verjl 
antichillimi  ,  che  una  volta  confervavanfi  nella 
Biblioteca  di  Sant' Ifidorp  Vefcovo  di  Siviglia:  il 
tutto  eftratto  da  i  Codici  dell'  Ambrofiana  ,  ed 
arricchito  di  Note  per  darne  a  conofcere  1'  utili- 
tà. Un  più  preziofo  Documento  viene  dipoi  efi- 
bito  dal  iMuratori  ,  ed  è  la  Spojizion  della  Fede 
Cattolica  di  Venanzio  Fortunato^  che  gli  forprqi- 
niftra  T  argomento  di  un  altra  Difl'errazione  per 
indagare  chi  fia  T  Amore  del  Simbolo  comune- 
mente detto  di  Sant''  Atanafw  .  Dopo  quefta  Dif- 
fertazione  fi  leggono  due  Orazioni  Epitalamiche  , 
r  una  comporta  da  Guiniforzio  Barzizio  ,  eloquen- 
te Oratore  del  Secolo  XV.  m  occafion  delle  Noz- 
ze di  Filippo  Borromeo  ,  fe^uite  in  Milano  firca 
l'Anno  ,1430.  e  I'  altra  d'incerto  Autore  ,  ma 
di  eloquenza  egualmente  fornito  ,  per  gli  Spon- 
fali  di  Cian-jigojìino  Visconti ,  e  di  Ottone  Man- 
delti  con  Margherita  ,  e  Talda  ,  Figlie  amendue 
di  Vitaliano  Borrc7neo  ,  circa  il  medefimo  tempo 
accaduti.  Vengono  dipoi  illurtrati  dal  Dottor  Mu- 
ratori quefti  due  Epitalami  con  altra  Diflertazio- 
ne ,  in  cui,  fra  l'altre  cofe ,  per  un  attedi  gra- 
titudine ,  fi  diffonde  nelle  lodi  dell' Eccellentilii- 
ma  Cafa  Borromca ,  grande  per  la  Nobiltà ,  per 
gli  gradi  più  illuOri ,  e  per  leV^irtù  in  efla  ere- 
ditarie .  Da  un  palfo  ofcuro  di  Bacchiario  aven- 
do poi  egli  prefo  motivo  di  comporre  una  DiiTer- 
tazione  de  IV.  Temporum  Jejuniis ,  occupa  quefta 
il  penultimo  luogo  in  quefto  fecondo  Tomo  di 
Anecdoti  ,  cui  dà  poi  compimento  un  lungoiCo- 
mentario  fopra  la  Corona  Ferrea  ,  che  conie^vafi 
in  Monza,  e  colla  quale  per.  alcun  tempo  furono 
foliti  d'effere  coronati  in  B-e  d'  Italia  i  Romani 

An- 


Antonio  Muratori.        27 

Augufll .  Fu  pofcia  riftampato  queftoComentario 
in  Lipfia  nell'Anno  1719.  infìeme  colla  Differ- 
tazione  di  Monfig.  Fontani  ni  fopra  lo  Ueffo  nr- 
gomento;  ed  altra  volta  magnificamente  m  Lei- 
da ,  ma  fenza  1'  Anno . 

Dopo  la  pubblicazione    del    fecondo  Tomo    d' 
Anecdoti  ,    che    corfe    una  pari  e  forfè    maggior 
fortuna  del  primo  preffo  il  coro  de  i  Letterati   , 
e  per  cui  divenne  molto  pih  celebre  \il  nome  del 
noftro  Dottor  Muratori  ,    continuò  quefti  le  fue 
ricerche  fopra  i  raanofcritti  dell'  Ambrofiana  per 
radunar    materiali    da    comporne    altri    Tomi ,  e 
nello  fteffo  tempo  fi  applicò  a  tradurre    dal  Gre- 
co,  e  ad  illultrare  non  pochi  Verfi  ,  o  fia  Epi- 
grammi inediti  di  S.  Gregorio  Nazianzenodi  già 
ritrovati ,  e  che  da  lui  furono  pofcia  dati  alla  lu- 
ce più  tardi  ,  ficcome  vedremo  .  Ma  quefte  non 
erano  le  fole  fue  occupazioni  Letterarie  in  Mila- 
no .  Non  lafciava  fovente  di  farfi  fentire  in  quel- 
la AccademJa  de'  Fatico/i ,  e  in  un'  altra  di  Filo- 
fofia  Morale  e  di  belle  Lettere ,  che  per  fua  cLira 
era  fiata    illituita    nella  Gafa  Borromea  ,    le  cui 
radunanze  venivano  fempre  più  onorate  da  fcelta 
udienza  di  Nobiltà  e  Letterati ,  ed  accompagnate 
dalla    Ìautez7a    de  i  rinfrefchi  ,    familiare  a  quei 
magnifici  Signori  .    Per    impulfo    fuo  ne  fu  pure 
iftituita  un'  altra  ,    ove    in    privato  fi  trattava  di 
Erudizione  Ecclefiafìica  ;  ma  quella  fi  feccò  ben 
prefto:  disavventura,  che,  al  dire  di  lui,  s' han 
da  afpettare  tutte  l'  altre  ,    le    quali  non  fon  ri- 
fcaldate  ed  inaffiate  da  qualche    gran   Protettore  , 
Non  mancava    nel    tempo  medefimo  d'  andare  a 
caccia  di  nuove  prede  ,  e  indagando  altre  vie  da 
giovare  al  Pubblico  .  E  però  lapendo  ,  che  buon 
campo  da  prometterli  una   copiofa  ricolta  era  lo 

Stu- 


•2.%  VrTADlLóDOVICO 

Studio  de  gli  antichi  Marmi ,  fi  rivolle  a  raced-^ 
gliere  quante  Ifcrizioni  potè  Greche  e  Romane 
inedite ,  non  pubblicate  dal  Grutero  ,  Reineiìo  ^ 
Sponio  &c.  con  animo  di  darle  pofcia  alle  ftam- 
pe  infieme  con  un  Trattato  de  Prxjìant!a&  ufu 
'veterum  Infcriptionum  .  Similmente  fcorgendo  il 
Muratori,  che  i  Riti  della  Chiefa  Ambrolìana  , 
famofi  per  la  loro  antichità  ^  e  diverlicà  da  quei 
della  Romana,  erano  capaci  di  un  erudito  Trat- 
tato ,  a  cui ,  ieeondo  i  conti  Tuoi ,  ft  poteva  pro- 
mettere gradimento  dal  Pubblico,  fi  mife  a  rac- 
cogliere non  pochi  materiali  per  tale  imprefa  , 
anche  per  mofirare  un  atto  di  gratitudine  aquel- 
Ja  nobililfima  Metropoli ,  ov'  era  mirato  si  di  buon 
occhio ,  e  favorito  da  tanti  .  Perch'  egli  non  trat- 
taffe  allora  i  due  fopramentovati  Suggetti ,  ne  ve- 
dremo nel  feguente  Capitolo  la  cagione. 

Intanto  efiendo  mancato  di  vita  in  Milano 
nell'Anno  11599.  Carlo  Maria  Maggi  celebre  Po- 
eta ,  e  grande  Amico  del  Muratori  ,  proccurò 
quefti  non  folo  di  onorarne  la  memoria  con. un' 
Jdilio  ^  recitato  nell'Accademia  Borromea ,  e  con 
una  Coroyia  di  Verfi  Italiani  ,  pubblicata  colle 
iiampe  in  quel  medefìmo  Anno  ;  ma  fi  pò  fé  ezian- 
dio a  compilarne  la  Vita  ^  che  ufcì  poi  alla  luce 
neir  Anno  apprefTo ,  inficme  colle  Rime  di  quell' 
eccellente  Poeta  m  cinque  Torneiti  per  cura  del- 
lo fieffb  Muratori  .- 


CA. 


Antonio  Muratori.        29 

CAPITOLO    III. 

J'artc  il  Muratori  da  Milano  ,  e  fi  rejlituifce  in 
Modena  col  carattere  di  Bibliotecario  ed  Archi-^ 
vijia  Vucale  j  ed  Opere  da  lui  quivi  compofle  , 

Ì^  Er  un  tumultuario  trafporto  ,  feguito  a  i  tem-< 
pi  (il  Vrancefco  I  I,  Duci  di  Modena  ,  era 
rimalto  sì  (iranamente  conFufo  T  Archivio  Eden-» 
le,  che  nulla  più.  Efìendo  però  capitato  m  Mo- 
dena fui  finir  dell'Anno   1Ó99.  un  Letterato  Te- 
delco  ,  fpedito  appoik  dall'  Elettore  d'  Hannover 
per  vifitar  efio  Archivio  ,    e  quivi    pefcar  quelle 
notizie  ,  che  (ervir  potevano  a  rifchiarare  alcuni 
punti  ofeuri    della  Genealogia  Brunfuico-Ertenfe  ; 
ed  avendo  defiderato  il  Duca  Rinaldo  L  di  com- 
piacere quel  Principe  ,    col  quale  aveva  poc'  anzi 
rinnovata  la  parentela  ;  e  inOeme  di  rimediare  a 
quel  difordine  ;  gictb  gli  occhi  (opra  del  Murato- 
ri ,  con  farlo  invitare  per  mezzo  del  Conte  Gian- 
Jr^ancefco  Bergomi  fuo  Minulro  preffo  il  Princi- 
pe di  Vaudemont  ,   Governatore  allora  di  Mila- 
no ,  ad  entrar?  al  fuo  ferviglo  in  qualità  di  Ar- 
chivila ,  e  col  medefimo  dipendio  ,  che  cola  rice* 
veva  .  Quanto  improvvifo  ,  altrettanto  fpiacevole 
riufcì  al  Muratori  quefto  invito  ,  non  già  perch* 
egli  ricufafle  di  fervir  al  fuo  Principe    naturale  9 
ma  sì  bene  per  altri  motivi  .  Gli  rincrefceva  di 
.abbandonare  T  Ambrofiana  ,    nella    quale  trovato 
avea  un  pafcolo  sì  abbondata?  per  appagare  i!  fuo 
Genio;  ficcome  di  lafciare  quella  Città,  dov'era 
51  ben  veduto  ed  amato ,  e  cotanto  favorito  dal* 
la  Cafa  Borromea  ,  che  colà  l' avea  condotto  ;  e 
molta  più  4i.  dpvex'inierrompere  certi  fuoiStudji 

CU 


30        Vita  di  Lodovico 

Gli  difpiaceva  in  oltre  di  dover ,  mutando  fervi- 
gioj  mutare  impiego  ,  e  di  Bibliotecario  divenir 
mero  Archivifta  .  Se  il  Muratori  aveffe  dovuto 
accettar  quefto  Ufizio  per  configlio  de'  primi  due 
fuoi  Promotori  ,  voglio  dire  di  Monfig.  Felice 
Antonio  Marfìgli  ,  e  del  Marchefe  Giovan-Giu- 
feppe  Orfi  ,  non  l'avrebbe  mal  fatto  .  Gli  fug- 
gerivano  amendue  ,  che  procuralfe  di  fchermirfe- 
ne;  perchè  Milano  pareva  loro  campo  più  a  pro- 
pofito  di  Modena  per  far  buona  fortuna  ,  e  per 
profeguire  i  luoi  Studj  .  Contuttociò  prevalendo 
nel  Dottor  Muratori  la  venerazione  e  1'  attacca- 
mento verfo  il  luo  Principe ,  e  l' amor  non  men 
della  Patria,  che  de  i  congiunti  (eragli  un  anno 
prima  morto  il  Padre ,  ed  erangli  reitate  tre  So- 
relle nubili  )  fi  dimoftrò  pronto  ad  accettare  la 
Carica  ,  che  gli  veniva  offerta  ;  ma  con  diman- 
dare fei  mefì  di  tempo  prima  di  portarfi  ad  efer- 
citarla  ,  per  dar  fello  ad  alcuni  fuoi  intereffi ,  ed 
impegni  contratti  in  Milano  ,  uno  de' quali  era 
la  ffampa  dell'Opere  e  Vita  del  N'aggi  ;  e  con 
fare  nello  fleflb  tempo  rapprefentare  al  Duca  per 
mezzo  del  fuddettofuo  Miniftro  quei  motivi,  per 
cui  non  gli  riufciva  pienamente  gradito  l'onore 
d' averlo  a  fervire  col  folo  carattere  d' Archivi- 
fla  .  {Appena.  Kum.  ii.)  Tale  però  fu  la  beni- 
gnità del  Duca  Rinaldo  ,  che  fi  mpfTe  non  folo 
ad  accordargli  di  refiare  per  quel  tempo  in  Mi- 
lano (  m.antenendo  intanto  a  fue  fpefe  il  Lettera- 
to fuddetto  )  ma  fi  compiacque  eziandio  di  dar- 
gli ,  oltre  il  titolo  di  Archiviifa  ,  quello  di  fuo 
JBihiiorecfirio.  Furono  dipoi  im.piegati  que' fei  mefl 
di  tempo  da!  Muratori  Ipezialmente  in  dare  una 
nuova  rivifta  a  i  Manofcritti  dell'  Ambrofiana  , 
per  raccoglierne  molte  e  varie  rtotizie   d'  Autori 

e  di 


Antonio  Muratori.        31 

-e  di  Storia  ,  colle  quali  egli  penfava  di  formare 
un  dì,  fé  gli  fofTe  abbondato  il  tempo,  un'Ope- 
ra col  titolo  di  Bibliothecarius  .  Gli  mancò  pò- 
fcia  quello  tempo  ,  perchè  fi  trovò  fempre  occu- 
pato in  trattare  altri  argomenti ,  e  così  non  potè 
mai  efeguire  quel  nobile  ed  utile  fuo  dilegno  .  Ma 
gli  fervirono  ben  non  poco  le  notizie  allora  rac- 
colte per  altre  Opere  ,  e  fpezialmsnte  per  comi- 
porre  le  Prefazioni ,  che  premife  alla  grande  Rac- 
colta de  gli  Scrittori  d' Italia ,  e  le  DitTertazioni 
fopra  le  Antichità  Italiane ,  delle  quali  parleremo 
a  fuo  tempo . 

Si  reftituì  il  Muratori  in  Modena  nel!'  Agodo 
dell'Anno  1700.  e  tolto  {^  accinfe  a  dar  qualche 
ordine  al  difordinato  Archivio  Ducale  ,  nel  quale  j 
per  lui  increfcevole  efercizio  ,  fpefe  quafi  due  an- 
ni ,  tuttoché  avefìle  più  perfone  fotto  di  sé  ,  che 
]o  aiutaffero  .  Ma  appena  cbb'  egli  ridotte  le  co- 
fe  a  buon  termine  ,  che  provò  il  dirpiacere  di 
veder  renduta  inutile  tutta  la  fua  fatica  ,  e ,  quel 
che  è  più  ,  immerfa  la  medefiraa  fua  Patria  in 
varie  calamità  per  cagion  della  Guerra  infor- 
ta  nel  1702.  in  tutta  la  Lombardia  ,  per  cui  fu 
neceflario  trafportar  altrove,  coli' altre- cofe  più 
preziofe  della  ('afa  d' Efìe  ,  anche  l'Archivio  , 
prima  che  Modena  venilfe  occupata  da'  Fri.nzefi  . 
Fra  le  armi  fogliono  tacer  le  Lettere ,  anzi  non 
v'  ha  allora  meftiere  più  sfortunato  di  quefto  . 
Contuttociò  fu  in  tal  modo  favorito  il  Muratori 
dalla  protezione  Divina  ,  che  ritenne  fra  quelle 
tempefte  il  fuo  grado  e  falario ,  e  1'  ufo  della  Du- 
cale Biblioteca,  con  elTer  anche  (iato  da' Franzefi 
dichiarato  Bibliotecario  Regio  .  Non  fece  però  egli 
giammai  ufo  di  sì  luminofo  titolo  pel  riguardo 
dovuto  al  Sereniflìmo  fuo  Padrone ,  benché  deffe 

al' 


32        Vita  di  Lodovico 

alle  flampe  ,  avanti  che  Modena  reftafTe  libe-, 
ra  dalle  foldatefche  di  Francia  ,  1'  Opera  di  cui 
fra  poco  farem  menzione  ;  con  averle  pofcia  ,  -do- 
po il  ritorno  del  Tuo  Principe  ,  fatto  rifare  il 
Frontispizio  ,  per  aggiugnere  al  fuo  Nome  il  ti- 
tolo di  Bibliotecario  del  Sereniffimo  Signor  Duca 
di  Modena  .  In  tale  ,  e  tanta  rtima  fu  poi  egli 
prefTo  i  prirnarj  Ufiziali  Franzefi ,  e  da  efli  sì  di 
buon  occhio  rimirato  durante  il  loro  foggiorno 
in  quella  Città ,  che  potè  rendere  rilevanti  fervigi 
al, Duca  Tuo  Padrene  ,  ed  al  Pubblico  di  Modena. 
Mancavano  allora  alla  Biblioteca  Eftenfe  parec- 
chi Libri ,  fpettanti  all'  Erudizione  facra  ,  per  la 
quale  era  portato  il  Dottor  Muratori  ;  né  quello 
era  il  tempo  di  provvederli  :  perciò  non  fapendo 
egli  ftarfene  oziofo ,  prefe  a  trattare  della  Perfet- 
ta  Poefia  Italiana ,  Opera  ,  in  cui  fpefe  non  poco 
ftudio,  e  molte  meditazioni  ,  e  che  dipoi  corfe 
buona  fortuna ,  benché  non  le  mancalTero  contra- 
dittori ,  come  vedremo  nel  Capitolo  delle  Contro^ 
verfie  Letterarie  .  Era  fua  intenzione  d'  intitolar- 
la Riforma  della  Poefia  Italiana  j  ma  avendo  du- 
bitato alcuni  de  i  Letterati  Tuoi  Amici  ,  a' quali 
fece  efaminar  la  Tua  fatica  ,  prima  di  pubblicarla, 
elle  quella  voce  Riforma  potelie  difpiacere  a  cer- 
ti Poeti  di  quel  tempo  ,  e  in  vece  di  allettarli  a 
leggerla,  farne  loro  frappar  la  voglia;  ne  cangiò 
il  titolo ,  con  foilituirgli  1'  altro  di  Perfetta  Poe- 
Jia  Italiana  .  Ulcì  queft'  Opera  in  due  Tomi  in 
4.  dalle  ftampe  di  Modena  nel  170Ó.  quantunque, 
i  Giornaliftì  di  Trevoux  la  deflero  per  iftampata 
neir  Anno  precedente  1705.  Fu  bensì  riftampata 
^ipoi  in  Venezia  colle  Note  ed  OfTervazioni  del 
Chiariremo  Abate  ^nton  Mflria  Salvini  nqirAn-. 

Men- 


A  NTO  NIO    M  UR  A  TOR  If         35 

Mentre  il  Muratori  (lava  faticando  intorno  al 
iuddetto  argomento,  reftò  incaricato  di  pubblica- 
re due  Trattati  Teologici ,  T  uno  (iato  compot^o 
dal  P.  D.  Cclfo  Cerri  Abate  de'  Canonici  Regolari 
del  Salvatore  ,  che  fi  coprì  fotto  il  nome  di  Le- 
fcio  Crondermo  ;  e  V  altro  dell'  Abate  Francefco 
Dirois  Franzefe  ,  Dottore  della  Sorbona  .  A  quefti 
due  Opufcoli  ,  che  vennero  alla  luce  nell'  Anno 
1705.  colla  Data  di  Colonia ,  e  con  quefto  tito- 
lo :  Elucidatio  jlugnjìinian£  de  Divina  Gratin  Do- 
3rinx  &c.  furono  premefTì  dal  Muratori  de  gli 
eruditi  Prolegomeni . 

ScrifTe  il  Muratori  nell'  Anno  ijo6.  una  Let- 
tera in  difefa  del  Marchefe  Orfi ,  che  fi  legge  fra 
le  Lettere  di  diverfi  Autori  in  propofito  delle  Con- 
fiderazioni  del  Marchefe  Giovan  Giojcffo  Orfi  [opra 
ti  famofo  Libro  Franzefe  intitolato:  la  Maniere  de 
bien  penfer  <&c.  ftampate  in  Bologna  nel  1707. 
Con  quefta  Lettera  prefe  l'Autor  a  difendere  il 
fentimento  di  quel  dotto  Cavaliere  intorno  a  quel 
paffb  di  Lucano  : 

ViSirix  caufa  Diis  placiiit ,  fed  viBa  Catoni . 
Venne  poi  riftampata    quella  Lettera  in  Modena 
nel  1735.  ffa  le  Opere  di  quel  Cavaliere. 

Fu  in  quefti  tempi  ,  che  il  Dottor  Muratori 
perfuo  divertimento  carteggiò  lungo  tempo  fotto 
nome  di  Antonio  Lampridi  col  dottifiìmo  Sig. 
Bernardo  Trevifano  Nobile  Veneto  ,  fenza  che 
quefti  conofcefle,  chi  egli  foffe  ,  ne  dove  dimo- 
rale .  Gli  fcriveva  il  Muratori  colla  data  di  Bo- 
logna, nella  qual  Città  aveva  poi  il  Dottor  Pier 
Francefco  Bottazzoni  ,  noto  per  alcune  Lettere 
ufcite  fotto  il  fuo  nome  in  difefa  del  Marchefe 
Orfi ,  il  quale  confapevole  del  fegreto ,  levava  da 
quella  PolU  le  Lettere ,  dirette  ai  Lampridio,  e 

C  glie 


34        Vita    di    Lodovico 

glie  le  fpediva  a  Modena  .  Per  mezzo  di  quelP 
erudito  Cavaliere  diede  alle  fìampe  il  Muratori 
fotto  nome  di  Lamindo  Prìtanio  (  Anagramma  dell' 
altro  finto  Nome  )  nelP  x'\nno  1705.  il  progetto 
d'  una  Repubblica  Letteraria  ,  eh'  egli  conofceva 
ben  più  difficile  ad  efeguirfi  ,  che  quella  di  Pla- 
tone ,  e  quella  del  faggio  Monfig.  di  Fenelon  At- 
civefcovo  di  Cambray  .  Volle  nondimeno  pren- 
derli quello  fpalTo,  e  tentare  gli  animi  impigriti 
de  gì'  Italiani  ,  per  paffar  pofcia  a  trattare  del 
Buon  Gujlo  nelle  Lettere  .  Ufcirono  que'  Fogli 
colla  data  di  Napoli  ,  ed  aveano  per  titolo  :  I 
Primi  Difcgni  della  Repubblica  Letteraria  d!  Ita- 
lia ,  rubati  al  Segreto  ,  e  donati  alla  curiofita  de 
gli  altri  Eruditi  da  Lamindo  Pritayiio  .  Amò  il 
Muratori  di  coprirfi  fotto  queflo  Nome,  non  già 
perchè  fofle  il  Nome  fuo  Accademico  in  Arca- 
dia ,  come  giudicò  ,  pochi  anni  fono  ,  un  gran 
Perfotiaggio  \  ma  sì  bene  perchè  nelle  prime  tre 
Lettere  di  LAMindo ,  e  così  in  quelle  di  LAM- 
pridio  ^  fi  contenevano  le  lettere  iniziali  di  Lodo- 
'vico  Antonio  Muratori  :  onde  non  erano  rifpetto 
a  lui  del  tutto  mentiti  que' Nomi  . 

Alla  comparfa  de'  fuddetti  Primi  Difegni  ,  che 
furono  però  folamente  refi  pubblici  nelT  Anno 
1704.  un  grande  bisbiglio  fi  follevò  fra  i  Lette- 
rati d' Italia  .  Deridevano  alcuni  quell'  ideata  Re- 
pubblica ,  come  una  freddura ,  una  chimera  ;  la 
difapprovavano  altri  ,  come  cofa  non  riufcibile  ; 
ed  altri ,  che  il  maggior  numero  componevano  , 
r  applaudivano ,  e  defideravano  che  ne  fofle  porto 
in  efecuzione  il  difegno  :  in  tutti  pero  fi  defiò 
una  forte  curiofità  di  fapere  chi  foffe  l'Autor  di 
que'  Fogli ,  e  dove  fofftro  flarapati  .  Ma  le  cofc 
erano  fiate  sì   ben  concertate   dal  Muratori   cqÌ 

Dot- 


AnT  ONIO    MUR  A  TO  R  I  .         5<| 

Dottor  Bottazzoni  fuddetto  ,  che  non  riufcì  mai 
ad  alcuno  di  fcoprirlo .  Venivano  fpediti  dal  Tre- 
vifani  di  tanto  in  tanto  efli  fogli  in  qualche  quan- 
tità non  meno  a  Bologna ,  che  a  Milano ,  dove 
il  Pritanio  teneva  un  altro  corrifpondente  ,  inte- 
fo  parimente  di  quella  faccenda  ;  e  pofcia  da  amen- 
due  quelle  Città,  e  da  Modena  ancora  erano  in 
guifa  di  Lettere  incamminati  per  la  porta  a  i  pri- 
mi Letterati  nelle  varie  parti  d' Italia  . 

Stava  frattanto  il  Muratori ,  come  fi  fuol  dire  , 
alla  fineftra  ,  con  fuo  gran  piacere  afcoltando  la 
varietà  de  i  fentimenti ,  co'quali  erano  accolti  iDi- 
fegni  del  Pritanio  .  Gli  arrivavano  di  quando  in 
quando  Lettere ,  in  cui  veniva  da  lui  ricercato,  chi 
foffe  cortui ,  e  qual  giudizio  egli  facefìfe  di  quel  fuo 
Progetto.  A  mifura  delle  diverfe  opinioni  di  chi 
gli  fcriveva  ,  erano  dal  Muratori  regolate  le  fue 
rifpofte  ;  lodando  a  chi  era  in  favor  di  Lami ndo, 
r  Idea  da  quefti  propoda  j  e  adducendo  le  ragio- 
ni ,  per  cui  gli  pareva  plauObile ,  a  gli  altri ,  che 
gli  fi  dichiaravano  contrari  ;  mofirando  però  fem- 
pre  con  tutti  di  non  fapere ,  chi  fotto  quel  men- 
tito Nome  fi  nafcondeffe  »  II  più  curioi'o  fu ,  che 
niuno  arrivò  mai  a  dubitare  ,  non  che  a  pene- 
trare, ch'egli  foffe  quel  deffo  j  ma  n*^ ebbero  ben 
parecchi  un  gagliardo  fofpetto  del  Trevifani  ,  o 
almen  giudicarono  ,  ch'egli  fofie  confidente  del 
Pritanio  ;  quindi  gli  fu  d'  uopo  ora  variare  il  luo- 
go della  fiampa  ,  ed  ora  differir  la  fpedizione  de 
gli  altri  Fogli  ftampati  ai  corrifpondenti  del  Mu- 
ratori ,  per  afpettar  congiunture  favorevoli  fuori 
de  1  Corrieri ,  a  fine  di  non  ifcoprirfi  di  vantag- 
gio 4  Fra  quei  che  fofpettarono  nafconderfi  fotto 
il  nome  di  Lamindo  Pritanio  il  Trevifani  ,  o  al- 
meno ch'egli  ave^e  proccurata  la  fiarnpade'  Fri* 

C    2  mi 


^6        V,iTA    t)  L   Lodovico 

,mi  D/fcgni  della  Repubblica  Letteraria  y  uno  fu 
il  Sign.  Apojìolo  Zeno  rinomato  Poeta  ,  come  fi 
raccoglie  dal  feguente  paragrafo  di  Tua  Lettera  , 
fcritta  al  Muratori  fotto  il  dì  X.  di  Gennajo  del 
1704.  fecondo  lo  ftile  di  Venezia  .  "  Intorno  a 
„  Lamindo  Brita?no  (così  egli)  avrete  già  inte- 
„  fo  dal  Sign.  Marchefe  Orli  ciò  eh'  io  ne  fap- 
„  pia,  poiché  non  ne  fo  un  fegreto  ,  o  un  mi- 
,,  i^erio  .  Sinora  le  mie  congetture  vanno  a  ca- 
„  dere  fui  Sign.  Bcrtìardo  Trevìfano  ^  cioè  o  eh' 
„  egli  ne  fìa  l'Autore  {de' Primi  Dife^/rni)  oeh' 
5,  egli  almeno  ne  abbia  proccurata  la  ftampa ,  fe- 
„  guita  in  Padova.  Aggiungo  a  voi  un' altra  of- 
,,  iervazione ,  ed  è ,  eh'  egli  da  giovane  nelle  fue 
„  Cantate  e  ne'  <uoi  Verfi  ufava  di  mafcherarfi 
„  col  nome  di  Lamindo  ,  e  dopo  che  fu  in  In- 
„  ghlkerra,  fi  diede  in  altri  fuoi  viaggj  anche  il 
„  foprannome  dì  Britanio .  Non  ho  ancora  vedu- 
,,  ti  que'  fogli ,  dopo  la  cui  lettura  mi  artìcurerò- 
„  maggiormente  .  Speflb  ne  tengo  ragionamento 
j,  con  lui  ,  che  però  fi  è  impegnato  a  negarmi 
,,  tutto,  e  non  lafcio  di  tormentarlo  &c.  „  Cre- 
dettero dipoi  anche  gli  Autori  de  gli  Atti  di  Li- 
pfia ,  che  fotto  il  nome  di  Lamindo  Pritanio  fi 
celafìe  lo  fieffo  Trevifani  . 

Ora  per  tornare  a  i  Frinii  Dìfegni  della  Re- 
pubblica Letteraria  propofta  dal  Pritanio  ;  prece- 
deva loro  una  fua  Lettera  a  i  curioji  e  benigni 
Leggitori ,  nella  quale  rendeva  ragione  del  moti- 
vo ,  per  cui  erafi  indotto  a  pubblicarli .  Dietro  a 
quefta,  altra  ne  feguitava  ,  indiritta  a  i  generofi 
Letterati[d''  Italia  ^  in  cui,  dopo  d'aver  loro  rap- 
prefentato  il  poco  o  niun  utile  ,  che  ricavavano 
le  Lettere  e  le  buone  Arti  dalla  maggior  parte 
delle  Accademie  d'allora  ,  proponeva  di  formare 


Antonio  Muratori.      57 

un  Unione  ,  una  Repubblica  ,  0  fia  una  Lega  dt- 
tutti  i  pili  riguardevoU  Lettori  d  Italia  di  qua" 
lunque  condizione ,  e  grado  ,  e  profejjori  di  qual' 
ftvoglia  Arte  liberale ,  0  Scienza  ,  la  cui  incom- 
benza fofle  di  maggiormente  pulire  ,  perfezionare , 
e  regolare  lo  flato  delle  Lettere  y  e  che  foffe  fo- 
damcnte  flabdita  da  un  forte  nodo  di  buona  vo- 
lontà ^  e  di  ottimo  zelo.  PafTava  egli  dipoi  adef- 
por  loro  altri  mezzi,  da  lui  creduti  giovevoli^ad 
ottenere  l' intento  ;  e  fono  lo  ftabilimento  delle 
Leggi  ,  r  affegnamento  de'  Prcmj  ,  1'  elezlon  de' 
Protettori^  de  1  Minijhi  &c.  Finiva  quefta  Let- 
tera con  una  efortazione  a  gli  flefli  Letterati  per 
indurli  a  contribuire  dal  canto  loro  alla  forma- 
zione della  difegnata  Repubblica  .  Appreflb  fi  leg- 
geva un  Catalogo  di  molti  de' principali  Lettera- 
ti d' Italia  ,  da'  quali  fi  diceva  ,  che  foffe  (tato  ap- 
provato il  Difegno  della  mentovata  Repubblica  ; 
indi  feguivano  le  Leggi  ^  che  il  Pritanio  loro  pro- 
poneva pel  buon  Governo  della  medefima ,  a  fine 
d' intenderne  il  lor  feiitimento  .  Siccome  poi  fen- 
7JL  venire  alla  nomina  di  qualche  Soggetto ,  noto 
al  Mondo  Letterario  per  la  fua  Erudizione  e  Sa- 
pere ,  cui  poteffero  far  capo  i  Letterati ,  e  fpedire 
i  Voti  loro  ,  inutile  cofa  farebbe  Hata  la  propo- 
fizion  delle  Leggi  ;  così ,  per  dar  maggior  colore 
alla  faccenda,  fu  dal  Pritanio  nominato  per  ^r- 
conte  Depofitario  d'  effi  Voti  Monfig.  Francefco 
Bianchini,  Prelato  di  gran  merito  ,  e  Letterato 
di  non  minor  grido .  Convien ,  che  quella  nomi- 
na di  Monfig.  Bianchini  in  Arconte  Depofitario 
feguiffe  in  qualche  foglio  feparato  ,  che  fiafi  poi 
fmarrito ,  perchè  non  la  veggo  regiftrata  in  quel- 
li ,  che  fuccedono  a  i  Primi  Difegni  .  Erafi  per 
altro  lufingato  il  Muratori ,  che  quefto  paflb  non 

C     3  do'' 


58         Vita    di   Lodovico 

dovefle  difpiacere  a  quel  dotto  Signore ,  anzi  do" 
vefTe  effere  da  lui  accolto  con  buon  volto  ,  per 
efler  egli  molto  portato  in  favor  delle  Lettere  ; 
ma  ben  predo  s'  accorfe  di  cflerfi  male  apporto  . 
Imperciocché  cominciò  a  fentire  da  tutte  le  par- 
ti ,  eh'  egli  non  folo  ricufava  di  accettare  quell' 
impiego  ,  ma  eziandio  che  altamente  proteftava 
di  non  effere  confapevole  de  i  Difegni  del  Prita- 
nio  ,  e  di  non  averli  mai  in  conto  alcuno  appro- 
vati .  Volle  nondimeno  fare  un  altro  tentativo 
per  veder ,  fé  foffe  flato  poffibile  ,  di  rimuovere 
quel  Prelato  dalla  fua  opinione  ;  e  fu  di  fpedirgli 
le  fue  Rifleflìoni  fopra  la  progettata  Repubblica 
Letteraria;  mortrandodi  non  fapere,  ch'egli  avef- 
fe  ricufato  d'  accettare  V  offertogli  onorevole  inca- 
rico .  Lo  fleffo  fecero  altri  Letterati ,  fra  i  quali 
il  Marchefe  Orfi ,  e  il  P.  Abate  Bacchini  ;  ma 
tutti  lo  trovarono  inflefllbile .  La  rifpofta  ,  data 
al  Muratori  fotto  il  dì  7.  Febbraio  dell'  Annc^ 
1705.  da  Monfig.  Bianchini,  fu  uniforme  a  quan- 
to gli  era  ftato  fcritto  da  varj  Amici.  {Appendn 
num,  in.) 

Frattanto  avendo  intefo  alcuni  Letterati  appro- 
vatori  dell'  ideata  Repubblica  Letteraria ,  e  già  di- 
fpofti  ad  entrare  nelle  mifure  propofle  da  Lamin- 
do ,  che  difperato  era  il  cafo  d' indurre  quel  Pre- 
lato ad  accettare  la  carica  di  Arconte  Depofìta- 
rio  i  avrebbero  bramato  ,  che  fi  veniflè  alla  no- 
mina di  un  altro  Soggetto,  con  proporre  ezian- 
dio da  nominarfi  o  Monfignore  Gian-Maria  Lan- 
cifi^  Medico  di  Clemente  XI.  o  l'Abate  Dome- 
meo  Pajfìonei  ,  ora  Cardinale  e  Bibliotecario  di' 
Santa  Chiefa  ,  o  1'  Abate  Giujìo  Fontanini  ,  Bi- 
bliotecario allora  del  Cardinale  Imperiali  ;  anzi 
quelli  ultimi  due  cotanto  fi  maneggiarono  ,  che 

di- 


A  NTO  NI  o  Mu  R  A  TO  R  r  .        59 

difpofero  il  primo  ad  acconfentir  d'  efTere  nomi- 
nato .  Ma  ben  diveifamente  penfava  il  Muratori  ; 
riflettendo  ,  che  quand'  anche  fi  foffe  accordata 
quefta  partita ,  fi  farebbero  incontrati  nell'  efecu- 
zione  de  i  fuol  Difegni  altri  infuperabili  oraco- 
li ,  i  quali  avrebbero  potuto  produrre  de  i  gravi 
fconcerti ,  fé  poi  folTe  andata  a  rifolverfi  in  fumo 
(come  fi  poteva  ragionevolmente  temere  per  la 
grande  difficultà  di  tirar  tante  tefle  ,  quanti  era- 
no i  Letterati  d' Italia  ,  ne  i  fentimenti  medefi- 
mi  )  la  progettata  Letteraria  Repubblica.  Conten- 
to per  ciò  di  avere  abbaftanza  confeguito  il  fine 
propoftofi  ,  cioè  di  avere  fvegliati  gì'  Italiani  In- 
gegni ,  e  fatta  loro  conofcere  ,  ed  a  non  pochi 
eziandio  confeffare  ,  la  necefntà  di  riformare  il 
Gufto  nelle  Lettere  ;  rifolvette  di  finir  quello 
giuoco.  Un  altro  motivo  ebb' egli  ancora  per  ve- 
nire a  quefta  rifoluzione ,  e  fu  1'  elferfi  accorto  , 
non  efiere  più  in  fuo  potere  di  ritener  il  Tre- 
vifani  dal  mettere  le  mani  nelle  cofe  del  Prita- 
nio,  cioè  dal  levare  ,  aggiugnere  ,  o  mutare  in 
effe  ciò  che  piii  gli  pareva  :  il  che  era  accaduto 
fpczialmente  in  due  altri  fogli  poc'  anzi  impreffi , 
non  fenza  querele  di  alcuni  Letterati ,  e  dello  ftef- 
fo  Lamindo,  per  certe  efpreffioni  ne  i  medefimi 
intrufe  ;  il  perchè  proccurò  pofcia  elfo  Trevifani 
di  ritirarne  quante  Copie  potè,  fervendofi  in  ciò 
fare  anche  dell'  opera  del  Zeno  ;  quindi  rariffimi 
divennero  quei  fogli .  Contenevano  efii  varie  Let- 
tere compofie  dal  Muratori  per  dare  maggior  cre- 
dito al  fuo  Progetto  ,  e  mantenere  in  fede  colo^ 
ro ,  che  l' aveano  di  già  approvato  . 

Era  fcritta  la  prima  a  nome  del  Sig.  Jaa>po 
Gronovio  ,  e  diretta  al  Sig.  Antonio  Magliabechi 
di  Firenze .  La  feconda  e  la  terza  erano  attribuì- 

C    4  te 


40  V  I  T  A    D  Fi   t,  O  D  O  V  r  e  O 

Ce  air  Abate  N.  N.  Arcoyite  della  Repubblica  Let-* 
temria  d  Italia  al  Sig.  N.  Era  comporta  ]a  quar- 
ta a  nome  de  i  Lettori  dcW  Univerfità  di  Padova 
(  il  nome  della  qual  Città  fu  però  fòppreflb  dal 
Trevilani  ,  con  foflituirgli  N.  N.  )  e  indirizzata 
a  gli  Arconti  della  Repubblica  Letteraria  .  A  que- 
fìa  fuccedeva  la  Rifpojla  fatta  loro  da  gli  Arcon- 
ti,  compofizion  dello  Reffo  Trevifani  ,  dopo  la 
quale  fi  leggeva  un  Catalogo  d' Arconti  nuovi  dell' 
ideata  Repubblica ,  e  pofcia  un  Capitolo  in  Verfi 
Italiani  del  Sig.  N.  N.  al  Sig.  N.N.  Quelli  due 
fogli ,  uniti  a  gli  altri  quattro  di  fopra  accenna- 
ti,  formavano  un  Libretto  in  8°.  di  pag.  96.  Se 
fi  foffe  dovuto  continuare  il  giuoco  ,  teneva  il 
Trevifani  in  mano  due  altre  Lettere  del  Pritanio 
da  pubblicare,  una  Latina  indiritta  al  Papa,  e  1' 
altra  Italiana  ben  lunga  per  li  Capi  ,  Maejlri  , 
Lettori^  ed  altri  Minijìri  degli  Ordini  Religio  fi  d^ 
Italia^  in  cui  venivano  efortati  a  riformare  i  loro 
Studj  ;  ma  quefie  non  videro  poi  la  luce ,  perchè 
il  Muratori  ,  ficcome  diffi ,  iì  era  determinato  di 
troncar  quefta  faccenda  ;  anzi  della  prima  non  mi 
è  riufcito  di  trovar  né  anche  fra  le  fue  carte  P 
originale . 

Dopo  dunque  d' aver  egli  ricevuta  1'  accennata 
rìfpofia  da  Monfig.  Bianchini  ,  flefe  una  Lettera 
diretta  a  i  gcnerofi  ,  e  cortefi  Letterati  d^  Italia , 
in  cui  loro  manifeftava  d' avere  burlato  nel  pro- 
porre i  fuoi  Difegni  della  Repubblica  Letteraria  .^ 
e  nello  flefib  tempo  faceva  di  fé  fleffo  un' affai 
jnodefta  Apologia  ,  e  la  rifpofta  alle  oppofizioni 
ài  quel  Prelato  j  e  la  trasmife  al  Trevifani  verfo 
i  primi  giorni  di  Marzo  del  1705.  perchè,  que- 
fìi  la  faceffe  follecitamente  flampare .  Quantunque 
quefta  Lettera  doveffe  far  conofcere  chiaramente 

al 


ANTONto  Muratori.  41 
al  Trevifani ,  qual  fofle  l' intenzion  del  Murato-' 
ri  ;  pure  non  mancò  dipoi  quel  Cavaliere  di  fli- 
molarlo  ed  incoraggirlo  efficacemente  a  profeguir 
nel  fuo  impegno,  con  ifpedirgli  fpezialmente  fot- 
to  il  dì  14.  dello  fieflb  Mefe  una  Lettera  perve- 
nutagli da  Napoli ,  perchè  vedefTe ,  com'  erano  fla- 
ti accolti  da' Letterati  di  quel  Regno  ì  Primi Di- 
fegni  della  Repubblica  Letteraria  .  (  Append.  N- 
IV.  e  V.)  Il  Muratori  però  non  fi  rimofle  pun- 
to dalla  prefa  rifoluzione  ,  e  volle  che  daffe  alle 
fìampe  la  fuddetta  fua  Lettera  ,  che  avrà  luogo 
neir  Append.  al  N.  VI.  perchè  divenuta  molto 
rara ,  ed  affinchè  fi  vegga ,  come  fi  fcufafre  e  di- 
fendefle  infieme  il  Pritanio .  Ma  né  pur  quella 
Lettera  fu  imprefia  tal  quale  era  ufcita  dalla  pen- 
na del  Muratori .  Le  aggiunfe  il  Trevifani  di  fuo 
capriccio  le  fegueati  parole  :  Conte  ancora  per  lo 
flejjo  motivo  nominerebbe  (  il  Pritanio  )  in  luogo 
di  chi  per  fottrarfi  fi  appiglia  fino  a  fingere  degli 
equivoci  e  de  fimpofi  y  Monfig.  Giammaria  Lanci- 
fi  \  il  Sig.  Jlbate  Giufto  Fontanini ,  0  il  Sig.  A- 
bate  Domenico  Paffionei  ;  ma  non  ardifce  temen- 
do eguale  difiivventura ,  e  lafiis  ad  altri  il  farne 
qualche  fperienza  .  Non  s'accordavano  sì  fatte ef- 
preffioni  ,  che  riguardavano  la  nomina  di  un  al- 
tro Arconte  Depofitario  in  luogo  di  Monfig.  Bian- 
chini ,  colla  confeffione  dianzi  fatta  dal  Pritanio , 
che  quella  era  fiata  una  burla  ;  quindi  alla  com- 
parfa  di  efla  Lettera  fi  udirono  nuove  querele  di 
Letterati  centra  di  lui,  quafichè  egli  voleffe con- 
tinuare a  burlarfì  di  loro  .  Tanto  era  lungi  però 
dal  far  ciò  il  Muratori ,  che  non  folo  difapprovò, 
altamente  quella  giunta  ,  ma  proibì  eziandio  ai 
Trevifani  lo  flampar  l'altre  due  Lettere  ,  accen- 
nate di  fopra;  e  così  ebbero  fine  tutte  le  dicerie 

in  cor- 


4a  VlTADlLODOVICO 

intorno  alla  Repubblica  Letteraria  da  lui  proget- 
tata. Lunfingandomi  però,  che  pofìfa  rìufcir  gra- 
ta a  i  Lettori  di  quefte  JVlemorie  la  pubbiicaxion 
della  Lettera  del  Pritanio ,  rimatla  inedita  y  e  di- 
retta a  i  Capi ,  Maefiri  &c.  de  gli  Ordini  Rcli- 
giofi  ;  fi  vedrà  quella  nell'  Appendice  al  Num.  VII. 

Intanto  efl'endofi  afficurato  il  Muratori  d'  avere 
risvegliata  nell'  animo  di  non  pochi  Letterati  d' 
Italia  una  viva  brama  di  veder  riformate  le  Let- 
tere, e  introdotto  un  Gufto  migliore  nelle  Scien- 
ze (ch'era  il  fine  principale  propoftofi  colla  pub- 
blicazione de'  fuor  Difegni  )  s' applicò  a  fendere 
le  fue  Rifìeffieni  [opra  il  Buon  Gujìo  nelle  Scien- 
ze e  nelle  Arti  y  e  nell'Anno  1708.  ne  diede  fuo- 
ri la  prima  Parte  in  un  Tometto  in  12.  colle  (lam- 
pe di  Venezia  ,  fotto  il  nome  fieflb  di  Lamindo 
Pritanio  .  Premi  fé  loro  il  Tre  vi  fa  ni  ,  per  opera 
di  cui  furono  impreffe  ,  una  dotta  Prefazione  ;  ma 
quando  fi  volle  dal  Muratori  pubblicar  1'  altra  par- 
te ,  ricusò  quegli  di  promuoverne  la  fiampa  ,  ed 
anche  s' impuntò  (  non  fi  sa  per  qual  motivo  )  a 
non  voler,  che  feguifle  in  quella  Città.  Fu  per- 
ciò coflretto  l'Autore  a  differirne  l'Edizione,  la 
quale  feguì  poi  di  tutta  l'Opera  ,  infieme  colla 
rifiampa  de'  più  volte  mentovati  Primi  Difegni 
della  Repubblica  Letteraria ,  in  Napoli  colla  data 
di  Colonia  nell'Anno  171 5.  in  un  Tomo  in  4. 
per  cura  del  Sig.  Biagio  Majoli  de  Avitabile  Lzt- 
terato  Napolitano . 

Al  comparir  alla  luce  la  prima  Parte  delle  R/- 
j^cjjìow/' del  Pritanio  {q^vaW  Buon  Gujìo  nelle  Scien- 
ze e  nelle  Arti ,  che  ebbero  pofcia  un  feliciffimo 
incontro  preflb  la  maggior  parte  de  gli  Uomini 
dotti  ;  non  mancarono  Letterati ,  i  quali  le  credet- 
tero compofte  dallo  fteffo  Trevifani  j  ed  egli  fé  ne 

com- 


Antonio  Muratori.      43 

compiaceva  ,  e  volentieri  ne  riceveva  le  congra- 
tulazioni .  Non  era  allora  noto  né  pure  a  lui,  chi 
fi  coprifle  fotto  quel  finto  Nome  ',  eflendoglifi  fo- 
jamente  manifeftato  il  Muratori  nel  principio  dell' 
Anno  1709.  nell'atto  d'inviargli  per  la  ftampa 
r  altra  Parte  d' effe  Riflejjioni ,  come  fi  raccoglie 
dalla  rifpofta  fattagli  dal  Trevifani  fotto  il  dì  2(5. 
di  Gennajo  dello  fteffo  Anno  (  Append.  N.  Vili.) 
Si  mantennero  pofcia  in  quella  opinione  almen 
fino  all'Anno  1715.  gli  Autori  de  gli  Atti  di  Li- 
pfia  ,  ficcome  apparifce  dal  Tomo  VI.  de  i  loro 
Supplementi  alla  pag.  500.  Dopo  l' Edizione  di 
Napoli  del  Libro  fuddetto,  altre  quattro  ne  fono 
{late  fatte  in  Venezia,  cioè  nel  iji6.  1725.  1742. 
€  nel  1751.  tutte  in  12. 

Pretefe  il  Dottor  Muratori  con  quefta  fua  Ope- 
retta di  facilitare  a  i  Giovani  quel  buon  cammi- 
no ,  che  altri  da  per  sé  folamente  acquifta  dopo 
lungo  ftudio ,  o  non  acquifta  giammai .  E  quanto 
copiofo  fia  poi  flato  il  frutto  ch'egli  ne  ha  rica- 
vato, fi  potrebbe  da  me  facilmente  dimofirare  ,  fé 
produr  voleflTi  le  Lettere  di  tanti  e  tanti  Lettera- 
ti ,  i  quali  gli  confefìTarono  d'  aver  1'  obbligo  a  i 
precetti  ivi  dati  da  lui  del  miglioramento  de  gli 
Stud;  loro  ;  ma  me  ne  aftengo  ,  perchè  non  mi 
par  necelfario  ;  parlando  il  Libro  da  fé  medefimo . 
Frutto  eziandio  delle  fue  infinuazioni  ne'  Primi- 
T>ifegni  della  Repubblica  Letteraria  ,  e  delle  fue 
Riflejfìoni  [opra  il  Buon  Gujìo  ,  fu  una  Differta- 
zione,  ufcita  nell'Anno  1709.  colla  data  di  Ve- 
nezia 5  de  reSle  injìituenda  Juris  Accademia  ad  La- 
mindum  Pritanium  Nobilifiìmura  ,  &'  eruditiffì- 
mum  Virum .  Venne  alla  luce  queft' Opufcolo  fen- 
za  nome  dell'  Autore  ;  ma  fi  feppe  dipoi ,  eh'  era 
(lato  compofto  dai  Dottor  Antonio  Catti  pubblico 

Pro- 


44        VfTA  DI  Lodovico 

ProfefTore  nell'  Univerfità  di  Pavia ,  ed  ivi  anche 
flampato .  Con  quel  Nobilijfimum  died'egli  abba- 
ftanza  a  conofcere,  crederfi  da  lui  ,  che  fotto  il 
nome  di  Lamindo  Pritanio  fi  nafcondelle  piùtoflo 
il  Sign.  Bernardo  Trevifano ,  che  il  Muratori . 

Oltre  alle  RifìeJJìom  fuddette,  pubblicò  il  Mu- 
ratori nell'Anno  1708.  per  mezzo  delle  ilampedi 
Modena  un'altra  Operetta  in  8.  col  titolo  à'  hi- 
troduzionc  alle  Paci  private .  La  compofeadiftan- 
2a  di  un  Cavaliere  ,  efercitante  il  nobile  impiego 
di  Paciere  fra'  fuoi  Cittadini  ,  a  cui  fi  ricorreva , 
allorché  i  ridicoli  puntigli  d'  Onore  ,  o  altre  più 
rilevanti  cagioni  faceano  nafcere  la  difcordia  ,  ed 
anche  le  ingiurie  ed  offefe  fra  le  perfone  nobili . 
Per  la  grande  difficultà  da  lui  fovente  provata  nel 
depurare  i  fatti  ,  defiderava  qualche  metodo  per 
quello  ;  perchè  chiariti  i  fatti  ,  credeva  poi  facile 
l' applicare  i  rimedj  :  ricorfe  però  al  Muratori ,  pre? 
gandolo  di  trattar  quefio  argomento  ,  e  ne  fu  da 
eflb  compiaciuto  colla  fuddetta  Operetta  .  Neil* 
Anno  pure  1708.  furono  fiampati  in  Roma  dair 
Abate  Giovan  Mario  Crefcimbeni ,  celebre  per  tan- 
te Opere  date  alla  luce ,  nella  Parte  l.  delle  Vite 
degli  Arcadi  illujìri  ,  i  Compendi  della  Vita  di 
Carlo  Maria  Maggi ,  e  di  Franccfco  Lemene ,  ri- 
nomati Poeti  del  Secolo  palfato  ,  che  per  ordine 
dell'  Arcadia  erano  fiati  comporti  dal  Muratori  fia 
dall'  Anno  1705.  in  premio  di  che  fu  egli  aggre- 
gato a  quella  infigne  Accademia .  Quello  del  Le- 
mene fu  pofcia  tradotto  in  Latino  dal  Dottor  Gio^ 
'vanni  Lami  chiariffimo  Letterato  di  Firenze  ,  e 
Campato  m  quella  Città  nell'Anno  1747.  entro 
la  Parte  I.  del  Tomo  IL  della  fua  Opera  intito- 
lata: Mcmorabilia  Italorum  &c. 

Queft©  farebbe  il  luogo,  in  cui  dovrei  comin- 
ciar 


AntonioMuratori.      45 

dar  a  riferire  l' Opere  ufcite  dalla  penna  del  Mu- 
ratori intorno  alla  gran  controvcvCìa  dì  Comacchw ^ 
ia  prima  delle  quali  vide  la  luce  nelT  Anno  1709. 
Ma  ficcome  ho  creduto  bene  di  unir  tutte  nel  Ca- 
pitolo IX.  le  Controverfie  Letterarie  da  lui  fofte- 
nute ,  così  fi  rimandano  cola  1  Lettori ,  che  defi- 
derano  d'  efl'erne  informati . 

Egli  intanto  pubblicò  co  i  torchi  di  Padova  in 
effo  Anno  1709.  un  Tomo  à'  Anecdoti  Greci  ^  da 
lui  già  preparati  prima  di  partir  da  Milano  ,  ma 
per  la  difficultà  di  trovare   una  Stamperia  ,    dove 
follerò  e  Compofitori ,  e  Correttori  intendenti  de' 
caratteri,  e  della  Lingua  Greca  ,  gli  fu  d'uopo  dif- 
ferirne finoaqucfto  tempo  la  ftampa .  Venne  pro- 
raoflTa  e  favorita  quefta  Edizione  da!  Cardinal  Gior- 
gio Cornaro  Velcovo  di    quella  Città,  gran  Pro- 
tettore delle  Lettere  e  de    i  Letterati  .  Contiene 
quello  Tomo  dugento  ventotto  Epigrammi  inediti 
di  San  Gregorio  Nazianzeno  ,  eftratti  da  i  Codici 
dell'  Ambrofiana  ,    e  da  quei   della  Biblioteca  del 
Ke  Criltianiffimo  ,  e  del  Gran  Duca  di  Tofcana  ; 
quarantacinque  Lettere  di  Fermo  Vefcovo  di  Cefa^ 
rea  j  altre  quattro  di  Giuliano  Apojlata  y    ed  una 
fuppofta  di  Giulio  I.  fommo  Pontefice  a  Dionigt 
Vefcovo  Alelfandrino.  Tanto  gli  uni,  quanto  le 
altre  tradotte  furono  in  Latino  dal  Muratori ,  ed 
illuftrate  con  Note ,  e  con  quattro  erudite  Difler- 
tazioni  .  Nella  prima  tratta  de  SynisaElis  &  Aga^ 
petis^  nella  feconda  de  Agapis  fublatis  ,   e  nella 
terza  de  antiquis  Chrijìiamrum  Scpulchris  .  Pruova 
egli  colla  quarta  ,    non  elTere   quella  Lettera  del 
iuddetto  Pontefice  .  Con  le  medefìme  flampe  pub- 
blicò pofcia  il  Muratori  nell'Anno  1719.  il  Ter- 
zo e    il  Quarto  Tomo    de'  fiioi  Anecdoti  Latini  , 
cavati  da  1  Manofcritti  dell'  Ambrofiana ,  e  confi- 

flen- 


4^       Vita  DI  Lodovico 

{lenti  in  varj  Opufcoli ,  Lettere ,  Sermoni  ,  pie- 
ciole  Croniche  ,  ed  Orazioni  inedite  d' antichi  Scrit- 
tori ,  a  ciafcuno  de  i  quali  documenti  furono  da 
lui  premelTe  brevi  $ì ,  ma  dotte  Prefazioni .  Ave- 
va in  animo  di  dare  eziandio  alla  luce  due  Tomi 
iì  Anecdoti  Italiani  ,  che  avrebbero  contenuto  di- 
verfi  Opufcoli,  Lettere  ,  ed  Orazioni  d' Uomini 
illuftri ,  in  Lingua  Italiana  ;  ficcome  alcune  Cro- 
nichette  fpettanti  alle  cofe  d' Italia  j  ma  efTendo- 
glifi  poi  aperta  la  ftrada  di  metter  fuori  quefte 
nella  grande  Raccolta  de  gli  Scrittori  d' Italia ,  di 
cui  parleremo  a  fuo  luogo  ;  ed  efTendo  flati  gli 
altri  a  poco  a  poco  renduti  pubblici  da  varj  Let- 
terati :  furono  i  motivi ,  per  cui  depofe  quello  pen- 
fiero  .  Frattanto  alla  pubblicazione  de  gli  ultimi 
Tomi  d'Anecdoti  aveva  il  Muratori  fatto  prece- 
dere una  riitampa  delle  Rime  di  Francefco  Petrar- 
ca ,  da  lui  proccurata  in  Modena  nell'Anno  171 1. 
colle  Confider azioni  di  Aleffandro  Taffoni  ,  e  di 
Girolamo  Muzio ,  alle  quali  egli  aggiunfe  le  fue , 
ìnfieme  con  un  Compendio  della  Vita  di  quell'in- 
figne  Poeta .  Fu  per  errore  in  alcune  (lampe  rife- 
rita quella  Edizione  fotto  l'Anno  1708.  Ne  feguì 
bensì  un'altra  in  Venezia  nell'Anno  1741. 

Mentre  il  Muratori  fi  trovava  occupato  nella 
grande  controverfìa ,  accennata  di  fopra  ,  per  cui 
fi  acquirtò  il  credito  di  un  valente  Avvocato  ;  un' 
altra  Difefa  aveva  per  le  mani  ,  che  diede  a  lui 
xnotivo  di  comporre  il  celebre  fuo  Trattato  de  In- 
geniorum  Moderatione  in  Religionis  negotio  &c.  e 
di  darfi  a  conofcere  dentro  e  fuori  d' Italia  per 
un  gran  Teologo.  Avea  egli  offervata ,  non  fcn- 
2a  naufea  e  indignazione ,  i'  infame  Critica  col  ti- 
tolo di  Animadverfwnes  ,  fatta  alle  Opere  dell' 
infigne  Pottorc  della  Chiefa ,  e  Vefcovo  d' Ippo- 

na 


Antonio  Muratori.      47 

na  Santo  Apoftino  ,  dal  famofo  Proteftante  Giovane 
ni  le  Clerc  fotto  nome  di  Giovanni  Fcrcpono ,  e 
ufcita  dalle  ftampe  d' Anverfa  ,  o  più  torto  di 
Amfterdam  nell'Anno  1702.  e  vedendo  che  niu- 
no  fra  i  Cattolici  ,  e  né  meno  fra  i  tanti  figli 
dell' Ordme  Agoftiniano  fi  moveva  per  difendere 
il  Santo  Dottore,  fi  rifolvette  d' imprenderne  egli 
la  difefa  .  Era  fulle  prime  intenzione  fua  di  re- 
flringerfi  a  una  mera  Apologia  ;  ma  nell'  inol- 
trarfi  che  fece  in  quefta  provincia  ,  avendo  tro- 
vato ,  efifere  fiata  da  quell'Eretico  firanamente 
tradita  la  verità  :  mutato  configlio ,  pensò  ad  ef- 
por  prima  le  fané  Regole  dell'  Arte  Critica  da 
tenerfi  nell' indagar  efla  Verità,  per  indi  combat- 
tere non  meno  la  temerità  di -quel  Cenfore ,  che 
quella  di  alcuni  fra  i  Cattolici  ,  i  quali  lafciano 
troppo  la  briglia  a  i  lor  cervelli  in  materia  di  Re- 
ligione ;  fenza  dimenticarfi  però  di  avvertire  nel- 
lo fieflb  tempo ,  dove  a  lui  fembrava ,  che  s' irn- 
poneffero  troppi  freni  alle  menti  ed  alle  penne  ; 
e  di  qual  libertà  avefiero  a  godere  gì'  Ingegni  Cri- 
fìiani  ,  fenza  che  fé  n'avefiTe  a  rifentir  chi  è  cu- 
fìode  della  vera  Religione  fopra  la  Terra .  Batto- 
no i  primi  due  Libri  di  eflb  Trattato  su  quefti  ar- 
gomenti ;  contiene  l'altro  l'Apologia  del  Santo 
Dottore  .  Cofiò  non  poche  vigilie  al  Muratori 
queft' Opera  ,  sì  per  le  materie  affai  dilicate  ivi 
trattate ,  come  per  i'  Ordine  ,  che  è  per  V  ordina- 
irio  il  men  conofciuto  ,  e  forfè  il  p!ù  bel  pregio 
de  1  Libri  ;  ma  in  fine  ,  oltre  al  merito  di  avere 
difefo  quel  Santo  ,  ebbe  il  piacere  di  fentirla  dal 
numero  maggiore  de  i  dotti  fommamente  com- 
mendata, e  creduta  utiliffìma  a  chiunque  impren- 
de lo  fiudio  della  Teologia .  La  aveva  egli  ideata 
fin  dall'Anno  1705.  come  fi  raccoglie  da  una  Let- 
tera 


48  VlTADlLoDOVICO 

tera  fcrittagli  di  Roma  dalP.  Abate  Bacchini ,  che 
pregato  avea  d' informarfi  ,  fé  alcuno  avefie  prefo 
a  rifpondere  alle  Cenfure  del  Clero  ;  ma  pel  mo- 
tivo accennato  di  fopra  non  potè  condurla  al  ter- 
mine prima  dell'Anno  1710.  Quello  chedi Arano 
accadde  al  Muratori ,  quando  volle  dar  alla  luce  il 
Trattato  fuddetto ,  fu,  che  in  una  delle  gran  Cit- 
tà d'Italia  non  fé  ne  volle  perniettere  la  ftampa , 
perchè  fi  pretendeva  ,  che  in  un  punto  egli  non 
delfe  affai  al  Capo  vifibile  della  Chiefa  di  Dio  ;  e 
né  pure  in  Francia  all'  incontro  gli  fi  voleva  per- 
mettere ,  perchè  fi  pretendeva ,  che  in  quel  mede- 
fimo  punto  gli  delle  troppo.  Si  pubblicò  finalmen- 
te in  Parigi  nell'Anno  1714.  fotto  nome  di  i^- 
"mindo  Pritanio  ;  ma  colla  giunta  fatta  ivi  a  capric- 
cio altrui ,  e  fenza  faputa  del  Muratori  ,  di  alcune 
Parente  fi  5  le  quali  filmò  fuo  debito  di  disapprovare 
appreflb  con  pubblica  ritrattazione  in  forma  di  ief- 
Tera,  diretta  a  gli  Autori  del  Giornale  de  i  Let- 
terati d' Italia ,  e  frampata  in  Modena  fotto  il  dì 
20.  Febbraio  dell'  Anno  ijió.  {Appena,  num. 
IX.)  Quanto  felice  inqpntro  avefie  l'Opera  fud- 
detta  in  Parigi  ,  fi  ricava  da  una  Lettera ,  fcritta 
da  Londra  al  Muratori  dall'  Abate  Antonio  Conti 
Nobile  Veneto ,  Poeta  e  Filofofo  di  molto  grido  , 
fotto  il  dì  22.  di  Giugno  dell'Anno  \ji6,  "Io 
3,  era  in  Parigi  (così  egli)  quando  fi  pubblicò  il 
5,  fuo  Libro  del  Metodo  di  governarfi  ne  gli  Stu- 
5,  dj  facri  (  cioè  de  Ingeniorum  Moderatione  )  e 
5,  fono  tefiimonio  ,  che  l' uno  e  l' altro  partito 
5,  egualmente  l'approvò  e  lo  lodò:  ciò  che  è  affai 
„  maravigliofo ,  fé  fi  confiderà  la  qualità  della  m^- 
3,  teria  del  Libro ,  la  gelofia  e  la  delicatezza  de  i 
5,  Francefi  ne  gli  Studj  Teologici ,  le  contingen- 
s)  ze  tumukuoie ,  in  cui  per  la  Bolla  del  Papa  al- 

,.  lora 


Antonio  MuR  A  TOR  I.        49 

„  lora  verfavano  il  Clero ,  i  Vefcovi ,  e  tutti  gl'i 
„  Ordini  Regolari  di  Francia  .  Il  Reverendo  Pa- 
„  dre  Malebranche  mi  parlò  più  volte  del  di  lei 
„  Libro  con  lode  ;  e  mi  fovviene  ,  che  non  cef- 
„  favano  di  ammirare  la  moderazione  e  lafagaci- 
„  tà,  con  la  quale  ha  efpofte  e  bilanciate  leSen- 
„  tenre ,  e  le  Dottrine  de  i  Padri ,  e  de  gli  Sco- 
„  laftici  5  fenza  impor  niente  né  a  fé  fleflo  ,  né 
„  a  i  Lettori  ,  o  per  foverchio  fervore  di  zelo ,  o 
„  per  inutile  e  Tempre  ridicola  jìnimofità  di  par- 
„  tito.  "  Un  argomento  poi  dell'  univerfale  ap- 
provazione di  quel  Trattato  fi  può  dedurre  dall' 
cffere  ftato  dipoi  per  fette  volte  rillampato  ,  cioè 
in  Colonia  e  in  Francfort  nell'Anno  iyi6.  po- 
fcia  in  Verona  ,  indi  in  Venezia  ne  gli  Anni  1721. 
1727.  1741.  e  1752.  Qiiefl:' ultima  Edizione ,  eh' 
è  ftata  fatta  con  tutta  l'cfatrezza  su  di  una  Copia 
riveduta,  corretta  ,  ed  accrefciuta  dal  Muratori-," 
alcuni  anni  prima  di  morire,  per  cura  deJ  dotto 
P.  Andrea  Galla?id  Prete  dell'  Oratorio  ,  e  da  ef' 
fo  fotto  nome  di  Andrea  Grandorgco  ornata  di 
Note,  e  di  una  bella  Prefazione;  ficcome  del  Ca- 
talogo di  tutte  l'Opere  Muratoriane  con  Ofler- 
vazioni  critiche  illurtrato:  quella  Edizione,  dico, 
fi  dee  anteporre  a  tutte  l'altre,  perchè  fatta  ve- 
ramente fecondo  la  mente  dell'Autore. 

Un'  altra  Opera  diede  alla  luce  il  Muratori  nell' 
Anno  17 14.  e  fu  il  Governo  della  Pe/ìe  Politi- 
co, Medico  ed  Ecclcfiafiico :  Trattato,  che  dagli 
fìeffi  Medici  venne  riconofciuto  per  uno  de' Libri 
migliori  intorno  a  quel  funefto  argomento  ;  e  piii 
utile  poi  de  gli  altri  ,  perchè  abbraccia  ancora 
quello ,  che  appartiene  a  i  Magiftrati  Civili ,  e  a 
gli  Ecclefiaftici  in  quelle  terribili  congiunture.  Di 
niun  altro  Libro   del    nollro  Propofto    fono  ftate 

D  fat» 


50        Vita  DI  Lodovico 

fatte  tante  ridainpe,  come  di  quefto  .  Ufcì  dalle 
fìampe  di  Modena  nelTAnno  fuddetto  ,  e  fu  po- 
fcia  riiktnpato  in  MiJano^  Torino,  Brefcia  ,  e 
in  Modena  per  occafion  della  Pelle  di  MarfigHa  , 
della  quale  il  Muratori  pubblico  anche  in  Mode-? 
na  la  Relazwne  con  alcune  Ojjervazioni ,  ed  ^,§- 
giunte  al  detto  Trattato  nel  1721.  Fu  tradotto  e 
flampato  in  Inglefe  quefto  Libro  neli'  Anno  riie- 
defìmo  ,  ommelfa  però  quella  parte  ,  che  l-igiiar- 
da  il  Governo  Ecclefiaftico .  Molt' altre  Edizioni 
ne  fono  di  poi  (eguite  per  T  altra  Pelle  di  Mef- 
fina  ;  e  i  Signori  Palermitani  fpezialmcnte  hanno 
fperimentata  l'utilità  delle  regole  in  elfo  inlegna- 
te ,  per  impedir  la  comunicazione  di  quel  terri- 
bii  e  iìcrminatore  morbo. 

Per  eflerfi  Monfig.  Giuflo  Fontanint  prefa  ne' 
fuoi  Scritti  fopra  Comacchio  la  liberta  di  m.ette- 
re  in  dubbio  l'Antichità  e  Nobiltà  dellaSerenif- 
fima  Cafa  d'Elle  ,  fu  ordinato  al  Muratori  dal 
Duca  Rinaldo  luo  Padrone  di  trattar  quello  argo- 
mento .  Una  volta  fra  i  Romanzi  e  le  Genealogie 
noi)  paffava  gran  divario  ;  pochi  elTendo  coloro, 
cheli  face  (fero  Icrupolodi  aggiugnere  di  fuo  capric- 
cio, ciò  che  mancava  al  pieno  ornamento  della 
Famiglia,  che  prendevano  ad  illuftrare  .  Non  fi 
fentì  già  il  Dottor  Muratori  di  fervir  così  male 
alla  vera  Nobiltà  del  luoPrmcipe,  e  né  pure  al- 
la fua  riputazione.  Pertanto  non  perdonò  a  fati- 
ca, né -lafciò  alcun  mezzo,  che  portffc  condurlo 
alla  luce  del  Vero  fra  il  fiero  buio  de' Secoli  deli' 
ignoranza.  A  quello  fine  per  ordine  del  Serenif- 
fimo  fuo  Padrone  ,  e  inOeme  del  Potentiffimo 
Re  della  Gran  Bretagna  Giorgio  L  vifitò  nell' 
Autunno  de  gli  Anni  1714.  €1715.  e  nella  Pri- 
mavera dell'Anno  luffeguenie  quanti  Archivi  po- 
tè 


A  N  t  O  N  ì  O   M  U  R  A  T  Ó  R  i  .  ^t 

ù  in  Compagnia  del  Dottor  Pietro  Ercole  Ghe=^ 
rardi  ,  e  fra  le  innumerabili  pergamene ,  eh'  ebbe 
fotto  gli  occhi ,  non  poche  ne  trovò ,  le  quali  il 
condufiero  con  pie  franco  alla  fcoperta  di  tante 
cofe  ignote  a  chi  prima  di  lui  avea  fcritto  deli' 
Hftenfe  Famiglia  .  Coti  quefto  foccorfo  giunfe  a 
compiere  la  prima  Parte  delle  Antichità  Eftcnfi 
con  tutto  il  zelo  e  1'  amor  del  Vero  »  Quivi  con 
autentiche  e  chiariffime  prove ,  cavate  non  mea^ 
da  i  Documenti  raccolti ,  che  dalle  antiche  Sto- 
i-ie,  derivò  gliEftenfi,  da  lui  trovati  fempre  in- 
figniti  coir  lUuftre  titolo  di  Marcbefi  dal  Secolo 
X.  dove  fi  perde  la  loro  origine  ,  con  forti  con- 
ietture  nondimeno ,  eh'  effi  diicendano  da  gli  A- 
dalberti  ,  i  quali  dopo  l'Anno  800.  con  titolo  di 
Marchefi  e  Duchi  furono  Signori  della  Tofcana  * 
Similmente  con  prove  indubitate  dimoerò  ,  che 
la  Reale  ed  Elettoral  Cafa  di  Brunfuic  dilcende 
dal  medefìmo  ilipite  ,',  con  effere  paffato  in  Ger- 
mania Guelfo  IV.  Figlio  del  celebre  Marchefe 
Azzo  II.  circa  l'Anno  1055.  che  fu  Ducadi  Ba- 
viera ,  al  quale  Ducato  aggiunfero  dipoi  i  fuoi 
Difcendenti  quello  di  SaflTonia .  L'Articolo  della 
conneffione  della  Reale  Famiglia  di  Brunfuic  coli' 
Eftenfe  era  (iato  dilcuffo  dal  Muratori  fin  deli' 
Anno  17H.  con  due  Lettere  Latine,  indirizzate 
al  celebre  Sig.  Gotifrcdo  Guglielmo  Leibni-zio  ,  il 
quale  pubblicò  pofcia  la  prima  dopo  la  fua  Pre- 
fazione al  terzo  Tomo  Scriptorum  Bnmfniccnfm 
illujìrantitim  da  lui  nel!'  Anno  medefimo  Campato 
in  Hannover  .  Avrebbe  potuto  il  Muratori  dare 
alla  luce  la  Parte  I.  delle  Antichità  Efienfi  uell' 
Anno  1716,  ma  fìccome  il  Duca  fuoSignore  per 
compiacere  alle  iftanze  del  Re  fuddetto ,  ebbe  la 
premura  ,  che ,  prima  di  darlo  fuori ,  lo  comuni- 

D     2  caf- 


5?  Vita  di  Lodovico 

cafTe  allo  ftefro  Leibnlzio ,  che  pure  flava  lavoran- 
do fullo  fteflb  argomento  :  gli  convenne  differirne 
]a  (lampa ,  che  feguì  in  Modena ,  fino  all'  Anno 
fuffcguente  1717.  Anzi  gli  fu  d'uopo  nel  farlo 
imprimere  fervirfi  del  fuo  originale  per  un  timo^ 
re  affai  fondato,  che  quel  Letterato  ,  col  tratte^ 
ner  più  di  un  Anno  in  fue  mani  la  Copia  a  lui 
mandata  del  Tuo  Aianofcritto ,  penfaffe  a  far  ufo 
prima  di  Ini  delle  fue  fcoperte  .  Quella  prima  Par- 
te della  Genealogia  Eftenfe ,  non  men  per  la  no- 
vità del  metodo  ,  che  per  1'  altre  fue  belle  parti , 
venne  applaudita  univerfalmente  da  i  Letterati  ;  e 
r  Abate  Langlet  di  f  resnoy  (  per  tacere  gli  enco- 
mi che  ne  fecero  tant'  altri  Letterati  )  nel  Tomo 
IL  del  Tuo  Metodo  per  ijìudiare  la  ^'mv^  alla  pag. 
357.  dell' Edizion  di  Venezia,  arrivò  fino  ascri- 
vere :  "  Quefto  Libro  può  chiamarfi  un  Capo  d' 
5,  Opera  ;  egli  è  ripieno  di  buone  Notizie  ,  con 
„  una  diligente  e  copiofa  Raccolta  di  Documen- 
„  ti ,  e  potrebbe  fcrvire  d'  Efemplare  a  chi  vuole 
„  fcrivere  la  Storia  delle  Famiglie  „  :  giudizio  ; 
tanto  più  da  apprezzarli,  perchè  ufcito  dalla  pen-.  j 
na  di  un  Letterato  Franzefe .  E  qui  fia  a  me  per- 
meffo  ,  prima  d'inoltrarmi  di  vantaggio,  d' inter^ 
rompere  il  racconto  de  gli  Studj  e  produzioni  del 
Muratori,  e  di  farlo  vedere  in  un  altro  afpetto, 
a  fine  di  mantenere ,  per  quanto  mi  è  poffibile , 
l'ordine  de* i  tempi . 


Cà^ 


Antonio  MUR  ATORt.        53 

CAPITOLO    IV, 

Il  Muratori ,  femplice  Sacerdote ,  ccmincia  e 
fatigarc  pel  bene  fpiritualc  del  Projjìmo . 

ABbiam  finquì  olTervato  il  Dottor  Muratori 
folamente  in  qualità  di  Letterato;  refta  ora 
da  coniìderarlo  come  Ecclefiailico  ,  e  come  Par- 
roco .  Intenzioni  fua  era  ikta  nel  divenir  Sacer- 
dote di  confecrarfi  non  folo  a  Dio ,  ma  d' impie- 
garli ancora  in  iervigio  del  Prolfimo  fecondo  it 
(uo  minilkro  1  quando  fé  glie  ne  folle  prefenrata 
i'occalìone.  Avendo  però,  fin  quando  era  in  Mi- 
lano, impetrata  la  fiicolta  di  minilhare  il  Sacra- 
mento delia  Penitenza  (che  gii  fu  accordata  fen-- 
za  difficultà  ,  benché  non  avelfe  peranche  compiu- 
ti gli  anni  ventifette  ,  da  Monfig.  Giufeppe  Ar- 
chinn  Arcivefcovo  di  quella  Città  ,  attefa  la  co- 
gnizion  che  aveva  della  lua  prudenza  e  fapere  ) 
per  compiacere  alle  Dame  di  Cafa  Borromea  ,  che 
nefideravano  di  averlo  per  Direttore  fpirituale  in 
tempo  di  villeggiatura  :  non  credette  di  doverne 
far  uio  folamente  per  effe  Dame  ]  ma  ne'  giorni 
fcrtivi  (ì  portava  anche  alle  Chiefe  Parrocchiali  di 
que'  Luoghi  ,  ove  iolevano  condurfi  a  villeggiare 
i  Conti  Rorromei ,  per  afcoltar  le  Confeffioni  di 
quegli  abitatori  .  Reltituitofi  pofcia  in  Modena  , 
non  feppe  più  tral^fciar  sì  fanto  efcrcizio  ^  ed  ot- 
tenuta da  Monfig.  Masdoni  l'approvazione  ,  ^ 
diede  a  fervire  in  quel  miniftero  laChiefa  di  San 
Carlo,  e  pofcia  maggiormente  la  Parrocchiale  di 
San  Giorgio  d' effa  Città  ,  impiegando  ivi,  fé  oc- 
correva ,  le  intere  mattine  di  tutte  le  Felle .  Pre- 
k  eziandio  ad  aiutarci  rei iciofifTimi Sacerdoti  del- 

D     q  la 


54        Vita  di  Lodovico 

la  Congregazione  di  effo  San  Carlo  nell'  infegna-» 
re  ad  una  ClafTe  di  Fanciulli  la  Dotrina  CriTlia- 
na  nelle  Domeniche  fra  1'  Anno .  Avrebbe  defi- 
der^to  ancora  di  poter  Ter v ire  a  Dio  e  al  ProfTi- 
uìo  Tuo  nel  facro  impiego  della  Predicazione,  non 
già  per  imitar  quei  facri  Oratori  ,  che  con  Elo- 
quenza sfoggiata  fi  comprano  gli  elogi  dalle  dot- 
te .ed  mtcUigenti  perfone  ,  fenza  poi  effere  intefl 
da  i  più  dell'Uditorio  ;  ma  sì  bene  per  valerfi 
dell'  Eloquenza  Popolare ,  che  fi  fa  intendere  dal 
rozzo  Popolo  ,  e  può  anche  piacere  a  gì'  Ingegni 
iuperion .  Ma  Dio  non  gli  aveva  dato  qucfto  ta^ 
lento .  La  fua  voce  era  fiacca  ,  fenza  quel  fuono 
vigorofo,  che  fortemente  percotendo  gli  orecchi, 
tiene  attenti  gli  uditori  ,  e  fenza  quelle  infieffio- 
ni  di  tuoni  ,  che  fogliono  dilettare  chi  afcolta  . 
Querta  naturale  inabilità  unita  alla  fiicilità  d' in- 
fìammarftgli  la  telLi  per  lo  sforzo  di  accrefcere  la 
voce  ,  gli  fece  deporre  il  pen fiero  di  battere  la 
via  de'  facii  Oratori .  Sì  chiarì  di  quella  fua  ina- 
bilità nel  predicar  che  fece  per  un  Avv«ntoaun 
Monaftero  di  Monache,  prima  d' effere  Parroco . 
E  qui  non  fi  vuol  omettere  un  fatto,  ch'egli  ri- 
feriva fra  le  fue ,  ch'egli  appellava  fcioccaggini . 
Credendo  egli ,  che  dovelfe  baftargli  il  preparare  i 
punti,  e  i  paflfi  di  Scritture  e  di  Santi  Padri,  fe- 
ce la  prima  Predica  intorno  al  Giudizio  finale  » 
Ma  perciocché  non  era  naturalmente  gran  parla- 
tore,  anzi  potea  più  torto  dirfi  nelle  converfazio- 
ni  uomo  di  pjche  parole  ;  ne  s' era  mai  efercita- 
to  a  parlare  a  braccia  :  fi  trovò  affai  intrigato,  ed 
ebbe  gran  pena  a  filare  e  condurre  il  Ragionamen- 
to fino  al  fine .  Malcontento  di  fé  Oeffo  ,  e  pure 
impegnato,  altro  ripiego  non  feppe  trovare  ,  che 
ili  darfi  a  comporre  in  quel  breve  tempo  tutti  i 


Antonio  Muratori.      55 

Ragionamenti  delle  Fefte  dell'  Avvento  ,  e  di  an- 
darli anche  imoarando  a  memoria  ,  tanto  che  fi 
traile  d'impaccio  ,  fenza  voglia  di  più  tornarvi. 
Ma  non  fi  arrelìò  ptr  quefto  ,  anzi  fi  accrebbe 
nel  Muratori  la  brama  d'impivgarfi  in  fervigio 
del  Pr.ìflìmo  .  Rivolfe  pertanto  l'animo  fuo  a  cer- 
car'altre  foggie  di  giovargli  ,  nelle  quali  potefle 
riufcire . 

Non  era  in  Modena  1' ufi/io  di  Vlfiratore    de* 
Carcerati  ,    che    pure    per  fante  ragioni   in  ogni 
bene  regolata  Città    effer   dovrebbe  .    Defiderò  il 
Muratori  quefto  impiego,  e  l'impetrò  dai   Duca 
fuo  Signore  ,  per  defiderio  di  giovar ,  fé  potelfe , 
anche  a  que'  miferabili  ,  tanto  nelle  fegrete,  che  nel- 
le pubbliche  prigioni  ritenuti  ;  e  l' esercito  ezian- 
dio per  anni  parecchi,  tanto  prima,  che  dopo ef- 
fere  divenuto  Parroco.  Suo  ufo  fu  di  vifirarli   fo- 
\en(e  per  confjlarli  ,  e  per  aiutar  con  lim-inoe  i 
neceffirofi  ,  di  afcolrar  le  loro  confeffioni ,  Iptzial- 
mf.nte    allorché    venivano  le  Fefie    primarie  dtlT 
Anno,  e  di   adoperare  prc/To  il  Prmcipe  ,  perchè 
loro  filfe 'diminuita   la   pena  ed  ilgafli^o,  ed  an- 
che perchè  folfero  libirafi   da  quelle  mi'Ierie  ,    fé 
il  dehtto  era  degno  di  perdono .   Invigilava  eiian- 
dio  fopra  i  Carcerieri ,  e  fé  aveffe  trovato  ,  che 
efli  facelfero  cattivo  tratt^imenro,  oinahra  guifa 
mancaifero  al  dovere  ,  calla  carità  verfo  quella  po- 
vera gente,  vi  rimediava.  E  fé  conofceva,  che  i 
Giudici  lalciaffero  languire  i  poveri  prigioni  fenza 
traminarli    per   lun  o  temoo ,  o  non    isbrigaffero 
mai  le  loro  caufe  :  animofamente  andava  a  pero- 
rar per  effi  .  Ma   perchè  quef>o  Ufizio  di  Carità 
non    fuol   piacere  a  chi  profefTa    folamcntc   di  far 
Giuftizia,  né  vuol    rendere  conto  ad  aicuRC  della 
maniera  ,  con  cui  tratta  i  pmeri  Carcerati  :  in  fine 

D    4  il 


^6        Vita   di  Lodovico 

il  Muratori  fé  ne  ritirò,  fenza  che  più  gli  fia fla- 
to dato  alcun  fucceflbre  in  elfo.  Soleva  poi  dire  in 
quefto  ed  altri  fìmili  propofiti  :  Il  Mondo  è  zoppo  , 
e  vuol  camminare  così  ,  e  ghigne  fino  ad  abbonire 
chi  fi  mette  a  farlo  camminar  diritto . 

Venuto  poi  nell'Anno  1712.  il  P.  Paolo  Se- 
gneri  juniore  ,  incomparabile  MiflTionario  della 
Compagnia  di  Gesù ,  a  far  le  facre  MilTioni  nel- 
lo Stato  di  Modena  ,  fu  de'  primi  a  conofcerlo  il 
Muratori  nella  Terra  di  San  Felice,  e,  fatta  a- 
micizia  con  lui  ,  ad  alfifterlo  in  varie  di  quelle 
MilFioni ,  cioè  a  Campo  Galliano ,  Formlgine  , 
Foffalta.,  Fiorano,  e  Rubiera  .  E  perciocché  cono- 
fceva  il  mirabil  frutto,  che  fi  ricavava  dalle  Pre- 
diche, Iltruzioni  ,  e  facre  funzioni  di  quel  buorj 
Keligiofo  ,  tanto  egli  fi  maneggiò  col  Serenifs. 
Sig.  Duca  Rinaldo  ,  che  gli  ottenne  di  venir' a 
farle  nella  ftefìfa  Città  di  Modena.  Saputofì ,  che 
quefto  maneggio  era  flato  fatto  dal  Muratori  , 
grandi  dicerie  fi  udirono  contra  di  lui  da  chi  efa- 
gerava  ,  non  efTerfi  vedute  mai  in  Città  fimili  fee- 
rie di  Pietà  (  e  pure  s' erano  fatte  dal"  medefimo 
P.  Segneri  in  Firenze  ,  Città  tanto  fuperiore  a 
Modena)  e  che  tali  fpettacoli  erano  riferbati  per 
le  genti  rozze  di  campagna  ,  e  non  per  le  Cit- 
tà, dove  tante  Prediche,  tante  Congregazioni ,  e 
tanti  efercizj  di  Pietà  fi  fanno  .  Contuttociò  le 
Miflìoni  furono  fatte  in  Modena  con  infinito  con- 
corfo  di  gente,  con  incrtdibil  compunzione  e  mi- 
glioramento di  coftumi  :  bende  le  mormorazioni 
fi  convertirono  in  benedizioni  e  ringraziamenti 
air  infigne  Servo  del  Signore  ,  e  a  chi  eziandio 
avea  procurata  la  fua  venuta  in  Città  .  Fu  pure 
per  fiiggerimento  del  Muratori  chiimato  eflo  Pa- 
dre in  Modena  neii''  Auiunno   fufleguente  a  dare 


Antonio  Muratori.        57 

gli  Efeixlzj  Spirituali  al  Popolo  ,  e  deftinata  a 
tal  eflèttù  la  gran  Chiefa  di  Santo  Agoliino  :  né 
minore  delle  Sacre  JVjiffioni  fu  il  frutto  ,  che  rica- 
vò da' fuoi  Ragionamenti  quell'ottimo  Religiofo, 
il  quale  in  partendo  pofcia  da  Modena  lafciò  per 
memoria  al  Muratori  il  CrocefìfTo  grande  ,  di 
cui  erafi  fervito  nelle  A'Iillìoni  ,  e  negli  Efer- 
cizj  raedefimi  .  Elfendo  poi  piaciuto  al  Signore 
di  chiamare  a  miglior  vita  il  P.  Segneri  nel  dì 
15.  di  Giugno  dell'Anno  1713.  in  Sinigaglia, 
s' invogliò  torto  il  Muratori  di  fcriverne  la  Vita 
per  far  palefe  al  Pubblico  la  filma  grande  che  di 
lui  avea  ;  ma  non  potè  pofcia  per  alcuni  motivi 
cfeguir  sì  follecitamente  quefio  pio  fuo  difegno, 
come  più  abbaffo  fi  dirà  .  E  le  finquì  defcritte 
furono  le  maniere,  con  cui  eflb  Muratori  fi  ftu- 
dio,  finché  fu  femplice  Sacerdote,  di  proccurare 
per  fé  fieflb  ,  o  per  mezzo  altrui  la  gloria  di 
Dio ,  e  il  bene  fpirituale  del  Proffimo  •  Bramava 
egli  un  campo  più  fpaziofo  per  poter  efercitarvifi  j 
e  Iddio  fra  non  molto  glie  ne  aperfe  1'  adito ,  co- 
me or'  ora  fiam  per  vedere . 

CAPITOLO    V. 

Vìen  conferita  al  Muratori  la  Prepofitum  di  San- 
ta Maria  della  Pompo/a  di  Modena  .  Gran  òent 
fatto  da  lui  a  qucfia  Chiefa  e  Parrocchia  ,  e 
ad  altra  di  Ferrara . 

FIN  quando  11  P.  Segneri  flava  facendo  in 
quefie  parti  le  facre  Mifiioni  ,  afpirava  il 
Muratori  pel  motivo  poc'anzi  accennato  ad  aver 
una  Cura  d'  Anime  ,  come  fi  raccoglie  da  una 
Lettela  da  lui  fgritla  a  quel  Religiofo  .   Efiendo 

per- 


5?  VlTABlLoDOVlCO 

pertanto  mancato  di  vita  nell'  Anno  1715.  il 
Propofto  di  Santa  Maria  delia  Pompifa  di  Mo* 
dena  ,  gli  fu  efibita  quella  Chiefa  Parrocchiale, 
ed  egli  r  accettò  ,  non  già  tratto  dal  defio  delle 
rendite  della  medefìma  ,  che  non  fon  molte,  ma 
sì  bene  per  aver' agio  ,  come  diffi  ,  d'impiegarfi 
maggiormente  in  lerviglo  di  Dio  e  del  Proliìmo 
fuo .  La  prima  cofa  .,  ch'ei  fece  ,  fu  di  provve- 
derla di  (acri  vafi,  ed' arredi  convenevoli,  aven- 
dola trovata  priva  di  tutto  .  Erano  d' ottone  i 
Calici,  lePifTidi,  rOflenforio,  il  Turibolo  .  Tut» 
to  fece  d' argento  ;  e  quattro  furono  i  Calici  di 
quefto  metallo  da  lui  comprati  .  Non  v'  erano 
Pianete  ,  né  Organo ,  né  biancherie  ,  e  né  pure 
armadi  .  Ogni  cofa  fu  da  lui  provveduta'  .  Ne  fi 
contentò  già  egli  di  fare  arre  li  facri  folamente 
ordinarj  \  ma  volle  ,  che  la  f  uà  Spofa  ne  foffe  an- 
che provveduta  di  ricchi  e  maenofi  ;  con  aver 
fatte  Pianete  ricamate  d'oro  e  d'argento,  Pivia- 
le e  Tonicelle  di  Broccato  d'  oro .  Si  accinfe  di- 
poi neir  Anno  appreffo  a  rifabbricar  la  medefima 
Chiefa ,  tutto  a  lue  fpefc  ;  avendola  trovata  po- 
co dilTomigliante  da  un  fenile,  e  minacciante  ru- 
ina .  Duròquafi  tre  anni  eflTa  Fabbrica,  nel  qual 
tempo  egli  ufiziava  nella  Chiefa  de'  Confratelli 
della  Santiftìma  Annunziata  ,  a^  quali  per  dimo- 
ftrarfi  grato  per  l' incomodo  clie  loro  recava ,  fe- 
ce in  elfo  Anno,  e  ne  i  fufTegtìenti  17 18.  e  17 19* 
i  Difcorfi  per  la  Novena  ,  ch'eglino  fono  foliti 
di  fare  nella  lor  Chiefa  in  preparazione  alla  fo- 
lennità  die!  SantifTimo  Natale.  Nel  primo  Anno 
egli  predicò  a  braccia  ,  perché  impegnato  troppa 
tardi .  Cotttuttociò  gli  riufcì  ftflfai  bene  quefta  fia- 
ta ;  con  avere  fcritto  dipoi  ciò  ,  che  gli  era  re- 
fìato  in  mente.  Ma  ne  gli  altri  due  preparò  per 

tera- 


A  N  T  o  N  l'o  M  u  R  A  T  o  R  r  i        59 

tempo  i  Difcorfi;  e  però  quefti  folamente  fi  da- 
ranno un  giorno  alle  ftampe.  Grande  fu  in  tut- 
ti tre  gli  anni  il  concorlo  di  gente  ad  udirlo ,  ed 
altrettanto  fu  il  bene  che  fece  co'  fuoi  Ragiona- 
menti . 

Intanto  eflendo  (lata  finita   effa  Fabbrica  ,    la 
quale  coito  al  Muratori  più  di  due  mila  Zecchi- 
ni ,  e  per  cui  gli  fu  d'  uopo  gravarfi  di  non  pochi 
debiti  ;    egli  tornò  con  fommo  contento  alla  faa 
Chiefa,  che  fra  ìe  fue  pari  era  riufcira  una  delie 
più  vaghe.  Ma  che?  Per  quafi  due  anni  egli  avea 
ientita  vacillante  la  fua  fanità  .  Offervò    egli  (e 
/le  parla  nel  Trattato  deìh  Forza  della  Fnntajia) 
che  in  quefto  tempo  centra  il  fuo  folito  più  non 
fognava  ,  e  fi  perdeva  una  battuta  nel  fuo  polfo 
ad  ogni  tante  battute  .  Egli  non  ne  faceva  con- 
to. Ma  fui  finir  di  Giugno  del   1720.  fu  forpre- 
fo  da  una  pericolofa  e  mortale  infermità ,  per  cut 
gli    fecero    una    fingolare    affiftenTa  i  due  celebri 
iVledici  Ducali  Francelco  Torti  ,  e  Giam-Batifta 
Davini  col  Dottor    Gian  Francefco  Bernardoni  > 
il  quale  avea  fortita  la  Patria  medefima  del  Ado- 
ratori ,  e  fuccedette  poi  al  fecondo    in    quell'  im- 
piego .  La  copiofa  acqua  di  Nocera  ,  che  gli  fe- 
cero bere,  e  il  continuo  copiofo  fudore  depurara- 
no  tutto  il  fuo  fangue  ;    ed  egli  guarito  tornò  a 
fognare  ,    e  trovò  regolato  il  fuo  polfo.  Attribuì 
egli  dipoi  quedi  fconcerti  del  fuo  còrpo  alla  fab- 
brica della  Chiefa  fuddetta  ;  giacché  anche  tutti  i 
fuoi  di  cafa  ebbero  qualche    incomodo  di  falute , 
a  cagion  de  gli  effluvj  della  calce  ,  o  più  proba- 
bilmente de  gli  aliti  fetenti  de' fondamenti  ivi  fat- 
ti dove  erano  putride  materie  e  vecchie  fepolture  . 
E  però  egli  configliava  chi  non  era  ufo  a  limili 
cofe  di  ^uardarfi  da  certe   fabbriche   in  fiti  pu^a* 

ZQÌQQc* 


6o       Vita  di  Lodovico 

zolenti ,  potendo  facilmente  infettare  il  fangue  i  il 
che  continuamente  fuccede  in  chi  abita  in  fui 
paludoiì . 

Ma  non  fu  la  fola  Chiefa  della  Pompofa  di  Mo- 
dena ,  che  provafle  le  beneiìcen2e  del  Propofio 
Muratori  .  Aveva  quelli  ottenuto  nel  medefimo 
tempo,  con  dilpenfa  Pontificia  per  la  pluralità  de 
i  Benefici ,  anche  il  Priorato  di  Santa  Agnefe  di 
Ferrara  (Benefizio  femplice,  tuttoché  Parrocchia- 
le ,  perchè  amminillrato ,  per  quel  che  fpetta  alla 
cura  delle  Anime,  da  un  Vicario,  fatto,  indipen- 
dentemente dal  Priore,  da  quelT  Arcivefcovo  ),  e 
non  minore  di  quella  era  il  bifogno  di  quefV  al- 
tra Chiefa  di  elière  rifarcita  .  Cominciò  egli  dal 
Tetto,  che,  oltre  all'effere  deforme,  perchè  co- 
perto di  cannucdie  fotto  le  tegole  ,  rendeva  umi- 
dillimo  il  pavimento  per  la  molta  acqua  che  tra- 
mandava nello  fquagìiarfi  delle  nevi ,  e  ne  i  groffi 
temporali  della  State  ;  con  averlo  rifatto  tutto  di 
nuovo  (  fpefa  non  picciola  per  elTere  affai  grande 
quella  Chiefa)  ,  e  in  una  maniera  aliai  più  no- 
bile, e  più  ficura .  Fece  dipoi  riedificare  ancora  il 
Pavimento,  con  metterlo  fopra  gli  archi  ,  accioc- 
ché fi  mantenelTe  più  afciutto.  Deformi  erano  e- 
2Ìandio  alcuni  Altari  di  effa  Chiefa  ;  e  a  quelli 
altri  ne  foftituì  il  Muratori  d'affai  buon  guflo  ,  e 
«li  maggiore  ornamento .  Anche  le  fineftre  erano 
per  la  loro  antichità  in  poco  buono  flato  ,  e  que- 
lle pure  furono  da  lui  rifatte  nobilmente,  emeffe 
an  miglior  ordine  l'ultimo  anno  di  fua  vita:  di 
maniera  che  quella  Chiefa  adelfo  può  comparire 
fra  le  altre  Parrocchiali  di  Ferrara  ;  e  laddove  pri- 
ma non  avea  concorfo  fé  non  per  la  Pafqua,  ora 
è  bene  ufiziata  ,  e  frequentata  dal  Popolo  ,  che  non 
Jafcia  di  mandar  mille  benedizioni  a  chi  l'ha  in  sì 

buo- 


AnT  ONIO   MUR  ATORI  .  <5l 

buono  ftato  ridotta  .  Scarfeggiava  ancora  quella  Sa- 
greUia  di  fuppellettili  ed  arredi  facri  ,  e  di  quefti 
i'u  parimente  provveduta  dal  Muratori .  Grandi  ri- 
farcimenti  fece  pure  nella  Cala  Priorale  e  del  Vi- 
cario ,  ficcome  nelle  fabbriche  di  campagna  di  ef- 
lo  Priorato  .  Godeva  in  oltre  il  Muratori  un  al- 
tro Benefizio  femplice  in  Ferrara  ,  eretto  all'  Al- 
tare della  Santifs.  Trinità  in  quella  Chiefa  di  Sant* 
Anna  .  Fu  da  lui  più  di  una  volta  provveduto 
quell'Altare  delle  occorrenti  fuppelietcili ,  con  aver 
anche  riraenb  in  piedi  un  gran  fenile  precipitato 
XìQ  i  Beni  dello  iìcd'o  Benefizio  .  In  'fomma  non 
vi  fu  alcuno  de  ì  Benefizi  Ecclefialìici  ,  goduti  da 
lui ,  cui  non  faceffe  un  gran  bene  j  di  maniera  che 
in  elfi  durerà  per  lungo  tempo  la  memoria  delle 
Tue  beneficen7e  . 

Divenuto  Parroco  ,  attefe  il  Muratori  con  ap- 
plicazione all' efercizio  del  facro  fuo  mini  fiero  .  La 
Chiefa  della  Pompofa  ,  che  dianzi  era  come  al>« 
bandonata  ,  cominciò  da  lì  innanzi  a  fiorire  col 
concorfo  della  gente  alla  frequenza  de  i  Sacra- 
menti .  Stava  egli  con  altri  Sacerdoti  le  mattine 
intere  de  i  giorni  Feftivi  nel  Confeffionale  .  Tut- 
te .le  facre  funzioni  vi  fi  facevano  con  decoro  . 
Non  fi  ufava  per  lo  avanti  in  eifa  la  Dottrina 
Criftiana  ;  anzi  ninno  de  i  Parrochi  della  Città 
era  folito  di  farla,  a  riferva  della  QLiarelìma,  per 
ammettere  i  fanciulli  e  le  fanciulle  alla  Ct^nfeAio- 
ne  ed  alla  Comunione  ;  perchè  tale  incombenza 
refta  appoggiata  a  i  Padri  della  Compagnia  di 
Gesù.  11  Muratori,  confiderato  il  diriito  ,  anzi 
l'obbligo  fuo  ,  cominciò  tofto  a  far  la  Dottrina 
Criftiana  tutte  le  Domeniche  con  gran  concorfo, 
anche  di  perfone  adulte ,  predicando ,  o  fia  popo- 
larmente Spiegando  gì'  infegnamenti  dd  Vangelo  ^ 


6t       Vita  DI  Lodovico 

e  della  Chiefa  Cattolica  .  Tutte  le  Doraeniclié 
ancora  ,  ed  anche  in  altri  giorni ,  occorrendo ,  an- 
dava alla  vi  (ita  di  tutti  i  malati  della  fua  Parroc- 
chia, comporta  di  circa  2500.  Anime  ,  portando 
la  Limofina  a.  tutti  gl'Infermi  Poveri,  de  i  quali 
e(fa  è  abbondante .  Cominciò  fin  d'allora,  e  con- 
tinuò pofcia  finché  vifTe  ,  a  donare  ad  effi  poveri 
infermi  della  fua  Parrocchia ,  ed  anche  poi  a  quei 
dell'  altre  Parrocchie  della  Citta  ,  la  China  Chma  ^ 
ed  altri  medicinali;  con  impegnar  eziandio  alcu- 
ni Medici  a  curarli  nelle  loro  infermità  .  Porta- 
va per  lo  pih  da  .per  sé  il  Viatico  a  gì'  Infermi  ^ 
e  non  ricufava  ,  ricercato  ,  di  afcoltar  le  loro  Con- 
feffionij'ed  anche  di  afififterli  a  fare  il  gran  paf- 
faggio  all'Eternità.  Amminiftrava  eziandio  il  più 
delle  volte  i  Sacramenti  del  Battefimo  e  Matri- 
monio; e  finché  fi  trovò  affai  robufto  di  forze  , 
non  mancò  di  comunicare  per  la  Pafqua  di  Ri- 
furrezione  il  numerofo  fuo  Popolo . 

Oltre  a  i  molti  Poveri ,  trovò  eziandio  il  Mu- 
ratori nella  fua  Parrocchia  non  poche  femmine 
da  partito .  Si  fiudiò  fulle  prime  d' indurle  ,  con 
amorevoli  elortazioni ,  e  con  negar  loro  i  Sacra- 
menti j  a  defuiere  dal  mal  fare  ;  e  con  alcune.gli 
riufcì .  Avrebbe  defiderato  di  poter  cacciar  via  dalla 
fuaPaiToccbia  le  incorreggibili';  ma  effendo  alcu- 
fie  delie  fue  contrade  desinate  ad  albergare  sì  fatta 
genìa  di  femmine ,  gli  convenne  tollerarle  ;  con 
aver  nondimicno  ottenuto  dal  Principe  un  Edit- 
to ,  che  pon  potcUero  fiar  nelle  Ofterie  e  nelle 
Bettole ,  e  che  folie  dato  il  bando  dalla  Città  al- 
k  più  proftitute  e  fcandalofe  ,  e  a  quelle  maffi- 
jnamente  ,  che  efercitavano  l'infame  mefìicro  del 
Jluffianefim'-'  .  Proccurò  in  oltfe  ,  eh»  foffe  mu- 
tato li  nome  a  una  di  effe  contrade,  cioè  a  quel- 


Antonio  MuRATORt.       6^ 

la  che  mette  capo  in  vicinanza  della Chiefa  dell 
Annunziata  ,  ed  ora  chiamafi  la  contrada  della 
Croce .  Sul  nfltifo  poi  del  grave  pericolo  ,  cui  ef- 
ponevano  la  loro  onellà  le  Donne ,  e  fpecialmen- 
te  le  Zittelle  ,  che  ,  adelcate  da  un  vii  guadagno  j 
fi  lakiavano  condurre  a  ballare  in  certi  Luoghi 
pubblici  nel  Carnovale  ;  fece  il  Propofto  Murato- 
ri proibire  limili  bagordi  ^  con  donar  anche  qual- 
che (omma  di  danaro  a  quelle  della  fua  Parroc- 
chia ,  che  fi  querelarono  con  lui  di  aver  loro  fat- 
to perdere  quel  miferabile  guadagno.  Vegliò  mai 
fempre ,  perche  non  nafceifero  nife  edifcordie  fra 
i  fuoi  Parrocchiani  ,  e  maflìmaratnre  fra'  Conju-' 
gati  ;  e  (e  talvolta  non  era  in  tempo  d'impedir- 
Je ,  proccurava  tolto  di  (opirle,  edi  rilìabilirefra 
elfi  la  buona  armonia  .  Niuna  in  fomma  lalciò 
indietro  di  quelle  patti  ,  che  convengono  a  un 
buon  Paftore  ,  sì  per  ciò  che  riguarda  1'  onor  di 
Dio  ,  come  per  proccurar  tutto  il  bene  poifibile 
del  gregge  alla  fua  cura  cotrmelfo. 

CAPITOLO     VL 

Il  Muratori  mfìituifce  gli  Efercizj  Spirituali  per 
gli  Ecclcfiajiici  nella  fm  Chiefa  ,  e  fa  infegna^ 
re  il  Capito  fermo  aCherici. 

OBbligo  precifo  del  noilro  Propofto  farebbe 
(lato  di  attender  folamente  al  governo  del- 
la fua  Parrocchia  ;  ma  egli  tutto  pieno  di  Carità 
non  fi  contentò  fol  di  quello  ,  e  pensò  nel  me- 
defimo  tempo  a  giovare  anche  ad  altri  .  E  per- 
ciocché parve  a  lui  eflere  da  defiderare  ,  che  in 
ogni  Città  fi  trovaffe  ,  chi  iihuiffe  non  folamen- 
te i  Chetici  ,  ma  anche  i  Sacerdoti  lìeffi  de  gli 

ob- 


164        Vita  di  Lodovico 

obblighi  e  doveri  particolari  del  facro  lor  mini- 
ftero,  tanto  per  ben  regolare  la  lor  vita,  quanto 
per  fapere  i  Riti  del  culto  divino,  e  ciò  che  con- 
venga o  difconveng^  a  chi  è  entrato  nella  forte 
del  Signore  ;  giacché  da  gli  ordinar)  Predicatori 
della  parola  di  Dio  non  fi  pofTono ,  fenza  perico- 
lo di  mal  effetto  ne'  Secolari ,  toccare  le  infermi- 
tà e  piaghe  de  gli  Ecclcfiaftici  :  egli  iftituì  g|i 
EfercizJ  de  gli  Ecclcftaftici  fteflfi ,  che  non  man- 
cano in  altre  Città ,  ma  de'  quali  priva  era  Mo- 
dena .  Era  dunque  invitato  il  Clero  folo  la  fera 
delle  prime  e  terze  Domeniche  di  Novembre,  e 
de'  cinque  fuffeguenti  mefi ,  alla  Cbiefa  della  Pom- 
pofa .  Con  una  Laude  fatta  appolta  intorno  a  i 
doveri  di  chi  fi  confacri  all'  Altare  di  Dio ,  che 
era  cantata  a  due  cori  ,  fi  dava  principio  alla 
pia  funzione  :  dopo  la  quale  il  Muratori ,  o  uno 
c5e  i  Sacerdoti  da  lui  eletti  ,  recitava  un  Ragio- 
namento intorno  alle  varie  ifpezioni  ^el  vivere 
delle  perfone  Ecclefiatliche  ,  intorno  alla  fanta 
Meda,  e  all'altre  facre  funzioni  .  Pofcia  fi  can- 
tava a  Canto  fermo  figurato  il  Salmo  Quam  di' 
letla  tabcrnacula ,  con  alcune  Preci ,  nel  qual  tem- 
po fi  faceva  T  Erpofizione  del  Venerabile  ,  colla 
cui  Benedizione  terminava  pofcia  la  pia  adunan- 
za .  Gran  concorfo  vi  fu  fui  principio  ,  ma  ne' 
varj  anni  ne' quali  fi  continuò  quefto  Iftituto,  an- 
dò fempre  calando  la  gente  ;  giacché  chi  avrebbe 
potuto  e  dovuto  ,  niun  braccio  ed  animo  contri- 
buiva all'  imprefa  ,  di  maniera  che  fu  neceffario 
dismettere  ciò  ,  che  per  più  ragioni  avrebbe  do- 
vuto durar  fempre . 

Credette  ancora  il  Propofio  Muratori  utile  e 
decorofo  per  gli  Ecclefiafiici  l'imparare  il  Canto 
fermo  ,    Però  a  fue    fpefe  condulfe  un  JVlaeftro, 

che 


Antonio  Muratori.      65 

clie  r  infegnaffe  nella  fua  Chiefa  ne  i  Giovedì  fra 
l'Anno,  e  con  pubblico  Invito  proccurò  di  tirar- 
vi i  giovani  Chcrici ,  con  aver  anche  provveduti 
loro  i  Libri  necelTarj  ,  perchè  poteffero  ftudiarlo 
a  cafa  .  Ma  prefto  s'avvide  y  che  fenza  argani 
maggiori  non  fi  può  muovere  la  negligenza  e  la 
non  curanza  de  gli  uomini;  e  però  non  pafsò  un' 
anno ,  che  niun  più  comparve  a  procacciarfi  que- 
flo  Ecclefiaftlco  ornamento . 

CAPITOLO    VII. 

Il  Muratori  Parroco  fi  d'ifiìngue  colla  Liberalità 
verfo  t  Poveri ,  iyi  follievo  de  i  quali  iflituifce 
la  Compagnia  della  Carità  ,  e  proccura  V  erezio- 
ne di  un  Monte  di  Petà  , 

MA  quello  in  che  fpecialmente  fi  efercitò  iì 
buon  cuore  del  Muratori  ,    dopo   di  aver 
prefa  Cura  d'  Anime  ,  fu  1'  Amore  verfo  i  Pove- 
ri '.  Aveva  egli  già    cominciato    ad  effere  liberale 
verfo  di  loro  fin  quando  era  in  Milano,  cioèfu- 
bito  che  fi  trovò  aver  danari  al  fuo  fervigio  ,   e 
continuò  poi  fempre ,  finché  ville ,  ad  effer  tale . 
Da  quella  Citta  fpingeva  ogni  anno  fiaoaVigno- 
la ,  fua  Patria ,  hmofine  di  qualche  confiderazio- 
ne  ad  alcune  povere  pcrfone  ,  e  le  mantenne  poi 
loro ,  finché  refiarono  in  vita .  Ritornato  in  Mo- 
dena ebbe  per  coftume  di  far  diftribuire  ogni  gior- 
no full'  ora  del  mezzodì    alla    porta  di  fua  abita- 
zione qualche  limofina  in  danaro  a  tutti  i  Pove- 
relli di  quel  contorno  ,    e  di  farla    anche  paffeg- 
giando  per  Città  a  chiunque    glie    la  chiedeva  . 
Dopo  poi  d'  elTere  fiato  fatto  Parroco ,  oltre  alle 
limofine  ,   che  in  tutte  le  Domeniche  portava  a 

E  gì' 


66       Vi  ta    di   Lodovico 

gì*  Infermi ,  ficcome  accennammo  di  fopra ,  grof- 
fe  fomme  dirpenTava  fra  l'Anno  a  gli  altri  pove- 
ri della  (uà  Parrocchia ,  verfo  de  i  quali  slargava 
egli  maggiormente  la  mano  nel  Verno  ,  perchè 
dicea ,  che  conveniva  aiutarli  allora  a  cacciarfi  d' 
attorno  il  freddo ,  ed  a  cavarfi  la  fame  .  Fu  an- 
che   folito   di    fomminiftrare    a  i    pili    neceflìtofl 
coperte,  lenzuola-,  e  pagliericci,  perchè  potelT'ero 
meglio  difenderfi  in  letto  dal  rigor  della  ftagione  : 
al  qual  effetto  teneva  fempre  in  cafa  qualche  prov- 
vifione    delle    fuddette    robe  ;    e  trovatine    per  le 
llrade  de  i  mal  veftiti  ,  li  provvedeva  di  veUi  :  'il 
che  praticò  egli  fpezialmente  con    alcune  Zittelle 
di  buon  garbo  per  levarle  dal  pericolofo    meftier 
del  quertuare ,  e  metterle  a  fervir  in    qualche  ca- 
fa .    Talvolta   ancora   effendofi    incontrato   nella 
cruda    (lagione    in    alcuni    Quefluanti  ,    che    in- 
terrizziti    dal    freddo    non    potevano    rizzarfi    in 
piedi    per    condurfi    alle    cafe    loro  :    fé  li    facea 
portare  a  cafa  da  qualche  facchino  ,    e  dopo  che 
fi  erano  ben  bene  rifcaldati  al  fuoco  ,  faceva  lor 
parte  delle  vivande  della  fua  menfa  ,    e  pofcia  li 
licenziava  con  qualche  limofina  .  Rincrefceva  poi 
molto  al  noftro Propofto  il  ricever  vifite  nell'ore 
da  lui  desinate  per  lo  ftudio  ;    ma  fé  fi  trattava 
di  Poverelli ,  che  ricorreffero  a  lui  per  qualche  li- 
mofina ,  o  per  qualche  affare  ,  non  aveva  difficul- 
tà  veruna  di  fpendere  quell'oremedefìme  in  afcol- 
tarli  ;    anzi    tante    volte  fi  levava  dalla  menfa  » 
tìiafifime  in  tempo  d'inverno,  per   fentire,  che  co- 
fa  loro  occorreva,  acciocché  non  aveffero  effi  da. 
ftare  a  patir  freddo  per  le  fcale  nell'  afpettar ,  eh* 
egli  finiffe  il  pranzo  .    Per  folo  amore  ancora  d' 
effi  Poveri  prefe  nel  Trattato  della  Regolata  Di- 
vozione  a  dimofirar   la   neceffità    di  diminuire  il 

nume- 


Antonio  Muratori.      6f 

humero  delle  Fefte  di  precetto  ,  e  ad  impugnare 
dipoi  il  fentimento  contrario  dell' Eminentifs.  (^ae- 
rini ,  come  vedremo  nel  Gap.  IX.  §.  VII. 

Né  ai  foli  Poveri    della    iua  Parrocchia    fi  re- 
ftringeva  la  Liberalità  del  nodro  Propofto  .  Par- 
tecipavano tante  volte  delle  benefiche  fue  rugiade 
divcrfi  Poveri  ancora    d'  altre  Parrocchie  ,    e  per 
fino  i  birbanti  foreftieri .  Imperciocché  ,    elTendo 
egli  in    concetto  di  un    gran  Limofmiere  ,    tutti 
facevano  a  lui  ricorfo  ,  fperando  d'ottener  qualche 
caritativo  fuilìdio ,  come  in  fatti  accadeva  ;    non 
avendo  egli  mai  laputo  negar  la  limofina  ad   al- 
cuno .  Ricorrevano  a  lui  alle  volte  perfone    civi- 
li,  in  gravi  anguftie  dalla  povertà  ridotte  ;  e  per- 
chè il  loro  bifogno  era  di  iomme  di  qualche    ri- 
lievo, fion  fi  attentavano  a  chiedergliele    per  li-< 
mofina,  ma  le  chiedevano  a  titolo  di  prelìito  .  S\ 
moveva  per  lo  più  a  compiacerle ,  m.a  fenza  cer- 
car  mai  più  la  relìituzione  di  quelle  t^i  fomme 
fomminiftrate  loro  ;  protellandofi  poi  coMimeftici 
di  fua  maggior  confidenza  di  aver  avuto  intenzio- 
ne di  loro  donarle  per  Carità.  Creò  egli  una  vol- 
ta un  Cenfo  di   fomma  aflai  confiderabile  contro 
una  perfona  ,    che  le  vicende  del   Mondo  ridotta 
aveano  in  povero  (lato.  Non  la  inquietò  mai  per 
li  frutti ,  quantunque  col  farle  fequeftrar  le  rendi- 
te d'un  fuo  podere  avefìfe  potuto  effer  foddisfattos 
Erano  perciò    efii    frutti    arrivati  ad  uguagliar  il 
capitale  .  Si  dichiarò  più  volte  co'  fuoi  di  cafa  ) 
che  nel  comprar    quel  Cenfo    intenzion    fua    era 
fìata  di  fare  una  Limofina ,  e  tale  in  fatti  volle 
che  foffej  perché  in  un  Codicillo    da  lui  fatto  l' 
Anno  precedente  alla  fua  morte  le  rimife    1'  uno 
e  r  altro  debito .  Per  conto  poi  de  i  Poveri  fortf- 
ftieri ,  tuttoché  non  li  vedeffe  volentieri  a  quefiuat 
E     1  per 


(58        Vita    di    Lodovico 

per  Città  ,  anzi  T  àvefle  fatto  ]or  proibire  con 
Editto  del  Principe,  affinchè  non  Jevaffero  le  li- 
mofine  iC  Poveri  Cittadini  :  pure  fé  talun  d' effi 
gli  fi  prefentava  alla  cafa  fotto  pretefto  di  fargli 
i  faluti  di  qualche  Letterato  ,  ma  in  (oilanza  per 
chiedergli  qualche  caritatevole  fuffidio ,  non  aveva 
il  coraggio  di  negarglielo . 

Diffi  ,    che  la  Liberalità  del  Muratori  verfo  i 
Poveri  non  fu  riftretta  folamente  a  quei  della  fua 
Cura ,  ma  che  ne  participavano  anche  quei  dell' 
altre  Parrocchie  ;  anzi  io  doveva  aggiugnere ,  che 
fi  ftefe  eziandio  talvolta  a  i  Poveri    d'altri  Luo- 
ghi e  Città  .  Riceveva  non  rade  volte  Lettere  di 
perfone  lontane  ,    che  gli  chiedevano  Limofina  . 
Non  nego  mai  rifpofta  ad  alcuno ,  e  venne  que- 
fìa  fempre   accompagnata  da  qualche    quantità  di 
danaro.  Ma  più  d'ogni  altro  provarono  gli  effet- 
ti della  fua  Beneficenza  due  Zittelle  di  Ferrara  . 
Era  mancata  di  vita  in  quella  Città  la  perfona, 
di  cui  fervivafi  il  noftro  Propofto  per  efigere    le 
rendite  de'  Benefizi  Ecclefiaftici ,  che  colà  godeva  ; 
e  quando  fi  venne  a  i  conti  fi  trovò ,  che  aveva 
lafciato  un  debito  di  trecento  e  più  Scudi  Roma- 
ni .  Avrebbe  potuto  il  Muratori  venir  foddisfatto 
interamente  del  fuo  credito,  feavefie  fatto  ricor- 
ìo  alla  Giuftizia;  ma  avendo  intefo  ,   che  fareb- 
bero pofcia  re  (late  indotate  due  Figlie  del  defun- 
to: tanto  baftò,  perchè  ne  rimettefle  loro  dugen- 
to,  acciocché  aveffero  con  che  coftituirfi  la  dote 
in  cafo  di  maritarfi  . 

Mentre  il  noftro  Propofto  faceva  godere  in  que- 
fte  ed  altre  guifc  a  i  Poveri  gli  effetti  della  gran^ 
de  fua  Carità,  quefta  lo  ftimolavaafar  cofe  mag- 
giori ,  cioè  a  procacciar  loro  i  mezzi  da  poter'  ef- 
lere  fovvenuti  anche  ne' tempi  futuri.  Iflituì  pert 

tan» 


Antonio  Muratori.      6(} 

tanto  nell'Anno  1721.  nella  Chiefa  della  Pom- 
pofa  la  Compagnia  della  Carità ,  le  cui  limofine 
s' impicgaflero ,  non  già  in  mantenere  birbanti  e 
queftuanti ,  perchè  quefti  ordinariamente  fi  guada- 
gnano il  vitto  ;  ma  in  proccurare ,  per  quanto  fi 
poteflfe  ,  che  tanti  e  tanti  non  divenifìfero  que- 
fìuanti .  L'  oggetto  dunque  d'  efla  Compagnia  era 
di  aiutar  le  povere  vedove  ,  ed  altre  miferabili 
perfone  ,  acciocché  applicaflero  i  lor  figliuoli  a 
qualche  mefiiere ,  onde  guadagnarfi  il  pane ,  itn' 
za  che  avefiero  a  limofinare  il  vitto  per  le  Chie- 
fe  e  Contrade .  Era  egli  perfuafo ,  che  i  Fanciulli 
abbandonati  alla  dolce  profeffion  del  queftuare  , 
fenza  freno  alcuno ,  e  converfando  per  lo  più  con 
altri  pieni  di  vizj  ,  ed  avvezzi  a  non  faticare  , 
diventavano  in  fine  Ladri ,  o  Giocatori  ,  o  pure 
per  altre  iniquità  fi  tiravano  addoffo  i  gaftighi 
dell'  umana  Giuftizia .  Le  Fanciulle  poi ,  alfaggia- 
ta  una  sì  facil  maniera  di  vivere ,  efpofie  alle  in- 
folenze  di  fatti  odi  parole  de' cattivi,  teneva  quafi 
perirapoffibile,  che  non  diventaffero  vittime  dell' 
impudicizia  .  Però  ad  impedire  sì  fatti  difordini 
della  Povertà  indirizzò  le  mire  d'  efifa  Compagnia  > 
giacché  r  altre  Opere  Pie  della  Città ,  dove  fi  ri- 
cevono Fanciulli  e  Fanciulle  in  educazione ,  non 
potevano  fupplire  al  bifogno  della  popolazione  del- 
la  medefima  .  Similmente  diede  per  oggetto  alla 
Compagnia  il  foccorfo  de'  miferabili  Infermi ,  fìan- 
te  che  il  pubblico  Spedale  era  aflfai  lontana  dal 
poter  raccogliere  la  copia  d'  elfi  ,  maffimamente 
in  certe  fiagioni  .  Fondata  efia  Compagnia ,  fece 
per  vari  anni  da  valenti  facri  Oratori  ,  condotti 
da  lui ,  predicare  nel  Duomo  i  pregi  della  Cari- 
tà verfo  i  Poveri  ,  e  fpiegar  fopra  ciò  gli  obbli- 
ghi de'  Criftiani ,  e  il  merito  grande  della  Limo- 
E    3  fin» . 


fo         Vita    bi   Lodovico 

fina  .  Pubblicò  eziandio  nell'Anno  1729,  colle  ftam-- 
pe  di  Modena  un  Trattato  in  4^.  della  Carità 
Crijìiana  in  quanto  è  Amore  del  Proffìmo  ,  che 
fu  ricevuto  con  molto  plaufo  da  i  buoni  ,  e  ri- 
ftampato  pofcla  diverfe  volte  in  Venezia  ,  ed  an- 
che tradotto  in  Franzefe  dal  Sign.  de  Vergy ,  e 
dato  alle  rtatnpe  in  Parigi  nel  1745.  Prima  di  dar 
fuori  quefto  Libro  defiderò  il  Muratori  d' averne 
r  approvazione  da  Roma  .  Lo  rivide  il  P.  Maetkp 
del  facro  Palazzo  ;  ma  mentre  ctii  doveva  ricu- 
perarlo dalle  Tue  mani  ,  portatoli  in  villa  ,  tardò 
a  riceverlo ,  avutane  notizia  Monfìg.  Fontanini , 
tal  rumore  fece  egli  con  elfo  ReverendilTimo  Pa- 
dre, che  l'atterrì  ,  &  indulfe  a  flracciare  il  già 
fatto  Imprimatur  .  E  quella  fu  poi  la  cagione  , 
che  il  noftro  Propoito  cercafTe  1'  approvazione  d' 
effa  Opera  da  alcuni  infigni  Teologi ,  uno  de'qua- 
li  fu  poi  Cardinale  ,  cioè  il  P.  Maeftro  Lodovico 
Gotti ,  prima  di  (lamparla  .  Nel  fine  d'  eflo  Trat- 
tato fi  veggono  le  tre  Prediche  recitate  in  Mo- 
dena dall'Abate  Francefco  Badia,  eloquentidìmo 
Oratore,  in  occafione  che  fi  pubblicò  l'iflituzione 
della  Compagnia  della  Carità . 

Quanto  poi  il  Muratori  defiderò  ,  che  altri  fi 
moitralTero  liberali  a  quella  Compagnia  ,  col  far 
inculcare  dal  pergamo  la  necefiìtà  e  il  merito  di 
fovvenire  i  Poverelli  ,  e  colla  pubblicazione  del 
Trattato  fuddetto  ;  altrettanto  proccurò  di  farle 
del  bene  donandole  ogni  anno ,  finché  viffe,  con- 
fiderabili  fomme  o  in  contanti  ,  o  in  Cenfi  ,  o 
in  Cafe  da  lui  comprate  ,  con  averle  anche  la- 
fciato  in  morte  un  Legato  di  dugento  Doble  . 
Egli  impiegava  in  effe  donazioni  le  rendite  de' 
Benefizi  Ecclefiaftici  ,  che  godeva  ,  e  tutto  ciò 
«he  gl'i  fruttavano  k Dediche  d^ik  fu? Opere.  E 


Antonio  Muratori.      71 

perchè  volle ,  così  configliato  da  gli  Amici ,  con- 
lervare  per  una  memoria  a  gli  Eredi  Tuoi  Ja  Col- 
Jana  d'  oro  regalatagli  dall'  Imperador  Carlo  VI. 
per  la  Dedica  del  Libro  fuddetto  ÒQÌhCarhà  :  la 
fece  flimare,  e  puntualmente  ne  sborso  il  valore 
alla  diletta  Tua  Compagnia  .  Fatti  poi  li  conti  dì 
tutto  ciò  che  le  ha  donato  ,  fi  vede  afcendere  la 
fomma  acentottomille  lire  di  Modena,  che  for- 
paflTano  due  mila  Doble.  Nulla  mai  procacciò  di 
iafciti  alla  fua  Chiefa  ,  e  molto  meno  per  lui  . 
A  chi  non  avea  Figli  o  Parenti  proffimi ,  confi- 
gìiava  il  lafciare  a' Poveri .  In  tal  maniera  la  Com- 
pagnia formò  un  competente  (lato  ,  ed  ora  con- 
tinua a  dilpenfar  le  fue  rendite  in  benefizio  de' 
fuddetti  determinati  Poverelli ,  e  fono  ben  dugen- 
to  quei,  tra  Orfani,  Vedove,  e  perfone  inabili, 
che  da  lei  ricevono  un  luffidio  menfale  ,  fenw 
contare  gl'Infermi  della  Città,  a' quali  pure  fi  di- 
ftribuifce  ogni  mefe  certa  limofina  ;  e  i  cento  Zec- 
chini ,  che  ogni  anno  fomminifira  al  nuovo  Spe- 
dale . 

Siccome  poi  niuna  cofa  più  grata  a  lui  far  fi 
potea,  che  iuggerendogli  le  occafioni  di  far  del 
bene  a  i  Poveri  ,  così  niun'  altra  maggiormente 
il  rallegrava,  quanto  l'intendere  ,  che  ci  foflero 
perfone  limofiniere  ,  e  che  lafciati  fofiero  ad  effi 
Poveri  ,  ed  all'  Opere  Pie  della  Città  pingui  le- 
gati .  Benediceva  egli  allora  il  Signore,  che  avef- 
fe  mofib  l'animo  di  quelle  perfone  a  far  del  bene 
a  i  Poverelli ,  e  fempre  più  era  contento  d' aver 
comporto  il  Trattato  della  Carità  Crijliana  ,  e  di 
avere  più  volte  fatti  annunciare  da  valenti  Ora- 
tpri  nella  Cattedrale  di  Modena  i  pregi  efimii  della 
Carità  verfo  i  Poveri  j  figurandofi  ,  che  i  femi 
£    4  della 


72        Vita  DI  Lodovico 

della  Divina  parola  allora  fparfi ,  avefifero  prodof 
to  quel  buon  frutto  nel  cuor  de  i  fedeli . 

Ma  fé  grande  era  la  premura  del  Propofto  Mu- 
ratori pel  foccorfo  de  i  veri  Poveri ,  minore  non 
fu  Fabborrimento  fuo  a  i  falfi  ,  cioè  a  coloro  , 
che  adulti  godendo  forze  e  fanita ,  con  che  poterfi 
guadagnare  il  pane  ,  fi  buttano  alla  poltroneria 
del  mendicare .  Per  porre  qualche  rimedio  a  que- 
llo, ottenne  dal  Sereni  fs.  Sig.  Duca  Rinaldo ,  che 
fo{fe  permefTo  a  i  Deputati  della  fua  Compagnia 
di  meglio  regolare  i  Queftuanti ,  e  di  gaftigar  an- 
che i  Figli  difcoli,  fé  ne  aveffero  fatta  iftanza  i 
lor  Superiori  .  Pertanto  eflendofi  provveduto  a  i 
Fanciulli  e  Fanciulle,  né  reftando  mezzi  alla  Com- 
pagnia di  ritirar  dal  queftuare  anche  gli  adulti  :  fi 
ordinò  ,  che  chiunque  pretendeffe  di  limofinare  , 
iì  prefentaffe  alla  Congregazione  di  efii  Deputa- 
ti ,  per  far  conofcere ,  fé  avea  giufto  titolo  di  pub- 
blicamente cercar  limofina  .  A  tutti  i  vecchj ,  fior- 
pi ,  ciechi,  e  mal  conci  di  fanità  &c.  fi  dava  un 
fegno  da  portare  appefo  al  collo ,  per  cui  compa- 
riva permeffo  loro  il  queftuare  •  Gli  altri  ,  che 
non  erano  approvati ,  né  portavano  il  fegno  ,  fé 
ofavano  di  far  quel  meftiere  ,  vi  erano  efecutori 
deftinati ,  che  li  metteano  in  prigione  ,  ove  fta- 
vano  per  tre  giorni  a  pane  ed  acqua  ,  ed  ufciva- 
no  poi  fenza  fpefa  alcuna .  Fu  cagione  quefio  ri- 
piego ,  che  molti  e  molte  fi  riduceffero  a  lavora- 
re ,  con  benedir  poi  il  rigore  praticato  con  loro , 
che  gli  aveva  tolti  da  quella  fordida  e  poltrone- 
fca  vita.  Era  in  oltre  ad  efli  Poveri  approvati 
vietato  il  poter  quefiuare  nelle  Chiefe  ,  dovendo 
eflì  (lare  alle  porte ,  o  fuori  o  dentro ,  fecondo  le 
fìagioni  5  e  giacché  a  nulla  avea   fervilo  l'aver 

più 


Antonio  MuR  ATORi,      75 

pÌLi  volte  fatto  predicare,  ed  anche  pubblicare  in 
iftampa  l'ordine  de  i  fommi  Pontefici  ,  di  non 
permettere  limofinanti  ne  i  facri  Templi  ,  e  1* 
aver  fatto  pregare  il  Popolo  di  non  dar  limofine 
fé  non  alle  porte  :  chi  contraveniva ,  era  fottopo- 
fto  alla  pena  fuddetta  della  breve  prigionia .  Mol- 
te perciò  furono  le  benedizioni  date  a  un  tal  re- 
golamento ,  potendo  allora  la  gente  attendere  con 
tutta  quiete  alle  lor  divozioni  nelle  Chiefe ,  fen- 
za  effere  continuamente  moleftati  dall'  importuni- 
tà de  i  Poveri .  Le  fpefe  occorrenti  per  far  fufìfi- 
ftere  quello  regolamento ,  erano  tutte  a  carico  del 
Muratori.  Avendo  poi  le  due  ultime  Guerre  fcon- 
certato  non  poco  quefto  buon  ordine,  la  provvi- 
denza del  Sereni fs.  Sig.  Duca  regnante  l' ha  fatto 
di  nuovo  mettere  in  oflervanza . 

Dopo  di  aver  il  noflro  Propofto  efficacemente 
promolTo  il  fovvcnimento  de  i  Poveri  coli'  iftitui- 
re  la  fua  Compagnia ,  1'  ardente  fua  Carità  il  fe- 
ce penfare  a  proccurar  loro  un  altro  gran  bene- 
fìzio .  Per  cagion  delle  guerre  ,  e  d' altre  umane 
vicende  erano  eftenuati  non  poco  i  Monti  pii  da 
pegni  della  Città  di  Modena ,  con  dovere  perciò 
iCriftiani  ricorrere  a  i  gravofifiìmi  de  gli  Ebrei. 
Riflettendo  a  quefto  grave  difordine  il  Muratori , 
tanto  fi  affaticò  ,  che  fece  indurre  Antonio  Pa- 
varotti  pio  Cittadino  di  Modena ,  privo  di  prof- 
fimi  Parenti ,  a  desinare  la  fua  Eredità  per  fon- 
dare un  Monte  di  Pietà ,  che  col  tempo  diverrà 
fortiflìmo ,  perchè  d' anno  in  anno  crefcerà  il  fuo 
Capitale  ,  col  colare  in  eflb  tutte  le  rendite  an- 
nue della  medefima  Eredità ,  di  cui  e  del  Mon- 
te ftelfo  effer  dovea  amminiftratrice  la  Compagnia 
della  Carità.  Eflendofi  poi  fatto  un  fufficiente  cu- 
mulo di  effe  rendite  dopo  la  morte  di  una  Sorel- 
la 


74         Vita    di  Lodovico 

ia  del  fuddetto  Pavarotti ,  che  n'  era  urufruttuaria  , 
finché  vivea,  fu  aperto  quèfto  Monte  nell'Anno 
174Ó.  e  il  Muratori  volle  anch'elio  concorrere  ad 
accrefcerne  il  fondo,  contribuendovi  del  fuo  cin- 
que mila  lire  di  Modena,  o  fia  cento  Doble .  Sic- 
come poi  nei  proccurare  l' erezion  di  quefto  Mon- 
te ,  altro  non  ebbe  in  veduta ,  che  il  vantaggio  de 
i  Poveri  ,  così  nell'  aprirlo  fece  ihbilir  la  maf- 
lìma  ,  che  fi  preftaffe  ad  efTì  il  danaro  fenza  pren- 
dere alcuno  frutto:  vantaggio,  che  diverrà  Tempre 
più  grande  a  mifura,  che  crefccranno  le  forze  di 
€flb  Monte,  perchè  fi  potranno  fomminiftrar  loro 
fbmme  maggiori ,  fenza  che  abbiano  da  foggiacere 
alle  eforbitanti  ufure  de  gli  Ebrei . 

Prima  di  chiudere  quefto  Capitolo  ,  fi  vuol' 
offervare  ,  che  ,  mettendo  infierae  le  fpefe  fatte 
dal  Muratori  tanto  nella  fabbrica  della  fua  Chie- 
la  ,  e  nel  provvederla  di  vafi  ed  arredi  facri  ,  quan- 
to nei  riftaurare  quella  di  S.  Agnefe  di  Ferra- 
ra ,  nel  dotare  la  Compagnia  della  Carità ,  e  nel 
fare  tutt'  altro  da  noi  accennato  di  fopra  ,  fenza 
contar  le  copiofe  limofine  da  lui  fatte  infegreto; 
aliai  maggiore  comparifce  la  fomma  di  quel  che 
fieno  Hate  le  rendite  da  lui  percette  da  i  fuoi  Be- 
lìefìzj  Ecclefiaftici  ;  e  eh' egli  vi  ha  impiegate  grof- 
fe  fomme  del  proprio  .  Era  fommamente  gelofo 
d' offervare  in  quella  parte  i  facri  Canoni  ;  con 
efferfi  proteftato  più  volte  co  i  Nipoti ,  che  feco 
abitavano,  di  non  volere  accumular  per  effi  por- 
zione alcuna  di  rendite  Ecclefiaftiche,  anzi  vole- 
re per  un  atto  di  gratitudine  al  Signore  Iddio  , 
da  cui  era  fiato  cotanto  beneficato,  che  una  par- 
te ancora  delle  fue  proprie  entrate  fervifie  al  fol- 
iievo  de  i  Poveri . 

Ritenne  il  Muratori  la  Chitfa   della  Pompofa 

fino 


A  N  T  ONIO   MUR  A  TO  R  I  .        75 

iìno  air  Anno  1793.  fenza  che  le  occupazioni  Tue 
Letterarie  pregiudicafTero  punto  a  i  doveri  di  Par- 
roco 5  avendo  egli  laputo  ben' accordare  infieme 
lo  ftudio  delle  Lettere  coli'  elercizio  del  facro  Ilio 
minifrero  .  Ma  eflTendoglifi  fatti  più  frequenti  e 
più  gravi  in  quell'Anno  gl'incomodi  ,  che  folo 
ni  volta  provava  in  addietro  facendo  la  Dottrina 
Criftiana  e  le  Proceffioni  ,  o  cantando  Meda  , 
ovvero  dando  Benedizioni  ,  dov'era  concorfo  di 
Popolo  i  cioè  d' infìammarfegli  talmente  il  capo , 
che  non  poteva  prender  fonno  nella  notte  fulTe- 
guente  ,  con  altri  più  gravi  fconcerti  nella  fani- 
tà  :  gli  fu  configliato  da  i  Medici  e  da  gli  Amici 
il  defiftere  dal  far  quelle  Funzioni  ,  con  incari- 
carne altri .  Ma  non  foffrendo  egli  di  ritenere  la 
Chiefa  fenza  faticare  per  eflTa  ,  rifolfe  più  toft o  di 
rinunziarla,  come  fece  in  fatti  nell'Anno  fuddet- 
to ,  con  avere  pero  continuato ,  finché  vifTe  ,  ad 
efercitarfi  nel  Confefllonale ,  e  a  dirigere  la  dilet- 
ta fua  Compagnia  :  dopo  di  che  fi  trovò  libero 
da  quegli  infulti  ,  e  potè  con  più  agio  profeguire 
i  fuoi  Studi,  e  comporre  tant' altre  Opere  in  di- 
fera de  i  Dogmi  della  fanta  nofira  Religione  ,  e 
in  vantaggio  ciel  ProfTirao  fuo  e  delle  Lettere  5 
come  fiam  ora  per  vedere . 

CAPITOLO    Vili, 

Si  ripiglia  il  racconto  dcW  Opere  compojìc 
dal  Muratori  . 

D  Air  Anno  1717.  in  cui ,  ficcomc  vedemmo , 
fu  dal  Muratori  pubblicata  la  Parte  I.  delle 
antichità  E/ienft  ^  fino  all'anno  1723.  in  cui  ufcì  il 
Trattato   della  Carità  Crijìiang  ;   altri  parti  del 

fuo 


°]6  VlTADlLoDOVlCO 

fuo  ingegno  non  diede  alla  luce,  che  la  Vita  del 
P.  Paolo  Segneri  Junìore  della  Compagnia  di  Ge- 
sù,  e  gli  EJercizJ  Spirituali  fecondo  il  Metodo  del 
medefimo  Padre  nel  1720.  colle  flampe  di  Mo- 
dena in  due  Tomi  in  8.  Dell'  una  e  de  gli  altri 
feguirono  pofcia  varie  Edizioni  in  Venezia  ,  V 
ultima  delle  quali  fu  fatta  nel  1748.  Pubblicò  e- 
ziandio  nello  fìeflo  Anno  1720.  una  Scrittura  in 
rifpolla  a  Monfig.  Fontanlni  ,  di  cui  mi  riferbo 
a  parlare  nel  Capitolo  delle  Controverse  ;  ficcome 
una  Differtazione  de  Potu  vini  calidi ,  inferita  nel 
Trattato  ,  fui  medefimo  argomento  comporto  dal 
valente  Medico  Giam-Batifta  Davini  :  la  qual 
Differtazione  fu  poi  riftampata  pure  in  Modena 
nell'Anno  1725.  Non  già  perch'egli  teneffe  in 
quegli  anni  oziofa  la  fua  penna  ;  ma  sì  bene  per- 
chè fi  trovò  occupato  in  preparar  due  Opere  in- 
lìgni ,  cioè  le  fue  Diflfertazioni  fopra  \t  Antichità 
Italiane  de  i  tempi  di  mezzo  ,  e  la  grande  rac- 
colta de  gli  Scrittori  Rerum  Italicarum  . 

Quando  era  giovine  il  Muratori ,  altro  non  ave- 
va in  tefta  (  come  confefla  nella  Lettera  al  Con- 
te di  Porcia  )  che  Antichità  Greche  e  Romane  » 
Qiiel  grandiofo  d'  allora  ,  quelle  magnifiche  im- 
prefe  con  tanti  efempli  d'infigni  Virtù  ,  e  fopra 
ogni  altra  cofa  quel  pulito  ed  ingegnofo  de  gli  Au- 
tori ,  delle  Fabbriche ,  Statue  ,  Ifcrizioni ,  Mone- 
te ,  e  tant'  altre  belle  cofe  tutto  il  rapivano .  Per 
lo  contrario  gli  facevano  male  a  gli  occhi  (per 
fervirmi  delle  fleffe  fue  parole  )  le  fatture  de'  Se- 
coli fuffeguenti ,  la  loro  Storia ,  i  loro  Scrittori , 
riti ,  coftumi ,  e  imbrogli  ;  trovando  egli  dapertut^ 
to  del  mefchino  ,  del  barbaro  (  e  in  fatti  non  ne 
manca  )  e  parendo  a  lui  di  camminare  folamente 
•per  orride  montagne,  per  miferabili  tugurj,  e  in 

mez- 


Antonio  Muratori.      'ji 

mez'zo  a  un  Popolo  di  fiere.  Laonde  fé  gli  capi- 
tava alle  mani  qualche  Storia  od  Operetta  di  que' 
rozzi  Secoli  ,    né  pur  la  degnava  di  un  guardo  . 
Giunto  pofcia  all'età  matura  s'avvide    di   quefto 
fuo  abbaglio ,  e  comprefe  d'  aver  fino    allora  mal 
regolato  il  fuo  genio  ,  coli'  amar  folamente  l' Ita- 
lia trionfante  ,  e  non  volerla  mirare  Tchiava  ed  op- 
prefla  da  Regnanti  ftranieri ,  o  lacerata  da  interne 
rabbiofe  fazioni  ;  mentre  ella  in  tutte  le  maniere 
era  poi  la  fua  Patria  ;  e  tirando  egli  il  fangue  al 
pari  de  gli  altri  Italiani    fors'  anche   più  da  tanti 
Popoli  flranieri ,  che  da  i  Romani,  avea  interef- 
fe  di  conofcere  le  azioni  ed  avventure  di  que'  fer- 
rei Secoli .  Conobbe  fimilmente  ,  che  anche  quel 
barbaro ,  anche  quell'  orrido  aveva  il  fuo  bello ,  e 
il  fuo  dilettevole ,  ficcome  l'ha  nelle  Tragedie  e 
nelle  Pitture  ;  perchè  in  fine  quel  brutto  può  fo- 
lamente iftruire  ed  erudire  ,  e  non  può  nuocere: 
oltre  di  che  la  Verità  è  femprc  un  gran  Bello ,  e 
in  que'  tempi  fteffi  non  manca    il  Bello  di  molte 
Virtù  ,   e  di   luminofiffime  imprefe .  Reftò  final- 
mente perfuafo ,  che  lo  fiudio  di  que'  Secoli  baffi 
era  per  gli  Eruditi  un  paefe  da  trafficarvi  con  ifpe- 
ranza  di  maggior  guadagno  ,    che  in  quello  della 
più  canuta  Antichità ,  perchè  quella  era  ornai  pa- 
efe efaufto  ;  avendo  tanti  e  tanti  de  i  noftri  Mag- 
giori prefo  ad  illuftrarla  dopo  il  rilorgimento  del* 
le  Lettere  in  Italia  :  laddove  T  Erudizione  de'  Se- 
coli di  mezzo  aveva  delle  parti  tuttavia  o  intatte, 
o  tenebrofe  ;  e  fiiticandovi  intorno  poteva  un  Let- 
terato procacciarfi  un  gran  credito  nella  fua  Repub- 
blica .  Rivolfe  adunque  i  fuoi  penfieri  a  quella  for- 
ta  d'Erudizione,  e  per  aiutarne  gli  amanti  prefe 
due  vie .  La  prima  fu  di  raccogliere  tutte  le  Sto- 
rie d'Italia  dall'Anno  500.  fino  all'Anno  1500, 

per 


Yè        Vita  di  Lodovico 

per  formare  un  Corpo  di  tutti  gli  avvenimenti  de* 
Secoli  Barbarici  ,    cioè  il  fondaco   principale  dell' 
Erudizione  di  que'  tempi .  Aveva  egli  bensì  defide- 
rato  ,    allorché   compofe  la  feconda  Parte  del  fuo 
Trattato  fopra  il  Buon  Gujìo  ,    che  alcuno    fra  i 
Letterati  s'  accingere  a  quefla  nobile  imprefa  ;  ma 
non  avrebbe  mai  creduto  ,  che  a  lui  doveffe  toccar 
l'efeguirla  ,    tanto   piti   che  dal  celebre  Apoftolo 
Zeno  ne  aveva  riportate  buone   fperanze.  Ma  ef- 
fendo  poi  quefti  paffatoal  fervigio  della  Corte  Ce- 
farea  ,  e  diiperando  allora  il  Muratori ,  che  alcun' 
altro  potefife  o  voletfe  afllimere  un'  impegno  sì  gran- 
de ,  rilolvette  d' incaricarfene .  Perciò  li  pofe  non 
folo  a  raunare  le  Storie  d' Italia  di  già  ftampate , 
ma  per  quanto  mai    potè  cercò  di  difotterrare  le 
non  peranche  pubblicate,  ricavandole  da  varie  Li- 
brerie, e  manTimamsntedair  Ambrofiana  ed  Eilen- 
fe ,  e  da  varie  private  perfone  .    Qual  indufìria  e 
fatica  a  lui  coftafle  una  sì  fatta  ricerca  ,  non  fi  può 
abbaftanza  fpiegare  ;  effendo  i  Principi  ,    e  tanto 
più  le  Repubbliche  d' Italia  piene  di  gelofia  ,  e  di 
timori ,  che  fi  divulghi  qualche  notizia  di  lor  pre- 
giudizio ;    e   fembrando  a  i  particolari  di  perdere 
un  teforo,  le  concedono  licenza  di  copiare  e  pub- 
blicare i  lor  Manofcritti .  Tuttavia  tanto  fece  egli  ^ 
che  gli  riufcì  di  ricavar  sì  gran  copia  di  Croniche 
e  Storie  non  mai  date  alla  luce,  che  quella  forfè 
fupera  il  compleffo  delle  già  pubblicate  ;    recando 
con  ciò  un  doppio  fervigio  e  benefizio  al  Pubbli- 
co ;  perchè  non  periran  più  quelle  Croniche  ca- 
vate dalle  tenebre ,  come  è  fucceduto  a  tant' altre; 
ed  infieme  perchè  ha  aperto  un  campo   più   vaflo 
a  gh  amatori  delle  cofe d'Italia  per  imparar  noti- 
zie ,  che  ci  mancavano  de'  tempi  appellati  di  mez- 
2.0 ,  cioè  fra  gli  ultimi  Secoli ,  e  quei   de'  Roma- 
ni • 


Antonio  Muratori.      79 

ni .  Per  quanto  ancora  fu  in  fua  mano ,  cercò  di 
migliorar  le  Storie  già  pubblicate ,  confrontandole 
co  1  Manofcritti .  Ed  oltre  a  ciò  aggiujafe  le  op- 
portune Prefazioni  a  ciafcuna  di  effe  Storie,  ed  an- 
che brevi  Annotazioni  ad  alcuna  d'  effe  .  Manca- 
va a  lui  il  Luogo  in  Italia  per  iftampar  tanta  mole 
di  Croniche  Italiane ,  e  non  men  difficile  gli  riii- 
fciva  trovar  chi  fi  voleffe  caricar  dell'  enorme  fpe- 
fa  ,  che  occorreva  per  pubblicarle  colle  (lampe  .  Ma 
non  pafsò  gran  tempo,  ch'egli  vide  tolte  dimez- 
zo quefte  difficultà  .  Imperciocché  dall'  AuguftiflTi- 
mo  Imperador  CARLO  VI.  ne  fu  prefa  nonfolo 
r  Edizione  fotto  l' Imperiale  fua  protezione  ,  ma 
eziandio  conceduto  il  luogo  per  farla  nel  Palagio 
Ducale  di  Milano;  e  fi  trovarono   i  Socj  Palati- 
ni, cioè  Nobili  Signori  di  quella  Citta,  che  por- 
tati dal  loro  bel  genio  prefero  fopra  di  sé  il  carico 
della  (lampa,  e  fecero  ch'e(ra  riufci(Te  cotanto  ma- 
gnifica, bella,  e  corretta  ,  che  certo  non  ha  in- 
vidia alle  migliori  de  gli  Oltramontani .  Ufcì  alla 
luce  il  primo  Tomo  di  quefta  gran  Raccolta  nelT 
Anco  1723.  col  titolo  di  Rerum  Italìcarum  Scri- 
ftores  ;  ed  altri  fino  al  numero  di  ventifette  Tomi 
in  foglio  ne  furono  fufleguentemente  pubblicati  per 
tutto  l'Anno  1738.  A  quefti  ne  è  fiato  dipoi  ag- 
giunto un  altro  nell'Anno  1751.  contenente  varie 
Croniche  ed  Opufcoli  inediti  con  una  parte  de  gli 
Indici  ;  ed  altro  fé  ne  fa  fperare  coli'  Indice  gene- 
rale dì  tutta  l'Opera,  la  quale  ha  avuto  un  felice 
fpaccio  sì  entro  che  fuori  d' Italia  ,  ed  ha  poi  fer- 
vito  di  fiimolo  a  i  celebri  Padri  Benedettini  di  San 
Mauro  per  imprendere  la  Jor  gran  Raccolta  de  gli 
Scrittori  Rerum  Francicarum  . 

L'altra  via,  prefa  dal  Muratori  per  illufirareP 
Erudizione  de  i  Secoli  di  mezzo  j  fu  di  metterli 

à  trat- 


8o  ViTADT,  Lodovico 

a  trattare  più   minutamente    dell'  Italia   ne'  tempi 
della  barbarie  ed    ignoranza  .  Non  fi  può   queita 
forta  d'Erudizione,  al  pari  della  Greca  e  Latina, 
raccogliere  fé  non  da  gli  Autori    che    vifTero  ne' 
mcdeiimi  tempi.  Ma  molto  diverfaè  laforte  dell' 
Erudizione  de  i  Secoli    barbarici    da   quella  de  i 
Greci  e  Latini.  Tanto  la  Grecia,  che  la  Roma- 
na Repubblica  hanno  una  gran  quantità  di  Filo- 
fofi ,  Storici ,  Oratori ,  Filologi  ,  e  Poeti  Epici , 
Tragici ,  Comici  ,  Lirici  ,  Satirici  &c.  ne'  quali 
chi  sa  ben  pefcare  ,    trova   i  Riti   e  Coftumi  di 
que'  Secoli  celebri  per  le  Scienze  ed  Arti  :  laddo- 
ve r  Italia  fcaduta  dal    Tuo  decoro  ,    fottopofta  a 
genti  barbare  ,   e  perduto    quafi  ogni  fapor  delle 
Lettere ,  non  ha  che  pochi  Libri  e  Componimen- 
ti fpettanti  a  que' tempi  ;  e  però  fcarfe  notizie  può 
fomminiftrare  alla  giufta  curiofità  de  gli  Eruditi . 
La  fperanza  di  fupplire  in  qualche  parte  la  man- 
canza di  quefti    lumi    era   riporta    ne  gli  antichi 
Archivi,  dove  fi  trovano  Diplomi,  Teftamenti , 
Donazioni ,  ed  altri  fimili  Atti ,  concernenti  a  i 
riti  e  confuetudini  di  que'  tempi ,  e  contenenti  an- 
cora affaiffimi  lumi  per   la  Storia   e  Cronologia, 
e  per   conofcere    le  illuftri  perfone  d'allora   tanto 
fac;"e  che  profane .  A  quefto  fine   adunque  ,    e  in 
occafione ,  ch'egli  fi  portòavifitare ,  ficcome  ab- 
biam  già  ofiervato  nel  Cap.  III.  gli  Archivi  piìi 
cofpicui  delle  Cattedrali  e  de'  Monirteri    di   varie 
Provincie  d'  Italia  per  cercare    notizie    da  teffere 
la  Genealogia  della  Cafa  d'  Erte  ;    riufcì  eziandio 
al  Muratori  di  fare  un'altra  meffe  ,  cioè  di  rac- 
cogliere gran  copia  di  Documenti  inediti  ,  Diplo- 
mi d' Imperadori ,  Re  ,  e  Principi ,  Fondazioni  di. 
Monirterj ,  Donazioni ,  Tertamenti ,  Bolle  di  Pa- 
gi,  e  Vefcovi  ,   ed  altre  fimili    memorie  inedite». 

de' 


Antonio  Muratori.        8f 
de'  Secoli  ofcurl ,  che  trovò  più  meritevoli  di  luce 
per  qualche  riguardo  ,  lafciando  indietro  innume- 
rabili  altre  pergamene  dozzinali,  e  di  niun  con- 
to, che  gli  pafTarono  futto  l'occhio,  il  pubblicar 
le  quali  non  poteva  fervire  di  alcun  foccorfo  alP 
Erudizione .  Non  è  meHiere  da  tutti  il  faper  di- 
fìinguere  i  monumenti  antichi  legittimi  daifab^ 
bricati  da  i  falfarj  ;  né  l'intendere  le  vecchie  per- 
gamene,  perchè  trovanfi  talvolta  caratteri  fcomu- 
nicati ,  e  queQi  mutati  fecondo  la  diverfità    delle 
Provincie  ;  e  quei  d'  un  Secolo  non  fono  per  lo 
piti  come  quei  del  fulfeguente .  Per  quello  anche 
riefce    difettofa  la  per    altro    lodevoliilima  Opera. 
dell' Ughelli,  cioè  Y  Italia  facra  ,    trovandofi  ivi 
Carte  falfe,  e  mokifTime  delle  vere  infelicemente 
copiate  per  difetto  di  lui  ,  o  di  chi  glie  le  fom- 
minidrò  .    Era    il  Muratori    ben'  efercitato   nella 
Critica  Diplomatica,  e  nella  conofcenza  de  gli  an- 
tichi caratteri,  per  averne  fatto  un  lungo  Novizia- 
— to  fopra  i  Manofcritti  dell'  Ambrofìana ,  e  ne  gli 
Archivi  della  Cala  d'  Elk  ,•  e  della  Cattedrale   di 
Modena  ^    laonde  potè  arricchir    l' Italia-  di  una 
ampiillima  Raccolta  di  Documenti  antichi  j  e  quc- 
fìi   poi  a  lui  fervirono  per  formar  la  grande  Ope- 
ra fua  ,  intitolata  jintìquitatcs  Italìcx  mcdiì  JEvi , 
e  confidente  in  fettantacinque  DiOertazioni  intor- 
no a  i   Riti,  Codumi ,  Leggi,  Dignità,  Giudi- 
zi, Milizia,  Mercatura,  Arti  ,  Contratti,  e  fi- 
mili  altri  argomenti  ,  che  tutte  infieme  formano 
un' mtera  dipintura  dell'Italia  dopo  la  declinazio- 
ne del  Romano  Imperlo .  Aveva  prefo  a  compor 
quefte  Diflertazioni  in  Lingua  Italiana  con  animo 
di  farle    fuccedere    alla    prima  Parte    della  Storia 
della  Cafa  d'  Ede  ,    la  quale  perciò  vtnnt  da  lui 
intitolata  antichità  EjUnfi  ed  Italiane  ;  ma  eflTea- 

F  do 


8l  VlTADlLODOVlCO 

ào  flato  coftretto  dalla  grave  malattìa  fofFerta  nell* 
Anno  1720.  ad  interromperne  il  lavoro,  fuquafi 
in  procinto  di  deporne  affatto  il  penderò  ,  dubi- 
tando di  non  aver  più  forze  baftanti  da  profegui* 
re  sì  varta  e  laboriofa  imprefa .  Se  non  che  aven- 
do dipoi  ricuperato  il  primiero  vigore ,  ed  avendo 
vedutoli  felice  incontro  riportato  dall' infigne  fua 
Raccolta  de  gli  Scrittori  cT  Italia  ;  anzi  avendogli 
quella  fornita  nuova  materia  da  impinguar  ,  e  da 
accrefcerc  il  numero  d'  effe  Diflertazioni  ,  fi  fece 
coraggio  a  ripigliarne  la  compilazione;  e  per  ren- 
derle intelligibili  eziandio  a  chi  nato  era  fuori  d' 
Itafia  ,  fi  mile  a  rifarle  in  Latino  .  Niun' altra 
delle  fue  Opere  corto  maggior  fatica  di  quefta  al 
Muratori,  sì  per  la  grande  diverfità  edofcurità  de 
gli  argomenti  in  effa  trattati ,  come  anche  per  aver- 
la egli  compoiìa  in  due  Linguaggi  .  Ma  niun' al- 
tra eziandio  diede  maggiormente  a  conofcere  , 
quanto  vafta  e  profonda  foffe  la  fua  Erudizione  , 
quanto  fino  il  Giudizio  in  materia  d'  Antichità 
facre  e  profane  de  i  tempi  di  mezzo  ;  ne  alcun'al- 
tra  perciò  fi  vide  piti  di  quefta  applaudita  non  men 
da  gli  Italiani ,  che  da  gli  Oltramontani  Lettera- 
ti .  Oltre  alla  prodigiofa  quantità  di  Documenti 
quivi  prodotti  per  comprovare  i  Tuoi  afiunti,  v'in- 
ferì ancora  varie  Croniche  ed  Opufcoli  non  mai 
per  r  avanti  pubblicati  ,  che  non  erano  pervenuti 
alle  fue  mani  in  tempo  da  metterli  nella  nicchia 
loro  conveniente  entro  il  Corpo  de  gli  Scrittori  d' 
Italia;  però  quefte  Diflertaxioni  fi  pofibno  e  deb- 
bono confidcrarc  come  un'  Appendice  di  quella  gran 
Raccolta .  Ter  aver  poi  dovuto  il  Muratori  afpet- 
tare ,  che  foffe  terminata  la  (lampa  di  que'  venti- 
fette  grolTi  Volumi,  non  cominciarono  a  veder  la 
luce  le    fuddette  fue  Dilfertazioni   fé  non  fé  nell' 

An- 


Antonio  Muratori.      85 

Anno  1738.  e  ne  reftò  poi  compiuta  l'edizione 
con  fci'romi  in  foglio  nel!' Annou  1742.  per  cura 
fimilmente  ed  alle  fpefe  della  nobile  Società  Palati- 
na di  Milano  . 

Ma  giacché  il  noflro  difcorfoèora  rivolto  a  dar 
conto  dell'Opere  di  mole  maggiore,  non  farà fuof 
di  propofito  il  riierirne  un'  altra  ,  fpettante  alla 
mcdefima  categoria  dell' Erudizione  antica  ,  prima 
di  far  parola  dell' altre  da  lui  precedentemente  pub- 
blicate .  La  gran  Raccolta  delle  antiche  Ifcrizioni 
fatta  dal  celebre  Giano  Grutero  fiielarà  Tempre  in 
fomma  (lima  ,  perchè  contenente  un  bel  Teforo 
irieir  Erudizione  Greca  e  Latina  ,  come  cohfenfano 
tutti  gl'Intendenti  .  Cadde  in  penfiero  al  Mura- 
tori, ne  i  primi  anni  del  fuo  foggiorno  in  Mila- 
no, di  formarne  un'altra,  che  abbracciaffe  quel- 
le non  rapportate  da  edb  Grutero ,  né  dal  Raine- 
fìo  ,  e  Sponio  ,  che  avevano  prima  faticato  in  que- 
llo campo  di  Letteratura.  Ma  elfendo  ulcita  dipoi 
alla  luce  r  eccellente  Opera  e  Raccolta  di  Moniìgt 
Fabretti  ,  defiltè  per  allora  dall' imprefa,  dante  1' 
avere  quel  valentuomo  pubblicata  non  poca  parte 
de  i  Marmi  ,  eh'  elfo  Muratori  avea  raunato  .  Fu 
poi  da  lui  ripigliato  quello  d i legno ,  allorché  ebbe 
condotte  al  termine  le  DilTertazioni  j  di  cui  ab- 
biam  parlato  di  (opra  j  e  giunfe  a  fare  un'altra 
copiofa  Raccolta  di  effe  Ifcrizipni  ,  in  gran  parte 
inedite ,  cavate  da  Manofcritti  ,  o  comunicategli 
da  gli  Amici,  e  in  parte  raccolte  da  Libri  e  Sto- 
rie già  rtampate,  ma  che  non  il  leggevano  nelle 
Raccolte  pubblicate  da  i  fuddetti  Letterari  ;  Quat- 
tro groffi  Tomi  in  foglio  compongono  quell'  O- 
pera ,  il  primo  de' quelli  coriiparve  alla  luce  nell^ 
Anno  1739Ì  e  gli  altri  ne  i  fulfeguenti  Anni  dai* 
le  (lampe  di  Milano  ,   eoo  quello  titolo  :  Novus 

F     ì  th^ 


84        Vita  DI  Lodovico 

ThefauYus  veterum  Infcriptionum  .  Dopo  la  Prefa^ 
2Ìone  piemtlTa.dal  Muratori  al  primo  Volume, 
fuccedono  alcune  Differtazioni  e  Lettere  dell'  Eru- 
ditifs.  Barone  Giufcppe  Bimard  la  B.-^Jìia  ,  nella 
cui  morte  feguita  alcuni  anni  prima  di  quella  d'ef- 
lo  Muratori  ,  un  valorofo  Socio  è  mancato  alla 
Reale  Accademia  delle  Ifcrizioni  di  Parigi  .  Per 
rendere  pofcia  più  utile  ,  e  infieme  più  comodo 
quefto  fuo  Teforo  d  Kcrizioni  ,  lo  corredò  l'Auto- 
re non  men  delle  opportune  Note  ,  che  de  gì' 
Indici  nectflarj  ,  i  quali  fi  leggono  nell'ultimo 
Tomo  . 

t- Avrebbero  fcrfe  le  tre  grandi  Opere  ,  da  noi 
fin  qui  deicritte  ,  tenuto  occupato  per  tutto  il  tem- 
po di  fua  vita  qualunque  altro  Letterato  fuori  del 
Muratori  ,  di  maniera  che  non  avrebbe  potuto 
ad  altri  fìudj  applicarfi  .  Ma  di  tanto  tempo  non 
ebbe  bi  fogno  il  nollro  Pro  pò  (lo  ;  anzi  fra  il  com- 
porle  e  il  pubblicarle  feppe  trovare  il  tempo  da 
produrre  altri  parti  del  lue  Ingegno .  Di  una  par- 
te di  quelli  convien'ora  parlare  ,  prima  d'inol- 
trarci di  vantaggio  :  nel  che  fare  chieggo  licenza 
di  non  olTervare  l'ordine  de  gli  anni,  in  cui  fu- 
rono da  lui  pubblicati,  per  legare  infieme  quei, 
che  fra  loro  han  relazione  ;  e  di  riferbarmi  a  ra- 
gionar d'altri  nel  Capitolo  delle  Controverfie  . 

Dovrebbe  ogni  I,etter.ito  iafciar  qualche  memo^ 
ria  dell'  amor  fuo  verfo  la  Patria  .  Oltre  ad  altri 
beni ,  che  il  Muratori  le  ha  fatto  ,  e  che  fono 
flati  da  noi  in  gran  parte  riferiti  di  fopra  ,  ed 
oltre  air  averla  ,  per  quanto  ha  potuto  ,  e  fempre 
che  gli  è  venuto  in  acconcio ,  illuftrata  nelle  fuc 
Opere  ;  abbracciò  anche  volentieri  le  bccafioni  di 
far  conofcere  il  merito  de  i  Letterati  Mcdenefi - 
Avendo  perciò  defiderato  il  Sig.  Filippo  ArgeU- 


Antonio  Muratorìì        85 

ti ,  noto  al  Mondo  Letterato  per  la  Biblioteca  de 
gli  Scrittori  MiJanefi ,  e  per  altre  fatiche  Lette- 
rarie ,  ufcite  col  fuo  nome ,  di  pubblicare  alcune 
Operette  inedite  di  Lodo-L^ico  Cajiclvctro  Letterato 
IVIodenefé,  e  Critico  rinomato  ^  ed  erfendofi  rac- 
comandato al  Muratori  ,  perchè  ne  volefTe  teffere 
]a  Vtta  da  premetter  loro ,  ne  fu  da  lui  compia- 
ciuto ;  ed  ella  fu  poi  (lampata  in  Milano,  benché 
in  alcune  Copie  fi  leggano  altre  date,  nell'Anno 
1727.  Qiierta  Vita  è  Itata  pofcia  riprodotta  nella 
bella  Edizione  delle  jR/me  del  Petrarca  col  Cemen- 
to d'eflo  Caftelvetro  ,  fatta  in  Venezia  nel  cor- 
rente Anno  175(5.  Volle  ancora  elfoArgelati  fa- 
re dipoi  una  magnifica  Edizione  di  tutte  l'Opere 
dell'  infigne  Letterato  Modenefe  Carlo  Slgonio  ; 
e  il  Muratori  a  fua  iftanza  ne  compilò  la  Vita 
in  Latino,. che  fi  legge  in  fronte  del  primo  To- 
mo ,  ufcito  pure  dalle  ftampe  di  Milano  nell'An- 
no 1732.  Grande  amore  pel  noftro  Propofto  pro- 
fefsò  mai  fempre  il  Marchefe  Gian-Giufeppe  Orfi 
nobile  Cavaliere  e  Letterato  Bolognefe  ,  che  per 
molti  anni  vifìTe  in  Modena,  e  finì  eziandio  i  luoi 
giorni  in  poca  diftanza  da  quefta  Città  .  Glie  T 
atteftò  anche  in  fua  morte  accaduta  nell'  Anno 
1733.  avendogli  lafciato  per  legato  tutti  i  fuoi  li- 
bri .  Dovendoli  però  (lampare  in  Modena  le  fue 
Rime,  e  fare  ancora  la  riftampa  delle  fue  Opere  j 
a  riferva  delle  Conclufioni  Cavalleréfche ,  loddis- 
fece  allora  in  qualche  parte  il  Muratori  alla  fua 
gratitudine  verfo  così  dotto  ed  onorato  Cavaliere  , 
con  telTerne  la  Vita  ^  che  fu  premeffa  ad  effe  Ri' 
me,  ed  impreffa  pure  nel  fecondo  Tomo  delle  O- 
pere  medefime ,  che  pubblicate  furono  nell'Anno 
1735.  Avendo  poi  rifoluto  Bartolomeo  SolianiLi- 
bra)(i>  di  Modena    di    fare  una    funtuofa  riftampa 

F    3  del- 


8Ó  YlTADlLoDOVICO 

della  Secchia  Rapita ,  Poema  Eroicomico  di  fom* 
n<o  credito  nel  fuo  genere  ,  comporto  da  Aleffan- 
dro  Tajfoni  ;  ad  ilTanza  ili  elfo  Librajo  fcrifle 
il  Muratori  la  Vita  di  queft'  altro  (uo  rinomata 
Concittadino,  per  metterla  in  fronte  a  quel  Poe- 
ma.  Ma  eflendofi  ciò  rifaputo  in  Venezia  ,  do- 
ve llavalì  già  quello  nftampando,  ed  a  endo  quel- 
lo Stampatore  impegnato  il  Sig.  Apodolo  Zeno 
a  chiedere-  al  Muratori  effi  Vita  :  volle  il  Solia- 
ni  avere  il  merito  d' eiTere  il  primo  a  pubblicar- 
la :  il  che  efeguì  nell'Anno  1759-  e  poco  dopa 
fu  rithmpata  in  Venezia  unitamente  al  Poema 
fuddetto  .  Ellendo  dipoi  (late  fomminillrate  al  no- ■ 
fìro  Propolto  altre  notizie  da  arricchir  e /fa  V'aita  j 
la  rifece  ,  e  da  edb  Soliani  fu  per  due  volte  inv 
prelfa  ncH'  Anno  1744.  cioè  nella  fuperba  Edi- 
zione m  4.  e  nell'altra  minore  ch'egli  fece  dì 
quel  Poema  nell'Anno  raedefìmo .  Per  unodegli 
eccellenti  Medici  del  Secolo  noflro  vien  ricono- 
fciuto  da  tutti  il  Doitoxx  FrancefcoT orti ^  Medi- 
Co  primario  di  Modena  \  e  il  fuo  Trattato  dell* 
Ufo  della  China  China  ha  più  giovato  al  Pub- 
blico, che  molti  gran  Tomi  d'altri  ProfelTori  di 
q^uelV  Arte  .  Mancò  quefti  di  vita  nell'  Anno  1741» 
C  perciocché  fi  vollero  in  Venezia  ridampar  le 
fue  Opere ,  e  fu  defiderata  la  tua  Vita ,  la  corapo- 
fe  il  Muratori  in  Latino  ,  e  fi  vide  alla  luce  nelT 
Anno  1749.  f^  d^'  nodro  Propofto  eziandio  com- 
porta 1' Ifcrizion  ,  che  fi  legge  fopra  il  fuo  Sepol- 
cro nella  Chiefa  di  S.  Agortino.  Stefe  parimen- 
te il  Muratori  un  breve  Compendio  Latino  della 
Vi^a  del  Serenifs.  fuo  Padrone  Rinaldo  I.  Duca 
di-  Modena,  che  fu  pofcia  accrefciuto  dal  Chiarif- 
£ma  Dottore  Giovanni  Lami ,  e  rtampato  nel  To- 
mo K 


A  NTO  Nl'o    MUR  A  TOR  r.  Sj 

mó  I.  della  ftaa  Raccolta    intitolata  Mcmovabilia 
Itahum  nell'Anno  1742. 

Ciò  di  che  maggiormente  fi  pregiavano  gli  an- 
tichi Filofon ,  ancorché  non  cfenti  da  varj  erro-  ' 
ri,  era  la  Filofofia  Morale .  VoleiTeDio,  che  an- 
che i  moderni  gì'  imitafi'ero ,  importando  ben  piìi 
all'Uomo  ììNcfcc  te  ipfum ,  che  il  difputare  de' 
Principi  delle  cofe  .  In  quella  parte  dell' utile  anxi 
ncceffario  fapere  ,  quanto  forte  eccellente  il  Mu- 
ratori ,  bafta  leggere  la  Filofofia  Morale  ,  eh'  egli 
pubblicò  nell'Anno  1795.  colle  ftampe  di  Vero- 
na .  In  queft' Opera  con  metodo  particolare  ,  e 
fenza  camminar  fervilmente  per  le  pedate  d'  Àri- 
fìotele ,  come  s' era  fatto  in  addietro ,  trattò  no- 
bilmente ed  utilmente  quefta  materia.  Ne  aveva 
egli  formata  l'idea  nel  darne  che  fece  per  alcuni 
anni  Je  lezioni  al  Principe  Francefco  Maria  d' 
Elle  ,  or«  regnante  Duca  di  Modena  ,  ma  non 
potè  prima  deli'  Anno  fuddetto  condurla  a  termi- 
ne per  cagion  dell'altre  Opere  ,  di  cui  abbiam 
fatta  menzione.  Le  varie  riilampe,  che  di  quello 
egregio  Libro  fonofi  fatte ,  hanno  ben  dato  a  co- 
nofcere  ,  quanta  ne  fia  Oata  giudicata  1'  utilità  . 
Fu  riftampato  in  Milano  nel'  173Ó.  e  nel  fuffe- 
guente  Anno  in  Napoli,  e  di  nuovo  in  Verona, 
e  polcia  nel   1749.  in  Venezia. 

Neil'  Anno  17,' 5.  ufcì  pure  dalla  penna  del  Mu- 
ratori una  lunga  Lettera  ,  indiritta  al  Sig.  Apo- 
ftolo  Zeno  ,  in  cui  trattò  de  i  motivi  pe' quali 
Torquato  TaJJo  fu  confinato  dal  Duca  Alfonfo  IL 
nello  SpedaJe  di  S.  Anna  di  Ferrara.  Fu  premef- 
fa  qucfta  Epifìola  a  molte  Lettere  inedite  di  quel 
celebre  Poeta,  raccolte  dal  nodro  Propello,  ch<a 
fi  leggono  nel  Tomo  X.  dell'Opere  del  Talfo 
iiKdefirao  ,    ftampato   in  Venezia  nel  ^7^9-  Si- 

F    4  mil' 


88  Vita  DI  Lodovico 
milmente  nell'Anno  1735,  fu  pubblicata  in  Ve- 
nezia dal  V.  D.  Angelo  Calogerà  dottiirimu  Mo- 
naco Camaldolefe  entro  il  Tomo  X.  de'  fuoi  O- 
pulcoli  una  D/Ocrtazionc  indirizzatagli  dal  Mura- 
tori fopra  un  Ifcrizione  trovata  nella  Città  di  Spel- 
lo .  Altra  Dijjertazionc  del  Muratori  iopra  un' 
Ifcrizione^  fpettante  alla  Città  di  Frcjus  in  Pro- 
venza^ e  da  lui  diretta  all' Eruditifs.  Canonico  e 
Conte  Domenico  Bcrtoli ,  fu  pt'fta  in  luce  da  ef- 
fo  Padre  l'Anno  1744.  nel  Tomo  XXXi.  degli 
Opufcoli  medefimi  . 

Confutata  avea  il  Muratori  nell'Anno  1734. 
r  opinione  di  Tommafo  Burneto  Protelìante  In- 
glefe  ,  che  nel  fuo  Libro  de  Statu  Mortuorumzvt- 
va  fodenuto ,  non  doverli  a  i  Giufti  1'  eterna  Bea- 
titudine, (e  non  dopo  il  Giudizio  finale;  e  defi- 
derando  di  far  imprimere  in  Londra  quefìa  fua 
Rifpofta  ,  perchè  più  comoda  riufciffe  a  quella 
Nazione  la  medicina  contro  il  veleno  di  quella 
falfa  dottrina  ;  aveva  anche  fpedito  colà  il  fuo 
manofcritto  fulla  fperanza  datagli  dal  Sig.  Miche- 
le Maittaire  1  che  farebbe  flampato  .  Ma  avendo- 
lo fatto  eiaminar  lo  llampatore  ad  uno  di  que' 
Dottori ,  ed  avendogli  quelli  detto  ,  che  non  s* 
impegnalfe  nella  ftampa  ,  perchè  farebbe  corfo  pe- 
ricolo di  non  efitarne  che  pochi  efemplari  per 
contenere  il  Libro  la  cenlura  di  uno  de'  piò  accre- 
ditati loro  Teologi  :  tanto  ballò ,  perchè  quegli  fi 
ritiralTe  dall'impegno  contratto  col  Maittaire,  il 
quale  non  volle  dipoi  tentiire  alcun  altro  di  que' 
Librai  per  timore  d' incontrar  la  mtdtfima  diffi- 
culrà  .  Quindi  ne  venne  ,  che  qutfta  fatica  del 
^Muratori  non  vide  poi  la  luce  fé  non  fé  nell' 
Anno  17^8.  coHe  ftampe  di  Verona  .  Porta  elfa 
quefto  titolo  :   De  Faradifo  ,    Regnique  Ccelejiis 

glQ. 


Antonio  MuRATOi^i.        89 

^oria  non  expcclata  Corporum  RefurreElione  Jujì'ts 
a  Deo  conlata  ,  adverfus  Thom£  Burnctt  Britanni 
Librum  de  Jìatu  Mortuorum  .  Oltre  ad  un  copio- 
fo  apparato  delle  divine  Scritture  ,  e  de' SS.  Pa- 
dri prodotti  dal  Muratori  in  quello  Libro  per  pro- 
vare ,  che  i  Giudi  non  hanno  da  afpettare  al 
Giudizio  finale  per  elfere  ammefTì  alla  Beatitudi- 
ne nel  Regno  di  Dio ,  propone  eziandio  non  po- 
chi argomenti  per  avvalorare  ne  i  Criftiani  Ja 
Teologale  Virtù  della  Speranza., 

Nell'Anno  1740.  diede  fuori  il  Muratori  la 
Parte  II.  delle  Antichità  Ejìcnfi^  da  lui  compo- 
fta  fin  dell'  Anno  i/?^.  ma  che  non  erafi  potu-' 
ta  prima  pubblicare ,  per  cHTere  fopraggiunta  la 
Guerra,  e  dopo  quella,  accaduta  nell'Anno  1757. 
la  morte  del  Duca  Rinaldo  Tuo  Signore  .  Contie- 
ne quello  Tomo  ,  che  ufcì  pure  dalle  ftampe  di 
Modena,  le  azioni  de' Principi  d'Elie  dalTAnno 
1215'.  in  cui  termina  l'altro,  a  tutto  l'Anno 
1739.  e  in  elTo  pure  fi  leggono  le  Ragioni  loro 
fopra  Ferrara;  giacché  la  Scrittura,  in  cui  erano 
{late  da  lui  diffufamente  efpode  fin  dell'  Anno 
1714.  non  era  mai  (lata  renduta  pubblica  . 

Dopo  d' avere  il  noflro  Propoilo  ricevuta  in 
dono  nell'Anno  1726.  dall' Imperador  Carlo  VI. 
la  Collana  d'  oro ,  di  cui  abbiam  fatta  menzione 
di  fopra  ,  per  avergli  dedicato  il  Trattato  della 
Carità  Crijtiana  ;  aveva  Oefa  una  lunga  Diffcrta- 
zione  col  titolo  de  Codice  Carolino  ^  five  de  novo 
Legum  Codice  injiituendo  ,  ed  aveala  indirÌ7zata 
a  queiy  Augufto  Monarca.  Di  quella  Diflertazio- 
ne ,  che  non  fi  fentì  pofcia  di  pubblicare  ,  e  che 
anzi  ha  proibito  di  mettere  in  luce  anche  dopo 
la  fua  morte',  egli  fi  fervi. dipoi  a  comporre  un 
Trattato  de  i  Difetti  della  Giurisprudenza .  Uk\ 

quc- 


90         Vi  tadi  LoDoviee> 

quefto  per  la  prima  volta  in  foglio  da' torchi  di 
Venezia  nell'  Anno  1742.  ed  ivi  fu  apprelJb  fat-» 
ta  un'altra  edizione  in  8.  ficcome  in  Napoli  in 
4,  ed  in  12.  in  Trento  nell' annoi .  fulTeguente  . 
Trovò  quedo  Libro  varj  con  tradii  tori  ;  llccpme 
vedremo  altrove  ;  ma  non  verrà  sì  facilmente  me- 
no ,  perchè  contiene  troppe  Verità  intorno  a  quell' 
argomento.  Gli  fono  (tate  fatte  dipoi  dall'Auto- 
re alcune  Giunte  ,  che  fi  vedranno  nella  prima 
riliampa,  che  fé  ne  farà. 

EHendofi  poi  trovato  il  Muratori  fui  principio 
dell'  Anno  1742.  fenza  verun  argomento  per  le 
mani  ,  prefe  a  trattare  delle  Milfioni  de  i  Padri 
della  Compagnia  di  Gesù  nel  Paraguai  ,  a  cib 
flimolalo  da  alcune  Lettere  fcritte  da  quelle  con- 
trade ne  gli  Anni  1729.  e  17.90.  dal  P.  Gaeta- 
no Cattaneo  Sacerdote  Modonefe  di  effa  Compa- 
giiia  ,  ivi  morto  nell'Anno  ^J^"]-  al  Sig.  Giu- 
icppe  Cattaneo  fuo  Fratello.  Fu  da  elfo  intitola- 
ta quella  Operetta  il  Crijiianefimo  felice  ?ìcllc  Mif^ 
fiom  de  Padri  della  Compagnia  di  Gesù  nel  Pa- 
raguai ^  e  ftampata  in  Venezia  nell'Anno  1743. 
con  tre  Lettere  del  Padre  fuddetro.  Oltre  alla  de- 
fcrizione ,  che  quivi  di  quelle  Miffioni  vien  fatta 
dal  Muratori  ,  difende  pure  quei  Padri  dalle  calun' 
nie  appofte  loro  da  varj  Scrittori,  e  portate  fino 
al  Tribunale  del  Re  Cattolico  ,  fopra  la  pretefa 
loro  Monarchia  in  quelle  Provincie  .  Gloriofa  riu- 
feì  l^el  noiìro  Propofto  quella  di  fé  fa  ,  perchè  con- 
forme alle  ragioni  da  lui  addotte  ,  ufcì  pofcia  il 
Decreto  del  Re  di  Spagna  Filippo  V.  fotk)  il  dì 
j8.  di  Dicembre  dello  ftelfoAnno.  Fu  da  certu- 
ni creduto ,  che  intanto  il  nollro  Propofto  avefle 
prefo  a  ferivere  queda  Operetta  per  cattivarfi  P 
animo  de  i  Padri  Gefuiti  contra  di  lui  irritati  per 

aver 


Anton  IO. Muratori.        91 

iiver  Impugnato  il  Voto  Sanguinario,  di  cui  par- 
leremo nel  Capitolo  feguentfe  .  Ma  fé  al  motivo 
3a  noi  addotto  di  fopra  ,    ilcun  altro  fé  ne   può 
iggiugnere  ,    dee  dirfi  piuttbdo  ,    che  fu  per  far 
[oro  vedere,  e  infieme  confclfare,  ch'egli  era  a- 
mico  della  Verità ,  e  che  le  faceva  onore  dovun- 
que la  trovava .  Oltre  di  che  non  effendo  quefto 
Voto  adottato  fé  non  da  una  picciola  parte  della 
Compagnia  ,  non  aveva  fondamento  di  credere  ,^ 
che  tutto  il  Corpo  della  IkfTa  Religione  foffe  dis- 
guftato  di  lui.  Non  f]  vuol  per  altro  tacere,  che 
per  quante  iflanze  e  premure  facelTe  il   Muratori 
a  varj  de  i  primi  perfonaggi  della  Compagnia  , 
mentre  flava  lavorando  intorno  al  fuddetto  argo- 
mento ,    perchè  gli  fofì'ero  comunicate  notizie  e 
documenti    riguardanti    quelle  Milfìoni  e  Proviti-.* 
eie,  non  potè  impetrar  cofa  veruna.  Nulla  fi  tro-' 
vò  ne  i  loro  Archivi  ,  che  degno  fofìfe  di  veder' 
la  luce.  Lo  ftefTb  gli  era  accaduto  ,  quando  richie- 
fe  loro  alcuni  Scritti    del  P.  Segneri  Juniore    da 
unire  alla  Vita  di  quefto  buon  Servo  di  Dio.  Ma 
avendo  poi  veduto    effi  Padri  ,    in  qual  maniera 
aveva  egli  maneggiata  e  trattata    la   ioro  .caufa  , 
non  mancarono  di  contellargli  in  diverfe  guife  le 
loro  obbligazioni  .    Gli  fu  fatto    in  primo  luogo 
un  ampio  ringraziamento  dal  Padre  loro  Genera- 
le in  nome  di  tutta  la  Religione  ,  e  fulTeguente- 
mente  fpedita  la  Bolla  di  Fratellanza  ;  dal  P.  Gi- 
rolamo Lagoraarfìni  gli  fu  dedicato    il   Tomo  l. 
de  Script is  invita  Minerva  ,  di  Anton-Maria  Gra- 
ziani  ;  e  fin  lo  flefib  P.  Provinciale  del  Paragual 
Io  ringraziò  con    fua  Lettera    da  Buenos  Aires  . 
Divenne  ancora  quell'Operetta  il  condimento  del- 
le  loro  menfe  .  Avrebbero  dipoi  delìderato  1  Pa- 
^ri  della  Compagnia  di  Gesìi,  che  il  noftroPro- 


9a         Vita   di  Lodovico 

pofto  avefle  intraprefo  la  difefa  de  i  loro  MifìTio- 
nari  del  Malabar  centra  ciò  ,  che  di  elfi  aveva 
feritto  il  famolo  P.  Norberto  Cappuccino  Lore- 
nefe  nelle  Tue  Memorie  IJìorichc  ftannpate  in  Lue-. 
ca  ;  e  caldamente  ne  fu  pregato  dal  fuddetto  P. 
Lagomarfìni .  Ma  il  Muratori  non  fi  feppe  indur- 
re ad  entrar  in  sì  fatto  aringo . 

Il  plaufo  poi ,  col  quale  fu  univerfalmente  ac^ 
colta  la  fuddetta  piccola  fatica  del  Muratori  fo-^ 
pra  le  Mijjìoni  del  P  ara  guai  ^  gli  fece  in  appref- 
fo  venir  voglia  di  trattar  d'altre  MifTioni  nelle 
parti  de  gl'infedeli,  e  fpezialmente  di  quelledell' 
Etiopia  :  al  qual  effetto  non  mancò  di  far  prefen- 
tare  le  fue  fuppliche  al  regnante  fommo  Pontefi- 
ce Benedetto  XIV.  perchè  gli  foffero  comuni- 
cati i  documenti  concernenti  alle  medefime ,  che 
fi  confervano  nelT  Archivio  di  Propaganda  .  Fiì 
egli  elaudito  ;  e  l'ordine  fu  fpedito  di  dargli  nota 
dillinta  di  tutto  ciò ,  eh'  ivi  fi  trovava  ;  ma  nel- 
lo fiefTo  tempo  gli  fu  fatto  mfinuare  dal  Santo 
Padre,  che  farebbe  di  fua  grandiffima  foridisfazio-' 
ne,  ch'egli,  in  vece  di  trattar  di  quelle  Miffio- 
ni  in  particolare  ,  efercitaffe  la  fua  penna  in  de- 
fcrivere  il  metodo  tenuto  da  gli  Opera)  Evange- 
lici nel  propagar  la  Fede  di  Gesù  Crifiio  ne  i  di- 
verfi  tempi  della  Chiefa  ,  t  quale  fia  ifata  la  loro 
economia  nell' abolire  i  riti  fuperfiiziofi  ,  oinfanti- 
£carli  :  onde  fia  poi  avvenuto ,  mediante  la  divi- 
na grazia  ,  che  fiafi  radicato  tra  più  Nazioni  il 
vero  culto  di  Dio .  Non  corrilpolero  all'  afpetta- 
tiva  del  Muratori  le  Memorie  confervate  in  Pro- 
paganda ;  e  r  altro  argomento  propofiogli  parve  a 
lui  di  troppo  pefo  per  cagione  dell'  avanzata  fua 
età ,  e  infieme  perchè  richiedeva  un  troppo  gran- 
de numero  di  Libri  ,  che  non  erano  in  fua  ma- 
no : 


Anto  Nio  MuR  A  TOR  I.        93 

rio:  onde  depofe  il  penfiero  di  fcrivere  di  quelle 
Miffiotii  ,  e  fi  fcusò  dall' accettare  l'altro  impe- 
gno .  Elilndogli  pofcia  flati  comunicati  da  i  PP. 
Gefuiti  alcuni  documenti  riguardanti  le  loro  Mii- 
fioni  nel  Paraguai  ,  e  in  altre  Provincie  dell'  A- 
inerica  j  ed  avendogli  -Moniìg.  Enrico  Enriquez 
Arcivefcovo  di  Naiianzo  ,  allora  Nunzio  Apollo- 
lieo  alla  Corte  di  Spagna ,  e  pofcia  Cardinale  de- 
gniffimo  di  Santa  Chiefa  ,  e  Legato  di  Roma- 
gna, cui  la  morte,  con  difpiacere  univerfale  del- 
la Corte  di  Roma  ,  cfi  quella  Provincia  ,  e  di 
chiunque  il  conoiceva  ,  ha  rapito  nel  dì  25.  A- 
prile  del  corrente  Anno  1756.  avendogli  ,  dico, 
trasmefìì  alcuni  Libri,  in  cui  delle  MilTioni  me- 
defime  fi  parlava  :  fu  dal  Muratori  compilata  la 
feconda  Parte  del  Criftiancjimo  felice  nelle  Mtf-' 
/toni  del  Paraguai^  che  vide  poi  folamente  la  lu- 
ce nell'Anno  1749.  in  cui  feguì  pure  la  rilìam- 
pa  della  prima  Parte  ,  che  è  Hata  dipoi  tradotta 
in  Franzefe  ,    e    fìampata    in  Parigi    nell'  Anno 

^754- 

La  tanta  cognizione,  che  il  Muratori  aveva  de 
i  fatti  antichi  della  Storia  Italiana  ,  cagion  fu  , 
che  molti  Letterati  lo  fpronaffero  a  teflere  gli 
j^nyìali  civili  d  Italia  .  Si  applicò  a  qusila  impre- 
fa  neir  Anno  1740.  e  li  conduffe  dal  principio 
dell'Era  Volgare  fino  all'Anno  1500.  Furono 
elfi  pubblicati  in  nove  Tomi  in  4.  nell'Anno 
1744.  colle  (lampe  di  Venezia ,  ma  colla  data  di 
Milano  j  e  furono  dipoi  trafportati  in  Lingua  Te- 
defca ,  e  Campati  in  Lipfia.  Avendo  pofcia  defi- 
derato  più  perfone  ,  eh'  egli  li  continuaffe  fino  a 
i  noftri  tempi ,  affinchè  niun  altro  ,  men  perito 
di  lui  nelle  cofe  rì'  Italia  ,  ne  alTumeffe  dipoi  P 
alfunto  i  ne  ripigliò  il  lavoro ,  profeguendoli  fino 

air 


94        Vita  DI  Lodovico 

all'Anno  1749.  coll'aggiugnere  tre  altri  Tomi  à 
i  già  lìampati  .  Sì  vuol  far  credere  ,  che  queflo 
corpo  di  Storia  ,  per  cui  farà  fempre  celebre"  il 
nome  del  Muratori ,  debba  quanto  prima  ufcir  an- 
che in  Lmgua  Franzefè  ;  ma  finora  non  fé  ne  ha 
verun  ficuro  rifcontro  .  E^  bensì  vero ,  che  in  Ro- 
ma n'è  (lata  fatta  altra  Edizione  in  xii.  Tomi 
divifi  in  XXIV.  parti  in  8.  colle  Prefazioni  criti- 
che del  P.  Giujcppc  Catalani  dell' Oratorio  della 
Congregazion  di  S.  Girolamo  della  Carità ,  Sog- 
getto ben  noto  nella  Repubblica  Letteraria  per 
molte  Opere  date  alla  luce  ,  e  che  ha  fatta  loro 
anche  1'  Aggiunta  di  tre  Anni  potleriori  ;  e  che 
fono  rtati  parimente  rillampati  in  Napoli  in  xii. 
Tomi  in  4.  ed  in  Venezia ,  colla  data  di  Milano 
in  XVII.  Volumi  in  8.  comprefo  il  Tomo  dell* 
Indice . 

Due  Operette  Filofofiche  diede  fuori  11  Mura^ 
tori  neir  Anno  1745.  per  mezzo  de  i  torchi  di 
Venezia  .  La  prima  col  titolo  Delle  forze  dcW 
Intendimento  umano  ^  0  [la  il  Pirronismo  confuta' 
iato;  e  l'altra  della  Forza  della  Fantafia  umana -. 
Prefe  egli  colla  prima  a  combattere  T  empie  dot- 
trine, che  fi  leggono  nel  Trattato  Filofofico  di 
Monfig.  Pier  Daniello  Huet ,  già  Vefcovo  di  Au-? 
ranches ,  intitolato  della  Debolezza  dell'  Intelletto 
umano.  Per  effergli  capitata  alle  mani  quefta  per- 
niciofa  Operetta  in  Lingua  Franzefè  <,  quando  fi 
pretendeva  ,  che  fofie  (tata  dall'  Autore  compofla 
in  Latino;  fi  (hidiò  il  Muratori  di  dimoftrar  nella 
fua  Prefazione  ,  che  non  poteva  eliere  opera  di 
lui.  Ma  avendone  dopo  la  pubblicazion  della  fua 
fatica  ricevuto  un'efemplare  Latino,  ftampato  iti 
Amflerdam  nell'Anno  1738.  s' accorfe  d'averma,l 
impiegate  le  fuc  ragioni .  Intenzion  fu  pofcia  del 


Antonio  M  UR  ATO RI .        95 

Muratori  nel  comporre  T  altro  Trattato  della  For- 
za della  Fafitafta  y  di  fcoprire  principalmente  idi- 
fordini ,  che  può  ella  cagionare  in  noi ,  k  fia  ma- 
le difpofta  ;  ed  infegnare  i  mezzi  per  ben  regolar- 
la .  Furono  quefte  due  Operette  fìampate  di  nuo- 
vo in  Venezia  nell'  Anno  1748.  benché  nella  fe- 
conda fi  legga  r  Anno  della  prima  Edizione .  L' 
ultima  di  quefte  Operette  era  fiata  tradotta  in 
Franzefe ,  vivente  il  Muratori,  dal  Sig.  di  Buffy 
Cavaliere  Franzefe  ,  e  Tenente  Colonnello  nel 
Reggimento  de' Dragoni  del  Serenifs.  di  Modena. 
Ma  avendo  egli  confegnato  il  fuo  Manofcritto  al 
Cavalier  Giam-Batifta  Muratori ,  che  fé  gli  efibì 
di  farlo  (lampare  in  Parigi ,  non  ha  mai  più  po- 
tuto ricuperarlo ,  né  faper  fé  fia  (iato  impreflTo . 

Sempre  è  flata ,  e  fempre  farà  nella  Chiefa  di 
Dio  ,  cioè  nella  Religion  Cattolica  la  vera  Divo- 
zione ;  maquefta  non  tutti  conofcono  in  checon- 
fifta  ;  ed  alcuni  fi  fermano  alla  Superfiziale  ;  altri 
ancora  inavvertentemente  poffono  cadere  nellaSu- 
perftizione  .  Si  avvisò  dunque  il  Muratori  di  com- 
porre un  picciolo  Trattato  Della  regolata  Divozion 
de*  Crijììani ,  che  fotte  nome  di  Lamindo  Pritanio 
comparve  alla  luce  nell'Anno  1747.  in  Venezia. 
Non  gli  fu  pern^ffo  di  dir  tutto  quello  ,  che  a 
lui  pareva  il  meglio ,  o  il  piii  lodevole .  Contut- 
tociò  non  farà  fé  non  utile  quello ,  che  ha  potu- 
to dire  .  Due  altre  Edizioni  ne  fono  ftate  fatte 
dipoi  in  effa  Città,  cioè  una  nel  1748.  e  l'altra? 
nel  1752.  E' flato  pure  riftampato  in  Firenze  €&■ 
in  Trento  nel  1749.  e  due  altre  volte  dopo  in 
Napoli  colla  fteffa  data  di  Trento . 

Gran  rumore  fece  in  Portogallo  la  voce  fpar- 
fa,  che  alcuni  piilTimi  Religiofi  interrogalfero  i 
Penitenti  del  Complice  ,   e  negaffero  anche  lor© 

l'af- 


gó  Vita  DI  Lodovico 

l' aflbluzione  ,  fé  noi  maniftftavano  ;  e  pofcia  fi 
valeffero  di  tal  notizia  apprtilo  il  Re  ptr  far  ga- 
fligare  altri  Rtligiofi  mal  difciplinati  ,  e  perlone 
fcandalole .  Gli  Eminentilfimi  Almeida  Patriarca 
di  Lisbona  ,  e  da  Cugna  Inquifitor  Generale  ,  mof- 
fi  dal  loro  zelo  ,  pubblicarono  Editti  centra  di 
quella  abbciminevol  pratica  ;  e  il  fecondo  obbligò 
anche  i  Penitenti  a  denunziar  da  lì  innanzi  all' 
Inquilìzione  chiunque  àe  ConfelTori  ciò  ardiffe  di' 
fare,  o  ricercaffe  circolUnze  improprie  nella  Con- 
feffione  .  Si  follevarono  perciò  gli  Arcivefcovi  e 
Vefcovi  di  quel  Regno,  pretendendo  fìnta  e  falfa 
quella  voce,  sì  ingiunola  all'uno  e  all'altroCie- 
ro  i  fprezzata  e  leia  la  loro  autorità  ;  e  indebito 
ed  infotìfribile  l'obbligo  impollo  dell.i  Denunzia 
fuddetta.  11  lommo  Pontefice  Benedetto  XIV.  de- 
cife  con  due  fue  Decretali  in  favore  de'  Vefcovi  ; 
ma  non  ctlsò  per  quelto  l'incendio  (ufcirato  in 
quelle  parti  .  Fu  pregato  il  Muratori  d'  impiegare 
la  fuH  penna  per  foiìenere  le  ragioni  di  tifi  Pre- 
lati ;  però  su  quello  argomento  ilele  una  Diiier- 
tazione  intitolata  Lujttari£  Ecclefu  Religio  in  ad- 
mmijtrando  Fccnitentia  Sacramento  &c.  dove  fece 
conolcere,  quanto  giulte  e  faggie  follerò  leColìi- 
tuzioni  l'ontificie  ;  e  quella  fu  llarapata  in  Mo- 
dena neir  Anno  1747. 

In  queiF  Anno  pubblicò  egli  pure  colle  {lampe 
di  Padova  la  Vita  dell'  umile  fervo  di  Dio  Bene- 
detto Giacobini  Propofto  di  Varallo  ,  luminofo  cfem- 
plare  de' Parrochi  .  L'aveva  il  Muratori  imparato 
a  conofcere ,  allorché  foggiornava  in  Milano  ;  e 
gli  erano  reftate  talmente  imprelfe  nell'animo  le 
fuc  belle  qualità  ,  che  non  potè  trattenerfi  dallo 
fcrivere  nell'Anno  1718.  all' Eminentiflimo  Car- 
dinale Giberto  Borromeo  Vefcovo  di  Novara ,  c,« 

far- 


Antonio  Muratoj^i.      97 

fortàndolo  a  ricercar  fegrete  informazioni  di  tutte 
le  Virtù  ,  e  belle  azioni  di  quel  buon  Servo  di 
Dio  ,  finché  viveano  coloro  ,  che  fai  principio 
della  Tua  religiofa  carriera  l' aveano  conofciuto  ; 
con  efibirfi  ancora  di  fcriverne  la  Vita  ,  fé  Iddio 
l'aveffe  fatto  a  lui  fopravivere  .  Non  fece  allora 
il  Cardinale  quanto  gli  veniva  fuggerito  dal  Mu- 
ratori ,  perchè  s' incontrò  in  troppo  grandi  ora- 
coli,  per  elTer  vivo  tuttavia  il  Giacobini  .  Ma 
non  mancò  di  farlo  due  anni  dopo  la  morte  di 
lui  accaduta  nel  17^52.  e  la  Lettera  fuddetta  del 
Muratori ,  trovata  fra  le  carte  di  quel  Porporato, 
dappoiché  fu  paffato  anch'  egli  a  miglior  vita ,  fu 
quella  che  moife  i  Signori  Canonici  di  Novara  a 
pregarlo  di  voler  compilare  la  Vita  del  Giacobi- 
ni .  Querta  Vita  è  poi  ftata  .  tradotta  in  Latino 
per  cura  del  dotto  ed  altrettanto  pio  Cavaliere 
Conte  Pietro  di  Strafoldo  di  Gorizia ,  moffo  dal 
nobil  genio  di  giovare  altrui  ,  a  fine  di  renderla 
intelligibile  anche  a  gli  Ecclefiaftici  della  Germa- 
nia j  ed  anche  ftampata  in  Venezia  nell'  Anno 
1755.  Nell'Anno  pure  1747.  fu  refa  pubblica  col- 
le ftampe  di  Firenze  una  Dilfertazione  del  Pro- 
pofto  Muratori  fopra  i  Servi  e  Liberti  antichi  , 
ed  è  inferita  nel  primo  Tomo  delle  Memorie  dì 
varia  Erudizione  della  Società  Colombaria  di  quel- 
la Citta.  E(fendo  poi  ftata  premeiTa  ed  unita  dall' 
Autore  quella  Differtazione  all'altra  fopra  \  Servi 
de  tempi  pih  balTi  nel  Compendio  Italiano  delle 
fue  DiHertazioni  fopra  le  Amichith  Italiane  ,  da 
me  dato  alle  (kmpe  d^po  la  fua  morte,,  come 
vedremo  in  altro  luogo  ,  ha  effa  per  la  feconda 
volta  veduta  la  luce  coHe  fiampe  di  Venezia  ,  ben- 
ché colla  data  di   Milano. 

Tante  e  sì  di  ver  fé  erano  ftate  le  materie  ,  su 

G  le 


9^  VlTADlLoDOVICO 

Je  quali  aveva  il  Muratori  efercitato  il  Tuo  Inge- 
gno ,  come  fi  è  potuto  finquì  offcrvare  ,  eh'  egli 
non  fapcva  più  ,  quale  argomento  imprender  a 
trattare  .  Se  ne  lagnava  però  fovente  nelle  Tue 
Lettere  con  gli  Amici,  chiedendo  loro,  che  glie 
ne  fuggerin'ero  alcuno  ,  acciocché  non  aveffe  da 
tener  oziofa  la  fua  penna  in  quei  poco  di  vira  j 
che  Iddio  fi  foffe  degnato  di  concedergli  .  Fra  i 
varj  argomenti  ,  che  propofii  gli  furono  ,  uno  fu 
d'illufirare  la  Liturgia  della  Qhie fa  Romana  ,,  fug- 
geritogli  dal  Chiarils.  P.  Giufeppe  Bianchini  dell' 
Oratorio  di  Roma  ,  Annalifta  Pontificio  ,  coli' 
unir  infieme  tutti  li  Sacramentar;  di  già  pubbli- 
cati colle  (lampe .  Per  sì  fatta  imprefa  aveva  eflb 
Padre  raunati  non  pochi  materiali  con  animo  d' 
accingervifi  egli  fieflb ,  ma  dilìratto  da  altri  im- 
pegni eragli  convenuto  di  abbandonarne  il  dife- 
gno  .  Efibiva  egli  perciò  al  Muratori  tutto  ciò 
che  da  lui  era  fiato  raccolto  ,  e  fin  le  forme  de 
i  caratteri  ,  da  lui  fatte  incidere  in  rame ,  per  far 
conofcere  1' antichità  de  i  Codici  ,  de' quali  erafi 
fervito  .  Piacque  al  nofiro  Propofio  1'  argomento  , 
evenne  da  lui  accettata  1' offerta  fattagli  ;  ma  non 
volle  pofcia  rifiampare  tanta  copia  di  Sacramen- 
tar; per  non  caricare  di  troppa  fpefa,  chi  avclfe 
voluto  provvederfene  ;  ma  prefe  folamente  i  due 
Sacramentar;  Lconiano  ,  e  Gelafiano  di  già  fiam- 
pati  ,  a' quali  aggiunfe  \\Grcgoriano  y  cavato  da  i 
più  antichi  Manofcritti  dallo  fielfo  Padre  ^  ficco- 
me  il  iMefiale  Conico,  quello  de  i  Franchi,  e  il 
Callkano  ,  divulgati  dal  Ven.  Cardinal  Tommafi  ; 
e  un  altro  Gali;ca)io  antico  con  due  antichifììmi 
Libri  Rituali  della  Chiefa  Romana  dati  in  luce 
dal  celebre  Padre  Mabillon^  premettendo  loro  un 
eruditiflimo  Trattato  lopra  1'  antica  Liturgia  d'ef- 

fa 


Antonio  MuRATGi^i.      99 

fa  Chiefa  ,  confrontata  coli'  altre  Occidentali  ed 
Orientali  ^  per  iflabilire  maggiormente  il  Dogma 
Cattolico  del  Saeramento  dell'  Euchariftia  ,  e  del 
Sacrifizio  della  Mefla  contro  gli  Eretici  ,  e  f|5e- 
2Ìalmente  contro  il  Ringam  ,  ed  il  Basnagio  . 
Comparve  alla  luce  quefta  fua  Opera  in  due  To- 
mi in  foglio  nell'Anno  1748.  dalle  Itampe  di  Ve- 
nezia con  quefto  titolo  :  Liturgia  Romana  vetus 
irta  Sacramentaria  complecìens  ,  Leonianum  fcìli- 
cet ,  Gelajiamim  ,  &  antiqutìm  Grcgorìanum  &c. 
c  fu  creduta  fommamènte  dtcorofa  ed  utile  per  ia 
Religione  Cattolica. 

Sbrigato  il  Muratori  da  quello  argomento,  pre- 
ie  a  difendere  una  Lettera  fcritta  dall' oggidì  San- 
tifTimo  Pontefice  Benedetto  XIV.  al  Vefcovo  e 
Principe  d'Augufla  intorno  ad  una  Monaca  ,  che 
colà  era  tenuta  in  concetto  di  fantità  :  la  qual 
Lettera  era  Hata  cenfurata  nel  1747.  dal  Prote- 
ftante  Crilliano  Ernelio  di  Windheim  infiemecori 
alcune  opinioni  del  Santo  Padre  tenute  nelT  infi- 
gne  fua  Opera  àe  Cànonizatione  Sanclorum  .  Ulcì 
quefta  Dillertazione  del  Muratori  da'  torchi  di  Luc- 
ca nell'Anno  1749.  col  titolo  de  Nxvis  in  Rcli* 
gioncm  ìncurrentibus  ,  fivc  Apologia  EprJìoLe  a 
Sanclijfimo  D.  N.  Bencditlo  XIK  Pontifico  Ma- 
ximo ad  Epifcopum  Augujìanum  fcriptte  ;  e  fu  po- 
fcia  ritlampata  in  Augulia .  Fu  fcritta  eziandio  dal 
Muratori  nell'Anno  1748.  una  Lettera  erndità 
fopra  V  Obelifco  di  Campo  Marzo  fatto  fcoprire 
dal  medelìmo  Pontefice  ,  e  fu  poi  ftatnpata  in  Ro- 
ma nell'Anno  1750.  dall' erudi  ri  (Timo  Abate  An- 
giolo Maria  Bandini ,  cui  era  indintta  ,  dopo  la 
Diifcrtazione  da  lui  comporta  per  illuftrare  queil* 
infigne   Monumento  . 

Elfendo  ftata  diffottefrata  ne'T  Anno  1747.  ^^^^ 

G     2  le 


joo         Vita  di,  Lodovico 

Je  montagne  del  Piacentino  una  gran  Tavola  di 
Bronzo  fpcttante  a  i  Fanciullt  e  Fanciulle  j^limen- 
tarj  di  Trajano  yiugiijio  nclPItalia  j  ed  avendo  il 
-noilro  Propolto  ricevuta  fubito  la  Copia  delle  pri- 
jne,  righe  della  lunghilfima  Ilcn/ione ,  che  conte- 
neva, dal  Conte  Antonio  Colla  Canonico  e  Teo- 
logo delia  Cattedrale  di  Piacenza  ,  il  quale  ne 
aveva  fatto  l' acqui  Ilo  in  compagnia  del  Conte 
Giovanni  Roncovieri  altro  Canonico  di  quella 
Cattedrale  :  fi  mife  toilo  a  comporre  una  Ditler- 
tazione  Latina  per  illuitrarc  quell'  infigne  pe/zo 
d'antichità  .  Ma  avendo  poi  tardato  molto  eiro 
Conte  Colla  ad  inviargli  il  retto  dell' I^cri^lone^ 
e  venendogli  fatta  premura  dalla  Società  Col  m- 
baria  di  Firenze,  per  avere  un'altra  fua  DifTer- 
tazione  da  inferir  nel  l'omo  fecondo  delle  ^ut  Me- 
morie di  varia  E'udizionc  ^  che  colà  fi  flava  pre- 
parando ;  prefe  dipoi  a  rifarla  in  Lmgua  Italia- 
na ;  e  verfo'la  metà  dell' Anno  1748.  T'avevagià, 
in  ordine  ,  benché  per  cagione  del  ritardo  fuddet- 
to 'non  potelTe  renderla  pubblica  fé  non  (e  nel 
mefe  di  Aprile  del  fulfeguente  Anno  .  Defiderato 
avrebbe  il  March.  Scipione  Maffei  d' elfere  il  pri- 
mo a  dar  fuori,  edacomentare  l' Ifcrizione  d'ef- 
fa  Tavola ,  e  di  tal  fuo  defiderio  proccurò  ,  che 
da  un  Amicò  comune  ne  fofle  fatto  confapevole 
il  Muratori  ,  a  fine  d' indurlo  a  lafciargli  quello 
onore  .  Per  avere  di  già  Ipedita  la  fua  Diflèrta- 
2Ìone  a  Firenze ,  non  fi  trovò  il  noflro  Propoilo 
in  pofitura  di  compiacerlo  :  il  che  fu  poi  cagio- 
ne, che  il  Marchefe,  per  eflere  almeno  il  primo 
a  pubblicar  l' Ifcrizione  fuddetta ,  la  facefle  {lam- 
pare in  fogli  volanti ,  per  inferirla  polcia ,  come 
fece,  infieme  colla  fua  interpretazione  nt\  Mufeo 
V-srQmfe  ,   Anche   la  Dilfertazione  dei  Muratori 

ufcì 


Antonio  Muratorì.      tot 

ufcì  per  la  prima  volta  a  parte  per  cura  del  Ghia* 
rifs.  Propolìo  Anton-Francefco  Gori  a  motivo  , 
che  nc^n  fi  trovò  pronta  la  materia  ,  che  compof 
dovea  il  fecondo  Tomo  delle  Memorie  fuddette  j 
e  da  elfo  fu  pofcia  di  nuovo  pubblicata  nel  To- 
mo V,  delle  fue  Simbole,  con  avanti  la  Lettera , 
colla  quale  l'Autore  T  avea  indirizzata  a  queiril-"  V 
lullre  Adunanza.  L'Originale  poi  tanto  Latino  , 
che  Italiano  di  quello  Opufcolo  del  Muratori  , 
ficcome  quello  dell'  altra  fua  DifTertazione  fopra  i 
Servi  e  Liberti  antichi  con  gli  altri  due  ,  V  uno 
intorno  all'  j^fcta  fepolcrale  ,  di  cui  fi  parlerà  nel 
feguente  Gapitolo  ,  e  T  altro  fopra  l' Ijcrizione  di 
Frejtis ,  lono  llati  da  chi  fcrive  regalati  alla  me- 
defima  Società  in  atteftato  di  fua  riconofcenza  , 
per  averlo ,  benché  privo  di  merito  ,  fra  i  Socj 
fuoi  afcritto  .  Dal*  Sig.  Gori  fa  eziandio  renduta 
pubblica  in-  elTo  Tomo  V*  delle  fue  Simbole  nell' 
Anno  1749.  Altra  Dilfertazione  Muratoriana  in- 
torno a  un  Placito  tenuto  in  Ravenna  da  Papa. 
Silveftrò  II.  e  da  Ottone  HI.  Augufto  nell'Anno 
100 1.  Tiene  parimente  quel  Letterato  nelle  fue 
mani  un'  altra  Dillertazione  ,  indirizzatagli  dal  Mu- 
ratori ,  la  quale  riguarda  un  Documento  antico 
fpettante  al  Moniftero  dell'  avellana  y  e  da  lui 
verrà  pubblicata  . 

Chiuderem  queflo  Capitolo  con  riferire  l'egre- 
gio Trattato  ,  compof^o  dal  Muratori ,  ed  intito- 
lato della  Pubblica  Felicità  ,  ogs^etto  de'  buoni  Prin- 
cipi.  Fu  ftampato  quelto  Libro  in  Venezia  nell' 
Anno  1749.  ma  colla  data  di  Lucca  ,  e  nello  fief- 
fo  Anno  riftampato  veramente  in  queft'  ultima 
Città.  Per.  far  collare  l'approvazione  untverfale, 
incontrata  da  quell'Opera  del  noftro  Propolìo, 
potrei  qui  produrre  il  giudizio  che  ne  han  dato 
G    3  co« 


I02        Vita    di    Lodovico 

fon  fue  Lettere ,  a  lui  fcritte  ,  molti  Letterati  5 
ma.  fia  meglio  il  riferirne  im  folo  ,  il  quale  ,    a, 
mio  credere,  vale  per  tutti  ,    perchè  ufcito  dalla 
penna  di  un  Perfonaggio,  che  molto  beq  sa  l'arte 
di  governare  i  Popoli  ,  e  con  altrettanta  fua  lode 
r  elercita .   Parlo  del  Conte  di  R/checourt ,  che  da 
molti  anni  in  qua  prefiede  al  governo  de  gli  Stati 
deir  Auguiliirimo  Imperader  Francefco  L  in  Ita- 
lia .   Dopo  di  aver  egli  letta  la  Pubblica  Felicità , . 
feri  (Te    Ipontaneamcnte    al  Muratori    una  Lettera 
gentiliflima ,  in  cui  fi  leggono  le  fegucnti  efprcf- 
fioni  r  *■' Ho  avuto  un  gran   piacere  nel   leggere  la 
„  bella,  e  utililfirna  Opera  da  V.  S,  IHuflriffima 
,,  mandcita  ultimamente  alla  luce  {o\)r ^h.  Pubbli-. 
3,  ca  Felicità  ,    degno  tema  di  una  gran  mente, 
„  e  amiinte  del  pubblico  bene.  Egual  piacere  mi 
„  ha  recato  il  vedere,  che  T  introdurion?  di  nuo- 
5,  ve  manifatture    di  fcta  in  quefta  Città  ,    e  la 
„  Legge  che  mi  prefi  la  libertà  di  fuggerire  a  S, 
j,   M.   L  fopra  li   Fidtcommtffi  ,  abbiano  incon- 
,,  trato  l'approvazione  di   V,  S,  Illu(ìrinim*a  ,  che 
5,  con  tanta  giuOizia  occupa  uno  dei  primi  porti 
3,  fra  i  grandi  Uomini  ,  Il  giudizio    che    ne  ha 
„  dato  è  certamente  molto  lufinghiero  per  me  , 
,,  e  le  accerto ,  che  mi  farà  fempre  di  un  gran- 
5,  de  limolo    ed    infegnamento    l'Opera    fua    per 
5,  procurare  in  quanto  da  me  dipenderà  la  felici- 
3,  tà  de  i  Sudditi  di  S.   M.  L  mio  AuguOifTimo, 
5,  Padrone  ,    ben  ficuro  di  uniformarmi    alle  fue 
„  piiffime  intenzioni,  in  far  ufo  di  quanto  V,S. 
3,  llluftriflìma   prcfcrive  &c.  „  Relterebbemi  da  dir 
qualche  cofa  delle  due  ultime  produzioni  Lettera- 
rie del  noftro  Proporto  5,  ma  di  qucrte  ne  partere- 
jno  nel  Capitolo  XV.  come    lungo    più  acconcio, 
per  ?ffe ,  E  intanto  pafliarao  a  vedere  3  quaiCon- 


Antonio  Muratori.     105 

tradittori  abbiano  incontrato  ie  fue  Opere ,  e  quali 
Controverfie  abbia  egli  foftenuto . 

CAPITOLO    IX. 

Delle  Critiche  fatte  all'  Opere  del  Muratori ,  e  delU 
Controverfie  Letterarie  da  ejjo  avute  . 

Nluno  certamente  fra  i  Letterati  del  noftro 
Secolo  ha  tanti  Libri  compoQo  ,  quanti  il 
Muratori  j  ma  niuno  ancora  ha  forfè,  come  egli , 
incontrato  un  sì  gran  numero  di  Contradittori  . 
Né  altrimenti  poteva  fuccedere  ,  per  aver  egli 
tanti  e  sì  diverfi  argomenti  trattato,  e  non  poche 
opinioni  impugnate ,  le  quali  avean  prefa  voga  ne' 
tempi  andati  pel  poco  buon  ufo  dell'Arte  Critica  . 
A  pochi  però  fi  riducono  quelli  ,  a  i  quali  abbia 
ri Iporto  con  Libri  a  parte,  non  già  per  mancanza 
di  ragioni ,  uè  per  poca  ftima  de  gli  Oppofitori  j 
ma  sì  bene  perché  troppo  era  alieno  dall' interrom- 
pere i  fuoi  Studj  ,  e  dallo  (pendere  il  tempo  in 
letterarie  conttfc,  quando  l'importanza  dell'argo- 
mento non  r  avelie  richiedo .  Ma  venendogli  pò- 
fcia  in  acconcio  di  ritoccare  quello  fteffo  fuggetto 
in  alcun' altra  delle  fue  Opere  ,  non  fi  teneva  cer- 
tamente colle  mani  alla  cintola  ,  fé  gli  pareva  d' 
effere  ftato  a  torto  criticato,  come  fi  può  vedere 
in  parecchi  de'  Libri  fuoi  ,  e  fpecialmente  nelle 
DifìTertaTtoni  fopra  le  Antichità  Italiane  .  Per  lo 
contrario  non  era  sì  amante ,  come  certuni ,  del- 
le fue  opinioni  ,  che  non  foffe  anche  difpofto  a 
ritrattarle  (  il  che  non  rade  volte  ha  fatto  )  fé  la 
Cenfura  altrui  gli  pareva  giufta ,  o  fé  fi  foffe  ac* 
corto  d'eflerfi  ingannato  .  Siccome  non  aveva  a 
maled'cflfere  criticato,  anzi  né  mofìra  va  piacere, 
G     4  qua- 


IO*}.  Vita  di  Lodovico 
qualor  leCenfure  altrui  erano  fatte  con  giudizio» 
e  fenza  quell'acrimonia  di  ftile,  che  pur  troppo 
fi  (corge  nelle  Critiche  di  tanti  e  tanti  ,  e  che 
piò  di  una  volta  ebbe  anch'  egli  a  fofFrire  j  eoa 
efferfi  nondimeno  {tudiato  mai  fempre  di  trattar 
con  rifpetto  e  moderazione  gli  Avverfarj  fuoi  . 
Non  pretendo  di  dar  qui  un  intero  conto  di  tutti 
gli  Autori ,  che  alcuna  cofa  hanno  fcritto  contra 
di  lui ,  perchè  il  farlo  mi  farebbe  troppo  malage- 
vole,  per  non  dir  imponìbile  ;  nonelfendo  in  mia 
mano  tutti  i  Libri  loro .  M' ingegnerò  tuttavia  d' 
effere  il  più  efatto  che  potrò  nell'  indicarli  ;  e 
principalmente  mi  ftudierò  di  mettere  in  buon  lu- 
me le  Controverfie  tutte  da  efTo  foftenute  ,  fenza 
però  impegnarmi  a  farla  fempre  da  A pologilb  con- 
tro tutti  quei,  a' quali  non  ha  curato  di  rifponde- 
re,  per  non  allontanarmi  troppo  dall' iflituto mio  , 
elle  è  di  fcriverne  la  Vita;  e  né  meno  mi  obbli- 
gherò a  feguitar  l'ordine  de  i  tempi,  in  cui  u'ci- 
rono  le  Cenfure  contra  di  lui  ,  perchè  così  confi- 
gliato da  chi  ne  sa  più  di  me  ,  e  perchè  troppo 
lungo ,  e  forfè  ftucchevole  riufcirebbe  quefto  Ca- 
pitolo ;  ma  lo  div'iderò  in  altrettanti  Paragrafi  , 
quante  fono  le  materie  ,.  fulle  quali  è  flato  attac- 
cato il  Muratori .  E  per  farmi  da  capo . 

§.    L 

Pelle  Critiche  fatte  al  Muratori  in  cofe  Poetiche . 

PER  avere  il  nofiro  Propofto  chiamato  all' efa- 
me ne  i  Libri  furi  della  Perfetta  Poefia  di- 
verfi  Componimenti  di  francefco  Petrarca  ,  e  di 
altri  rinomati  Poeri  ,  a  fine  di  dar  a  conofcere 
«Ha  gioventù  non  folo  il  Bello  ,  ma.  eziandio  ciò 

che 


A  NTONIO   MUR  ATORI.        I05 

elle  in  effi  degno  non  era  d' imitazione  ■  fi  fulle- 
varono  contra  di  lui  varj  Letterati  in  difefa  degli 
Autori  da  eflTo  cenfurati  .  Ma  egli,  quantunque  af- 
falito  da  più  parti  ,  non  fi  prefe  alcun  falcidio  « 
con  iafciar  che  gli  altri  pure  delFero  (  ficcome  egli 
avea  fatto)  con  libertà  il  loro  giudizio fopra  le  fuq 
cenfure  .  Si  vide  perciò  comparir  alla  luce  nell* 
Anno  1707.  dalle  ftampe  di  Perugia  una  Lezione 
Accademica  ,  comporta  dal  Signor  Giacinto  Vincio- 
li^  Avvocato  Perugino  ,  in  difefa  di  un  Sonetto 
di  Francefco  de' Beccuti  ,  detto  per  fopranome  il 
Copetta . 

Anche  i  dottiffimi  PP.  di  Trevoux  nel  riferire 
r  Opera  fuddetta  del  Muratori  entro  le  loro  Me- 
morie del  mefe  di  Ottobre  dello  Ueifo  Anno  fe- 
cero querela,  per  quanto  fi  ricava  dal  Tomo  III. 
del  Giornale  de  i  Letterati  d  Italia  ,  perch'  egli  a- 
vefle  ofato  di  criticare  i  due  loro  Scxnion  Corne- 
lio e  Racine  ;  confcffando  nondimeno  ,  che  bene 
in  molti  luoghi  la  fua  critica  (del  Muratori)  pav 
ragionevole  e  giufia  ;  ma  con  aggiugnere  ,  che  , 
per  ejfer  tale  ,  dovrebbe  Jlendeyji  egualmente  foprs 
tutti  i  colpevoli .  Quanto  fia  fu  r  di  ragione  quefto 
rimprovero  ,  bada  fapere  ,  che  non  i  foli  Poeti 
Franzefi ,  ma  gì'  Italiani  ancora  erano  flati  chia- 
mati air  efame  nel  fuo  Libro  dal  noftro  Pro- 
pofto  . 

Fu  dipoi  flampato  in  Mantova  nclT  Anno  fuf- 
ieguente  1708.  un  Dialogo  tntkolato  Eufrafio  ^  in 
cui  ft  difcorre  di  alcuni  difetti  [coperti  nelle  Opere 
di  due  Poeti  Vicentini.  Sin  dell'Anno  1701.  era*, 
no  ufcite  dalle  llampe  di  Padova  le  Poefie  Ita- 
liane ,  Latine  ,  e  Greche  de  i  Signori  Andrea 
Marano^  ed  Antonio  Bergamini  di  Vicenza;  e  il 
Muratori  nel  Tomo   I.  Cap,    IV.  della  Perfetta 

Poe^ 


io6      Vita    di    Lodovico 

Pocfia  avea  difapprovata  la  Joro  maniera  di  com* 
porre ,  e  rilevati  non  pochi  e  gravi  difetti  ,  che 
in  effe  s' incontrano ,  fpeci^lmente  per  la  ofcenità 
de  gli  argomenti ,  e  per  le  (Irane  maniere  di  fa- 
vellare, prcie  bensì  da  i  Linci  Greci  e  Latini  , 
ma    non    affai    bene    adattate  al  noftro    idioma  . 
Quefta  cen.ura  ,    febben  fatta  colla  maggiore  ci- 
viltà,  diede  m  tivo  al  Dialogo  fuddetto  ,    in  cui 
quei   Poeti  prtftro  a  difenderfi ,  ma  con  una  ma- 
niera la  più  impropria  del  mondo  ,  perchè  d'in- 
giurie e  fcherni  più  che  di  ragioni  ripiena.  Non 
iì  commoffe    punto  il  noflro  Propofto  ,   come  fc 
di  lui  non  fi  foffe  parlato  in  auelP  ingiuriofo  fcrlt- 
to  ;  lafciando  ad  altri  il  decidere  fopra  le  ingìufte 
loro  querele  .  In  fatti  al  vedere  ,    ch'egli  aveva 
lafciato  paffar  parecchi    anni    fenza    rifentirTene  j 
impugnarono  la  penna  in  difela  di  lui  due    vaio- 
rofi   Letterati,  cioè  il   Sig.  Niccolo  j^menta  Avvo- 
cato  Napoletano  ,    celebre  per  molte  Opere  date 
alla  luce;  e  il  P.  Scbajìiano  Paoli  della  Congre- 
gazione della  Madre  di   Dio  ,    rinomato  Predica- 
tore, ed  Illoricgrafo  della  facra  Religione  Gero- 
folimitana  :  il  primo  con  una  tetterà  indirizzata 
ad  cffo  P.   Paoli ,  che  fu  rtnmpata  in  Napoli   net 
1715.  e  l'altro  con  un  Rngionamento  intiti-lato  : 
J^ifefa    delle    Censure    del  Si^.  Lodovico  Antonio 
Muratóri  contro  P  Eufrajìo  D/alo^o    di    due  Poeti 
Vicemirii  ^  e  pubblicato  pure  in  quella  Città  rtelP 
Anno  med.fimo.  Incontrarono  il  plaufo    univer- 
fale  quelle  due  Apologie  ,  perchè  quanto  d:>rte  , 
altrettanto  modeOe  :  né  quei  Poeti  ofarono  di  far 
loro  alcuna  rifpolla ,  convinti  forfè  ,  fé  non  per- 
fuafi  d'avere  a  torto  attaccato  il   Muratori  .    Di 
t^\  ebbe  a  dire  nel  Tomo  XXIV.   1  Autore  del 
Giornale  d'Italia;  „  I  due  Poeti  Vicentini  fi pof- 

,,  fona 


Antonio  Muratori.  107 
fono  gloriare  ,  che  fé  le  cofe  loro  non  fono 
ftate  approvate  dal  Pubblico ,  hanno  però  me- 
ritato r  onore  di  effere  confiderate  e  cenfurate 
da  tre  de  i  più  celebri  Letterati  d'Italia,  cioè 
da  i  Sigg.  Muratori  ed  Smonta  ^  e  dal  P, 
Paoli  ^  ne  gli  Scritti  de  i  quali  viverà  certa- 
mente il  lor  nome  vieppiù  di  quello  ,  che  fa- 
,,  rebbe  vivuto  ne  i  loro  poetici  componimenti , 
Nel  1709.  un  altro  Scritto  fu  pubblicato  con- 
tro la  Perfetta  Poefia  del  Muratori  colla  data  di 
Ferrara,  ma  fenza  il  nome  dell'Autore,  e  fu  una 
Lettera  difenfiva  dì  Mefjer  Antonio  Tibaldeo  da 
Ferrara  al  Sig.  Dottor  Lodovico  Antonio  Muratori 
da  Modem  .  Fu  creduto ,  che  quefta  Lettera  fof- 
fe  compofìzione  del  Dottor  Girolamo  Baruffaldì , 
morto  alcuni  anni  fono  Arciprete  di  Cento,  Sog- 
getto affai  rinomato  nella  Repubblica  delle  Let-^ 
tgre  per  varj  parti  d>;l  fuo  ingegno , 

Ufcì  pure  neir  Anne  fuddetto  dalle  (lampe  di 
Lucca  un  Libro  in  8.  col  feguente  titolo  :  Difefn 
delle  tre  Canzoni  degli  Occhi ,  e  di  alcuni  Sonetti , 
e  varj  pajjì  delle  Rime  di  Trance fco  Petrarca  dal- 
le oppo/izioni  del  Sig.  Lodovico  .Antonio  Murato- 
ri ;  compojla  da  Gio,  Bartolomeo  Cafaregi ,  Gio. 
Tommafo  Canevari  ,  e  Antonio  Tommafi  Chie- 
rico Regolare  della  Madre  di  Dio  ,  Pa/ìori  Arca- 
di .  L' effere  fcritta  quefta  Difesa  con  tutta  la  buo- 
na maniera  ,  diede  motivo  al  nodro  Propofto  di 
ringraziarne  per  Lettera  il  Sig,  Canevari .  Ma  per 
conto  delle  ragioni  in  c(Ta  addotte  in  difefa  fpe- 
zialmen'te  delle  accennate  tre  Canzoni  del  Petrar- 
ca ,  non  le  credette  fufficienti  ad  abbatter  quelle 
che  da  lui  erano  (late  portate  in  contrario;  e  per- 
ciò neir  Edizione  ,  eh'  egli  fece  in  Modena  nell' 
Anna  1711.  delle  Hime  di  quel  graaP^ctariftanx- 


io8        Vita   di  Lodovico 

pò  le  medefime  fue  Offervazioni  già  pubblicate 
nella  Perfetta  Poefia  . 

Fra  i  Letterati ,  che  il  Muratori  pregò  di  efa- 
mlnare  efla  Perfetta  Poefia  ,  prima  di  darla  alle 
nampe  ,  uno  fu  il  celebratiliìmo  Ab.  Jlntoyi- Ma- 
ria S alvini  ^  il  quale  ,  oltre  alle  cofe  allora  fat- 
tegli avvertire,  fece  dipoi  varie  Annotazioni  Cri- 
tiche al  primo  Tomo  dell'Opera  medefima  ,  la 
maggior  parte  in  materia  di  Liagua  Italiana  ;  ed 
avendogliele  pofcia  comunicate  con  confidenza  da 
Amico,  tanto  fu  lungi  il  nolìro  Propolto  dail'of- 
fenderfene ,  che  anzi  gì' infinuò  di  rivederci  conti 
anche  all' altro  Tomo  ;  con  aver  eziandio  data  ma- 
no egli  ftelfo ,  perchè  le  cenfure  dell'Amico  vedef- 
fero  la  luce  nel'a  rilbmpa,  che  di  quella  Tua  Ope- 
ra feguì  dipoi  in  Venezia  nell'  Anno  1724.  Non 
so,  che  il  Muratori  abbia  rifpoito  fé  non  ad  una 
di  effe  Note  Critiche  del  Salvini  ,  che  riguarda  le 
Scuole  di  Grammatica  efiltenti  in  Roma  a  i  tem- 
pi de  i  Romani  :  pretendendo  quelli  ,  che  folfero 
Scuole  folamente  di  Lingua  Greca  ,  e  non  già  del*- 
la  Latina  ,  come  aveva  allento  il  nofin)  Propollo 
nel  Tomo  IL  della  Perfetta  Poefia.  E  io  fece 
nel  principio  della  DiOTert.  XXXH.  (opra  \t  An- 
tichità Italiane ,  citando  in  fuo  favore  due  paffi 
di  Svetonio  de  illujìribus  Grammaticis  . 

Quanto  civili  e  mndcrte  erano  (late  quefle  ulti- 
me Critiche  fatte  alle  Ojjervazioni  del  Muratori 
fopra  le  Rime  del  Petrarca,  ed  alla  Perfetta  Poe- 
fia ^  altrettanto  infoiente  e  pungentilfima  fu  la  cen- 
fura  ,  che  comparve  alla  luce  nell'  Anno  17^2. 
colle  flampe  di  Venezia  nelh  Prefaz'onc  alla  Ret" 
lorica  d^AriJìotele  fatta  in  lingua  Toicann  dal  Com- 
mendatore Annibal  Caro  ,  e  nella  Lettera  prima 
di  M.  Francefco  Petrarca  all'Autore   della  Prefa^ 

ZÌO'' 


Antonio  Muratori.      109 

ztone  ^  che  fi  legge  in  fine  d'eflTaRettorica .  NelF 
anno  fuffcguente  fu  pure  impreiro  in  quella  Citta 
un  altro  Libercolo  con  quetto  titolo  :  Lettere  di 
M.  Francefco  Petrarca  aW  Autore  della  Prefazio- 
ne &c.  in  cui  fi  fa  la  critica  colla  fiefla  fatirica 
maniera  ad  un  Sonetto  coirpollo  dal  Muratori , 
fin  quando  era  in  Milano  ,  in  occafion  di  una 
Mona< azione,  che  comincia: 

Quejf  Alma  ,  cui  per  tempo  ai  fanti  amori  &c. 
Furono  attribuiti  quefti  tre  Scritti  al  Dottor  jB/^^^/o 
Schiavo  da  Efte  ,  morto  in  Venezia  alcuni  mefi 
dopo  il  Muratori ,  perchè  da  lui  ne  fu  proccurata 
la  ilampa  .  Ma  io  credo  di  non  ingannarmi  ,  di- 
cend'>,  che  non  fono  fua  farina,  ma  si  bene  dell' 
Ab.  Domenico  ,Lnzzari?ii  Profeffor  d'  Eloquenza 
neir  Univepfitk  di  Padova  di  lui  Maeftro .  Imper- 
ci'cchè  due  Lettere  fcritte  dallo  {leffo  Lazzarini 
al  Muratori  non  me  ne  lafciano  dubitare.  Era  egli 
rimarto  disgudato  del  noftro  Propolio  per  ciò  che 
qiiefti  fcritto  aveva  ò'  Ann/ùal  Caro  nella  Vita  di 
Lodovico  Cartelvetro  ;  e  però  nel  rifpondere  fotto 
il  dì  2^.  di  Settembre  del  1729.  ad  una  fua  ,  in 
cui  gli  avea  inviata  la  Patente  d'aggrega?  ione  ali* 
Accademia  d'Urbino,  fra  l'altre  cole  cosigli  par- 
la: ^'  A  quefti  giorni  leggo  ed  offervo  le  nuove 
,,  Opere  di  M.  Lodovico  Cajielvetro  ^  e  la  Vita  di 
„  lui  .  Nella  quale  veggio  sì  maltrattato  il  mio 
,,  Annihal  Caro  ^  che  ne  avanzerebbe,  s'eg'ifof- 
„  le  (iato  il  più  vile,  e  ingiutfo ,  e  ignorante  uo- 
,,  mo  del  Mondo  .  Potrebbe  nondimeno  eflere  ^ 
„  che  Dio  benedetto  non  lo  abbandonafle  né  pur 
.5,  dopo  morte ,  quando  in  vita  lo  rendette  fuperio- 
„  re  fenza  paragone  di  felicità  ,  e  di  gloria  ali* 
,,  emolo  fuo,  a!  quale  egli  per  altro  non  aveva 
3j  mai  fatto  niuna  offefa .  Jo  nondimeno  mai  non 

jj  mi 


il©       Vi  T  A  DI  Lodo  VICO 

j,  mi  fcorderb  della  flima  in  cui  la  tengo,  epor- 
),  rò  ogni  lludio  ,  che  gli  uomini  veggano  dalla 
^,  noftra  parte  la  ragione,  e  la  modcjtia^  equel- 
j,  la  Carità  ,  che  dobbiartio  crilìianamente  noti 
),  fole  a' vivi  ,  ma  a' morti  eziandio  &c.  „  Me- 
glio eziandio  apparifce,  quanto  ho  detto,  dall'al- 
tra Lettera  del  Lazzarini  ^  ricevuta  fenza  data ,  e 
fenza  fottofcrizione  dal  Muratori  nel  dì  i8.  del 
fulTeguente  Ottobre  ,  che  intera  farà  regiftrata  nelP 
Appendi  al  Num.  X.  mentre  in  efTa  fi  leggono 
]e  feguenti  efpreffioni  :  „  Io  rifpondo  a  V.S.  II- 
),  luftrifTima  fchiettamente  a  mio  modo ,  che  non 
„  fono  {lato  eccitato  da  alcuno  a  prendere  la  di- 
j,  fefa  del  Caro  ,  ma  dalla  fola  pietà  verfo  de' 
j,  miei  i  e  dall'  infopportabil  caribo  ,  che  li  vien 
),  dato  ....  4  Quanto  poi  a  lei  io  non  fcrivero  co  fa 
3,  alcuna ,  (ìccome  non  potrei  dirla  fenza  offende- 
3,  re  la  giuftizia  ^  che  fia  contraria  alla   bontà  ed 

a,  erudizione  fua ,  e  alla  convenienza  mia 

j,  Spiegherò  i  Dialoghi  di  Platone  del  comune  j 
9,  tanto  infelicemente  chiofati  da  M.  Lodovico  y 
3,  ch'egli  non  ha  capito  niun  luogo  ,  e  dico  di 
„  niuno  di  quelli  che  chiofa  .  Similmente  difen- 
„  derò  e  Virgilio,  e  Teren7Ìo,  e  Arilìotele  ,  e 
3,  altri  tali  uomini  niente  piti  difcretamente  raf- 
3,  fati  dal  medefimo  di  quello  che  folfe  taHato  il 

3,.  Caro Che  poi  quella  mia    fatica  fia 

3,  per  piacerle,  non  lo  so,  né  glie  lo  prometto . 
3,  Che  non  fia  per  offenderla  ,  qucjio  lo  so  ,  e  ne 
3,  pU9  ejjer  ficura . 

Da  quelle  due  Lettere  chiaro  fi  fcorge  ,  qual 
fofìfe  r  intenzinn  del  Laz/arini  ;  e  nella  manieri 
acre  e  mordace  ,  adoperata  in  quegli  feruti  ,  (1 
ravvifa  beniffimo  !..  ilile  di  lui  ;  e  per^  farà  egli 
più  tofto  che  lo  Schiavo  da  dir  l' autore  de  i  me' 

defi* 


A  NTO  NIO   MUR  A  TORI.        itf 

defimi.  S'egli  poi  adoperaffe  nello  fcrivere quelli 
wodeji/a  e  carità  crijiiana  ^  che  da  lui  fi  mil.mta 
nella  prima  Lettera  ;  afe  fcrivtfTe  foCa  alcuna  (ort- 
traria  alla  bontà  ed  erudizone  del  nollro  Propofto  ; 
e  fé  mantenelTc  la  parola  di  no»  ofcnderlo  ,  come 
fi  pri'terta  nell'altra  Lettera,  ne  potran  giudicare 
tutti  quelli  a' quali  faran  capitate  alle  mani  quel- 
le dicerie. 

Con  una  fomma  indifferenza  fu  ricevuto  dal 
Curatori  T  avvifo  della  pubblicazione  di  que' fa- 
tirici  Cc^mponimenti  ;  e  quantunque  da  gli  Amici 
glie  ne  foffe  inviata  copia,  perché  dal  vidtr  co~ 
me  ivi  era  trattato,  fi  m  iveflTe  a  cercar  qu^dthe 
riparo  al  luo  onore  sì  villanamente  vilipefo ,  nort 
ne  volle  leggere  né  meno  una  riga  .  Defidcrava 
ancora  )  che  niuno  fi  accingeOe  a  difenderla  ,  per- 
chè più  predo  finifle  la  battaglia  ,  tuttoché  gli 
folfe  fcrittj  ,  che  lo  Schiavo  fi  vantava  d' aver 
fino  a  cento  Lettere  da  pubblicare  contro  di  lui . 
Ma  non  potè  impedir  ,  che  fi  fiampafie  in  Ve- 
nezia neir  Anno  1793.  ^"^  Rifpofìa  al  Libretto 
intitolato  :  Lettere  di  M.  Francefco  Petrarca  &c. 
comporta  fenza  fua  faputa  dall'  Avvocato  Jacopo 
Martinenghi ,  Piacentino,  perfonaggio  di  cervello 
affai  bizzarro ,  che  avrebbe  fatta  ben  la  fua  figura 
nel  celebre  Libro  della  CictHataneria  de  gli  Eru- 
diti del  Moìchenio .  Con  fuo  gran  difpiacere  in- 
tefe  il  nortro  Propofio,  che  foffe  ufcito  in  campo 
un  sì  fìtto  campione  in  fua  ditefa  \  e  giacche  al- 
tro far  più  non  poteva,  proccurò  con  tutti  i  mo- 
di più  forti  di  frenare  in  lui  T  ardente  voglia  di 
tornar  al  cimento. 

In  anto  mal  Soffrendo  il  MarchefeG/of^^z-Gi*- 
feppe  Orfi^  che  il  Muratori  non  fi  prendeffe  al- 
cun   penfiero  di   rifpondere  ai  pretefo   Dottore 

Schia- 


ìli        Vita   di   Lodovico^- 

Schiavo ,  e  naufeato  nel  tempo  fteffo  della  petu- 
lanza e  ttmerirà  ufara  da  coftui  nelle  fuddettc 
Cenfure  :  fi  rifnlfe  non  folo  d' imprendere  la  di- 
fefa  del  noitro  Propofto  ,  ma  trafportato  dal  fuo 
zelo  compofe  eziandio  ad  imitazion  del  Taflbni  il 
feguente  Sonetto  ,  che  per  non  eirere  mai  Itato 
pubblicato  ,  piacerai  qui  regiftrare  : 

Dunque  uno  fputatondo ,  un  Patriarca 
Del  Parnafo  adriatico  prcfume 
E  di  profe  e  dì  verft  col  frantume 
Di  far  r  Archimandritta  del  Petrarca  ? 
Afino  da  due  piedi ,  che  va  m  barca , 

Tu  ragghi  invan  contro  un  sì  chiaro  lume , 
Che  SI ,  che  ti  farò  <  angiar  cojìume 
„  Co7i  una  trippa  di  fua  merce  carcaP 
Il  tuo  confufo ,  e  temerario  jìile 

Senza  creanza  alcuna  ,  e  fenza  onore 
Inulta  col  Muratori  ha  di  fimi  le . 
Ei  vive  della  Corte  allo  fplendorc  , 

E  tu  col  nome  tuo  ti  fai  più  i^ilc  y 
Nome  ,  che  a  te  [ara  df  infamia  ,  e  orrore  , 
Or  della  tomba  fu  or  e 
Al  tuo  forte  ragghiar  forge  il  T affane , 
E  a  fcuoter  ti  comincia  il  pelliccione . 
E  te  Schiavo  a  rasatone 
Chiama  fua  ISCufa  non  ancora  ejlinta , 
Perchè  morti  catena  al  collo  avvinta . 

N^n  diede  pofcia  il  March.  Orfi  efecuzione  al 
fuo  difegtio  ,  perchè  ,  atttfe  le  premure  de  gli  A- 
ttiici  ,  che  aveva  in  Padova  ed  in  Venezia  il  Mu- 
ratori ,  fu  da  que' faviffuTii  ed  Eccellentifs.  Signori 
Ritornacori  proibito  allo  Schiavo  lo  ftampar  pia 
alcun  altra  cofa  centra  di  lui  i  ed  anche  perchè  da 

a  a 


A  NTO  Nl'O   MOR  A  TOR  r.         II3 

lì  a  pochi  mefi  eflo  Marchefe  lafciò  di  vivere.  E 
così  rertò  fopita  quefta  guerra  ,  la  quale  recò  più 
moleftia  a  gli  Amici  del  noftro  Propofto  ,  che  a 
lui  medefimo  ;  perchè  egli  non  arrivò  né  meno  a 
l'aper  che  cofa  conteneffero  quelle  Critiche  ,  con 
elterfi  per  fino  guardato  dal  leggere  la  Rifpofta  del 
Martinenghi  per  non  vedere  in  efla  leoppofizioni 
del  fuo  Contradittore .  Non  mancarono  altri  di- 
poi ,  che  fcriflero  in  dlfefa  del  Sonetto  del  Murato- 
ri ,  e  fra  effi  T  Abate  Vincorzo  Cavalucci  ,  il  cui 
valore  è  aflai  noto  nella  Repubblica  delle  Lette- 
re ;  ma  non  acconfentì  il  noftro  Propodo ,  che  le 
loro  nfpofte  foflero  date  alle  ftampe  ,  parendogli 
più  che  abbaftanza  rifarcito  il  fuo  onore  col  filen- 
zio  importo  all'Avverfario  fuo. 

Pretefe  dipoi  WTìonor  Schiavo  d' emendare  i  fuoi 
trafcorfi ,  e  di  acquillarfi  la  buona  grazia  del  Mu- 
ratori con  indirizzargli  la  Prefazione  alle  Rime  di 
M.  Laura  ^  ch'egli  diede  alla  luce  nell'Anno  1741. 
colla  data  d'  Aquileja  ;  efìendofì  fervito  della  me- 
diazione del  celebre  Abate  Girolamo  Tagliazucchi 
Modenefe  ,  Profeflbre  allora  di  Eloquenza  nell' 
Accademia  di  Torino  ,  per  fargliene  accettare  la 
dedica  .  Ma  avendola  poi  egli  (Tefa  a  nome  dello 
Stampatore,  non  feppe  indurfi  il  Muratori  ne  me- 
no a  ringraziarlo .  La  fuddetta  Prefazione ,  ficco- 
me  comporta  dallo  Schiavo  ,  fi  dee  aggiugnere  al 
Catalogo  dell'  Opere  di  lui ,  che  fi  legge  nel  To- 
mo II.  della  Storia  Letteraria  à!  Italia . 


H  CA^ 


114        VrxA  DI  Lodovico 

§.    II. 

Controvetfia  fopra  la  Città    di  Comacchio , 
e  di  Ferrara  . 

MEntre  anelavano  ufcendo  le  prime  Critiche 
contro  la  Perfetta  Pocfia  del  Muratori  , 
fu  quefti  obbligato  ad  entrare  in  una  gravifTi- 
ma  Controvcrfia ,  che  fece  grande  flrepito  in  Eu- 
ropa ,  e  che  porto  lui  a  ftudj  e  fatiche  quafi  in- 
credibili per  aver  dovuto  trattare  un  vafto  argo- 
mento ,  i  cui  piccioli  pe2zi  eran  difperfì  e  nafco- 
rii  in  quafi  innumerabili  Libri  groflì ,  e  in  tanti 
Documenti  ediri  e  inediti  .  H;inno  fempre  prete- 
fo  i  Principi  Eilenfi)  e  tuttavia  pretendono,  che 
indtbitaracnie  folle  loro  tolta  ed  -occupata  nell' 
Anno  1 598.  la  Città  di  Comacchio  colle  fue  Val- 
li dalla  Camera  Apoftolica  ,  fìccome  dominio  di- 
pendente d:l  facro  Romano  Imperio,  chefindelT 
Anno  1954.  ne  diede  ad  efìfi  F  Inveilitura  ,  ed  ha 
«ontinuato  a  darla  fino  al  tempo  preiente  .  Effen- 
do  però  inforti  diflapori  fra  la  Corte  di  Roma  e 
r  Imperador  Giufeppe  ,  quefti  nell'  Anno  1708. 
mandò  le  fue  genti  a  ripigliarne  ilpon'eflb.  Die- 
de all'armi  per  quefto  il  fommo  Pontefice  Cle- 
mente XI.  ma  a  quefta  guerra  fi  kce.  predo  fine 
con  un  accordo,  in  cui  fu  ftabilito,  che  per  via 
amichevole  fi  conofceffero  le  Ragioni  dell'  una  e 
dell'altra  parte  non  tanto  per  quella  Città ,  quan- 
to ancora  pel  Ducato  di  Ferrara^  che  la  Cafad' 
Erte  pretende  pure  a  lei  occupato  da  cflTa  Camera 
Pontificia.  Gran  dibattimento,  e  moltifìfimi  Con- 
grelfi  furono  dipoi  per  quelli  affari  tenuti  in  Ro- 
ma fra  i  Miniftri  di  quella  Corte  ,  e  quei  deli' 

Im. 


Anto  NTO  MuR  A  TO  R  I.      115 

Imperadore  e  della  Cafa  d' Erte  j  con  efTere  noi1« 
dimeno  rimatta  indecifa  V  una  e  1'  altra  Contro^ 
verlìa .  Ora  in  quello  bollore  di  cofe  furono  fcel- 
te  in  Roma  le  penne  di  Monfìg.  Giujìo  Fonta- 
nini  ,  uomo  caldo  e  fprezzante  di  chichefìa  ,  e 
deir  Ab.  Lorenzo  Zaccagnì ,  per  foftenere  i  diritti 
della  Camera  Apoliolica.  Era  il  primo  amiciflì- 
mo  del  Muratori  j  ficcome  ne  fanno  fede  le  mol- 
te Lettere  fra  clli  pallate  fino  a  quefti  tempi  ; 
ma  avendo  egli  penetrato  d'  averlo  per  contradit- 
tore  nella  prefente  controverfia ,  altro  non  ci  vol- 
le, perchè  fi  fcordaffe  affatto  delle  leggi  dell' A- 
rniciiia ,  per  non  dire  della  CrilHana  Carità  . 

La  prima  Scrittura  ,  che  vide  la  luce  intorno 
alla  difputa  fuddetta  ,  fu  una  Lettera  d'effoMon- 
lìg»  Fcntaninì  ,  ufcita  nello  fteffo  Anno  17 08.  e 
intitolata  :  li  Dominio  temporale  [opra  la  Città  di 
Cornacchia  per  lo  fpazìo  continuato  di  dièci  Secoli  * 
A  quefla  riipofe  il  Muratori  nel  medefimo  Anno 
con  una  Scrittura ,  che  ha  per  titolo  :  Offervazio- 
ni  [opra  una  Lettera  intitolata  il  Dominio  tempo- 
rale &c.  Tornò  di  nuovo  in  campo  il  Fontanint 
nell'anno  ruffeguente  1709.  con  riprodurre  la  fua 
Lettera  ^  alla  quale  aggiunfe  la  Dijefa  del  mede- 
fimo  Dominio  \x\  fifporta  all'Opera  del  noflro  Pro- 
pofto .  E  perciocché  nell'  anno  appreffo  (i  raaneg-* 
giava  forte  fotto  mano  la  Corte  di  Roma  per  in- 
durre quella  di  Vienna  a  dimettere  il  PoirefTo  di 
Cornacchie  ,  fu  ordinato  al  Muratori  dal  Duca 
fuo  Signore  di  (tendere  una  Supplica  in  fuo  riome 
alla  Maejìà  deW  Jmperador  Giufeppe  per  non  la* 
fciar  correre  fenza  qualche  rifpofta  la  Scrittura 
fuddetta  del  Fontanim  ,  ed  una  diflettazione  dell' 
Abate  Zaccagnì  ulcita  nel  medefimo  tempo  coti 
quello  titolo  :  Drjfertatio  Hi/ìorica  de  fummo  Apo- 

H     J  Jio' 


11^      Vita    di    Lodovico 

Jìolicit  Sedis  Imperio  i?i  Urbem  Comitatumque  Co-^ 
macli  j  nel  mentre  eh'  egli  ne  ihva  preparando 
una  più  difFufa  .  Pubblicò  e?iandio  il  noftro  Pro- 
polio nell'anno  1711.  le  Quìjìioni  Cornacchie  fi  ; 
e  nello  fìeffo  anno  fu  pure  dal  Fontanini  meffa 
in  luce  la  Vifefa  feconda  del  Dominio  tempora- 
le &.C. 

Per  iftrulr  pofcia  pienamente  il  Pubblico  delle 
Ragioni  Imperiali  ed  Eltenfi  fopra  Comacchio  , 
e  infieme  per  rifpondere  a  tutte  ic  accennate  Scrit- 
ture de  gli  Avvocati  Romani  ,  fu  dal  Muratori 
comporta,  e  data  fuori  nell'anno  1712.  la  Piena 
Efpoftzione  ,  in  cui  fece  conofcere  ,  che  quella  Ci t- 
tò  non  era  mai  Aata  dipendenza  di  Ferrara  ;  che  i 
Papi  non  ne  aveano  mai  data  l' InvefHtura  a  gli 
Eftenfi  ;  e  che  quefli  F  aveano  ne'  Secoli  addietro 
ricevuta  da  i  foli  Imperadori ,  fìccome  tuttavia  la 
ricevono  y  ed  effere  perciò  indubitabile  la  Prefcri- 
zione  più  che  centenaria  ,  ammeffa  dalla  medefi" 
ma  Corte  di  Roma  , 

E  perchè  poco  erafi  fìnquì  parlato  dal  Murato- 
ri delle  Ragioni  Eftenfi  fopra  Ferrara,  per  eflerfi 
egli  riferbato  di  trattarne  a  parte  ;  fu  perciò  da 
elfo  compofta  dipoi  un'altra  Opera  col  titolo  fe- 
guente  :  Ragioni  della  Sercnifs.  Cafa  cf  Ejìe  fopra 
Ferrara  &c.  che  fu  bensì  ftampata  nell'Anno  17 14. 
ma  non  lafciata  correre  nel  pubblico  per  certi 
motivi:  il  che  diede  poi  campo  a  lui  d' inferire , 
ed  anche  di  porre  in  miglior  lume  le  ragioni  me- 
defime  nella  Parte  II.  àó\t  Antichità  EJienfi ^  fic-« 
come  altrove  accennammo . 

Dopo  }a  pubblicazion  della  Piena  Efpoftzionc  , 
comporta  dal  Muratori,  ammutolirono  gli  Avvo- 
cati Romani,  non  avendo  giudicato  bene  di  dar- 
gli rifporta,  Solameate  nell'Anno  1720.  in  tem,- 

pa 


AnT  O  NIO    M  UR  A  TOR  I.        lij 

po  che  dalla  Corte  di  Roma  fi  erano  con  pih 
vigore  ripigliati  i  maneggi  in  Vienna  per  indur-^ 
re  i' Augufto  Carlo  VI.  a  rilafciarle  Comacchio  5 
fcappò  fuori  Monfig.  Fontanini  con  una  breve 
Scrittura ,  che  aveva  per  titolo  :  Rifpojìa  a  varie 
Scritture  cantra  la  Santa  Sede  in  propcjito  di  Co- 
macchio ,  pubblicate  dopo  r  anno  17 11.  Tutto  lo 
sforzo  però  di  efTo  Prelato  fi  riduceva  a  confutare 
le  fole  Quijìioni  Comacchicfi  ,  non  efiendofi  egli 
arrifchiato  di  affrontare  la  fuddetta  Piena  Efpojì- 
zione  ^  ch'era  l'ultima  Opera  ufcita  a  favor  dell' 
Imperio,  e  della  Cala  d' Efte ,  e  in  cui  fi  conte- 
nevano tutte  le  loro  Ragioni  fopra  quel'a  Citta  ^ 
e  che  comprendeva  eziandio  ,  ficcome  diifi ,  la  ri- 
fporta  a  tutte  le  Scritture  in  addietro  pubblicate 
per  parte  della  Camera  ApoftoHca  .  Fu  terminata 
di  flampare  la  detta  Scrittura  del  Fontanini  nel  dì 
9.  di  Ottobre  dell'Anno  1720.  ma  non  fu  tofto 
lafciata  veder  la  luce .  Quindi  eirendo  riulcito  ali* 
Ab.  Domenico  Maria  Giacobazzi  (  Miniltro  al- 
lora Refidente  in  Roma  del  Sercniffimo  di  Mo- 
dena ,  pofcia  fuo  Segretario  e  Configliere  di  Sta- 
to ,  ed  ora  anche  Governatore  della  Cjttà  di  Cor- 
reggio )  di  averne  immediatamente  un  Efempla- 
re ,  ebbe  campo  il  Muratori  d' imprenderne  fubi- 
to  la  confutazione,  ch'egli  intitolò:  Difamina  di 
una  Scrittura  intitolata  :  Rifpojìa  a  varie  Scrittu- 
re ,  e  pubblicata  in  Roma  neW  Anno  1720.  in pro^ 
pofito  della  controversa  di  Comacchio  ;  e  di  termi- 
nar non  folo  di  comporla  ,  ma  eziandio  di  fiam- 
parla  prima  che  finilTe  efTo  Anno  .  Niun'  altra 
delle  fue  cofe  fu  da  lui  comporta  con  maggior 
fretta  di  quefta ,  perchè  premeva  al  Duca  fuo  Pa- 
drone ,  che  ufciffe ,  ficcome  accadde  ,  nel  tempo 
fìeffo ,  che  farebbe  fiata  renduta  pubblica  la  con-^ 

H    3  tra- 


Ii8         Vita  di  Lodovico 

trarla  Scrittura  .  Contuttocib  fu  efTa  giudicata  an- 
che da'  Saggi  di  Roma  fìefla  per  la  piti  bella  del- 
le Scritture  ufcite  dalla  fua  penna ,  non  men  per 
la  for7a  delle  Ragioni  ,  colle  quali  aveva  rirpolto 
all'avvctTario  fuo  ,  che  per  la  moderazione  adope- 
rata verfo  di  lui ,  tuttocliè  fofle  flato  provo€3to  all' 
ecceffo  con  ingiurie,  irrifioni,  e  (Irappazii  inde- 
centi ad  ogni  onefto  Scrittore ,  non  che  ad  un  Ed- 
clefialtico ,  e  ad  un  Avvocato  della  Santa  Sede. 
Qui  finì  la  battaglia  delle  penne  ;  ma  alla  Corte 
di  Roma  riufcì  polcia  con  altri  mc7zi  di  ritornare 
in  polle(ro  di  Comacchio  ,  con  reftar  però  lai  ve  le 
Ragioni  Imperlali  ed  Ertenfi  fopra  quella  Citta , 

Tutte  le  Scritture  fuddette  del  Muratori  furono 
flampate  in  Modena  ,  ma  fenza  il  nome  dell'Au- 
tore ,  e  il  luogo  della  ftampa  .  Le  Offervnziorji  fu- 
rono dipoi  tradotte  in  Franzefe ,  e  Campate  all' 
Haja  nel  1710,  e  la  Piena  Efpojìzionc  fu  pure  in 
quel  Linguaggio  imprefl'a  in  Utre6l  neh'  Anno 
171^.  Ha  pretefo  il  Sig.  Jacopo  Brucko' ■>  celebre 
Letterato  d'Augufta,  che  tutte  cinque  le  Scrittu- 
re Muratoriane  fopra  Comacchio,  folfero  in  quefl' 
ulti  o  Anno  riOampate  in  Lingua  Franzefe  in 
Utie6ì: ,  ed  anche  in  Francfort  .  Ma  egli  certa- 
inente  fi  è  ingannato  ;  mentre  nella  prima  di  ef- 
fe Città  non  fu  Impreffa  ,  che  quella  da  noi  enun- 
ciata i  e  in  Francfort  non  ufcirono  fé  non  fé  le 
prime  tre  nella  Raccolta  de  gli  Scritti  su  la  con- 
troverfia  fuddetta  ,  ivi  pubblicata  in  due  Tomi  in 
eflb  Anno  1719.  Imperciocché  vi  manca  h  Piena 
Efpojizionc  ^  tuttoché  llampata  nelP  Anno  prece- 
dente i  e  la  Difamìna  ,  che  è  1'  ultima  ,  non  vi 
poteva  entrare  ,  perchè  non  (v.  corr^pofta  dal  no- 
llrci  Propoflo  ,  ficcome  abbiam  veduto ,  fé  non  fé 
«eir  Anno  1720.  Egli  ha  pure  pre'o  uno  sbaglio, 

e  eoa 


A  N  TO  NI  O    M  UR  A  TO  R  I  .  1 19 

c  con  effo  altri  dopo  di  lui,  in  ifcrivendo  ,  che 
per  quelle  Scritture  fofle  dHlP  Imperador  Giufep- 
pe  donata  al  Muratori  una  Collana  d'oro,  quan- 
do tu  r  Augullo  Carlo  VI.  che  gli  fece  tal  rega- 
lo per  b  dedica  del  Libro  d^Wa.  Carità  Cri/iiana  , 
come  fu  da  noi  avvertito  di  fopra  j  e  glie  la  tras- 
mife  poi  anche  folamente  nell'Anno  1726  per 
mezzo  del  P.  Sebartiano  Paoli  ,  (iato  in  quell'An- 
no per  la  feconda  volta  a  predicare  nell'Imperia- 
le Cappella . 

11  valore  dimoftrato  dal  Muratori  nel  foilener 
le  Ragioni  Imperiali  ed  Edenfi  nella  Caufa  fud- 
detta ,  ficcome  fervi  ad  accrefcere  la  fama  del  Tuo 
nome  e  fapere  dentri  e  fuori  d'italia;  così  fu  di- 
poi cagione  ,  ch'egli  fuffe  premurofamente  ricer- 
cato, perchè  voltfle  fcrivere  in  favore  de  i  Dirit- 
ti pretelì  fopra  Parma  e  Piacenza  contro  V  Opera 
di  Monfig.  Antonelli  .  La  rifpolU  fu  ,  eh'  egli 
aveva  bensì  fcritto  contro  la  Camera  Apoflolica 
per  difendere  le  ragioni  della  Serenifs.  Cafa  d'Erte 
fopra  Ferrara  e  Comacchio  ,  e  fperava  di  effere 
fcufato  in  Roma  per  avere  impiegata  la  fua  pen- 
na in  foftenere  una  caufa  fpettanre  al  proprio  fuo 
Principe  ;  ma  che  non  fi  voleva  mifchiare  in  li- 
tigi di  altri  Sovrani  .  Fu  faputa  in  Roma  ,  ed  an- 
che gradita  quella  f  a  moderazione  . 

Intanto  eranfi  talmente  radicati  nel  cuore  di 
Monfig.  Fontamni  l'odio  e  la  rabbia  conerà  del 
noftro  Propf>fto  per  cagion  della  controverfia  fiid- 
detta ,  che  mai  più,  finché  viffe,  non  glie  la  ptr- 
donb  ;  quindi  ne  nacque  ,  ch'egli  da  lì  mnanzi 
nnn  mancò  di  prendere  più  vohe  la  penna  in 
mano  per  ifcreditare  non  meno  i  Libri  ,  the  la 
perfona  del  fuo  Contradittore .  Sfefe  in  primo  luo-- 
go  alcune  Offcrvazioni   critiche   fopra  1'  Opera  ds 

H     4  In- 


120        Vita    di   Lodovico 

Jvgeniorum  moderatione ,  ma  le  lafciò  veder  fola- 
mente  manofcritte  per  Roma.  Da  un  Amico  ne 
fu  mandata  Copia  nell'Anno  1717.  al  Muratori , 
che  todo  fece  loro  rirpofta  ,  con  animo  di  pub- 
blicarla, fé  le  Cenfure  del  fuo  Antagonifta  foffe- 
ro  ftate  rendute  pubbliche  colle  lìampe  .  Se  ne 
aftenne  quel  Prelato  ,  perchè  forfè  gli  fu  fatta  ri- 
levar da  qualche  amico  la  debolezza  delle  fue  op- 
pofìzioni  ;  e  così  anche  il  Muratori  tralafciò  di 
metter  fuori  la  fua  Apologia. 

Fu  bensì  nell'  anno  fuddetto  ftampata  dal  Foyi- 
tanini  in  Roma  una  DiflTertazione  de  Corona  Fer- 
rea ,  colla  quale  impugnò  quella  del  Muratori 
^  fenza  però  nominarlo  )  fui  medcfimo  argomen- 
to ,  che  fi  legge  in  fine  del  Tomo  II.  de' fuoi 
Anecdoti  Latini  ,  dato  alla  luce  in  Milano  nell' 
anno  1698.  Non  fi  curò  il  no(lro  Propofto  di  ri- 
fpondergli  ,  ficcome  fé  ne  protefta  nel  principio 
della  Dilamina ,  lafciando  ,  che  gli  uomini  dotti 
ileoideffero  ,  chi  di  lor  due  aveffe  colpito  nel  fe- 
gno  ;  e  folo  nel  fare  dipoi  rifpofla  ad  una  Lettera 
del  Sig.  Giovanni  Burcardo  Menchenio ,  che  ne  lo 
aveva  ricercato ,  confutò  i  principali  argomenti , 
che  in  fuo  favore  erano  (iati  da  detto  Monfigno- 
re  prodotti .  Alcuni  fquarci  di  quefta  Lettera  fu- 
rono pofcia  renduti  pubblici  dal  Sig.  Pietro  Bur- 
manna  dopo  la  Prefazione  alla  Parte  I.  del  To- 
mo IV.  The  fami  Scriptorum  Italia:  intraprefo  dal 
celebre  Crevio  ,  e  da  elfo  continuato  .  Altre  ra- 
gioni in  difefa  della  fua  opinione  ,  e  contro  la 
Differtazione  Fontanìniana  furono  addotte  dal  Mu- 
ratori nella  Prefazione,  ch'egli  premife  alla  Cro- 
nica di  Matteo  Villani  nel  Tomo  XIV.  Rerum 
Italicarum , 

Effendo  ftate  fcoperte  nell'Aano  ló^^.  k  Re- 
liquie 


A  NTO  NIO    MUR  A  TORI.         121 

liqule  di  un  Santo  fotto  l' Altare  della  Confef- 
fione  nella  Chiefa  di  S.  Pietro  in  Coclo  Aureo 
di  Pavia  ;  e  fapendofi  ,  che  in  quel  Tempio  era 
fotterrato  e  nafcofo  il  Corpo  del  Santo  Vefcovo  d' 
Ippona  ,  e  Dottore  della  Chiefa  Agofìim ,  fu  ben 
tofto  da  non  pochi  creduto  ,  quelle  efTere  le  fue 
vere  Reliquie  ;  e  varie  Scritture  ufcirono  per  pro- 
varlo ,  ed  altre  per  foftenere  il  contrario  .  Ri- 
chiefto  del  .fuo  parere  il  Muratori  ,  compofe  un* 
Operetta  nell'Anno  1728.  intitolata  :  Motivi  di 
credere  tuttavia  afcofo  ,  e  non  ifcoperto  in  Pavia 
neir  Anno  MDCXCV.  il  [acro  Corpo  di  Santo 
^gojìino  Dottore  della  Chiefa  .  Quando  egli  fu  im- 
pegnato a  fcrivere  su  quefto  argomento  ,  gli  fu 
ibpra  tutto  raccomandata  la  follecitudine ,  perchè 
non  più  di  quindici  giorni  di  tempo  erano  flati 
affegnati  dal  Vefcovo  di  Pavia  alle  parti  per  de- 
durre le  loro  ragioni ,  e  per  queflo  motivo  non  fi 
potè  allora  flampare  V  Opufcolo  da  luì  comporto . 
Elfendo  poi  fiate  rlftampate  in  Venezia  nell'Anno 
1729.  tutte  le  Scritture  fpettanti  a  quella  contro- 
verfia ,  e  mancando  in  efla  Raccolta  quella  del 
Muratori  ,  fu  creduto  bene  pubblicarla  anch'  efla 
neir  Anno  fufleguente .  Non  ne  furono  tirati  che 
^ugento  Efemplari  ;  ed  è  perciò  divenuta  rariflì- 
ma .  Ma  ficcome  in  quefta  Operetta  aveva  fpe- 
zialmente  prefa  di  mira  la  Diflertazione  ftampa- 
ta  in  Roma  da  Monfìg.  Fontanini  nelF  Anno 
1728.  in  favore  dell'  Identità  del  Corpo  del  San- 
to Dottore,  montò  in  tanta  collera  quel  Prelato , 
che  per  isfogarfi  fece  torto  imprimere  il  titolo 
della  rifporta,  ch'egli  penfava  di  farle;  ed  era  del 
feguente  tenore:  "Inventario  delle  importare  con- 
„  tenute  nel  libello  òé Motivi  contra  l'Identità 
5,  del  Corpo  di   S.  Agortino  ,   fatto  dal  Dottor 

„  Mu- 


122        Vita  di  Lodovico 

„  Muratori  da  Modena  a  Tpefa    del  Padre  Calvi 
j,  Procuratore  Generale   de' Canonici    Lateranenfi 
„  alla  Pace ,  e  in  quello  ^\nno  MDCCXXX.  da 
5,  lui  pubblicato  con  falfa  data  di  Trento,  e  poi 
j,  nel  Mele  di  Novembre  dilìribuito  in  pieghi  per 
„  la  Porta  de!  Papa  in  Ronìa  ,  in  difpreizo  del 
„  GiudÌ7Ìo  ,  e  Decreto    folenne   di  Monfig.  Ve- 
„  fcovo  di  Pavia  ad  mcntcm  dei  Concilio  di  Tren- 
„  to  &c.  „  Le  fue  minacce  perb  non  ebbero  al- 
cun effetto  ,    perchè  da  perlona  autorevole  gli  fu 
proibito  lo  fcrivere  più  (opra  tale  argomento .  Ha 
dipoi    il    noftro    Propofto    accrefciuto    con    varie 
giunte  il  fuo  Opufcolo  ;  e  nella  riftampa ,  che  fé 
ne  farà  ,  vedranno  la  luce . 

Difìfi  di  fopra,  che  Monfig.  Fontanini  non  la 
perdonò  mai  più,  finche  v'iffe,  al  Muratori;  ma 
doveva  io  dire ,  che  non  glie  la  perdonò  né  an- 
che dopo  morte.  Imperciocché  avendo  egli  rifat- 
ta ed  ampliata  la  fua   'Eloquenza.  Italiana^  fra  gli 
altri  Scrittori  sì  defunti ,  che  viventi ,  contro  de' 
quali  sfogò  il  talento  della  fua  collera  ,    fpezial- 
mente  attaccò  Lodovico  Caftelvetro  ,    con   ifpac- 
ciarlo  per  Eretico,  e  in  tal  congiuntura  trafcorfc 
anche  in  ingiuriofe  invettive  centra  il  noftro  Pro- 
pofto  ,  come  Autore  della  fua  Vira;  imitando  così 
la  furia  delle  Pecchie  ,    che  lafciando  il  pungolo 
nelle  ferite  non  curano  la  propria  morte,  purché 
facciano  vendetta  .    Dico    quello  ,    perché  egli  fi 
morì  fenza  ritrattar  quelle  ingiurie  ,  e  fenza  far 
cafo,  non  dirò  del  tribunale  del   Mondo;  ma  di 
quel  fovrano  ,    dove   ciafcuno    ha  da  elfere  dopo 
morte  giudicato  .    Fec'  egli  (lampare  in  Roma  T 
Opera  fuddetta  ,    prima  d' effe  re  chiamato  all'al- 
tra vita  :   il  che  accac^de  ne!  dì    17.  d'  Aprile  dell' 
Aono    1736.  e  in   quel!'  Anno   medefimo  fu  effa 

lafcia- 


A  NTONIO    MUR  A  TO  R  I  .         I23 

lafciata  veder  la  luce  .  Suo  malgrado  fi  vide  for- 
zato li  Muratori  ad  imbracciare  lo    feudo  contra 
di  un  morto  per  difendere  non  meno  il  calunnia- 
to Caftelvetro ,  che  fé  ftelfo  tacciato  per  Eretico 
da  quel  Prelato  alla  pag.   519.  (eguendo  il  confi- 
glio da  S.  Girolamo  regilìrato  nelTEpifi.  XXXVIII. 
alias  61.  ad  Pamachium    §.    2.    in  fine  ,    cioè  : 
JSlolo  in  fufpìcìone  harefcos  quemquam  effe  patien- 
tcrn  ^  ne  apud  ccs  ,  qui  ì^vorant  irinocerìtìam  ejus , 
dijjimulatio  con[c'icnt'i£  jiulicctur  ,  fi  taceat .  Formò 
dunque  \\  Primo  E  fame  dclC  Eloqinnìza  Italiana  di 
Monfig.  Fontanini  ,  il  quale  ulcì  nel!'  Anno  ap- 
preso.  L'intitolò  t^\  Primo  Efame  ^  perchè  pen- 
fava  di  profeguire  innanzi  in  moilrar  le  magagne 
di  quell'Opera;  ma  intefo,  che  altri  ,  e  princi- 
palmente il  Sig.  Apofiolo  Zeno  della  Storia   Let- 
teraria informai iffìmo  ,    avea    prefo  il  medefìmo 
affunto,  riUctte  ,  né  pafsò  oltre.  Fu  pofcia  la  fud- 
detta  Operetta  del  nolìro  Propofto  riftarapata  eoa 
qualche  aggiunta  in  Venezia  ,  benché  colla  data 
di  Roveredo,  nel  1739.  unitamente  colla  Difefade 
gli  Scrittori  Ferrarefi  ,  comporta  dall'erudito  Dott. 
Giayinandrca  Baratti  ^  coli' Apologia  di   fé  fieflo , 
fatta  dal  celebre  Marchefe  Scipione  Maf^ci  ■;  e  con 
una  Lettera  Critica  di  un  Anonimo.  La  difeTadel 
Muratori  contro  le  feroci  invettive  del  Fontanini 
neir  Eloquenza  Italiana  ,  fu  anche  prefa  dallo  ftef- 
fo   N'ìarchefe  nel  Tomo  II.  delle  {\:tOffery azioni 
Letterarie  Campate  in  Verona  ,    e  da!  oig.   j^po- 
flolo  Zeno  ntììt  annotazioni  fatte  alla  fuddttta  Bi- 
blioteca Italiana,  riftampata  in  Venezia  nelTAn" 
no    1755.    Diverfe    opmioni    del  Fontanini    fotìo 
fiate  dipoi  impugnate  dal  Muratori  nelle  Tue  Dif- 
ferrazioni  fopra  le  antichità  Italiane  ,    alle  quali 
rimetto  ,   chi  defidera  d'eflerne  informato  ;   per 

paf' 


124        Vita  di  Lodovico 

paflare   intanto   a  trattar   d' altre  Cenfure   ufcitc 
contro  air  Opere  Muratoriane  * 

§.     IH. 

D' alcune  Critiche  fatte  al  Muratori  in  materie 
Filofofiche  ,  e  Legali . 

PER  aver  il  noftro  Propofto  nel  fuo Trattato 
della  Pejìe  e  molto  più  nelle  Tue  Ojfcrvazio- 
ni  ^  fatte  alla  Relazione  della  Pefie  di  Marfiglia  ^ 
e  flampate  in  Modena  nell'Anno  1721.  per  ave- 
re,  dico,  feguita  l'opinione  antica,  che  ia  Fejle 
lìa  prodotta  da  certi  Corpicciuoli  ^  Effluvj  ^  Ato- 
mi ,  e  particelle  futtili  e  veleyiofc ,  che  penetrando 
nelle  interne  parti  delP  Uomo  ,  ed  ivi  con  fubitanca 
ferocia  fconvolgendo  gh  umori  ,  e  atterrando  gli 
/piriti ,  cagionano  que  tanti  fintomi  ,  che  in  ejfa 
Relazione  fono  dejcritti  :  contro  una  tal  opinione 
fi  mofle  il  Dottor  Bartolomeo  Corte  Medico  Mi- 
lanefe,  e  con  una  Lettera  Apologetica  indiritta  al- 
lo fteflb  Muratori  ,  e  pubblicata  in  Milano  nell' 
anno  medellmo ,  11  ftudiò  di  difendere  F  opinione 
del  celebre  Cavaliere  Antonio  Vallisnicri ,  cioè  che 
la  Pefle  fia  cagionata  da  un'incredibile  moltitu- 
dine di  Vermicelli ,  che  paflando  da  luogo  a  luo- 
go ,  fi  comunicano  per  via  di  contaft©  .  Lafciò 
correre  il  Muratori  fenza  rifpofta  veruna  la  fud- 
detta  Lettera  ,  ficcome  quegli  ch'era  nemico  d* 
impegnarfi  in  fimili  brighe .  Ma  non  mancò  chi 
prefe  a  difendere  la  fua  opinione  contro  del  Cor- 
te ,  e  quedi  fu  il  Sig.  Carlo  Richa ,  ProfcfTore  in" 
figne  di  Medicina  in  Torino,  nel  fine  della  Par- 
te n.  della  {v\a  Stona  Morborurrt  vulgarium  ,  data 
alk  ftampe  nell'Anno  1722. 

Al 


Antonio  Muratori.      125 

Al  comparir  pofcia  che  fece  ir»    pubblico    nell 
Anno   1742.  il  Trattato  de  i  Difetti  della  Giuris- 
prudenza dei  Muratori  ,    un  gran    fìimore  fecero 
que'  Giurilconfulti ,  che  mirano  iolam^tite  la  par- 
te diritta  e  viftofa  della  Facoltà  Civile  ,  ienza  mai 
volere  fiffar  V  occhio  nel  fuo  rovefcio  .  Però  ^dal- 
le  ftampe  di  Venezia  ufcì  nell'  Anno    174^.'  un' 
Operetta  con    quello    titolo  :    La  Giurisprudenza 
jenza  difetti^  comporta  dall'Avvocato  G  io:  Anto- 
nio Querini  ,  il  quale  fi  credette  con  pochi  fogli 
di  fottrarre  alla  cenfura  la  Moderna  Giurifpruden- 
2a  (  che  di  quella  tratta  il  Muratori  )  fervendoli 
delle  lodi  generali ,  che  competono  a  quella  nobil 
Profeffione  ,    ma  fenza  difcendere  a  giulìificare  i 
fuoi  privati  difetti  .  Dello  fìcffo  fare  è  una  Let- 
tera pubblicata  nelT  Anno   fuffeguente   in   Napoli 
dal  Sig.  D.  Francefco  Amorca  de  Latamo  ,    e  in- 
dirizzata   al  noftro    Propofto  .    Ufcì  eziandio  nel 
1745.  ^'^  foglio  intitolato:  Rifpofta  ad  una  Con- 
clusone delle  cento  propojìc  dal  Sig.  Muratori  nel 
fuo  Libro  &c.  La  Conclufione  è  la  XV.  e  della 
Rilpofta  ne  fu  autore    il  Sig.  Agofìino  Matteucci 
Giurisconfulto  di  Fano  .   Ci    faceva  quelli  fperar 
le  Rifpofte  air  altre  Conclulìoni  ,    ma  non  so  fé 
fieno  peranche  venute  alla  luce .  Pofllb  nondimeno 
afficurar  francamente  quello  Avvocato  ,  che  non 
men    l'accennata  Conclufione  ,    che    la    maggior 
parte  dell'altre  furono    fuggerite    al  Muratori   da 
alcuni  de' primi  noflriGiurisconfulti ,  i  quali  ,  co- 
me informati  de' nollri  Tribunali,  credettero  aver 
efle  bifogno  ,  almen  fra  noi  ,   di  pubblico  prov- 
vedimento .  Però  fé  quello  non  è  neceflario  ,  fe- 
condo il  Sig.  Matteucci^  ne' Tribunali  dello  Sta- 
to Ecdefiallico ,  ciò  non  impedifce  ,  che  non  fi 

pof- 


li6       Vita  di  Lodovico 
pofTli  defiderare ,  che  ad  altri  Tribunali  ancora  fi 
eftenda . 

Fu  pure  cenfurata  T  Opera  fuddetta  del  Mura- 
tori da  due  infigni  pubblici  Profeirori  di  Leggi 
neir  Univerfità  di  Napoli,  cioè  dal  S\g.D.  Fran- 
cefco  Rapolla  ,  e  dal  Sig.  D.  Pafquale  Cirillo  .  Non 
ho  veduto  r  Opera  del  primo  ,  tua  vengo  afTicu- 
ratOj  ch'egli  abbia  fcritto  con  molta  civiltà  e  (li- 
ma del  noltro  Piopoflo,  come  ha  pure  fatto  l'al- 
tro nel  (uo  Opufcolo  intitolato  :  Offervazionl  &C4 
ftampato  in  Napoli  nell'Anno  1743.  fi'^o  acon- 
feflare  fui  nne ,  th'  egli  crede  il  Trattato  fuddct- 
to  de^nffl'mo  .^  che  f  abbian  tra  mani  i  Reggitori 
delle  Repubbliche  ,  e  poter fene  molte  e  grandi  uti- 
lità derivare  .  Aveva  il  Sig.  Domenico  Bnchiert 
Colombi^  noto  nella  Repubblica  delle  Lettere  pei* 
varj  parti  del  fuo  felice  ingegno  ,  prefo  ad  illu- 
flrare,  ed  a  difendere  dalle  Cenfure  fuddette  il  Li- 
bro del  Muratori  (opra  i  Difetti  della  Giurispru-> 
denza  ;  ma  avendo  egli  pofcia  mutato  Cie  o ,  ed 
cflendo  paffato  da  Vienna  in  Firenze  con  un  im- 
piego ,  cht  troppo  lo  dilìrae  da  i  geniali  fuoi  ftu- 
dj  1  non  ha  finora  potuto  porre  l' ultima  mano 
all'Opera;  m^  s'egli  arriverà  a  compierla  ,  larà 
quella  pubblicata  in  occafion  d'altra  riftampa  di 
quella  del  noftro  Propofto. 


§.  IV. 


Anto  Nio  M  UR  ATORi.      127 

§.    IV. 

Velie  Critiche  in  materia  d'  Erud'zione  ,  di  Sto- 
ria ,  e  di  Lapidaria  ,  fatte  ali"  Opere  del  Mu- 
ratori . 

A  Vendo  il  Muratori  foftenuto  nel  Cap.  IV. 
deir  j^ppendice  ,  (lampara  in  fondo  al  To- 
mo I.  de'  fuoi  Anecdoti  Latini  ,  de  antiquo  jure 
Metropolita  Mediolanenfis  in  Ep/fcopum  Ticinen- 
fem  ;  che  la  Cronica  manofcritta  di  Dazio  ,  ci- 
tata da  varj  Autori ,  altra  non  era  che  quella  di 
Landolfo  Storico  Milanefe  :  ufcì  torto  in  campo 
a  contradirgli  il  P.  Euftachio  da  S,  Ubaldo  Ago- 
fìiniano  Scalzo ,  e  con  una  lunga  Pref37.ione  pre- 
melfa  al  Tuo  Trattato  de  Metrrpoli  Mediolancnft  ^ 
pubblicato  in  Milano  nclT  Anno  i6g().  e  indiriz»^ 
zata  allo  ftelTo  Muratori,  s'ingegnò  d'impugnar 
una  tal  opinione.  Non  fi  prefe  per  allora  il  no- 
ftro  Propofto  verun  penfiero  dì  ribattere  le  ragio- 
ni di  quel  Religiofo  ,  perchè  intento  a  ftudj  piti 
fodi ,  e  folamente  fi  contentò  di  notare  di  mano 
in  mano  nel  margine  d'  e(fa  Prefazione  tutto  ciò 
che  di  favorevole  al  fuo  fentimento  ,  e  di  con- 
trario a  quello  dell'  Avverfario  ,  gli  riufciva  di  an- 
dare trovando  ,  con  animo  di  farne  poi  ufo  un 
qualche  giorno  .  In  fatti  efiendoglifi  preftntata  1* 
occafione  di  (lampare  nel  Tomo  W. Rerum  ha- 
licarum  la  Cronica  medefima  ^\  Landolfo  ^  rifpofe 
allora  ne'  Prolegomeni ,  che  le  premife  «  alle  ob- 
biezioni del  P.  fuddetto . 

Un'  altra  Critica  fu  fatta  dipoi  al  Tomo  I.  de 
gli  Anecdoti  Muratoriani  ;  avendo  varj  Letterati 
pretefo,  che  l'ultimo  de  i  quattro  Poemi ,  ivi  da 

lui 


128        ViT  A  DI  Lodo  V  I  co 

Ini  pubblicati ,  non  fìa  lavoro  di  S.  Paolino  Ve" 
fcovo  di  Nola ,  ma  sì  bene  d' altro  Poeta  per  no" 
me  Antonio ,  dal  leggerfi  quefto  nome  nel  primo 
Verfo  d' elfo  Poema  : 

Difcujfi ,  fatcor  ,  J'etlas  ANTO  NI  US  omnes  . 
Il  primo  a  portar  quefta  opinione  fu  il  V.  Gio- 
vanni Liron ,  Monaco  Benedettino  della  Congre- 
gazione di  S.  Mauro  ,  nella  Tua  Opera  flampata 
in  Parigi  nell'Anno  17 17.  con  quefto  titolo  : 
Lcs  Amenitez  de  la  Critique  ,  ou  Di  (ferrai  ions^  , 
O*  Remarques  muveUcs  fur  divcrs  points  de  /' 
Antiquité  ccclefiafiique  &  profane  .  Del  medefimo 
fentimento  fu  il  Sig.  Giovanni  Alberto  Fabrizio 
in  occafion  di  riftampare  eflb  Poema  colla  Prefa- 
zione e  Note  del  noltro  Propofto  nel  Tuo  Libro 
intitolato  :  DcleHus  Argumentorum ,  dato  alla  lu- 
ce in  Amburgo  nell'Anno  1725.  ficcome  nel  To- 
mo II.  della  {\i^  Biblioteca  Latina  ftampata  dipoi. 
Anzi  quefto  Scrittore  pretende  ,  ma  fenza  recar- 
ne prova  veruna  ,  che  quell'  Antonio  fi  denomi- 
naflTe  Fuffalenfis .  Per  la  medefima  ragione  di  tro- 
varfì  quel  Nome  nel  primo  Verfo  di  elfo  Poe- 
ma ,  i  Compilatori  del  la  Storia  Letteraria  di  Fran- 
eia,  ufcita  dalle  ikmpe  di  Parigi  nell'Anno  17^5. 
hanno  attribuito  quel  Componimento  Poetico  ad 
un  Antonio  (  pag.  195.  del  Tomo  II.)  con  ag- 
giugnere  :  Et  cet  Antoine  avoit  e'té  Paien  y  ce  qui 
ne  convieni  pas  à  S.  Paulin  de  Noie  .  Intanto  poi 
fi  fono  indotti  a  così  giudicare  quei  dottifiìmi  Let- 
terati ,  perchè  quel  Poeta ,  dopo  di  avere  parlato 
delle  fuperfiizioni  de  gli  Etnici,  così  fegueadire 
al  num.  cu. 
Hicc  ego  cunBaprius  ,  clarum  cum  lumen  adeptus , 
Mequc  diu  inccrtum  ,  &  tot  tempc/ìatièus  aSum 
San^a  falutari  fufcepit  Ecclcfia  portu , 

Po- 


Antonio  Muratori.       12.9 

Pojìque  vagos  fluSlus  tranquilla  fede  locava . 

E  più  fotto  al  num.  CLXI.  queftì  altri  Verfi 
fi  leggono  : 

Ut  modo  qui  nobis  errorem  mentis  ademìt , 

Hic  meliore  via  Paradifi  limina  pandat . 

Quantunque  foflero  fatte  pubbliche  la  maggior 
parte  delle  fuddette  Cenfure ,  allorché  il  Muratori 
prefe  a  riveder  le  fue  Note  a  quel  Poema  per  la 
riiiampa ,  che  ne  dovea  feguir  in  Verona  con  gli 
altri  tre ,  da  effo  per  la  prima  volta  pubblicati  , 
neir  Edizione ,  che  ivi  fi  preparava  di  tutte  1'  O- 
pere  del  Santo  Vefcovo  di  Nola  :  pure  non  Tep- 
pe indurfi  a  cangiar  opinione  intorno  al  nome  ed 
air  Autore  di  quel  Poema ,  e  lo  diede  chiaramen- 
te a  conofcere  colla  Nota  feguente  ,  eh'  egli  ag- 
giunfe  a  quella  Edizione  ,  cioè  :  „  Antonius  "• . 
Quem  Paultnus  hxc  adloquatur  ,  quis  me  doccat  ? 
Nominativum  prò  Vocativo  adhibitum  ab  antiquis 
ojìendit  Voffìus  Lib.  IV.  Cap.  V.  de  jirte  Gram- 
mat.  E  certamente  è  affai  più  vcrifimile  e  natu- 
rale ,  che  il  Poeta  in  quel  primo  Verfo  abbia  ri- 
volto il  difcorfo  ad  altra  perlona  per  nome  Anto- 
nio-^ di  quel  che  fia  il  dire,  ch'egli  abbia  voluto 
indicare  il  proprio  nome  .  Né  i  Verfi  di  fopra 
riferiti  ,  con  buona  pace  di  quei  valentuomini  , 
fignificano  folamente  uno  ,  che  dal  Gentilefimo 
fia  palfato  alla  Religione  di  Crifto  ;  ma  poffono 
egualmente  applicarfi  ad  un  Catecumeno,  che  tar- 
di ,  e  dopo  di  avere  menata  una  vita  non  lode- 
vole, fi  fia  convertito  a  Dio  ,  ed  abbia  ricevuto 
il  fanto  Battefimo  .  Tale  fu  per  1'  appunto  S.  Pao- 
lino ,  perchè,  febben  nato  da  Genitori  Crilliani  , 
afpettò  di  elfere  ammogliato  a  convertirfi  e  farfi 
battezzare.  Leggafi  ciò  ch'egli  fcrive  nell' Epift. 
IV.  nura.  2.  dell' Edizion  di  Verona,  nella XX. 

I  al 


I5<ì>  Vita  Dt  Lodovico 
al  num.  6.  e  nel  Poema  X.  dal  verfo  151.  al 
144.  parti  indubitati  del  Santo  Vefcovo  di  No- 
la ;  e  fi  vedrà ,  come  parli  di  fé  (ìeffo  prima  del- 
la fua  conVerfionei  e  s'incontreranno  le  medefi- 
me  efpìetTioni  e  fentimenti ,  che  fi  ofìfervano  ne' 
verfi  di  fopra  oppofìi  per  provare,  che  il  quarto 
Poema ,  pubblicato  dal  Muratori ,  non  gli  fi  po- 
teva attribuire  :  laonde ,  quando  altre  ragioni  non 
fi  producano ,  remeranno  nel  lor  vigore  le  addot- 
te dal  noftro  Propolìo  nella  fua  Prefazione  a  quel 
Poema . 

Qualche  cofa  di  più  de  i  Critici  fuddetti  ha  fat- 
to il  Sig.  Cornelio  Valer/o  Fonck  j  perciocché,  oltre 
airefiere  concorfo  nel  lor  (enti mento  intorno  ali* 
Autor  d' elfo  Poema  ,  ha  tentato  eziandio  di  emen- 
darlo in  diverfi  luoghi  nelle  Offervazioni  mifcel- 
lar.ee  da  lui  pubblicate  entro  il  {no Specimen  Cri' 
ticum  in  varios  AuBores  ,  ftampato  in  Utrecht 
nell'Anno  1744.  ma  varie  delle  fue  conghietture 
non  hanno  incontrata  l' approvazione  de  i  dotti 
Autori  de  gli  Atti  di  Lipfia  fotto  1'  Anno  1746. 

Per  attcftato  poi  dell'  Autore  della  Storia  Let- 
teraria d^  Italia  alla  pag.  550.  del  Tomo  II.  an- 
che gli  Anecdoti  Greci  del  Muratori  fono  ftati  in 
qualche  parte  cenfurati  dal  Sig.  Giovanni  Crijìo- 
foro  IVolfio  neir  Opera  intitolata  .•  Gelehrtn  Bu" 
cher faal  p.  13.  27.  39.  ma  di  quefta  cri- 
tica non  poffo  darne  altro  conto . 

Con  occhio  d' indifferenza  lafciò  correre  il  Mu- 
ratori tutte  le  fuddette  Critiche  de'  fuoi  Anccdo- 
ti ,  e  lo  ftcflb  praticò  con  altra  cenfura  fatta  dal 
Dottor  Giovanni  Bianchi  Medico  Primario  di  Ri- 
mino ,  e  Letterato  affai  celebre  ,  alla  fua  Vita  £ 
Ak^anàro  Taffoni  ,  premefifa  alla  nobil  edizione 
della  Secchia  rapita,  feguita  in  Modena  nel  1744. 

Ave- 


Antonio  MuR  ATORt.      131 

Aveva  egli  ivi  afferito,  che  quefto  valente  Lette-* 
rato  e  Poeta  Modenefe  era  fìato  Accademico  i/«~ 
ceo^  fidandofi  di  uà  Catalogo  venuto  di  Roma  ^ 
e  a  lui  comunicato  dall'  Ab.  Domenico  Vandclli 
Profeffor  di  Matematica  nell'  Univcrfità  di  Mo- 
dena,  che  la  morte  rapì  nel  dì  21.  Luglio  dell' 
Anno  1754.  Fu  contrallata  dal  i?/i««r/;/  quella  pre- 
rogativa aìTalJom  nèh  Notizia  dei  Lincei,  da  ef- 
fo  fatta  precedere  al  Fitobafano  di  Fabio  Colonna  y 
e  perchè  il  nollro  Propofto  non  fé  ne  volle  pren- 
dere alcuna  pena ,  ufcì  per  lui  in  campo  l'  Ab;  Van- 
dclli con  alcune  Conjìderazioni  fatte  fopra  la  Noti- 
zia (uòdctta  .  Gli  rifpofe  il  Bianchi  con  varie  Zef- 
tere  ,  inferite  nelle  Novelle  Letterarie  di  Firenze 
dell'Anno  1746.  fotto  il  fìnto  nome  di  Simone 
Cosmopelita  ;  ed  il  Fandclli  con  ahve  Lettere  ,  ftam- 
pjite  in  Modena  ,  fotto  il  nome  pure  fìnto  di  Ci- 
riaco Sincero  Modenefe  andò  replicando  al  fuo  an- 
tagonifta .  Lafcerò  giudicare  a  gli  Eruditi ,  chi  di 
loro  abbia  dal  fuo  canto  la  ragione  j  e  fé  in  quefta 
difputa  fia  (lata  da  elTi  adoperata  qucl/a  modera- 
zione ,  the  per  tutti  i  capi  praticar  fi  dovrebbe  da 
ogni  onefto  Scrittore  nelle  Controverfìe  Lette- 
rarie i 

Quantunque  l' infìgne  raccolta  de  gli  Scrittori 
Rerum  Italicarum  ,  fatta  dal  Propioflo  Muratori  ^ 
abbia  incontrata  1'  Uni  ver  fai  approvazione  tanto  den- 
tro che  fuori  d'  Italia:  pure  non  fono  mancati  al- 
cuni Critici ,  che  hanno  pretefo  di  trovare  in  ef- 
fa  qualche  cofa  da  ridire.  Nell'Anno  17^0.  lifcì 
dalle  ftampe  di  Firenze  una  Lettera  di  ***  ddun^ 
Amico  8lq.  in  cui  fi  cercava  di  (cteditar  1' Edizion 
delle  Croniche  de  i  tre  Villani,  fatta  nel  Tomo 
XI IL  e  XIV.  di  quella  Raccolta  fecondo  la  Je- 
lione  di  im  Codice  antico  ben   raro  ,  preftatogli 

I    2  dall' 


132        Vita  di  Lodovico 

dall'  Abate  Giam-Baùjìa  Recnnati  Nobile  Veneto 
molto  erudito  e  amante  delle  Lettere  ;  con  pro- 
metterne una  migliore  da  farfi  in  quella  Città  per 
mezzo  delle  (lampe  de  i  Tartini  e  Franchi  .  Sì 
fatta  cenfura  mode  1'  indigna7.ione  a  gli  ftefìTi  Let- 
terati Fiorentini,  ben  confapevoli ,  quanto  fonerò 
fìati  migliorati  quegli  Storici  per  mezzo  del  Co- 
dice accennato,  e  fé  ne  proteltarono  per  lettere  col 
Muratori .  Avrebbero  defiderato  i  Socj  Palatini  , 
ch'egli  faceffe  rifpolla  a  quella  diceria  ;  ma  egli 
non  fi  fentì  voglia  di  perdere  il  tempo  in  confu- 
tarla ,  efolaraente  nello  fcrivere  all'Argelisiti  ,  che 
aveva  la  fopraintendenza  alla  fìampa  della  grande 
Opera  fuddetta  ,  gli  fomminiflrò  buona  parte  del 
materiale  per  la  Rifpo;la,  la  quale  fu  poi  pubbli- 
cata in  Milano  nell'Anno  medefimo  con  qnefìo 
titolo:  Rifpojìa  dell'  Amico  alla  Lettera  di  ***  e 
fece  paflTar  la  voglia  a  quegli  Stampatori  fd'  intra- 
prendere la  premeditata  rillampa  . 

Nel  dar  conto  d'  efìfa  grande  Raccolta  de  gli  Scrit- 
tori d'Italia  nell'Articolo  IlL  del  Tomo  L  delle 
fue  Ofjh'vazioni  Letterarie  ,  ftampato  in  Verona 
nell'Anno  1737.  fu  dal  celebratifTimo  e  non  men 
dotto  Marchefe  Scipione  Mafììi  fuggerito  al  Mu- 
ratori di  prendere  da  alcuni  Storici  antichi,  come 
Filojìorgio  ,  Zofimo  ,  Orofio  ,  ed  altri  ,  t^itto  ciò 
che  fcriffero  delle  cofe  d'Italia,  cominciando  dall' 
Anno  400.  fino  al  500.  dell'  Era  Volgare  ,  e  for- 
mare con  que'  ritagli  di  Storie  e  Croniche  un  al- 
tra Parte  dil  Tomo  I.  per  rendere  così  pii!i  com- 
piuta quella  infìgne  Opera  .  Ma  il  noflro  Propoflo 
non  feppe  indurfi  a  dar  efecuzione  a  sì  fatto  pro- 
getto ,  per  efferfi  egli  in  primo  luogo  erprefib  fin 
dal  principio,  e  in  tutto  il  decorfo  dell'Edizione, 
di  voler  dar  folamente  gli  Scrittori ,  che  trattava'^ 

no 


Antonio  Muratori.      155 

ilo  della  Storia  d' Italia  dall'  Anno  500.  fino  all^ 
Anno  1500.  ficcome  perchè  riQucco  d'una  sì  lunga 
fatica  non  vedeva  1'  ora  ,  che  ne  fode  terminata  la 
{lampa  colla  pubblicazione  del  Tomo  XXIV.  che 
allora  era  futto  il  torchio  j  e  in  terzo  luogo  per  non 
accrefcere  la  fpefa  di  un  nuovo  Tomo  a  chi  d'  ef- 
fa  Collezione  erafi  provveduto  .  Il  fuggerimento 
fuddetto  del  Marchete  MafFei  fervi  poi  di  motivo 
all'Autore  delia  Storia  Letteraria  cT  Italia  per  ifcri- 
vcre  in  una  fua  Lettera  [opra  sii  Studj  j  che  fi 
legge  llampata  alla  p^  71.  del  Tomo  XLl.  de  gU 
Opufcoli  pubblicati  dal  P.  D.  Angelo  Caìogerà 
dotto  Monaco  Cam-aldolefe  ,  della  maniera  feguen- 
e  :  "  La  fteffa  Raccolta  Rerum  Italicarum  con 
,  tutta  la  diligenza  di  quel  grand'  Uomo ,  che  la 
,  compilò  ,  no7i  puh  dirfi  perfetta.  Giudicatene 
,  dalle  Ofjervazioni  letterarie  del  Sig.  March.  Maf- 
j  fei  (Tomo  I.  artic.  III.)  Porle  ancora  pcte- 
,  vanfi  alcuni  de'  libri  ivi  pubblicati  lafciarfi  nel- 
,  la  polve  degli  archivi,  fenza  che  alla  Storia  d' 
,  Italia  ne  venilfe  alcun  danno,  ed  altri  in  lor 
,  vece  farebbonfi  potuti  dar  fuori  più  utili .  Ma 
,  certo  fi  potea  di  migliori  Codici  ricerca  fare 
,  al  rifcontro  de'  t.^fti  ,  e  maggiore  ufar  diligenza 
,  neir  illuitrare  alcuni  di  quegli  Storici  con  più 
,  acconce ,  e  più  profittevoli  note. 

Rifpondere  fi  può  in  primo  luogo  a  queflo  Cri- 
tico, che  il  Muratori  non  ha  mai  pretefo  di  pre- 
fentare  al  Pubblico  nel  Corpo  de  gli  Scrittori  d' 
Italia  una  cola  perfetta;  fapendo  egli  beniflìmo» 
che  non  era  polllbile  a  lui,  né'  ad  alcun  altrodi 
confeguir  quelfo  intento,  attefe  le  grandi  difficul- 
tà,  chelormontar  conveniva,  e fpezialmente  quel- 
la d' aver  trovate  chiufe  per  lui  certe  Bibliote- 
che,  nelle  quali  fapeva  confervarfi  Manofcritti  de-* 

I     5  gni 


3(54  VlT  A    DI  L0D0VÌ€0 

gnl  di  veder  la  luce .  Non  è  (lata  picciola  cofa , 
(h'  egli  ne  abbia  confeguito  dalla  Biblioteca  dell' 
l'mperador  Carlo  VI,  da  quelle  del  ReCriftianif- 
fimo ,  e  del  Re  di  Sardegna  :  il  che  non  farebbe 
forfè  riufcito  ad  alcun  altro  ,  il  cui  nome  forte 
flato  men  celebre  per  tutta  1'  Europa  ;  e  che  non 
avefle  avuto  ,  com'  egli ,  in  tutte  le  parti  di  efla 
tanti  Amici  e  Padroni .  Per  conto  poi  dell'  altre 
eccezioni  date  dallo  Storico  Letterario  a  quella 
grand'  Opera  ;  non  avrà  egli  mai  lette  le  Prefazio- 
ni ,  premeffe  a  ciafcuna  Storia  o  Cronica  pubbli- 
cata dal  noltro  Propofto  in  quei  grofli  Volumi  ; 
altrimenti  non  avrebbe  parlato  così ,  perchè  fi  fa- 
rebbe aflicurato ,  non  elTerfi  da  lui  mancato  a  di- 
ligenza per  illuftrarle,  ne  perdonato  afaticaefpe- 
fa  per  confrontarle  o  farle  confrontare  co'raiglio- 
yi  Manofcritti .  Aviebbe  in  oltre  veduto,  che  egli 
talvolta  fi  lagna  di  non  aver  potuto  ottenere  Sto- 
rie migliori  da  inferir  nella  fua  Raccolta,  ed  ef- 
fere  ftato  perciò  cofiretto  di  dare  fuo  malgrado 
quelle  ,  che  non  erano  di  tutto  fuo  genio  ,  per 
non  lafciar  d' illuflrare  ,  per  quanto  era  in  fua 
mano  ,  ogni  angolo  dell'  Italia  .  xAltro  non  fog- 
giungo ,  perchè  non  occorre  j  effendo  perfuafo  il 
Mondo  Letterato  ,  che  il  Muratori  ha  fatto,  quan- 
to ha  potuto  per  render  utile,  e  ridurre  alia  mag" 
gior  perfezione ,  che  gli  è  fiata  poflìbile  ,  quella 
•fua  infìgne  fatica  ;  e  certamente  con  effa  ha  pre^ 
flato  un  grande  fervigio  alle  Lettere  ed  all'  Ita^ 
lia.  In  pruova  di  ciò  potrei  qui  regiflrare  gli  en- 
comi )  che  ne  hanno  fatto  ne'  Libri  loro ,  o  net' 
le  lettere  fcritte  al  noftro  Propofio ,  i  primi  Let- 
Krati  del  nofiro  Secolo  ;  ma  per  non  efifere  trop- 
po proliflb  rapporterò  folamente  il  giudizio,  che 
4"^  ha.  4^to  con  (uc  lettera  m  Letterato  Franzo- 

k 


Antonio  Muratori.      135 

fé  dotti  (Timo ,  cioè  il  P.  D.  Bernardo  de  Mont' 
jaufon  della  Congregazion  di  S.  Mauro  :  giudizio 
ben  più  da  (limare  di  quello  dello  Storico  Lette- 
rario, e  che  contien  ,  fi  può  quafi  dire  ,  quello 
di  tutta  la  Nazion  Franzefe  .  Scriveva  egli  per- 
tanto al  Muratori  fotto  il  dì  29.  d'  Agofto  dell' 
Anno  1729.  in  quefta  guifa:  "  le  grand  Ouvra- 
„  gè  (  Rerum  Italicarum  )  que  vous  donnez  au 
3,  jour,  vous  rend  illuftre  dans  toute  l'Europe. 
„  II  eft  fort  rccherchè  à  Paris ,  &  dans  toutc  la 
},  France  ,  &  d'  une  grande  utili  Le  à  tous  ceux 
„  qui  travaillent  fur  l'Hiftoire.  „  e  in  un'altra 
Lettera  fcrit  agii  nel  dì  17.  Dicembre  del  1737. 
s' efprimeva in  quefti  termini  :  ''  le  Recueil  intitulà 
„  Rerum  Italicarum  Scr'iptores  ,  dont  vous  allez 
„  publier  le  XXVIL  &  dernier  Tome,  aeu  un 
„  approbation  generale  ,  &  rendra  votre  nom 
„  celebre  dans  les  Siecles  fuivans  . 

Nell'Anno  1739.  fi  querelò  gravemente  coi  no- 
flro  Propolto  il  P.  Gabriele  RoJJi  Defìnitore  i^ilo- 
ra  de  i  PP.  Carmelitani  del  Piemonte  ,  perchè 
aveva  riferito  nella  Prefazione  alla  Storia  Fioren- 
tina di  Rkordano  Mala-, pina ,  riftampata  nel  To- 
mo Vin.  Rerum  Italicarum  ,  le  feguenti  parole 
di  quello  Storico ,  ommclle  in  altre  edizioni,  cioè 
che  S.  Tommafo  d^  Aquino  morì  nel  Montjìero  di 
Fojfanuùva  ^  mentre  fi  portava  al  Concilio  di  Lio- 
ne per  far  disfare  i  Frati  del  Carmine  ;  e  mol- 
to più  per  aver  loro  foggiunto  ;  fortaffe  viro  pru- 
deniijjìmo  &  fantìijfimo  (cioè  ad  elfo  S.  Tom- 
mafo  )  Carmclitica  Fnmilia  oneri  potius  ,  quam 
ut  ditati  Chrijìianorum  Reipuùlica  futura  videba- 
tur .  E  con  una  lunghifTima  Lettera  ,  fcritt^  fotto 
il  dì  14.  d'Aprile  del  fuddetto  Anno  ,  fi  fiudiò 
•iuel  Padre  di  perfuadere  al  Muratori,  che  l'Or- 

I    4  dine 


1^6       Vita   di  Lodovico 

dine  Tuo  era  flato  approvato  dalla  Santa  Sede  tan- 
to tempo  prima  di  effo  Concilio  ,  e  d' indurlo 
eziandio  a  ritrattar  quella  fua  rifleffìone  .  Ma  le 
ragioni  da  lui  addotte  non  fecero  punto  breccia 
neli'  animo  del  noflro  Propoflo  ,  come  fi  raccoglie 
dalla  Rifpofla  che  gli  fece  nel  dì  28.  dello  fìeffo 
Mefe.  (Append.  num.  XI.) 

Non  fi  quetò  alla  rifpofta  del  Muratori  il  P. 
Definitore,  e  con  un'altra  lunga  Lettera  tornò  ad 
importunarlo  ;  ma  egli  flette  faldo  nel  fuo  propo- 
fito,  né  fi  curò  di  replicar  più  alcuna  cofa  a  quel 
Religiofo  ,  e  folamente  nel  Tomo  VII.  de'  Tuoi 
Annali  d'Italia  all'Anno  I28(5.  così  fcrifle  :  Per 
atte/iato  di  Tolomeo  da  Lucca  ,  di  Giovanni  Vil- 
lani ,  e  di  Santo  intonino  ,  7n  quejì'  anno  Papa 
Onorio  IV.  affodo  r  Ordine  de  i  Carmelitani  ,  qui 
prius  in  Concilio  Lugdunenfi  remanferat  in  fu- 
fpenfo .  Di  pili  ordinò  ,  che  quei  Frati  andaffero 
'vejìiti  folamente  di  bianco ,  perchè  portavano  pri' 
ma  le  lor  cappe  fatte  a  li/le  larghe  ,  U  doghe  d:  due 
colori ,  bianco  e  bipio  :  il  guai  abito  parava  ridico- 
lo &  indecente  .  Dicevano  ben  effi  ,  che  quello  era 
r  abito  d  Elia  Profeta  ,  ma  Santo  Antonino  rispon- 
de ,  che  di  ciò  non  fi  truova  vefiigio  nella  facra 
Scrittura ,  ne  in  ifcrittura  alcuna  autentica  j  e  che 
ejfi  Religiofi  ebbero  il  lor  principio  in  Sorta ,  dap- 
poi e  he  i  Franchi  racquifiarono  Gerufahmme  ,  e  che 
i  Saraceni  li  fcacciarono  dipoi  dal  N- onte  Carmelo  ^ 
dal  quale  CarmeVìtx  dicuntur,  non  quod  abHelia 
habuerint  initium  :  il  che  è  confermato  da  Scrittori 
più  antichi . 

Per  avere  il  noflro  Propoflo  nella  Prefazione  al 
Poema  di  Maejho  Mosè  Bergamafco  de  Laud/bus 
Bn'gomi^  òa  efib  riflampato  nd  T omo  V.  Rerum 
ItaUcarnm  dijnolTrata  infuITiftente  l'opinione,  che 

que- 


AnT  ONTO   MUR  ATO  R  T  .         I57 

qucfto  Scrittore  viveflè  a  i  tempi  di  Giuftiniano  II. 
Imperadore  ,  un  Gentiluomo  di  Bergamo  ,  d' in- 
gegno affai  bizzarro ,  pubblicò  in  quella  Città  neir 
Anno  1748.  una  fua  Critica  di  tffa  Prefazione 
con  quello  titolo  :  Rifpojìa  al  Sig.  Lodovico  Mu- 
ratori [opra  il  Perpameno  ,  con  qualche  altra  memo- 
ria di  Bergamo  ,  di  Ferdinando  Caccia  y  e  con  un' 
Ortografìa  Tua  particolare ,  non  ufando  né  punti , 
né  virgole ,  né  accenti  ,  né  apofirofi  ,  né  maju- 
fcole ,  né  altro  rifchiaramento  di  fcrittura  ,  e  fo- 
lamente  ogni  periodo  fi  comincia  da  capo  .  Chi 
non  avefìfe  veduto  quefto  Opufcolo  ,  e  folTe  curio- 
fo  di  efferne  di  vantaggio  informato  ,  ricorra  al- 
le Novelle  Letterarie  di  Firenze  dell'Anno  1749. 
'jalla  col.  342.  dove  fé  ne  parla  a  lung'' ,  e  fi  di- 
fende vigorofaraentc  il  fentimento  del  Muratori  , 
il  quale  nonfioffefe  punto  di  quella  Critica ,  anzi 
pregò  con  fua  Lettera  il  Conte  Francefco  Brem- 
bato,  dotto  Cavaliere  Bergamafco ,  di  ringraziare 
quel  Gentiluomo ,  che  per  fup  mezzo  glieneavea 
fatta  tenere  una  Copia . 

E  quelfa  è  (lata  finora  ,  per  quanto  è  a  mia 
notizia ,  la  guerra  Letteraria  fatta  al  Muratori  per 
la  fua  grande  Opera  de  gli  Scrittori  d'  Italia .  Ma 
in  diverfa  guifa  gliene  fu  intimata  un'altra  nel 
1741.  da  efeguirfi  non  già  colla  penna,  ma  coir 
armi  vere .  Avea  egli  fcritto  nella  Prefazione  alla 
Storia  di  Pietro  Cirneo  de  Rebus  Corficis ,  pubbli- 
cata nel  Tomo  XXIV.  di  elfa  Raccolta  :  Corfi 
ferocium  ,  atque  agrejìium  hominum  gcnus .  Dovet- 
te sì  fatta  elprefifione  muovere  grandemente  la  bi- 
le ad  alcuno  di  quella  Nazione;  perchè  arrivò  in 
queir  Anno  una  Lettera  cieca  al  noftro  Propofto , 
in  cui  fi  conteneva  un  acre  rimprovero  ,  ed  in- 
fieme  la  minaccia  di  farlo  uccidere  ,  fé  non  ri- 
trae- 


13^        Vita    di   Lodovico 

trattava  quelle  parole .  Se  ne  rife  il  Muratori ,  e 
iènza  metterfi  in  i.lcuna  pena  di  si  fiera  intima- 
zione ,  conlegnò  tolto  al  fuoco  quella  Lettera . 

Non  fono  mancati  Contradittori  eziandio  agli 
annali  d'  Italia  del  Muratori  .  Dopo  di  elRrne 
flati  con  lode  riferiti  i  primi  due  Tomi  nelG/or- 
nale  di  Roma  dell'Anno  1745.  di  cui  pe' foli  Li- 
bri di  Storia  n'era  compilatore  allora  X  dà).  Gae- 
tano Cenni  Piltojtfe ,  Benefiziato  di  S.  Pietro  in 
Vaticano  :  di  un  altro  tuono  prefe  egli  a  parlar 
de  i  fufifeguenti  Tomi  nell'  Anno  I74é.  Imper- 
ciocché ,  aguzzata  la  penna  ,  altro  non  ha  fatto 
dipoi ,  che  pungere ,  oltraggiare ,  deridere ,  e  con 
frequenti  ironie  mordere  quell'  Opera  del  noterò 
Propofto ,  fino  a  muover  la  bile  a  quanti  uomi- 
ni faggi  rinchiude  quell'  Alma  Citta  .  Mal  foffe- 
rendo  molti  de  gli  Amici  del  Muratori  sì  inde- 
cente maniera  di  criticare  ,  fi  fecero  a  fcongiu- 
rarlo  ,  perchè  non  lafciafle  correre  fenza  qualche 
rifpofta  sì  fatta  critica  ;  ma  non  poterono  mai  indur- 
lo a  prendere  la  penna  in  mano  per  ribattere  i  colpi  di 
queir  incivile  Cenfore  ;  e  folo  rifpondeva  loro  ;  Du- 
reran  più  i  miei  annali  del  Giornale  di  Roma  . 
Ne  punto  egli  s'ingannò  in  così  credere  ;  perchè 
a  buon  conto  n'è  ibta  fatta  a  queft' ora  ,  ficco- 
me  avvertimmo  in  altro  luogo  ,  la  riftampa  in 
Roma  fìefla  ,  colle  Prefazioni  critiche  del  dotti f- 
fimo  P,  Giufeppe  Catalani  della  Congregazione  di 
S.  Girolamo,  Soggetto  affai  celebre  per  le  molte 
Opere  date  alla  luce,  dal  quale  potrà  quel  Criti- 
co imparare ,  in  qual  guifa  fi  abbiano  a  cenfura- 
re  i  Libri  de  gli  Uomini  grandi  .  Altre  due  ri- 
ftampe  ne  fono  pure  feguite  ,  cioè  in  Napoli  ed 
in  Venezia  :    ne  è  ftata   fatta   la  Traduzione  in 

Lin- 


Antonio  Muratori.      139 

Lingua  Tedefca ,  e  flampata  inLipGa:  11  che  non 
so  le  fia  mai  per  fuccedere  di  quel  Giornale .  A- 
vendo  pofcia  il  noftro  Propofto  condotti  efli  jin- 
ìialt  fino  air  Anno  1749.  con  aggiugncre  a  i  pri- 
nii  nove  altri  tre  Tomi ,  fi  lafciò  finalmente  vin^ 
cere,  e  nel  fine  dell'ultimo  Tomo  fece  una  bre- 
ve sì,  ma  fugofa  rifpoda  a  quelGiornalifta ,  che 
con  un'aria  più  che  magiftrale  avea  pretefo  di  far- 
gli cotanto  da  pedante .  Potrei  io  qui ,  fé  volef- 
fì ,  rilevar  non  pochi  de  i  granchi  prefi  da  que- 
flo  Critico  ,  e  a  confufione  di  lui  riportare  i  giu- 
dÌ2J  favorevoli  ,  che  de  gli  ninnali  fuddetti  han 
dato  tanti  e  tanti  Letterati  di  miglior  nafo  di 
lui  ;  ma  me  ne  aftengo ,  perchè  non  lo  credo  ne- 
ceffario  ;  effendo  perfuafo  chiunque  giudica  de  i 
Libri  fenza  pafTione  ,  che  quell'  Opera  fia  eccel- 
lente nel  fuo  genere  ,  (  fé  fi  eccettuano  alcuni  nei  y 
da  i  quali  niun  Libro  va  efente  ,  e  che  fi  pofib- 
no  attribuire  al  breve  tempo  ,  in  cui  fu  compo- 
rta, ed  alla  fretta  dello  Stampatore  di  levarla  dal" 
le  mani  dell'  Autore  per  pubblicarla  )  ,  e  che  niun 
altro  fuori  del  Muratori  farebbe  flato  capace  di  riu- 
fcir  sì  felicemente  nel  compilare  e  refi  ri  ngere  in  sì 
picciol  numero  di  Volumi  in  quarto  la  Stona  Civi- 
le d'  Italia  ,  e  i  fatti  occorfì  in  efia  ,  e  in  tante 
altre  parti  del  Mondo ,  nel  decorfo  oli  milleefet- 
tecento  quarantanove  anni . 

Comparve  pure  alla  luce  nell'Anno  174^.  col- 
le ftampe  di  Napoli  un  Libro  in  4.°  con  queflo 
titolo  :  R/fleJfwni  su  le  nuove  /coverte  dì  Lodovico 
Antonio  Muratori  per  gli  Annali  d  Italia  ,  compo- 
Jìe  dal  Sig.  Pier  Antonio  Vitale .  Dieci  fon  que- 
fteRiflelTioni ,  e  con  elle  l'Autore  per  far  pom- 
pa della  fua  erudizione  ha  prefo  a  fchernire  il  no- 
ika  Propofto  fopra  certi  punti  ,    che   preffo   gli 


140       Vita   di  Lodovico 

Eruditi  non  meritano  di  efTere  cenfurati  .  Nulla 
curò  il  Muratori  quefta  Critica ,  anzi  fé  ne  rife, 
maffimamente  nel  veder  ,  che  fopra  tutto  fi  cercava 
di  farlo  comparire  per  un  mi  lantatore  :  taccia,  che 
per  niun  conto  gli  conveniva .  Sono  eziandio  Ilari, 
cenfurati  in  qualche  luogo  ,  ma  con  poco  buon 
garbo  e  meno  di  ragione,  gli  Annali  del  nortro 
Propofto  dal  P.  Bartolomeo  Carrara  Cherico  Re- 
golare Teatino  da  Bergamo  ,  Penitenziere  nella 
Metropolitana  di  Ravenna  ,  nelle  Note  al  fecon- 
do Tomo  della  t^ita  di  Paolo  IV.  fomm.o  Ponte- 
fice,  da  lui  flampato  nel  175^.  in  qutft' ultima 
Città ,  fotte  il  finto  nome  di  Carlo  Bromato  da 
'Erano  .  Da  altri  ancora  è  flato  criticato  qualche 
paflb  di  effi  Annali;  ma  fìccome  fi  tratta  di  pic- 
ciole  cofe  ,  e  a  me  poi  anche  mancano  i  Libri 
loro ,  tralafcio  di  farne  menzione  . 

Avendo  poi  il  rv:uratori  in  una  fua  DifTerta- 
zione  fopra  T  A/eia  Sepolcrale  ,  e  la  formola  fnl> 
Afcia  dedic.  che  s'incontrano  in  alcune  Ifcrizio- 
ni  antiche,  compofla  nell'Anno  17^0.  e  che  vi- 
de poi  la  luce  nel  Tomo  IL  de  i  Saggi  di  Dif- 
jenazioni  dcW Accademia  Etrufca  di  Cortona  ,  Cam- 
pato in  Roma  nell'Anno  1738.  avendo  ,  dico  , 
il  nofìro  Propofto  impugnata  V  opinione  del  Mar- 
chefe  Majfei  fopra  tale  argomento  ,  da  quefti  e- 
fpofra  nella  Lettera  X.  del  fuo  Libro'  pubblicato 
in  Parigi  nell'Anno  i733'  col  titolo  à\  Antitjui- 
tates  Gallia ,  indirizzata  allo  fkffo  Muratori  :  fé 
ne  disguflò  fortemente  quel  dottifTimo  Cavaliere , 
e  con  ilHle  un  po' troppo  acre  gli  rjfpofe  nel  To- 
mo IV.  delle  fue  Ofjervazioni  Leti  erario  alla  p^g. 
223.  e  feg.  Effendo  poi  fiata  trr^drtta  dal  Mura- 
tori in  Latino  la  fuddetta  fua  Dilfertazione  per 
inferirla  nel  TomoL  del  ino  Te/oro  d' IJcrizioni, 

che 


Antonio  Muratort.       141 

che  ufcì  dalle  flampe  di  Milano  nell'i\nno  1739* 
fece  rilpcrta  in  tal  occafione  alle  obbiezioni  del 
Ivlaffeì ,  e  in  quefii  termini  concbiufe  il  Tuo  di- 
fcorlo  :  yltque  h(cc  pauca  dìDeruijfe  licuerit  ,  tjb- 
jhufie  ae  tcnebricofx  admodum  quajìion't  aliquid 
fortaffe  lucis  allatura  .  Ro^andm;  ejì  docHIJìmus 
Marchio  ,  ut  &  ipfe  pacar/ore  animo  ijìa  exci- 
piai  j  ncque  putet ,  quod  [ibi  intcrdum  contradica- 
tur  ,  qunlquam  detrahi  ampli ffimis  luis  in  re  Li- 
teraria  mentis  .  E/juidcm  ab  iis  agnofcendis  ac 
àcprxdicanàis  quantum  poterò  jaciam  ,  ut  me  nul- 
lus  ajjc'cÌHS  ne  in  pojterum  quidem  avertat . 

Nello  iteflb  Anno  17 •J9.  da  due  altri  Lettera-^ 
ti  fu  cenfurata  la  Differtazion  del  Muratori  fo- 
pra  r  ^/cia  ,  cioè  dal  P.  D.  Jacopo  Martin  Mo- 
naco Benedettino  delia  Congregazione  di  San  Ma- 
uro neir  Optra  intitolata  :  Explication  de  divers 
Monumcns  ftnpuhcrs  ^  da  lui  fatta  imprimere  in 
Parigi  nel  fuddetto  Anno;  e  dal  Canonico^/^/- 
fio  Simmaco  Mazzocchi ,  celebre  Letterato  Napo- 
litano ,  nella  fua  Diflcrtazione  deyì'cia,  Campa- 
ta m  Napoli  nello  ftcffo  Anno  ;  ma  non  fu  fat- 
ta loro  dal  n^rtro  Propofto  rifpoda  veruna  ,  anzi 
fu  da  lui  Icritta  Lettera  di  ringraziamento  all'ul-- 
timo  per  la  civile  maniera  da  lui  ufata  in  criti- 
car la  lua  opinione  ,  che  ho  creduto  dover  ripor- 
tare (  Append.  Num.XIL  )  perchè  contenente  un 
beir  arg(  mento  della  moderazion  grande  del  nollro 
Propello  .  Qual  f  jHe  la  meraviglia  ,  per  non  dir 
la  confufione  del  Canonico  Mazzocchi  ,  com'egli 
fi  protefta  ,  nel  vederfi  ringraziare  dal  nolìro  Pro- 
pofto,  dopo  di  averlo  criticato,  apparifce  dalla  ri- 
Ipoila ,  che  gli  fece  fotto  il  dì  26.  di  Luglio  del 
1740.  (  Append.  N.  XIIL) 

Riproduife  poi  il  Marchefe  MafFei  la  fui  opi- 
nione 


142  VlTADlLODOVtCÓ 

tìione  intorno  all'  Afcia  fepolcrale  nel  Tuo  Mufei 
Veronefe ,  con  lafciar  nondimeno  inratte  le  nuove 
ragioni  addotte  dal  Muratori  nel  Tomo  I.  del  fuo 
Teforo  d  Ifcrizioni  .  Alcune  altre  difpute  paflaro- 
no  fra  il  noftro  Propolto  e  quel  Cavaliere  fopra 
altri  argomenti  ,  come  fi  raccoglie  fpezialmente 
dalla  DifTert.  XXXIV.  e  XL.  fopra  le  Antichi- 
tà  Italiane  j'  ma  quelle  non  alterarono  più  la  loro 
amicizia . 

Ma  un  maggior  numero  di  contradittori  ha 
avuto  il  Te/oro  d  Ifcrizioni  del  Muratori  ,  a  i 
quali  però  non  fi  è  prefo  verun  penfiero  di  ri- 
Ipondere  per  la  maifima ,  eh'  egli  erafi  prefifla  di 
non  voler  perdere  il  tempo  in  quelle  brighe .  Era 
perfuafo  ,  fin  quando  lo  flava  compilando  ,  che 
non  farebbe  (tato  a  lui  polTibilc-  di  darlo  fuori 
fenza  errori  ,  per  dover  fìare  alla  fede  altrui  ,  e 
non  poter  rifcontrare  co'  Marmi  ikin  le  Ifcrizio- 
ni ,  che  da  Libri  llampati  e  Manofcritti  ricava^ 
va  1  o  da  gli  Amici  venivangli  comunicate  ;  ed 
anche  per  doverla  fiampare  lungi  da  gli  occhi 
fuoi .  Non  pochi  sbagli  aveva  oficrvato  nel  for- 
mare la  (uà  R  accolta  >  in  qutlle  del  Crutero  ^  del 
Reinefio  ,  e  d'  altri  ;  né  perciò  erano  appo'  lui  ca- 
late di  pregio ,  anzi  le  credeva  fommamentc  uti- 
li .  Lufingavafi  pertanto  ^  che  gli  errori  almeno  ^ 
da' quali  non  poteva  render  immune  eflfo  fuo  Te- 
foro  nel  riferir  le  Ifcrizioni  ^  non  aveffero  ài  ef- 
fere  a  lui  attribuiti  ,  ma  sì  bene  a  i  Libri  ,  dai 
quali  le  aveva  eli  ratte  ,  oda  chi  glie  le  avea  tra- 
sraefTe ,  ed  anche  alia  llampa  5  e  che  per  le  ra- 
gioni accennate  dovefìTero  almen  meritare  preflb 
gli  Eruditi  fcufa  e  compatimento  Ma  né  put 
quello  ha  potuto  otienere  da  certi  ind'fcreti  Ctnfori . 

Xa  prima  Critica ,  che  fu  fatta  alla  grande  Rac- 


Antonio  Muratori.      14^ 

tolta  d'Iicrizioni  del  Murntori,  ufcì  dalla  penna 
del  Sig.  Giovanni  Enrico  Leichio  di  Lipfia  ,  e  fu 
flampata  nel  Tomo  I.  Mijcdlaneemm  LrpftcnfiHm 
novenim  l'Anno  1742.  con  quefto  titolo:  Speci- 
men notarum  &  emendationum  ad  Gracas  Inferi-' 
ptiones  a  celebsf*  Muratorio  editas .  A  quefta  Cen- 
fura  altra  ne  fuccedè  del  Sig.  En-ico  Cannegetier  in 
una  Lettera  da  lui  indiritta  al  Sig.  JacopoFilippo  Dar' 
vilio  y  e  pubblicata  nel  Tomo  W.  MifirelLOùfer- 
'vat,  Critic.  Nov.  Il  terio  a  criticare  T  Opera  fud- 
detta  dei  noltro  Propolìo  fu  il  Sig.  G/ovanni  Ga- 
fpero  HaQ^cmbuchio  con  una  Diatriba  ftampata  iti 
Zurigo  nell'Anno  I74v  ^^  GriccisThejauri  novi 
Maratoriani  Marmonbus  quibusdam  metrici s .  Con- 
tiene quello  Opufcolo  la  più  incivile  critica ,  che 
fi  polla  dare  ;  come  lo  ha  dimoiirato  il  dottiffi- 
mo  Anonimo  ,  che  nelle  Novelle  Letterar'te  di 
Firenze  dell'Anno  1748.  alla  col.  io.  e  fegg.  ha 
prefa  la  difefa  del  Muratori  .  Dà  fallidio  fra  l'al- 
tre cofe  al  Critico  di  Zurigo  ,  ehe  il  Muratori 
abbia  ripetute  diverfe  Ifcrizioni  ,  e  che  altre  ne 
abbia  riportate,  che  fi  leggono  nelle  Raccolte  del 
Crutero  ,  Spon ,  Fabretti  ,  e  Gudio .  Ma  s'  egli 
aveffe  capito  ,  che  enorme  fatica  fia  (tata  quella 
del  noftro  Propofto  nei  raccogliere  e  rifcontrare 
tante  migliaia  d' Ifcrizioni  con  quelle  de  gli  Au- 
tori fuddetti ,  non  avrebbe  certamente  molla  que- 
lla querela .  V  averne  replicate  alcune  può  effere 
fiata  inavvertenza  ;  ma  può  effer  anche  provenu- 
to ddl  non  enferfì  potuto  accertare  il  Muratori  fo- 
pra  il  fuo Manofcritto ,  kit  ave(Te  già  regiftrate, 
per  averlo  fpedito  a  Milano  due  anni  prima  che 
ne  feguiffe  l' imprtflione  :  nel  qual  tempo  elfendo- 
gli  capitate  di  tanto  in  tanto  altre  Ifcrizioni  ,  al- 
tro non  faceva  che  aflicurarfi  ,   che  non  foffero 

(late 


144      Vita  ri  Lodovico 

flate  pubblicate  da  quei  Collettori  ,  e  poi  le  in- 
viava cola  da  mettere  a  fuo  luogo  :  né  fenza  una 
grandifTima  difficultà  avrebbe  potuto  accertarfi ,  fé 
le  aveffe  notate  altra  volta  nel  fuo  Originale, 
fìccome  comporto  di  tanti  pezzi  di  carta ,  quante 
erano  le  Ifcrizioni  da  lui  raccolte,  ed  anche  con- 
fufi  ,  ed  in  gran  parte  difperfi  ,  dopo  d' averne 
fatta  trarre  la  copia  .  Per  conto  poi  delle  Ifcri- 
zioni ,  che  fi  leggono  anche  nelle  Raccolte  de  i 
fuddetti  Autori ,  poche  fon  le  rapportate  dal  Gru- 
tero  ,  e  Spon  ;  poche  le  altre  del  Fabretti  ;  il  qua- 
le perchè  non  ha  Indici ,  rende  difficile  ad  ognu- 
no r  aliicurarfi  ,  fé  quefto  o  quel  Marmo  fia  o  non 
fia  da  lui  pubblicato.  Riducefi  dunque  il  maggior 
numero  delle  Ifcrizioni  replicate  a  quelle  del  Gu- 
dio .  Ma  il  Muratori  ave^a  pure  prctefiato  nella 
fua  Prefazione  di  non  volere  por  mente  alla  Rac- 
colta d'elToGudio  per  le  ragioni  ivi  addotte  .  Però 
s'egli  ha  prefo  da  alcrio  Manofcrittio  Libri  ftam- 
pati  varie  Ifcrizioni  da  elio  Gudio  riferite  ,  non 
le  dee  a  lui,  ma  bensì  ad  altri  fonti.  Quello  che 
più  importa  ;  che  male  ,  o  che  danno  viene  a  i 
Letterati,  fé  trovano  nel  Teforo  Muratoriano  mol- 
te Ifcrizioni  ,  che  fi  leggono  anche  nel  Gudio? 
Niuno  .  E  chi  fi  dorrebbe  ,  fé  uno  formalTe  uà 
Corpo  folo  di  tutte  e  Ifcrizioni  finquì  trovate  , 
e  raccolte  dal  Grutero  ,  Rcinefio  &c.  com;;  ebbe 
in  animo  tempo  fa  l' infigne  Letterato  Marchefe 
Mj-jTeiP  Non  lervirebbe  certo  il  dire,  che  fi  dà 
quello ,  che  prima  fi  aveva . 

Ripigliò  la  verga  cenforia  contro  al  Teforo 
J^luratoriano  delle  Ifcrizioni  Y  Ha^^embuchio  nell' 
Anno  1747.  in  due  Lettere,  da  elfo  indirizzate, 
l'una  al  Prefidente  del  Senato  di  Digione  ,  e  P 
altra  al  Propofto  Anton-Francefco  Gorì  i  e  pofcia 

nelP 


Antonio  Muratori.      145 

nell'Anno  1749.  nella  fpiegazione  àé  Dittico  Bre~ 
fciano.  Anche  il  Sig.  Crijioforo  Saffi  di  Lipfia  in 
una  fua  Opera  intitolata:  Lapidumvctujìorum  Epi- 
grammata ^  e  pubblicata  nell'Anno  174Ó.  ha  cri- 
ticato varie  delle  Ifcrizioni ,  date  in  luce  dal  Mu- 
ratori .  Lo  fteflb  ha  fatto  l'Autore  della  Storia 
Letteraria  d' Italia  con  tre  fue  Lettere,  regiftrate 
fra  gli  Cpufcoli  del  P.  Calogerà  j  alle  quali  però 
è  (lata  fatta  qualche  critica  dal  dottillìmo  Novel- 
lina Fiorentino  nelle  Novelle  dell'  Anno  1750. 
alla  col.  394.  e  feg.  Prefe  di  nuovo  lo  Storico  Let- 
terario a  cenfurare  il  Teforo  Muratoriano  d' Ifcri- 
zioni in  occafione  di  riferirlo  nel  Voi.  IL  della 
fua  Storia  alla  pag.  555.  efegg.  dove  fui  bel  prin- 
cipio pianta  fuori  quefta  folenne  dichiarazione  : 
„  Per  vero  dire  ,  grandinimi  errori  trovanfi  in 
„  quefta  Raccolta,  e  nel  riferire  le  Ifcrizioni,  e 
„  nello  fpiegarle  "  .  Indi  palfa  a  regiftrare  gli  Au- 
tori da  noi  accennati,  che  han  criticata  la  fatica 
del  noftro  Propollo,  e  a  difendere  fé  ftefifo  dalla 
cenfura  del  Novellifta  Fiorentino  ,  fenza  dir  ne  pure 
una  parola  in  lode  d'effa  Raccolta,  quafi  che  non 
conteneffe  veruna  cofa  da  lodare:  il  che  da  lui  fi 
pratica  verfo  tutte  l' altre  Opere  del  Muratori  , 
tuttoché  laudabiliffime  ,  quando  non  ha  motivo 
alcuno  di  cenfurarle  ;  riferendo  di  quefte  folamen- 
te  il  nudo  Titolo  .  E  pure  a  far  bene  le  parti  di 
Storico  Letterario ,  e  come  egli  fi  protesa  di  vo- 
ler fare  ,  fi  richiedeva  ,  eh'  egli  faceffe  parola  non 
de  i  foli  grandijjìmi  errori  ,  ma  eziandio  delle 
moltifiìme  belle  Ifcrizioni ,  che  vi  fi  contengono  , 
e  che  tuttavia  remerebbero  nell'  obblivionc ,  fé  non 
foffero  fiate  divulgate  dal  nofiro  Propofto  ;  e  delle 
tante  altre  che  ha  migliorate;  ficcome  della  mol- 
ta erudizione  ,   colla  quale  ne  ha    illuftrate    non 

K  pò- 


14^       Vita  di  Lodovico 

poche  .  Non  è  colpa  del  Muratori  l'aver  date 
(corrette  molte  Ifcrizioni ,  ma  sì  berìc  di  chi  glie 
]e  ha  comunicate  ,  o  de  i  Libri  da'  quali  le  ha 
ricopiate  :  né  egli  ha  mancato  di  darne  a  cono- 
fcere  un  buon  numero  ,  che  a  lui  non  parevano 
fedelmente  trafcritte  .  Oltre  di  che  ,  tanti  de  gli 
errori ,  notati  da  i  Cenfori  fuddetti  ,  poirono  ef- 
fere  occorfi  nel!' imprefiìone  dell'Opera  ;  e  bi fogna 
ben  eflere  novizio  nel  meftier  delle  (lampe  per 
non  fapere  ,  che  difBcil  cofa  (ìa  lo  fìampar  cor- 
retto un  Libro,  malfime  fé  d' Jfcrizioni ,  e  tanto 
più  fé  venga  imprelTo  lungi  da  gli  occhi  dell'ila- 
tore .  E  per  accerrarfi  di  quefto  non  ha  il  Cenfo- 
re ,  che  da  prendere  in  mano  alcuni  Tomi  della 
fua  Storia  ,  a'  quali  ha  dovuto  aggiugnere  de  i  fo- 
gli interi  di  Correzioni  .  Il  dare  una  Raccolta  d' 
Ifcrizioni  fenza  cirori  è  (lato  riconofciuto  per  im- 
poffibile ,  com.e  vedrem  fra  poco  ,  dal  Marcliefe 
JVIafFei  ;  e  parlava  per  efperien/a  ;  effendogli  acca- 
duto fra  le  poche  Ifcrizioni  da  lui  riferite  nelTo- 
mo  IV.  delle  fue  Olfervazioni  Letterarie  d'om- 
mettere  in  quella,  che  fi  legge  alla  pag.  356.  fot- 
to  ii  numero  26.  il  COS.  e  pure  egli  le  fece  Cam- 
par fotto  i  fuoi  occhi ,  .e  fi  vantava  di  non  pub- 
blicar Ifcrizioni  ',  fé  non  le  aveva  prima  rifcon- 
trate  su  i  Marmi  .  Lo  (ie(fo  gli  accadde  nel  pub- 
blicar r  Ifcrizione  del  famofo  Arco  di  Sufa  .  Però 
fcufa  ,  e  non  biafìmo  dee  meritar  il  Muratori  per 
gli  sbagli  da  lui  commelTi  nel  riferir  le  Ifcrizioni 
mandategli  da  gli  Amici ,  o  ricopiate  da  i  Libri . 
IV'a  egli  ha  errato  ancora  nello  fpiegarne  alcune . 
E  chi  v'  ha  fra  i  Letterati ,  che  non  fia  foggetto 
a  gli  errori ,  e  ad  ingannarfi  ì  Quefia  efcnzione 
non  la  gode  né  pure  lo  Storico  Letterario  ,  tut- 
toché fia  cosi  indifcreto  su  quefto  particolare  coi 

Mu- 


Antonio  Muratort.  147 
Muratori .  E  per  acccrtarfene ,  non  fi  ha  che  da 
leggere  la  Lettera  del  Conte  Domenico  di  Polca- 
li  ro  ,  inferita  nel  Tomo  IV.  Par.  4.  delle  iV'Iewo- 
rk  per  fcrvive  alla  Storia  Letteraria ,  the  fi  fiam- 
pano  in  Venezia  alla  pag.  3.  e  fegg.  dalla  qual 
Lettera  potranno  i  Lettori  informarfi  del  valore 
di  quello  Cenfore  nella  Lapidaria  .  Non  ha  mai 
pretefo  il  noftro  Prcpoflo  d'edere  ne'fuoi  detti  e 
giudizi  incapace  d' errare  ,  e  fé  ne  protefla  anche 
nella  fua  Lettera  di  fupra  citata  al  Canonico  Maz' 
zocchl  ;  e  chi  avefìe  una  tal  pretenficne  farebbe 
da  chiamare  uno  fciccco  .  Conchiude  poi  la  fua 
cenfura  lo  Storico  Letterario  con  rapportare  uno 
fquarcio  della  Prefazione  del  Maffei  al  ik?«/èo  Fc- 
rcncfe  per  rinfacciarlo  all'Hagembuchio ,  che  con 
tanto  difprezzo  ha  criticato  il  Teforo  Muratoria- 
no  d' Ifcrizioni  ;  fen^a  riflettere  ,  che  con  effoegii 
fa  a  fé  fiefio  nel  mtdt^mo  tempo  un  rimpiove- 
ro  .  Piace  pure  a  me  di  qui  tralcriverlo  ,  perchè 
fi  vegga  in  qual  maniera  fi  parli  da  qutl  gran 
Letterato  di  quell'Opera  e  del  fuo  Aurore,  a  ccn- 
fufione  di  chi  non  sa  fé  non  rilevarne  gli  sbagli  . '* 
„  Multiplicem  ejus  {  Muratorii)  dcélrinam  (  fono 
„  le  parole  d'  efiii  Prefazione  )  &  infinita  pene  , 
j,  ac  uti.'iffima  ,  quae  fupra  omnia  exempla  in  ma- 
,,  nus  hominum  dedit  ,  &  continue  dat,  m.aximi 
5,  facio  ,  celebro,  admiicr  .  Quod  ad  eam  Colle- 
,j  ctionem  (  infcriptionum  )  maximam  pertinet  , 
„  perpendendum  clT;  ,  aliorqm  opera  faspe  in  bis 
5,  uti  oportere  ;  itemque  opere  in  longo  fas  efTe 
i,  obrepere  (omnum  .  In/criptiones  fine  erroribm 
i,  conglobare^  impojjibile  facili  efi .  Addas  velim  , 
„  non  buie  precipue  ftudiorum  generi  ,  quamvis 
„  &  in  hoc  pra:llet,  virum  dodilfimum  fc  dedi{^ 
^,  fé  :  majoribus  intentum  argumeniis ,  atque  oc* 
K     2  cupa- 


148        Vita  di  Lodovico 

,,  cupatiim  rebus,  h:sc  inteidum  velutaliiidagen- 
j,  tem  traòì.iHe  puto .  Ut  ut  fit ,  permultas  prae- 
„  fìantesque  ab  eo  vulgatas  effe  epigraphes,  quge 
,,  alioquin  adhuc  delitefcerent  ,  omnino  conrtat , 
„  multaque  etiam  enarrata  &  tradita  ,  quse  ariti- 
3,  quam  evuditionem  non  minimum  illuftrant ,  & 
„  juvant . 

Afcoltiamo  ancora  il  giudizio  ,  che  di  elTa  Rac- 
colta d'  Ifcrizioni  del  Muratori  vien  dato  da  un 
altro  illuUre  Letterato,  cioè  dal  P.  Odonnìo  Cor- 
finì  Generale  delle  Scuole  Pie  ,  e  grande  ornamen- 
to di  quella  Religione  .  „  Qucmadmodum  tameii 
5,  (  così  egli  ne'  Prolegomeni  premelfi  alla  fua  O- 
5,  pera  de  Notis  Grxcorum)  ahorum  omnium  di- 
5,  ligentiam  in  inquirendis ,  colligendis ,  exponen- 
3,  disque  tum  Grxcis,  tum  Latinis  Marmoribus, 
,,  edito  paucis  ab  bine  annis  Novo  Injcriptionum 
„  Thefauro^  Ci.  atque  immortalis  iW^mfor/V/i' lon- 
,,  gifTime  fuperavit  ,  ita  quoque  uberrima  Nota- 
,,  rum  feges  in  eximio  ,  pra;(tantique  hoc  opere 
„  reperitur  ,  quarum  plunmas  ab  ilio  feliciter  , 
„  ingeniofeque  expofitas  effe  confpicimus.  Atque 
„  utinam  quidem  eruditi  Viri  ,  qui  ingenti  huic 
„  Operi  adornando  fymbolam  contulerunt  ,  do- 
„  fìiirimoque  Viro  Infcriptionum  exempla  ,  vel 
,,  latinas  alicubi  interpretationes  fuppeditarunt  , 
„  in  Marmoribus  ipfis  ,  aut  Schedis  exfcribendis 
„  accuratiorem  operam  collocafTent  ,  ut  ubiqi^ 
„  nempe  Ci.  Editor  tura  in  exprimendig  Inferi- 
5,  ptionum  vocibus  ,  tum  in  fecernendis  Notis  , 
„  tum  in  iis  latine  reddendis  pari  felicitate  uti 
,,  potuiffet  !  Sed  optimo  maximoque  jure  do6lif- 
,,  fimus  Editor  pag.  51.  66.  i;^4.  160.  221.  ali- 
5,  biquc  faspius  obfervavit ,  Marmora  quardam  mi- 
,j  nus  accurate  fincereque  exprefla  fuiffe,  adecqus 

,,  fibi 


Antonio  Muratori.       149 

{ibi  de  Infcriptionis  fenfu ,  deNotarum  valore  j 
quod  ingenue  modcfìeque  Temei  iterumque  fate- 
tur  ,  divinandum  fuiffc .  Quod  fi  fortafle  alicu- 
bi  in  immenfo  hoc  Opere  doéliffimo  Viro  gra- 
viITimis  aliis  {ludiorum  generibus  occupato  error 
irrepiit ,  nihil  elt  certe  quod  immenfa  ipfius  in 
„  rem  literariam  merita  extenuare  ,  aut 

,,  hxrentem  capiti  multa  cum  laude  coronam 
„  detrahere  quis  velit  ;  quum  prsefertim  eruditi 
5,  etiamViri  inGra:cis,  Latinisque  iVIarmoribus  , 
5,  aut  exfcribendis ,  aut  explicandis  non  aberrare 
„  folum  ,  fed  &  inter  fc  quoque  mirifica  diffidere 
„  conlpiciantur .  Ita  ,  quum  unum  idemque  Mar- 
j,  mor  tum  a  Sponio ,  tum  a  Wehelero  ipfius  co- 
j,  mite  exfcriberctur ,  maxima  fubinde  in  ipforum 
,,  apographis ,  longeque  etiam  major  in  interpre- 
„  tatione  ,  varietas  reperitur  ;  ut  Fleetvoodus  opti- 
„  me  obfervavit.  Exemplo  quoque ,  vel  argumen- 
5,  to  efle  poterunt  celeberrimi  Viri  Leichius  ,  & 
„  Hagembuchius  ^  quorum  uterque  ,  quura  Mar-- 
,5  mora  quaedam  a  Muratorio  edita  interpretan- 
j,  da  furcepiflet  ,  in  varias  planeque  diifiden- 
5,  tes  fententias  abivit  ,  ut  opportune  ad  No^ 
5,  tam  A  ,  in  ipfo  Operis  limine  obfervabi- 
„  tur.  Ceterum  fi  ex  ingenti  illa  Muratorii  Col- 
„  le6lione  A/^'ro^  illos  (così  vengono  appellati  da 
3,  i  faggi  e  dotti  Letterati  i  grayidiffimi  errori ,  eh* 
„  ivi  fi  contengono  )  fublìuieris ,  nemo  ed  certe , 
„  qui  vel  plures  in  Marmoribus  Notas  viderit  , 
„  aut  qui  plures  erudite ,  ingeniofeque  explieave- 
„  rit  -,  ut  ex  integra  Notarum  mearum  ferie  con- 
„  fiabit ,  inqua  fsepifTime  Muratorii  nomen  ,  ejus- 
,,  que  Sigla! ,  &  Siglarum  interpretationes  ingenue 
„  proferentur.  "  Dopo  un  sì  favorevole  giudizio 
inutil  cofa  farebbe  1'  aggiup,ner  altre  parole  in  di'» 
k    5  fefa 


150        Vita  DI  Lodovico 
fefa  del  Nuovo  Teforo  d' Ifcrizioni  del  noftro  Pro- 
poflo . 

Ma  il  grande  prurito  di  criticare  i  Libri  altrui , 
e  fpecialmente  quelli  del  Muratori ,  che  madre  lo 
Storico  Letterario ,  gli  ha  fatto  tirare  un  manro- 
vefcio ,  qiiafi  direi  fpropofìtato  ,  anche  contro  T 
infigne  Opera  intitolata  ^Intiquitates  Italiche  mcàit 
avi .  laiperciocchè  dopo  di  averne  dato  il  titolo, 
che  non  riporta  né  anche  fedelmente  alla  pag.  554. 
del  Tomo  II.  della  i\x^  Storia  Letteraria  ^  e  di  aver 
detto,  che  i  belli  eilratti ,  i  quali  ne  fon  dati  nel 
Giornale  Fiorentino  ,  lono  del  dotti  (fimo  Abate 
Buonaccorfi  ;  le  vibra  contro  quello  fiero  colpo  : 
„  Errori  molti  fono  corfi  in  quell'Opera  '  delle 
„  Antichità  Italiane)  nel  trafcrivere  i  Diplomi, 
„  che  ne  lono  il  fondamento  "  .  Si  potrebbe  in 
primo  luogo  chiedere  a  quello  Critico  ,  di  quai 
Diplomi  egli  intenda,  ciò  ,  fé  di  quelli  trafcritti 
dallo  llcffo  .uratori  ,  o  pure  di  quelli  a  lui  co- 
municati da  gli  Amici .  Poiché  fé  la  di  lui  cenfu- 
ra  va  a  ferire  i  primi ,  io  (tento  a  credere  ,  eh' 
egli  abbia  potuto  penetrare  in  tanti  Archivi ,  per 
mettere  il  piede  ne  1  quali  furano  neceffarie  al  no- 
ftro  Propotìo  efficaci  racc"^mandazioni  di  Principi 
e  Monarchi  .  E  quando  mai  per  avventura  gli  fof- 
fe  riulcito  di  entrare  in  jilcuno  di  effi  ,  non  so ,  né 
pofìfo  pcrfuadermi ,  ch'egli  abbia  faputo  Iqgger  me- 
glio del  uratori  i  Diplomi  ivi  confervati  .  S' 
egli  poi  intende  di  quei  che  gli  furono  comunica- 
ti da  gli  Amici ,  non  lata  debitore  il  nortro  Pro- 
pollo de  gii  errori ,  che  poHbno  effere  occorfi  nel 
trafcriverli .  In  oltre  quei  pretefi  errori  potrebbero 
eflere  proceduti  dalla  ifampa  :  cola  molto  facile  a 
fucctdere  ,  come  ognun  ^a  ,  quando  i  Libri  vengo- 
no inn'refTì  lontano  dall'  Autore  ,   e  fpecialmente 

quan- 


Antonio  Muratori.       151 

quando  fi  tratta  di  pubblicar  Scritture  anticlie,  nel- 
le quali  per  lo  piìì  la  lingua  Latina  e  l'Orrogra- 
lìa  fono  Itranamente  deformate.  Se  quefto Critico 
fi  folfe  almeno  contentato  di  accennare  alcuno  di 
quei  molti  errori,  avrei  potuto  accertarmi  fuH'O- 
riginale  del  Zio ,  fé  alla  ftampa ,  o  pure  a  chi  li 
trafcrifl'e,  fé  ne  dovefle  dare  la  colpa.  Ma  quefti 
pretefi  errori  non  riguarderanno  probabilmente  la 
lolìanza  e  1'  effenziale  delle  Diflertazioni  Murato- 
riane  ;  e  però  finch  •  elfo  non  rechi  le  pruove  di 
quella  generale  cenfura  ,    giudicar  fi  dovranno  di 
poca  o  ninna  confegucnza  .  E  da  quanto  abbiam 
fin  qui  ofTcrvato ,  fi  può  facilmente  argomentare, 
fé  lo  Storico  Letterario  d'  Italia  fia  favorevole  o 
nò  al  Muratori  ;  e  pure  circndogli   (tato  rinfaccia- 
to nelle  Novelle  Fiorentine  dell'Anno  1752.  eh* 
egli  fi  faceva  pregio  di  biafimare  e  di  attaccare  i 
principali  Letterati  d'Italia,  e  fra  quefti  il  Mura- 
tori,  credette  di  poter  purgarfi  daquelta  taccia  col 
rifpondere  nel  Tomo  IV.  della  (uà  Storia  alla  pag. 
439.  di  aver  fatto  al  Muratori  nel  fecondo  Tomo 
un  elogio ,  cui  fimile  non  gli  <}  ancora  /iato  da  altri 
fatto .  Non  avrà  forfè  quello  Cenfore  lette  ,  ben- 
ché le  abbia  citate ,  le  Novelle  fuddette  dell'Anno 
1750.  altrimenti  non  fi  farebbe  dato  un  sì  fatto 
vanto;  e  chiunque  leggera  quel  decantato  elogio, 
fi  accorgerà  fenza  molta  fatica  ,    che  le  lodi  ivi 
regiftrate  fono  forzate,  e  non  provengono  da  fin- 
cerita  di  cuore;  mentre  delle  tante  Opere  del  no" 
firo  Propofto  ,  di  cui  in  cfTo  fi  da  il  Catalogo  , 
niuna  fé  ne  commenda  ,  e  folamente    fi  cenfura- 
no  quelle,  nelle  quali  fi  pretende  d'avere  fcoper- 
to  un  qualche  neo ,  ficcome  d' una  parte  abbiam 
veduto  qui  fopra  .  Oltre  di  che  poco  o  nulla  ha 
melfo  del  fuo  m  quell'  Elogio  lo  Storico  Lettcra- 
K     4  rio  i 


1^.1        Vita  di  Lodovico 

rio;  non  avendo  fatto  che  tradurre  in  Italiano  , 
quanto  aveano  prima  di  lui  fcritto  il  Dottor  La- 
mi ,  il  Fabbrizio ,  e  il  Brucker .  Altre  cofe  avrei 
da  dire  su  quefto  propofito ,  che  farebbero  meglio 
conofcere ,  di  qual  lega  fieno  le  lodi  date  da  lui 
al  Muratori  j  ma  fia  meglio  il  tacere ,  e  far  paf- 
faggio  ad  altro. 

§.     V. 

Controverfia  /opra  il  Voto  Sanguinario. 

Nluna  fra  le  guerre  Letterarie  mofTe  al  Mu- 
ratori gli  ha  rifvegliate  contro  tante  pen- 
ne ,  quante  quella ,  di  cui  ora  fiam  per  ragiona- 
re ;  e  niuna  più  di  quefta  ha  egli  foltenuto  con 
maggior  vigore  ed  impegno ,  perchè  trattavafi  d' 
un  punto  di  troppa  importanza  ;  cioè ,  fé  fia  le- 
cito il  Voto  di  dar  il  fangue  e  la  Vita  per  di- 
fendere l'Opinion  Pia  intorno  alla  Concezion  di 
Maria  Santiffima:  punto  tuttavia  controverfo  nel- 
la Chiefa  di  Dio  ;  con  efiere  permeflb  ad  ognu- 
no di  tener  quella  fentenza ,  che  gli  par  più  pro- 
babile .  Aveva  egli  riprovato  quefto  Voto  nel  Li- 
bro IL  Gap.  VL  della  Tua  Opera  de  Ingeniorum 
Moderatione ,  perchè  gli  parve  fuperrtiziofo ,  e  da 
non  tollerare  nella  Chiefa  di  Dio  ,  non  che  da 
promuovere  e  confìgliare  ,  come  avea  fatto  certo 
Predicatore  nel  decorfo  di  un  Avvento  nella  Cat- 
tedrale di  Modena  ;  ma  fenza  faper ,  che  fi  pra- 
ticaffe  nella  Citta  di  Palermo  in  Sicilia  ;  e  fola- 
mente  arrivò  ad  averne  notizia  nell'Anno  1729. 
in  cui  gli  fu  fcritto  ,  che  dalle  fiampe  di  quella 
Città  era  ufcita  una  Dilfertazione  Teologica ,  col- 
la quale  il  P.  Francefco  Bnrgi   della  Compagnia 


Antonio  Muratori.      155 

di  Gesù ,  folto  nome  di  Candido  Partetìotimo ,  fi 
{Indiava  di  giurtificare  quel  Voto^  Sanguinario  con 
varie  cagioni;  e  il  titolo  di  efTa  DilTertazione  era 
^àtaa  :  Votiim  prò  tuenda  Deipara  C&nceptione  ab 
"'oppugnai  ionibus  rcccntioris  Lamindi  Pritanii  ^indi~ 
catum .  Per  dare  pofcia  maggior  credito  a  quefta 
Operetta  ,  eflTendo  giunta  la  Fefta  della  Conceziori 
di  Maria  Vergine  ,  non  fi  fecero  fcrupolo  alcuno 
quei  Padri  Gefuiti  di  aflTerire  su  i  pulpiti  ,  che  il 
negare  il  Voto  coll'efFufione  di  fangue  pel  Millero 
di  effa  Concezione  era  un'  Erefia  ;  e  lo  iìeflb  fece- 
ro nelle  loro  Congregazioni  tanto  pubbliche  quan- 
to fegrete.  E  per  dare  a  divedere  al  popolo  igno- 
rante il  loro  zelo  e  carità  verfo  la  gran  Madre  di 
Dio ,  fecero  una  Ceremonia  pubblica  nella  Chiefa 
della  Cafa  Profefla ,  che  giammai  pél  pafl'ato  non 
aveano  praticata  i  e  fu ,  che  tutti  i  Padri  infieme 
fecero  pubblicamente  il  Voto  coll'efFufione  del  fan- 
gue ;  e  al  fine  di  effo ,  uno  di  quei  Religiofi  al- 
zodì ,  e  al  Popolo  diffe  ,  che  bifognava  pregare  la 
Vergine,  affinchè  intercedere  preffo  il  divino  fuo 
Figliuolo,  che  non  fi  avanzafie  in  Palermo  la  ma- 
ledetta Erefia  da  molti  in  quella  Città  feguita  di 
negar  la  Concezione  di  Maria  fenza  peccato,  e  il 
farfi  il  Voto  collo  fpargimento  del  fangue . 

A  quello  avvifo  ,  che  fu  dato  al  Muratori  da 
perfona  maggior  d'ogni  eccezione  ,  fiimofli  egli 
obbligato  a  rifpondere  ,  non  tanto  per  onor  pro- 
prio ,  quanto  per  non  permettere  ,  che  lafciando 
quel  Libro  iilefo  ,  maggiormente  fi  dilatafie  quel 
Voto  per  la  Criftianità,  che  finquì  nella  maggior 
parte  fé  n'era  ailenuta  ,  con  difcapito  della  Reli- 
gione Cattolica  .  Perciò  ,  dopo  di  avere  indarno 
afpettata  per  molti  mefi  la  Diflfertazion  del  Parte- 
notimo ,  fi  mife  a  ftendere  le  ragioni  ,   che  avean 

mof- 


1 54  Vita  di  Lodovico 
molto  r  animo  fuo  ad  impugnar  quel  Voto  ;  e 
quando  poi  finalmente  pervenne  eflTa  alle  fue  mani , 
aveva  in  gran  parte  preparata  la  Rifpofla  ,  che  in- 
titolò De  fupcrfìit'ione  vitcmda ,  fivt  Cenfura  Voti 
Sangninarii ,  in  honorem  ImmaculatdC  Conccptionis 
Deipara  emiffi  ,  a  Lamindo  Pritanio  antea  oppu- 
gnati ^  atque  aCtwdido  Parthenotimo  tnca[fum  vin- 
dicati ,'  e  in  cui  fi  coprì  fotto  il  nome  di  Antonio 
Lampridio  ,  Anagramma  ,  come  fi  è  detto  in  altro 
luogo  ,  di  Lamindo  Pritanio  .  E  fuperftizione  ap- 
punto fece  egli  conofcere  quel  Voto  .  Impercioc- 
ché fewZia  peccato  non  fi  può  dar  la  Vita  perfo- 
fìener  opinioni  o  fentenze  dubbiofe  ,  e  folamente 
probabili ,  o  fia  non  certe  di  Fede  ;  aviendo  noi 
un  Comandamento  di  Dio  e  della  Natura  di  con- 
fervar  la  Vita  ,  e  di  non  gittarla  ad  arbitrio  no- 
ftro  ,  come  il  maggiore  de' beni  temporali  ,  di  cui 
noi  non  fiamo  padroni  .  E  niun  peccato  eflendo 
il  tenere  1'  opinion  contraria  a  quella  de'  Profello- 
ri  del  Voto  Sanguinario;  e  all'incontro  peccato  il 
voler  morire  per  foftener  ciò ,  che  non  fiam  cer- 
ti ,  fé  contenga  verità  o  errore  :  perciò  non  mai 
farà  lecito  il  Voto  fuddetto  .  Che  poi  non  fia  cer- 
ta la  fentenza  ,  su  cui  quel  Voto  fi  fonda  ,  Io 
provò  evidentemente  nella  fua  Rifpofta  il  Murato- 
ri. L' avea  egli  compiuta  fin  dell'Anno  1732.  ma 
per  aver  voluto  farla  prima  efaminar  ed  approva- 
re da  valenti  Teologi ,  e  per  qualche  diffieultà  pro- 
vata nel  trovare  il  luogo  da  farla  fiampare  ,  non 
iifcì  alla  luce  il  Libro  fé  non  fé  nelf  Anno  1740. 
colle  ftampe  di  Venezia,  benché  colla  data  di  Mi- 
lano .  L'  edizione  fu  bensì  proccurata  dal  .  celebre 
P.  Daniello  Concina  dell'Ordine  de' Predicatori , 
ma  egli  certamente  non  pofe  le  mani  in  alcun 
luogo  d'efìò Libro,  come  inoltra  di  credere  loSto- 

rieo 


Antonio  Muratori.      155 

rlco  Letterario  nel  Tomo  V.  della  fm  Storia  ; 
avendolo  egli  fatto  imprimere  tal  quale  gli  tu  con- 
legnato dall'  Autore . 

Al  comparire  del  Trattato  de  Supcrjlitiow:  vi- 
tanda fi  commoffero  varj  Colleghi  del  Partenoti- 
mo,  ed  ecco  ufcire  una  man  di  Libri  contra  del 
Lampridio  ,  formati  con  gran  foppracciglio  ,  e  or- 
nati di  una  buona  dofa  d' ingiurie ,  di  calunnie  » 
e  di  maniere  indegne  di  penne  Religiofe,  e  inde- 
centi alla  ferietà  de'  facri  importanti  argomenti  . 
Per  ifcreditare  il  Muratori  ,  e  infieme  renderne 
odiofo  il  nome  e  la  dottrina ,  feguendo  l'infegna- 
niento  lafciato  da  Tullio  a  gli  Oratori  e  Difen- 
fori  di  Caufe-,  che  nel  Lib.  L  de  Invent.  così 
feri  [fé  :  Ab  Adverfariorum  per  fona  bencvolent'iam 
comparabimus  ,  fi  eos  aut  inoddim  ,  ant  mvidiam  , 
aut  in  contentìonem  adducemus  y  hanno  pretefo  i 
fuoi  Contradittori  nel  preiente  argomento  ,  eh* 
egli  coir  Opera  fuddetta  combatta  la  pia  fentenza 
intorno  alla  Concezion  della  gran  Vergine  ;  cofa 
vietata  da' Sommi  Pontefici  :  fen^a  riflettere,  che 
il  Libro  fteffo  li  fmentifce  ;  mentr'egli  quivi  in 
più  luoghi  la  loda  ,  la  riconofce  più  Probabile  , 
e  non  lolamente  Pia ,  ma  fommamente  Pia  j  anzi 
fui  bel  primo  Capitolo  fi  protefta  chiaramente  di 
non  ifcrivere  contro  quell'  opinione  ,  ma  sì  bene 
contra  il  Voto  di  difenderla  anche  col  fangue  - 
Piacemi  ad  iftruzione  di  chi  non  avefie  letto  il 
Libro ,  di  riferir  qui  le  fue  fiefle  parole  ,  che  fi 
leggono  alla  pag.  5.  dopo  di  aver  egli  riferito  ì 
Decreti  de'  Sommi  Pontefici  ,  e  del  Tridentino , 
da  ofiervarfi  intorno  alla  Quifiione  dell'  Immaco- 
lata Concezione  .  "  Hsc  fufius  fortafle  quam  opus 
„  effet  (così  egli)  a  me  repetita  hoc  in  locovi- 
„  deri  cuiquam  poITunt  .  At  ego  illa  (Dcn-ff^) 

j,  cum 


15^  VlT  A   DI  Lo  DOVI  co 

r,  cum  fub  meìs  ,  tum  fub  Leftorum  oculls  vo" 
5,  'lui  j  nihil  enim  enixius  cupio ,  quam  ea  ,  qua 
j,  par  eft  ,  veneratione  omnia  intana  fervare  in 
j,  ejusmodi  difputatione  Romanorum  Pontificum 
5,  prcEcepta,  eorumque  menti  ac  imperio  demitre 
„  me  in  omnibus  conformare .  Non  ergo  heic  di- 
5,  fputatio  erit  ^  fuerit  ne  concepta  ■,  anfccus^  fine 
5,  labe  Originali  gloriofijjìma  Dei  Mater  Maria, 
5j  Una  intcr  me  ,  ac  Parthcnotimiim  controverfici 
„  ejl  ac  era  ,  utrum  amplecienti  fcntenùam  de 
j,  Immunitate  Virginis  ab  Originali  peccato  liceat 
,5  vovere  ac  jurare  ^  fé  prò  huju-^  fententix  patro- 
5,  cinio  Sanguinem  quoque  &  Vitam  ,  quoties  oc 
j,  cafio  ferat ,  daturum  .  Qu;sftionem  hanc  nemo 
3,  Romanorum  Pontificum  attigit  ,  iibcrumque 
j,  propterea  cuicumque  futurum  eft  in  ejus  exa- 
j)  men  ferri;  immo  utile,  ac  necelfarium  Chri- 
35  rtiauce  ReipubblicEE  nemo  non  fentiat ,  ne  for- 
,)  te  lub  fpecie  Pietatis  temere Chriftifideles  Vira: 
3)  difcrimen  fubeant .  Quamobrem  ,  lui  jam  faflus 
33  fueram  m  Libro  de  Ingeniorum  Moderatione  , 
33  iterum  lubentiirime  fateor,  fententiam  patroci- 
33  nantem  Immaculatse  Conceptioni  Virginis  non 
,)  folum  Fiam^  fed  fumme  Fiam  in  Ecclefìa  Dei 
)}  etfe .  Rcóliffune  faciunt  ,  qui  fam  Popuio  in 
,5  publicis  Concionibus ,  aut  editis  Libris  deprar- 
,3  dicant ,  atque  commendant .  Ncque  adverfus  il- 
,3  iam  quoquomodo  dimicare  amplius  licer,  quam- 
;,3  quam  liceat  aliter  fentire  in  intimis  cordibus  . 
,3  Parendum  cft  Pontificibus  ,  Chriftiani  Populi 
j3  Magiftris  ,  qui  non  aliam  potiorem  viam  ha- 
33  £lenus  invenere  ad  avertendas  fìmultates',  &  ad 
33  arcenda  fcandala ,  qus  olim  crebro  inter  Theo- 
5,  logos  Catholices  ob  ejusmodi  controverfiam  fìue- 
j3  bant..    Ab   eorura  Decrelis   ne  latum  quidem 

«  un- 


Antonio  Muratori.       157 

„  unguem  difcedere  mihi  quoque  animus ,  ac  fir- 
„  ma  voluntaseft.  Hoc  unum  ergo  mihi  propo- 
5,  lìtum  eli,  videlicct  oftendcre  ,  ab  iis  Decretis 
3,  reapie  deflexifl'e  ac  deflt6ì:ere ,  qui  prò  Sangui- 
,,  nario  Voto  ,  aut  olim  ,  aut  nunc  propugnant  5 
,,  quippe  abutentes  filentioccntrarisE  parti  indi6lo  , 
„  licere  fortaiTe  fibi  putant  quidquid  volunt  ; 
„  quafì  Romani  Pontifices  ,  dum  pia*  fententia: 
„  favent  ,  licentlam  quoque  tribuerint  quidlibet 
„  luperaddendi  ,  neminique  futurum  fas  fit  contra 
5,  ha;c  fuperaddita  hilcere ,  vel  quum  a  veritateSc 
„  rtftitudine  aberrare  creduntur  &c. 

pollo  in  oltre  afllìcurare,  che  il  Muratori  fiava 
per  la  lentenza  dell'Immunità  di  Maria  dal  pec- 
cato Originale  ;  e  tanto  nel  fare  il  Catechismo , 
quanto  nel  Conftfi'ionale  efaltava  qnefla  prerogati- 
va della  Madre  di  Dio  ,  allorché  fé  glie  ne  pre- 
fentava  1'  occafione  ;  e  ciò  faceva  fper.ialmente  nel- 
la Fefta  della  Concezione  colle  Giovinette,  che  a 
lui  fi  confeffavano  ,  per  eccitarle  ad  effer  divote 
della  gran  Vergine  ,  e  ad  imitare  le  fue  Virtù . 
ISe  poflbno  ancora  fare  teftimoniania  i  quattro 
Sonetti  da  lui  compodi  fopra  il  Miftero  della  Con- 
cezione ne  gli  Anni  1743.  1744.  i745'  e  1746. 
letti  neir  Accademia  di  Napoli ,  e  pofcia  per  due 
volte  ftampati  in  quella  Citta  ;  ficcorae  eziandio 
una  Pcfcritta  fatta  ad  una  Lettera  ,  da  lui  indi- 
rizzata al  dctiifTimo  e  cordialifìfimo  fuo  Amico  ,  1' 
Abate  Pietro  Napoli  GiancUi  di  Palermo  ,  fotto 
il  dì  20.  Dicembre  del  1745.  che  è  la  feguente . 
„  Giacché  ci  refla  della  carta  ,  voglio  aggiugnere 
„  un  Sonetto  da  me  ultimamente  compolto  per  le 
„  tante  premure  fattemi  da  un  Amico  mio  di 
,,  Napoli ,  intorno  all'  Im.macolata  Concezione  , 
5,  di  cui  io  non  fono  nemico .  "  E  s'  egli  nell'Ope- 
ra 


158  VlTADlLODOVlCÓ 

ra  fuddetta  de  Superjìitione  vitanda  riferì  alcuni 
palfi  di  Santi  Padri  ,  che  paiono  ad  effa  Immu- 
nità contrarj  ;  non  ad  altro  fine  il  fece,  che  per 
provare  full'  elempio  de'  dotti  Padri  SalmaticenH  , 
del  Padre  Dionigi  Petavio  ,  infigne  Teologo  del- 
la Compagnia  di  Cesò,  e  d'altri  gravi  (Ti  mi  Teo- 
logi,  che  non  fi  poteva  fulìencrl' altra  opinione, 
che  la  gran  Madre  di  Dio  fia  flrita  immune  an- 
che dal  Debito  di  contrarre  \\Pccato  d  Origine  ; 
e  molto  m.tno  fare  il  Voto  di  difendere  col  fan^ 
gue  e  colla  vita  quella  Immunita,  come  fé  n'era 
da  poco  tempo  in  qua  introdotta  la  pratica  in 
Colienza  Città  del  Regno  di  Napoli  .  L' impu- 
gnare sì  fatta  opinione  ,  cioè'  dell'  Immunità  dal 
debito ,  non  è  finora  flato  proibito  da  verun  Pon- 
tefice: né  queiio  fi  chiama  contradire  alla  pia  fcn^ 
ten7a . 

Hantro  eziandio  gli  Avverfarj  del  Lampridio 
tentato  di  farlo  credere  contrario  alla  Divoziop  del- 
la Vergine  ,  per  aver  egli  riprovato  il  Voto  San- 
guinario ;  quafi  che  l' impugnar  ciò  che  non  s'  aiv 
corda  colla  vera  Divozione  ,  e  colla  fana  Teolo- 
gia ,  fia  un  deluto  ,  e  un  mancar  di  divozione. 
E*  fempre  ftato  e  fempre  farà  permefTo  nella  Chie- 
la  di  Dio  non  meno  a  i  facri  Partorì  ,  che  a  i 
Teologi  ed  uòmini  dotti  ,  l'avvertire  e  il  difap- 
provare  i  difetti  e  gli  cccefTì  che  nella  Divozione 
fteffa  della  ^v'adre  di  Dio  pofTono  introdurfi  :  né 
il  far  ciò  è  mai  iiato  imputato  a  colpa  ,  né  a  man- 
canza di  Divozione;  anzi  è  fempre  (iato  riputato 
utile  e  neceffario  allaChitfa  medefima  per  mante- 
ner puri  in  effa  il  Dogma  e  la  Difciplina,  e  per 
non  efporla  alle  derifioni  ed  a  gli  infulti  de  gli 
Eretici .  Non  mancano  efempli  di  quefto  ne'  Li- 
tri de' Santi  Padri  j    ma  fopra  tutto  è  celebre  la 

Ut' 


I 


Anto  Nio  MuR  A  TORI.      159 

Lettera  fcritta  da  S.  Bernardo  a  i  Canonici  di  Lio- 
ne per  aver  quefti  introdotta  la  Fefta  della  Conce" 
zione  :  chi  pertanto  cferà  di  tacciare  quel  gran 
Santo  di  poco  dJvoto,  e  molto  meno  per  avverfo 
alla  Divozion  di  Maria  Santiflima  ?  Divoto  al  pari 
d'ogni  altro  era  il  Muratori  della  gran  Vergine; 
e  fin  da  giovinetto  prefa  1'  avea  non  fole  per  fua 
Avvocata  ,  ma  eziandio  per  Maeftra  ne  fuoi  ftudj  ; 
e  per  quefto  motivo  ha  tenuto  ben  per  cinquant' 
anni  nel  tavolino ,  su  cui  ftudiava  in  cafa  ,  una 
picciola  Immagine  della  medefima  dipinta  in  Ra- 
me ,  cui  fempre  indirizzava  qualche  preghiera  nel 
metterfi  a  ftudiare .  La  portò  pofcia  in  campagna 
nel  1732.  per  metterla  a  capo  del  Tuo  letto  nel 
Cafino ,  che  avea  comprato  a  S.  Agnefe  .  Quan-' 
do  poi  ricorrevano  le  Fefte  di  eflfa  gran  Madre  di 
Dio ,  le  celebrava  con  una  particolar  divozione  « 
e  fé  alcuna  d' effe  foffe  caduta  in  Domenica  ,  non 
mancava  al  certo  in  quel  giorno  d' efaltarne  gli  alti 
pregi  e  la  poflente  interceflìone  ,  e  di  racceman- 
darne  fervorofamente  la  Divozione  a  i  Fanciulli  e 
Fanciulle,  che  intervenivano  al  fuo  Catechismo. 
Dalla  maniera  finalmente ,  con  cui  ne  parla  in  al- 
cuni de'  Libri  fuoi ,  di  leggieri  s' accorgerà  ,  chiun- 
que non  ha  la  tefta  guafta  da  pregiudizi  ,  quanto 
egli  ne  folfe  di  voto. 

QLiello  poi  che  riufcì  più  ridicolo  inqueftacon- 
tcfa  ,  fu  che  alcuni  di  que'  bravi  combattenti  per 
tener  in  dovere  gì'  ignoranti  ,  che  loro  credono  9 
fpacciarono  dapertutto  ,  che  il  Muratori  non  era 
Teologo.  E  come  preftar  fede  a  chi  fenza  fapcr 
di  Teologia  entrava  a  far  ii  Dottore  in  sì  fatte 
naaterie?  Ma  per  conofcere ,  quanta  inezia  conten- 
ga un  sì  fatto  parlare  ,  altro  non  fi  richiede  che 
leggere  i  Libri  fìeffì  di  lui .  Merita  ancora  qualche 

fiflef- 


'i66        Vita    di   Lodovico 

rìflefTione  l'aver  non  pochi  d'eflfi  (come  vedrem 
fra  poco)  rifpofto  in  lingua  volgare  aLampridio^ 
il  quale  aveva  fcritto  in  latino  ,  fenza  almen  far 
cafo  de'la  Coftituzione  del  Santo  Pontefice  Pio  V. 
Super  Sperularn  j  nella  quale  fi  comanda,  che  iVe- 
mo  cujusque  ordinis  vel  ^radus ,  cotiditionis  ,  -se/ 
dignitettis  exijìat  &c.  vel  de  hac  ipfa  qtiafiione 
(della  Concezione)  cujusvisp'ietatis  aut  neccjjìta- 
tis  pyxtextu  Vulgati  fermone  fcribcre  ,  rei  ditiare 
prafumat .  Altra  ragione  di  qucfto  loro  contegno 
non  hanno  faputo  trovar  gli  uomini  faggi,  fé  non 
che  intanto  fi  fieno  quegli  appigliati  a  quefio  par- 
t'ito  ,  per  farfi  de  i  feguaci  fra  la  turba  de  gì'  igno- 
ranti ;  giacche  il  coro  de  i  dotti  e  difappafTionali 
erafi  dichiarato  a  favor  d' eiTo  Lampridio  .  Se  que- 
llo fia  un  motivo  da  non  curar  le  Bolle  Pontificie, 
lafcio  ad  altri  il  giudicarlo  ;  e  intanto  paffiamo  a 
vedere  ,  quali  fieno  le  Cenfure  ufcite  contro  il 
Trattato  de  Superjiitione  vitanda  . 

Il  primo  a  dare  all'  armi  contro  Lampridio  fu 
il  V.  Giovanni  de  Luca  Minor  Oflervante ,  con  un 
Avvifo  ad  Lccìorem  ,  piitiblicaro  colle  fìampe  -di 
Napoli  nell'Anno  1741.  e  da  premettere  come 
Prologo  Calcato  ad  una  lua  Differtazione  iviftam- 
pata  nel  1759.  col  titolo  de  Immacidata  B.  Vir- 
ginis  Concepttonc  .  Dopo  quello  foglio  vennero  al- 
la luce  tre  Lettere  ,  di  cui  fi  diffe  Autore  il  P. 
Trancefco  Antonio  Zaccaria  della  Compagnia  di 
Gesù  ,  con  quello  titolo  :  Lettere  al  Sig.  Antonio 
Lampridio  intorno  al  [no  nuovamente  pubblicato  de 
Superftitione  vitanda  (^c.  e  furono  imprefie  in  Pa- 
lermo nel  1741.  e  dipoi  riftampate  in  Lucca  con 
alcune  mutazioni,  e  coli' aggiunta  d'una  Lettera 
air  Eminenti fs.  Sig.  Cardinale  N.  N.  poco  avanti 
ftamoafa  in  Roma  dal    P.  Alefjandro  Samocanale 

del- 


A  NTO  Nl'o   MUR  A  TO  R  r.         iSt 

della  medefima  Compagnia .  Da  i  torchi  di  Paler- 
mo ufcì  parimente  nel  1741.  un  foglio  intitolato  r 
Rifpojìa  ad  un  Cavaliere    erudito  ,    defiderofo    di 
fapcre  ciò  che  debba  intendere  intorno  al  Libro  del 
Signor  Antonio  Lampridio  ,    nel  quale  fi  aljerifcc 
imprudente  ,  fuperjiiziofo  ^  fanguinario  ^  e  peccami- 
ìiofo  il  Voto  d'i  difendere    usque    ad  fanguincm  /' 
Immacolata  Concezione  della  Madre  di  Dio ,   Que- 
fto  picciolo  fcritto  fu  comporto    dal   P.  Melchiorc 
di  Lorenzo  Géu\t.3i .  Nello  ììz^o  Anno  'ìw  impref- 
fa  in  quella  Città  una  Lettera  di  Pier  Antonio Sa- 
guas  (  fotto  il  qual  nome  fi  coprì  il  V'Vefpefiano 
Trigona  della   Compagnia    di    Gesù)  ad  Antonio 
Lampridio  ,  in  cui  Ji  dimoflra  ,    che  il  fuo  Libro 
/«r/>o/i7fo  de  Superftitione  vitanda,  fé  u  ce  n  fura  Voti 
Sanguinarli  &c.  troppi»  fi    opponila    alle  Icg^i  del 
Buon  Gufio  già  con   plauf)   fiabilite  da  Lamindo 
Pritanio .  Furono  in  oltre  pubblicate  colle  (lampe 
di  quella  Città  nell'  Anno  medefimo  due  DifTcrta- 
zioni  del  P.  Trance  [co  Burgi  con  quedo    titolo  : 
De  Pietate  in  Deiparnm  amplificanda ,  Dilferta- 
tio  duplex ,  in  qua  duplex  exponitur  ,  (^jy  vindi- 
eatur  Votum  prò  tuenda  ejusdcm  Deipara  Immacu- 
lata Conceptione ,  auElore  Candido  P arthenotimo  Si- 
culo ,  facr£  Theologici  Profeffore  .  Comparve  ezian- 
dio alla  luce  in  quell'  Anno  colle  (lampe  medefi- 
me  di  Palermo    un  Libro    del  Canonico  Lorenzo 
Migliacci .,  col  titolo  :    Lampridius  dcteBus  ,    & 
cafligatus  :   fcu  intemerata  Mariana  Conceptioni» 
magnanimo  Voto  vel  ufque  ad  fanguinem  propugna^ 
ta  Dijfertatio  .  Anche  il  P.  Bonaventura   Attardi 
Agolìiniano   ivi    pubblicò   nell'  Anno    fuffegucnte 
varie  Lettere  ,  intitolandole  :  la  Rifpofia  fenza  ma- 
fchera  al  Sig.  Lodovico  Antonio  Muratori ,  del  P. 
Attardi  Agofiiniano  .  Ufcì  pure  da  quelle  flampe 

h  nel 


i6z       Vita    di    Lodovico 

nel  1742.  un  Libro,  che  avea  per  titolo:  Latn- 
prìdius  ad  trutinam  revocatus  .  Dijjertatio  Theolo- 
gica  de  Immaculata:  Maria  Conceptionis  cerutudi- 
nc  ,  ejusdcmque  Immiinitatc  a  Debito  proximo  Ori- 
ginalts  culpx  contrahendi-c  .  ^/if^orc  Jofepho  Ignatio 
JVIilantfe  Soc.  Jcfu  in  Panormitana  Ccllcgii  Ma- 
ximi  Academia  Thcologia  Profcjlore  . 

Il  vederfi  attaccato  da  tante  parti ,  e  da  sì  gran 
numero  di  valorofi  difenfori  àt\  l^oto  Sanguinario  ^ 
avrebbe  fatto  perdere  il  coraggio  ,  e  cader  in  ter- 
ra il  cuore  a  qualunque  Torte  campione  della  Re- 
pubblica Letteraria  .  Ma  il  Muratori ,  conofcendo 
di  elTcre  afìfilHto  dalla  ragione ,  fenza  punto  fgo- 
mentarfi  tornò  di  nuovo  in  campo  ^  e  con  dicia- 
lette  Lettere  fotto  nome  di  Ferdinando  Falde  fio 
confutò  talmente  quei  prodi  combattenti,  che  chi- 
unque non  ha  preventivamente  venduto  il  fuo  In- 
gegno e  Giudizio  a  certe  Scuole  ,  è  rimaflo  per- 
fuafo  ,  che  la  Sentenza  dell'  Immacolata  Conce- 
7Ìone,  fodenuta  da  i  Predicatori  del  Voto  Sangui- 
nario^ è  ben  probabile,  e  forfè  più  probabile  dell' 
oppofta ,  ma  mancarle  quella  certezza  ,  che  fola 
può  rendere  lecito  e  lodevole  l' impiegar  la  Vita 
per  effa  .  Fu  quello  nuovo  Libro  del  noflro  Pro- 
poflo  Campato  in  Venezia  nell'Anno  1743.  colla 
data  pure  di  Milano,  e  con  quedo  titolo  '  Fcr- 
dinandi  Valdejii  Epijìcix ,  feu  Jìppcndix  ad  Librum^ 
Antonii  Lampridii  de  Superftitione  vitanda  ?  ubi 
Votum  Sanguinarium  reSìe  oppugnatum  ,  male  prò- 
pugnatum  ojìenditur . 

Colle  prime  cinque  Lettere  combatte  11  Valdefio 
non  meno  il  Prologo^  che  la  Dilfertazione  del  P. 
de  Luca .  Colla  lefta  e  fettima  rifponde  alle  tre 
Lettere  credute  del  P.  Zaccaria;  coli' ottava  alla 
Rifpofta  del  P.  di  Lorenzo  ;  colla  nona  e  decima 

al- 


Antonio  Muratokì.      i6^ 

alla  Lettera  del  P.  Trigona .  Le  altre  tre  che  iuc- 
cedono  ,  hanno  per  oggetto  le  Differtaiioni  del  Par- 
tcnotimo  .  La  decimaquarta  è  fcritta  contro  la  Let- 
tera del  P*  Santocanale  ;  la  d/icimaquinta  contra 
il  Libro  del  Canonico  Mlp.l'iacci  ,•  contro  la  Ri- 
fpofta  del  P.  attardi  la  flecimafefta  ;  e  1'  ultimai 
contro  r  Opera  dei  P.  Milane  fé  . 

Mentr'  erano  fotto  il  torchio  le  Lettere  Valde- 
fiane  ,  pervennero  alle  mani  del  Muratori  altri 
Scritti ,  uftiti  contra  il  fuo  Libro  de  Superjìitione 
vitanda^  ed  altri  ne  furono  dipoi  divulgati  con- 
tro le  Lettere  medeiìme  del  Valdefio  ;  ma  egli  i 
così  anche  configliato  da  Amici  dottiffimi ,  li  la- 
fciò  correre  fenta  veruna  rifpoila ,  mafTimamente 
perchè  in  efli  non  fi  faceva  che  friggere  e  rifrig- 
gere quelle  medefime  ragioni  e  difficultà ,  allequa- 
iì  aveva  più  d'una  volta  rifpofto.  Perciò  ne  darò 
folamente  i  titoli ,  affinchè  fieno  a  notizia  di  chi 
legge  ;  e  fono  t 

L  Nuovi  fervori  della  Città  di  Palermo ,  e  del- 
ia Sicilia  in  ojjc^uio  dell'  Immacohrta  Concezion  di 
Maria  Vergine  ,  opera  di  un  Sacerdote  Palermita- 
no ,  cioè  del  Canonico  D.  Antonio  Mongitorc  , 
Palermo   ij^i. 

IL  Fratris  Ignatii  Como  Lilybcetani  Crd.  Min- 
San^ii  Francifci  Conventualium  ,  Difjertatio  Theo- 
logica  in  Vindiciis  Certitiidinis  Immaculata  Cornei 
ptionis  Sancix  Maria;  Virginis ,  adverfus  Antoni- 
Lampridii  Ayiimadverfio7ìes  in  Opujculo  de  Super 
Jlitione  vitanda.  Panormi   1742. 

IIL  Tre  Lettere  ad  ?.  Trigona  ^  col  fol ito  no- 
me di  Pier  Antonio  Saguas  ,  al  Sig.  Ferdinando 
Valdefio ,  in  cui  fi  dimojìra  ,  che  le  Pifiole  raccol- 
te nel  Libro  intitolato  :  Ferdinandi  Valdefii  Epi- 
ilols  &.C.  non  fieno  atte  a  difender  Lampridio  dal^ 

L    2  ^         la 


i6^        Vita  DI  Lodovico 

le  oppoji'ziem  del  Saguas ,  e  molto  meno  a  [oficne- 
re  ,  che  Jìa  fiiperjiiziofo  il  Voto  di  difender  col 
Jangiic  Immacolata   la  Concezion   di   Maria  .    Ivi 

17^3'       .  .  ^ 

IV.  Rifpojla  data  in  quattro  Dialoghi  aW  cita- 
va Lettera  del  Sig.  Ferdinando  Valdejw  ^  ne""  quali 
fi  pruova  lodevoli[p.mo  il  Veto  di  difendere  fino  ali* 
cjjufione  del  fangne  la  pia  fcntcnza  delp  Immaco- 
lata Concezione  della  Madre  di  Dio  .  Palermo  174^. 
Furono  quelìi  Dialoghi  comporti  dal  P.  di  Lo- 
renzo . 

V.  Conftitatio  fex  priorum  Epiflolarum  ex  co  Li- 
òro  y  cui  titulus  ejì:  Ferdinandi  Valdefii  EpillolnL 
&'c.  Fu  Campato  quello  Libro  in  Venezia  ,  ma' 
colla  data  di  Milano  nel  1744.  dal  P,  de  Luca , 
e  p:r  la  fua  grande  mordacità  n'era  (lata  proibita 
d'  ordine  Pontificio  l' introduzione  in  Roma  . 

VL  Caufa  Immaculata  Conceptionis  San8:ilfim(S 
Matris  Dei  Mari.-e  Dominx  no/Ira  facris  Tejiimo- 
niis  ordine  chroKologtco  utrinque  allegatis  ,  &  ad 
examen  T heologico-Criticum  rcvocatis  ,  agitata  & 
ccnclufa  ,  JluElorc  Benedico  Piazza  Syracu'ano  So- 
cietatis  Jefu  &c.  Panarmi  1747.  Di  quell'Opera 
fcriveva  il  Muratori  aW  Ah.  Pietro  Napoli  Gianel- 
li  fotto  il  dì  24.  d'Ottobre  dell'Anno  174S.  ne' 
feguenti  termini:  Ho  data  fubito  un  occhiata  aW 
Opera  del  P.  Piazza  .  Egli  ha  copiata  quella  di 
un  Gefuita  Spagnuolo  .  Lafciamolo  fabbricare  come 
a  lui  piace  .  Non  è  entrato  nel  V,  S.  Qucfto  a  mt 
bafia  . 

VII.  Dionyfii  Bernardes  de  Meraes Corufcatio- 
nes  Dogmatica  &c.  Ulyffipone  174S.  Ha  pretefo 
quello  Scrittore  Portoghefc  di  confutar  varie  opi- 
nioni del.  Muratori  nel  Libro  de  Ingeniorum  Mo~ 
dcratione  ,  ed  anche  ciò  che  quivi  fi  legge  contra 

il 


Antonio  Muratori.       1^55 

il  Voto  Sanguinario  '-,  ma  mi  riferbo  a  parlarne 
in  altro  luogo  ,  dove  mi  verrà  in  acconcio  d'e- 
fporre  il  motivo ,  eh'  egli  ebbe  di  comporre  l'O- 
pera fuddetta . 

Vili.  Fu  eziandio  pubblicato  colle  frampe  un 
Memoriale  latino  ,  che  comincia  :  Qiii  dignus 
eji  &c.  ed  a  nome  del  Mondo  Crijìiano ,  indiriz- 
zato alla  Santità  del  regnante  Sommo  Pontefice 
Benedetto  XIV.  ma  fenza  data,  e  nome  dell'Au- 
tore .  Sembra  llampato  oltramonti  ;  e  forfè  non 
m  inganno  a  crederlo  comporto  da  qualche  buon 
Tedelco  ,  malinformato  però  dello  (iato  della  pre- 
fente  controverfia  ;  perchè  fra  l' altre  cofe  fi  figu- 
ra ,  che  r  Opera  d' Antonio  Lampridio  fia  lìata 
imprelfa  in  Roma  .  Si -conchiude  quella  Supplica  , 
chiedendo  al  Papa,  che  dcfinifca  l'Articolo  della 
Concezione . 

Nel  Catalogo  dell'  Opere  ,  ufcite  in  favor  del 
Voto  Sanguinario  ,  che  vien  efibito  nel  Tomo  V. 
della  Storia  Letteraria  d' Italia ,  è  ftato  ommeflTo  , 
non  so  per  quale  motivo ,  un  Libercolo  llampato 
in  Palermo  nell'  Anno  1742.  e  pure  lo  Storico 
non  poteva,  né  doveva  ignorarlo  ,  per  effcre  la- 
voro di  un  fuo  Confratello  ,  ed  anche  perchè  dall' 
Autor  della  Prefazione  premeffa  all'ultima  edi- 
zione del  Trattato  de  Ingeniorum  Moderazione  , 
glie  ne  era  Oata  data  notizia  .  E  tanto  più  dove- 
va darne  conto  per  aver  accennato  altr'  Opera  del 
medefimo  Soggetto  nel  Tomo  II.  d'eiTa  Storia  , 
collo  fcrivere  in  quella  guifa  alla  pag.  552.  "  Neil' 
„  Efame  fopra  il  Santo  Amor  di  Gesù  ,  che  leg- 
„  gefi  in  quefti  Efercizj  (  del  Muratori  )  v'èuna 
,5  Propofizione ,  contro  la  quale  ufcì  in  Palermo 
„  nel  1742.  un  niente  neceflTario  libro  di  un  buon 
j,  Gviuita  nomato  il  Padre  Mancufi  con  quefto 
L    3  tito- 


j <55  Vita  di  Lodovico 
„  titolo  :  Trionfi  della  Divozione  della  Madre 
3,  di  Dio  „  .  La  Propofizione  del  Muraron  qui- 
vi indicata  è,  che  la  Divozione  ver/o  Maria  San-f 
tijjìma  è  ben  utile  e  lodevole  ,  ma  non  necclfaria 
alla  Salate  j  come  quella  del  divino  no/ho  Salvato- 
re .  QLielia  ftelfa  Propofizione  lu  anche  cenfurata 
dal  Canonico  Migliacci  nel  fuo  Lampridins  dcte- 
Bus  &  cajiigatus  j  ma  il  noftro  Propolto  fi  difc- 
fe  bravamente  nella  Lettera  XV.  diPaldcfio,  con 
fargli  vedere,  che  la  dottrina  da  lui  infegnataera, 
quella  della  Chiefa  Cattolica , 

IX.  Ora  il  titolo  delTOpufcolo  ommefiTo  nella 
Storia  Letteraria  è  il  leguente  :  Ritratto  della  [al- 
fa dottrina  di  Lamindo  Pritanio  ,  efpojio  da  Fui- 
gofio  di  Moìrte  Pelerò  (cioè  dal  Padre  Antonio 
l^^nazio  Mancufi  della  Compagnia  di  Gesù  )  alla 
conjlderazione  de'  favj  Cattohc:  più  dotti  e  fedeli . 
Palermo  1742.  Morì  il  Pad.  Mancufi  nel  dì  pri- 
mo di  Marzo  d' elfo  Anno .  Crede  perciò  il  dot- 
to P.  Andrea  Galland  Autore  dell'  accennata  Pre- 
fazione ,  che  la  fuddetta  Operetta  fia  venuta  iq 
luce  dopo  la  morte  di  quel  Reìigiofo  ;  anzi  ag- 
giugne ,  effervi  qualche  voce ,  che  fé  folTe  foprav- 
vifiuto  ,  o  avrebbe  fopprefib  il  iuo  fcritto  ,  o  T 
avrebbe  corretto  :  pofcia  foggiugne  :  "  verum  & 
,,  ipfe  P.  Mnncufius  fuo  nomini  melius  confu- 
„  luilfet ,  fi  numquam  ad  fcribendum  in  Murato- 
„  rium  acceflìlìet;  &  quisquis  ejus  fcripta  in  lu- 
„  cem  emifit ,  confultius  ipfius  memoria!  profpe- 
„  xifiet ,  fi  ea  flammis  comburenda  confignafTet , 
In  fatti  non  fi  può  leggere  cola  più  inetta  di  quel 
Libercolo  ;  né  fi  può  dare  a  giudizio  d'  uomini 
dotti  uno  Scrittore  più  ignorante  ,  e  nel  tempo 
lleflb  più  maligno  di  quel  buon  Gefuita  .  Vor- 
rebbe egli  a  tutti  i  patti  far  comparire  Laminda 

per 


Antonio  Muratori.  \6'j 
'per  un  Gianfènilla ,  e  gli  fa  dire  fpropofìti  ,  eh' 
egli  folo  fi  fogna .  Un  efempio  folo  recar  io  vo- 
glio della  franchezza,  con  cui  quello  Scrittore  fi 
Itudia  d'imporre  a' Lettori  fuoi ,  affinchè  chi  non 
■ha  letta  quell'Operetta,  pofTa  darne  qualche  giu- 
dizio .  Riferilce  fui  bel  princi-pio  del  §.  V.  la 
XXX.  fra  le  Propofizioni  condennate  da  AlefTan- 
dro  Vili,  adì  7.  di  Dicembre  dell'Anno  1690. 
che  è  quella  :  Ubi  qms  invnicnt  DoSìrinam  in  Au- 
gujUno  clas  fundatam  ,  Ulam  abi'hlute  potcfl  tene- 
re ,  <&  dùcere  ,  non  refp'ch-ndo  ad  ullam  Pontificìs 
Bullan  :  la  qual  Propofizione  reca  eziandio  in 
volgare  ,  come  fa  di  tutti  gli  altri  tedi  latini  , 
per  far  entrare  in  telh  a  gP  ignoranti  Je  carote 
che  loro  vende .  Pofcia  feguita  a  dire  :  ^'  Q^aefta 
,,  raedefima  Prooofizione  ereticale  quali  negli 
„  fieffi  termini  è  alfcrita  dal  nofiro  Lamind  1. 
„  Le.  19.  fol.  174.  „  Ed  eccola  lampante:  CVr- 
tum  e/i  unumywiniqu^  Ftdelium  fimid  ac  cviden~ 
ter  cognovit ,  D^igma  aliquod  ab  omnibus  ,  aiit  ;de- 
risque  Patribus  tradì  ,  confentire  flatim  tiludqite 
am^ylcHi  debsre  ,  etiamfi  nulla  Ecclefix  definìtio 
prj:cepi}rit ,  Convien  ben  figurarfi ,  che  quello  Cri- 
tico abbia  creduto  di  fcriver  folo  per  gente  priva 
d'  ogni  difcernimcnto  ,  od  accecata  ,  com'  egli  , 
dalla  palfione  ;  altrimenti  non  fi  farebbe  azzarda- 
to di  por  fotto  l'occhio  nel  tempo  fteffo  amen- 
due  le  riferire  Propofizioni  ;  mentre  il  loro  folo 
confronto  balta  per  far  conofcerc  anche  alle  men- 
ti non  tanto  illuminate  la  differenza  grande  ,  che 
paflfa  fra  quella  del  Pritanio,  e  l'altra  condenna- 
ta  dal  Pontefice .  Ridicola  poi  al  fommo  è  la  Lo- 
gica ,  eh'  egli  adopera  per  provare  ,  che  l'una  Pro- 
pofizione  s' inchiuda  nell'  altra  ;  ma  io  mi  afiengo 
dal  riferirne  le  parole ,  perché  m'  accorgo  di  a-'/er 

L    4  an- 


k6^        Vita  di  Lodovico 

anche  fatto  troppo  onore  a  quefto  Libercolo  ^  che 
certamente  non  avrei  né  pur  nominato  ,  fé  dal 
P.  Galland  non  ne  folTc  (lata  antecedentemente 
data  contezza  ,  perchè  veramente  noi  meritava . 

Equefte  fono,  per  quanto  io  so,  tutte  le  Cri- 
tiche Lifcite  contro  ii  Libro  de  Ingeniorum  Mode- 
ratÌGne  ,  contro  il  Trattato  de  Superjìitiotìc  vitan- 
da ^  e  contro  le  Lettere  di  Valdefio  ,  vivente  il 
Muratori .  Ma  mentre  bolliva  la  controverfia  del 
Voto  Sanguinario  ^  non  lafciarono  alcuni  partitanti 
di  quefto  ,  di  fargli  guerra  con  Lettere  cieche  , 
ora  piene  d'ingiurie  e  di  rtrappazzi ,  ora  con  in- 
timazioni ,  che  non  fi  falverebbe  fé  non  fi  ritrat- 
tava ,  e  talvolta  ancora  con  minacce.  Non  fé  ne 
prefe  mai  egli  verun  faftidio  ,  perchè  fapeva  d' 
aver  foftenuta  una  buona  caufa  ;  e  né  meno  fi 
curò  di  cercar  ,  chi  ne  foffero  gli  Autori  .  Da 
perfona  degna  di  tutta  la  fec'e  ho  poi  faputo  , 
che  una  di  effe  gli  fu  fcritta  dal  ConfelTore  di 
un  gran  Principe  j  perchè  fé  n'  è  egli  vantato  do- 
po la  morte  del  noftro  Propofio  ,  con  mofirar  an- 
che difpiaceré  di  non  efì'erfi  in  quella  fottofcritto 
col  fuo  nome.  Alcune  ne  conferve  preffodime; 
ma  la  più  infame  fu  ,  dopo  letta  ,  confegnata  al- 
le fiamme  dal  Muratori ,  acciocché  non  fi  vedef- 
fe ,  fino  a  qual  termine  era  giunta  la  temerità  di 
chi  la  fcrifle  . 

Ma  per  non  lafciar  nulla  indietro  di  ciò  che 
riguarda  il  Voto  Sanguinario  ^  non  debbo  tralafciar 
di  riferire  una  difficultà ,  che  per  Lettera  fu  pro- 
mofifa  al  nofiro  Propofio  da  Perfonaggio  di  alta 
sfera ,  e  di  fapere  aflai  fuperiore  a  quanti  abbiani 
qui  fopra  nominati  ,  cioè  dal  Cardinale  Angelo 
Maria  Querini  Vefcovo  di  Brefcia  .  Trovandofi 
egli  un  giorno  all'  udienza  del  fantiflfimo  e  fapien- 

tif' 


A  NT  ONIO    MUR  A  TO  R  T  .         l6^ 

tìfTimo   regnante    Sommo  Pontefice  Benedetto 
XIV.  e  con  eflb  difcorrendo  delle  Lettere  di  Fcr- 
dinando  Valdcfio  ,  fra  1'  altre  cofe  gli  diffe  ,  che  fc 
il  motivo  del  Martirio  di  S.  Tommafo  Cantua- 
rienfe  era  fiata  la  difefa  dell'  Immunità  Ecclefia- 
ftica  ,    che  non  è  certo  efTere  de  Jurc  Divino  , 
potevano  i  difenfori  del  Voto  Suddetto  dedurne  a 
lor  favore  ,  ''  che  1'  eiporre  la  vita  per  un  arti- 
,,  colo  non  certo  ccrtitudine   Fidcì  era  cofa  leci- 
„  ta ,  anzi  meritoria  al  giudizio  che  ne  ha  fatto 
„  il  Pontefice  ,  e  con  lui  la  Chiefa  tutta  ,    che 
5,  venera  S.  Tommafo  per  Martire  "  ;  e  il  San- 
to Padre  ebbe  la  degnazione  di  foftener    la  parte 
di  Valdcfio  .    Eflendofi    poi    divulgata    per  Roma 
quefta  voce,  ne  fu  da  un  Amico  avvifato  il  Mu- 
ratori, il  quale  per  l'appunto  (lava  divifando  dì 
fcrivere  a  quel  Porporato  per  intendere,  qual  fof- 
fe  l'obbiezione  da  lui  propolla  al  Pontefice  ,  e  in- 
lìerae  per  poterle  dar  rifpofta  :  quando  gli  giunfe 
Lettera  di  quel  gran  Cardinale  ,  in  cui  gli  riferi- 
va, quanto  era  pafTato  fra  elfo  e  il  Santo  Padre 
nel  fuddetto  propofito  (  Append.  num.  XIV.  )  . 
Gli  rifpofe    il    nofiro  Propofto  fotto  il   dì  21.  di 
Marzo  dell'Anno  1743.  (Appendice  num.  XV.  )  , 
e  quel  Porporato    rimafe    tanto    foddisfatto    della 
rifpofta  fatta  alla  fua  difficultà  ,  che  gli  refcrifle 
da  Brefcia    fotto    il    dì    29.  d' Aprile    dello  fleflb 
Anno  in  quefli  termini  :    "  Sono  (lato    pur  con- 
„  tento  del  lavoro  con  cui  ha  ella  meflb  in  chia- 
„  ro  ciò  che  concerne  il  Martirio  di  S.  Tomma- 
j,  fo  Cantuarienfe  ;    e  così  devono   efferlo  i  PP. 
j,  Gefuiti  dell'altro,  che  fa  comparire  CQSì_felicc 
5,  il  Criftianefimo  nelle  loro    MifTioni   del  Para- 
5,  guai".  Siccome  poi  l'Eminentifs.  Querini  erafi 
cfpreflb  nella  prima  fua  Lettera  ,  che  il  Pontefice 

erafi 


170      Vita  di  Lodovico 

erafi  moftrato  ziorliofo  d!  veder  la  Rifpofta  del  Mu" 
ratori  alla  propoiUgii  difficiiltà  ,  ed  avendogli  que' 
Porporato  ordinato  d' indirizzargliela  a  Brelcia  > 
credette  bene  il  nofiro  Propofto  di  mandarne  Co- 
pia nello  fleffo  £em;>j  ali' Emincntirs.  Tamburini  ? 
i»llora  Abate  di  S.  Paolo  di  Roma ,  acciocché  pia 
prefto  foife  veduta  dui  Papa  ;  e  n'ebbe  dal  primo 
la  feguenre  rifpolta  fotto  il  dì  17.  d'  Aprile  del 
1747.  '^  Jerl  fera  venni  a  Rom.i,  e  quella  mat- 
„  tina  mi  fon  portato  al  bacio  de'  facri  Piedi  . 
„  Prim.)  ho  porto  in  mano  del  Papa  la  prima 
,,  Lettera  di  V.  S.  Illuitrif<;ima ,  che  contiene  le 
„  odervazioni  fopra  alcitne  cofe  del  Breviario  , 
„  fopra  l'Italia  ìlicra ,  e  Leandro  Alberti.  L'ha 
„  letta  tutta ,  e  m'  ha  detto  :  quefte  fono  cofe  , 
,,  che  fiander.mao  maturando.  Djpo  gli  hocon- 
,,  regnata  la  rifpoftaair  Eaiinentifs.  Qiierini  ,  che 
„  parimente  ha  letta  tutta  ^  poi  ha  foggi  unto  : 
„  Sappiate  che  il  Cardinale  Qucrini  venne  a  prò- 
,,  pormi  quefta  dijficidtà  ,  come  dimoJìr/zzÌGnc  ,  a 
j,  CU!  non  poteva  rifpondcrfi  y  ma  noi  d'cemmo  , 
5,  <;he  oCfcrvTjJc  gli  Atti  della  Caufn  di  S.  Tom- 
„  mfifo  CanU<arienfe  ,  e  vedrebbe  che  le  contro- 
5,  verfie  col  Re  d  Inphiltcrra  non  riguardavano 
,,  fulamente  /'  immunità  Eccleftajiica  ,  ma  altri  ef- 
,,  fenziahjjìmi  capi  ,  Pretendeva  il  Cardinale  ,  che 
„  quejìe  cofe  doveano  efprimcrfi  dal  Sig.  Murato- 
„  ■/•/' ,  a  cui  rifpondemmo  ,  che  quejìo  'non  era  il 
„  di  lui  inftitu'o  .  In  fomma  il  Papa  gli  difle 
„  quali  tutto  ciò  ,  che  da  V.  S.  Illuih-iirima  è 
5,  itato  efpofto  nella  rifporta  ,  e  qualche  cofa  di 
„  più  ancora .  Da  quello  ella  vede ,  che  il  Papa 
„  fi  fece  di  lei  difenfore  &c. 

Per  conto  del  Voto  Sanguinario  non  fi  dee  né 
pieno  tacere  ciò  che  avvenne    al  Muratori    nell 


Antonio  Muratori,       171 

Anno  1746.  o  1747.  Fu  una  fera  a  trovarlo  un 
Prete  Pollacco ,  che  veniva  da  Roma ,  e  ritorna- 
va alia  Patria.  Dopo  1  complimenti  del  fuo  de- 
fiderio  di  conofcere  un  uomo  così  celebre ,  diman- 
dò  al  nolìro  Propoilo  ,    fé  era  quegli  che  aveva 
impugnata  l'Immacolata  Concezion    della  Vergi- 
ne. Gli  rifpcfe  U  Muratori  ,  che  aveva  bensì  ri- 
provato il  Voto  di  difenderla  col  Sangue  ,  ma  non 
già  la  fentenza  dell'  Immacolata  Concezione .  Ri- 
pigliò allora    il  Prete  :    "  Signor  sì  che    l' avete 
5,  impugnata  .  Ma  fappiate  ,    che  voi  eravate  ia 
5,  gran  credito  per  la  Polonia  :  oggidì  avete  per- 
3,  duto  quivi  tutto  il  voftro  buon  nome  ;    ed  io 
„  fon  dietro  a  fcrivere  un  Libro  contra   di  voi , 
,,  che  vi  farà    pentire    di    quanto    avete  fcritto  ', 
5,  né  morrò  contento ,  finché  non  faccia  bruciare 
„  il  Libro  voftro    per    man    del  Boia  .  "  E  per 
fargli  capire ,  che  a  torto  eziandio   aveva    fcritto 
contro  il  Voto  Sanguinario,  gli  diede  un'Imma- 
gine della  Concezione  intagliata  in  rame ,  nel  di 
dietro  della  quale  era  ftampata  la  formola  d'  effo 
Voto,  e  fotto  di  efla  quefte  parole:  Hoc  juramcn- 
tum  feu  Votum  a  SS.  Ptfibus  (così    era    fcritto) 
Paulo  V,  &  Gregorio  XV.  conccffum  cum  Irìdulgcn- 
tin  Plenaria  in  Articulo  mortis .  Ed  ecco  con  quali 
impoftnre  fi  vanno  foftenendo  e  predicando  le  cofe 
malfatte.  Aggiunfe  ancora  che  la  Concezione  Im- 
macolata della  Madre  di  Dio  era  di  Fede,  e  che 
glie  lo  proverebbe  .  L'afcoltò  il  Muratori  con  buon 
volto,  e  cortefemente  il  licenziò  con  dirgli,  che 
più  felicemente  egli  ne  trattafle  di  quel  che  fino 
itllora  avean  fatto  tanti  valentuomini  .  Ma  tornò 
indietro  il  Prete  per  ricordargli  ,  che  una  perfo- 
na  nel  fuo  Paefe  per  aver  negata    f  Immacolata 
Concezione  era  morta  ia  quell'Anno  .  E  queftì 

fono 


172,       Vita   di  Lodovico 

fono  i  frutti  del  tanto  picchiar  nella  tefta  a  gli 
uomini  ciò  che  non  fi  sa  ,  e  pur  fi  crede  di  fa- 
pere  .  Si  arriva  poi  a  produrre  de  i  Fanatici .  Iti 
tanto  eccelfo  non  cade  chi  è  faggio .  Fra  le  car- 
te del  Muratori  fi  è  dipoi  trovata  altra  Immagine 
in  rame  della  Concezione  ,  trasmeifagli  di  Ger- 
mania ,  in  cui  fi  vede  la  Vergine  in  mezzo  a  due 
piramidi  di  Cuori  con  querti  motti  ,  Corda  Fra- 
truni ,  Corda  Sororum  ,  a  i  lati  delle  qv.ali  fono 
collocati  S.  Pietro  ,  e  San  Paolo  ;  e  fotto  di  ella 
fi  legge  il  Voto  Sanguinario ,  dopo  il  quale  fegui- 
tano  quell'altre  parole:  *' Juramentum  leu  Vocum 
5,  Cruentum  de  Immaculata  Conceptione  Virgi- 
3,  nis  Mari:£  conceffum  &  approbatum  ab  Eccle- 
„  fia  Dei  &  Sandifiìmis  Pontificibus  Paulo  V.  & 
„  Gregorio  XV.  prò  omnibus  Fidelibus  Catholi- 
„  cis  ex  utroque  fexu  ,  &  prò  Religiofis  ,  nulli 
5,  loco  alligatum  ,  fed  quivis  Catholicus  poteO:  il- 
3,  lud  emittere  omni  tempore  &  loco .  Viget  ifte 
„  zelus  in  CatholicilTuno  Regno  HifpaniEe,  Sar- 
„  dinise,  &  Poloni^e  .  Fratres  Sororcsque  in  tali 
„  fodalitate  perfeverantes  usque  ad  mortem  obtine- 
„  bunt  plenariam  Indulgentiam  in  articulomortis 
„  fa6la  Confeffione  vcl  Coniritione  &c.  „  Nel 
contorno  poi  fono  incife  queft'  altre  :  *••  Juramen- 
„  tum  feu  Votum  cruentum  hoc  eft ,  quod  fi  ali- 
„  quis  occideretur  prò  Millerio  hoc  quod  R.  V. 
„  Maria  non  contraxit  debitum  originale,  &  li- 
,,  bera  fuit  ab  omni  debito  incurrendi  illud  De- 
,r  cretum  ,  ille  Homo  Coronam  Martyrit  obtinc- 
„  bit .  "  Quante  arti  fi  adoprano  mai  per  guada- 
gnar la  gente  ignorante  e  credula  ,  che  non  pu^ 
ailicurarfi ,  (e  vera  fia  o  nò  la  qui  fopra  decanta- 
ta approvazion  della  Chiefa ,  fé  vero  fia  il  privile- 
gio dell'  Indulgenza  ,    che  fi  promette  ,    e  molto 

me- 


Antonio  Muratort.       17^ 

meno  fé  fiifììlla ,  che  fofTe  per  confeguir  la  Coro- 
na del  Martirio^  chi  deife  la  Vita  per  foftener  la 
pia  lentcDza .  Ma  circa  quett' ultimo ,  era  m  ob- 
l-ligo,  chi  compofe  la  ibddetta  diceria,  di  fapere , 
the  dalla  facra  Congregazion  dell'  Indice  fa  ordi- 
nato ,  che  nell'Opera  de  Martyrto  ob  pejlem  di 
Teofilo  Rainaudo ,  celebre  Teologo  della  Compa- 
gnia di  Gesù  ,  "  expungatur  id  quod  Authorlcri- 
3,  bit  :  eum  Jutnrum  Martyrem  ,  cui  mors  inten- 
,,  taretur  ,  fi  piam  (entcntiatn  de  Conceptione 
,,  Beatoe  Marine  Virginis  Immaculata  non  impro- 
,,  baret ,  Isque  mallet  mortem  prius  acceptarceam 
„  ob  caulfam ,  &  re  ipla  eam  acciperet . 

Per  alcuni  anni  furono  dipoi  lafciati  in  pace  i 
Libri  del  Muratori  contra  il  Voto  Sanguinario; 
quando  nell'Anno  1751.  comparve  alla  luce  un 
Libro  flaraparo  in  Trento  con  quefto  titolo  ;  C. 
Oclavii  Valerli  de  juperji'itiofa  timìditate vitanda , 
Jìvc  vmdicia  Voti ,  quod  vocaìit  Sanguinarii  ,  prò 
tutela  hnmaculatx  Conceptionis  Deipara  fufcepti^ 
(Ofitra  Ccnfuram  preccipitcm  Viri  r.lioqui  Clarijjìmi , 
qui  fé  modo  Lamindum  Pritaniurn  ,  modo  Anto- 
nium  Lampridium  ,  modo  Ferdinaudum  Valdejium 
fucvit  adpellitare  .  Fu  comporto  quello  Libro  dal 
V.  Vittorio  da  Cavale  fé  ;  ma  \tr  qual  motivo  fiafi 
voluto  coprire  fotto  il  finto  nome  di  C.  Ottavio 
Valerio ,  noi  faprei  indovinare  ;  mentre  nel  tempo 
Iteffo  fi  è  poi  manifellato  col  pubblicar  in  fine  dell' 
Opera  il  carteggio  ,  avuto  col  noibo  Propofto  , 
fotto  il  fuo  vero  Nome  .  Senza  puntò  elfere  cono- 
fciuto,  fcrifle  quefto  Padre  al  Muratori  una  Let- 
tera latina  fin  fotto  il  dì  17.  di  Novembre  dell' 
Anno  1744.  in  cui  gli  fece  un' obbiezione  contro 
il  Trattato  de  Supejtitiene  vitanda  ,  fciolta  la  qua* 
le  jjfì  proteftava  difpofto  a  concorrere  nel  di  lui  feri- 
ti- 


Ì74        Vita    di  Lodovico 

tlmento.  Gli  rirpofe  nondimeno  il  noftro  Propo-^ 
ilo,  (ìccome  quegli,  che  non  negava  mai  nrpoita 
alle  Lettere  d'alcuno,  nel  dì  26.  dello  Ikffo Me- 
le ;  e  l'altro  gli  replicò  una  lunghiirima  ,  ed  an- 
che infoiente  Lettera  fotto  il  dì  15.  del  fuffèguen- 
te  Dicembre  .  Litnilidito  il  Muratori  dalla  impor- 
tunità di  quel  Keligiofo,  e  dalla  maniera  impro- 
pria tenuta  nello  fcrivergli,  gli  fece  bensì  una  bre- 
ve rifporta  adì  29.  dello  (Iclib  Mcfe  ;  ma  con  av- 
vertirlo: iUodfine  ijìa  qutdcm  (fono  Tue  parole) 
qua  currentt  calamo  cìd  te  /cripta  volui  _,  ne  tuam 
contcmnere  eruditioncm  vidcrcr  ,  quam  magni  facio  ^ 
mimme  jud/ieio  tuo  faciunt  fatis  :  ro^atum  te  ve 
lim  ^  ne  ultra  mccum  in  kac  pugna  prucdas .  Nc- 
que emm  jiudia  mca  patiuntur  ,  ut  alio  excunam  ; 
&  mili  rcUquum  tvmporis  ,  quod  vita  juperejl  ^ 
breve  fanc  ,  utpctc  hminis  Jcnejccntis  ,  pretiojum 
ejì .  Praterea  nefcio  ,  quem  in  fincm  ,  qucm  in 
ujuìn  kxc  cxpijcntum  eas  .  Dcnique  u??um  intelli- 
go ,  vix  fiert  pofje  ,  ut  in  unam  conveniamus  fen- 
tentiam  .  Ma  non  lafciò  per  quedo  il  buon  Reli- 
giofo  di  fcrivf.rgli  la  ter7a  Lettera  ,  cui  però  non  fu 
dal  Muratori  data  rifpofta  .  Non  produrrò  nell' 
Appendice  quefto  carteggio,  perchè,  cerne  diflì,  è 
già  flato  pubblicato  dal  P.  Vittor-o  .  Ma  chiun- 
que leggerà  la  ftconda  lunghillima  fua  Lettera ,  s' 
accorgerà  ben i fi-. mo  ,  ch'egli  fin  d'allora  avea  in 
ordine,  fé  non  tutta,  almeno  in  gran  parte  l'O- 
pera fuddetta  .  Perchè  pofcia  abbia  tardato  a  met- 
terla in  pubblico  folatnente  dopo  la  morte  del  Mu- 
ratori ,  aJtra  ragione  non  so  io  trovare  ,  fé  non 
fé  quella  di  non  aver  piij  di  che  temere  di  lui . 
Ma  anche  le  mofche  fanno  far  la  guerra  al  mor- 
to Lione  ;  ma  quando  è  in  vita  ,  le  ftefTe  beflie 
più  feroci  ne  fchivano  V  incontro  .  Così  ha  fatto 

C.  Ot- 


Antonio  Muratori.      17^ 

C.  Ottavio  Valerlo ,  ed  alcun  altro ,  di  cui  par-' 
leremo  qui  fotte  .  Né  le  fcufe  da  lui  addotte  al" 
h  pag.  2:52.  fopra  la  fua  tardan7a  fono  fufficien- 
ti  a  pcrfuadere  il  contrario.  Quella  ingenti  tardi" 
tas  ,  che  fra  gli  altri  motivi  adduce  di  tanta  di- 
lazione ,  non  farà  sì  facilmente  creduta  al  vede- 
re,  che  in  pochi  giorni  fu  da  lui  compoila  quel- 
la feconda  Lettera  contenente  il  fugo  di  qu^fi  tut- 
to il  fuo  Libro  ;  e  dire  fi  dovrà  più  tolto  ,  che 
fin  d'allora  avea  compiuto  o  almen  ridotto  a  buon 
termine  quel  lavoro.  Tralafcero  pure  d'accennar 
le  ragioni  adoperate  da  lui  nel  fuddetto  Libro,  al 
quale  tanto  plaufo  è  flato  fatto  nel  Tomo  V.  del- 
la Storia  Letteraria  d' Italia  ;  perchè  da  un  Amico 
mio  dottiamo  fono  fiate  vignrolamente  confutate 
in  una  Lettera  a  me  diretta  e  Campata  in  Bologna 
nell'Anno  1754.  e  in  efTa  parimente  è  fiata  fat- 
ta rilpofta  al  loro  Panegirica.  V'a  nt. n  pofTo  già 
difpenfarmi  dal  rilevar  e  combattere  certi  tratti 
dell'  eloquenza  di  C.  Ottavio  Valerio  ,  perchè  trop- 
po offcnfivi  dell' onor  del  noflro  Propofto ,  a  fine 
di  dar  a  conofcere ,  qual  fìa  il  carattere ,  la  buo- 
na fede ,  e  la  cofcienza  di  quefto  Cenfore  . 

E  primieramente  ficcome  la  mira  principale  dì 
queflo  Religiofo  è  difcreditare  i  Libri  ed  il  buon 
nome  del  Muratori ,  così  tutti  gli  sforzi  fi  fanno 
da  lui  full'  efempio  de  gli  altri  difenfori  del  Voto 
Sanguinario,  che  1' han  preceduto,  per  dar  ad  in- 
tendere ch'egli  abbia  impugnata  la  Pia  fentenza, 
e  fìa  perciò  incorfo  nelle  cenfure  :  iJ  che  quanto 
fìa  falfo ,  r  abbiam  già  oflervato  di  fopra  .  Dopo 
poi  d' efTerfì  molto  affaticato  per  far  credere  ,  che 
i  due  Libri  di  Lumpridio  e  del  Vaidcfio  fenz* 
altra  efpreflfa  dichiarazione  fìano  proibiti  in  virtij 
della  Bolla  d' Aleffandro  VIL  prorompe  alla  pag.. 

25Ó. 


\ 


jy6        Vita  di  Lodovico 

255.  in  quefte  parole:  "Profeto,  ego  ipfe  fi  ma- 
,,  lo  animo  enfem  erga  Viildefmm  aut  Lampri- 
5,  dium  ,  non  modo  omnia  ejus  mala  omnibus 
„  heic  nota  facerem  „  (  farà  forfè  flato  il  Mura- 
tori in  concetto  di  quefto  Frate  uno  dei  più  cat- 
tivi uomini  del  Mondo),,  fed  ita  etiam  illum , 
5,  fi  copia  foret ,  Tullianis  hifce  alloquerer  verbis  : 
5,  Si  ijìa  caujfa  abs  te  tota  per  fummam  fraudem 
5,  &  malitiam  ficia  ejì  ,  quo  te  nomine  appelle- 
5,  mus  ?  audacem  ^  improbum  ?  perfidio fum  ?  Viil- 
5,  garia  hac  &  obfolcta  fmit  ;  rcs  autcm  nova  & 
„  inaudita.  Sed  nunquam  feci  "  (altro  però  non 
ha  fatto  finquì ,  fé  non  cercar  col  fufcellino  ,  e 
mettere  in  vifta  tutto  ciò  che  di  cattivo  è  a  lui 
paruto  di  trovar  in  que'  Libri ,  con  interpretar  an- 
che non  rade  volte  finiftramente  ciò  che  non  ha 
né  pur  l'ombra  di  male  per  denigrar,  fé  gli  folfe 
(lato  pofiìbile  ,  la  fama  del  nortro  Propollo  )  "  nec 
5,  faciam  :  vereorque ,  ne  aut  acrioribus  utar  ver- 
„  bis ,  quam  natura  fert  ,  aut  levioribus ,  quam 
,,  cauffa  pofiulat .  Non  enim  confuevi  (  ut  cum 
„  Hieronymo  loquar  )  eorum  infultare  erroribus  , 
„  quorum  miror  ingenia  .  ,,  Ma  per  afficurarfi  , 
quanto  male  abbia  fatto  ufo  di  quefio  avvifo,  al- 
tro non  fi  richiede ,  che  leggere  1'  Opera  di  lui  . 
„  At  vero  (  fegue  a  dir  il  Cenfore  )  Benedidus 
„  XIV.  (  quem  quum  nomino  fatis  videor  com- 
„  mendaffe ,  quemque  nobis  Deus  quam  diutiflì- 
„  me  ,  ut  rogo  ,  fervei  incolumem  )  Benediftus , 
5,  inquam ,  hujus  nominis  XIV.  Pontifex  Maxi- 
„  mus ,  in  Litteris  fuis  ad  Epifcopum  Terulenfem 
„  Hifpanoe  Inquifitionis  Praefeftum  ,  feu  Majo- 
„  rem,  ut  vocant  ,  Inquifitorem  ,  die  51.  Julii 
,,  1748.  perlcriptis  ,  ac  Matritum  fubmiffis,  qui- 
5,  bus  eum  paterne  admonet  ,  quod  minus  refte, 

j,  minus-    ' 


Antonto  Muratori.      177 

„  mlnusque  prudenter  inter  profcriptos  ab  Hifpa" 
„  na  Inquifitione  iibros  nonnulla  Nor//?(j/^.'7  Opera 
3,  recenferi  paflTus  fuerit  ;  inter  alia  bene  mnita , 
„  qua!  huc  referre  libi  placuit  exempla  ,  de  Theo- 
5,  logo  noftro  fic  il  le  iubdit  :  Nvtum  deniquc  tibi 
,)  erit  nome n  Ludovici  Antonti  Muratorit  adhuc 
„  viventis  ,  muitorumque  Liùrorum  communi  ap- 
3,  plaufn  receptorum  editori s  .  Oh.quam  multa  re- 
),  pcritintur  in  eis  ecniura  di^na  !  Quot  hujufcc 
„  furfuris  Nos  ipfi  eas  legcntes  oj-fendimus  !  Quot 
9,  nobis  ab  ccmulis  &  accufatori  bus  cblnta  funt  ! 
„  £j  nos  Wique  adirne  abjiinuimus  &  abjiincbimus 
9)  ab  Operum  condemnatione  ,  nojirorum  Précdecej- 
„  jorum  cxsmplis  edocli  ,  qui  paas  &  conrordiie 
3,  amore  a  pro/cribcndis  iis  ,  qux  profcriptionem 
),  merebantur  ceffarunt  ,  quando  videlicct  ccnfuc- 
j,  rmit  plus  mali ,  quam  boni  a  profcript/one  deri- 
,,  vandum  . 

Ognuno  finqui  erafi  attenuto  dal  pubblicar  col- 
le (tampe  qucfta  parncoh  della  citata  Lettera  Pon- 
tificia all'  Inquifitore  di  Spagna  ^  perchè  fi  fapeva 
effer  inteniione  di  Benedetto  XIV.  che  n^^n  vedef- 
fe  la  luce  ;  ficcome  perchè  noto  era  il  difpiacere 
fommo  ,  dimortrato  dilla  Santità  fua  ,  che  fé  ne 
fodero  divulgate  copie  in  ifcritto  .  Ma  il  P.  C. 
Ottavio  Valerio  ,  lenza  riguardo  alcuno  a  quefti 
rifleflì ,  e  con  una  temerità  fcnza  pari  ha  voluto 
regillrarla  nel  fuo  Libro  ,  affinchè  non  fé  ne  per- 
da la  memoria  ,  ed  infieme  per  ofcurarc  il  buon 
jnome  ad  Muratori  ,  ed  ifcreditarne  i  Libri  fopra 
jil  Voto  Sanguinario.  Ma  buon  pel  nollro  Propo- 
|{lo,  che  dalla  ftelfa  mano  ,  da  cui  era  ulcita  quel- 
li la  indetcrminata  cenfura  ,  ne  fu  dipoi  fatta  con 
I  impareggiabile  bontà  una  fpiegazione  ,  la  quale 
idillipa  tutte  le  nebbie  ,  che  quella  produr  potea 
■  M  nel- 


ì'^8  VfTADlLoDOvTCÒ 

Ihelie  mentì  a  lui  mal  affette .  E  qui  mi  fi  per- 
metta di  laftiar  per  alcun  poco  andare  C.  Otta- 
vio Valerio ,  per  mettere  quello  punto  in  tutto  il 
Tuo  lume  ad  onor  di  chi  ha  egli  tentato  ,  fé  fof- 
fe  (lato  patibile  ,  di  opprimere  . 

Avvilato  «1  Muratori  delia  maniera  ,  con  cui 
dal  Vicario  di  Gesù  Grillo  in  terra  era  ftato  del- 
ie lue  Opere  parlato  nella  Lettera  fuddetta  ali* 
Inquifitore  di  Spagna,  ne  rimaft  altamente  for- 
prelo  »  per  non  fapere  qual  de  i  Libri  fuoi  ,  e 
qual  forta  di  dottrina  andaffero  a  ferir  le  Ponti- 
fìcie par  »le  .  Lo  confortavano  gli  Amici  a  non 
metterli  pena  di  quello  ;  e  taluno  ancora  gli  fcril- 
fe ,  che  fi  augurerebbe  di  vederfi  nominato  in  tal 
guifa  da  un  Pontefice  sì  d;  tto  e  sì  illuminato  ; 
perchè  in  fine  non  cvnrenevano  quel 'e  erpreffio- 
ni  ,  che  un  grande  elogia  di  lui  .  Ma  ben  diver- 
famente  l' intefe  il  noftro  l-ropofto  ^  e  però  mof- 
fo  non  meno  dalla  fua  del!cate72a  di  cnfcienr.a  y 
che  dal  rifleno  dell'ufo,  che  di  un'arme  sì  fatta 
poteano  fare  un  dì  li  nemici  fuci ,  inviò  al  San- 
to Pi.dre  una  fuppiica  (  Append.  num.  XVI.)  in 
cui  gii  (.hitdeva,  che  fi  degnatfe  di  ordinare,  che 
gli  folfeiK  milicate  le  cofe  degne  di  cenlura  nelle 
ìue  Ot^ere  ,  acciocché  poteffe  ritrattarle.  Né  tardò 
]a  Clemenza  del  Sommo  Paftore  a  confolarlo  con 
una  benigniffima  rifpofta,  in  cui  ,  dt5po  di  eflerfi 
dichiarato ,  che  le  cofe  degne  di  cenfura ,  offtrva- 
te  ne  i  Libri  fuoi  ,  non  riguardavano  il  Do^va  j 
né  la  Difciplìna  ,  così  fi  efpreffe  :  Il  conteìmto 
yicW  Opere  ^  che  qut  non  è  pmciitto  ,  ne  che  elln 
poteva  mal  lufingnrfi  che  fo(^e  per  piacere  ,  ri-| 
fguarda  la  g'urisdizione  temporale  del  Romandi 
Pontefice  ne'  fuoi  Stati ,  camminando/i  qui  con  di» 

ver' 


A  NtONio  Muratori.       if^ 

ì)crfi  principj  -,'€  non  dandnfi  per  veri  alami  fup^ 
pojìi ,  ed   altresì  alcuni  fatti . 

Dopo  una  sì  chiara  ed  efprefla  dichiarazion  del 
Pontefice  intorno  a  ciò  che  ne  i  Libri  del  noftro 
Propofto  merita  cenfura  ,  pareva  che  turti  i  ma- 
levoli di  quelli  doveffero  ammutolire,  e  che  niu- 
tìo  di  effi  aveiTe  mai  da  ritorcere    contra    di     luì 
le  efpreffioni  contenute  nella  citata  Lettera  all' In- 
guifitore  Generale    di  Spagna  ;    e  m.olto    meno  i 
che  fi  avelfe  a  dar  loro   una    interpretazione    di- 
verfa  da  quel  ,   che  fi  contiene  nella  riferita  Ri- 
fpofta  Pontificia  ad  eflb  noftro  Propofto  .  Ma  C. 
Ottavio  Valerio    non  li  è    folam.ente    contentata 
di  fingere  d'ignorare  una  tal  dichiarazione  ,    ma 
ha  avuto  per  fino  l'ardir  di  fcrivere,  che  il  San- 
to Padre  con  quelle  parole  della  fua  Lettera    all' 
Inquifitore  Spagnuolo  aveva  prefo  di  mira  il  Li- 
bro de  Superfiitione  vitanda ,  e  le  Lettere  di  Fer- 
dinando Valdefio.   "  Judicium  iftiid  (così  fegue  a 
3,  dire  l'indilcreto  Ceniore  J  Pontificis  Summi  e- 
j,  quidem  deofculor  ,  ut  fané  cportet  (  gran  degna- 
5,  zione  in  vero  )  quia  vero    ejtis    tane  cculis  oh- 
j,  verfarctur  cum  Lampridii  Liber  ,  tum  ctìàm  il- 
^,  le  Valdefii ,  Vix  ac  Ne  Vix  quidem  licet  Dubi- 
^,  tare.  Nemo  tamen  (fi  offervi  quefia  bella  ri- 
^,  flelfione  )  exifiimet  ,  a  SapietitilTìmo  Pontifica 
5,  eam    elle    cenfuram    fufpehfam    aut  fublatam  , 
^,  quam  in  illiusmodi  Libros  ,    borumque  fimiles 
„  Jam  dia  tulit  decefibr  ejus  Alexander  VIL  E- 
i)  tehim  ille  de  ifiius  CotllHtutione  Pontificis  ne 
j,,  meminit  quidem  :  (  nella  Lettera  pih  volte  men- 
),  tovata  all' Inquifitore  fuddetto)  tantum  abeft  ^ 
j,  ut  ei  abrogatum  ab  ilio  fit ,  vel  quoquo  modo 
)j  derogatum  . 
L'aceufare  il  ProlTimo,  e  tacer  maliziofamente 
M     2  ciò 


i8o        Vita  di  Lodovi<:o 

ciò  che  ne  fa  la    difefa  ,    non    merita    in  buona 
Teoli.>gia  ,  che  il  titolo  d'iniquità;  e  il  Ttclogo 
da  Cavalefe  dee  faper  i'obbligazion  ,  che  gli  cor- 
re .    L' interpretar  pofcia  la  mente  d'  un  Sommo 
Pontefice  vivente  dottifrimo  e  fapientiffimo  diver- 
iamente  da  una  chiara  ed  cfprefla  dichiarazion  di 
lui   lì  elio  :  farà  Tempre  una  temerità  inaudita  .  La- 
onde con  ragione  ii  potrebbe  ritorcere  centra  que- 
llo Teologo  quel    detto  di  Tullio  ,    da  lui  (ìtffo 
rapportato  :  Si  ijìa  caufla  abs  te  tota  ptr  [ummam. 
[nuidcm  &  milltiam  fiEla  ejì ,  quo  te  nomine  ap- 
pcilemus  ?  audacem  ?    improbum  ?    pcrfidioftwi  ? 
Vuìgaria  hac  &  oòfolcta  funt  j  res  antem  nova  & 
inaudita ,  Né  fi  può  già  fcufar  C.  Ottavio  Vale- 
rio col  dire  di  non    aver    veduta  ia  clementiirima 
Rifpofta  data  da  Benedetto  XIV.   alla  Lettera 
di  lopra  accennata  del  Muratori  ,  perchè  ha  con- 
feffato  nella  breve   Appendice  del  (uo  Libro  al  nu- 
ancro  iv.  di  aver  letto    il  Tomo  IL  della  Storia 
Letteraria,  nel  luogo,  dove  appunto  ila  regiilra- 
ta  ,  come  vedremo  nel  Gap.  XV.  né    egli  dove- 
va ,  né  poteva  tacer  di  averla  veduta  ,  mentre  fi 
trattava  di  riparar  la  fama  di  un  degno  Sacerdo- 
te .   Ma  perchè    ciò  factndo    andava  per   terra  il 
fuo  fa-lio  e  temerario  fupporto  ,  non  fi  è  fatto  fcru- 
polo  alcuno  di  paflarla  fatto  filenzio  :  azion  degna 
di   riprenfione  in  qualunque  altro  Scrittore  ,    ma 
molto  pili  in  un  Teologo  d'una.Religion  di  firet- 
ta  Oifervan/a  ,  che  più  de  gli  altri  è  obbligato  ad 
cffervar  le    iacrofante  Leggi    del  V^angelo  ,    ed  a 
iapcr  ciò  che  dalla  Giuftizia  viene  prefcritto  a  chi 
ofa  di  denigrar  la  fama  altrui  .  E  quefto  bafii  per 
ora  intorno  al  Libro  di  queflo  Geniere  ;  riferban- 
comi  a  fmentire  un'altra  impoftura,  da  lui  Ipac- 
ciata ,  nel  Capitolo  poc'anzi  citato. 

§.  VL 


|\ 


Antonio  Muratori.       1 8f 

§.    VI. 

J^ìccrìe  fnfcìtatcfi  in  Salisburgo  contrai  il  Muratori 

pel  Libro  àc  Ingeniorum  ^'i  oderà  ti  one  , 

e  r  altro  de  gli  Efercizj  Spiriruali  . 


A 


Quanto  fi  è  qui  fopra  riferito  intorno  alle 
cenfure  fatte  a  i  (uddetti  due  Libri  ,  fi  dee 
aggiugnere  un  fitto  ,  occorfo  in  Salisburgo  ne!!"' 
Anno  1740.  che  fece  grande  Crepito  in  Germa- 
nia, e  diede  da  ridere  alla  gente  dotta  in  Italia  ; 
ma  che  andò  pofcia  \  rifolverfi  in  fumo  ,  an7Ì 
produlTe  in  fine  il  buon  effetto  della  riforma  de 
gli  Studj  in  quella  Univerfita.  Da  diverfe  perfo- 
ne  per  nafcita ,  per  gr,ido  ,  e  per  dottrina  riguai- 
devoli,  tra  le  quali  fi  contavano  due  Nipoti  e  lo 
Storiografo  di  quell'  Arcivefcovo  ,  Monfign.  di 
Thun  ,  il  Canonico  Gian- Andrea  Criil.ìni  ,  ed  al- 
tri ;  tutta  gente  di  Buon  Gufto  nelle  Scienze  ,  per 
averle  la  maggior  parte  fiudiate  in  Italia  :  da  que- 
lli ,  dico ,  era  fiata  formata  in  quclia  Città  una 
radunanza  all'ufo  delle  noftre  Accademie,  per  pro- 
muovere i  buoni  Studi  ,  col  trattar  di  materie 
utili  ,  e  infieme  per  dar  eccitamento  a  gli  altri 
di  correggere  i  dit'etti  delle  Scuole,  che  ivi  dura- 
vano turtavia  \  configliando  fopra  tutto  la  Lettu- 
ra del  Trattato  de  Ingeniorum  Mcdcrationc  .  La 
cofa  fin  da  prmcipio  venne  confiderata  da  alcuni 
]\.1onHci  Benedettmi ,  che  reggono  quella  Univer- 
fita ,  come  una  novità  perniciofa  ;  ma  non  ebbe- 
ro il  coraggio  di  manitefiare  in  pubblico  quefio 
lor  fentimento  .  Avendo  pofcia  ordinato  T  Arci- 
vefcovo al  Canonico  Crifiani  d' impugnare  il  Li- 
bro da  effi  pubblicato  in  favore  del  Monacato  di 

M     5  San 


i82        Vita  di  Lodovico 

San  Ruperto  primo  Arcivefcovo  di  Salisburgo,  tal 
{jifpiacere  ne  provarono  ,  che  per  vendicariene  fi 
l-ivolfcro  a  fcrcditar  quelli  che  componevano  i' 
Accadem.ia  fuddetta ,  con  ifpacciar  anche  per  ere-? 
tica  r  Opera  citata  i  e  il  fuo  Autore  per  capo 
^ella  novella  Setta  ^^^  Franchi  o  Liberi  Muratori  ; 
ficcome  quelli  per  altrettanti  fegiiaci  di  quella  prò-- 
fcritta  adunanza ,  E  per  colorire  alquanto  la  ca- 
lunnia,  portarono  in  giro  per  la  Citta  una  Let-i 
tera  ,  fcritta  dal  Segretario  del  P,  Generale  de' Cap- 
puccini ad  un  Lettore  di  quella  Religione  in  Sali-< 
sburgo ,  nella  quale  gli  fìgnificava  ,  che  febbene 
il  Libro  fuddetto  non  era  peranche  flato  proibito  ; 
contenendo  però  elfo  propofizioni  equivoche  ,  efo- 
tiche,  epericolofe,  non  era  da  dubitare,  che  Ro- 
ma non  fofTe  per  vietarne  la  lettura  ,  fé  fapefTe 
che  fi  fofteneflero  .  Fu  altamente  disapprovata  que- 
lla Lettera  dal  P.  Generale  ,  e  tanto  più  perchè 
in  effa  fi  diceva ,  eh'  era  fiata  fcritta  di  fuo  ordi- 
ne, e  commifiione;  ed  egli  diede  anche  intenzio- 
ne di  mortificare  il  Frate  ,  che  n'era  fiato  l'au- 
tore ,  e  di  obbligarlo  a  ritrattarfi  .  Se  ciò  dipoi 
fuccedefle ,  non  è  giunto  a  mia  notizia .  So  ben^ 
sì ,  che  i  Cappuccini  fiefii  di  Salisburgo  non  eb- 
bero difiìcultà  di  parlare  in  appreflb  di  quella  fac- 
cenda in  una  lor  Predica  ,  e  la  cofa  riufcì  loro 
così  bene ,  che  fecero  credere  al  Popolo ,  che  ve- 
ramente fi  fofie  intrufa  in  quella  Città  una  nuo- 
va Setta ,  Efiendo  poi  fiata  recitata  da  un  giovai, 
rie  Cavaliere  Studente  in  faccia  del  Corpo  di  quel- 
la Univerfità  una  Diifertazione  alquanto  ardita  fo- 
pra  la  n€cefiità  di  riformare  gli  Studj ,  ed  eflenda 
quafi  nel  medefimo  tempo  ufcita  dalle  fiampe  di 
B.oma  r  Orazion  funebre  di  Monfìg.  d'Harrach, 
tOTTpofta  daU'Ab.Cecchetti,  in  cui  fi  parlava  cori 

pacQ 


Antonio  MuR  A  TORI,      iSj 

poco  vantaggio  dello  Studio  pubblico  di  SaIif;burgo  : 
tanta  collera  tìe  prefero  que'  Monaci  ,  che  noni 
ufarono  più  ritegno  alcuno  nel  divulgar  in  ogni 
cantone  e  con  ogni  forta  di  perfone  ,  eflervi  in 
quella  Città  un' Erefia  ,  di  eui  era  capo  i!  IVTura- 
tori  .  E  quafi  che  ciò  non  bafti^ffe  a  fcreditar  il 
nome  del  noftro  Propofto  ,  fu  dal  Vicecancellierg. 
dell'  Univerfità  data  alle  ftampe  una  Predica  ,  da 
lui  poco  avanti  recitata  nella  Chiefa  della  Madon- 
na di  Plain  ,  colla  quale  pretefo  avea  di  provare, 
che  foffe  non  fol  buono  ed  utile ,  ma  eziandio  af- 
folut^imente  neceffario  e  comandato  a  i  Criitiani 
il  venerare  ed  invocare  i  Santi ,  e  fpezialmente  la 
gran  Madre  di  Dio  ,  con  pr>  ndere  di  mira  nella 
prima  Nota ,  che  le  appofe ,  1'  avvertimento  dnto 
dal  Muratori  ne  'gli  EferàzJ  Spirituali  fecondo  il 
Metodo  del  P.  Segneri  Juniore  ,  dove  tratta  del 
Santo  Amore  di  Gesù  .;  cioè  che  la  Divozione 
verfo  i  Santi  ,  e  mafTimamente  verfo  Maria  San- 
tilHma  è  ben  utile  e  lodevole  y  ma-  non  neceffa- 
ria  alla  falute,  come  quella  del  Divino  noftro Sal- 
vatore .  Non  è  credibile  il  difordine  cagionato  in 
Salisburgo  da  quefta  (lampa  ,  e  da  alcune  altre 
Prediche,  fatte  dipoi  da  altri  Regolari  .  Per  tut- 
ta quella  Città  d'  altro  non  fi  parlava  che  del 
IVIurarori ,  e  della  nuova  Erefia  contro  la  Divo- 
zione della  Beata  Vergine ,  ed  altri  Dogmi  della 
Chiefa.  Fino  le  donnicciuole  e  i  ragazzi  d'altro 
non  difcorrevano  per  le  firade  ,*  e  il  Popolo  fi 
moflrava  così  irritato  ,  che  fembrava  difpofto  ad 
una  fedizione  .  Per  porre  qualche  rimedio  a  que- 
lli difordini  fece  l'Arcivefcovo  fequelìrare  gli  efem- 
plari  della  Predica  dei  Vicccanctlliere  ,  che  refta- 
yano  da  vendere  ,  e  nello  fiefib  tempo  ordinò  a 
i  Confeflbri   e  Predicatori  di  difingannare  il  Po- 

M    4  polo 


iS4        Vita  di  Lodovico 

polo  fopra  la  faìfa  voce  fpàrfa  delT  introduzione 
in  quella  Città  della  Setta  de'  Liberi  Muraturi  , 
e  di  calmare  gli  animi  e  le  cofcienze  intorno  al 
punto  contioverfo  .  Ma  quedo  ripiego  non  pro- 
dufle  alcun  buon  effetto  ,  anzi  inafprì  maggior- 
mente gli  animi  ;  e  vi  fu  un  Predicatore  sì  temera- 
rio ,  che  ardì  nel  giorno  dell'  AlTunta  di  foftene- 
re  in  faccia  dell'  Arcivefcovo  medefimo  la  necef- 
fita  dell' invocazion  della  Vergine. 

In  tale  ftato  eran  le  cofe ,  quando  di  tutto  l'oc- 
corfo  fu  ragguagliato  il  Muratori ,  il  quale  credet- 
te bene  di  fcrivere  al  Sindico  ,  o  fia  Rettore  dell' 
Univerfità  di  Salisburgo  ,  per  dolerli  di  quanto  era 
accaduto,  e  chiedere  il  rifatcimento  del  Tuo  ono- 
re ivi  cotanto  vilipefo  ,  (  Append*  Num.  XVIIL  ) 
Gli  rifpofe  quel  Padre  ,  negando  in  parte  i  fatti, 
in  parte  fculandoli  ,  e  in  parte  confel'^,^ndoli  ,  maf- 
fime  intorno  a  quanto  fi,  è  detto  del  Libro  de  In- 
geniorum  Modcratione  ,  e  di  quello  de  gli  Eferci- 
y  Spirituali.  (Append.  Num.  XIX*  )  Replicò  a 
tjueita  Lettera  il  noftro  Propofto  per  difefa  d' efTì 
iuoi  Libri ,  (  Append.  Num.  XX.  )  ma  il  P.  Retto- 
re non  fi  degnò  di  dargli  nfpofta .  Accaddero  in- 
tanto altre  leene-  in  Salisburgo,  le  quali  obbliga- 
rono quel!' Arcivefcovo  a  prender  altre  mi  Ture  per 
frenare  la  maldicenza  .  Si  videro  affiffi  in  varj  luo- 
ghi di  quella  Citta  cartelli  fedizic^fi  ed  infami  ; 
non  mancarono  altri  Regolari  di  f-'ftenere  di  nuo- 
vo, fui  pulpito  la  neceffità  dell'  invocazion  della 
Vergine  j  e  in  un  arto  pubblico  di  Dottorato  il 
Decano  della  Facoltà  Teologica  impugnò  ciò  che 
cice  il  Muratori  nel  Libro  de  ìngeniorum  Alodc- 
ì-ationc  in  propofito  del  Voto  di  dar  la  vita  e  il 
fangue  per  difendere  Immacolata  la  Concezion  del- 
la Vergine  Santifllma  j  e  in  quefla  occafione  la- 

fcian- 


Anto  Nio  MuR  ATOB.T.      185 

fciando  la  briglia  al  fuo  zelo  indifcreto  non  fi  ver- 
gognò di  chiamare  il  notlro  Vropo[[o  ftultcfcens 
auètoì-j  tcmetarius  ,  e  con  altri  titoli  ingiuriofi-. 
Ciò  intefo  dall'  Arcivefcovo  fece  privare  il  Mo* 
naco  della  Cattedra  ,  e  pofcia  nel  dì  ?. 3.  di  Settem- 
bre proibì  il  parlare  e  lo  fcrivere  da  lì  innanzi  fo- 
pra  le  pafTate  controverfie  \  ordinando  in  oltre, 
che  ognuno  intorno  al  punto  dell' Invocazione  de 
i  Santi  fi  doveffe  uniformare  alla  dottrina  del  fa- 
crofanto  Concilio  di  Trento  .  Quefio  Decreto  fu  poi 
cagione  ,  che  fi  differiffe  dal  Sig.  Giam-Batijìa 
Gafperi ,  Storiografo  di  quel  Prelato  ,  fino  all'An- 
no fuffeguente  1741.13  pubblicazione  di  un'Ope- 
retta da  lui  compofia  per  confutar  tutte  le  calun- 
nie fparfe  in  Salisburgo  ,  e  divulgate  pofcia  per 
quafi  rutta  la  Germania  contro  la  detta  Adunan- 
za ;  e  infìeme  la  Predica  del  Vicecancellicre  di 
quella  Univerluà .  Ufci  quello  Opufcolo  colla  da- 
ta di  Colonia  e  col  feguente  titolo  :  AAEi;^I- 
^AIMONOS  *rA'  ParvIAlOT  Findic/a  ad- 
verfus  Sycopkantas  ]uvi2vìenfcs .  Quivi  fi  dà  con- 
to di  tutte  le  fcenc  occorfe  in  Salisburgo  ,  fenza 
nominare  però  col  loro  nome  quel  che  vi  ebbe- 
ro parte  ^  fi  efamina  la  Predica  fuddetta  \  e  fi  pro- 
duce un  lungo  Catalogo  di  Teologi  di  tutte  le  Na^ 
zioni ,  che  hanno  negata  la  necefQià  dell'  Invo- 
cazione de'  Santi  .  Elfendo  poi  feguita  nel  mefe 
di  Giugno  dello  fieffo  Anno  la  vifita  delle  Scuole 
di  Salisburgo  ,  fu  ordinata  da  quell' Arcivefcovo  la 
Riforma  de  gli  fiudj  ;  e  in  tal  occafione  furono 
rimoffi  il  Rettore  ed  il  Vicecancelliere  dell'  Uni- 
verfita ,  con  follituirne  altri  di  miglior  gufto  nel- 
le Scienze.  Nel  riaprirfi  pofcia  1'  Autunno  fuffe- 
guente  quelle  Scuole,  fuefeguita  efia  riforma  tan- 
to per  la  Filofofia  ,  che  per  la  Teologia  ;   e  lo 

flef. 


i26       Vita  di  Lodovico 

ùefCo  è  feguito  in  appreffo  per  1'  altre  Scienze  :  di 
maniera  che  molto  più  commendabile  e  celebre 
è  divenuta  quella  Univerfità  .  E  tale  fu  il  fine, 
che  ebbero  i  tanti  fchiama77Ì  fatti  colà  contro  il 
nome  e  la  dottrina  del  Muratori. 

§.    VII. 

dontroverfia  avuta  dal  Muratori  col  Cardinale  Art" 
gelo  Maria  Quermì  Vefcovo  di  Brejcia  . 

PER  facilitare  a  i  Vefcovì  d' Italia  il  riformar 
le  troppe  Fefte  di  precetto,  non  poco  pregiu- 
diziali ai  poveri  Operai  e  Contadini,  pubblicò  il 
SS.  Pontefice  oggidì  felicemente  regnante  Benedet- 
to XIV.  una  dottifiTima  &  eruditiflìma  Scrittura 
neir  Anno  1742.  e  fi  degnò  di  voler  intendere  fo- 
pra  quetto  punto  anche  il  fentimento  del  Murato- 
ri,  il  quale  fotto  il  dì  4.  del  mefe  diGennajodel 
1745.  fiefe  in  un  foglio  i  motivi,  per  cui  gli  pa- 
reva neceflTaria  la  diminuzion  d'  effe  Fede  ,  con 
inviarlo  al  P.  D.  Fortunato  Tamburini  ,  Abate 
allora  di  San  Paolo  di  Roma  ,  ed  al  predente  Por- 
porato degni/Timo  di  Santa  Chiefa,  da  prefentarc 
alla  Santità  fua,  che  ne  dimoftrò  un  pieno  gradi- 
mento ,  ficcorae  apparirà  nel  Capitolo  ultimo  di 
quefia  Vita . 

I)  primo  in  Italia  a  far  prova  della  benigniffi- 
ma  difpofizion  del  Pontefice  di  minorar  le  troppe 
Fefle  di  precetto,  e  ad  ottenere  l'Indulto  per  la 
riduzione  del  loro  numero  ,  fuMonfig.  Aleffandro 
Borgia  Arcivcfcovo  di  Fermo  unitamente  a'SufFra- 
ganei  fuoi .  Con  Tua  Paftorale  partecipò  quel  Pre- 
lato al  fuo  Popolo  r  impetrazion  d'  una  tal  grazia 
fui  principio  di  Settembre  deli'  Anno  174Ó..  ed  aven* 

done 


Antonio  Muratori;      187 

done  fatta  prefentar  copia  all' Eminentifs.  Querl- 
ni  nell'atto  che  quelli  itava  ptr  partir  da  R*.  ma , 
non  fusi  tdlto  giunto  quello  lorporato  à  Brctcìa  , 
che  flampò una  Lettera,  diretta  ad  dloArcivelco- 
vo  ,  in  cui  biafitliava  quella  fua  rifolu^ione  d'aver 
proccuraro  1'  Indulto  fuddetto ,  e  confutava  i  mo- 
tivi da  lui  addotti  in  elfa  Paftorale  .  Rilpofe  in 
termini  affai  forti  alla  Lettera  del  Cardinale  il  Pre- 
lato di  Fermo  ;  ed  ufcirono  dipoi. tanto  da  una 
parte  che  dall'  altra  varie  Lettere  fopra  il  medefi- 
mo  argomento  . 

Per  un'atto  di  fua  generofitk  era  folito  1' Emi- 
nenti'.s.  Querini  di  regalare  al  Muratori  tutto  ciò 
eh' egli  dava  allellampe,  a  motivo  anche  d'inten- 
derne il  fuo  giudizio.  Gli  trasmife  eziandio  le  fue 
Lettere  contra  l'Arcivefcovo  di  Fermo;  e  il  no- 
{Iro  Propofto ,  dopo  d'  aver  ietta  la  prima ,  colla 
folita  fua  ingenuità  rifpofe  al  Cardinale,  che  gli 
difpiaceva  ,  che  1'  E.  S.  lo  troverebbe  di  fentimen- 
to  contrario  in  un'Operetta,  (  della  Regolata  Di- 
vozione )  da  lui  comporta  alcuni  anni  prima  ,  la 
qua'e  fi  (lava  attualmente  {Rampando .  Non  piac- 
que quella  rifpolla  al  Porporato  diBrefcia,  e  nel 
rimettergli  fotto  il  dì  5.  del  1747.  un  altro  Efem- 
plare  d' elfa  Lettera  cosigli  fcrilTe:  "  Nell'iftelfo 
5,  pachetto  troverà  1'  intero  Efemplare  della  mia 
5,  fcritta  a  Monfig.  Arcivefcovo  di  Fermo ,  e  la- 
„  fcierò  che  da  eflo  il  Sig.  Ab.  mio  ilimatiflìmo 
5,  prenda  nuovo  motivo  di  fpiegar  meglio  i  fuoi 
5,  lentimenti  fopra  il  tema  della  medefima  ,  vo- 
„  glio  dire  ,  meglio  sfogarfi  contro  1'  opinione , 
„  che  a  lui  niente  piace.  Lo  faccia  pure  con  pie- 
„  nilTima  libertà  ,  mentre  io  non  farò  per  aver- 
„  mene  punto  a  male."  Qiianto  rellalfe  forprefo 
perv  una  tale  rifpofta  il  Muratori ,  lo  potrà  ognu^. 

no 


i83        ViT  A  DI  Lodo  VI  co 

no  argomentare  da  quanto  fono  ora  per  racconta- 
re .  Aveva  egli  con  fue  Lettere  ne'  primi  raefi  dell* 
Anno  1742.  fatta  premura  all' Eminenti  [Timo  Que- 
lini ,  perchè  trovandoli  in  Roma  aveflle  la  bontà 
di  dar  qualche  impulfo  alla  benigniifmia  difpofizio- 
ne,  in  cui  era  Benedetto  XIV.  di  sminuire  il  nu- 
mero delle  Fefte  di  precetto  in  follievo  de'  Poveri  ; 
e  r  E.  S.  gli  avea  in  quella  guifa  refcritto  da  Erc- 
fcia  fotto  il  dì  22.  di  Marzo  :  "  Benché  io  non 
„  abbia  fcrittà  veruna  Lettera  a  V."  S.  Illuflrifri- 
„  ma  da  Roma ,  non  ho  però  lafclato  di  far  ufo 
„  delle  due  ,  quali  dalla  fua  gentilezza  mi  fono 
5,  (tate  dirette  a  quella  parte  .  Le  ho  dunque  fat- 
3,  te  vedere  a  N.  S.  e  fono  fervite  a  portare  il 
„  difcorfo  fopra  la  nccefiìtà  tanto  nelle  medefime 
,,  inculcata  di  rellringere  il  numero  delle  Fefte . 
„  Ho  riconofciuto  S.S.  ferma  nel  propofito  di  ap- 
3,  plicarvi  ben  prefto  qualche  rimedio  ,  e  mi  è 
3,  parfa  inclinare  a  fare  dal  bel  principio  un  re- 
3,  golamento  per  la  fola  Metropoli  di  Bologna . 
5,  Vorrei  che  V.  S.  IlludrifìTima  mi  apriffe  fopra 
3,  tal  materia  maggiormente  il  luo  ientimento  , 
5,  mentre  io  fìirci  a!  cafo  di  far  trapalfare  alla  no- 
3,  tizia  di  N.  S.  i  fuoi  lumi  ,  con  ficurezza  che 
3,  farebbono  graditi.  "Gli  aveva  in  oltre  fcrirto 
quel  Porporato  adì  9.  d' Agofto  dello  fielToAnno 
in  quelli  termini  :  *'  Vorrei  poi  che  V.  S.  Illu- 
5,  (ìriflìma  prevenifTe  dette  mie  moffe  per  Roma 
3,  con  l'onore  di  qualche  fuo  comando  ,  e  di  più 
3,  con  additarmi  qualche  fuo  fentimento,  che' ere- 
3,  da  degno  d'  effere  raffegnato  a  S.  S.  fopra  le 
3,  materie  correnti  ,  e  fpecialmejite  fopra  la  Co- 
3,  munione ,  che  ha  fatto  infoigere  in  Crema  la 
„  gran  Qcieftione  ,  giacché  N.  S.  nella  fua  di  que* 
„  ito  ordinario  mi  avvila  di  voler  formare  fopra 

o  la 


Antonio  MuR  ATORT.      iSc? 

),  la  medefima  un'  Iftruzione  generale  ,  e  foggiun- 
5,  gendo  con  iomma  clemen7a  di  voler  attcnde- 
5j_ie  il  mio  arrivo  in  Roma  per  (entirne  prima 
„  il  mio  parere  .  Anche  (opra  la  materia  delle 
„  Fette  di  precetto,  che  fi  divifa  di  rellringere  , 
,,  e  fopra  altra  che  fembri  a  lei  di  maggior  im- 
„  portanza  ,  la  prego  farmi  fapere  ,  ma  diftefa- 
5,  mente  ,  come  fi  penfi  dal  Ilio  zelo  grande  ed 
„  uguale  erudizione  ,  promettendole  io  di  fare 
„  aliai  buon  u(o  con  N.  S.  de'  lumi ,  quali  fi  de- 
„  genera  (ollecitamente  avanzarmi  &c. 

Rifpole  il  Muratori  a  quefia  Lettera  nel  dì  15. 
dello  fielTo  mefe  d' Agofto ,  e  dopo  di  aver  parla- 
to della  Comunione  del  popolo  nella  Mefia,  ch'era 
il  primo  punto  propodugli  dall'  Eminentifs.  QLie- 
rini  ,  palsò  ad  elporre  i  motivi  ,  per  cui  gli  pare- 
va nece/faria  la  Riduzion  delle  troppe  Fefie  di  pre- 
cetto .  Perciò  ,  ficcome  non  poteva  quel  Porpora- 
to ignorar  qua!  fofle  la  mente  del  nollro  Propofto 
intorno  a  queifo  propofito  ,  così  non  potè  qucfti 
far  di  meno  di  non  rettare  forprefo  nel  vederli 
rilpondere  in  quella  guifa  fotto  il  dì  5.  dell'Anno 
1747.  mentre  non  fi  iarebbe  mai  figurato  di  tro- 
var elio  Eminentifiimo  mutato  di  fentimento,  ne 
che  dovelie  diipiacergli ,  eh'  egli  avelie  elpofto  in 
una  fua  Opera  le  ragioni  medefimc  tanto  tempo 
prima  comunicategli.  Ma  appena  fu  ufcito  alla  lu- 
ce nello  ftello  Anno  1747.  ''  Trattato  del  Murato- 
ri lopra  la  Regolata  Divozione  ,  che  tofio  fi  vide 
lìampata  una  Lettera  dell'  Emminentifs.  di  Brefcia  , 
diretta  all'  Abate  di  Difentis  ,  in  cui  veniva  im- 
pugnato ,  quanto  avea  Icritto  il  nofiro  Propolio 
nel  Gap.  XXL  di  quell'Operetta  per  fofienere  la 
fanta  ni*,  luzione  del  regnante  faggio  Pontefice  in- 
torno alla  diminuzion  delle  FeQe. 

Sic- 


ìgo       Vita   di  Lodovico 

Siccome  poi  non  erafi  per  altro  motivo  mofìfd 
il  Muratori  a  fcrivere  quella  Lettera  al  Pontefice 
nel  principio  del  1743.  e  le  altre  poco  anzi  allo 
fìeffo  Eminentilfìrao  Querini ,  ed  a  ilendere  il  fud- 
detto  Capitolo  ^  che  per  puro  amore  verfo  i  Po- 
veri )  le  cui  querele  e  lamenti  aveva  mokilTime 
volte  uditi  ,    mafTime  ne  i  diciafette  anni  ,    che 
avea  amminiflrata  la  Tua  Parrocchia  :  così  veden- 
do,  che  quel  Porporato  tentava  colla  Lettera  men- 
tovata qui  fopra  d' impedire  ad  elfi  Poveri  il  con- 
feguimento  di  un  fimile  benefizio ,  fi  vide  forza- 
to a  difendere  colla  Rifpofta  là  loro  caufa  *  L' in- 
titolò   egli  Difefa  dì    quanto  ha  fcritto  Lamindo 
Pritanio  in  favore   della  Diminuzion  delle  troppe 
Fejìe  ;  e  fu  itampata  nell'  x'\nno  fuffeguente  1748* 
in  Lucca  entro  la  Raccolta  di  Scritture  concernenti 
la  Diminuzion  delle  FeJle  di  Precetto  .  A  tutta  pri- 
ìra  parve  ,    che  il  Card.  Qi-ierini    non  fi  fentifle 
voglia  di  replicare  alle  ragioni  del  Pritanio  ;  ma 
pofcia  fi  cangiò  di  fentimento  ^  e  ficfe  una  ìnn- 
^2.  Lettera  in  data  del  dì  14.  d' A  godo  dello  fteffo 
Anno,  indirizzandola  a  i  Veicovi  d'Italia  col  fe- 
guente  titolo  :    la  Moltiplicità  de''  giorni  Fe/tivi , 
che  oggidì  fi  ofJerva?io  di  Precetto  ,  autorizzata  da 
tutti  i  Sommi  Pontefici  da  ducento  e  ve?iticinque 
anni  in  qua  ^  cioè  da  Clemente  VIL  a  Benedet- 
to XIV.  0  con  Decreti  da  loro  pubblicati  ,    0  con 
ìa  pratica    in  efecuzio7ic  de  i  mede/imi  mantenu- 
ta ,  0  finalmente  cogl'  Indulti  concejji  in  quejìi  ul- 
timi tempi . 

Né  men  quefla  volta  credette  il  Muratori  di 
dover  tacere  ,  e  tanto  più  perchè  fi  vedeva  at- 
taccato fui  vivo  da  queir  EmineniifTimo ,  il  qua- 
le pretendeva,  che  il  punto,  di  cui  fi  trattava, 
fpettaffc  al  Dogma,  e  non  già  alla  Difciplina  della 

Ghie- 


Antonio  MuR  ATORr.      191 

Chiefa  ,  con  quelle  confeguenze  ,  che  rilevar  G 
pofTono  dalla  citata  Lettera  »  Perciò  trovandofi  nell' 
Ottobre  di  effo  Anno  alla  villeggiatura  di  Fiorano 
preflb  il  Marchefe  Luigi  Coccapani,  fece  una  foda 
e  forte  Rifpojìa  a  quel  Porporato  >  con  premetter* 
Je  una  Supplica  a  nome  de  gli  ftcflì  Poveri  a  t 
Vefcovi  pure  d'Italia.  Fatta  che  ne  fu  la  Copia  ^ 
ebbe  la  delicatezza  il  nollro  Propello  di  volerla 
fpedire  a  Roma  per  farla  efaminare  da  perfonedi 
gran  fenno  e  dottrina  ,  prima  di  pubblicarla  col- 
le ftampe  :  il  che  fu  poi  cagione  ,  che  reftaffe 
inedita.  Imperciocché  ,  avendo  faggiamente  pen- 
fato  il  fommo  Pontefice  Benedetto  XIV  ,  che 
non  cohveniva  lafciar  correre  di  vantaggio  quefta 
contefa ,  con  Tuo  Decreto  del  dì  44.  di  Novembre 
dell'Anno  fuddetto  1748.  impofe  il  filenzio  tanta 
air  una  che  all'  altra  parte  fotto  le  più  rigorofe 
pene  Ecclefìartiche  )  con  dichiarare  però  fra  l'altre 
cofe  5  che  il  punto  controverfo  non  ifpettava  al 
Dogma,  ma  sì  bene  alla  Difciplina  Ecclefiartica  * 
Non  ha  però  il  Pontificio  Decreto  impedito ,  che 
altri  Vefcovi  chieggano  appreflo  l'Indulto  per  ieffa 
Diminuzione  ,  né  trattenuto  il  Santo  Padre  dal 
concedere  loro  una  tal  grazia;  mentre  fotto  il  dì 
12.  del  fuifeguente  Dicembre  l'ottennero  gli  Af- 
civefcovi  e  Vefcovi  delle  dueSicilie;  nel  dì  19.  dì 
Giugno  dell'Anno  1749. quei  della  Tofcana;  pò- 
fcià  ,1'  Eminenti fiìmo  di  Trojcr  Vefcovo  d' Olmutz 
in  Moravia;  nel  1754.  tutti  gli  Arci  ve.icovi  e  Ve- 
fcovi degli  Stati  Auftriaci  ;  e  finalmente  nel  1755- 
tutti  i  Vefcovi  ed  Ordmarj  ,  che  hanno  giurisdi- 
zione Ecclefiaftica  ne  gli  Stati  del  Duca  di  Mode- 
na .  Dal  che  fi  può ,  lenza  pericolo  d' ingannarfi  j 
inferire ,  che  le  ragioni  addotte  dal  Muratori  fìe- 
tio  fiate  riconofciute  di  buona  lega  ,   e  che  foflc 


192       Vita  DI  Lodovico 

veramente    nece/fario    per  follievo  de'  Poveri  re- 
fìringere  il  numero  delle  tante  Fefte  di  Precetto  . 
Tentò  dipoi  1'  EminentifFimo  Vefcovo  di  Rre- 
fcia  di  far  proibire  la  Scrittura  fìampata  dal  Mu- 
ratori nel  fuddetto  propofito  per  certa  propofizio- 
ne ,  eh'  egli  pretendeva  di  aver  in  effa  rilevato  ; 
e  non  effendogli  riufcito,  rivolfe  l'animo  fuoge- 
nerofo    a  riftabilire  con  effo  lui  la   primiera  cor- 
rifpondenza,  e  a  tal  effetto  impegnò  il  P.D.Fran- 
cefco  Rota  Abate  Benedettino    in  S.  Niccolò  del 
Lido  di  Venezia ,  il  quale  con  ^ua  Lettera  de!  dì 
21.  di  Dicembre  dell'  Anno  1748.  (  Append.  Num. 
XXL)  fecelapere  al  Muratori  le  premure  di  S.  E. 
accompagnate    dalle  lue    per  una  tale    riconcilia- 
zione ;  e  il  noftro  Proporto  non  efitò  a  darle  il 
fuo  affenfo  nella  Rifpolla  che  fece  alla  Lettera  di 
quel   P.  Abate  fotto  il  dì    27.  dello  fleffo  Mefe  . 
(  Append.  Num.  XXIL  )   Ciò  intefo  dall'  Eminen- 
ti (Timo  j^<  e  rm/ ,   non  mancò  di  dar  fubito  al  Mu- 
ratori i  più  dipinti  contralfegni  del  fuo  gradimen- 
to con  una  gentililfima  Lettera  (Append.  Num. 
XXIIL)  cui  erano  unite  varie  delle  Tue  (ìampe  ; 
e  il  noftro  Propofto  corrifpnfe  anch' egli  con  una 
rifpofta  ripiena  di  fomma  ftima  e  venerazione  ver- 
fo  quel  Porporato  ;  ma  non  avendone  egli  tenuta 
Copia ,  non  poffo  comunicarla  al  Pubblico .  Non 
mancò  dipoi  quel  gran  Cardinale  di  dare  al  Mu- 
ratori,  finché  vifTe,  molte  altre  dimotìrazioni  di 
fua  grande  bontà  ,  né  ha  tralafciato  di  onorarne 
anche  dopo  la  morte  di  lui  la  memoria .  Imper- 
ciocché in  una  fuaPaftorale,  pubblicata  nell' An- 
no 1751.  in  cui  parla  dello  (tudio  che  faceva,  e 
del  metodo   da  lui  tenuto  per  illuminar  e  guada- 
gnare que' Membri  ,  che  feparati  fono  dalla  Chie- 
ia  Cattolica  ,    «ella   leguente  forma    fi  eFpreffe  : 

"  Qiic^ 


A  NTO  NIO    MUR  A  TO  R  r.         I95 

„  Quefto  metodo  da  noi  prefcelto  per  combatte- 
„  re  i  Novatori  ,  ha  avuto  fra  gli  altri  faggi  e 
„  dotti  uomini  per  approvatore  1' Abate  Murato- 
„  ri  ,  teftimonio  da  riguardarfi  per  autorevoliffi- 
„  mo  ,  dopo  eflere  (lato  quel  grande  uomo  ono- 
„  rato  dal  Regnante  Pontefice  di  una  fua  Lettera, 
„  che  apparifce  ftampata  nel  Voi.  IL  della i'^or/W 
„  Letteraria  d'Italia  Lib.  IIL  Cap.  V.  con  que- 
„  Ile  parole  :  Effendo  notoria  la  Jìima  che  mdri- 
„  tamente  col  rimanente  del  Mondo  facciamo  del 
„  di  lei  valore  &c.  Le  varie  Lettere  fcritte  a  noi 
„  dall'  ilkiio  Abate  ne  gli  ultimi  mefi  di  fua  vi- 
,j  ta  su  quelV  argomento  non  vi  hanno  da  effer 
„  incognite  ,  mentre  le  abbiamo  fatte  leggere  a 
j,  più  perfone  qui  a  Brefcia  ;  anzi  Tappiate  averne 
5,  noi  anche  mandate  a  Roma  le  copie ,  a  cagio- 
„  ne  che  in  effe  commendandofi  la  nolìra  impre- 
„  fa,  in  oltre  efficacemente  fi  efprime  il  merito, 
j,  che  ha  la  medefima  di  effer  fecondata  dalla  Se- 
„  de  Apoftolica.  Giacché  poi  ci  è  venuta  occa- 
5,  fione  di  far  qui  menzione  di  (\\yc\X  Ì7ìfigne  Sog- 
„  getto  e  delle  lue  Lettere ,  vi  aggiungeremo  ,  che 
„  a  Roma  pure  abbiamo  avuto  motivo  di  fir  cor- 
„  rere  altre  copie,  nelle  quali  efalta  l'utilità  del 
„  nolìro  Collegio  Ecclefiaftico  fopra  ogni  altra 
„  opera  ,  che  abbiamo  procurato  di  fare  in  be- 
„  nefizio  della  nortra  Diocefi .  "  Finquì  1'  Emi- 
nenti ffimo  Querini  ,  nella  cui  morte,  accaduta  nel 
dìo.  di  Gennaio  del  1755.  è  mancato  alla  Chiefa 
un  granVefcovo  e  un  dottiffimo  Cardinale. 


N  §.  VII!. 


t^4        Vita  di  Lodovico 

§:    V  1 1 1. 

D' altre  Critiche  fatte  ad  alcune  Opere  del  Mura- 
tori  in  materie  Teologiche  . 

Esfendo  fiato  ricercato  il  Muratori  del  fenti- 
mento  Tuo  intorno  alla  Differtazionedel  Pro- 
porto  Aleffandro  Mantegazzi  di  Piacenza  de  Jeju' 
nio  cum  efu  carnium  conjungendo ,  venuta  alla  lu- 
ce neil'  Anno  1736.  colle  ftampc  di  Parma  ,  per 
difendere  1'  obbligazion    del  Digiuno   importa  dal 
Vefcovo  di  Borgo  Sandonnino  a  i  fudditi  fuoi  nel 
participar  loro  l' Indulto  A  pofìolico  di  poter  nella 
Quarefìma  di  quell'  Anno  mangiar  carne  in  alcu- 
ni giorni  fra  la  fettimana  :  fcrifle  egli  una  Lette- 
ra latina  ad  effo  Propofto  ,  in  cui  dimoftrava  ,  che 
il  Prelato  fuddetto  ,    attefo  1'  elTere  ftata  rimefTa 
dal  Pontefice  alfuo  arbitrio  e  cofcienza  laDifpen- 
fa  fuddetta  ,  avea  potuto  prefcriver  loro  T  obbli- 
gazion del  Digiuno  anche  ne'  giorni  fra  la  fetti- 
mana ,  in  cui  fi  cibavano  di  carni  .  Nel  pubbli- 
car pofcia  che  fece  il  Mantegazzi  V  Anno  I737« 
la  fuaRifpofta  a  certa  Diatriba  dianzi  ufcita  fot- 
to  il  nome  òà  Dottor  Pietro  Capelloti ,  nella  qua- 
le veniva  impugnata  la  fua  DifTertazione  di  fopra 
indicata;  le  premife  il  Voto  ofìa  Lettera  del  Mu- 
ratori con  intitolar  la  Rifpofta  medefìma  Giudizio 
del  dotti  (fimo  Signor  Dottore  e  Propojìo  Lodovico 
Antonio  Muratori  intorno  alla  Differtazioue  latina 
dejejunio  cum  efu  Carnium  conjungendo,  del  Si- 
gnor Dottore  in  f aera  Teologia  &c.  Aleflandr®  Man- 
tegazzi ,  efibito  in  una  Lettera  al  Signor  D.  Bario- 
ìomeoCaizìì  Arciprete  di  Stadera  ,  in  rifpojìa  alla 
Diatriba  del  Dottor  Pietro  Capellotti .  Avea  bensì 
,  l  il 


Antoni  o  MuR  AtoR  t .      293 

il  Muratori  accordata  al  Propofto  Mantegazzi  la 
pcrmiirion  di  pubblicare  il  fuo  Voto  ,  fé  glie  ne 
fofle  venuto  il  bi fogno  ;  ma  non  avea  mai  inte- 
fo  di  fare  la  prima  figura  nella,  controverfia  pre- 
fente  ,  liccome  portava  il  Frontispizio  poc'anzi  ri- 
ferito; quindi  non  potè  far  di  meno  di  non  que- 
relarfene  con  eflb  Propofto  .  EHendo  dipoi  cora- 
parfa  alla  luce  nell'Anno  17^9.  una  DiJJertazione 
Teologica-Morale-Critica  contro  la  Lettera  Apologe- 
tica luddetta ,  (ì  vide  premeffa  alla  raedefiraa  an- 
che la  Rifpojla  fatta  al  Voto  del  Muratori  dall'Au- 
tore Anonimo  di  quella  Operetta  ,  che  fi  feppe  poi 
edere  (lato  il  P.  Ercole  Monti  Gefuita  Modenefe  , 
e  Lettore  di  Moraic  Teologia  nella  Univerfità  di 
Parma  :  che  che  ne  dica  in  contrario  lo  Storico 
Letterario  *  E  sì  ripiena  quella  Cenfura  d'  efprel- 
fioni  di  poca  filma  verfo  la  perfona  e  faperc  del 
noftro  Propollo ,  che  non  potè  trattenerfi  il  cele- 
bre V. Daniello  Concìna  dell'Ordine  de' Predicato- 
ri ,  dall' intraprenderne  la  difefa  nel  Gap.  IL  della 
Qmrefima  Appellante ,  e  polcia  nella  Difjertazio- 
ne  Apologetica  ,  la  qual  fi  legge  in  fine  del  To- 
mo IL  della  fua  Stor/a  del  Probabilismo  .  Ha  qu£- 
fìo  dotto  Religiofo  in  amendue  i  luoghi  confuta- 
te vigorofamente  le  oppofizioni  del  P.  Critico  ; 
ma  non  avendolo  abbaftanza  illuminato  fopra  di 
un  punto ,  fia  permeflo  a  me  di  fupplire  a  quan- 
to egli  ha  tralafciato  di  fare ,  forfè  perchè  ha  cre- 
duto non  effere  neceffario . 

Avea  fcritto  il  Muratori  nel  fuo  Voto  t  Vide 
Philonem  Heèraum  ,  ^ui  in  rigidis  fuce  gentis  Je- 
juniis  ,  usque  ad  notìem  produtlis  ,  mhil  aliud 
agmfcit ,  nifi  Ab/ìineniiam  a  Poculentis  &  EfcU' 
lentif  :  ecco  ciò  che  gli  rifponde  il  P.  Teologo 
della  Compagnia  di  Gesù:  "  Certamente  non  ri* 
N     2  ,^  tro* 


ic)6       Vita   di  Lodovico 

trovo  ciò  fcrltto  in  Filone  Ebreo  da  voi  riferi- 
to ,  onde  cor\vien  dire,  che  voi  abbiate  citata 
quelìa  autorità  ,  non  per  far  conufcere  la  vo- 
llra  Erudizione. ,  ma  per  far  a  tutti  fapere  (il 
che  niente  importa)  che  voi  abbiate  letto  un' 
Autore  sì  antico  .  "  Ma  fé  quello  Cenfore  ,  av- 
vezzo folo  a  maneggiare  Libri  di  Teologia  Mora- 
le ,  fi  fofl'e  data  la  pena  di  cercar  (olamente  nell' 
Indice  dell'Opere  di  Filone  dell' Edizione  fatta  in 
Francfort  nell'  Anno  i6gi.  alla  p^.rola  jcjunium 
fui  e  rane  ^  avrebbe  trovato,  che  quefto  Scrittore  E- 
breo  alla  pag.  ii  94.  così  parla:  Ncun  qui  drdicit 
ab  Efculentis  &  Poculcntis  Abjiinere  ,  qua  adeo 
funt  Necejjaria  ,  ecqux  fupervacaneorum  non  de/pi- 
ecret  ?  E  tanto  batli  . 

In  Portogallo  un  gran  rumore  fece  nell'  Anno 
1745.  la  ^^'•^  fparfa  ,  che  alcuni  piiffimi  Religiofi 
interrogaffero  i  Penitenti  del  Complice  ,  e  negafle- 
ro  anche  loro  T  aiToluzione,  fé  noi  manifeitava- 
no  \  e  pcfcia  fi  valefiero  di  tal  notizia  apprefTo 
il  Re  per  far  gaftigare  altri  Religiofì  mal  dilcipli- 
nati  ,  e  perfone  fcandalofe  .  Gli  Eminentiffimi 
^/w67i^f?  Patriarca  di  Lisbona  5  e  daCugna  Inqui- 
fitor  Generale  in  quel  Regno ,  mofiì  dal  loro  ze- 
lo ,  pubblicarono  Editti  contra  di  quella  abbomi- 
nevol  pratica  ;  e  il  fecondo  obbligò  ancora  i  Pe- 
nitenti a  denunziar  da  lì  innanzi  aW  hiquifizione 
chiunque  de'  Confeffori  ,  che  ciò  ardifle  di  fare , 
o  ricercafle  circojìanze  improprie  nella  Confefiìo- 
ne .  S'  allarmarono  perciò  gli  altri  Arcivefcovi  e 
Vefcovi  di  quel  Regno  ,  pretendendo  fìnta  e  falfa 
quella  voce,  sì  ingiuriofa  all'uno  e  all' ahro  Cle- 
ro ;  fprez7ata  e  lefa  la  loro  autorità  ;  e  indebito 
ed  infoffribile  1'  obbligo  impofto  della  Denunzia 
fuddctta.  Il  Sommo  Pcntefite  Benedetto  XIV.  de- 
ci fé 


A  NT  O  NIO   MUR  A  TO  R  r .         \()y 

clfe  con  due  fue  Decrerali  a  favore  de'  Vefcovi  ^ 
ma  non  celsò  per  quello  1'  incendio  iafcitato  in 
quelle  pam.  Fu  pregato  il  Muratori  d'innpiegare 
la  fua  penna  per  iottener  le  ragioni  di  eflì  Prela- 
ti ,  però  su  quello  argomento  itele  una  Diflert;i- 
zione  intitolata:  Lujitarìx  EcclcJiiC  Rcligìo  in  ad-- 
minijirando  Focnhcyitix  Sacramento  &c.  dove  fece 
conolcere  quanto  giuda  e  iaggia  foflè  la  Coltitu- 
zion  l^oniitìcia  \  ed  elfa  vide  la  luce  nelT  Anno 
1747.  per  mezzo  delie  Itamipe  di  Modena . 

Allorché  giunfe  in  Portogallo  quella  Operetta  , 
ne  fu  creduto  autore  il  Cavalier  Luigi  Antonio 
Verncjo  Arcidiacono  d'  Evora ,  dimorante  in  Ro- 
ma, Soggetto  aiTai  dotto,  e  di  buon  Gufto  nelle 
Scienze  fornito  ,  come  ne  fenno  teiìimonianza  i 
Libri  da  lui  pubblicati  \  tuttoché  portaife  in  fron- 
te li  nome  di  chi  V  avea  comporta  .  Si  fece  per- 
ciò un  grande  rtrepito  colà  contra  di  lui  ,  e  fu 
anche  iparfa  voce,  che  il  noitro  Propofto  fomma- 
mente  idegnato ,  perchè  quegli  fi  folle  coperto  col 
luo  nome  ,  Italfe  preparando  una  forte  Apologia 
per  levargli  la  maichcra  ;  e  tanto  andò  crclcen- 
do  quefta  voce ,  che  fi  teneva  per  certo ,  eh'  egli 
veramente  aveffe  comporta  quella  Differtazione  : 
quindi  non  raen  da  i  due  Cardinali ,  che  da  gli 
altri  Minirtri  di  quella  Inquifizione  fi  parlava  d'cììa 
Cavaliere  come  di  un  Eretico  .  Effendo  polcia 
ufcito  un  Libro  d'  un  dotto  Cappuccino  Anonimo 
col  titolo  :  de  Methodo  jìudendifmgults  dijcipimis 
ad  intelleSum  Lujìtanorum  accommodata  ,  nel  qua- 
le fi  fcoprivano  i  difetti  delle  Scuole  del  Portogal- 
lo, e  s'indicavano  i  mezzi  per  correggerli;  e  fa- 
pendofi  dall'  altra  parte  che  il  Vernejo  avea  prelb 
a  trattar  quefto  medefimo  argomento  ;  fu  a  lui 
pure  attribuito  il  Libro  del  Cappuccino  :    il  che 

N     ?  fer- 


J98        Vita  di  Lodovico  ' 

fervi  a  rendere  fempre  più  odiofo  in  quelle  partì 
il  fuo  nome . 

A  vvifato  il  Muratori  di  queda  perfecuzione  mof- 
fa  per  ragion  della  fua  Di(rertazione  al  Cavalier 
Vcrnejo  ,  gli  fcriffe  una  Lettera  fotto  il  dì  18.  del 
mefe  di  Marzo  del  1749.  in  cui  atteftava  di  effer 
egli  l'Autore  di  efia  DifTertazione ,  con  dargli  la 
facoltà  a  parte  di  farne  quell'  ufo  ,  che  più  gli 
piacefle  per  fua  giuftificazione .  Se  quel  Cavaliere 
ie  ne  valeffe  dipoi ,  non  mi  è  noto ,  e  per  que- 
llo fi  leggera  detta  Lettera  nell'Appendice  al  num. 
XXIV.  Poffo  bensì  aiTicurare  il  Pubblico,  ch'egli 
non  folo  non  fu  l'autore  di  quella  Di  ffertazione, 
ma  né  meno  ebbe  alcuna  parte  nel  far' accettare 
al  noftro  Propoflo  l'impegno  dicomporla,  e  fors' 
anche  non  arrivò  a  faperlo ,  fé  non  dopo  che  fu 
fatta  pubblica  colle  ilampe  ;  elfendo  fiata  data  al 
Muratori  la  commiffion  di  fcrivere  in  favor  de  i 
Vcfcovi  del  Portogallo  da  altra  perfona ,  nata  in 
Italia,  e  dimorante  affai  lungi  da  Roma. 

Altri  nondimeno  fra  i  Portoghefi  la  credettero 
beniffimo  lavoro  del  noiìro  Propoflo  ;  e  contra  di 
lui  era  già  ufcita  da'  torchi  di  Lisbona  nell'Anna 
precedente  1748.  l'Opera  del  Sìg.  Dionigi  Bernard 
d:s  de  Moraes  ,  da  noi  accennata  di  fopra  ,  nel 
dar  conto  de  i  Libri  fìampati  in  difefa  del  Voto 
Sanguinario  fotto  il  Num.  VIL  Queflo  fcritto ,  che 
fenza  dubbio  è  il  più  infame  ,  che  fia  mai  (lato 
pubblicato  contra  del  Muratori  ,  porta  il  titolo  fe- 
guente  :  Corufcationes  Dogmatica  univerfo  Orbi  feri- 
rà prò  vi'Ba  Sacramenti  Pcenitentia  adminifiratione 
refulgentes ,  in  varios  dijìributcc  Radios ,  quibus  no- 
xia  praxis  dctegendi  Complices  dejiruitur  ,  atque 
vnria  Propofitìones  tum  Marini  ,  tum  Muratorii  , 
thm  aliomm  dijfipantur  y   ed  è  divifo  in  vece  di 

Capi' 


Antonio  Muratori.      199 

Capitoli  e  Paragrafi,  in  tAntì  Raggi ,  Folgori ^  e 
pulmini ,  ma  che  non  danno  luce ,  e  fanno  men 
paura  ,  e  minor  colpo  di  quei  che  fi  rapprefen- 
tano  ne'  Teatri  ;  perchè  ufciti  e  maneggiati  da 
una  penna  troppo  debole,  e  quafi  direi  affatto  di- 
giuna nelle  materie  Teologiche  :  tuttoché  fia  d^ 
un  Profefìfore  di  facri  Canoni  nella  Univerfità  dj 
Conimbria .  Per  aver  campo  di  abbattere  il  no- 
flro  Proporto  fi  figura  quello  Scrittore,  eh' egli  ab- 
bia approvata  e  difefa  l' indegna  pratica  di  ricer- 
care il  nome  del  Complice  nella  Confeflione  ,  e 
centra  quefio  fantoccio  vibra  i  colpi  fuoi  più  fie- 
ri.  Ma  l'Operetta  del  Muratori  difende  da  kiìé- 
fa  il  fuo  Autore  ;  effendo  ivi  chiaramente  ed  ef- 
preflamente  riprovata  fimi  le  pratica  nel  pi:etèfo 
cafo  del  Portogallo  . 

.  Non  fu  veduto  dal  nofiro  Propofio  il  Libro  fud- 
detto  ,  per  effer  egli  pattato  a  miglior  vita ,  pri- 
ma che  ne  giugneffe»  a  Modena  ì'Efemplare  Spe- 
ditogli ;  ma  fé  1'  aveffe  ricevuto ,  e  foffe  campato 
tanto  tempo  da  potergli  rifpondere ,  non  1'  avreb- 
be fatto  certamente ,  perchè  1  Libri,  di  quefia  for- 
ta  non  meritano  un  tale  onore  .  Né  meno  però 
il  fuo  Autore  potè  aver  il  contento  di  vederlo  im- 
preffo ,  effendo  egli  pure  mancato  prima  eziandio 
che  folle  approvato  per  le  ftampe  ^  e  Dio  non  vo- 
glia ,  eh'  elfo  abbia  fervito  d'  ofiacolo  all'eterna 
di  lui  falute  ;  ficcorae  comporto  con  troppo  artio 
e  livore  contra  un  fuo  Fratello  in  Gesù  Crirto , 
e  pieno  zeppo  d'ingiurie,  calunnie,  contumelie, 
e  villanie .  Tralafcio  di  recarne  gli  efempli ,  per- 
chè queftiad  altro  non  fervircbbero  che  di  rim- 
provero a  i  Revifori ,  che  con  tanti  encomj  dell' 
Opera  e  del  fuo  Autore,  ne  hanno  fafta  l'appro- 
vazion  per  le  rtampe  j  mentre  dovea  rtar  loro  da- 

N    4  van- 


20O  VlTADlLoDOVICO 

vanti  a  gli  occhi  1'  Irruzione  a  i  pari  Ipro  data 
da  Clemente  Vili.  Tìt.  de  ConeEl.  Libr.  §.  2.  nella 
quale  fi  comanda  :  qu£  Fama  Proximorum  ,  & 
prccfevtim  Ecclcfiafìicorum  detrahunt ,  bonisque  mo- 
ribus  ,  &  Chrijìiana:  difciplina  funt  contraria  ,  eX' 
pungantur  j  ficcome  qucU'  altra  ordinazione  dello 
lìefTo  P.ontcfice  fatta  dipoi  con  quefte  parole  :  Di' 
Scria  tn  prajudicium  Fama  ^  &  exijìimattonisalio' 
rum  ,  repudicntur  j  per  non  approvare  quei  Li- 
bro.  Non  voglio  però  tralafciar  di  riferire  il  giu- 
dizio che  ne  ha  dato  il  dotto  P.  Andrea  Galland 
nella  Prefazione  al  Trattato  de  Ingeniorum  Modcra- 
tione  dell'  ultima  Edizion  di  Venezia ,  affinchè  i 
Lettori  reftino  meglio  informati  delle  pelfime  qua- 
lità di  quel  Libro,  e  del  fuo  Autore.  "  Ubique 
„  livorem  fpirat  (  così  egli  )  ubique  infcitiam 
„  fuam  prodit  :  adeo  dicacitatis  atque  ignorantise 
„  piena  funt  orpnia  .  At  ego  in  primis  invere- 
„  cundo  huic  homini  quarr>  maxime  indignor  , 
„  quod  in  vcnerandum  Muratori/  fapientiffimi  fe- 
,,  nis  caput  conviciorum  plauflra  impudentjflime 
„  jaciat .  Pergam  ,  fi  Icgi  quidpiam  nigriori  fti- 
„  io  exaratum  .  Meus  animus  fuit  ^  inquit  (pag. 
„  588.)  ncminem  offendere-,  folumque  Muratori© 
„  parccre  non  jiudui .  Hominis  os  !  Audiftin'  im- 
„  probum  petulansque  confilium  ?  Ecquis  porro 
j,  a^quo  animo  ferat  irta  effutire  audentem  ?  Ni- 
„  miiis  firn  ,  fi  quod  fentio  ,  pluribus  perfequi 
„  velim  .  Ergo  facefiat  a  me  iftiusmodi  Liber. 
„  Amariorem  enim  me  \tdi\Q  facit  :  ftomachor 
„  omnia  .  "  Non  fono  mancate  anche  nel  Porto- 
gallo perfone  dotte  e  fpregiudicate  ,  che  han  ri- 
provata la  maniera  indegna ,  tenuta  nello  fcrive- 
re  àia  Bernardes  .,  e  fatta  giufiizia  alle  ragioni  ad- 
dotte dal  Muratori  nella  fua  Diflertazionc  contro 

li 


Anto  Nio  M  uR  ATORi.      201 

il  pcfo  da  quel  Cardinal  Inquifitore  importo  a  i 
Penitenti  di  denunziare  i  ConfeflTori ,  ricercanti  il 
nome  del  Complice  nel  Tribunal  della  Penitenza 
(che  è  il  principal  oggetto  di  quella  Operetta  )  e 
in  difefa  delle  Decretali  Pontificie .  Ma  quefte  fon 
poche  in  numero,  rifpetto  alla  gran  turba  degli 
altri,  che  feguono  il  partito  contrario,  e  che  dal 
non  aver  veduto  fatta  rirpofta  a  quelP  ingiuriofo 
Scritto  ,  ne  inferifcono  la  bontà  e  folidità  delle 
ragioni  in  elfo  contenute  ;  e  perciò  continuano 
colà  le  cofe  lui  medefimo  piede  di  prima ,  fenza 
far  alcun  cafo  delle  faggie  Coftituzioni  del  Vica- 
rio di  Crifto . 

Una  Critica  d'  altra  forta  fu  fatta  al  Muratori 
neir  Anno  1750.  entro  un  Opufcola  fìampato  in 
Lucca  contro  il  Marchefe  Maffei  ,  e  intitolato: 
Difefa  delle  An'tmavverfion't  &c,  avendo  pretefo 
r  Anonimo  Autore  di  quefto  Scritto  ,  che  iPro/tr- 
^owe^z/'premefli  all' Opera  ài  Lefcio  Crondermo  ^  di 
cui  parlammo  nel  Cap.  III.  non  fieno  fiati  compo- 
rti dal  noftro  Propofto  ,  ma  si  bene  dallo  (ìeff^a 
Crondermo ,^  cioè  dal  V.  Ah,  Y>.Celfo  Cerri  de'Ca- 
nonici  Regolari  del  Salvatore  . 

Non  era  il  Muratori  di  quel  carattere,  che  fu  p- 
pone  quefto  Anonimo  ;  cioè  capace  di  farfi  bello 
delle  altrui  fatiche  ;  e  chiunque  avrà  lette  l'Ope- 
re di  lui  ,  ne  refterà  facilmente  perfuafo  ,  dall' 
aver  ofl'ervato ,  quanto  egli  fia  fiato  fempre  gra- 
to verfo  tutti  quei  ,  che  gli  hanno  comunicate 
notizie  ,  anche  le  più  minime,  o  fomminifirati 
Documenti  ed  Ifcrizioni;  con  darne  loro  il  me- 
rito delle  fcoperte  ,  delle  interpretazioni  ,  e  che 
so  io .  E  come  poi  crederlo  capace  di  attribuire 
que'  Prolegomeni  ,  fé  da  alcun  altro  foifero  fiati 
coaipofii  ?  Chi  aveva ,  com'  egli  ,  date  alla  luce 
*  tan- 


102      'Vita    di    Lodovico 

tante  Opere  infigni ,  non  avea  bifogno  ne  g!i  uf* 
timi  anni  di  fua  vita  di  TpacciarH  per  autore  d' una 
sì  picciola  cofa ,  quando  non  foflt"  ftata  veramen- 
te fua  .*  né  io  ptr  purgarlo  dalla  fuddetta  taccia 
avrò  da  durar  moka  fatica  ;  elfendo  in  mie  ma- 
r.ì  le  Leitere  dei  P.  Ab.  Cerri  fui  propofito  di  det- 
ta ftampa  ;  e  quefte  mi  lufingo,  che  debbano  ef- 
fere  ptù  chefufficienti  a  pienamente  giuftificarlo . 
Lo  avea  avvifato  il  nollro  Propofto  nel  Luglio 
dell' x^nno  1704.  che  (lava  fcrivendo  alcuni  Prole- 
gomeni da  premettere  all' Opera  di  lui,  e  del  Sig. 
Dìrois  contra  Gianfenio  ;  e  il  P.  Abate  gli  rifpofè 
fotto  il  dì  23.  dello  ftelTo  mefe  in  quelli  termini  : 
5,  Godo  che  ella  (tenda  Prolegomeni  al  mio  Li- 
5,  bro ,  e  mio  maggiore  compiacimento  farà  ,  fc 
.,,  avrò  la  fortuna  di  darli  un'occhiata."  Gli  fu- 
rono pofcia  trasmefTì  dal  Muratori  quefti  Prolego- 
meni j  ed  ecco  come  gli  refcri(ìe  il  P.  Cerri  nel 
dì  15.  del  fu(Teguente  Agoflo  :  "  Alli  2.  del  cor- 
,',  rente  mi  giunfe  V  umaniffìmo  foglio  di  V.  S. 
,,  IlludrifTima  ,  e  già  due  ore  avanti  Monfign. 
„  Borromeo  per  mezzo  di  un  fuo  Gentiluomo  mi 
„  aveva  mandato  //'  di  lei  Prolegomeni  .  Prima 
„  rifponderò  a  quello,  e  poi  diròqualche  cofa  di 
„  quelli  &c. 

■  „  Ora  v^engo  !Ì fuoi Prolegomeni.  Io  libo  let- 
j^  ti  e  riletti ,  n«n  dirò  con  ammirazione  ,  non 
,,  F.iungendomi  nuova  la  di  lei  Virtù ,  a  tutti  no- 
„  ta ,  ma  con  molto  mio  compiacimento  .  Non 
5,  dovrei  fé  non  lodare  la  pulitezza  del  dire,  l'ab- 
5,  bendante  Erudizione  ,  1'  amore  della  Verità  , 
„  della  pace ,  e  della  fincerità ,  1'  odio  della  bu- 
„  già,  d'ella  fraude,  dell'iracondia,  e  delle  ven- 
5,  dette  ,  che  in  quefia  fua  nobile  Compofizione 
5,  mirabilmente  fpiccano  j  ma  io  non  ho  cloquen- 

*  »  za 


Antonio  Muratori.     209 

„  za  badante  per  farlo  .  Solamente  in  conformi- 
„  tà  de'  fuoi  comandi  ,  .a  quali  debbo  ubbidire  , 
„  brevemente  noterò  alcune  poche  cofette ,  e  poi 
„  mi  tratterrò  alquanto  in  fignificarle  il  mio  fen- 
5,  timento  circa  alcuni  Giudizi  della  Chiefa,  ma- 
,,  teria  affai  importante  .    Il  tutto  farò  non  per 
„  cenfurare  \\  fuoi  Prolegomeni  ^  ma  femplicemen- 
5,  te  per  infinuarle    il  mio  parere.  "    Paffa    egli 
dipoi  a  far  alcune  critiche  oflervazionl  fopra  d  effì 
Prolegomeni ,  indi  così  conchiude  la  fua  Lettera  : 
"  Quetìo  è  quanto  m'  è  parfo  di  oflèrvare  per 
„  fervire  V.  S.  Illuflriffima  ,  e  mi  dichiaro  nuo- 
„  vamente  ,    che  //'  di  lei   Prolegomeni  mi  piac- 
„  ciono  affai  così  come  ffanno  ,  e  avrò  a  caro, 
„  che  così  fi  (tampino,  fommaroente  ringrazian- 
„  dola  di  tant'  incomqdo  ,   che  s'  è  compiaciuta 
„  prenderfi  per  me,  e  dell  onore  che  degna  far- 
„  mi    di  mettere    una  così  preziofa    corona  alla 
„  tefta  della  mia  Operetta.  Se  quanto  le  ho  det- 
„  tocon  tante  ciarle,  le  piace,  bene;  fé  vi  avef- 
„  fé  delle    difficultà  ,    abbia  pazienza    di  tenerle 
„  dentro  di  sé,  né  fi  prenda  la  briga  di  difputa- 
„  re  &c.  "  Non  ha  bifogno  una  sì  chiara  Lette- 
ra d'  alcun  comento  per  rendere  perfuafo  il  Pub- 
blico ,    che  a  torto  è  fiato  accufato  il  Muratori 
del  plagio  d'  effì  Prolegomeni  .  Chi  mi  trasmife 
la  notizia  della  fuddetta  Cenfura  ,  mi  avvisò  pu- 
re ,  che  nell'Appendice  di  quell'Operetta  1' Ano- 
oimo  Scrittore    avea  eziandio   prefo   di  mira    un 
paffo  del  nofiro  Propofio  nell'Opufcolo  delle  For- 
ze deW  Intendimento  umano  ,    pretendendo  ,   che 
contenga  dottrina  Teologica  poco  efatta .  Io  non 
ho  veduto  quella  Critica  ,  e  perciò  non  poffo  par- 
larne di  vantaggio.  So  bensì  ,  che  dal  Marchefe 
Maffei  è  fiato  difefo  il  nofiro  Propofio  nel  Libro 

in- 


204       Vita   di  Lodovico 

intitolato  :    Gianfenismo   nuovo  &c.  dalle  oppofi- 
zioni  di  quel  Cenfore  .  ' 

Dall'Anno  1747.  in  cui  fu  fttimpata  la i?e^o- 
lata  Divozione  del  Muratori ,  fino  all'  Anno  1750. 
pafìfeggiò  liberamente  il  campo  quefta  Operetta 
lenza  incontrarfi  in  verun  contradittore,  fé  fi  ec- 
cettua r  Eminentinimo  Querini  ,  di  cui  abbiara 
parlato  di  lopra  .  Wla.  all'  avvifo  ,  che  il  lue  Au- 
tore era  partito  dal  Mondo  ,  fu  tofto  pubblicato 
àa\  V.BefJcdctto  Piazza  GeiuìtASìrucuiAno  ,  e  Pre- 
fetto delle  Scuole  della  fua  Compagnia  in  Paler- 
mo,  uno  Scritto  di  tre  fogli,  che  por-tava  quello 
titolo  :  "  Idea ,  &  Synopfis  cujusdam  Operis  ,  fi 
5,  Superis  placet  ,  edendi  fub  hoc  titulo  :  Chri- 
5,  Jiianorum  in  SanBos ,  Santìorumquc  Reginam , 
5,  corumquc  Fcjìa  ^  Imagines  ^&  Reliquias  ^  com~ 
3,  munis  O'  propenfa  Devotio  a  prapojiera  Lamtn- 
5,  di  Pì'itanìi  Rtformationc  venerandi^  potijjimum 
-,  antiquitatis  monumentis  &  documcntis  vindica- 
5,  ta  jimul  &  illujirata .  "  Venne  poicia  alla  lu- 
ce neir  Anno  fulieguente  175 1.  colle  (lampe  di 
quella  Città  P  opera  quivi  indicata  ,  e  in  ella  fono 
prefi  di  mira  i  fette  ultimi  Capitoli  della  Aego/*- 
M  Divozione  ,  e  tutti  gli  sforzi  fi  fanno  per  far 
comparire  WPritanio  unGianfenifta ,  ed  un  Ereti- 
co :  taccia  la  più  ingiuriofa  ,  che  fi  poffa  dare  ad 
uno  Scrittore  Cattolico  ,  e  fpezialmente  a  chi  è 
infignito  deir  ordine  Sacerdotale,  com'era  il  Mu- 
ratori .  Avrà  ferie  creduto  quel  Padre  di  fanare 
quello  fuo  gravilfimo  errore  col  dichiararfi  nella 
Protelia  premeflà  alla  fua  Opera  in  quella  guifa: 
*'  Tefiatum  denique  facio,  me  nullam  ulli  Scri- 
j,  ptori  Catholico  cenfurnm  ,  aut  jledeco-rts  notam 
j,  inujìam  vells  .  Monita  tantum  ,  &  effata ,  cu- 
,t  juscumque  fint ,  qujeChri (liana;  pittati  diifenta- 

„  nea 


Antonio  Muratori.      205 

„  nea  vifa  funt ,  ob  commune  bonum  detegere  , 
„  &  caftigare  ,    in    animo  habui .  "  Ma    o  egli 
non  teneva  per  Cattolico  il   Pritanìo ,  o  sì  fatta 
proteica  a  nulla  ferve;  mentre  in  tutto  il   Tuo  Li- 
bro altro  non  fa  che  condurre  in  ifcena  Eretici , 
ed  applicare    a'  loro  pervertì  ientimenti  quei  del 
Muratori,  travolgendo  quefti ,  o  finiltramente  in- 
terpretandoli per  dar  loro  quel  fenfo ,  che  più  gli 
torna  m  acconcio .  Quando  fi  vogliano  interpre- 
tar a  rovefcio  ,  o  prendere  in  cattiva  parte  le  co- 
fe  ,  1]  fartbbono  dir  degli  fpropofiti  per  fino  a  i 
Santi  Padri  ,  come  per  l'appunto  coftumano  di  fa- 
re gli  Eretici  ;  e  niuna  cofa  ci  farà  ,  per  quanto 
feniaia  e  buona  che  fia ,  la  quale  non  foggiacela 
alle  dicerie  e  cenfure  degli  uomini,  folitj  di  ca- 
villare ,    e  farfi  di  tutto  un  fogaetto  di  rieri fione 
e  di  biiifimo  .  Che  di  quella  razza  di  Scrittori  fia 
il  Padre  Siracufano  ,  (e  ne  potrà  accertare  chiun- 
que fi  prenderà  la  peiia  di  leggere  quella  fua  Cen- 
lura  ,  e  di.  confrontarla  co'  fette  Capitoli  della  Re- 
golata Divozione  da  lui  impugnati  .   Imperciocché 
troverà ,  che  frequenti  fono  1  fofismi  ,  le  finirtre 
interpretazioni,  e  le  calunnie  i  che  fi  tirano  non 
rade  volte  confeguenie    affatto  contrarie   alle  pa- 
role   e  mente  del  Pritanio  ;    che  fé    ne  portano 
talvolta  tronchi  i  paifi  per  dar  ad  intendere  che 
abbia  detto  de  gli  fpropofiti  \  e  qualche  fiata  an- 
cora nel  trasportarli  in  Latino  fi  dà  loro  un  fen- 
fo affai  diverlo  da  quel  che  in  Italiano  fignifica- 
no.  Mi  difpenfo  dal  recare  di  tutto  ciò  gli  efem- 
pli  ,  perchè  cofa  troppo  lunga  farebbe  ,    e  multo 
pili  perchè  da  un  dottiffimo  Anonimo    è  Ifato  a 
quefto  ampiamente  fcddisfatto,  cerne  vedrem  più 
folto  ;  e  folamente  dirò ,  a  giudizio  di  un  gi'aO- 
de  ed  egualmente  dotto  Perfonaggio ,  che  fé  quel 

Pa- 


2o5      Vita  di  Lodovico 

Padre,  in  vece  di  riportar  tronchi ,  e  tradotti  ìù 
Latino  i  fentimenti  ÀdPritanio ,  aveflfe  riftampa- 
ti  entro  la  lua Critica  i  detti  fette  Capitoli,  tali 
quali  fi  leggono  nell'  Operetta  del  Muratori ,  avreb- 
be fatta  loro  la  più  bella  Apologia  ,  che  fi  po- 
telfe  defiderare  j  perchè  avrebbe  renduto  più  faci- 
le a  i  Lettori  il  rifcontro  d'  amendue  i  tefti  ,  e 
dato  loro  il  comodo  di  riconofcere  a  dirittura  l' in- 
fuflillenza  ed  ingiulVizia  delle  fue  cenfure . 

Nelle  Novelle   Lette^^rie  di  Venezia  dell'  An- 
no 1753.  "^^^  P3g'92.   efegg.  fu  pofcia  riferito  il 
Libro  del  P.  Piazza ,    ma  in  una  maniera  cotan- 
to ingiuriofa   alla  Pietà  e  memoria    del  Murato- 
ri ,  che  mode  la  naufea  a  tutto  il  coro  de  i  Sag- 
gi j  quindi  da  quegli  Eccellentifs.  e  faviffimi  Ri- 
formatori fu  obbligato  quel  Novellifia  a  ritrattarfi 
nella    forma  feguente  :    „    Nel    foglio    nUo    12. 
5,  (  così  egli  alla  pag.  144.  )   adì  24.  Marzo  paf- 
5,  fato  in    data  di    Palermo  fi  à  porto    da  noi  1' 
5,  Ertratto  di  un  Libro  del  P.  Piazza  della  Com- 
5,  pagnia  di  Gesù   contro  la  Regolata   Divozione 
„  del  Muratori ,    tale  quale  ci  fu   mandato .  Per 
„  elferfi  noi  troppo  fidati  di  chi  cel  diede ,  fono 
3,  corfe  parecchie   cfpreiTioni    oltraggiofe  alla  me- 
j,  moria    di  sì  grand'  uomo  ,    il  quale  per    tutta 
5,  Italia  è  noto  non  folo  per  la  grandezza  del  fa- 
),  pere,  ma  ancora  perla  pietà  elemplare  de' fuoi 
„  coftumi ,    e  delle  fue  Opere .  Dichiariamo  per- 
,,  tanto ,    ora  che  pefatamente   abbiamo  confide- 
5,  rato  queir  Eftratto,    di  non  voler  punto  aver 
5,  parte  nell'  acerbità  di  tali  efpreffioni  contro  un 
5,  tal  perfonaggio  ,    e  fpezialmente  trattandofi  di 
5,  un'  Opera ,  che  da  perfone  dotte  e  pie  fi  con- 
„  fiderà  coti^e  molto  utile  alla  vera  divozione  de' 
5,  Crifìiani. 

Pa- 


Antonio  MuRATORf.      207 
Pareva  ,    che  l'accaduto  in  quefta  occafione  al 
Veneto  Novellila  dovefìfe  fargli  aprir  gli  occhi  e 
capire  ,    che   non    piaceva  né    anche  a'  Superiori 
fuoi  il  fuo    inveire  ed    oltraggiar  la  memoria  del 
noftro  Proporto  j   e  che  dovefle    perciò  aver  im- 
parato a  tacere ,    o  a  parlarne  con  più  di  rifpet- 
to .  Ma  non  è  flato  così  y  imperciocché  nel  dare 
l'eftratto  di  certo  Libro ,  ftampato  in  Napoli  nei 
1755.  "^^'^  Novella  num.  7.  dell'Anno  1754.  ha 
ripigliato  il  medefimo  linguaggio  .    Qua!  motivo 
abbia  egli  avuto  di  prenderfela  inqueftaguifa  con- 
tra  del  Muratori ,  il  quale  non  fi  sa ,  che  gli  ab- 
bia mai  recato  verun  difpiacere,  noi  faprei  indo- 
vinare: quando  ciò  non  procedelle  da  qualche  pre- 
giudizio rimaftogli  nella  fantafia  per  la  grave  ma- 
lattia da  lui  anni    fono  patita  .    Se  la  cofa  {lefTe 
mai  qosì  ,  egli  é  compatibile  ;  ed  io  su  quello  ri- 
fleffo  non  ho  voluto ,  che  quefta  feconda  volta  fia 
mofl'a  querela  alcuna  contra  di  lui .  Il  male  non- 
dimeno può  eziandio  provenire  dal  non  aver  egli 
mai  lette  l'Opere  del  Muratori  ,    che  in  effi  Li- 
bri vengono    cenfurate   (  il  che  fi  potrebbe   facil- 
mente dimoftrare  )  e  dal  fidarfi  folo ,  come  è  fiato 
cofiretto  di  confeffare ,  delle  relazioni  altrui .  Ma 
chi  vuol  farla  da  giudice  anche  nelle  materie  Let- 
terarie, dee  prinia  in  tutti  i  cafi  ponderar  bene, 
e  fenza  prevenzione ,  anzi  con  una  fomma  indif- 
ferenza ,  le  ragioni  e  i  fentimenti  dell'  una  e  dell' 
altra  parte  per  poterne  formare  un  retto  giudizio . 
Non  è  però  rimafio  fenza    rifpofta   l'Ellratto   da 
lui  dato  del  Libro  fuddetto  di  Napoli  ;  avendo  un 
Amico  mio  fiefa  una  Lettera ,  che  fi  legge  nelle 
Memorie  per  fervire  alla  Storia  Letteraria ,  fiam- 
pate  dal  Valvafenfe  ,   all'Articolo  VIL  e  VIIL 
del  prefente  Anno  17 5Ó.  per  far  collare  al  Pub- 
bli- 


2o8      Vita    di    Lodovico 

blico ,  quanto  ftranamente  abbia  egli  iviimpoflo' 
Frattanto  effendofi  fcorto  ,  che  T  Opera  dei  P. 
Piazza  non  faceva  colpo  veruno  nelT  animo  de 
gli  uomini  veramente  dotti  ,  fi  pensò  di  farla  af- 
faporare  anche  alla  gente  indotta ,  a  fine  di  ten- 
tar di  fcreditare  almeno  fra  quella  turba  l' Ope- 
retta della  Regolata  Divozione  ,  con  trafportar 
quel  Libro  in  lingua  Italiana  .  Fu  perciò  Campa- 
to in  Lucca  nell'Anno  i75;?.  con  quefto  titolo: 
La  divozione  de  i  Crijliani  difefa  dalla  Critica  di 
Lamindo  Pritanio  ,  Dialogi  compilati  da  Salvatore 
Maurici  dvlla  Compagnia  di  Gesù .  Quanti  tono 
i  Capitoli  dell'Opera  del  P.  Siracufano  ,  altret- 
tanti fono  quelli  Dialogi,  ne  i  quali  fi  fa  entrar' 
anche  la  Dama  a  far  la  Teologheffa  per  renderli 
più  graditi  al  ieffo  imbelle  .  Per  una  parte  que- 
òo  Diàloghilla  è  un  poco  più  difcreto  del  V.^Plaz- 
%a  j  perchè  in  alcuni  capi  non  bee  così  di  grof- 
fo,  e  nella  Prefazione  rifpondendo  all'obbiezione 
eh'  egli  fi  f a  ,  "  che  alcune  cole  fcritte  non  furo- 
„  no  da  Pritanio  in  quel  fenfo  ,  per  cui  da  lui 
„  fon  difefe  "  ,  così  s'  efprime  :  ''  Ed  io  non 
,)  voglio  in  quello  contendere  :  fia  così  di  alcune 
„  co(e  (  poiché  di  tutte  certo  non  potri  dirfi  )  ; 
„  averò  almeno  su  quei  Punti  fatta  più  chiara  la 
„  Verità  ,  la  qual  dalle  parole  di  Pritanio  ofcura 
5,  rendevafi  e  dubbiofa  ;  ed  era  neceffario  così  fa- 
„  re  ,  avendo  egli  meflb  il  fuo  Libro  in  mano 
5,  eli  qualunque  perfona  anche  men  che  raediocre- 
5,  mente  tinta  di  dottrina  "  .  Ma  egli  non  fi  è 
accorto ,  che  quefia  fua  confefTione ,  oltre  al  non 
eflere  affai  fincera ,  perchè  non  è  vero  ,  che  fin 
così  di  alcune  co  fé  folamente ,  e  dir  dovea  di  tutto 
le  cofc  da  effo  impugnate  ,  lo  fa  comparire  ut» 
Impoftore  ed  un  Calunniatore  \  badando  l'appor- 
re 


Antonio  Muratori.      209 

'.  una  cofa  fola  ad  uno  Scrittore  per  meritarG 
jefti  obbrobriofi  titoli  .  E  la  neceffità  , eh' egli 
Iduce  di  rifchiarare  la  Verità  fopra  que'  Punti , 
;nduta  ofcura  e  dubbiofa  dalle  parole  del  Pritanio  ,  è 
1  falfo  e  ridicolo  preteso ,  perchè  a  giudizio  di 
Itti  gì'  intendenti  uno  de  i  piiì  bei  pregi  ,  che  fi 
Terva  in  tutte  1'  Opere  del  Muratori  ,  quello  è  di 
rere  fcritte  con  una  fingolare  chiarezza .  Nel  re- 
3  poi  quefto  Critico  cammina  appuntino  Tulle 
acce  del  fuo  Confratello  ,  interpretando  fempre 
\  finiftra  parte  i  fentimenti  Cattolici  del  Frita- 
'0  ,  per  aver  campo  di  adoperare  centra  di  eflì 
,  verga  ccnforia  . 

Ma  la  guerra  più  fiera  e  più  crudele  ,  che  fia- 
ata  fatta  al  Trattato   della  Regolata  Divozione  , 

infieme  al  buon  nome  del  Muratori,  non  è  (tata 
uella  delle  penne  ,  ma  sì  bene  un'altra  fattagli 
jlla  viva  voce  dal  Pergamo  da  un  Religiofo  di 
n  Ordine  Tnfigne  ,  abitante  in  Napoli  .  Intefa 
ppena  la  morte  del  noftro  Propollo ,  ne  diede  to- 
o  parte  a  gli  Uditori  fuoi  con  certe  Ipropofitate 
ifleìfìoni ,  intorno  alla  qualità  del  male  e  al  gior- 
0,  in  cui  accadde  il  fuo  paflaggio  all'altra  vita 
delle  quali  ci  occorrerà  di  parlare  nelCap.  XV.  ) 

quafi  che  rifleffi  tali  non  fofTero  abbaftanza  fuf- 
cienti  a  fcreditar  la  memoria  del  Muratori ,  non 
[  fece  fcrupolo  alcuno  di  dire,  ch'era  morto fen- 
a  i  Sacramenti  della  Chiefa  ,  ch'era  im  Eretico y 
h'era  Dannato^  e  con  alferire  inoltre  ,  che  quel 
libro  era  pieno  d' Erefte  .  Continuò  pofcia  per 
bngo  tempo  le  fue  invettive  contro  la  dottrina  in 
Iflfo  contenuta ,  ed  a  profanare  il  facro  fuo  Mini- 
il'.ero ,  e  quel  luogo  di  Verità ,  efponendo  e  con- 
ilitando  certe  propofizioni  nella  fua  tcfla  fabbrica- 
.1:  ,   e  Spacciandole   come    ufcite   dalla  penna  del 

O  Pr/- 


4io  Vita  di  Lodovico 
ì^ritanio  ,  e  contenute  nella  fuddetta  Operetta  f 
fra  poi  egli  fecondatQ  da  alcuni  de'  fuoi  Confrai- 
teJli  ,  i  quali  andando  per  le  cafe,  ed  incontran- 
dofi  in  quel  Libro,  ne  diffuadev2(no  francamente 
a  tutti  la  lettura  ,  come  Libro  perniiiofo  .  In 
poco  di  tempo  fi  fparfe  per  quella  gran  Città  il 
rumore  e  la  perfecuzion ,  che  dall'  uno ,  e  da  gli 
altri  fi  faceva  contro  il  povero  Muratori  ,  e  il 
fuo  Opufcolo  .•  il  che  molte  la  curroiità  di  molti 
a  portarfi  ad  afcoltarc  quel  Predicatore ,  e  a  prov- 
veder fi  della  Regolata  Divozione  ,  per  afficurarfi 
fé  verarpente  in  effa  fi  contencflero  quelle  pro- 
pofizioni  j  di  maniera  che  in  pochiflimo  tempo 
ne  furono  efitati  tutti  gli  Efemplari  y  che  in  Na- 
poli fi  trovavano  vendibili  ,  e  fi  arrivò  eziandio 
a  venderne  alcuni  per  un  prezzo  eforbitante  . 
Accertatifi  pofcia  quei  Letterati ,  che  in  quel  Li- 
bro non  fi  leggevano,  le  prppofizioni  fpacciate  da 
quel'  Padre  ;  ed  avendo  quefti  continuato  a  decla- 
mar contro  alle  medefime  :  non  ebbe  alcuno  di 
efii  difficultà  di  rinfacciargli  nell'atto  medefimq 
ad  alta  voce  un  hdNe^o  fuppofitum  :  il  Libro  del 
Muratori  non  parU  così  <.  Ma  sì  fatto  ripiego  non 
fervi  punto  a  frenare  lo  ftrabocchevole  e  ingiuflo 
zelo  di  quel  Religiofo ,  e  fu  d'  uopo ,  che  i  Supe 
rieri  adoperaffero  la  loro  autorità  per  farlo  tace 
re  .  Ubbidì  egli  ,  ma  con  avvifare  gli  Uditori  fu 
di  non  poter  più  parlare  di  quel  Libro,  perchè 
figli  del  Diavolo  gli  avean  chiufa  la  bocca  . 

Se  un  facro  Oratore ,  e  di  gran  credito  j  com^ 
e  quel  Religiofo  preffo  il  Popolo  di  Napoli ,  cui 
principalmente  dee  fiar  a  cuore  il  promuovere  fraù: 
r  altre  Virtij  quella  della  Santa  Carità  verfo  i^ 
Proffimo ,  e  V  eftirpazion  de  i  Vizj ,  arriva  a  la-» 
terar  da  quel  facro  kc^o  la  fama  altrui  >  e  fpe-« 

2ial-    ' 


Anto  Nio  M  u  R  A  To  K  r .      lìi 

lialmente  di  un  Sacerdote  degno  ,    e  per   tutti  i 
titoli  rifpettabile:  lì  può  egli  fperare  ,  che  le  fué 
Prediche  abbiano  dipoi  prodotto  buon  frutto  ^  qua- 
ior  egli  fi  farà  meffo    ad    inculcar  quella  Regina 
delle  Virtù,  e  ad  inveire  contfa  la  maldicenza  e  la 
calunnia  ?  Per  me  noi  credo  •  E  come  perfuadere  ad 
altrui ,  che  fi  dee  amare  il  Proffimo  ,  fé  chi  prende  a 
perfuaderlo ,  moUra  un^odio  implacabile  contra  di 
un  fuo  Fratello  ?  Tacciar  per  Eretico  il  Muratori , 
che  fempre ,  quando  gli    fi  è  aperto  1'  adito  ,    ha 
combattuto  ne  i  Libri  fuoi  i  ed  anche  con  Opere 
appolia ,  gli  errori  de  gli  Eretici  ,  e  difefo  i  Do- 
gmi della  Cattolica  Religione  ?    Dichiarare  Dafi- 
nato  il  Muratori  ,  che  ha  menata  una  vita  efem-*' 
plariflima ,  e  ornata  di  tutte  le  più  luminofe  Vir- 
tù ;    che  ha  profufe  fomme  rilevantiffime  in  be- 
nefizio de  i  Poverelli ,    e  in-  lervigio  ed  onore  di 
Dio  ?    Pieno  d'  Ere/te  un  Libro  ,    che  a  giudizio 
di  tutti  gli  uomàni  faggi  e  difappaflìonati  è  pieno 
d'  Unzione ,  e  non  contiene  fé  non  dottrine  fané 
e  conducenti  alla  vera  e  foda  Pietà? 

Dall'altra  parte  non  può,  né  dee  effere  ignoto 
ad  elfo  Padre  T  obbligo  che  corre  a  chi  lacera  in- 
giurtamente  la  fama  altrui  ,  e  fpezialmente  fé  di 
perfona  accreditata  ,  ed  infi^nita  delf  Ordine  Sa- 
cerdotale ;  e  l'avrà  egli  forfè  intimato  tante  vol- 
te dal  Pergamo  e  dal  ConfelTionale  .  Ora  faprei 
volentieri  da  lui ,  come  penfi  di  fcufare  quefio  fuò 
gravifiìmo  fallo ,  non  dirò  preffo  gli  uomini ,  ma 
lel  Tribunale  di  Dio  ,  fé  non  l'avrà  ,  pria  di  mo- 
rire ,  detefiato  in  quello  della  Penitenza,  e  infie- 
ne  rifarcito  l'onore  di  chi  egli  ha  sì  enorme- 
mente e  ignominiofamente  vilipefo  .  Ma  iafcia- 
nooe  a  lui  il  penfiero  :  egli  é  Teologo  e  Predi- 
:atore  ,  né  ha  perciò  hi  fogno ,   che  gli  fia  fugge-  ' 

O     a  hta 


412      Vita  di  Lodovico 

rita  l'obbligazione  impoftagli  dalla  fanta  Legge  dì 
Crifto  ;  e  più  de  gli  altri  dee  elFere  a  lui  noto 
il  tremendo  Nolite  errare  dell' Apoftolo  (  i.  ad 
Corinth.  cap.  vi.  9.  &  io.  )  neque  Maledici  re- 
^nura  Dei  pojjìdcbunt . 

Ciò  finalmente  che  di  curiofo  accadde  in  Na- 
poli ,  mentre  quel  bravo  oratore  flava  declaman- 
do contro  la  Regolata  Divozione  ^  e  il  buon  nome 
<ìel  noliro  Propofto  ;  fu,  che  avendo  uno  di  que- 
gli Stampatori  oflervate  le  grandi  ricerche  ,  che 
venivan  fatte  di  quella  Operetta,  dimandò  di  po- 
terla riftampare ,  e  ne  riportò  una  rifoluta  nega- 
tiva :  tanta  imprefllon  avean  fatta  nell'  animo  di 
chi  dovea  darne  la  permifTione  le  invettive  di  quel 
buon  Religiofo  .  Ma  effendori  pofcia  fcopert.i  la 
falfità  delle  accufe  ,  e  riconofciuta  fana  e  Cattoli- 
ca la  dottrina,  contenuta  in  effa  Operetta,  ne  fu 
accordata  la  rirtampa  ,  a  condizione  però  ,  che 
non  fi  metrcffe  nell'Edizione  la  data  di  Napoli, 
ma  sì  bene  quella  di  Trento  :  ripiego  veramente 
curiofo  ;  perchè ,  fé  il  Libro  era  fiato  trovato  di 
buona  lega  ,  gli  fi  dovea  eziandio  far  la  giuftizia 
di  lafciarlo  imprimere  colla  vera  data  della  fiam- 
pa ,  a  confufione  non  meno  di  chi  l'avea  cotanto 
ingiufiamente  perfeguitato,  che  ad  iftruzione  di  chi 
ignorantemente  potea  averlo  prefo  in  cattiva  con- 
fiderazione . 

Dopo  tanti  fchiamazzi  contro  la  Regolata  Di' 
•mozione  del  Muratori  ,  chi  non  crederebbe  ,  che 
querto  Libro  conteneffe  quel  veleno  cotanto  per- 
niziofo,  che  pretefe  nafcondervifi  il  Veneto  No- 
vellila nel  dare  Fefiratto  dell'Opera  del  ?.  Piaz- 
za; E  pure  sì  fatto  veleno  non  vi  fu  riconofciu- 
to  da  tre  infigni  Teologi ,  che  ne  fecero  un  efa- 
jpe  rigorofiffimo  in  Rema ,  prima  che  fofie  dato 


Antonio  Muratori.      215 

alle  flampe  ;  e  né  meno  vi  è  ftato  trovato  da  chi 
lo  ha  efaminato  nell'Anno  1754.  per  ordine  del- 
la facra  Congregazione  dell'  Indice  ;  di  maniera 
che  non  è  rtato  giudicato  meritevole  di  tenfura  da 
quel  fapientiirimo  e  venerabile  Confeflb  con  tutti 
li  clamori  di  tanti  perfecutori  .  Ma  perchè  dun- 
que, dirà  qui  taluno,  far  tanto  rumore  contra  il 
Muratori  per  un  Libro  ,  che  non  contien  cofe 
degne  di  riprovazione  ,  anzi  è  tutto  ripieno  di 
Dottrina  Tana  e  cattolica  ?  La  ragione  fi  è ,  per- 
chè quelli  zelanti ,  ma  non  fecundum  Scientiam  , 
mofl\  dallo  fpirito  di  partito  e  dalle  private  loro 
paffioni ,  hanno  mal  volentieri  fofferto  ,  che  il  no- 
Itro  Propoilo  abbia  impu9,nato  il  Voto  Sangui/ia^ 
rio  nel  Trattato  de  inge7ìiorum  Moderatione  ,  nel 
Libro  de  Superjìitionc  vitanda  ,  e  nelle  Lettere  di 
Ferdinando  Valdefto  \  e  che  abbia  pofcia  nella  i^^?- 
golata  Divozione  indicati  e  diiapprovati  certi  abufx 
ed  eccerti  ,  che  poffono  introdurli ,  o  fono  di  già 
introdotti  nella  Divozione  verfo  i  Santi  in  pregiu- 
dizio della  neceliaria ,  e  pur  troppo  meno  incul- 
cata Divozione  verfo  il  fommo  nortro  Padrone 
Iddio  ,  e  il  benedetto  Tuo  Figliuolo  Crifìo  Gesù 
Redentor  noftro  -,  con  fuggerir  anche  tutto  ciò  che 
a  lui  pareva  il  meglio  in  quefto  propofìto  .  Per 
ifcreditar  efli  Libri  (  giacché  loro  mancavano  buo- 
ne ragioni  )  era  neceffario  di  mettere  in  cattiva 
confiderazione  il  loro  Autore  ,  con  dar  ad  inten- 
dere ,  che  quelli  non  era  buon  Cattolico,  ma  sì 
bene  un  Eretico ,  o  almeno  un  Settario  d'  Ereti- 
ci .  Per  dar  pofcia  qualche  colore  al  loro  zelo  in- 
:onfiderato ,  hanno  eziandio  pretelo  ,  che  il  difap- 
provar  certe  opinioni  ,  e  certe  pratiche  di  Divo- 
lione,  tuttoché  non  conformi  alla  Dottrina  ,  e 
iir  intenzion  della  Chiefa  Cattolica  ,    fia  un  dar 

0    5  ajjfa 


%i^        Vita    di    Lodovico 

anfa  a  gli  Eretici  di  calunniarla  .  A  buon  conta 
però  fono  paffatr  alcuni  anni  da  che  la  Regolata 
Divozione  fu  trafportata  in  Lingua  Alemanna ,  e 
fìampata  in  Germania,  e  finora  non  fi  è  intefoy 
che  alcuno  fra  i  Protestanti  n'abbia  fatto  mal  ufo 
contro  la  no(lra  buona  Madre  .  Ma  il  voler  fo- 
flenere  quelle  opinioni  e  forme  di  pietà  ,  aliene 
dallo  fpirito  d' efFa  Chiefa  ,  potrà  bensì  fervire, 
come  ha  tante  volte  fervito  ,  di  motivo  a  gli  Ete- 
rodolB  per  accufarla ,  quafi  che  le  une  da  eflTa  s' 
fnfegnino,  e  le  altre  vengano  da  elfa  approvate, 
Per  chiarirfi  di  quello,  altro  non  occorre  ,  che  da- 
re una  fcorfa  a  i  Libri  de'  noliri  Controverfifti ,  e 
fpezialmente  alT  Opera  infigne  del  piilfimo  non 
men  ,  che  dottiffimo  Cardinale  Vincenzo  Gotti ^ 
intitolata'  la  Vera  Chiefa  di  Dio  ;  e  fi  troverà  , 
che  non  poche  delle  cofe  medcfime  da'-jCenfori 
fuddetti  del  Muratori  pretefe  infegnamentt  della 
fteifa  Chiefa  ,  fono  negate  per  tali  da  quel  cele- 
bre Porporato  .  Però  fé  i  Libri  del  P.  Piazza  e  del 
fno  Dialoghifta  capiteran  nelle  mani  de' moderni 
Eretici  ,  e  che  quefti  veggano  quelle  flefìfe  propo- 
fizioni  da  efii  difefe  e  fpacciate  per  tanfi  Dogmi 
della  Chiefa  Cattolica  ;  come  per  efempio  farebbe 
la  Necefiità  per  falvarfi  dell'  Invocazione  de'  San-r 
ti  ;  che  i  fact-i  Templi  non  fi  confacrano  al  folo 
Bio;  che  la  Vergine  Santifllma  perdona  anch'ef-* 
fa  i  Peccati  ;  che  i  Miracoli  non  fi  facciano  fòla- 
mente  da  Dio  &c,  che  altro  fi  può  afpeftare  fi? 
non  che  quegli  infelici  fi  ridano  di  noi,  eficon- 
ferWiirio  fempre  piij  nella  falfa  lor  opinione  ,  ch^ 
nella  nò'ftfa  fanta  Religione  s'infegnino  veramen- 
'  te,  e  fi  foftengano  quelle  dottrine,  che  da  efiTi  le. 
vengono  imputate  ;  e  che  i  nofiri  Controverfifti 
non  abbiano  ^tt^  loro  la  verità  ? 
*^  Non 


ANTONIO  Muratori.       215 

Non  voglio ,  né  debbo  credere  ,  che  intenzion 
ila  ù^tAÒcl?.  Piazza  e  del  fuo  Confratello  P.  iWr7«- 
rici  di  mettere  in  rtiano  a  i  nemici  della  Chiela 
noftra  Madre  armi  sì  fitte  ;  non  dovendo  io  fup- 
porre  in  verun  Cattólieb,  tanta  empietà.  Ma  hd 
ben  giuflo  fondamento  di  giudicare  ,  che  il  firìó 
da    loro  propoftofi    nel  foftener  quelle  opinioni  j 
già  riprovate    dal  Muratori  ,    ifia  flato    quello  di 
farlo  comparire  per  un  cattivo  Criftiano ,  e  for-ie 
per  un  Eretico ,  o  almen  per  un  feguace  d'  Ere- 
tici ,  per  ifcreditar  ,    come  difTì ,  T  Opere  di   lui 
contra  il  l^^oto  Sanguinario  .,  e  la  Rep^olata  Divo- 
zione ,    eh'  efa  (lata  aecolta  con  tanto  plaufo  da 
tutti  i  Buoni.  Avranno  eflì  forfè  penfato  per  ef- 
fer  egli  mancato  al  Mondo ,  di  poter'impunemtn- 
te  lacerare  con  gli  fcritti  loro  la  fama  di  lui ,  é 
che  niuno  dovelTe  imprendere    a  difenderlo  da  sì 
nere  calunnie  \  ma  in  quello  eziandio  fi  fono  in- 
gannati .  Imperciocché  Iddio  ,  che  non  abbandona 
mai  il  Giufto  ,  b    moffo  l'animo  di  perfona  egtìal- 
mente  pia  che  dotta  ad  ufcire  per    lui  in  campo 
contra  que'  Cenfori    indifcreti  ,    per    puro  arhore 
della  VeHtà,  e  per  laGiuftizia  della  Caufa  ,  con 
liberar   m^  dall'  obbligo    di  fìendermi  più  diffufa- 
meiite    su  quello  argomento  ;    il  che  non    avrei 
certamente  tralafciato  di  fare  per  vendicar  1'  ono- 
re del  Zio  ,  in  una  parte  sì  delicata  cotanto  in- 
giuftameate  vilipefo  ^  e  di  accréfcerequefto  anche 
foverchiamente  lungo  Capitolo  .    E  dunque  ufcita 
dalle  lUmpe    di  Venezia  nel  palfato  Anno  i;^55. 
l'Apo-lógia  ètWa  Regolata  Divozione  del  Muratori 
contra  il  Libro  del  W  Piazza  ;  ed  elTa  porta  il  fe- 
guente  titolo:  Laminai Pritanii  Redivivi Epijloh 
Parxnctìcà  ad  P.  BcnediBUm  Piazza  e  Sonetatt  Je- 
fu  Cenforem  minuy   aquVM  Libelli  della  Rtgf>!at3 

Q     4  D^ 


2i6        Vita  di  Lodovico 

Divozione  de'  Criftiani ,  di  Lamindo  Pritanio  ,  vi- 
delicet  di  Lodovico  Antonio  Muratori  . 

Non  poflb  manifeftare  al  Pubblico  ,  chi  fìa  il 
.valorofo  Aurore  di  quella  Apologia  ,  perché  egli  ha 
voluto  reftare  incognito  anche  a  me  .  Chiunque 
però  r  avrà  letta ,  o  farà  per  leggerla  ,  lo  ricono- 
fcerà  facilmente  per  un'Uomo  di  gran  Dottrina 
e  di  molta  Erudizione.  Aveva  egli  per  l' innan- 
zi fatta  la  rifpoda  aWaSmopfi  del  ?.  Piazzo  ;  ma 
lìon  ha  creduto  bene  di  pubblicarla  per  non  re- 
plicar inutilmente  le  cofe  medefime  .  Non  fi  fa 
parola  nella  Parenctica  accennata  ,  de'  Dialoghi  del 
V,' Maurici ^  perchè  chi  l'ha  comporta  non  ne  ha 
avuto  notizia  fé  non  dopo  che  il  fuo  Manofcrit- 
tp  era  (lato  licenziato  per  le  flampe  .  Serve  e(Ta 
nondimeno  di  rifpofta  eziandio  a  que'  Dialoghi  , 
ficcome  contenenti  la  (ieirilTima  dottrina  dell'Ope- 
ra del  P.  Siracufano  ;  ma  qualor  farà  creduto  ne- 
ceffario  contraporla  a  i  medefimi  per  illuminar 
anche  la  gente  indotta  ,  è  già  (lata  trafportata  in 
Lingua  Italiana  ,  e  ridotta  in  Dialoghi  dal  fuome- 
defimo  Autore  .  Aveva  quelli  in  oltre  confurato  gì' 
ingiuriofi  Scritti  di  due  altri  Critici  dell'Operetta 
fuddetta  del  Muratori  ^  ma  da  Perfonaggio  dottifìTi- 
,nio  ,  che  elaminò  ed  approvò  la  fua  fatica  con- 
tra  il  P.  Piazza^  gli  fu  configliato  di  non  pub- 
blicar la  rifpofta  fatta  loro  ,  perchè  l' indegna  ma- 
niera da  efìfi  tenuta  nello  fcrivere  non  meritava 
né  anche  1'  onore  d'  efiere  nominati  . 

Contra  di  alcuni  fentimenti  ,  per  altro  fani  e 
plifTimi  del  Muratori ,  che  fi  leggono  ne'  Capitoli 
Vili,  e  X- òcWa  Regolata  Divozione  f  fé  la  prefe 
ancora  il  P.  D.CoJlantino  Rotigni  PriorCafinefe 
con  ctnz  {\ìt  Offervaz'toni  ^  da  lui  ftampate  infine 
del  Trattato  delia  Confidenza  Crijìiana ,  pubblicato 

in 


Anto  Nio  MuR  ATOR  i.     217 

in  Venezia  rjell' Anno  1751.  fotto  il  finto  nome 
ò' jiletofilo  Sacerdote .  Mofle  la  bile  a  quello  Pa- 
dre contro  al  nolìro  Propofto  1'  aver  creduto ,  che 
quelli  ne'pafTì,  da  lui  impugnati,  feguitafle  l'opi- 
nion del  Molina  in  materia  della  Grazia:  fuppo- 
ito  per  tutti  i  capi  infuliìllentc ,  e  che  non  me- 
ritava certamente,  eh'  egli  cotanto  fi  rifcaldalfe. 
Con  un  Capitolo  appofta  ,  che  è  V  Ottavo  del 
Lib.  II.  fu  loltenuta  la  parte  del  noUro  Propofto. 
dal  Chiariflimo  March.  Maffeì  nell'  Operetta  inti- 
tolata il  Gianfenismo  Nuovo  Ù'c.  ulcita  da  quelle 
ilampe  nel  1752.  Ma  una  più  adequata  rifpolla  è 
Hata  fatta  al  Rotigni  dall'  Autor  della  Paremtica 
luddetta  nella  terza  Appendice  ,  che  fi  legge  in  fi- 
ne della  medefìma  . 

Difenfore  di  due  Propofizioni  contenute  nella 
Regolata  Divozione  ,  e  cenfurate  ingiullamente  , 
come  tant'altre,  dal  Padre  P/a^z^t ,  fi  è  pur  fatto 
il  celebre  P.  Daniello  Concina  dell'  Ordine  de'  Pre- 
dicatori ,  che  la  morte  ha  rapito  nel  dì  21.  di 
Febbrajo  del  prefentè  Anno  17  5Ó.  nel  Tomo  II.  del- 
ia fua  Opera  ,  fiampata  in  Venezia  nel  1754.  col 
titolo  della  Religione  Rivelata^  Parte  I.  Lib.  V. 
Cap.  9.  §.8.  con  far  vedere,  che  gli  (Iran i  pen- 
famenti  di  quel  Padre  puzzano  d'  Erefia ,  e  per  lo 
contrario  che  faniflìme  e  Cattoliche  fono  le  due 
Propofizioni  del  Muratori  ;  una  delle  quali  è,  che 
il  perdono  de'  nojìri  peccati  s*  ha  da  chiedere  a  Dio  , 
*'  ha  da  fperare  da  Dio  ,  perchè  Egli  folo  ,  e  non 
già  alcun  Santo  ,  può  fciogliere  da  i peccati  j  e  l'ai-» 
tra ,  che  le  Grazie  e  i  Miracoli  li  fa  il  folo  onni" 
potente  e  benigno  Iddio ,  fuppUcato  da  noi ,  o  pre- 
gato da  i  Santi  .  Con  una  Lettera ,  flampata  in 
Palermo  nel  1755.  ha  tentato  W  Piazza  di  difen- 
derfi  dalle  oppofizioni  del  Concimi  j  ma  ben  toft® 


2i8        VitA  DI  Lobo  vi  éo 

è  ftata  cola  valorofàmente  impugnata  dalP.  Maé-, 

ftro Prcjìi  de'  Predicatori  . 

Oltre  alle  fuddette  Critiche  fatte  alla  Re^olatci 
Divozione  ,  ricavo  dal  Tomo  II.  della  Stona  Lettt' 
faria  d'Italia,  che  il  P.  Lazcri  della  Ccmpagriii 
di  Gesù  abbia  fcritto  alcuni  fogli  contro  I'  Ope- 
retta medefima  ;  e  che  da  un  Anonimo  dello  ftilé 
de'  Trecentifti  molto  dilcttantefi  ne  fia  Hata  pa- 
rimente (tefà  la  confutazione  ;  ma  io  non  pofib 
dire  ,  fé  quefti  due  Scritti  abbian  peranche  veduta 
}à  luce  ;  e  né  meno  mi  è  noto ,  fé  vero  fia  (  co- 
ftìe  venne  fuppofto  nelle  Novelle  Fiorthìine  dell' 
Anno  1750.)  che  MonCìg.  Lodovico  SnùlJni ini  Ve- 
fcovo  dell'  Aquila  ,  noto  per  T  illufìraiiorre  deli' 
antico  Calendario  Napoletano  ,  abbia  egli  pure  confi- 
pofte  vànQOjfervazioni  fopra  quel  Libro.  RacÉol- 
go  fimilmente  óaìk  Novelle  Letterarie  di  Venezia 
lotto  il  nUm.  14.  del  corrente  Anno  ty^ó.  che 
IV'lonfign.  Cfl'/Vo  j^ntonio  Donadonì  Vefcovd  diSebe- 
pico  ,  morto  adì  5.  di  Gennaio  di  qued'  Annoj 
abbia  lafciata  fra  le  fue  cofe  inedite  preparata  per 
ìe  ftampe  una  confutazione  della  fleffa  Operetta 
del  Muratori  .  Nott  so  fé  quella  Critica  fìa  perve- 
nir alla  Itroe^  ma  il- Titolo,  che  fé  ne  da  in  eflTe 
Novelle  ,  non  fa  certamente  troppo  onore  a  quel 
prelato  ,  il  quale  fé  aveife  potuto  vedere  la  Pa- 
renetica ,  di  cui  abbiam  parlato  di  fopra  ,  ufcita 
Ut^-  Mefe  o  poco  più  prima  della  fua  morte  \  vi 
avrebbe  probabilmente  trovate  iciolte  le  fue  ob- 
biezioni ,  e  forfè  fi  farebbe  trattenuto  dal  pubbli^ 
care  quel  fuo  Scritto  . 

finalmente  nel  Tomo  V.  della  Storiai  tetterdri^ 
è  flato  dato  P  Ertratto  dell'Opera  del  Pad.  Plàz^ 
za ,  e  de  i  Dialoghi  del  fuo  Confratello'  P.  Mawi- 
(i  j  ?  in  artu  manrtts  «?csl  fvafttaggiofa'àl  Trat- 
tato 


A  N  TONI  O    M  UR  ATOR  t  .         ÌI^ 

tato  della  Regolata  Divozione  ,  che  nulla  più  .  Mar 
buon  pel  noltro  Propodo ,  che  poco  prima  ne  era 
fìata  refa  pubblica  i'  Apologia  ,  in  cui  fono  (late 
(ventate  tutte  le  loro  impofture  e  calunnie  \  ài 
modo  che  gli  Eruditi  potranno ,  confrontando  le 
accufe  colla  Difefa  ,  facilmente  accorger  fi  de  gli 
abbagli  prefi  dallo  Storico  Letterario  nell'efaltare 
cotanto  le  ingiufie  cenfure ,  ufclte  dalla  penna  de* 
due  Confratelli  fuoi .  Non  palferà  però  grantem-- 
pò ,  che  a  lui  pure  farà  fatta  rifpolla  . 

Mentre  io  flava  per  chiudere  quefto  Capitolo , 
mi  fono  incontrato  jn  una  lunghiflimaNota  ,  po- 
fla  verfo  il  fine  del  Tomo  IL  òclk Lettere  Jlpolo- 
getiche  ò'i  Fr.  Norberto  ^  Cappuccino  affai  rinoma- 
to nella  Repubblica  delle  Lettere;  in  cui  vien fat- 
ta un' affai  rifentita  ,  ma  altrettanto  indebita  que- 
rela contro  del  Muratori  ,    per  ciò   che  fi  legge 
fcritto  di  effo  Padre  nel  Tomo  L  ddh  Storia  Let-^ 
terana  d"  Italia  alla  pag.  ^^i.  per  nort avere  il  Tra- 
duttor  di  effe  Lettere,  che  compofe  quella  Nota , 
faputo    diftinguere  i  fentimenti  del   noftro  Propo- 
rlo da  quei  dello  Storico  Letterario.  Nel  fine  del 
Cap.  II,  della  fua  Operetta  de  Navis  avea  il  Mu- 
ratori parlato  di  quel  Religiofo  ne' termini  fcgùen-; 
ti:  "  Pergit  Windhcimus  alteram  in  Benedi6lum 
„  XIV.  inQruereaccuiationem  ,  objiciensqiiaj  con- 
5,  tigere  Cappuccino  cuidam  Lotharingo.  Res  ad- 
,,  modum  pervulgata  eft  ,  ncque  refricare  opus  . 
5,  Judicium  fuum  heic  interferi t  Genfor,  fed  vul- 
5,  gi  rumufculos  tantummodo  fcqtiutus,  ncque  in- 
5,  timas  a6\orum  cauflas  fatis  edoftus .  Facile  nds 
„  fall/mur  ,  quum  a  Principum  pcnetraìibus  rema- 
,,  ti  ,  de  eorum  confiliis  judicarc  poffe  nobis  tri- 
„  buimus  :  quod  tamen  vite  fieri  nequit ,  nifi  hc- 
5^  ne  perfpeÈiis  fationibus ,  quiùus  illoritm  Pruden--» 

1,  tia 


120       VrTA  DI  Lodovico 

yf  tia  in  agendo  nititur  .  Quamobretn  fi  quando 
„  magnanimi  Principes  audiunt ,  quam  temere  in 
„  confilia  a  fé  fufcepta  feratur  Populi  judicium  , 
5,  ridere  confueverunt  ;  &  certe  riderei  Pontifex , 
5,  ubi  Windheimi  hanc  ob  rem  cenfura  ad  fuas 
,j  aures  pertmgeret .  "'  In  quel'te  parole  ,  come 
ognun  vede ,  non  v'  ha  efprefTione  alcuna  contra 
quel  Cappuccino ,  di  cui  potede  offenderfi  il  Tra- 
duttor  delle  fue  Lettere  .  Ma  perchè  alla  citata 
pag.  3 1 .  della  Storia  Letteraria  fi  leggono  le  feguen- 
ti  parole  :  "  I  Principi  ,  dice  il  Slg.  Muratori 
5,  (pag.  25.)  operano  non  rade  volte  per  moti- 
„  vi  a  noi  ignoti,  e  quindi  c'inganniamo  foven- 
„  te  nel  portare  delle  azioni  loro  fentenza .  Que- 
il  y?o  può  ùajìare  per  Fr.  Norberto  ,  il  quale  in  ol~ 
},  tre  colla  fua  irregolare  condotta  nei  Paefi  bnjjì 
9,  e  neir  Olanda  ha  per  fé  medejimo  giujìificata  la 
j,  mutazion  d"  animo  del  Pontefice  ver/o  di  lui  :  " 
ha  creduto  il  Traduttore  fuddetto  ,  che  il  tutto  fia 
dettatura  del  Muratori ,  e  contra  di  lui  Te  V  è  pre- 
fa  con  gran  calore  .  Effendo  dipoi  ufcite  colla  da- 
ta di  Trento  nel  1754.  certe  Zef me  di  Ragguaglio 
di  Rambaldo  Norimene  al  fup  dilettijfimo  mimico 
D.  Luigi  Bavrier ,  vengo  accertato  ,  eh'  egli  accor- 
tofi  dell'equivoco  prefo  ,  n' abbia  provato  un  fom- 
mo  difpiacere ,  e  fia  pronto  a  ritrattarfi  .  Nella 
feconda  e  quarta  di  effe  Lettere  ii  fa  un  gran  ru- 
more contro  allo  Storico  Letterario  ,  per  aver  egli 
data  occafione  a  tale  equivoco,  col  non  avere di- 
ftintp  con  carattere  diverfo  le  fuppofte  parole  del 
noftro  Propofio  da  quella  fua  mal' adattata  riflef- 
fìone  .  Ma  quefia  fcula  non  farà  sì  facilmente  me- 
nata buona  al  Sig.  Traduttore  ,  cui  dovea  effere 
fofpetto  lo  Storico  fuddetto  per  non  fidarfene  ,  e 
correa  l' obbligo  di  ricorrere  all'  Opufcolo  de  Nx- 

vis 


A  N  TO  NI  O   MUR  A  TOR  r.         221 

vh  per  afficurarfì ,  fé  tale  fofleihta  veramente  la 
mente  del  Muratori .  E  tanto  bafti  in  rifpolk  a 
quella  mal  fondata  querela,  e  ferva  pure  di  com- 
pimento al  prefente  Capitolo . 

CAPITOLO      X. 

Del  buoyi  ufo  del  Tempo  fatto  dal  Muratori  ,  e  del 
fuo  Metodo  ordinario  di  vivere . 

AL  vedere  il  gran  numero  d'  Opere  pubblica- 
te dal  Muratori,  di  cui  abbiam  dato  conto 
ne' precedenti  Capitoli  ,  non  fapranno  forfè  perfua- 
derfi  i  Poderi ,  che  la  fola  vita  di  un  Uomo  (ìa 
ftata  badante  a  comporle  ,  o  almen  crederanno , 
ch'egli  Ha  campato  affai  più  di  quel  che  è  vina- 
to .    Tanto  io  dico  ,    perchè  non  fono  mancati 
Letterati  oltramontani ,  i  quali  conofcendolo  fola- 
mente  per  fama,  gli  davano  anni  ottanta,  quim- 
do  non  avea  peranche  compiuti  i  feffanta  \  argo- 
mentandolo appunto  da  i  molti  Libri  da  lui  fino 
allora  dati  alle  ikmpe.  Ma  capitando  pofcia  ta- 
luno di  effi  a  Modena  ,  ed  afficuratofi  dalla  boc- 
ca fteffa  di  lui  d'eiferfi  ingannato  in  sì  fatto  giu- 
dizio ,  faceva  le  maraviglie  ,  né  fapeva  dar  fi  pa- 
ce, come  in  sì  minor  numero  d'anni^  fra  le  oc- 
cupazioni del  facro  fuo  MiniQero  ,  e  il  tempo  che 
dovea  neceffariamente  avere  fpefo  in  ifcriver  Let- 
tere a  gli  Amici  ,  e  nella  lettura  di  Libri  altrui; 
tante  e  sì  diverfe  Opere  aveffe  egli  potuto  com- 
porre .  A  quelli  tali  altra  ragion  non  ne  rende- 
va il  noftro  Propofto ,  fé  non  fé  quella:  V  aver 
io  fatto  buon  ufo  del  Tempo  è  flato  il  fe^reto ,  di 
eui  mi  fonfervito  per  comporre  i  miei  Libri:  e  fé 
alcun  altro  dotato  da  Dio  di  pari  talento  e  (mitci  y 


222        Vita  di  Lodovico 

e  provveduto  come  io  de  i  comodi  neceffarj  per  ijìu^ 
diare  ,  òuon  ufo  ne  farà ,  non  gli  riufcirà  impoffi- 
hile  il  fare  altrettanto  .  Gran  conto  in  fatti  del 
tempo  fece  mai  Tempre  il  Muratori,  riputandolo 
cofa  preziofa,  maffimamente  confiderando  la  bre- 
vità della  vita.  Quindi  fu  udito  più  vohe  ringra- 
ziar Dio  per  avergli  dato  tanto  genio  alle  Lette- 
re ,  di  maniera  ,  che  quiete  e  contento  trovafle 
neir  applicazione  allo  ttudio  ;  perchè  così  aveva 
bene  impiegato  il  tempo  ,  ed  avea  fchivato  le 
molte  tentazioni ,  che  provengono  dall'  ozio .  E 
ben  rara  fi  può  dire  l'aifiduità  Tua  e  pazienza  in 
quello  elercizio  ,  perchè  a  riferva  d'andar  qual- 
che mattina  a  trovare  i  fuoì  Amici  j  per  infor- 
marfi  delle  cofe  del  Mondo  ,  e  del  paffeggio  in- 
difpenfabile,  ch'egli  u  fava  ogni  fera,  non  ammet- 
teva alcun  altro  divertimento . 

Finché  il  noftro  Propollo  ebbe    regolate  V  ore 
del  fonno ,  alzavafi  nel  Verno  due  ore  prima  dei 
giorno ,  e  fatte  le  fue  preghiere  a  Dio ,  fi  mette- 
va tollo  al  tavolmo,  dove  re  ila  va  ,  finché  Ipun- 
taffe  il  Sole,  ed  allora  recitava  il  Matuiino  ,    le 
-Laudi ,  e  Prima  del  divino  Uffìzio  ;    indi  calava 
nella  fuaChiefa  a  celebrare  la  fanta  Mefla  j  e  fé 
non  era  giorno  fedivo,  che  1' obbli gaffe  al  Con- 
feffionale  ,  fi  portava  a  dirittura  dopo  la  MelTa  alla 
Ducale  Biblioteca  ,  e  quivi  fi  fermava  a  fludiare 
fino  air  ora  del  mezzo  giorno.  Ritornato  a  cafa, 
finiva  di  recitar   le  Ore  dellamattina ,  indi  palTa- 
va  .dia  menfa ,  dopo ,,|a  quale,  terminato  il  redo 
dell'  Uffizio  divino  ,  quando  non  fofft  tempo  di  Sta^^ 
te,  che  allora  prendeva  un'  ora  di  ri  polo  j  ritor- 
nava immediatamenie  ad  efla  Biblioteca ,  dove  Q, 
tratteneva  fino  alic  ventitré    in  tempo  d'  Inver- 
no, e  qualche  quartp  d'  ora  di  meno  nell'  altre 

(la- 


Antonio  Muratori.      223 

i^agloni .  Il  refto  della  giornata  lo  fpendeva  paf- 
feggiando  dentro  o  fuori  di  Città;  in  compagnia 
del  Sig.  Giulio  Marefcotti  Gentiluorno  Modeneie, 
fuo  ringoiare  Amico  ,  e  d'  altri  ancora  :    il  qual 
efercizio   non  era    mai  intermeiro  dal  Muratori, 
mentre  fu  fano  ;  e  fé  l' intemperie  della  (lagione 
non  gli  permetteva  di  camminare  aCiel  fereno, 
fi  portava  in  qualche  Chioftro  di  Religiofi  a  fare 
Ja  Tua  paflfeggiata  .  Sul  finire  dei  giorno  fi  ridu- 
ceva a  cafa  ,  e  tofto  ripigliava  lo  itudio,  o  pure 
fcriveva  le  Lettere  che  gli  occorrevano  .  In  tem- 
po d' Inverno  fu  fempre  folito  di  fermarfi  la  fe- 
ra   al  tavolino    fino  alle  ore  tre   della  notte  all' 
ufo  d' Italia  ;  dopo  di  che  ,  prefa  una  picciola  re- 
fezione ,  fi  ritirava  nella  fua  flanza  ,    dove  fatti 
li  conti  con  Dio  per  quella  giornata  ,  e  recitate 
le  folite  fue  orazioni ,  fi  metteva  in  letto .  Se  in 
termine  di  una  mezz'ora  il  fonno  lo  prendeva, 
bene  ;  ma  s' egli  non  poteva  entro  un  tal  tempo 
addormentarfì  ,    o  pure  fé  fi  foffe  fvegliato  da  lì 
ad  un'ora  p  duefenza  fperanza  di  ripigliar  preflo 
il  fonno  ;  parendogli  tempo  perduto  il  refiare  ia 
Ietto  fenza  dormire  ,  accendeva  di  nuovo  il  lumcj 
è  veftitofi  ripigliava  lo  ftudio ,  continuandolo  fin- 
ché il  fonno  lo  fiimolaffe  a  rimetterfi  in  letto  ;  il 
che  per   lo  più  non  gli  fuccedeva  ,    fé  non  dopo 
due  o  tre  ore  .    E   ciò  praticava  tanto  nel  crudo 
Verno,  quanto  nell'altre  fiagioni  :  con  quefia  dif- 
ferenza però  ,   che  nella  fiagion  fredda  ritornava 
in  letto  veftito  ,  e  in  altri  tempi  fi  coricava  così 
in  una  fedia  d' appoggio  .  Non  feppe  il  Muratori 
accomodarfi  mai  a  fiudiare  fiando  in  letto  ,  né  an- 
che quando  la  fiagione  era  pi^i  rigida ,  benché  per 
ragion  del  freddo  fofferto  nello  fiar  levato  la  not- 
te, nereftafle  più  d'una  volta  gravemente  infred- 
da- 


224       Vita  di  Lodovico 

dato;  perchè  a  lui  pareva  cofa  troppo  incomocJa , 
ed  anche  malfana  ,  lo  liare  a  federe  lunoamente 
fui  letto.  Tanto  era  poi  il  conto  ,  che  il  noftro 
Propofto  faceva  d'  ogni  picciolo  ritaglio  di  tempo  , 
che  fé  talvolta  accadeva,  eh'  egli,  per  aver  dor- 
mito pochiffimo  la  notte  ,  fi  fofle  addormentata 
verfo  1'  Aurora  ,  ed  aveffe  continuato  a  dormire 
per  alcun  quarto  d'ora  dopoché  il  Sole  era  com- 
parfo  full' Orizzonte  :  fé  ne  inquietava,  e  non  la- 
nciava di  far  querela  co  i  congiunti  ,  perchè  non 
foffero  iti  a  fvegliarlo  all'  ora  che  folito  era  di 
cominciare  1'  Uffizio  divino  .  E  fé  nelle  mattine 
de  i  giorni  feftivi  aveffe  terminate  le  faccende  del 
Confeflìonale  un'  ora  ,  ed  anche  mezz'  ora  fola- 
mente  prima  del  Mezzodì ,  non  era  pofTibile  trat- 
tenerlo ,  benché  rìgida  folfe  la  ftagione ,  dal  con- 
durfi  alla  Ducale  Biblioteca  ]  e  fé  per  affari  dime- 
nici ,  o  per  cagione  di  qualche  lunga  vifita  fofle 
flato  coftretto  dopo  il  pranzo  a  reftare  in  cafa 
più  del  Tuo  folito  ,  l'  avrelle  veduto  nel  portarfi  ad 
efla  Biblioteca  affrettare  il  paflb  ,  quafichè  averte 
voluto  ricuperare  il  tempo ,  che  aveva  di  già  per- 
duto . 

Efigeva  la  natura  del  Muratori  fette  ore  di  ri- 
pofo  ;  e  fé  tanto  per  l'appunto  non  dormiva  (il 
che  fovente  gli  accadeva  )  ficuro  era  di  addormen- 
tarfi  fra  giorno  su  i  libri .  Si  raccomandava  per- 
tanto con  gran  premura  a  chi  feco  flava  nella 
Biblioteca  ,  di  non  lafciarlo  in  quello  cafo  dor- 
mire più  di  mezz'ora,  non  tanto  perchè  non  gli 
fcappalfe  il  tempo  da  lui  dellinato  allo  ttudio  , 
quanto  per  non  perdere  il  fonno  della  notte  fufle- 
guente  .  Per  la  lleffa  ragione  di  non  dormir  quan^ 
to  eragli  d'uopo  la  notte,  facilmente  veniva  col- 
lo dal  fonno  ,    allorché    ftava  afcoltando    i  facri 

Ora- 


Antonio  M  uRATORi.      225 

Oratori  ;    perciò  a  fine    di  non    dar  quefto    mal 
efcmpio,  tr.ildfciava  di  portarli  ad  udir  le  Predi- 
che nella  Qiwrefima  ,    e  in  fua  vece  leggeva  in 
quell'ora  un'Omelia  di  S,  Giovanni  Grilollomo  , 
ch'era  il  Santo  Padre  fuo  piti  favorito;  e  (e  foile 
fiato  coftretto  d'  andare  ad  udir  qualche  Predica- 
tore ,  a  lui  raccomandato ,  (e  ne  flava  ,  non  len- 
za grave    fuo  incomodo  ,    ad  afcoltarlo    in  piedi 
durante  tutta  la  Pralica .  Non  v'  ha  dubbio  ,  che 
dall'  applicazione  del  comporre    nel  dopo  pranzo 
e  nella  fera  veniva  cagionato  il  difordme  del  fbn- 
no  nel  noilro  Propofto  ;  e  quantunque  egli  il  roc- 
caflTe ,  per  così  dire  ,    con  mano  ;    imperciocché 
trovandofi  in  villeggiatura  ,  dove  per  1'  ordinario 
non    faceva    che  leggere  i  Libri    fempre    in  gran 
copia  feco  portati  j  o  Icriver  Lettere,  ovvero  com- 
pilare gì'  Indici  dell'  Opere  che  aveva  fotto  il  tor- 
chio ;  cofe  tutte  che  non  richiedevano  gran  fati- 
ca di  mente  ;  torto  gli  (ì  regolava  il  fonno  :  con- 
tuttociò  non  feppe  mai  perfuaderfene  y  e  piò  tpllo 
quando  avea  malamente  dormito  la  notte ,  ne  in- 
colpava qualche  cibo  o  mineftra  prefa  nel  giorno 
avanti:  troppo  gagliardo  era    in  lui  il  Genio  per 
lo  ftudio,  per  non  crederlo  capace  di  cagionargli 
pregiudizio  veruno.   Né  fi  vuol   tacere,  che  aven- 
dogli configliato  il  celebre  Medico  Francefco  Tor- 
ti dopo  la  grave  malattia  ,  in  cui  lo  aveva  affi- 
liito  neir  Anno  1720.  e  ch'egli  credette  origina- 
ta   in  gran    parte  dalla    troppa  applicaziot^e    allo 
iìudio  :  avendogli,  dico,  conllgliato  di  moderarfì 
nelle  fue  Letterarie  occupazioni ,  perchè  quefte  po- 
tevano col  tempo  fconcertargli    affatto  la  fanità , 
ed  anche  abbreviargli  la  vita  :  gli  rifpofe  il  Mu- 
ratori :  ho  fempre    fentito  dire  ,    che  ognimo  deve 
morire  nel  fuo  mejliere  :    al  che  tortamente  fog- 

P  giun- 


tió       Vita  D 1  Lo  DO  vico 

^Tunie  il  Torti  :  ìoia  non  già  pel  fuo  me/lierc  .  Sì 
prevalfe  il  noftro  Propofto  de)  faggio  confìglio  di 
(queir  infigne  Profeflbre  di  Medicina,  finché  durò 
h  fua  convaiefcenza  j  da  lui  pacata  in  Villa,  con 
guardarfi  dal  molto  applicare .  Ma  riftabilitofi  in 
perfetta  fanita ,  e  ritornato  in  Città  ripigliò  i  Tuoi 
Stiid)  collo  fteffo  fervore  di  prima  ,  e  così  Tem- 
pre ha  continuato ,  finche  perdette  la  vifta  ,  cioè 
dopo  compiuto  l'Anno  fettantefìmo  fettimo  di  fua 
ttà  :  né  la  quotidiana  lunga  applicazione  ,  la  qua- 
le per  r  ordinario  arrivava  alle  dodici  ore  per 
giorno  ,  gli  ha  mai  più  cagionato  verun  altro  gra- 
ve malore  ;  di  maniera  che  di  lui  non  fi  può  di- 
re ,  come  di  tant'  altri  ,  che  il  troppo  fiudió  gli 
abbia  pregiudicato  nella  fanità  ,  od  abbreviata  la 
vita  ;  e  ciò  a  mio  credere ,  perchè  il  comporre  i 
fuoi  Libri  non  gli  coftava  ^  come  a  molti  altri , 
tanta  fatica  ,  anzi  gli  ferviva  di  grandiffimo  di- 
vertimento .  Soleva  egli  perciò  dire  ,  fé  io  fofji 
confinato  in  un  luo^o ,  dove  mi  mancafjero  i  Li- 
bri ,  e  mi  folj'c  anche  proibito  lo  fcrivcre  ^  prejlo 
prejìo  morrei . 

Fu  in  oltre  fuggetto  per  alcuni  anni  il  nortro 
Propofto  a  molediffime  infiammazioni  d'  occni  $ 
le  quali  certamente  provenivano  dal  tenerli  tutto 
giorno  in  eftrcizio  su  i  libri:  nondimeno  non  fu 
inai  pofTibile  ad  alcUn  Medico  ,  o  Amico  d' indur- 
lo ad  intermettere  ne  men  per  un'  ora  al  giorno 
le  geniali  fue  applicazioni  .  Se  ne  liberò  egli  po- 
fcia  coir  ufo  di  certa  Acqua  infegnatagli  da  un 
Amico  ;  e  fé  talvolta  gli  fi  fofle  nfvegliata  la 
fluflTione  ,  ficcome  accadeva  per  lo  più  ne'  tempi 
fciroccali ,  ricorreva  tofio  al  rimedio,  e  ne  relta- 
va  iibero  i  Teneva  perciò  lempre  in  cafa  buona 
provvigioftc  di  quclP  Acqua  laiubre  ,    per  iaverlà 

in 


Antonio  Muratori.       227 

in  pronto  alle  occorrenze ,  ed  anche  per  donarne 
a  chi  pativa  mal  d'  occhi  ;  giacché  le  n'  erano 
divulgati  psr  Cittì  i  mirabili  effetti  ,  e  da  molti 
veniva  ricercata.  Allorché  pofcia  fu  cortretto  nell' 
Annoiy^'^-a  guardare  per  quafi  due  Mefi  il  let- 
to a  cagion  di  un  tumore  formatogli  fi  lotto  di  un 
piede  ,  e  quantunque  il  male  fofle  affai  dolorofo  , 
non  lafciò  mai  di  ipcndere  alcune  ore  del  giorno 
a  federe  lui  ietto  per  leggere  qualche  Libro  ,  e 
fcriver  Lettere  ,  ed  anche  per  tirar  qualche  linea 
neir  Opera  ,  che  aveva  per  le  mani  j  e  quando 
era  riftucco  di  (tare  in  quella  pofìtura ,  ed  Ami- 
co alcuno  n»n  toffe  itato  a  tenergli  compagnia  _, 
faceva  profeguir  la  lettura  ad  uno  de' Nipoti  luoi  : 
talché  egli  venne  anche  in  quel  tempo  a  darquafi 
l'ore  coniuete  allo  Ikidio.  Dopo  cnandio  d' t  (fe- 
re divenuto  cieco,  fi  faceva  leggere  qualche  Libro 
per  palTar  mallimamente  l' ore  della  fera ,  in  cui 
niuno  veniva  a  vifitarlo  , 

Difli  di  fopra  ,  che  le  ordinarie  occupazioni 
del  Muratori ,  quando  fi  trovava  in  Villa  ,  erano 
la  lettura  de  i  Libri  ,  che  fèco  avea  portato  ,  lo 
-.fcriver  Lettere  ,  e  il  fare  gl'Indici  all'Opere  che 
facea  ftampare  .  Talvolta  pero  compofe  eziandio 
alcuna  cofa  ;  e  frutto  delle  fue  Villeggiatupe  fono 
le  Ojjcrvaziont  fue  jopra  le  Rime  del  Petrarca  ,  da 
lui  fkfe  ,  mentre  villeggiava  a  Minerbio  ed  a  Vil- 
lanuovaiul  Boiognefe  ne'  primi  anni  del  Secolo  pre- 
fcnte  prelfo  l'antico  fuo  Amico  il  Dottor  Giufep- 
pe  Bolognefì  Pubblico  Lettore  di  Bologna  ,  e  pref- 
fo  il  fuo  gran  Padrone  e  Benefattore  il  Marchefe 
Giovan-Giufeppe  Orfi  .  Il  Trattato  della  Pejìc  fu 
da  lui  compoltoin  occalìon  di  godere  nell'Autun- 
no deli'  Anno  171;?.  m  Fiorano  e  Spezzano  lui  Mo- 
denefc  i  deliziofi  foggiorni   e  le  grazie  del  Mar- 

P     2  die- 


228      Vita    di    Lodovico 

chefe  Filippo  Coccapnni  ;  ed  ivi  pure  fece  la  fc* 
conÒR  Rijpojìa  air  Enimetìt'.irìmo  Quertni  intorno 
alla  Diminu7Ìon  delle  ["elle ,  che  èrimafa  inedita, 
villeggiando  nel  1748.  prelTo  1'  altro  iVlarchelc  Lui- 
gi Coccapani  .   Al  vedere  il  noltro  Propotlo  con  i 
Libri  alla  m<5no  in  tempo  ancora    di   villeggiatu- 
ra ,  pareva  a   rallino  cofa  contraria  al  fine  ,    eh' 
egli  propoiievafì  col  pcrtarfi  a  villeggiare  ;  cioè  di 
{oHevare  1'  animo  Tuo  dalle   paliate  allìdue  appli- 
cazioni,  e  ricrearli.  Ma  egli  rifpondeva  loro:  Se 
io  non  avejj:  oucjìo  mezzo  per  paì'iar  alcune  ore  del 
giorno  ,  la  vfllupgiatwn  mi  fervirebbe  pm  tojìo  dt 
aggravio  che  di  follicvo  ;  perchè  in  vtce  di  ricrear 
l' nninw  mto  ^  lo  riempii  cbhc  di  mahnconia  .  Equi 
piacemi    di   riferir  ciò  eh'  egli   a  qiieito  propolito 
fcriveva  a!  Conte  Giovan  Artico  di  Forcia  nella  più 
volte  mentovata  Lettera  .  Si  maraviglia  talora  la 
gente  cziofa  (fono  le  lue  parole)  in  veder  per  fa- 
ve di  Lettere ,  che    non  fanno  levar  gli    occhi  dc^ 
Libri  ,   Jcmprc  Jiud:ando  ,    e  fenza  perdonarla  ne 
pure  alla  villeggiatura  .    IV   ,    dicono ,  i]uel  buon 
Uomo  :  ne  sa  tanto  ,  ó  crede  di  fapcrnc  tanto  ,    e 
non  sa  ,  f/;'  egli  è   dietro  a  farji  [eppellirc  prima 
del  tempo  .    JVIa  lafcino    un  poco  ,    che  ancor  noi 
molto  pia  ci  maravigliamo  deW  ozio  loro ,  che  nuU 
la  è  utile  al  Pubblico  ,  e   può  anche  ejjere  danno fo 
air  Anime   loro  ;  laddove  in  fine  gli  oncjìi  Studj 
fono  una  cccupazion  degna   delP  Uomo  ,    &  Uomo 
Crijiiano  ,   ed  injieme  un  pafcnlo  dcliziofo  alla  Ivr 
mente  .    LI  fé  non  fi  fa  bocca  da  ridere  per  tanti 
Legifii ,  Medici  ,  Soldati ,  Trafficanti ,  e  diro  an- 
che Minijhi  e  Principi ,  pieni  tutto  di  fino  alla  go-' 
la  di  fpinofi  affari ,  e  di  applicazioni  convenevoli- 
etlf  ufficio  0  mefiier  loro  :  perchè  poi  farfi  le  mara- 
viglie de"  foli  poveri  Letterati  ?  Per  altro  niuna  par- 

fona 


Antonio  Muratori.      229 

fona  dì  Lettere  ha  ,  crcd'  io ,  bi fogno ,  che  le  ricordi , 
dovere  anch'  ella  al  pari  de  gli  altri ,  che  han  fen- 
no  ,  ed  anche  più  doli  altri  ,  governare  con  eco- 
nomia la  propria  falut e  ,  prenderfi  i  fuoi  onejti  di- 
vertimenti e  ripojì  ,  e  fopra  tutto  aver  prejente  , 
che  il  ventricolo  troppo  pieno  è  cattivo  per  tutu  , 
ma  più  per  chi  adopera  di  molto  la  tcfìa  .  Ad  al- 
cuni lauti  conviti  fu  data  la  colpa  della  morte  im- 
matura di  quel  maravicliofo  ingegno  di  Jacopo 
Mazzoni.  QLianto  configiiaqiiì  a  gli  altri  il  Mu- 
ratori ,  Jo  praticò  egli  efattamente  in  fé  (kfTo  j  e 
Ja  maniera  fua  del  vivere  fu  fempre  in  lui  afTai 
regolala  ,  come  fi  può  icorgere  dal  fìnquì  detto , 
e  da  quanto  fiam'  ora  per  riferire  ;  ed  elfa  verifi- 
niilmente  avrà  molto  contribuito  a  farlo  ftar  fa- 
no ,  e  vivere  alfai  lungamente  .  E  certamente  ,  a 
riferva  della  pericolofa  e  lunga  malattia  del  1720. 
non  ne  patì  altra  ,  fuorché  delie  leggiere  e  bre- 
vi .  E  non  è  già  ,  eh'  egli  folle  di  temperamento 
forte  e  robufto  :  che  anzi  era  di  ccmpleflion  de- 
bole e  mefchina .  Ma  queito  medefimo  infegnava 
a  lui  di  procedere  con  riguardo  nel  cibo  e  nelle 
bevande  .  Perciò  rara  cola  era  ,  eh'  egli  fi  lafciaf- 
fe  indurre  a  conviti  e  banchetti  in  cafa  altrui  ,  e 
molto  meno  in  cafa  propria  j  e  quella  volta  ch'era 
forzato  ad  andarvi  ,  fi  guardava  da  i  liquori  ,  e 
dalle  vivande ,  dove  entravano  aromati  i  e  la  fe- 
ra poi  fé  la  palfava  fcnza  la  folita  parca  cena  . 
Più  amava  In  lomnia  la  fua  tavola,  in  cui  pochi 
ed  ordinar]  cibi ,  e  vin  leggiero  comparivano  ,  che 
gli  soggi  delle  menfe  altrui  .  Due  volte  1'  anno 
ioleva  portarfi  a  villeggiare  ,  cioè  nella  Primave- 
ra e  neir  Autunno  .  La  prima  villeggiatura  ,  la 
fece  per  molti  anni  preifo  la  Terra  di  San  Felice 
in  cafa  dell' Abate  Lodovico  Campi ,  dotto  allievo 

P     :j  an- 


23©        Vita   di  Lodovico 

anch' efTo  del  P.  Ab.  Becchini  ,  in  compagnia  fem- 
pre  del  Sig.  Marelcotti  luddetto ,  e  tante  volte  del 
Signor  Fr.incelco  Niccola  Fraflbni  del  Finale ,  altro 
fuo  (ingoiare  Amico,  ed  Uomo  di  buon  gufto  ,  e 
di  molta  Letteratura  i  e  quella  veniva  ftimata  dal 
nodro  Propodo  la  più  gullofa  e  dilettevole  vil- 
leggiatura che  farpotelle,  perchè  fatta  co' fuoi  più 
cari  Amici .  Dopo  poi  la  morte  dell'  Ab.  Campi 
fi  portava  a  villeggiare  nel  fuo  Cafino  di  S.Agne- 
fe.  Neil'  Autunno  pofcia  prendeva  per  lo  più  la 
fua  villeggiatura  ne' Feudi  di  Spez7.ano  e  Fiorano 
della  Cala  Coccapani ,  perchè  quell'  aria  di  collina 
la  conofceva  profittevole  alla  fùa  fanità  .  Il  fuo 
maggior  divertimento  in  tempo  di  villeggiatura 
era  il  far  delle  lunghe  pafìfeggiate  la  mattina  di 
buon'  ora  ,  e  verfo  fera  ,  perchè  credeva  non  folo 
utile  ,  ma  eriandio  neceflario  a  mantenere  la  fua 
fanita  il  far  del  moto  ^  e  per  lo  lìeflb  motivo  non 
fi  lagnò  mai  ,  benché  avanzato  in  età,  della fca- 
la  della  Dacal  Biblioteca  ,  comporta  di  novanta  fei 
gradini  i  perchè  riguardava  quel  falirc  e  Icendere 
per  efercizio  giovevole  al  corpo  .  Soleva  anche  di- 
re di  trovar  più  il  fuo  conto  nel  camminare  co* 
proprj  piedi  ,  che  con  gli  altrui ,  perchè  il  corpo 
nodro  efige  movimento  ;  quindi  mentre  villeggia- 
va nel  fuo  Cafino  ,  lungi  un  miglio  da  Modena  , 
o  almen  dalla  Pompofa  ,  colìurae  fuo  fcmpre  fu  di 
venir  la  mattina  di  buon'  ora  a  piedi  in  Città  , 
valendofi  folamente  di  un  «omodo  per  tornar  fuo- 
ri all'ora  del  mezzo  dì  .  Amava  ancora  di  fucar 
nelle  ftagioni  calde  ,  per  purgare  i  vafi  capillari 
della  cute ,  e  la  fiefia  mafia  del  fangue  ;  e  a  tal 
effetto  affrettava  qualche  poco  il  palio  nel  ritor- 
nare a  cafa  la  fera  ,  dopo  la  folita  pafleggiata . 
Facililfimo  gli  era  per  altro    il  fudore  ,   e  tante 

voi- 


Antonio  Muratori.      231 

volle  il  folo  picciolo  viaggio  dal  Tuo  Cafino  a 
Modena ,  tuttoché  fatto  da  lui  dolcemente ,  e  re- 
citando il  divino  Uffizio ,  fui  levar  del  Sol^ ,  ba- 
flava  a  farlo  fudar  copiofarpente .  Avrebbe  defidc- 
rato  eziandio  ,  che  tornalfero  in  ufo  in  Italui 
Bagni  tanto  una  volta  praticati  da'  Romani  ,  € 
tuttavia  familiari  fra  i  Popoli  Orientali  ;  e  non 
mancò  varie  volte  di  ftimolare  valenti  Medici  a 
promoverli  e  a  configliarli  con  qualche  Libro  : 
perfuafo ,  che  l'  apertura  de  i  pori  della  cute  ,,  e 
la  pulizia  da  efTì  prodotta,  ed  infieme  il  fudare, 
conferifcano  a  tenere  in  buon  equilibrio ,  e  puri- 
ficati i  fluidi  del  corpo  umano .  Per  tutte  il  Me- 
fe  di  Maggio  non  bevca  che  acqua,  «licendo ,  che 
quella  era  la  fua  purga  di  Primavera  lenza  inco- 
modare i  Signori  Medici .  Secondo  ancora  che  a 
lui  parca  d'  averne  bifogno  ,  prcfcriveva  talora  a 
fé  medefimo  il  falalTo ,  al  più  una  volta  l'Anno. 
Fu  il  Muratori  fempre  poco  amico  del  fuoco, 
e  non  fé  gli  accoftava  giammai ,  fé  non  quando 
non  poteva  di  meno,  cioè  per  cacciare  il  freddo 
da  i  piedi  ;  ed  allora  poi  anche  fi  fcaldava  mo- 
deratamente, e  fempre  con  qualche  riparo  davan- 
ti al  volto  ;  perchè  fé  un  po'  troppo  di  calore 
avefle  egli  prefo  ,  gli  s' infiammava  torto  la  terta  , 
e  ficuro  era  di  dormir  malamente  la  notte  fulfe- 
guente  .  Per  la  iìdXa.  ragione  fi  guardava  dal  l'en- 
trar nelle  rtanze  troppo  rifcaldate  nel  Verno  ,  e 
dall' andar  rìelle  Chiefe,  dove  foue  gran  calca  di 
Popolo .  Noo  volle  mai  fuoco  nella  propria  rtan- 
7a  ;  e  perchè ,  divenuto  Parroco ,  trovò  il  cami- 
no in  quella  fcelta  per  se  nella  fua  Canonica,  lo 
fece  guaftare,  giudicandolo  cofa  inutile,  permet- 
tere in  quel  fito  un  Armadio  con  gli  Arredi  facri 
più  preziofi ,  da  elfo  provveduti  alla  fua  Chiefa . 

P    4  In 


15^        Vita  di  Lodovico 

In  oltre  non  permife  mai ,  che  gli  fofife  rifcalda- 
to  il  letto  in  tempo  d'  Inverno ,  Te  non  qufindo 
fu  moleftato  da  qualche  gagliarda  infreddatura  ; 
td  allora  poi  anche  fé  lo  aveffe  trovato  nn  pò* 
troppo  caldo,  fventolava  le  fenruola,  affinchè  fi 
raffi eddaflerò  ;  e  ciò  faceva  egli  ,  pei'cliè  fé  foffe 
entrato  in  quel  calore  ,  gli  fi  rilcaldàv^ano  di  tal 
maniera  tutte  le  eftremità  del  corpo  ,  che  gli  pa- 
reva d'avervi  dentro  il  fuoco,  ed  era  perciò  co- 
ftretto  di  metter  fuori  delle  lenzuola  le  mani  ed 
j  piedi  ,  altrimenti  non  avrebbe  potuto  prender 
fonno ,  finché  foffe  durato  quel  calore .  Lo  (teffo 
•gli  fuccedeva  ancora  ,  qualor  nel  Verno  T  aria  fi 
foffe  d'  improvvifo  voltata  a  fcirocco  ;  ed  allora 
il  rimedio  che  ufava  ,  era  di  gettar  indietro  la 
coperta  luperiore  ,  o  pure  il  panno  di  lana  ^  chtf 
altro  non  ammetteva  nel  maggior  rigore  di  quel- 
la ilagione  fopra  il  lenzuolo  .  E  non  è  già  eh' 
egli  fra  giorno  non  provaHe  al  paride  gli  altri 
i  rigori  dei  freddo  ,  mafTimamente  dopo  che  gli 
furono  crefciuti  gli  anni  fulle  fpalle  .  Impercioc- 
ché gli  fi  agghiacciavano  facilmente  le  mani  e  i 
piedi  :  né  punto  gli  giovava  ne' giorni  più  rigidi 
il  tener  le  une  bc  n  cufiodite  con  guanti  grofTì  di 
lana  o  di  peliiccia  ,  e  gli  altri  difefi  entro  una 
pelle  d'  Orfo ,  che  tante  volte  era  coffretto  partir 
dalla  Biblioteca  prima  dell'ora  desinata,  per  non 
poter  più  (offrire  il  freddo  ,  né  tener  la  penna  in 
mano.  Ma  quando  era  in  letto,  pochi  panni  ba- 
cavano a  rifcaldarlo  .  In  quefia  guifa  ,  e  con  que- 
Oo  metodo  di  vivere  conduffe  felicemente  i  gior- 
ni fuoi  il  nortro  Propofio  fino  a  un'  età  ,  cui  fi 
potrebbe  certamente  fotrofcrivere  ogni  altro  uo- 
mo ,  che  non  fofl^e  dedito  allo  fiudio  :  laonde  fi 
può  conchiudcre,  the  la  buona  regola  nel  vivere 

farà 


Antonio  MuR  A  TOR  r.      25^ 

farà  Tempre  un  grande  antidoto  per  mantener  fa- 
ni  j  e  far  vivere  lungamente  anche  i  Letterati . 

CAPITOLO     XL 

De  i  Doni  fin^olari  dì  Natura ,  conceduti 
da  Dio  al  Muratori . 

A  Formare  un  gran  Letterato  sì  grande  com- 
binamente  di  cofe  fi  richiede  ,  che  non  è 
punto  da  ftupire,  fé  cotanto  raro  ne  fia  il  nume- 
ro nel  Mondo.  Neceffario  è  in  primo  luogo,  che 
Iddio  fia  liberale  verfo  di  lui  dei  Doni  di  Natu- 
ra ;  che  quefti  non  vadano  disgiunti  da  una  ga- 
gliarda e  collante  volontà  d' imparare  ;  e  che  non 
manchi  a  lui  il  comodo  di  molti  Libri ,  e  la  dire- 
zione di  valenti  Maeftri  :  di  maniera  che  fé  di  una 
fola  di  quefte  cofe  fia  egli  fprovvifìo ,  non  arrive- 
rà mai  un  Uomo  a  fare  una  gran  riufcita  nella 
Letteratura .  Come  bene  fornito  foffe  il  Muratori 
d' inclinazione  e  volontà  per  apprendere  le  Scien- 
ze ,  e  quanto  fortunato  egli  foffe  nel  trovare  i  mez- 
zi per  iftudiare  ,  l'abbiamo  in  ^Itri  capitoli  vedu- 
to. Ora  convien  parlare  dei  Doni  di  Natura  a  lui 
conceduti  da  Dio ,  che  veramente  fingolari  furo- 
no  ,  e  che  da  effo  ben  trafficati  il  fecero  poi  riu- 
fcire  quel  grand'  Uomo  ,  che  nelle  molte  Opere 
fue  comparifce.  E  per  farmi  da  capo. 

Non  occorre  chiedere,  s'egli  dotato  foffe  d'un 
grande  hioegno  e  Talento  per  le  Scienze  y  mentre 
le  fieffe  Opere  di  lui ,  che  tante  fono ,  e  di  argo- 
mento sì  diverfo,  e  nelle  quali  ha  fempre  fcritto 
da  Maeftro  ,  ne  rendono  chiara  tefiimonianza . 
Spicca  in  tutte  una  rara  finezza  di  Giudizio  ,  un 
Ordine  mirabile ,  una  Chiarezza  e  Precifion  fìngo- 

lare 


234  Vita  di  Lodovico 
lare  neirefprimere  i  propr;  fentimenti  ,  ed  una 
grande  Felicità  e  Facilita  infieme  nello  fpiegarfi  e 
farfi  intendere  nelle  cofe  più  difficili  ed  aftrufe  : 
tutti  evidenti  contrafegni  della  bella  Mente ,  che 
eragli  toccata  in  forte .  Nondimeno  quefti  bei  pre- 
gi ,  tuttoché  fingolari ,  e  non  pofleduti  iriteramen- 
te  da  tutti  gli  Uomini  di  Lettere  ,  non  danno 
pienamente  a  conofcere  la  grandezza  del  fuo  Ta- 
lento ,  né  il  vigor  della  fua  mente  :  vi  è  qualche 
cofa  di  più  da  oflervare .  Sogliono  per  1'  ordinario 
gli  altri  Letterati  ,  prima  di  metterfi  a  compor 
qualche  Libro,  prepararla  Materia,  di  cui  voglio- 
no trattare ,  con  ridurla  a  Capi ,  e  fare  la  Selva 
di  tutti  i  lor  pcnfieri  intorno  a  quell'  argomento , 
affinchè  quefta  ferva  loro  come  di  guida  nel  lavo- 
ro .  Di  sì  fatto  aiuto  non  ebbe  mai  bifogno  ,  né 
fece  mai  ufo  i!  noftro  Propofto  .  Imperciocché  la 
fua  Mente  era  sì  vafta  e  sì  vigorofa  ,  che  capace 
era  da  fé  fola  non  folamente  didivifarc,  ma  ezian- 
dio di  ordinare  e  ritenere  dentro  di  sé  qualunque 
grande  e  difficile  argomento .  E  però  allorché  fi 
metteva  a  feri  vere  fopra  qualfifia  foggetto  ,  1'  avea 
già  tutto  in  teda ,  ed  altro  non  facea ,  che  flende- 
re  ciò  che  dianzi  colla  fua  Mente  difpofto  e  dige- 
rito avea  ,  quafi  come  farebbe  un  altro  nel  tra- 
fcrivere  una  fua  compofizione  ;  e  tante  volte  fola- 
mente  dopo  di  aver  finita  1'  Opera  ,  la  divideva 
in  Capitoli ,  con  fare  allora  a  ciafcun  d'  effi  T  ar- 
gomento o  fia  il  fommario  ,  e  così  continuò  a  con- 
tenerfi  fino  a  gli  ultimi  anni  di  fua  vita  ,  quantun- 
que al  dire  di  lui  gli  fi  fofife  diminuita  non  poco 
la  memoria.  Da  sì  grande  e  raro  privilegio  con- 
cedutogli da  Dio,  e  dalla  vafta  fua  Erudizione  pro- 
veniva poi  ,  eh'  egli  tanto  più  prefto  ,  che  altri 
no»   farebbe,   fi  sbrigava  dall'Opere,  che  intra- 

pren- 


A  NTNIO   MuR  ATORT.         I35 

prendeva  .  Non  più  di  un  Anno  fpefe  nel  com" 
porre  1  primi  nove  Tomi  de  gli  Annali  cC  Italia  ' 
poco  più  di  cinque  Mcfi  nel  compilare  la  feconda 
parte  delle  Antichith  EJìenfi  ;  e  meno  di  tre  nel 
rifpcndere  al  Proteftante  Buryicto  col  Trattato  ds 
Faradifo  ,  per  tacer  altri  eftmpli  .  E  mtovno  a 
quelle  Opere  non  lavorò  mai  fé  non  fé  nella  Du- 
cale Biblioteca  ;  vale  a  dire ,  che  vi  fpendeva  folo 
l'ore  del  giorno,  e  non  anche  della  notte  i  e  dal 
tempo  impiegato  in  iitendere  i  primi  fi  dee  anco- 
ra detrarre  il  tempo  da  lui  paflato  nelle  Villeggia- 
ture di  quell'Anno,  che  non  fu  meno  di  due  Me- 
li e  mez7o  ,  fenza  punto  applicarvi  .  Pana  cola 
incredibile  a  chi  non  l'ha  praticato,  ma  pure  è 
così  ;  ed  io  che  in  que'  tempi  gli  ho  (emprc  tenu- 
ta compagnia  in  detta  Biblioteca,  polfo  renderne 
ragione,  e  farne  ficura  teltimonianza.  Un  altro 
chiaro  argomento  della  gran  Mente  del  Muratori 
farà  pure  ,  quanto  ora  fono  per  dire  .  Ebbe  egli, 
più  volte  due  ed  anche  tre  Opere  per  le  mani  nel 
medefimo  tempo;  con  applicarfi  ad  una  o  due  nel- 
la Biblioteca  ,  e  all'altra  incafa:  contuttociò  l'una 
non  faceva  confufione  all'altra  nel  luo  Intelletto; 
e  quando  ne  metteva  giì\  una  per  ripigliare  il  la- 
voro dell'altra,  era  la  fua  Mente  a  quella  difpof- 
ta ,  come  fé  non  avede  avuto  che  quell'argomen- 
to da  trattare,  in  oltre  allorché  flava  componen- 
do la  fua  grand'  Opera  fopra  le  Antichità  Italiane 
de  i  Secoli  dimezzo,  divifa  in  fettanracinque  Dif- 
fertazioni ,  che  fi  pofibno  chiamar  alrrettanti  Trat- 
tati del  tutto  diverfi  fra  loro  :  l'avrefte  veduto 
prenderne  or  una,  e'  or  l'altra  in  mano,  e  tal- 
volta varie  in  una  flelfa  mattina,  fecondo  che  glie 
ne  veniva  la  volontà  ;  e  di  tutte  aveva  talmente 
prefenti  nella  Mente  l' Idea  e  il  filo ,  che  col  folo 

leg- 


2^6        Vita  di  Lodovico 

leggere  lino  o  due  periodi  fapeva  torto  ,  come  do- 
veva profeguire  il  difcorfo.  Di  un  sì  iìraordinario 
contegno  non  so  fé  [molti  efempii  recar  fi  po- 
tranno • 

Ma  non  minore  di  quella  dell'  Intelletto  fu  nel 
noftro  Propofto  la  felicità  della  Memoria ,  di  cui 
r  avea  dotato  Iddio  :  col  qual  grande  foccoifo  potè 
egli  fare  di  gran  voli  ne'  primi  fuoi  Studj ,  e  com- 
porre pofcia  in  poco  piti  di  cinquant'anni  tanta  co- 
pia di  Libri .  Quando  da  giovinetto  ftudiava  Gram- 
matica ,  era  in  lui  sì  pertentofo  quefto  dono  di 
Natura  ,  che  il  folo  badare  alla  fpiegazion  del 
IVIaeftro  badava  per  fargli  imparare  anche  il  tefto 
del  Libro ,  talché  non  avea  ',difficultà  immediata- 
mente dopo  di  provocare  1' Avverfario  Tuo  discuo- 
ia a  fpiegare  a  memoria  la  medefima  Lezione  . 
Erafi  nondimeno  incontrato  in  un  Avverfario , 
che  godeva  di  un  pari  privilegio,  e  che,  fé  foffe 
lungo  tempo  viffuto  ,  avrebbe  potuto  anch'  egli 
fare  un'ottima  riufcita  .  Era  quelH  nato  in  Pana- 
no ,  Terra  groffa  fulle  montagne  del  Modenefe , 
e  Madre  anch' effa,  come  la  Patria  del  JVluratori  , 
di  felici  Ingegni ,  e  che  ora  ne  conta  tre  viven- 
ti,  che  le  lono  di  gran  lurtro,  cioè  Monfìg.  Giu- 
liano de' Conti  Sabbatini  Vefcovo  di  Modena,  il 
P.  Odoardo  Corfini  Generale  delle  Scuole  Pie ,  e 
il  P.  Gian-Carlo  Bofi  Procurator  Generale  della 
medefima  Religione ,  nella  quale  finì  egli  pure  i 
giorni  fuoi  in  aliai  frefca  età ,  ed  era  della  Fa- 
miglia Balefiri  .  Era  poi  sì  felice  e  maravigliofa 
la  Memoria  o  Retentivu  del  noftro  Fropolìo  ,  che 
fé  leggeva  qualche  Libro  (  e  niclrc  migliaia  ne  ha 
certamente  letti  ,  o  pili  tollo  divorati ,  in  Tua  vi- 
ta )  glie  ne  reftava  talmente  imprclTa  nella  Men- 
te tutta  la  foftanza,   che  nell'età  più  robulla  av- 

reb- 


A  NTO  NIO    MUR  ATOR  r.         237 

l'cbbe  faputo  indicar  non  meno  la  Pagina,  che  li 
l'aragrato  ,  ove  ri  ritrovava  qualunque  cola  In  effo 
conreiiuca  .  Ed  anche  vecchio  ,  dovendo  raccontar 
qualche  tatto  occo  rio  ne' Secoli  più  lontani,  iape- 
va  dir  non  foJo  l'Anno,  il  rnefe  ,  il  giorno,  e 
fin  le  ore  in  cui  era  accaduto,  fé  l'Autore,  in  cui 
lo  avea  letto,  notate  le  avefle'.  Se  tale  era  poi 
nel  Muratori  la  Rcminilcenza  delle  cole  ollèrvatc 
ne' Libri  altrui,  farà  facile  l'intendere  ,  quanto 
maggiore  foife  quella  che  avea  delle  produzioni 
del  proprio  ingegno  ;  quindi  non  mi  eitendo  di 
vantaggio  per  dimoftrarlo  .  Occorrendogli  pofcia  di 
trovar  qualche  palFo  di  Santo  Padre  ,  o  d'  aitro 
Scrittore,  le  cui  Opere  folTero  fuori  della  ffanza , 
0'.'  egli  lludiava  nella  Biblioteca  Eltenie  ;  non  fu 
mai  veduto  portar  feco  al  tavolino  il  Libro  ,  in 
cui  l'avea  rinvenuto  ;  perchè  dopo  d'averlo  ben 
confìderato  ,  rimetteva  il  Libro  al  fuo  polto  ,  e 
tanto  e  tanto  notava  elattamente  quel  pafTo  ,  e 
tutta  la  citazion  del  Libro,  che  occorreva,  come 
avrebbe  fatto  un  altro  collo  fleffo  Libro  davanti . 
Un  altro  dono  fingolare  di  Natura  fortito  e- 
ziandio  avea  il  noftro  Propofto  ,  che  forfè  a  pochi 
Letterati  viene  conceduto  ;  e  fu  una  Vijia  acutif- 
fima  e  coftante  fino  all'ultimo  di  fua  vita,  fenza 
:h' egli  aveffe  mai  bifogno  d'adoperar  gli  occhia- 
li ,  tuttoché  r  aveffe  cotanto  faticata  di  giorno  e 
di  notte  su  i  Libri ,  e  per  alcuni  anni  folfe  fiat» 
molellato  da  gagliarde  infiammazioni  d'occhi .  Leg- 
geva poi  egli  con  tanta  velocità,  che  non  erapof- 
fibile  tenergli  dietro  ;  ficcome  è  accaduto  a  me  tan- 
te volte  nel  mettermi  a  legger  feco  le  Lettere  , 
che  gli  erano  fcntte  .  Imperciocché  egli  voltava 
fempre  la  pagina  ,  quand'  io  n'  era  appena  alla  me- 
ta ;   e  con  tutta  quefla   velocità  nel  leggere  egli 

ap- 


ijS        Vita   di   Lodovico 

apprendeva  meglio  le  cofe  di  quel  che  avrebbe  fat- 
to uà  altro  leggendo  adagio  e  colla  maggior  atten- 
zione pofTibile  ;  perchè  la  Mente  di  lui  accompa- 
gnando fedelmente  e  con  pari  piefrezza  gli  occhi  , 
imprimeva  gagliardamente  nel  magazzino  delia 
Memoria,  quanto  ella  apprendeva  per  mezzo  del 
loro  miniftero  .  A  tutti  quefti  doni  di  Natura  , 
toccati  in  forte  al  Muratori ,  fi  dee  pur  aggiugne- 
re  la  lunga  e  robufla  Sanità ,  da  lui  goduta  a  di- 
fpetto  di  tante  applicazioni  allo  Audio  :  requifita 
tanto  necefl'ario  a  uà  Uomo  di  Lettere  per  reg- 
gere air  affidua  fatica  ,  che  fi  ricerca  sì ,  fé  afpira 
a  far  grandi  progrefli  nelle  Scienze .  Ma  ficcome 
di  efTa  n'abbiam  lufficientemente  parlato  nel  prece- 
dente Capitolo  ,  e  CI  occorrerà  di  dirne  qualche 
cola  di  più  in  altro  luogo:  così  io  tralafcio  di  far- 
ne qui  uUerior  menzione,  per  pafTar  a  parlare  del- 
le fue  Virtij . 

CAPITOLO    XIL 

t^elle  Virtù  del  Muratori  ,    e  primieramcnts  della 

fua  Pietà  vcrfo  Dio  ,  e  Divozione  al 

Signor  Gesù  Crijìo  t 

L*  Effere  fiato  un  gran  letterato,  niente  ave- 
i  rcbbc  giovato  al  Proporto  Muratori,  fé  alla 
molta  fua  dottrina  ed  Erudizione  non  averte  ac- 
coppiato il  complcflb  delle  più  belle  Virtù  ;  per- 
chè farebbe  a  lui  mancato  il  pregio  più  luminoloj 
che  rifpiender  dee  nel  Crifliano ,  e  martimaraen- 
te  in  chi  fa  profefl'ioDe  di  Ltttcre  td  è  Ecclefia- 
fìico  ;  cioè  d'  crter  anche  Uomo  dabbene  .  Che  ta- 
le folfe  il  nortro  Propolìo  ,  ne  polfono  far  tefti- 
moninnza  quanti  abitatori  contiene  la  Città  di 
Modena)  e  in  oltre  tutti  que'che  hanno  avuta  oc* 

ca- 


ANTONIO   M  UH  A  T  Q  R  t .  2^^ 

Cafione  di  trattarlo  e  praticarlo  per  qualche  tem- 
po ;  e  per  tale  fu  eziandio  riconofciuto ,  fìccomc 
per  un  buo'n  Sacerdote ,  dal  regnante  Sommo  Pon- 
tefice Benedetto  XIV.  come  li  vedrà  nel  Capito- 
lo ultimo .  Della  molta  fua  Letteratura  abbiam  già 
a  lungo  parlato  ;  ed  un  perpetuo  monumento  ne 
refterà  a  i  Pofleri  nelle  tante  Opere ,  da  lui  date 
alle  Itampe .  Ora  ragion  vuole,  che  d'alcune  del- 
ie moire  lue  Virtù  da  noi  eziandio  alcun  poco  fi 
favelli  ,  affinchè  di  quefte  refli  lor  pure  qualche 
memoria.  Dalla  fua  Pietà  verfo  Dio  darem  prin- 
cipio, fificome  quella  che  al  dir  di  Sant'Ambro- 
gio è  il  fondamento  di  tutte  l' altre  Virtù ,  e  che 
principalmente  eOge  da  ogni  Fedele  la  Santa  Leg* 
gè  di  Crirto . 

La  Pietà  verfo  Dio  ,  o  fìa  la  Virtiìi  della  Re- 
li  giom  ^  che  è  quella  con  la  quale  fi  rende  a  Dio , 
come  a  noflro  primo  principio ,  e  nofiro  ultimo 
fine,  il  Culto  dovuto;  cominciò  per  tempo  a  get- 
tar profonde  radici  nel  cuore  del  Muratori .  Pre- 
fe  egli  fin  da  giovinetto  un  grande  abborrimento 
al  peccato  ,  e  un  grande  amore  alla  Virtù  ;  e  Tuno 
e  r  altro  divenne  pofcia  in  lui  Tempre  più  vigorofo 
col  crefccr  ne  gli  anni  .  Fu  folito  fin  d' allora  d^ 
alimentare  la  fua  Pietà  verfo  Dio  colla  frequen- 
za a  i  fantiflìmi  Sacramenti,  e  coli' alcol  tare  la  Di- 
vina parola;  colla  lettura  de  i  Libri  facri ,  delle 
Opere  de  i  S;mti  Padri  ,  e  de  i  Libri  maeftri  di 
Divozione;  e  coli' Orazione;  e  continuò  in  quefti 
efercizj ,  finché  viffe  ;  e  con  quelli  mezzi  gli  tu  fa- 
cile di  far  grandi  progreffi  nella  frddetta  Virtù  * 
Per  conto  delle  facre  Scritture  pofìi  aflicurar ,  che 
moltifllme  volte  fono  ftate  lette  da  lui  ,  e  fpezial- 
mente  il  Teftamento  Nuovo,  di  cui  teneva  fem- 
t>re  fui  tavolino  un  picciolo  efemplare ,  che  por- 
tava 


240         VtTA     DlLODOVTGO 

tava  poi    anche  Tempre    feco  in  Villeggiatura  co! 
Libro  de  Imitatione  Chrifli,  ed  il  Combattimento 
Spirituale    del  P.  Lorenzo   Scupoli  .    C:!"^'^^^  aile 
Opere  de  i   Santi   Padri ,  niuno  d'  effi  v'  ha  certa- 
mente,   che  non  fia  ftato  letto  da  lui  da  capo  a 
fondo,  e  più  volte  poi  San  Giovanni  Gnlofìomo, 
di  cui  era  così  torte  innamorato ,  che  non  lì  fa- 
llava mai  di  prenderlo  in  mano  \    e  quando  era 
confinato  in  letto   dal  tumore    tormatoglifi    totro 
il  piede  finillro  nel    17^6.  fi  proteiiò ,  che,  fé  lì 
riducelfe  in  ilUto    da  non    poter   più    camminare 
co'  Tuoi  piedi ,  e  falir  le  leale  della  Ducal   Biblio- 
teca,  avrebbe  vi/luto  compor  de  1  Diicorfi  ad  imi- 
tazione delie  Omelie  di  quel  Santo  Padre;  paren- 
dogli le  più  a  propofito  per    promuovere    ed  ali- 
mentar la   Pietà  .     Ftr  quello  che    riguarda  final- 
mente r  Orazione ,  ebbe  egli  per  colkime  non  fo- 
le di  raccomandaifi    più  volte  a  Dio   fra    giorno 
colle  comuni  preghiere  ,    ma  cominciò  ben  prefio 
ad  avvczzarfi  alT  Orazion  Mentale  .  Tutte  le  mat- 
tine perciò,  dopo  elferfi  alzato  dal  letto,  fi  trat- 
teneva con  Dio  almcn  per  un  quarto  d'ora,  me- 
ditando r  eterne  Verità  ,    o  qualche  punto    della 
Pa{ìr)ne  del  Signor  Gesù  Grillo;  e  fé  per  cagion 
di  aver  male  dormito  la  notte ,  fi  fofle  risvegliato 
a  giorno  ,    tralportava  alla    fera  la  Meditazione . 
Prima  di    aver  cura  d'  Anime    fu  folito    eziandio 
di  ritirarfi  due  volte  1'  anno  nel  Convento  de'  Cap- 
puccini   di  Modena  ,    cioè  otto   giorni  prima  del 
Natale  del  Signore,  e  per  tuttala  Settimana  San- 
ta avanti  Pafqua  ,    fiando  alla  lor  povera  menfa , 
levandofi  la  notte  ,    e  facendo  tutti    gli  altri  lor 
fanti  efercizj  .    Attendeva    egli  in  quel  facro  riti- 
ro a  fare  1  conti  con  Dio ,  e  lo  chiamava  la  pur- 
ga ileir  Anima  fua. 

Efat- 


Antonio  Muratori.  241 
Efattiflìmo  fu  in  oltre  il  nolìro  Propofto  nell' 
offervare  i  Divini  comandamenti  ,  col  guardarfi  non 
folo  da  i  peccati  gravi  ,  ma  eziandio ,  per  quanto 
'li  era  poffibile  ,  dai  veniali^  e  certamente  non. 
avrebbe  con  avvertenza  detta  né  meno  una  bugia 
La  medefima  efattezza  fu  da  lui  praticata  nell'of- 
fervanza  ancora  de  i  Precetti  della  Chiefa  ;  e  circa 
^ueftì  non  fi  vuol  tacere ,  che  per  conto  de  i  Di- 
giuni da  lei  comandati ,  non  lafciò  mai  di  offer- 
i/arli ,  quando  fu  fano  ,  col  maggior  rigore  fin  nel- 
la fua  vecchiezza;  e  prima  anche  cheufcifle  il  De- 
:reto  del  regnante  Sommo  Pontefice  circa  il  Di- 
giuno in  tempo  di  difpenfa  a  mangiar  carne,  non 
asò  mai  nella  picciola  refezion  della  fera  altri  ci- 
3Ì  ,  che  Pane  ed  Uva  fecca ,  o  Inialata  in  quella 
quantità  ,  che  viene  permeila  . 

Si  fon  già  veduti  in  parecchi  luoghi  di  quefla 
Vita  luminofi  tratti  della  fua  Religione  ,  fpezial- 
mente  nel  fabbricar  che  fece  la  fua  Chiefa  ,  nel 
riftorar  notabilmente  quella  di  Santa  Agnefe  di 
Ferrara,  enei  provveder  l'una  e  l'altra  di  arredi 
facri  ;  che  danno  a  conofcere,  quanto  gli  Ikffe  a 
cuore  il  Culto  dovuto  a  Die;  e  molto  piìjdiquel 
ch'io  pofla  dire  ,  fervirà  di  una  certa  e  perpetua 
teftimonianza  della  fua  foda  e  vera  Pietà  l'Operet- 
ta della  Regolata  Divozione  ,  a  difpetto  di  coloro  , 
che  in  vano  han  tentato  di  fcreditarla  :  onde  io 
non  mi  ertenderò  di  vantaggio  su  quefto  partico- 
lare ,  per  paffare  all'  altro  punto ,  su  cui  mi  fon 
propofto  di  favellare . 

Era  sì  pieno  il  cuor  del  Muratori  deH'^wwce 
Divozion  verfo  1'  umanato  Figliuol  di  Dio  ,  che  ne 
parlava  fpenTiIfimo,  e  fempre  con  una  fomma  te- 
nerezza, e  co'fentimenti  della  maggior  gratitudi- 
ne; ficcome  apparifce  anche  in  tutte  l' Opere  fue, 

Q  allor- 


ì^i        Vita  di  Lodovico 

allorché  gli  occorre  di  nominarlo,  e  fpezialmente 
Me  gli  Ejcrcizj  Spirituali  da  lui  comporti  fecondo 
il  metodo  del  P.  Segneri  Juniore,  e  nell'altra  O- 
peretta  poc'anzi  citata  .  Le   fue  Meditazioni    più 
frequenti  erano  quelle  della  facrofanta  Vita  e  Paf- 
fìone  di  effo  Divino  Redentore,  che  mai    non  fi 
faziava  di  meditare  ;    e  quando    arrivava  la  fetti- 
mana  fanta ,  1'  avrelìe  veduto  fare,  od  affiftere  a 
quelle  facre  Funzioni    col   volto  pieno  di  mcihzia 
e  compafTione  .  Maggiormente  poi  fi  fcopriva  in 
lui  la  (ba  gran  Divozione  verfo  il  benedetto  Re- 
dentor  noftro  nel    celebrar    la  fanta  Mefi'a  .  Nel 
cominciarne  la  preparazione  fi  mutava    talmente 
in  volto  ,   che  pareva  un  altr'  uomo   ,    e  reflava 
così  per  tutto  il  rendimento  di  grazie .  Era  egli  , 
durante  l'augufia  funzione,  talmente  raccolto  den- 
tro di  sé,  e  intento  a  meditare  i  divini  Miflerj , 
the  direi  quafi ,  che  folTe  arrivato  all'Orazion  d' 
Unione  ;  e  certamente  fé  nelle  Mefle   folenni  oc- 
correva fuggerirgli  qualche  cofa ,  non  baflava  dir- 
gliela fotto  voce  all'  orecchio  ,  ma  conveniva  fcuo- 
terlo  qualche  poco,  perchè  fi  rifentiffe,  e  badafic 
a  ciò  che  gli  veniva  fuggerito  •,  equefto  è  accadu- 
to a  me  p'ù  volte  nel  fervirgii  da  Diacono.  An- 
che quando  entrava  nelle  Chiefe ,  ove  foffe  efpo- 
flo  Gesù  facramentato  ,    filTava    fubito  in    lui    lo 
fguardo,  e  fenza  batter  palpebra  rcflava  immobile, 
finché  fi  tratteneva  alla  fua   prefenza .  Non  lafciò 
mai,  mentre  fu  fano,  di  offerire  a  Dio  l'incruen- 
to Sacrifizio ,  le  cui  Cerimonie  faceva  colla  mag- 
gior'efattezza  e  compofiezza  ;  e  niun  affare  o  im- 
pegno l'avrebbe  fatto  affrettar  un  tantino  nel    ce- 
lebrar la  fanta  Mefia  .  E  dopo  di  aver  perduta  la 
villa,  molh'ò  lolo  qualche  di  (piacere  della  fua  ce- 
cità ,  perchè ,  come  a  me  difle ,  prevedo  y  che  ^  fé 

Iddio 


Antonio  Muratorì.      243 

Iddio  mi  lafciaffc  in  vita  ,  non  potrò  più  dir  la  fan^ 
ta  Ale  [fa  ,  0  almen  recitar  V  Uffizio  Divino  ,  che 
erano  la  mia  confolazlone  j  ma  con  aggiugnere  im- 
mediatamente :  fia  però  femprc  ringraziato  il  Si- 
gnore .  La  medefima  cofa  difle  al  luo  Confellore  , 
confidandogli  di  piì!i,  che  ,  dopo  di  avere  fcritto 
quel  poco  ,  che  fi  legge  nella  Regolata  Divozione 
intorno  al  ianto  Sacrifizio  della  Mefla  5  Iddio  gli 
avea  fatta  la  grazia  di  accrefcergli  di  molto  la  di- 
vozione, e  di  fargli  provare  maggior  confolazlone 
di  fpirito  nel  celebrarla»  Chiunque  poi  sa,  quanto 
immerfo  folle  il  noftro  Propofto  nello  ftudio  ,  fi 
fìgut^rà  forfè  ,  che  accadendogli  in  tempo  di  ma- 
lattia qualche  alienazion  di  mente  ,  i  fuoi  difcorfi 
dovefiero  eOTere  folo  di  cofe  Letterarie  ;  ma  norl 
era  già  così .  In  occafion  della  Terzana  doppia  da 
lui  foffcrta  nel  1747.  non  faceva  che  recitar  fret- 
tolofamente  nel  bollor  della  febbre  quelle  parti 
dell'  Ore  Canoniche  ,  che  fapcva  a  memoria  ;  né 
ferviva  il  dirgli,  che  fi  quetafle ,  che  non  era  in 
obbligo  di  recitar  T  Uffizio  Divino  ;  perch' egli  ri- 
fpondeva  :  convien  pure  ci)  io  faccia  qualche  cofa  -. 
Neil'  ultima  malattia  poi  cominciò  una  notte  a 
cantar  la  Meifa  ,  e  il  fuo  Confeffore  prefe  a  ri- 
fpondergli  dove  faceva  d'  uopo  \  ma  accortofi  que- 
lli ,  che  di  troppo  fi  affannava  ,  lo  fece  balzare  dal 
Credo  aìPrefazio,  e  pofcia  gì' intonò  V  Ite  ^  Mif- 
fa  e  fi ,  cui  egli  rifpole  Deo  gratias ,  con  efortarlo 
a  ripofarfi  ,  giacché  era  terminata  la  Mefla  .  I 
fogtii  fuoi  erano  per  lo  più  in  tempo  di  male  j 
0  di  Proceffioni  del  Santifllmo  Sacramento,  o  d' 
altre  facre  Funzioni  ;  e  nello  fvegliarfi  li  raccon- 
tava moflrandone  gran  contento.  Ed  ecco  a  quali 
cofe  il  conduceva  la  fua  Pietà  anche  quando  aveà 
iconcertata  la  fentafia    per   cagion    della   febbre  : 

Q.    2  dal 


244        Vita  di  Lodovico 

dal  che  fé  ne  può  con  qualche  fondamento  dedur- 
re ,  che  prevaleflero  più  in  lui  gli  abiti  buoni  di 
quello,  che  le  geniali  Tue  applicazioni. 

E  perchè  il  Muratori  ardentemente  defiderava 
di  eccitare  e  promuovere  anche  ne  gli  altri  la 
Divozion  e  l'Amore  verfo  il  Signor  Gesù  Gri- 
llo ;  non  fi  iaziava  mai  d' inculcarne  nel  Gonfef- 
(ìonale  e  nel  Gatechismo  l' importanza  ,  e  la  ne- 
ceffita  per  falvarfi  ;  e  d' infegnare  i  mezzi  di  efer- 
citar  r  una  e  T altro,  come  pure  fatto  avea  nelle 
due  qui  fopra  mentovate  Operette  .  Gompofe  ezian* 
dio  per  ufo  del  popolo  una  Preghiera  in  Italiano 
in  forma  di  Litania,  che  comincia:  Padre  Celc- 
Jìs  Iddio  ,  abbiate  a  noi  pietà  ,  per  implorare  , 
malTime  in  tempo  di  tribolazioni  ,  l'aiuto  poten- 
tiffimo  del  buon  Gesù  ,  e  la  fua  inefFabil  miieri- 
cordia  .  La  fece  ftampare  in  Modena  nel  17 14. 
m  fondo  al  fuo  Trattato  della  Pejìe  .  Fu  dipoi 
nilarapata  da  sé  in  Roma  nel  1717.  e  mole' altre 
riliampe  ne  fono  inoltre  fiate  fatte  nel  fondo  di 
cfTo  Trattato  .  La  faceva  eziandio  cantare  nella 
<ua  Ghiefa  in  tempo  della  Dottrina  Gnftiana  ;  e 
qucff  ufo  l'hanno  parimente  introdotto  nelle  loro 
MifTioni  alcuni  Padri  della  Gompagnia  di  Gesù. 
In  fomma  non  ha  il  noflro  Propofto  tralafciato 
jilcun  mezzo  per  dilatar ,  per  quanto  gli  era  per- 
meffo ,  anche  ne  gli  altri  la  Divozion  e  l' Amo- 
re verfo  il  benedetto  Figliuol  di  Dio,  di  cui  era 
egli  cotanto  ripieno  e  infervorato . 


CA^ 


Antonio  Muratori.      245 

CAPITOLO    XIIL 
Della  fua  Fede ,   Speranza  ,  e  Carità . 

Colla  Pietà  verfo  Dio  debbono  andar  di  con- 
certo nel  Criftiano  tutte  1'  altre  Virtù  ,  rr.a 
fpezialmente  le  Teologali  Fede  ,  Speranza ,  e  Ca- 
rità :  sì  fé  fi  ha  da  dire  ,  che  fia  veramente  fe- 
dele allo  lleffo  Dio  .  Di  qual  vigore  foffero  que- 
fìe  nel  Muratori ,  relìa  or  da  vedere  .  E  quanto 
alla  Fede:  era  vivifTima  in  lui  quella  fopranatu- 
rale  Virtù  per  credere  le  Verità  rivelate;  e  attac- 
catifìfimo  a  i  Dogmi  della  Religione  Cattolica  Ro- 
mana ,  di  cui  avea  bene  ftudiato  i  fondamenti  , 
abbracciava  volentieri  le  occafioni  di  difenderli  , 
fìccome  ne  rendono  certa  teftimonianza  i  fuoi  due 
primi  ^Qw\  à'  JÌnecdot't  ,  l'Opera  de  Ingcniorum 
Moderatione  ,  la  Morale  Filofofia  ,  il  Trattato  de 
P aradi fo  ^  la  Dipiertazio-ne  premeflfa  all'Opera  fua 
Liturgica  ,  e  1'  Opulcolo  ds  Njcvis  in  Religiomm 
incurrentibus  -,  per  tacer  altri  Libri  ,  ne' quali  in- 
cidentemente ha  folienuto  effi  Dogmi ,  e  confutate 
diverfe  falle  opinioni  de  gli  Eterodofri  .  Ringra- 
ziava fovente  Iddio  d'  elfere  nato  nella  Chi  eia 
Cattolica  ,  conofcendo  effere  una  gran  difavven- 
tura  e  miferia  1'  effere  venuto  alla  luce  in  alcuna 
delle  tante  altre  credenze  ,  contrarie  alla  noftra . 
Perciò  compativa  i  nati  neli' Erefia  ,  abborreodo 
nel  medefimo  tempo  le  loro  dottrine  .  Ma  non 
fapea  foffiire  i  Pirronifti  (  del  che  ne  può  eflere 
pruova  ficura  il  fuo  Trattato  della  Forza  dcW  In- 
tendimento umano  )  ed  ogni  altra  perlona  ,  che 
tentaffe  di  fcreditare  ed  annientare  ,  fé  fofle  pof- 
fibile ,  la  Religione  fteifa ,  non  che  la  Criftiana  ; 
Q.    3  e  il 


24^        Vita  di  Lodovico 

e  il  Dogma  di  Dio  remuneratore  e  punitore  ; 
tenendo  per  fermo,  che  niuno  giunga  a  tanto  ec-^ 
ceffo  fé  non  per  un'  ignoranza  maliziofa  ,  che  non 
sa ,  oè  cura  di  fapere  fcioghere  le  difficulta  ,  che 
s' incontrano  per  viaggio  ;  o  per  una  ftrana  Super- 
bia ed  abufo  del  proprio  ingegno  ,  che  cerca  quel 
folo  che  può  nuocere ,  fenza  cercare  quel  che  può 
giovare  5  e  ciò  per  defiderio  di  non  fentire  rim- 
proveri nel  libertinaggio ,  e  di  poter  operare  qua- 
lunque cofa  che  più  fia  in  grado  alla  lor  malva- 
gia volontà,  Ma  chiioiquc  ^  diceva  egli,  onorata- 
mente procede  in  quejlo  affare  ,  trov^  quello  che 
cerca  ,  cioè  quello  che  ha  mojjo  tanti  Ingegni  pia 
[ublimi  del  fuo  a  jìar  forti  i?i  quella  Religione  , 
(he  il  Figlio  di  Dio  è  venuto  a  predicare  e  pian- 
tare nel  Mondo  ,  e  che  ha  data  fino  la  vita  per 
confervarla  .  Da  un  fuo  corri  fpondente  ,  che  fog- 
giornava  fuori  d' Italia  ,  fu  una  volta  efibito  al 
Muratori  uno  di  que' Libri  peftilenziali  ftampati  ; 
che  tendono  a  far  dubitare  della  fufTiftenza  della 
Tanta  Religione  di  Grillo  .  N*ebbe  egli  orrore,  e 
torto  gli  fcrilTe ,  che  quello  non  era  un  dono  da 
Amico ,  ma  sì  b^ne  da  Nemico  ;  e  defiderar  egli 
de  i  Libri  ,  che  maggiormente  il  confirmaffero 
nella  Religione  ,  e  non  già  che  tentaffero  di  far 
traballare  in  lui  quefto  facro  depofito ,  e  che  per 
delle  difficulta  e  delle  obbiezioni  era  facile  il  far- 
ne, e  ne  faprebbe  fare  anch' egli;  ma  che  jI  Sag- 
gio in  affare  di  tanta  importanza  lì  provvede  di 
lumi  migliori  che  non  mancano ,  e  fi  appiglia  al 
ficuro  partito  ,  che  è  quello  di  credere  :  che  di 
quello  mai  non  fi  pentirà ,  come  potrebbe  pentirfi 
operando  il  contrario  ,  E  diceva  effere  neceflaria 
jintbe  r  Orazione  ,  e  di  ripetere  con  umile  pre- 
ghiera ciò  che   differo    ^li  Apofloli    al  Signore  ,• 


Antonio  Muratori.       147 

Adaupj  nobis  Fidcm  .  Tanto  abborrimento  aveva 
poi  il  noftro  Propofto  a  i  Libri  de  gli  Eretici  in 
materia  di  Religione  ;  che  non  li  degnava  né  pure 
di  un  guardo.  Inquefta  guifa  erafi  contenuto  col 
Libro  del  Proteftante  huvnQto  de  Statit  Mortuorum 
&  Rcfurgentium  ;  perciocché  dopo  d'  averne  letto 
il  titolo  ,  e  d' avere  ofTcrvato  1'  argomento  d'  al- 
cuni Capitoli  ,  lo  aveva  cacciato  in  un  cantone  ; 
ne  mai  più  lo  avrebbe  riprefo  in  mano  ,  fé  non 
veniva  pregato  a  nome  d'  una  Signora  Inglefe  Cat- 
tolica ,  abitante  in  Italia,  di  far  la  rifpolìaamolti 
dubbi  a  lei  promolTi  da  un  Tuo  parente  Proteftante 
poco  anzi  da  effa  invitato  ed  efortato  ad  abiurare 
gli  errori ,  ed  entrare ,  com'  ella  avea  fatto  ,  nel 
grembo  della  Tanta  Chiefa  Cattolica  ;  e  ]a  lettura 
di  queir  empio  Scritto  a  lui  pofcia  fervi  dt  Rimo- 
lo  a  comporre  il  Trattato  de  Paradìfo  ,  ài  cui 
abbiam  parlato  altrove. 

Per  lo  contrario  nudrì  mai  fempre  il  Muratori 
un  ardente  denderio  di  guadagnar  alcuno  de  gli 
Eretici  alla  Chiefa  noflra  Madre  ;  e  queflo  mo- 
tivo piì!i  che  le  calde  iflanze  del  marito  della  det- 
ta Signora  Inglefe  i' induiTe  a  fcrivere  la  mento- 
vata Lettera  ,  che  rcrta  tuttavia  inedita  .  Tal 
eziandio  era  lo  fcopo ,  eh'  egli  fi  prefigeva ,  allor- 
ché ne'  Libri  fuoi  prendeva  a  difendere  i  Dogmi 
Cattolici  ,  ed  a  combattere  le  ftravolte  opinioni 
di  coloro.  A  talun  d' efìfi  infinuò  ancora  talvolta 
con  fue  Lettere  d'  abbracciar  la  Cattolica  Religio- 
ne ;  e  fé  mi  foffe  riufcito  di  ottener  quelle  ,  da 
lui  fcritte  al  Sig.  Michele  Maittaire  celebre  Let- 
terato Inglefe,  e  ad  altri  Letterati  in  Germania, 
avrei  ora  il  campo  di  recarne  le  prove.  Fece  poi 
tal  impreffione  nell'animo  d'alcuni  dotti  Prote- 
danti  d'Augufta  l'Opufcolo  de  Naivis  ,  da  lui  com- 
Q,  4  pcUo, 


248        Vita    di   Lodovico 

porto,  per  avere  in  eflb  con  quella  libertà  e  fran- 
chezza, che  conviene  ad  un  onefto  Scrittore  Cat- 
tolico,  fcoperti  e  riprovati  certi  abufi  e  corruttele  , 
che  fono  nella  Chicla  ,  ma  non  della  Chiefa ,  in 
materia  di  Divozione  ;  che,  in  vece  di  prenderne 
motivo  di  calunniarla,  come  hanno  temuto  certi 
Critici  troppo  pieni  di  pregiudizi  ;  gli  fu  fcritto 
fot  to  il  dì  27.  d'Aprile  del  1749.  dall' Ab.  G/^w- 
Batifla  Baljì  Canonico  di  quella  Cattedrale  ,  e 
Configliere  di  quel  Principe  Vefcovo,  avergli  efli 
francamente  detto  :  "■  Che  fé  aveffero  (  iono  le 
„  parole  della  Lettera  )  con  fimili  Soggetti  a  trat- 
„  tare  ,  come  il  dottiffimo  e  fpregiudicato  Sig. 
,,  Abate  Muratori  ,  e  il  P.  Amort  ,  e  altri  qui 
„  in  Germania  a  noi  cogniti  ,  a  qualunque  ora 
„  fi  efibirebbero  di  trattare  il  gran  negozio  della 
j,  Riunione ,  su  cui  fpefTiflìmo  progettò  anche  col 
„  Sig.  Brucker  pieno  di  fomma  ftima  e  venerazio- 
5,  ne  per  la  di  lei  grande  dottrina  ed  erudizione  .  " 
Alcuni  mefi  prima  aveva  1' EminentifìTimo  Queri- 
ni,  anche  per  configlio  del  noftro  Propofto  ,  in- 
trodotto qualche  trattato  dtl  grande  affare  della 
Riunion  de'  Protelhnti  alla  Chitfa  ;  e  però  nel 
kggere  le  parole  da  noi  riferite  tutto  fi  commoffe 
l'animo  del  Muratori  ,  e  rivolto  a  me  ,  che  mi 
trovava  preferite,  così  fi  efprelfe:  j^h,  perchè  non 
ho  io  mai  dieci  anni  ài  meno  ,  e  migliore  fanità , 
che  vorrei  toflo  fcriverc  all' Eminenti  ffimo  Querini  j 
ed  efibirmegli  pronto  ad  acccmoupnarlo  in  Germa- 
nia ,  per  rendere  qurjìo  fervipjo  all^r  [anta  nojìra 
Religione  in  ajfare  di  tanta  importanza  ! 

Per  alimentar  pofcia ,  e  fcmpre  più  rinvigorire 
la  fua  Fede  ,  ebbe  per  cofturae  il  noltro  Propofto 
di  far  non  fole  ogni  giorno  l' Atto  di  Fede  con 
quelli  dell'altre  due  Teologiche  Virtù,  maezian- 


Antonio  Muratori.      249 

dio  di  chiedere  a  Dio  fra  l'altre  grazie  il  Don© 
delle  medefime  Virtù  con  una  Preghiera  ,  da  lui 
comporta  ,  e  ch'egli  per  lo  più  recitava  nel  fare 
il  rendimento  di  grazie  dopo  d'aver  celebrata  la 
fanta  Meffa  ;  ed  è  la  feguente  :  Deus  Patrum  me- 
erum ,  &  Domine  mìfericordìa ,  qui  omnia  fccijìl 
ex  nihilo  :  da  mihi  Fidcm  ,  da  Spcm  ,  da  Carità- 
tem  j  da  vcniam  peccatorum  meorum  ^  da  prafidiiort 
cantra  tcntationcs  Diaboli  y  da  fedium  tuarum  affì- 
Jìriccm  Sapientiam  ,  &  noli  reprobare  me  a  pueris 
tuis  ;  Servus  enim  tuus  fum  ego  ^  &  filiui  ancillx 
tua ,  &  homo  exigui  confilii .  Mitte  illam  de  Cce~ 
lis  fantlis  tuis  ,  &  a  fede  magnttudinis  tua  ,  ut 
meciim  fit ,  &  meum  laboret ,  ut  fciam  &  faciam  , 
quidquid  acccptum  fit  coram  te  oynni  tempore  .  Da 
perfona ,  che  a  lui  ricorfe  per  aiuto  contra  di  cer- 
te tentazioni  ,  ho  poi  faputo  ,  che  le  configliò  , 
oltre  ad  altri  utili  mezzi ,  il  più  efficace  di  tutti , 
cioè  la  confidenziale  Preghiera  a  Dio  ;  perchè  chi 
parla  di  cuore  a  Dio  prova  la  verità  del  Petite  & 
accipietis  .  Le  infegnò  in  tal  congiuntura  l' Ora- 
zione fuddetta  ,  la  quale  giovò  poi  mirabilmente  a 
quella  perfona . 

Fu  folito  in  oltre  il  Muratori  di  ripetere  a  certi 
tempi  la  Profefjìon  di  Fede  ;  e  quefta  volle  pur 
replicare  alcuni  giorni  prima  di  morire  .  Gli  fu 
letta  dal  fuo  ConfefTore  ,  ed  egli  fi  provò  d' ac- 
compagnarlo colla  lingua  ;  ma  non  potendo  per 
la  debolezza  grande  ,  in  cui  era  ridotto  ,  reggere 
alla  fatica  di  pronunziar  le  parole  ,  fi  reiìriniea 
recitarle  colla  mente  e  col  cuore  ,  ed  a  ripetere 
folamente  colla  voce  al  fine  d'ogni  Articolo  C»-^- 
do  ^  Credo.  Prefe  quindi  motivo  il  Confen.  re  di 
chiedergli  ,  fé  fi  fentiffe  alcuno  fcruprlo  d'aver 
nelle fue Opere  avanzata  propofizione  alcuna,  che 

non 


250        Vita    di  Lodovico 

non  fofle  conforme  a  grinfegnamenti  della  Chie- 
fa  Cattolica ,  ed  aveffe  perciò  bi fogno  d'  eirere  da 
jui  ritrattata  ?  gli  rifpDfe  :   Per  grazia  di  Dio  la 
cofcienza  non  mi  rimoyde  d' avere   fcritto  giammai 
cofa  veruna   da    me    creduta    contraria   a  i  Dogmi 
della  nofìra  /anta  Religione  Cattolica  .  E  ciò  po- 
teva egli  con  maggior  fondamento  alFerire,  da  che 
era  flato  accurato  ,    ficcome  fi  può    vedere  neli' 
Append.  al  Num.  XVII.  dalla  Santità    di  Bene- 
detto XIV.  felicemente  regnante,  che  quello  che 
difpiaceva  ne'  Libri  fuoi  alla  Corte  di  Roma  ,  non 
riguardava  nèilDo^w^,  né  h  Difciplina .  Seguitò 
dipoi  a  dire  il   noftro  Propofto  :  Quando  ho  trat- 
tato materie  di  Religione  ,    mi  fon  femprc  feryito 
di  Libri  buoni  ,    e  la/ciato  guidare  da  Jicuri  Mac- 
fui .  Se  avejfi  errato  (  il  che  noìi  so  ,  e  nmi  credo  ) 
avrebbero  errato  anch''  effi  ;  ed  io  mi  farei  con   elfi 
fatta  buona  difefa  ,  Roma  poi  ha  potuto  vedere  tutti 
t  miei  Libri  .  Se  ci  ave  fi  e  trovata  cofa  da  proibire  , 
non  avrebbe  certamente  mancato  di  farlo  .  Indi  così 
conchiufe  il   fuodifcorfo:  Grazie  al  Signore  ^  Jìimo 
di  aver  creduto  ,  e  di  effere  vipjuto    da   Cattolico  , 
e  da  tale  ho  femprc  creduto  di  fcrivcre ,  e  le  parlo 
di  cuore  .  Chi  giunto  a  gli  eftremi  di  fua  vita  , 
com'era  il   Muratori  ,  parla  jn  sì  fatti   termini  , 
non  è  mai  da  credere,  che  voglia  fingere  per  in- 
gannar gli  altri,  e  molto  più  le  (tello . 

Ora,  fé  dalla  qualità  dell'opere  buone  fi  conofce 
principalmente  di  qua!  polfo  fia  nel  Criftiano  la  divi^ 
na  Virtù  della  Fede  ,  da  effe  pure  fi  conofce  il  vigor 
che  hanno  in  lui  l' altre  due  Teologiche  Virtù  ,  la 
Speranza^  ehCifrità,  Avendo  noi  però  veduto  di 
fopra  e  altrove  il  noftro  Propofto  pieno  di  zelo  per 
l'onor  di  Dio,  per  la  Cattolica  Religione,  e  per 
ìafalute  delProifimoj  e  tutto  Carità  per  fovvenire 

!  Po- 


Antonio  Muratori.      251 

Poverelli  :  cofa  tanto  raccomandata  nelle  divine 
scritture,  e  di  cui  più  di  ogni  altra  ci  verrà  chic- 
io  conto  dall'eterno  Giudice  nel  finale  Giudizio: 
;hi  non  dirà,  che  grande  foffe  in  lui  \a  Fede  per 
:redere  tutto  ciò,  che  Iddio  ha  rivelato;  fermala 
\pcranza  di  arrivare  un  giorno  al  pofTefìTo  dell'eter- 
la  Beatitudine  in  Cielo,  e  infieme  ardente  la  C^- 
tth  verfo  lo  fteiTo  Dio,  e  il  Proirutio  Tuo?  Tut- 
o  l'accennato  da  noi,  e  quanto  fiam  per  dire  qui 
otto,  fi  operò  da  lui  non  men  per  Y Amore  mxtn- 
o ,  che  portava  a  Dio  raedefimo ,  e  per  dar  pia- 
:ere  a  lui;  che  per  fare  a  fé  fleffo  un  buon  capi- 
ale  per  r  altra  vita  . 

Sperava  egli  in  fatti  con  tanta  fidanza  di  con- 
"eguire  a  fuo  tempo  per  li  meriti  infiniti  del 
iignor  Gesù  Crifto  l' iramenfo  Premio  ,  che  per 
i}\.  Eletti  fta  preparato  in  Cielo ,  come  fé  ne  fof- 
fe  già  fiato  renduto  ficuro  ;  e  quando  ne  parlava , 
'li  brillava  in  volto  quella  foave  Speranza  ,  che 
nel  fuo  cuore  allignava  ,  Quefia  non  men  che  1' 
Amore  di  Dio  ^  lo  fpronava  di  continuo  a  farfi  del 
merito  preflb  lo  fiefio  Dio  con  Opere  di  Criflia-' 
na  Pietà  \  e  quella  faceva  altresì  ,  ch'egli  punto 
non  paventale  la  morte  :  del  che  ne  diede  molti 
contrafegni  ne!!'  ultimo  fuo  male  ,  e  fpezialmente 
pochi  giorni  prima  di  lafciar  di  vivere.  Impercioc- 
ché eOendofi  accorto  ,  che  il  fuo  Confeiiore,  af- 
flitto dal  riflefib  di  vederlo  prefio  a  mancare ,  ne! 
fuggerirgli  alcune  cofe  andava  finghiozzando  :  git- 
tatogli  il  braccio  defiro  fui  collo  ,  così  gli  diffe  * 
Arjimo  j  su  ,  facciamoci  coraggio  .  Ella  mi  ha  tan- 
te volte  confortato  a  rimettermi  tutto  nelle  Divine: 
dìfpojizioni  :  facciamolo  tutti  due  di  buona  voglia  . 
Non  CI  deve  accorar  il  morire  ,  fc  fumo  entrati 
n<il  Mondo  con  quejìa  condizione  ,  e  non  poffiamo 


252        Vita  di  Lodovico 

andare  in  Paradifoper  altra  Jlrada  .  A  me  pare  per- 
ciò ,    che  a  lui  fi  pofTa    con  ragion  applicare  ciò 
che  delGiufto  vicino  a  morte  lafciò  (critto  il  Ma- 
gno S.  Gregorio  con  quelle  parole:  Qiti  autemde 
Jua  Spc  &  Opcratione  fecurus  ejì ,  puljantt  confo- 
Jìim  aperte  j  quia  Icctus  J udiccm  fujìinct  y  &  quum 
tcmpiis  propinqua  mortis  advenerit  ,  de  gloria  re- 
tributionis  hilarefcìt .  E  tanto  per  l'appunto  fi  ve- 
rificò nei  Muratori  ;    perchè  la  fua  Speran-za  av- 
valorata dal  riflefiò    de    i  meriti    del    Figliuol    di 
Dio  ,  e  dell'  Opere  buone  da  efib  fatte  in  vita  ,  non 
gli  lafciò  temer  la  morte  *,   anzi  egli  vi  fi  difpofe 
con  tale  placidezza  ed  ilarità  d'  animo  ,  come  fé 
fofle  fiato  certo  dell'eterna  fua  falvezza  .    Nel  di- 
fcorrere  eziandio    un  altra   volta    collo    fieflb  fuo 
Confelfore  de  i  molti  e  grandi    benefizi  ,    fiatigli 
conceduti  da  Dio  (  de'  quali  ne  parlava  fovente  co' 
fentimenti  della  maggior  gratitudine)  fi  mifeafar 
^\  alcuni  l'enumerazione  in  quefta  guifa  :  lo  fono 
fiato  molto  ben  trattato  da  Dio  nel    tempo   di  mia 
Vita  .  No7i  ho  paffato   grandi    travapji  y  0  almeno 
non  mi  han  fnperato  .  Mi  ha  e ^li  mantenuto  in  fa- 
nità  j  non  ho  avuto  malattie  tormentofe  .  Ho  avuto 
de  i  buont  Amici  d^  o^ni  condizione  .  Nulla    mi  e 
mancato  mai  per  /'  onejHo  vivere ,  ed  anche  abbon- 
dante .  Lo  ringrazio  di  tutto  y  e  folo  re  fa  ,  che  per 
fua  miferxordia  mi  tratti  con  tanta  parzialità  an- 
cora   nell'altra    vita  ^  come    voglio    fperarlo  :  e   in 
così  dire  baciò  con  una  lomma  tenerezza  il  Cro- 
cififib . 

Un  perenne  argomento  poi  della  ferma  5/?era?z- 
!2« ,  che  in  fuo  cuore  nudriva  il  Muratori,  di  an- 
dar dopo  morte  a  godere  l'eterna  felicità  in  Cielo, 
ci  ha  Jafciato  nel  fuo  Trattato  de  Paradifo  ,  nel 
quale ,  come  difiTi ,  ha  con  tanta  forza  d'argomen- 
ti? 


A  N  TO  NI  O    M  UR  ATORr.         255 

ti,  di  ragioni,  e  di  autorità,  combattuto  l'empio 
Libro  del  Protellante  Inglefe  Dumeto  ,  che  tutto 
era  diretto  a  Inervare  la  Criftiana  Virtù  della  Spe- 
ranza :  anzi  la  fola  bella  e  dolce  Preghiera  a  Gesià  , 
colla  quale  elfo  conchiude  quella  Tua  Opera  ,   può 
baftare  a  renderne  perfuafo  ognuno  •  Sia  pertanto 
a  me  permefso  di  qui  regiftrarla  per  maggior  con- 
fermazione di  quanto  ho  detto  su  quefto   propofi- 
to .  Equidan  Ixtatus  fum  (così  egli)  in  h'is  ^  qu£ 
àtB.a  ji'.nt  mihi  :  in  Domum  Domini  ibrrnus .  Sed 
jam  veni  ,    amator   hominum    benigni{}xme  Jefu , 
atque  manum  prxbe  ,  ut  tufo  perveniamus  .  Aperi 
oculùs  tuos ,  &  vide ,  quot  hojtes  tum  externi  Pum 
interni  ,    quot  laquei  ,    quot  pericula  nojìro  ad  ts 
itincri  fé  fé  objiciant  .    Jtaque  in  adjutorium    no- 
fnum  fcjìina  ,-  accelera^  ut  eruas  nos  ^  quia  fine  ts 
nihil  poj^umus  .    Tu  nos  fpeyare  jujffii  .  Regnum 
tuura  ^  Regnum  omnium  faculorum  ^  &'  repofitaefi- 
hxc  Spes  in  finu  nojiro .  Adveniat  ,  adveniat  Re- 
gnum  illud  tuum  .  Heic  omnia  vana  ^  caduca^  aru- 
mnis  ac  tentationibus  piena  .  Tum  folum  qutcfce^ 
rnus ,  quum  habitabimus  in  monte  fanEìo  tuo  ,  & 
adimplebis  nos  Utitia  cum  Vultu  tuo  .  Verumtnmen 
timor  &  fremer  veniunt  fuper  nos ,  quoties  rtcogt- 
tamus  ^  quam  fape  declinavimus  a  mandatis  ^uiS', 
&  ficut    oves    errantes  in  via   peccatorum  cucfm-i^ 
rnus .  Nunc  itaque  ,  Deus  nofìer  magne  ac  fortis , 
apud  Patrem  tuum  ,  Patrem  mifericordiarum  ,  Ad- 
vocate  nojìer  fidelis ,  ne  fmas  ,  ut  Spes  nojìra  exci- 
dat ,  quam  fanguis  tuus  prò  nobis  ejfufus  peperit , 
quarn  firmai  inejjabilis  clcmentia  divini  Patris  tui  . 
Neque  cnim  in  jujìificationibus  nojìris  projkmimus 
preccs  ante   facicm  tuam  ,    fed   in    miferatimibus 
tuis   multis .  Convertere  igitur  de  Ccclo  ,  Domine , 
&   refpice  nos  e  domo   tua  fan^a   &  gloriofa  , 

quam 


\ 


254        Vita    di    Lodovico 

quam  profpeBamus  <&  nos  viva  Fide  ,  viva  Spe  ^ 
fojlquam  palam  profejjus  es  ,  te  ad  nos  defcendif- 
fe  ,  non  ut  Juflos ,  qui  tui  jam  funt ,  fed  ut  Pec~ 
catores  ,  qui  fine  intellecìu  a  te  rccefjerunt  ,  vaca- 
WS  ,  atque  tn  Kegnum  tuum  induccvcs  .  Invenijìi , 
quos  quxrts  j  invenijìi  nos  ,  indefejje  Pajìor  ani- 
maa'.m  nofirarum  .  Ergo  trahe  ?ws  pojì  te  ,  fero 
quidem  ,  fed  jam  tamdem  ad  te  converfos ,  ac  in- 
genti fiducia  fcquentcs  te  .  Erit  Angelis  tuis  ma- 
jus  gaud!ur(i ,  fi  nos  jam  a  te  averjos ,  iterumque 
ad  pafcua  tua  te  mijerante  reduBos  ,  in  Ccclum  at- 
que in  alterna  tabernacula  tua  cxcipient  .  Exaudi 
nos  ,  Domine  ,  exaudi .  Intret  oratio  'noflra  in  con- 
fpeciu  tuo .  Nobis  quoque  ,  quamquam  rebellibus 
ohm  tuis^  aditus  ft  in  Cxlejiem  Hierufalem  ,  in 
quam  jam  Sancii  tui  inveEìi  de  multitudine  rnife- 
rationum  tuarum  gloriantur  ,  &  inebriantur  ab 
ubertate  domus  tua  ,  perpetue  clamantes  :  Quam 
magna  multitudo  dulcedinis  tu£ ,  Domine  ,  quam 
paraveras  timentibus  te!  j^djuva  nos,  bone  J  e  fu, 
falutaris  nojìer  :  Cito  ad  nos  veni  ,  omnium  Sal- 
vator ,  amantijfime  Jefu ,  &"  falvos  fac  nos  in  Re- 
gnum  tuum  .  Ttbi  interea  cum  Patre  (3"  vivifico 
Spiritu  jit  gloria ,  bonor ,  &  imperium  per  infini- 
ta fcecula . 

Per  conto  poi  dell'altra  Teologale  Virtù  ,  cioè 
della  Carità  ,  che  comprende  il  fanto  Amore  di 
Dio  e  del  Proffvmo  ,  potrebbe  badar  il  fuo  Trat- 
tato della  Carità  Criftiana  ,  e  quanto  fi  è  detto 
ne'  Gap.  IV.  e  V.  ed  anche  nel  precedente  ,  per 
darne  a  conofcere  tutto  ripieno  il  notlro  Propofto . 
Ma  io  non  voglio  lafciar  d' aggiugnere  alcune  al- 
tre cofe  intorno  all'Amor  fuo  grande  verfo  il  Prof- 
fimo,  per  vie  più  illultrar  quefto  argomento  ;  giac- 
ché il  vigor  della  Carità  fraterna  ferve  eziandio  a 

eom- 


A  NTO  NIO    MUR  ATOR  I.         253 

comprovar  di  qual  forza  fìa  T  Amor  verfo  Dio  5 
mentre  chi  ama  ilProffimo,  tutta  la  Legge  adem- 
pie, fecondo  l' A  portolo,  ficcome  tutta  fondata 
fulla  fanta  Carità  .  Amava  egli  tutti  indillinta- 
mente  ,  ed  a  tutti  avrebbe  voluto  poter  giovare 
e  far  del  bene  ;  e  certamente  non  lafciava  di  far- 
lo, quaior  fé  glie  ne  prefentava  l' occafione ,  an- 
che di  Tuo  moto  proprio  ,  e  fenza  efferne  prega- 
to, come  è  tante  volte  accaduto  .  E  fé  talvolta 
non  fi  fofìfe  trovato  in  iftato  di  far  ciò  ,  di  cui 
veniva  ricercato  ,  gli  fuggeriva  torto  la  lua  Ca- 
rità un  altro  ripiego  per  fovvenire  al  bifogno  di 
chi  a  lui  ricorreva  .  Ertendogli  un  giorno  rtata 
chierta  in  prertito  da  un  Amico  una  non  piccio- 
la  fomma  di  danaro ,  che  gli  mancava  per  mo- 
nacare una  fua  Figliuola  ;  e  non  eflendofi  trova- 
to il  nortro  Proporto  in  pofitura  di  poterlo  com- 
piacere ,  gli  diede  fenza  efìtare  quella  poca  argen- 
teria che  aveva  ,  ed  anche  la  Collana  d'  oro  a  lui 
regalata  dall' Irapcrador  Carlo  VI.  acciocché  col 
darla  in  pegno  a  qualche  banchiere  poteffc  ricavar 
la  fomma ,  che  gli  occorreva .  Era  poi  sì  grande 
nel,  Muratori  il  bel  genio  di  giovare  altrui ,  maf- 
fìmamente  in  materie  di  Letteratura  ,  che  non 
folo  ne'  Libri  fuoi  fi  prefiffe  mai  fempre  querto 
nobile  oggetto  \  ma  eziandio  ricercato  del  fuo  pa- 
rere fopra  fimili  materie ,  con  una  cordialità  fen- 
za pari  comunicava  a  tutti  que'  lumi  e  cognizio- 
ni ,  eh'  egli  erafi  col  lungo  rtudio  procacciato  ;  e 
tante  volte  per  fino  le  dotte  fcoperte  da  erto  fat- 
te in  materia  d'erudizione  :  per  la  qual  cofa  più 
d'una  volta  accadde  ,  che  altri  prima  di  lui  ,  e 
fenza  punto  nominarlo,  pubbHcartero  Documenti 
inediti  ,  la  notizia  de'  quali  aveano  da  lui  rica- 
vata .  Non  era  pei  nortro  Propoito  la  cofa  di  mag- 
gior 


z<)6        Vita  di  Lodovico 

gior  gufto  l'aver  da  fcrivere  ogni  fettimana mol- 
te Lettere  pel  gran  tempo  che  in  farle  era  co- 
fìretto  di  fpendere  ;  e  per  quefto  motivo  princi- 
palmente interruppe  il  carteggio,  che  in  gioven- 
tù mtrodotto  aveaco'  Letterati  oltramontani .  Con- 
tuttociò  non  fi  dà  efempio  ,  ch'egli  negaffe  mai 
rifpolla  ad  alcuno,  febbene  a  lui  ignoto,  che  gli 
dimandalfe  lume  o  confìglio  in  materie  Letterarie  . 
Provava  troppo  il  gran  piacere  nell'  incontrarfi  xix 
perfone  ,  che  bramafìfero  d' imparare  ,  e  troppo  era 
egli  pieno  di  defiderio  di  cooperar  a  renderle  dotte  . 
Accadi.le  non  rade  volte,  che  paffeggiando  per  Cit- 
tà ,  gli  ft  prefentarono  de  i  giovinetti  ,  perchè 
fcioglie(fe  loro  de  i  dubbj  grammaticali .  Si  ferma- 
va egli  ad  afcoltarli  con  una  fomma  amorevolez- 
2a  ,  e  fi  faceva  piacere  d' iftruirgli ,  come  fé  folfe- 
ro  tanti  Letterati  a  lui  ricorfi  per  cofe  della  mag- 
giore importanza;  conchiu'endo  poi  lempre  il  fuo 
difcorfo  con  animarli  a  ftudiare  . 

Maggiormente  poi  fi  efercitò  la  Carità  del  Mu- 
ratori nel  procciirar  il  bene  fpirituale  del  Proffi- 
nio  ,  e  maflìmamente  di  quei  ch'erano  immerfi 
ne'  viij  .  Oliando  gli  capitava  di  quella  forta  di 
gente  ,  gii  accoglieva  con  tanta  amorevolezza  e 
cordialità,  e  con  sì  dolci  paroJe  faceva  loro  capire 
il  pericolo  grande  ,  in  cui  erano  ,  di  perderfi  eter- 
namente,  che  gli  cavava  le  lagrime  da  gli  occhi , 
e  gli  riuiciva  d' indurli  a  penitenza  .  Un  frutto 
grande  ricavò  da  i  Difcorfi  che  fece ,  ficcome  al- 
trove accennammo,  per  tre  anni  confecutivi  nella 
Chiefa  dell'  Annunziata  per  la  Novena  preparato- 
ria al  Natale  fanriifimo  del  Signore .  Era  Tempre 
piena  quella  Chiefa ,  tuttoché  la  funzion  fi  faceffe 
full'  aurora  \  e  fempre  nel  Popolo  cagionavano  una 
§.ran   compunzione  le  infocate  fue   parole  .  Ebbe 

più 


Antoni  o  Mu  R  ATOR  r .      257 

.pili  volte  il  contento  di  vederne  gli  efFetti  nell' 
eflerglifi  prefentate  diverfe  perfone  abituate  nel 
peccato ,  rifolute  di  emendarfi  ,  pregandolo  di  ?.- 
fcoltar  le  loro  confefTioni  generali  ,  per  udir  le 
quali  tralafciava  tutt' altro  ,  e  non  avea  difficultà 
di  fpendere  le  mattine  intere  .  A  quelle  Donne 
pofcia ,  che  gli  era  riufcito  di  far  defiftere  dal  pec- 
cato ,  oltre  alle  amorevoli  efortazioni  a  mante- 
nerfi  ne' buoni  propofiti ,  fu  fempre  folito  di  dare 
ogni  fettimana  qualche  caritatevole  fuflidio  ;  ac- 
ciocché più  durevole  folle  la  lor  converfione  ,  co- 
me in  alcune  colla  grazia  di  Dio  fuccefle . 

Niuno  pofcia  più  del  noftro  Propofto  vedea  mal- 
volentieri le  rifTe;  e  fé  talvolta  fi  foflTe  incontra- 
to in  perfone   che    menavan  le  mani  ,    ed  aveflfe 
trovata  la  gente  ftar  oflervandole ,  fenza  muoveriì 
per  ifpartirle  :  le  fgridava  acremente  ,    e  pofcia  fi 
voltava  verfo  i  litiganti,  e  coli' alzar  la  voce,  ed 
anche  col  metterfi  loro  in  mezzo ,  gli  riufciva  di 
farli  defiftere  dall'  offenderfi .  Si  abbattè  un  giorno 
nell'  ufcir  di  cafa  in  tempo  dell'  ultima   guerra  in 
due  foldati  ,    V  uno  de'  quali  avea  con  una  mano 
prefo  l'altro  pe'capegli,  e  coli' altra  ftava  inatto 
di  percuoterlo  cop  un  pezzo  di  matton   cotto   fui 
capo.  Corfe  tofto  il  Muratori  ad  afferrare  il  brac* 
ciò  di  colui ,  che  nel  vederfi  prefo  ,  e  nel  fentirfi 
riprendere  da  un  uomo  di  tanta  gravita  ,  fi  lafciò 
immediatamente  cader  di  mano  il  mattone,  e  tut- 
to pien  di  vergogna  fé  ne  fuggì .  D' una  sì  tenera 
compaflfione  era  poi  dotato  il  cuore  del  noftro  Pro- 
pofto,  che  non  potea  veder   nuocere   non  che  a  i 
Tuoi  Proffimi,  ma  né  anche  a  gli  animali  .    Per- 
cib  nel  vedere  o  fenti  re  le  battaglie  de' cani,  maf- 
fime  quando  i  cani  groflì  maltrattavano  i  piccio- 
li j  fé  ne  inquietava  ^   ed  alcune   volte  non  badò 

R  ad 


ì 5 8        Vita  di  Lodovico 

ad  efporfi  al  pericolo  d'eflere  da  eflì  morficato  ) 
per  far  celiare  la  baruffa . 

Ad  un  effetto  pure  dell'Amor  fuo  grande  verfo 
il  Proffimo  ,  fi  deve  eziandio  attribuire  la  molta 
pena  che  provava  il  Muratori  ,  allorché  vedeva , 
o  udiva  le  altrui  avverfità  .  Quanta  foffe  l' affli- 
:£Ìon  Tua  per  le  gravìffime  calamità  ,  cui  foggia- 
eque  la  Città  e  Stato  di  Modena  nelle  tre  guer- 
re del  prelente  Secolo  ,  tuttoché  niuno  meno  di 
lui  ne  provaffe  le  lagrimevoli  confeguenze  :  non 
-fi  'può  abbaftanza  defcrivere.  Bafta  fapere,  che  ne' 
primi  mcfi  deli'  ultima  di  effe  fu  sì  grandemente 
afflitto  ,  che  non  potca  prender  fonno  ,  perduto 
avea  1'  appetito  ,  e  per  fino  il  gufto  a  lludiare  ; 
di  maniera  che  per  un  tempo  affai  coufiderabile 
non  fu  capace  di  fcrivere  una  riga  nell'Opera  che 
flava  componendo  ;  e  per  paffar  le  ore  deftinate 
allo  ftudio  ,  fi  divertiva  per  lo  più  colla  lettura 
dell'  Opere  di  S.  Giovanni  Grifoftomo  .  Non  man- 
cò ,  fpinto  dall'amor  fuo  verfo  la  Patria,  di  pe- 
rorar più  volte  in  fuo  favore  preffo  la  Maeflà  del 
Re  di  Sardegna  ,  e  co'  Mmillri  di  lui  ;  e  non 
inurvli  furono  le  fue  parole .  Lo  fteffo  aveva  pra- 
ticato con  gli  Uifiziali  Franzefi  nelP  altre  due 
guerre  ;  e  non  pochi  furono  i  vantaggi  ,  che  ot- 
tenne a  diverfi  privati,  ed  al  Pubblico  noflro . 

Ma  non  fi  contentò  il  nuftro  Propofto  d' efer- 
•citare  la  fanta  Virtù  della  Carità  nelle  tante  gui- 
fe  da  me  finora  defcritte  .  L'efercitò  pure  alcune 
fiate  nel  grado  più  fublime  e  più  perfetto  ,  cioè 
colla  Dilezion  de  i  Nemici  .  Si  trovò  una  fera, 
allorché  avea  cura  d'Anime,  in  proffimo  pericolo 
di  ricevere  per  lo  meno  qualche  grave  percoffa  da 
uno  fcellerato  ,  cui  egli  avea  levata  di  cafa  una 
Figliuola  )  perchè  tentava  di  proltituirla .  Gli  fece 

Iddio 


Antonio  Mura  t  o  r  t .      259 

Iddio  trovare  aperta  la  porta  di  una  cafa  ,  col  chiù* 
derfi  dentro  la  quale  potè  {"alvarfi  dalla  tempera  i 
che  gli  veniva  minacciata  .  Tanto  però  fu  lungi 
il  Muratori  dal  fare  alcun  rifentimento  centra  di 
colui  ,  che  anzi  proccurò  ,  che  non  fi  propalale 
l'attentato;  con  fargli  anche  Tape  re  ,  che  gli  per- 
donava il  trafcdrfo ,  ed  alficurarlo,  che  non  avreb- 
be fatto  alcun  ricorfo  alla  Giullizia  contra  di  lui  * 
Confufo  l'indegno  padre  per  un  atto  sì  genero- 
fo,  corfe  toilo  a  chiedere  perdono  al  noftro  Pro- 
pofto  ,  il  quale  1' abbraccio  ed  accol fé  con  una  fom- 
ma  amorevolezza ,  elortandolo  folamcnte  a  ricon- 
ciliarfi  con  Dio  .  Per  effere  poi  fìate  fequeilrate 
in  tempo  dell'ultima  guerra  dal  Proccuratore  dell' 
Opera  della  Carità  le  rendite  di  una  cafa  ad  un 
altro  iciagurato  ,  che  andava  debitore  alia  medelì- 
ma  ;  montò  collui  in  tanta  collera  contra  del  Mu- 
ratori ,  che  fi  lafciò  intendere  di  volerlo  ammaz^ 
2are .  Fu  avvifato  di  ciò  il  noftro  Propofto  ,  per- 
chè fiefl'e  in  buon<ì  guardia  j  e  proccuralfe  ,  che 
colui  folfe  gaftigato  ;  ma  egli  non  ne  fece  alcun 
cafo ,  e  feguitb  a  far  le  fue  paffeggiate  per  Cit- 
tà ,  come  fé  quella  minaccia  non  fofle  ftata  fatta 
per  lui .  Avendo  poi  il  Dottor  mio  Fratello  fat- 
to riccrfo  al  Governo  ,  perchè  folfe  afiicurata  la 
vita  al  Zio,  fu  carcerato  quel  disgraziato;  ma  il 
Muratori,  tolto  che  lo  feppe  fi  maneggiò,  perchè 
fofle  meflb  in  libertà  :  nel  qual  atto  gli  fece  non 
folo  conofcere  con  parole  ripiene  di  cordiale  affet- 
to d' avergli  perdonato ,  ma  volle  eziandio  ,  che 
provaffe  gli  effetti  della  (uà  liberalità,  con  fargli 
una  buona  limofina  in  ricomp^nfa  del  danno  ,  che 
potea  avere  patito  nello  llar  per  alcuni  giorni  pri* 
gione.  Fu  molte  volte  parimente  con  parole  ol- 
traggiato n  noffro  Propoffo  da  gente  difcola  per 
R    2  aver 


'26b        ViTADi  Lodovico 
aver  fatto  ciò  che    portava  l' uffizio    fuo    di  Par- 
roco .  Non  chicle  mai  alcun  riparo  ali'  ingiuria , 
e  più  totìa  ,  quando  gli  capito  1' occalione  ,  lì  Icusb 
con  chi  l'avea  ingiuriato  ,    o  cercò  di   corrifpon- 
dere  alT  offefa  con  qualche  benefizio .  Nella  ftefla 
guifa  fi  diportò  il   IV'iuratori  co'  Letterati  ,  che  ìo 
avean  vìlipefo  ne  gli  Scritti  loro.  Niuno  in  que- 
fìa    parte  fi  fegnalò    più    di  Monfig.  Fontanini  . 
Pure  avvilito    il    noftro  Propoilo    della    morte  di 
quel  Prelato ,  fi  sa ,  che  non  mancò  di  fuffi-agar- 
ne  l'Anima  con  più  Sacrifizi  ,    rendendogli    così 
bene  per  male  delle  tante  ingiurie,  ch'erafi  lafcìa- 
to  fcappar  dalla  bocca  e  dalla  penna  centra  di  lui. 
Refierebbeda  dir  anche  qualche  parola  intorno  all' 
Amor  del  Muratori   verfo  i  Congiunti  ;  ma  aven- 
do noi  veduto  ,  quale  e  quanta  (ode  la  Tua  Carità 
verfo  gli  eftranei  ,  inutil  pare  1' aggiugner  altro  su 
quefio  argomento  :    potendo   ognuno    dal  fin  qui 
detto  facilmente  comprendere  ,  quanto  grande  do- 
vefTe  effer  t'affetto,  ch'egli  portava  a  quei  ,  che 
per  legame  di  parentela   gii  iippartencvano  .  Dirò 
bensì,  che  fé  in  tanti  e  sì  dilìinti  modi  venne  da 
lui  praticata  la  divina  Virtù  della  Carità  verfo  il 
Profììmo  ,    v'ha  tutto  il  fondamento  di  credere  y 
che  giulìa  le  promefie  infallibiii  delle  divine  Scrit- 
ture ,  egli  ne  abbia  ricevuta  una  larga  ricompen- 
fa  in  Cielo . 

Finalmente,  fé  grande  fu  l'attenzione  del  no- 
flro  Proporto  nel  praticar  le  Teologiche  Virtù  , 
uguale  fu  la  fua  premura  per  promuoverne  ne  gli 
altri  il  fanto  efercizio  .  Quindi  non  folo  ne  fece 
lampare  gli  ^ttì  dà  diftribuire  a  i  F'anciulli  e 
Fanciulle ,  che  concorrevano  al  fuo  Catechismo  , 
e  tanto  nel  farlo  che  nel  Confeilionale  ne  incul- 
cava foventc  la  pratica  j  m;ì  eziandio  ne  gli  Eler- 

c!z; 


Antonio  Muratori.       i4t 

eh]  Spirituali ,  da  lui  i(li»uiti  per  gli  Ecclefiafti- 
ci  nella  Tua  Chiefa  ,  volle  che  di  quelle  ioprana- 
turali  Virtì^i  folle  loro  una  volta  ragionato  .  A  lui 
toccò  di  favellare  della  Speranza  ,    e  con    quanta 
dolcezza,   fi  vedrà,  quando  ulcirà  alla  luce  il  Di- 
fcorfo  da  eflb  allora  recitato  .  Ebbe  parimente  in 
animo  per  molto  tempo  di  comporre  un  Tratta- 
to lopra  le  medefime  Virtù  (e  lo  fece  anche  fpe- 
rare  nella  Prefazione    al    fuo  Libro    della    Carità 
Cri/liana    in  quanto  è  Amor    del  Projjimo  )    per 
promuoverne  e  facilitarne  la  pratica.  Ma  le  Ope- 
re grandi,  che  egli  allora  avea  per  le  mani,  e  1' 
altre  polcia  da  lui  intraprefe,  ficcome  l'aver  ve- 
duto ,  che  da  altri  fi  era  cominciato  a  metter  ma-  ' 
no  air  opera  ,  e  fpezialmente  dal  dotto  Padre  D. 
Cajjwdoro    Montagtoli  Monaco  Benedettino  ,    col 
luo  Trattato  dell' yiwor  di  Dio  ^  da  quefti  moftra- 
togli  alcuni  anni  prima ,  che  lo  rendeffe  pubblico 
colle  (lampe  ^  il  trattennero  dal  dar  efecuzione  a 
qnefto  fuo  pio  difegno  .  Tanta  nondimeno  fu  la 
divozion  e  confolazionc  infieme  ,  da  lui  provate 
nel  replicar  più  volte  ne  gli  ultimi  giorni  di  fua 
vita  gli   Atti  di  quelle  divine  Virtù,  che  fi  pro- 
teftò  col  ConfelTore  di  voler  ,    fé    foffe  ritornato 
in  falute ,  dettare  qualche  altra  cofa  fopra  sì  de- 
licato ed  importante  argomento  .    Da    quel  poco 
però,  che  egli  di  effe  Virtù  ha  lafciato  fcritto  ne 
i  Capitoli  VII.  Vili,  e  IX.  della  Regolata  DÌ- 
vozione  ,  fi  può  abbastanza  comprendere ,  che  egli 
era  molto  capace  di  trattar  bene  sì  nobile    argo- 
mento ,    e  quale  farebbe   flato  il  fuo  i_fpirito  nel 
maneggiarlo . 


R    ?  CA- 


t6z        Vita  di  Lodovico 

CAPITOLO      XIV. 

Della  fua  Umiltà  ,  Manfuetudine  ,  e  Pazienza  , 

LA  Vita  del  Muratori  ,  ficcome  fi  è  potuto 
finora  ofiervare  ,  non  fomminifira  varietà  d' 
avvenimenti  e  fcene  pompofe ,  perch'egii  ben  fon- 
dato nella  fanta  Virtii  dell' L/w/7rà,  più  che  altra 
cofa  ftudiava  di  eflTere  contento  dello  (lato,  in  cui 
la  Divina  Provvidenza  l'avea  me  fio  ;  perchè  que- 
ib  appunto  1'  ha  Tempre  condotto  ,  fenza  eh'  egli 
movefle  ruota  alcuna  per  la  fua  fortuna  .  Giovi- 
netto fu  ricercato  per  andare  a  Milano ,  come  fi 
è  veduto:  al  che  egli  punto  non  peniava  .  Così 
fu  richiamato  da  Rinaldo  I.  Duca  di  Modena  , 
quando  men  fé  l'afpettava.  Tornato  a  Modena, 
non  fi  curò  più  di  partirne  ,  tuttoché  invitato  a 
Cattedre  di  gran  decoro ,  e  di  non  minore  emo- 
lumento.  Nel  1794.  gli  fu  efibita  la  Cattedra  d' 
Eloquenza  nell'  Univerfità  di  Padova  ;  ed  è  ben 
rimarcabile  ,  e  forfè  fenza  efempio  ,  la  maniera 
con  cui  glie  ne  fu  fatta  l'offerta  .  Voglio  perciò 
riferir  qui  la  Lettera  fcrittagli  fotto  il  dì  18.  di 
Dicembre  del  fuddetto  Anno  dal  Sig.  Apofiolo 
Zeno,  incaricato  d'intendere,  fé  fofle  fiato  in  gra^ 
do  d'  accettarla  \  ed  è  la  fegucnte  :  "  Per  la  mor- 
,,  te  dell' Abate  Domenico  Laztarini  è  vacante  da 
„  molti  mefi  la  Cattedra  di  umarte  Lettere,  o  fia 
,,  d'  Eloquenza  nello  Studio  di  Padova  .  Da  chi 
,,  prefiede  a  quefto  Studio  è  fiato  gittato  e  fiila- 
,,  to  l'occhio  fopra  di  voi,  e  il  vofiro  merito  fa 
„  che  univerfalmente  fiate  defiderato  in  quel  pò- 
„  fio ,  Si  teme  folo  ,  che  gli  obblighi  e  impegni 
j5  che  avete  cofìì ,  e  altri  vofiri  riguardi ,  pofiana 

53  met- 


Antonio  Muratori.       263, 

„  mettervi  oracoli  per  non  accettarlo,  ,  ogni  qual 
„  .volta  ne  fiate  richiedo .  Io  ne   tengo    fendata- 
,  mente  queLia  notizia  non   tanto   dalla   pubblica: 
,  voce,  quanto  da  quella  di  alcuni  de   gli  Eccel- 
,  lentils.  Signori  Riformatori .  Intorno  a  ciòfcri- 
„  vetemi  con  libertà    da  Amico    il    voftro   fenti- 
,,  mento  .    Se  le  pelTime   congiunture  de'  tempi  , 
,  anche  in  coteda  parte  così  pelanti ,  pofTono  far- 
„  vi  defiderare    un    onefto    ripofo  ,  l' occafione  è 
j,  pronta  e  decnrofa  per  voi .  Non  intendo  ,  che 
„  (pendiate  pure  una  parola  ,    non  che  una  Let- 
„  tera  ,    per   dimandare  la  Cattedra  .    Ba(ta  che 
„  confidentemente  mi  accertiate  ,  che  ,  offeritavi 
„  quella  dal  medefìmo   Magiiirato,  non  fiate  per 
„  ricufarla  .    Sarà  maneggiato    l'affare  e  nell' or- 
„  dine  ,    e  nel  mento  con  ogni  vollro  e  vantag- 
,,  gio   e   decoro   &c.  "  Più  allàlti  ancora  furono 
dati    al    noftro    Propollo  dal    Marchefe    d'Ormea 
nell'Anno   1742.  per  indurlo  a  portarfi  a  Torino  , 
con  offerte  di  grofso  fli pendio  ,    e  di  tutti  li  co- 
modi tanto  in  Città,  che  in  Villa  j.  ma  egli  fera" 
pre  gli  rifpofe  ,  che  voleva  morir  nel  fuo  nido  ,. 
dove  Iddio  1'  aveva  più  che  abbaftanza  provvedu- 
to dell'  occorrente  all'  ontfto  fuo  mantenineato. 
Era  in  fatti  così  contento  del   mediocre    fuo    i\a~ 
to  ,    che  non    l'  avrebbe  pcrmiitato  in  quialunque 
altro  di  m..k;^!or  ricchezza,'; e' più  luminofo  v   ri- 
guardando egli  con  occhio  ben  diverfo  dal  comu- 
ne de  gU  uomini    le  Dignità    e  Grandezze    ck  i 
mortali  .    Fu  udtro  più  volte  riagraziare  Iddio  9. 
che  gh  avelfe  ten-ut<i.  lontana  1'  Aniiiizione  ,  cioè 
i  rìehderj  di  crefcerc  in  fortuna,  e  di  ottener  pò- 
i\ì  fublimi-,  dietro  a  1  qua!-   va  anfamta  ,  e  piena 
d' inquietudini,  non  poca  parte  dei  Mondo  .  Cre- 
deva anzi,  che  Dio  1' aveffe  trattato   ccn  eccedi- 

R    4  va 


2^4      Vita  di  Lodovico 

va  bontà ,  mettendolo  al  fervigio  del  fuo  Principe 
naturale  ,  da  cui  riceveva  un  fufficiente  ftipendio 
non  con  altra  obbligazione  ,  che  quella  di  vivere 
fra  i  Ljbri,  e  di  elercitarfi  in  quegli  argomenti  , 
che  più  a  lui  piaceflero  ,  cioè  coli'  agio  e  colla  li- 
bertà di  appagare  il  genio  principale,  e  la  pi  ìi  do- 
minante propenfione  che  in  lui  ailignafle  .  Frutti 
eran  tutti  quefti  della  fanta  Virtìj  dell'  Umiltà  , 
che  gettate  avea  profonde  radici  nel  cuore  del 
noftro  Propofto . 

Il  defìderio  poi  della  Gloria  è  per  1'  ordinario 
una  bella  febbre  di  chiunque  fi  dà  a  comporre 
Libri.  Non  v'ha  che  i  Santi  ,  i  quali  fi  pofia 
per  lo  più  con  qualche  fondamento  credere ,  che 
ne  vadano  efenti ,  e'che  i  Libri  loro  non  abbia- 
no per  mira ,  fé  non  la  Gloria  di  Dio ,  e  1'  uti- 
lità del  Pubblico  .  Quefia  febbre  1'  ebbe  certamen- 
te in  gioventù  anche  il  Muratori ,  ma  col  crefce- 
re  ne  gli  anni  la  correffe  talmente ,  che  fi  tenne 
poi  fempre  lontano  ,  dal  far  non  meno  oftenta- 
zione  del  fuo  per  altro  vafio  fapere ,  che  da  tut- 
te quelle  arti  ,  che  più  d'  uno  ufa  per  dilatar  la 
fua  fama  ,  per  farfi  lodare  ,  e  per  accrefcere  il 
credito  all'Opere  fue  :  arri  che  diedero  ,  tempo 
fa ,  un  curiofo  e  non  disutile  argomento  al  Trat- 
tato della  Ciarlataneria  de  i  Letterati^  comporto 
dal  Sìgn.G/ovanm  iv'enchcnio.  Ufo  fu  del  nofiro 
Propollo  di  non  andare  a  caccia  della  gloria  ,  con- 
tento di  quella  poca  o  molta  ,  che  ,  come  V  om- 
bra a  i  corpi  ,  ticn  dietro  a  i  Componimenti  a 
mifura  del  proporzionato  lor  merito  .  Non  cura- 
va ,  che  i  fuoi  Libri  compariffero  in  tutti  i  Gior- 
nali de  i  Letterati  sì  d' Italia  ,  che  Oltramonta- 
ni.  Se  erano  riferiti  ,  proveniva  non  da  maneg- 
gio fuo ,  ma  dall'  altrui  arbitrio .  Tenne  da  Gio- 
vane 


Antonio  M  URATOR  I.      26^ 

vane  corri fpondenza  con  Letterati  fuori  d' Italia  ; 
nel  progrerìb  de  gli  anni  V  abbandonò ,  quantun- 
que conofcefTe  ,  quanto  giovi  cotal  mercatanzia  per 
iftendere  lontano  il  fuo  nome  ,  e  procacciar  cre- 
dito a'  Libri  fuoi  .  Nel  Gap.  ultimo  vedrem  , 
quante  grazie,  ed  atti  di  benignità  compartiti  fof- 
fero  dal  regnante  Sommo  Pontefice  ,  e  da  altri 
gran  Perfonaggi  al  Muratori .  Niuna  nondimeno 
di  quelle  dimortrazioni  di  flima  mai  fece  ,  eh' 
egli  infuperbifTe  :  tanto  grande  era  il  capitale,  che 
fatto  erafi  di  fanta  Umiltà ,  per  non  lafciarfi  ab- 
bagliare da  sì  fatti  lampi  di  gloria . 

Per  quanto  potè  fuggì  eziandio  la  Vanità .  Di- 
ceva di  non  poter  far  di  meno  di  non  udir  vo- 
lentieri ,  chi  fpontaneamente  molirava  qualche  fti- 
ma  di  lui  nelle  fue  Opere  flampate  ;  ma  abbor- 
riva  il  comperarla  ,  e  il  procacciarfela  da  sé  ,  e 
mal  foffriva  chi  voleva  lodarlo  in  faccia  ,  per  la 
qual  cofa  cercava  fubito  di  troncargli  il  difcorfo  ; 
lafciando  anche  trafparire  nel  volro  il  difpiacere, 
che  ne  provava .  A  chi  il  con.figliava  di  far  inci- 
dere il  fuo  Ritratto  in  rame  per  metterlo  in  fron- 
te a  qualche  fuo  Libro,  o  pure  di  fare  in  bron- 
zo il  fuo  volto  ,  rifpondeva  ,  che  quefto  privile- 
gio era  rlferbato  a  gli  uomini  grandi,  né  conve- 
niva a  lui ,  che  era  al  più  uno  de'  mediocri  fra  i 
Letterati  .  Per  la  flefla  ragione  non  poca  ripu- 
gnanza ebbe  fempre  a  lafciar  fare  in  tela  il  fuo 
Ritratto;  ma  non  avendo  potuto  nell' Anno  1722. 
fottrarfi  alle  iftanze  del  Sig.  Gian-Giacomo  Tori , 
uno  de'  Queftori ,  o  fìa  de'  Fattori  Generali  della 
Camera  Ducale ,  fuo  antico  e  grande  Amico  ,  che 
raunava  i  Ritratti  de'  più  riguardevoli  Letterati 
Modenefi  :  permife ,  che  fofTe  prefa  da  un  Dipin- 
tore la  fua  effigie  i  equeiia  copia  fervi  poiamol- 

tipli- 


^66       Vita   di  Lodovico 

tiplicaine  i  Ritratti ,  che  fi  trovano  in  varj  Ino' 
ghi  d'Italia.  Da  uno  di  quefti  fu  cavato  il  dife- 
gno  di  quello  ,    che  venne    efibito    in    rame  dal 
Sì^.Giovanni  Brucker  ^  celebre  Letterato  d' Augu- 
lìa  ,    nella  feconda  Deca  della    fua  Pinacoteca  de 
gli  Uomini  illultri  avanti  F  Elogio  del  nollro  Pro- 
pofto  .  Da  perfona  ,  che  aveva  il  medefimo  Co- 
gnome del  Muratori,  e  che  non  ebbe  perciò dif- 
ficultà  veruna  di  fpacciarfi  non  Iole  per    fuo  Ni- 
pote ,  ma  eziandio  di  fingerfì  lui  medefimo  ,    in 
diverfe  Citta  entro  e  fuori    d'  Italia  in  occafion 
bell'ultima  Guerra;  fu  egli  più  volte  importuna- 
to ,    perchè  faceffe  la  fua  Genealogia  ,    a  fin  di 
vedere,  fé  mai  venifiero  amendiie  da  un  medefi- 
mo Stipite  ;  ma  egli  gli  diede  fempre  quefta  ri- 
Ipofia  :    Io  so  .f    che   fon  figlio  d'  un  povero  uomo 
(altrettanto  diceva  egli  con  tutti  ,    quando  il  di- 
fcorlo  lo  portava)  :    ns  ho  mai  faputo  più  in  là 
del  nome  di  mio  Nonno  ,•  ne  men  mi  curo  di  cer- 
carne y  non  efjendo  co/a  da  povero  uomo  il  tefjere 
la  propria  Genealogia .  E  ad  altra  perfona,  che  in 
tempo  dell'ultima  fua  malattia  gli  dilTe  ,    che  il 
nome  di  lui  farebbe  fempre  chiariflìmo  e  celebre 
nel  Mondo,  rifpofe  francamente:  Le  cofe  di quc- 
Jìo  Mondo  fon    tutte   Jole  ,    che  non  rrì  importane 
niente  :    hajìa  bene  ,    ^he  il  Sìpnore  mi  faccia  la 
carità ,  che  il  mio  nome  fia  jcritto  in  Cielo  ,  Ef- 
iendo  poi  fiato  più  volte    importunato    il  Mura- 
tori nell'Anno  1721.    dal  Conte  Gio.  Artico  di 
Porcia  ,    perchè   metteffe  in  carta    il  Metodo  de' 
fuoi  Studj  ,  gli  diede  fempre  una  rlfoluta  negati- 
va ;  parendogli  una  vanita  lo  fcrivere  anche  folo 
in  materia  di  Letteratura  le  proprie  azioni .   Ma 
avendogli  pofcia  rapprefentato  quel  Cavaliere  ,  che 
a  folo  motivo  di  giovarne  al  Pubblico  da  lui  ri- 

cer- 


Antonio  Muratori.      267 

cercava  tali  notizie  ;  fi  lafciò  finalmente  vincere 
e  indurre  a  fcrivergli  quella  Lettera  ,    di  cui  ab- 
biam  .più  volte  fatta  menzione ,  a  condizione  pe- 
rò ,  che  vi\  ente  lui  non  doveffe  mai  pubblicarli  . 
La  morte  levò  dal  Mondo  affai  prima  del  Mura- 
tori quel  dotto  Signore  ;  nò  io  so  le  fiafi  con  ef- 
fo  lui  perduta    la  Copia    d'  effa  Lettera  ,    che  fu 
dà  me  allora  trafcritta  ,  e  a  lui  dall'  Autore  fpe- 
dita  colla  loia  fua  lottofcrizione .  Se  ne  conferva 
prelìo  di  me  T  Originale,  del  quale  ho  fatto  ufo 
principalmente    ne' primi    due  Capitoli    di  quella 
Vira  .  Ora  lervendo  affai    bene  il  principio  della 
rntddima  Lettera  a  comprovare  quanto  da  me  fi 
diceva ,  non  polio  dffpenfarmi  dal  riferirlo  .  Ec- 
colo pertanto  :  "  Sempre  ho  riputato ,  e  riputerò 
j,  mia  (ingoiar  fortuna  il  poter  ubbidire  a  V.  S, 
„  Illudrillima  ;  ma  ora  che  ella  mi  richiede  del 
5,  Metodo  de'  miei  Studj  paffiti  ,    io  dovrei  ben 
„  f,ir  alto,  e  mettermi  fui  forte  per  dire  di  nò . 
„  Della  Vanità,  s'ella'  noi  sa,  pur  troppo  n'ho 
'„  io  la  mia  parte  in  capo  ,    benché  io  mi  vada 
„  ingegnando  di  ricoprirla  :    ma    come    lottrarla 
,,  ora  al  guardo  del  Pubblico  ,    fé  debbo   parlare 
,,  di   me  raedefimo  ,    quando  fin  1'  efporre  i  pro- 
„  prj  difetti,  non  chj  le  proprie  lodi,  a  chi  s'in- 
„  tende  del  cuore  delTUomo,  fi  fa  conolcere  be- 
5,  ne  fpcffo  per  uno   fcaltro  e  finiffimo  Amor  di 
^,  noi  lleffi  i  Tuttavia   vada  come  fi  voglia  :    il 
„  comandamento  viene  da  intenzion  troppo  buQ- 
„  na ,  e  da  Padrone  arbitro  de'Vniei  voleri  :    mi 
„  darà  licenza  il  Pubblico  ,    che    anche  in  quefto 
„  io  1'  ubbidifca ,  giacché  vien  creduto  ,  che  l'ub- 
„  bidirla  poffa  tornare  jn  vantaggio  del  Pubblico 
,,  fteffo  &c. 
Chiunque  avrà  poi  lette  1'  0|>€rc  del  Muratori , 

avr* 


2<58         Vita  di  Lodovico 

avrà  in  effe  offervato  un  gran  fondo  di  dottrina, 
un  fino  difcernimento  ,  e  un  fano  e  giudiziofo 
criterio  in  tutte  le  materie  da  e(fo  trattate .  Pure 
quanto  egli  ftimava  il  Giudizio  ,  l' Ingegno  ,  il 
Sapere ,  e  1'  Erudizione  altrui ,  ed  anche  delle  per- 
fone  mediocri  ,  altrettanto  portava  poca  llima  di 
fé  iieffo,  infinoadire,  che  quanto  più  s'era  inol- 
trato ne  gli  Studj ,  tanto  più  s'  era  andato  accor- 
gendo d'  effere  ignorante  :  tante  fono  le  cofc  ,  che 
fi  afcondono  al  corto  ed  ottufo  guardo  de'  morta- 
li ;  imitando  cosi  i  Medici  più  faggi,  grandi  efti- 
matori  fui  principio  della  lor  Arte ,  e  fui  fine  pre- 
dicatori della  fua  debolezza.  Non  già  eh' egli  non 
diftingueffe  tante  verità,  delle  quali  ogni  Scienza 
ed  Arte  abbonda  ;  né  ch'egli  non  fapeffe  diftin- 
guere  il  certo  dall'  incerto ,  e  dal  folamente  pro- 
babile ,  anche  nelle  materie  di  Religione  ;  ma 
perchè  fcorgeva  effere  più  quel  che  ignoriamo  , 
che  quel  che  lappiamo  j  e  lufingarci  noi  vana- 
mente di  aver  apprefo ,  o  fcoperto  il  vero  e  cer- 
to in  tante  altre  cofe  ed  occorrenze  ,  che  dopo 
miglior  efame  fi  trovano  tuttavia  dubbiofe  ed  in- 
certe. 11  difin, parare  è  una  parte  dell' imparare  de 
i  faggi  fiudiofi  ;  wz  il  fare  di  fimili  confeffioni.è 
proprio  folamente  di  chi  al  molto  fuo  fapere  ac- 
coppia ,  come  il  noftro  Propolto  ,  una  grande  umil- 
tà .  Da  quello  medefimo  fondo  proveniva  eziandio 
quella  infigne  docilità ,  per  cui ,  benché  dotato  di 
gran  fenno  e  giudizio ,  non  fi  fidava  in  tante  co- 
fe del  proprio  parere ,  e  volentieri  cercava  ,  e  fa- 
cilmente feguitava  l'altrui.  Né  folamente  deferi- 
va egli  al  giudizio  de  gli  Uomini  dotti  ,  ma  tante 
volte,  non  potendo  confultar  quefli  ,  voleva  udir 
anche  il  fentimento  dell'  Autore  di  quella  Vita  , 
che  non  ha  certamente  merito   alcuno  per  effere 

fra 


Antonio  Muratori.      26^ 

fra  efTì  annoverato.  Avendo  pofcia  certo Miniftro 
per  uno  llrano  accidente  differito  per  pii^i  mefi  di 
reftituirgli  una  parte  dell'Originale  de  gli  Anna- 
li d'Italia,  datagli  ad  efaminare  j  ed  avendo  cre- 
duto il  Muratori ,  che  il  motivo  di  tanta  dilazio- 
ne fofle  ,  perchè  quel  Miniiiro  non  avefle  il  co- 
raggio di  dirgli  ciò  che  a  lui  pareva  degno  di 
emendazione  :  incaricò  chi  fcrive  di  dimandargli 
que' fogli,  con  aggiugnerè  :  Ditegli  ,  che  non  ab- 
òia difficultà  dì  manift'Jìarmi  il  Juo  fcntimento  fo- 
pra  di  ejfi  y  perchè  io  non  avrei  dtffiadtà  di  cor- 
reggermi ,  fé  fino  un  Ciabattmo  mi  facejfe  ceno- 
fcere  di  aver  errato  . 

Del  baflb  lentimento  ,  che  del  proprio  fapere 
avea  il  noftro  Propello,  fé  ne  faranno  facilmente 
accorti  tutti  quei  ,  che  1'  Opere  di  lui  han  letto  ; 
lafciandolo  egli  trafparire,  ovunque  il  porta  1' oc- 
cafione  .  Tuttavia  per  quelli  che  non  aveflero  fat- 
ta quefta  riflefTione  ,  rechiamone  un  efempio  folo . 
A  giudizio  de  gl'intendenti  vien  riput.ito  un  aureo 
Libro  il  Trattato  da  lui  compofto  fopra  la  Virtfi 
della  fanta  Carità  verfo  il  ProfTimo  :  afcoltiam  non- 
dimeno, com'egli  ne  parla  nella  Prefazione.  "Ecco 
„  in  poche  parole  (così egli)  il  difegno  e  il  fine 
,,  di  quella  mia  Opera  :  difegno,  per  quanto  fi  ve- 
„  drà  ,  utiliffimo;  e  in  cui  mi  fono  ingegnato  di 
„  efporre  tutto  ciò  ,  che  mi  è  paruto  e  più  da  defi- 
„  derare  ,  e  più  da  praticare  fra  noi  Ciiftiani  .  Altre 
5,  forze ,  io  noi  niego  ,  fi  ricKìedevano  per  un  tale 
„  affunto;  ma  al  vedere  ,  che  altri  più  poderofi 
„  dime,  lafciando  incolto  sì  necefìario  argomen- 
„  to  ,  fi  tacciono  qui ,  ho  creduto  io ,  qualunque 
5,  io  mi  fia ,  di  dover  parlare  a' miei  Fratelli.  E 
„  non  mi  so  pentire  d'aver  parlato,  poiché  infine 
j,  il  buon  defiderio  mi  fervirà  di  fcufa  ,  e  quello  è 

j)  argo- 


270      Vita    di    Lodovico 

^,  argomento  che.  fi  raccomanda  e  parla  da  reTtef' 
„  fo .  Che  fé  non  altro  mi  veni  fife  fatto  ,  potrò 
„  forfè  eccitar  perfone  più  abili  a  trattar  meglio 
5,  ciò  ,  ch'io  ho  cercato  di  trattare  il  mGù  male 
„  che  ho  faputo.  QLiello  sì ,  di  che  io  mi  rattri- 
„  Ito  ,  fi  è  ,  come  io  abbia  preio  a  favellare  ad 
5,  altri  di  una  materia  ,  di  cui  conveniva  ch'io 
„  fofii  prima  Maefiro  a  me  medefimo  .  Se  non 
.,,  com.paniàin  quelli  miei  fogli  quel  caldoequel- 
„  lo  fpirito  ,  che  pur  converrebbe  per  perfuadere 
,,  al  Prodimo  mio  una  sì  importante  Virtù ,  ver- 
,,  ria  di  qui ,  verrà  dall'  aver  io  troppo  fcarfamen- 
„  te  in  cuore  quel  fuoco ,  che  pure  bramerei  dif- 
„  fuio  nel  cuore  di  tutti  .  Ma  io  prego  1'  Altiiri- 
„  mo  ,  che  faccia  cominciare  da  me  il  frutto  di 
„  quefta  mia  fatica  ,  di  modo  che  io  abbia  ftu- 
„  diato  non  folamente  per  gli  altri  ,  ma  ancora 
„  per  me . 

Quanto  grande  folfe  la  Carità  del  Muratori 
verfo  il  Proifimo  ,  l' abbiam  nel  Capitolo  prece- 
dente ,  e  in  altri  luoghi  veduto  ;  né  occorre  più 
farne  parola .  Ma  dalla  maniera  ,  con  cui  egli  ne 
parla  qui  fopra',  fi  vien  bene  in  cognizione  di  un 
filtro  grado  più  perfetto  d'Umiltà,  che  in  lui  fi 
oflervava,  ed  era  il  baffo  concetto  che  di  fé  ile f- 
fo  aveva  eziandio  in  quanto  alle  Crifiiane  Virtù, 
febbene  da  lui  in  grado  eminente  efercitate-  Con- 
fiderava  fé  fiefio  come  un  indegno  minifiro  di 
Dio,  e  per  un  !i  if^rabiliflìmo  Peccatore  ;  tutto- 
ché il  fuo  tener  di  vita  lo  delfe  a  conofcere  per 
un  uomo  di  ferri  ma  probità  di  cofiumi  ,  e  per 
un  efemplanffimo  Ecclefiafiico  .  Gli  pareva  di  non 
aver  fatto  nulla  in  fervigio  di  Dio  ,  e  in  vantag- 
gio del  Prolfimo  ;  e  fé  taluno  gli  rammentava  , 
quanto  aveva  operato    malfimamente   in  tempo  » 

che. 


Antonio  Muratori.  271 
elle  teneva  cura  d'Anime  ,  per  l'onor  dello  ftcf- 
fo  Dio ,  e  per  la  falute  e  bene  del  Tuo  Proffimo  ; 
rifpondeva  :  V operato  da  me  è  di  gran  lungame- 
no  di  quel  eh'  io  era  in  obbligo  di  fare  .  Per  dar 
pofcia  maggiormente  a  conofcere  quefto  baffo  fen- 
timento  di  fé  fteffo  ,  piacemi  di  riportare  nelP 
Appendice  a\  Num.  XXV.  la  conclufion  da  effò 
fatta  alla  fuddetta  Lettera  al  Conte  di  Porcia  ;  ed 
anche  perchè  contiene  una  bella  illruzione  per 
chi  è  incamminato  ,  o  vuole  ine^Hiniinarfi  nella 
Letteratura  . 

Era  poi  la  Virtù  dell' Umiltà  cotanto  {ingoia- 
re é  luminofa  nel  Muratori,  che,  fenza  pericolo 
d' ingannarfi  ,  fi  può  dir  che  foffe  il  più  bel  pre- 
gio dell' Animo  di  lui,  e  che,  fé  non  fupériore, 
uguale  almeno  fofle  al  vafto  di  lui  fapcre  .  In  fat- 
ti quanti  Letterati  ebbero  occafion  di  abboccarli 
feco ,  e  di  trattarlo  ,  non  lafciavano  di  efaltar  la 
fua  Umiltà  al  pari  della  grande  Letteratura,  per 
non  aver  faputo  diftmguere  ,  quale  di  effe  foffé 
in  lui  maggiore  .  Serve  poi  bensì  la  Virtù  dell' 
Umiltà  a  tener  celate,  per  quanto  è  poffibile,  T 
altre  Virtù  dell'Animo  noflro  j  ma  effa  poi  non 
sa  ,  né  può  ftare  nafcofta  nel  portamento  e  nel 
parlare,  quando  vien  poffeduta  in  grado  eccellen- 
te .  Perciò  al  folo  incontrarfi  nel  noftro  Propoflo , 
fi  riconofceva  tolto  per  un  uomo  Umile  :  tanto 
era  egli  fempre  comporto  nel  volto  ,  nel  porta- 
mento,  e  nell'abito  ;  e  al  folo  mirarlo  in  faccia 
fi  fcopriva  in  lui  una  rara  Modeftia ,  la  quale  era 
poi  fempre  accompagnatada  una  pari  Umiltà  nel 
difcorfo  .  Teneva  egli  per  lo  più  gli  occhi  rivolti 
al  fuolo ,  ed  erafi  talmente  avvezzato  a  cuftodirli 
in  quella  guifa  ,  che  né  meno  li  fiffava  in  volto 
a  i  fuoi  congiunti  j  ed  io ,  fra  gli  altri  cafi ,  pof- 

fo 


2/2        Vita,  DI  Lodovico 

fo  accertare  ,  che  avendo  rilevato  da  giovinetto 
una  percofla  fulla  fronte  nel  giuoco  della  palla ,  ed 
effendomi  convenuto  portar  fopra  la  ferita  per  più 
d'una  {ettimana  un  cerotto  diftefosud'un  ritaglio 
di  zendado  nero  ,  egli  non  fé  ne  avvide  mai  , 
benché  gli  fedeffi  di  contro  mattina  e  fera  alla 
jmenfa .  E  quando  egli  s' indufTe  a  lafciarfi  ritrar- 
re, convenne  molte  fiate  al  Dipintore  dì  pregar- 
lo ,  che  apri  (Te  più  gli  occhi ,  perchè  non  li  tene- 
va tanto  aperti ,  che  ne  poteffe  intera  fcoprir  , 
com' eragli  neceffario ,  la  pupilla  ;  e  quando  pure 
avefTe  alzato  abbaftanza  le  palpebre  >  poco  flava  a 
calarle  ;  dando  chiaramente  a  conofcere  di  provar 
gran  difficultà  a  tenerle  alzate.  Per  conto  poi  del 
veftire ,  non  uso  mai  il  Muratori  ,  fé  non  abiti 
jdi  lana,  enei  luo  portamento  andò  Tempre  decen- 
te bensì ,  ma  piuttofto  dimeffo  :  di  maniera  che 
quanti  Forertieri  ,  che  defideravano  di  conofcerlo 
•di  villa,  nell'atto  di  effergli  moftrato  adito,  re- 
cavano attoniti ,  e  non  fapevano  perruaderfi ,  eh' 
egli  foffe  quel  grand'  Uomo  ,  che  decantava  la 
fama  . 

Diverfe  azioni  del  Muratori  ,  in  cui  fpicca  la 
fua  Umiltà,  potrei  qui  riferire;  ma  ad  una  fola 
mi  rellringerò,  perchè  affai  lurainofa  .  Incontra- 
toli un  giorno  in  tempo  di  neve  in  una  povera 
Donna  vecchia  e  cieca,  tutta  piangente ,  per  ef- 
■fere  ftata  abbandonata  dalla  ragazza  che  la  con- 
duceva ,  non  fapendo  come  farfi  a  ritornare  a 
cafa;  ed  avendo  intefa  la  cagione  del  fiio  pianto , 
k  confortò,  efattofi  dire  il  luogo  dove  abitava, 
le  porfe  un  lembo  del  fuo  mantello ,  e  la  conduf- 
fe  per  un  buon  tratto  di  Modena  alla  fua  abita- 
zione ,  con  iftupore  di  chiunque  il  vide  efercitare 
quell'atto  di  Upiilta  e  Carità  inlìeme.  Vi  fuchi 

per 


Antonio  Muratori.      2/^ 

per  via  gli  fi  efibì  di  guidar ,  in  fua  vece  »  quel- 
la povera  Donna  j  ma  gli  rifpole  :  Giacché  ho  co- 
tnniciato  ,  la/nate  di  grazia  eh'  io  finifca  qucflo  fer- 
viqio  .  Fu  in  oltre  trovato  più  volte  a  lervire  gì* 
Infermi  ,  relkti  ^nza  affilienti  ,  ne  i  mini- 
fieri  più  vili  ;  talché  fi  può  dn-e  di  lui  ,  eh'  era 
umile  non  folo  nelle  parole  ,  ma  anche  ne  1 
fatti  . 

Sorella  e    compagna   indivifibile  della  lanta  IT- 
mi  !tà  lì  è  pofcia  la   Virtù  della  Manfuctudine  y  e 
quella  pure    in    grado  eccellente    fu  praticata    dal 
noltro  Proporto  .  Era    egli  di  temperamento  affai 
focoio  -,  e  di  un  (angue  faciliffimo  ad  accenderli  , 
e  per   confeguenza    portato    ali'  Irafcibile  ,    come 
dava  a  conofcere  la  facilità  d' infiammarfegli  il  vol- 
to ,    lol   che  fi  fuffe  fermato   per  alcun  tempo  in 
luogo  un  po' troppo  rilcaldato  dal  fuoco,  oda  fol- 
la di  gente  ,    o  pure  che  fpiraffe  aria  fciroccale  . 
Ma  collo  rtudio  della  Morale  Filofofia  ,    e  molto 
più  ideila    Tanta  Legge  di  Gesù  Grillo  ,    erafi  tal- 
mente   renduto   fuperiore  a   quella  inclinazione  e 
paffione  ,  che  pareva  in  lui  quafi  del  tutto  eflinta  ^ 
e  ch'ec^li  non  (apeffe  andar  in  collera  .  Perciò  non 
fu  mai  veduto    aJterarfi  ,    non    che    adirarfi  ;    né 
udito  dire  alcuna  parola  disdicevole  ,    tuttoché  da 
gente  dilcola  e  malvivente  foffe   più  volte  oltrag- 
giato e  vilipef;  in  faccia  co'  termini  più  indegni  e 
villani ,  allurchè  Ipinro    dal    fuo  zelo  per  1'  onore 
di  Dio ,  riprendeva  gli  altrui  vizj  e  difetti  .  Cor- 
riipondeva  egli  allora    alle    ingiurie  e  a  gli    firap- 
pazzi  con  parole  ripiene  di  amorevolezza  e  mode- 
razione ,  le  quali  tante  volte  fecero  un  colpo  tale 
nel  cuore  di  chi    l'avea    oltraggiato  ,    che    vergo- 
gnandofi  di  effere  caduto    in    firn  ile  eccello   ,    gli 
chiedette  perdono,  e  fi  cfibl  pronto  a  far  quanto 

S  gli 


5^74        Vita  di  Lodovico 

gli  veniva  intimato  o  prercrittft  .  Non  pochi  in« 
Contri  ebbe  pure  con  Poveri  arroganti  ed  infoien- 
ti ,  marti mamente  dopo  di  aver  proccurato  ,  che 
folle  proibito  il  qr.eftuare  a  chi  poteva^^col  lavora- 
re guadagnarfi  il  vitto  :  niuna  parola['afpra  oTde- 
gnofa  gli  ufcì  mai  per  quefto  dalla  bocca  ,  e  mol- 
to m.eno  ricercò  mai  riparo  alcuno  alle  ingiurie  q 
fcherni ,  co' quali  era  flato  infultato  .  Se  la  palla- 
va  ridendo?  come  fé  gli  fofìfero  (late  dette  parole 
di  fommo  fuo  gufto  e  piacere  ;  e  al  più  al  più 
avrebbe  detto  talvolta  con  chi  lo  accompagnava  : 
Cojìoro  non  cono/cono  ,  che  fi  cerca  il  loro  maggior 
bene  e  vantaggio  y  e  però  bifogna  compatirli  . 

E  quella  fua  grande  moderazione  venne  dal 
Muratori  praticata  eziandio  verfo  quei  Letterati , 
che  ne  i  Libri  loro  d' ingiurie  il  caricarono  .  In 
pruova  di  che  ,  b.ifta  leggere  principalmente  le 
fue  Rifpofle  alle  Scritture  di  Monfig.  Fontanini 
fopra  la  Controverfia  di  Comacchio.  Tutte  le  li- 
nee di  quel  Prelato  erano  dirette  a  fcreditare  il 
no{lro  Propofto  non  meno  nel  Sapere  ,  che  nella 
Pietà,  con  trattarlo  da  ignorante  ,  e  con  ifpac- 
ciarlo  per  un  mifcredente ,  per  un  feguace  d'Ere- 
tici .  E  il  Muratori  fenza  farne  quel  rifentimen- 
to ,  che  giuftamente  poteva  ,  e  fenza  lafciarfì  fcap- 
par  dalla  penna  alcun  motto  ingiuriofo  ,  attefe 
folo  a  ribattere  le  di  lui  ragioni  ,  ed  a  foflener 
quelle  del  facro  Romano  Imperio,  e  del  fuo  So- 
vrano fopra  quella  Città:  contegno,  che  gli  gua- 
dagnò un  alto  concetto  di  Moderazione  anche 
preflb  gli  uomini  faggi  di  Roma  Heffa  .  Ha  più 
volte  confeflato  il  noftro  Propofto  ,  che  nel  leg- 
gere le  Scritture  del  fuo  Avvcrfario  ,  cui  doveva 
rifpondere  ,  fi  fentiva  muovere  la  bile  in  petto  , 
%  rifcgld^ire  il  capo  ^   ma  con  aggiugnere  ahr^sU 


Antonio  Muratori.      275 

ch'egli  non  avea  prefa  in  mano  la  penna  perri- 
fpondere,  fé  non  dopo  che  gli  era  riufcito  di  cal- 
mare quel  fuoco .  Ma  udiamo  ciò  da  lui  fteffo  , 
giacché  ce  ne  ha  lafciata  la  memoria  nella  fud- 
detta  Lettera  al  Conte  di  Porci  a  :  "  S'io  ritenef- 
„  fi  (  fono  le  fue  parole  )  anche  la  Moderazione 
„  (nelle  Scritture  fopra  Cornacchie  )  non  tocca 
„  a  me  il  deciderlo ,  tocca  al  Pubblico .  Feci  al- 
,)  meno  quanto  potei  per  non  perderla  .  Diceva 
„  io ,  e  tuttavia  dico  a  me  fteffo  :  Oh  che  il  Po- 
I,  polo  de  i  Dotti  è  pure  un  Popolo  fchizzinofo , 
„  delicato j  e  pronto  all'ira  ,  e  quel  che  è  peg- 
„  gio,  fino  alle  vendette!  Se  l'altro  de  gl'igno- 
„  ranti  ci  badaffe  bene ,  troverebbe ,  che  più  d'un 
,,  Letterato,  battagliando  coli' altro  ,  fa  tutto  il 
,5  pofTibile  per  ifcreditarfi ,  allorché  maggioi'men- 
„  te  cerca  di  guadagnare  del  credito .  Certamen- 
„  te ,  che  un  Uomo  di  Lettere  al  vederfì  impu- 
„  gnare  e  contrariare  da  un  altro  fuo  pari ,  fem- 
5,  bra  compatibile  ,  fé  gli  fi  rifcalda  la  nucca  , 
5,  fé  fuma  ,  fé  non  può  trattenere  la  penna  ,  la 
5,  quale  è  in  mano  fua  come  la  fpada  in  mano 
„  de  i  Nobili  del  Mondo  .  Effendo  1' umana  glo- 
,)  ria,  quafi  diffi,  il  fuo  primo  mobile  ,  il  fuo 
„  più  caro  oggetto,  per  cui  divora  tante  fatiche , 
„  ove  fcorga  alcuno  a  mettergli  qualche  oftacolo 
„  a  così  dolce  conquida  j  Dio  vel  dica  ,  fé  que- 
„  {lo  gl'increfcc;  e  però  chi  vuole  allora  delfug- 
„  co,  sa  dove  rivolgerli .  Ma  venir  poi  fino  all^ 
„  ingiurie,  accecarfi  affatto,  e  non  conofcerepiù 
„  Morale:  oh  quefto  è  q..ello  ,  che  difficilmente 
3,  può  fcufarfi  in  alcuno  ,  e  molto  meno  in  chi 
55  profcffa  di  fapere,  ed  è  tenuto  più  de  gli  altri 
j,  a  fapere ,  effere  fenza  paragone  meglio  il  nome 
%i  d' Uomo  virtuofo ,  che  quello  d'  Upmo  4otto 

S    z  „  Io 


27^        Vita    di  Lodovico 

„  Io  non  so  fé  di  quefti  avvertimenti  ,  co' quali 
„  fo  ora  il  faccente  verfo  de  gli  altri  ,  io  mi 
„  fìa  ben  ricordato  per  me  medefimo  .  Ben  so , 
3,  che  alla  lettura  di  qualche  Opera  comporta  con- 
5,  tra  di  me  ,  e  maffimamente  fé  mi  è  fembrata 
5,  fallace  o  indifcreta  ,  tutto  il  mio  interno  ,  o 
„  fia  più  tnllo  la  fola  mia  fuperbia  ,  fi  fuol  raet- 
,,  fere  in  moto  ,  e  non  è  in  mio  potere  il  rite- 
ner la  bile ,  che  non  fi  efalti  forte ,  e  non  ac- 
cenda tutto  il  fuperiore  camino.  In  quello  flato 
non  potrei  fare  ficurtà  ,  che  non  ifcappaffero 
anche  a  me  de  i  manrovefci  fpropofitati  .  Mio 
coftume  perciò  fempre  è  flato  di  non  pigliar 
,,  mai  la  penna  in  mano  ,  s' io  non  fentiva  ben 
,,  calmato  quel  caldo  ;  perciocché  in  fine  non  la 
„  PafTione ,  ma  la  Ragione  dee  eflere  quella ,  che 
„  rifponda  ;  echi  allora  fi  raccomanda  a  Dio  per 
„  non  cadere  in  eccefli,  fa  parte  del  fuo  dovere, 
„  trattandofi  di  una  tentazione  grave  ,  e  di  un 
„  evidente  pericolo  di  non  mifurare  i  colpi  fecon- 
„  do  le  regole  di  un'incolpata  tutela  .  „  Avreb- 
bono  pur  bifogno  d'  una  sì  fatta  lezione  certi  Cri- 
tici del  noftro  tempo  ,  i  quali  non  fanno  comporre 
fenza  venir  alle  ingiurie  e  a  gli  ftrappazzi  ;  e  quel 
che  è  peggio  ,  fenza  far  ufo  dell'  impoflura  e  della 
calunnia  contro  tutte  le  Leggi  dell'  Onefla  ,  della 
Carità,  edella  Giuftizia  .  Tanto  era  poi  lontano  il 
Muratori  nel  criticar  l'Opere,  o  nel  rifpondere  alle 
Cenfure  altrui  ,  dall' ufar  parole  o  termini  ingiu- 
riofi ,  e  né  anche  di  poca  ftima ,  che  fi  augurava 
d'edere  trattato  da  gli  altri  con  quella  flefl^a  mo- 
derazione, che  a  lui  pareva  d'avere  ufata  verfo i 
Cenfori  fuoi  ;  e  di  ciò  fé  ne  proteflò'  egli  ancora 
nella  Dedicatoria  al  Tomo  II.  del  fuo  T eforo  c£ 
Ifcrkioni  colle  fegucnti  parole  :   Quod  fi  aliquìd 

in 


A  N  T  O  N  I  O    M  U  R  A  T  O  R.  r  .         277 

h  hoc  Opere  culpaìidum  occunct  {ncque  cnim  im- 
munitatem  ab  enoribus  umqunyn  mihi  tribui  )  & 
quisquam  illud  emendandumfibi  fumat  {quoduni- 
cuiqiic  licet  )  .•  mihì  viventi  non  aliam  cenfura:  mo- 
derationem  opto  ,  quam  ■  qua  &  ego  erga  viventcs 
■ufus  fuiffe  mihi  videor  .  E  a  certo  Religiofo  ,  che 
gli  diceva  un  giorno,  ch'egli  aveva  trattato  con 
troppa  dolcezza  ncH'Opufcolo  de  Ntsvis  in  Reli- 
gioncm  incurrentibus  il  Protertante  Windheim  ,  ri- 
fpofe  :  ed  io  non  ne  fon  punto  pcìitito  ,  e  credo 
che  quejlà  fta  la  maniera  da  tencrfi  principalmente 
con  gli  Eretici. 

Dalla   grande    Tua    Manfuetudine    nafccva    poi 
quella  iomma  Pazienza  ,    colla  quale    compativa 
gli  altrui  difetti  ,    e  fopra  tutto  afcoltava  e  lop- 
portava  certe  perfone  moiette  ed  importune.  Fra 
que(te  fenza  dubbio  tengono  il  primo  luogo  TAni- 
me  fcrupolofe  .  Il  concetto,  ch'egli  folle  un  Uo- 
mo dotto ,  e  buon  direttore  delle  cofcienze  ,    era 
come  una  calamita  ,  che  glie  ne  tirava  fovente  ad- 
doffo .  Mai  non  fé  ne  inquietò  ,  tuttoché  gli  fa- 
ceffero  talvolta  perdere  delle  ore  nel  Confefììona- 
le  :  anzi  le  accoglieva  e  trattava  con  tuttala  mag- 
giore affabilità  e  Carità ,  e  con  quefto  mezzo  più 
d'  ogni    altro    efficace  vinceva  la  loro  oftinazione 
nelle  proprie  opinioni  ,    e  dopo  d'  averle  ridotte 
ad  cfTergli  ubbidienti  ,    gli  riafciva    poi  anche  di 
guarirle  non  rade    volte   da    quella    (Irana    infer- 
mità dell'  animo  .    In    oltre    ognun    sa  ,    quan- 
to difficil  cofa  fia  T  aver  pazienza  nel  trattar  ed 
infegnare  a  iJFanciulli .  Fino  le  (iefìfe  lor  Madri 
bene  fpeflfo  la  perdono  .    Pure    pazientiffimo    era 
con  elfi  il  noftro  Propofto    nell'  infegnar  loro  le 
Verità  della  noftra  fanta  Fede  :  niuno  più  di  lui 
S     3  coni- 


278        Vita    di   Lodovico 

(Compativa  le  lor  debolezze  ,  ed  incontrandofi  in 
Certe  Madri  troppo  rigide  nel)'  educare  i  lor  Figli- 
uoli,  le  riprendeva  dolcemente  ^  con  far  loro  co- 
lìofcefè  ,  che  quella  non  era  la  maniera  di  ren- 
derfegli  ubbidienti ,  e  di  farfi  da  efTì  amare .  Non 
poteva  fentire  i  domeftici  fifoi  gridare  colla  fer- 
vente di  cafa ,  o  col  Cherico  ('ella  Chiefa ,  ben- 
ché motivo  giuflo  vi  foffe  :  né  egli  fu  mai  fen- 
tito  riprenderne  alcuno  con  qualche  alterazione. 
Compativa  i  lor  difetti  (  m'  intendo  di  quelli  ^ 
né'  quali  non  entra  l'ofFefa  di  Dio  )  piiì  che  fé 
fofle  ftato  lor  Padre  ;  e  a  chi  non  aveva  tanta 
virtù  da  far  lo  fleffo  ,  diceva  :  Iddio  non  gli  ha 
dato  talento  di  pia ,  0  maggior  memoria  ;  e  perciò 
convien  compatirlo  ,  fé  non  ha  operato  bene  ,  0 
pure  fé  fi  è  fcordato  di  far  ciò  che  gli  è  fiato  or- 
dinato , 

Ma  la  pazienza ,  che  il  Muratori  cfercitava  con 
gli  altri  ,  la  praticò  mai  fempre  in  fé  (leffo  in 
tempo  di  malattia ,  fenza  punto  inquierarfi  né  del 
male  ,  né  di  chi  talvolta  con  poco  garbo  il  fer- 
viva  .  In  occafion  del  tumore  ,  che  gli  fi  formb 
fotto  il  piede  fmiftro  nell'  Anno  173^.  dovette 
foggiacer  diverfe  volte  a  tagli  e  ad  applicazioni 
di  cauftici  per  feparare  o  diltruggere  la  carne  cat- 
tiva :  né  mai  fi  udì  dalla  fua  bocca  lamento  o 
querela  alcuna  ;  dando  folamentc  a  conofcere  il 
dolor  che  foffriva ,  collo  icuotere  violentemente  la 
gamba  cffèra  .  Ammirabile  poi  fopra  tutto  fu  la 
fua  pazienza  e  fortezza  d'animo  nell'ultima  ma- 
lattia .  Si  può  dire  che  quefta  aveffe  il  fuo  princi- 
pio nel  finir  di  Marzo  del  1749.  per  aver  egli  al- 
lora cominciato  a  provare  de  i  dolori  affai  ga- 
gliardi nelle  giunture  delle  braccia,  e  nelle  ginoc- 
chia 1  di  modo  che  non  potè  mai  pi^  da  lì  in- 
nanzi 


Antonio  Muratori.      279 

hanii  ftare  fé  non  fupino  in  letto.  Stava  in  que= 
fìa  pofitura  tutta  la  notte  ,  fenza  poterfi  volgere 
né  da  una  parte ,  né  dall'  altra  (  cofa  la  più  tor- 
mentofa  del  Mondo  )  e  fenza  lamentarfi  ;    afpet- 
tando ,  che  veniflfe  il  giorno ,  e  che  gli  fofle  dato 
aiuto  per  alzarfi  dal  letto .  Gli  accadde  pofcia  la 
gravifTima  Iciagura  di  perdere  la  Vida  :  gii  furono 
apprefTo  applicati  i  vefcicanti  alle  braccia  per  te- 
nergli fcaricata  la  tefta  ,    e  perchè    reftalTero  più 
lungamente  aperte  le  piaghe  ,    da   efli  prodotte  , 
furono  mefcolati  nell'irapiartro  »    col  quale  erano 
curate,  de  i  corrofìvi  :  indi  divennero  intcnfìfTi- 
mi  i  dolori  che  pativa ,  con  dilatarfegli  anche  per 
tutto  il  corpo  ne  i  primi  giorni  di  Genna;o  del 
1750.  ed  egli  il  tutto  fofferfe  con  un'  invitta  Pa- 
7Ìenza  e  RaflTegnazione  ^  e  fenza  punto  turbarli  , 
invocando  folamente  il  Divino  ajuto  ,    quando  i 
dolori  erano  più  atroci,  condire:  Dìo  mio  ^  Gesù 
mìo  aiutatemi .  Senza  un  gran  capitale  della  fud- 
detta  Virù,  non  è  sì  facile   lo  ftar  faldo  fra  tan- 
te e  sì  gravi  fcoffc .  Ma  il  Mumtori ,  che  fapeva 
tnolto  bene    coli'  Apertolo    (ad  Rom.  V.)   ^uod 
tvìbulatio    paticntiam    cpcratur    j    patìentia    autem 
probationem  ;  probatio  vero  fpcm  ;  fpes  àutem  non 
confundit  :  non  fi  lafciò  inai  trafportare  ad  alcun 
atto  d' impazienza  ,  anzi  con  una  fomma  tranquil- 
lità d' animo  i  ed  arche  fi  può  dire  con  gioviali- 
tà, beve  quel  calice,  che  dalla  Diviti.i    mano  gli 
veniva  porto,  affinchè  l'Anima  di  lui   i)  purgaf- 
fe ,  prim;i  di  partne  dal  Mondo  ,    da  quelle  im^* 
perfezioni  i  <klle  quali  ninno  tra  i  figli  di  Adamo 
Va  efcnte; 


à    4)  e  rk' 


tSc        Vita  di  Lodovico 

CAPITOLO     XV. 

Vcir  ultima  malattia  ,  e  morte  del  Muratori . 

CHiunqiie  ha  conofciuto  il  Muratorlgiovlnetto  , 
mi  ha  accurato  ,  che  comune  allora  era  V  opi- 
nione ,  ch'egli  non  dovefl'e  aver  lunga  vita  :  tanto  era 
gracile  la  fua  compleffione  ,  tanto  infelice  la  ciera  ;  e 
mafllmamente  nel  vederlo  anche  in  quella  tenera 
età  indefeffamente  applicato  allo  ftudio ,  il  quale, 
lìccome  la  fperienza  infegna ,  prefo  fenza  modera- 
zione ,  fuol  eflere,  più  d'ogni  altra  grande  fatica 
di  corpo ,  alla  fanità  pregiudiziale  .  Pure  sì  fatti 
pronoftici  fono  iti  in  fallo  ;  e  con  maraviglia  di 
ognuno  è  vilfuto  lungamente  fano  ,  ed  è  arrivato 
a  toccare  l'Anno  fetrantefimo  ottavo  .  Altra  grave 
malattia  in  fatti  non  ha  (offerta  che  quella  del 
1720.  e  r  altra  di  cui  fìam  per  parlare  .  L'  altre 
tutte  furono  o  brevi  o  leggiere.  Credeva  egli,  che 
a  for'ificar  \n  debole  e  poco  fana  complefiTione  , 
che  dalla  Natura  fortito  avea  ,  contribuito  avefle 
non  poco ,  oltre  al  metodo  ben  regolato  di  vive- 
re ,  il  moto  grande  fiuto  da  ragazzo  .  Ma  noa 
era  poi  di  ferro  la  compleffion  del  noftro  Propo- 
fto  ,  e  quand'  anche  Hata  fofTe  delle  più  robufte  , 
avrebbe  dovuto  foccombere  al  grave  pefo  de  gli 
anni ,  ed  a  sì  lungo  faticare  di  mente .  Soffrì  nel 
Settembre  del  i74(5,  e  1747.  alcuni  termini  di 
febbre  Terzana  doppia  ,  che  d'  uopo  fu  arredare 
eolla  China  China  ,  perchè  accompagnati  da  fin- 
tomi, che  nella  fua  età  davan  molto  di  clic  te* 
mere.  Ne  andò  egli  efente  rìel  1748.  per  efferfì, 
come  fu  creduto ,  portato  fui  principio  d'Agofio , 
cioè  up  mele  prima  del  fuo  foliro ,  alle  villeggia- 

ìUrs 


Antonio  Muratori.      281 

ture  di  Spezzano    e  Fiorano  .    Ma  nell'  Inverno 
fufleguente  cominciò  a  provare  una  gran  debolez- 
7a  nelle  ginocchia  ,    anche  con   qualche  dolore  e 
gonfiezza  .    Se  gli   fcemò  eziandio   nel  medefimo 
tempo  il  vigor  della  Mente  ,  di  maniera  che  rima- 
fe  inabile  al  comporre,  finché  durò  il  freddo.  Si 
divertiva  allora ,  e  palliava  il  tempo  col  leggere  1' 
Opere    di  S.  Giovanni  Grlfodomo  ;    e  la   lettura 
delle  medelime  gli  diede  poi  impulfo  nella  Prima- 
vera, in  cui  gli  fi  rmvigorì  la  Mente,  a  ftendere 
]'  Opufcolo    de  i  Pregi   dell'  Elo'juenza  Popolare  , 
che  vide  poi  la  luce  lolan  ente  dopo   la  fua  morte 
colle  Rampe  di  Venezia  nel  1750.  Fu  poi  quello 
Opufcoletto  rifiampato  in  Napoli  nell'Anno  175  . . . 
con  tutte  le  Poefie  del  Muratori  in  fine,  ch'era- 
no alle  liam.ne  .  Ma  fé    egli    nella   fiagion   dolce 
guadagnò  aliai  dalla  parte  dell' Intelletto,  perdette 
ben  multo  nella  fanità  del  corpo  .  Maggiori  diven- 
nero gli  altri  fuoi  incomodi;  e  per  arrecare  il  cor- 
fo  ,  le  toiTe  (lato  pcfTibile ,  a'  più  gravi  fconcerti  , 
da  i  quali  veniva  minacciato  nella  lalute  ,  fu  giu- 
dicato bene  da  i  Medici  di  prefcrivergli  i  brodi  dì 
Vipera.  Molto  fìravagante e  fredda  corfe  in  quell' 
Anno  la  fiagione  nel  Mefc  di  Maggio  ,  e  in  buona 
parte  di  Giugno  ,  Con  maggiore  riguardo  avrebbe 
perciò  dovuto  fiare  il  Muratori  nelF  ufare  di  quel 
rimedio  ;  ma  egli  ,  che  avea  diftribuite  i'  ore  per 
lo  Studio  ,    e  per  1'  altre   fue  faccende  ,    ficcomc 
abbiamo  oflervato  di  Ibpra  ;  e  che  abborriva  l'ozio 
al  pari  di  qualunque  altra  cofa  cattiva,  non  fi  fep- 
pe  mai  indurre  a  metttrfi  in  letto,  come  gli  ve- 
niva prefcritto  ,  dopo  di  aver  prefo  il  brodo  fud' 
detto  (  parendogli  tempo  perduto  )    per  aiutar  la 
trafpirazione  ;    e  né  meno  a  flarfene  in  cafa  per 
guardarfi  d<ili'aria,  che  per  cagion  delle  frequenti 

pio§' 


282        Vita    di  Lodovico 

piogge ,  occorfe  in  quei  Mefi  ,  più  del  foJito  ri- 
gida fi  facea  fentire  .  Ma  tutti  i  giorni  ,  finché 
potè  falir  le  fcale,  volle  all'ora  folita  condurfi al- 
la Ducale  Biblioteca  ;  quindi  in  vece  di  ricavar- 
ne del  giovamento)  provò  più  tofto  del  pregiudi- 
zio da  un  tanto  per  altro  efficace  rimedio  .  Im- 
perciocché crebbe  in  lui  il  perdimento  di  forze  , 
gli  mancò  l'appetito  ;    e  gli  umori    cattivi  fiati 
fino  allora  fifli  nelle  ginocchia  ,  falirono  alle  brac- 
cia ed  alle  mani    con    dolori    gagliardi   mafìTima- 
mente  nella  defira ,  la  quale  perciò  gli  reftò  ina^ 
bile  allo  fcrivere  per  alcuni  mefi  :  il  che  fu  poi 
cagione,  ch'egli  non  terminal'e  la  Traduzione irt 
Italiano  delle  lue  Difiertazioni  fopra  \q  Antichità 
a  Italia  de  i  tempi  di  mezzo .  In  parecchie  notti 
pofcia  del  mefe  di  Agofto  ebbe   fudori    copiofiflì- 
m\ ,  ma  da  quefti ,  né  da  altri  rimedj  ordinatigli 
da'  Medici ,  non  ricavò  alcun  fenfibilc    vantaggio 
nel  fuo  male;  e  folaraente  nel  fine  di  Setterribré 
coi  benefizio  dell'aria  fottile  delle  Colline  fuddet- 
te  ricuperò  in  parte  1'  appetito  ,  e  la  forza  nella 
mano  defira  per  ifcrivcre.  Fu  nondimeno  dicor^ 
ta  durata  quefto  migliora  nento  ;    perchè   appena 
psfTato  un  mefe  gli  fopragiufifero  de'  nuovi  fcon- 
certi  nella  fanità  ,    che  furono  come  i  forieri  di 
quel  di  più,  che  gli  dovea  accadere  .    Perciocché 
cflendo  occorfe  ne'  primi  giorni  di  Novembre  gior- 
nate di  pioggia  accompagnate  da  fcirocchi  gagliar- 
di ,  tornò  il  nofiro  Propofio  a  perdere  il  gufio  del 
mangiare  ;  gli  calarono  notabilmente  le  forze  ;  e 
cominciò  a  provare  delle  vertigini  ,   che  gli  rad- 
doppiavano gli  oggetti;  perla  qual  cofa  non  fi  az- 
zardò più  ad  ufcir  di  cafa  .  Furono    prefi    da  lui 
quefii  nciovi  difrrHini  nella  fua  fanità  come  ranti 
«vvifi ,  mandatigli  da  Dio  j  di  prepararli  al  gran 

Viag^ 


Antonio  Muratori.      283 

viaggio  dell'  Eternità  ;  e  però  a  fine  di  non  effe- 
re  colto  alla  fprovvifta  in  affare  di  tanta  ittippr- 
tanza ,  volle  rinovare  i  conti  dell'  anima  fua  col- 
lo fteffo  Dio ,  con  fare  una  Confeffion    generale 
nel  dì  25.  del  fuddetto  mefe,  in  cui  corre  la  Fe- 
fìa  di  S.  Catterina  Vergine  e  Martire .  Tale  fu  T 
cfattezza  ,  la  compunzione ,  e  tali  i  fentimenti  di 
Criftiana  Pietà  ,  co'  quali  il  noftro  Propofto  accom- 
pagnò la  manifeftazion  delle  fue  colpe ,  che  cavò 
le  lagrime  da  gli  occhi  del  Dottor  Antonio  Car- 
dani fuo  Confeffore  .  Ebbe  quefti  allora,  e  in  altre 
congiunture  dipoi,  occafion  d'ammirare  in   lui  i' 
intrepidezza  grande  con    cui    jsfpcttava  la  morte  » 
che  prevedeva  non  molto   lontana  ;    e  fra  l'altre 
cofe  ,    ch'egli  11  fentì  dire  dal  Muratori  nell'atto 
di  pregarlo  a  voler  afcoltare  la  fua  Confeffion  ge- 
nerale  ,  una  fu  :  B'tfogna  penfar  a  prendere  delle 
buone  mtfure  .  Comincio  a  fcntirmi  la  morte  alle 
[palle  ,  che  vuoi  venire  a  farla  da  padrona  in  cafa 
mia.  Dopo  poi  d'efferfi  confeffato  gli  diffe  :  Ora 
fia  ringraziato  il  Signore  :  ho  fatto  ciò  che  più  mi 
premeva  .  Faccia  egli  adcfjo  la  fua  fanta  volontà  , 
eh'  io  fono  apparecchiato  ad  e fc giuria . 

In  tale  ftato  continuò  il  noftro  Propofto  fino 
al  dì  27.  dello  fteffo  Mcfe  ;  quando  eccoti  full' 
imbrunir  della  fera  dello  fteflo  giorno  gli  fi  fece 
un  totale  ottenebramento  negli  occhi,  di  maniera 
che  più  non  vedea ,  e  d' ucpo  fu  condurlo  a  mano 
in  letto .  Dopo  efferfi  ripofato  alquanto  ,  riacqui- 
ftò  la  vifta  ,  e  non  fapendo  ciò  che  gli  foffe  av- 
venuto ,  fi  mife  al  tavoling  per  lavorare  intorno 
al  Compendio  volgare  delle  fuddette  Differtazioni, 
di  cui  non  gli  reftava  più  che  la  metà  della  Differ- 
tazione  LXJX.  e  tutta  la  feguente  ,  per  renderlo 
tompiuto  *  Aveva  egli   fcritto  ben  venti  righe  « 

quan- 


28^4        Vita  di  Lodovico 

quando  nel  chiudere  accidentalmente  i'  occhio  ù- 
niftro,  fi  avvide  di  a^-'cr  perduta  la  facoltà  vifiva 
neir  occhio  deQro  .  Con  una  fornma  tranquillità 
d'animo  fu  da  elfo  ricevuto  quello  grave  colpo, 
e  dopo  di  averne  data  parte  a  me ,  che  mi  tro- 
vava in  fua  compagnia,  feguitò  a  dire:  Sia  rin^ 
graziato  ti  Signore^  che  mi  ha  privato  di  un  occhio 
fenza  dolore  alcuno  ,  e  mi  ha  lafciato  /'  altro  ,  il 
^ual  mi  ferve  ,  come  facean  tutti  due  infieme  . 
Provò  dipoi  altri  fimili  fconcerti  nell'occhio  fini- 
fìro  ne' giorni  fuffeguenti  ;  ma  Tempre  dopo  qual- 
che intervallo  di  tempo  ricuperò  la  villa ,  finché 
nel  dì  4.  di  Dicembre  la  perdette  affatto  quafi 
nejl'ora  ftefla,  in  cui  eragli  accaduto  il  primo  in- 
fulto ,  per  un  altro  colpo  di  Paralifi  ,  o  fia  Gotta 
ferena ,  che  gli  ferì  anche  il  nen/o  opticodeil'oc- 
chio  finiftro  .  Non  fi  conturbò  punto  il  Murato- 
ri né  men  per  quefta  feconda  gravifTima  perdita 
da  lui  fatta  ,  e  folamente  fi  rivolfe  a  ringraziar 
di  nuovo  Iddio ,  che  lo  aveflTe  trattato  con  tanta 
bontà  nel  privarlo  affatto  della  luce .  fenza  fargli 
provar  que*  dolori ,  che  tant' altri  foffrono  in  oc- 
cafion  di  fimili  fciagure  ;  anzi  lenza  eh'  egli  né 
pur  fé  n'accorgeffe  ,  per  eifere  l'aria  ofcura  ,  e 
vicino  a  notte ,  e  non  effergli  flato  portato  peran- 
che  il  lume  in  camera . 

Per  quello  nuovo  accidente  entrarono  in  gran- 
de apprenfione  i  Medici ,  che  all'  arrivar  del  Sol- 
ftizio  invernale  poteffe  fuccederc  all' infermo  qual- 
che altro  colpo  piò  funeflo  ;  e  però  a  fine  di  di- 
vertir gli  umori,  che  lo  minacciavano  al'a  tefia , 
gli  fecero  applicare  i  vefcicanti  alle  braccia  .  Gli 
tennero  bensì  quefli  libera  e  risvegliata  la  mente, 
e  niente  altro  di  peggio  gli  accadde  ,  finché  ffet- 
|:ero  aperti  j  roa  non  produffero ,  con  le  medicine 

fat- 


Anto  Nio  MuR  A  TOR  t.     285 

fattegli  prendere,  quell'effetto  ,   che  fi  dcfiderava 
e  fi  iperava.  Imperciocché,  appena  ebbero  elTi  fi- 
nito di  purgare  ,    che    fi  fece  al  noftro  Propodo 
una  forte  contrazione  nel  braccio  e  mano  deftra , 
la  quale  gli  durò  per  alcuni  giorni ,  e  venne  po- 
fcia  feguitata  da  una  febbre  alfai  gagliarda;  quin- 
di fu  creduto  neceflario  miniftrargli    il  fantiffimo 
Viatico  ,    eh'  egli  ricevette  con  iftraordinaria  di- 
vozione nel  dopo  pranzo  del  dì  31.  di  Dicembre , 
dopo  eflervifi  ben  preparato  con    replicar  per  tre 
volte  la  Sacramentai  ConfefTione  .    E  perchè  nel 
giorno  appreifo ,  primo  dell'Anno  1750.  fu  tro- 
vato maggiormente  aggravato  ,  gli  fu  anche  mi- 
nidrata  T  Eftrema  Unzione  .  Andò  pofcia  crefcen- 
do  di  giorno    in  giorno  il  male  ,    accompagnato 
ila  dolori  atrociffimi  per  tutto  il  corpo ,  e  da  una 
quafi  totale  deftituzion  di  forze  e  di  polfo ,  e  non 
fenza  qualche  alienazion  di  mente  nei  crefcer  del- 
la febbre  :  di  maniera  che  fu  creduto  bene  di  non 
lafciarlo  più  fenza  l'affifienza  del  fuo  Confeffore  ; 
anzi  nella  notte  precedente  il  dì   12.  di  Gennaio 
dell'  Anno  fuddetto  parve    ridotto  a  gli  eltrerai   ; 
e  perciò  gli  fu  data  da  elfo  la  benedizione  Ponti- 
fìcia ,    e  futa  la  raccomandazione  dell'  Anima  . 
All'  una  ed  all'  altra  fi  difpofe  il   Muratori    colla 
più  religiofa  maniera  ,  e  per  quanto  gli   permife 
la  gravezza  del  male  ,    e  la  grande  lua  debolez- 
za,  andò  rifpondendo  nelle  Litanie  Ora  prò  me  y 
ed  ylmen  nel  fine  di  ttitte  le  Orazioni.  Avendo- 
lo pofcia  invitato  ad  afcoltar  la  Palfione    del  Si- 
gnor Gesù  Grillo  ,    defcritta    dall' E-angelifla  S. 
Giovanni  ,    ne  moftrò  molta  foddisfazione  .    Ne 
leffe  buona  parte  il  Dottor  Cardani ,  e  pofcia  per 
non  ifiraccare  di  foverchio  la  mente  all'  infermo , 
fi  arredò ,  con  fuggerirgli  ,    che  vedefife  fé  potea 

pren- 


i%6       Vita  di  Lodovico 

prendere  un  po' di  ripofo,  come  in  fatti  gli  riu- 
lei  ,  avendo  dormirò  quafi  un'ora  .  Ma  appena 
risvegliato  ,  fi  rivolfe  a  lui  fubito  il  Muratori  , 
con  pregarlo  a  continuarne  la  lettura  ,  perchè  gli 
era  di  molta  confolazione  .  Moftrb  egli  pofcia  de- 
fuferio  di  fentir  leggere  ancora  l' Orazione  ,  Deus  , 
qui  prò  nobis  volutjli  nafci  &ic.  nel  fin  della  qua- 
le difle:  Si  conofce  bene  ,  che  anche  quejìa  è  det- 
tatura dello  Spirito  Santo , 

Ma  non  era  peranche  giunto  il  termine  da  Dio 
prefcritto  al  vivere  del  noUro  Propofto  .  Dopo  quel 
breve  ripofo ,  e  prima  che  fi  faceffe  giorno ,  diede 
qualche  fegno  di  miglioramento,  col  cominciar  a 
parlare  fpeditamente  e  con  grande  prefenza  di  fpi- 
ìito  .  Gli  tornò  in  apprelTo  a  riforgere  il  polfo  ) 
e  non  paffarono  tre  giorni  ,  che  reftò  libero  dalla 
febbre  con  ifiupore  di  chiunque  l'avea  dianzi  ve- 
duto a  sì  deplorabile  flato  ridotto .  Si  ftupiva  egli 
medefimo  per  aver  palfata  sì  fiera  burafca,  per  cui 
parevagli  d'  eflere  fiato  a  battere  alle  porte  della 
morte  ;  e  non  fapeva  capire  ,  come  avefie  potuto 
in  età  cotanto  avanzata  refifiere  ad  un  male  sì 
violento.  Ricuperò  in  oltre  il  vigor  della  Mente, 
e  torto  cominciò  a  farne  ufo  con  dettar  Lettere . 
La  prima,  eh' egli  dettò  ,  era  diretta  all' Eminen- 
tiflTimo  Tamburini  ,  per  ragguagliarlo  dello  fiato 
fuo  di  falute  ,  e  1'  ultima  fu  la  rifpofia  ad  una  Let- 
tera fcrittagli  dal  Marchefe  Maffei .  Ed  acciocché 
meglio  fi  conofca,  quanto  avefie  guadagnato  dalla 
parte  dell'Intelletto,  non  voglio  tralafciar  di  rife- 
rire quefia  Lettera  .  Ma  prima  veggiatno  ciò  che 
a  lui  fcritto  avea  il  Marchefe  ,  che  è  quanto  fé- 
pe  : 


e  A- 


Antonio  Muratori.      287 

Carissimo  Amico 

Verona  15.  del  1750. 

j,  I^TON  potrefte  credere  quanto  m'abbia  af- 
5,  JL^  flirto  la  voflra  disgrazia  de  gli  occhi . 
„  Noi  due  damo  fiati  conformi  affatto  in  più 
„  opinioni  importanti  :  fìaino  anche  fiati  diflen- 
,,  zienti  in  più  altre;  ma  quello  non  ha  impedito 
„  mai  ch'io  non  vi  abbia  riputato  Tempre  il  primo 
„  onore  dell'Italia.  Dio  benedetto  vuole  aggiun- 
„  gervi  occafìon  di  merito  ncli'  ultimo  tempo  di 
„  voftra  vita  :  la  voftra  Pietà  ,  e  Ja  voftra  per- 
„  petua  efeniplarità  polTono  farvi  tornar  tutto  in 
„  confolazione  . 

„  ScrifTì  ultimamente  poco  più  di  un  foglio vo- 
„  lante  in  propofito  dell'Arte  Magica  .  La  fre- 
„  quenza  ,  che  corre  qui  di  molte  fcioccherie ,  me 
„  ne  diede  l' impulfo  ;  e  perchè  molti  fi  faceana 
„  feudo  cV  una  voiìra  mai  interpretata  Lettera  , 
„  difl'i  ,  fé  così  è  ,  differente  in  qucfio  è  la  mia 
,,  opinione  dalla  vofira  ,  Vi  di^nando  perdono  ci 
5,  quefio  detto,  e  fon  certo,  che  retta,  e  fan  a  fari 
„  anche  in  qucfio  la  opinion  vofira  . 

„  Siamo  vicini  ambedue  al  nofiro  termine , 
5,  perchè  la  mia  età  non  è  inferior  di  molto  alla 
„  vofira  .  Dobbiam  confolarci  su  la  fperanza  di 
j,  capitar  finalmente  ,  ave  non  faremo  più  fotto- 
„  pofii  a  gli  errori .  Mi  conferma  di  tutto  cua- 
„  re  Scc- 


JU^ 


a88        Vita  di  Lodovico 

La  Rifpofta  del  Muratori  è  la  feguente  : 
Riveritifs.  Sig.  Marchefc  Amico  CariJJlmo 


^p^TON  potevate  con  piti  affezione  e   cordia- 


?>._.-  .  ... 

55   JL  ^    lità     farmi    fentire    il    voQro     cordoglio 

„  per  la  perdita  ,    eh'  io  ho  fatto    de  gli  occhi 

3t 


Ho  ben  fatta  quella  perdita  ,  ma  ho  ricuperata 
la  vita . 

„  Siete  entrato  ancor  voi  nelT  opinione  della 
non  Magia  .  Non  vi  prendiate  fallidio  s' io  V 
avefTì  tenuta ,  è  perchè  io  non  fono  flato  ani- 
mofo  come  voi  .  Le  facre  Scritture  mi  fanno 
5,  paura  ;  e  giacché  nulla  è  fiato  proibito  finora 
3,  del  mio,  non  vorrei,  che  folfe  neppur  da  qui 
5,  avanti  . 

„  Di  miglior  gufcio  fletè  voi  che  io  ;  per  me 
„  poco  importa  ,  che  la  fìnifca  in  breve  .  Prego 
„  Dio,  che  confervi  voi ,  perchè  voi  (ìeteilcam- 
„  pione  più  vigorofo  e  coraggi roo  della  Lettcra- 
„  tura  in  Italia  .  Con  che  caramente  vi  abbrac- 
j,  ciò ,  e  mi  ricordo  &c. 

„  Modena  20.  Gennaio  1730. 
3,  P.  S.  Nel  Trattato  del  Buon  Gujìo  ho  par- 
5,  lato  di  tal  materia. 

Al  vedere  r.ì  notabil  e  durevole  miglioramento 
(  perchè  egli  fi  mantenne  per  nove  giorni  inceri 
fenza  febbre,  e  colla  Mente  cbunifima  )  fi  lufrn- 
gavano  alcuni  Amici  fuoi  ,  eh'  egli  dovcffc  non 
folo  riaverfi  da  querta  infermità ,  ma  eziandio  che 
poteffe  reftar  abile  a  comporre  dettando  qualche 
altra  Opera  .  Ma  quanto  mai  fono  fallaci  i  giu- 
dizi de  gli  uomini  !  Ben  preflo  fvanirono  i  fon- 
da- 


Antonio  Muratori.       289 

damenti  di  si  fatte  lufinghe  .  Imperciocché  fu 
egli  affalito  alle  ore  quattro  della  notte  preceden- 
te il  dì  29.  di  Gennaio  dell'  Anno  fuddetto  da 
un  gagliardo  dolore  dalla  parte  del  cuore,  ch'egli 
credette  cagionato  da' flati  ,  a' quali  era  fovente 
fuggetto  .  Si  proccurò  con  bevande  calde  di  far- 
glielo quetare ,  come  in  fatti  feguì  da  lì  a  due  ore 
coir  ufo  dcir  acqua  Teriacale  .  Era  Itata  sì  grande 
la  veemenza  di  quel  dolore ,  che  egli  ebbe  a  dire , 
dopo  di  elferne  reftato  libero ,  che  fé  gli  fofTe  du- 
rato più  lungo  tempo  ,  lo  avrebbe  portato  all'  al- 
tro Mondo.  Lo  prefe  dipoi  il  fon  no  ,  e  dormì  tran- 
quillamente fino  alle  ore  dodici  ,  dopo  le  quali 
tornò  di  nuovo  a  ripigliare  il  fonno  .  Ma  quefta 
era  una  tregua  ,  e  non  pace  dell'  infidiofo  malo- 
re ;  e  la  mina  già  preparata  venne  poi  a  Icop- 
piare  alle  ore  quattordici  j  con  effer  egli  (iato  in 
quel  punto  colpito  da  una  fìncope ,  che  in  pochi 
minuti  lo  privò  di  vita.  Sene  ftava  tuttavia  dor- 
mendo ,  allorché  fu  forprefo  dal  fiero  accidente  ; 
ed  avendo  con  flebile  lamento  dato  avvifo  del  fuo 
male,  accorfi  io  fubito ,  e  trovatolo  agoni-zzante, 
cominciai  a  fegnarlo  colla  candela  benedetta  ,  ed 
a  recitare  il  Proficifcere  anima  Chrìjìiana  &c.  ma 
appena  n'  ebbi  recitate  alcune  righe ,  eh'  egli  pla- 
cidamente fpirò  .  Così  terminò  i  fuoi  giorni  il 
Proporlo  Lodovico  Antonio  Muratori  ^  Ecclefiaftico 
cfemplarinfimo  ,  ed  infigne  Letterato  del  noftro  Se- 
colo .  Era  in  età  d'anni  fetta ntafette,  mefi  tre, 
e  giorni  due  ,  quando  kkìò  dì  vivere  :  eflèndo 
nato,  come  vedemmo  nel  Gap.  L  adì  21.  d'Ot- 
tobre dell'Anno  1672.  Ordinaria  era  la  fua  datu- 
ra ,  ma  ben  quadrata  ;  ed  inclinava  più  torto  al 
pingue  .  Avea  la  faccia  lunga  e  d'ordinario  ben 
colorita ,  il  nafo  grande  ,  Ja  fronte  alta  e  fpazioj 

T  fa  r 


l^o        Vita  di  Lodovico 

fa  ;  e  di  color  ceruleo  chiaro  erano  i  fuoi  occhi . 
Spirava  dal  fuo  volto  un' aria  dolce ,  ma  non  dis- 
giunta dalla  gravità  ,  che  gli  conciliava  torto  T 
affetto  e  la  venerazion  di  chiunque  il  mirava  . 
Nella  fua  fronte  fi  leggeva  il  candore  dell'  ani- 
mo ^  nel  difcorfo  e  nel  tratto  una  religiofa  fin- 
cerità ,  ed  una  modelìia  incomparabile  .  Era  egli 
affabile  e  cortefe  con  tutti  j  e  nelle  converfazioni 
gioviale  ;  coi!  piacergli  anche  di  veder  gli  altri  , 
e  fpezialmente  la  gioventù  ,  oneftamente  allegri . 
Ad  una  fingolare  illibatezza  di  coftumi  accoppia- 
va un  fenno  mirabile ,  ed  una  rara  Prudenza ,  di 
cui  diede  moltiffime  pruove  principalmente  nel 
trovare  i  ripieghi  da  comporre  le  diffenfioni  al- 
trui :  nel  quale  impiego  fi  efercitò  più  Volte  ,  an- 
che per  ordine  del  fuo  Sovrano  ,  e  ne  rlufcì  feli- 
cemente .  Non  avea  luogo  nel  fuo  animo  1'  alte- 
rigia,  r  ofierttazione ,  l'invidia,  l'odio,  né  il  di- 
fprezzo  altrui;  ma  tutto  era  pieno  d'umiltà  ,  di 
dolcezza,  di  moderazione,  d'amorevolezza  ,  e  di 
fìima  verfo  d' ognuno  ^i  Aveva  in  fomma  le  Virtù  , 
ina  non  i  difetti ,  che  fi  offervano  in  taluno  fra  i 
Letterati  ^  Di  effi  difetti  ebb'  egli  tempo  fa  in  ani- 
mo di  trattare  ,  ed  avca  eziandio  porta  la  mano 
air  opera  ;  ma  non  profeguì  pofcia  il  lavoro  j 
perchè  dubitò  ,  che  poteffe  eflere  prefo  per  una 
fatira  . 

Se  nel  ferver  della  difputa  circa  il  Voto  Saìì- 
guinarìo  ,  o  poco  dopo  ,  foffe  accaduta  la  morte 
del  Muratori ,  o  gli  foffe  accaduta  qualche  grave 
difavventura  :  ÌVIiracolo,  miracolo.  Ecco  ciò  che 
avviene  a  chi  prende  a  fcrivere  contro  la  Vergi- 
ne Santiffima  ;  quafi  che  fcritto  egli  abbia  contrai 
di  lei  ^  quando  folamente  andarono  i  colpi  fuoi 
contro  chi  pazzamente    vorrebbe  morire  per  un» 

cofa  j 


Antonio  M  UR  ATORi.      291 

feofa ,  che  non  fi  sa ,  né  fi  pub  fa  pere ,  finché  là 
Chiefa  non  venga  a  qualche  Decreto:  il  che  for- 
fè mai  non  fuccederà  ;  e  quando  pur  fuccedeflTe  , 
faia  anche  allora  confideratà  giufla  la  Cenfura  di 
lui  contro  quel  Voto  ,  perchè  fatta  in  tempo  ,  che 
r  Immacolata  Concezion  di  ella  Vergine  non  era 
ptr  anche  (tata  dichiarata  Articolo  di  Fede.  Ma 
non  effendo  a  lui  avvenuto  male  alcuno  ,    per  la 
ragion  de'  contrari ,  fé  il  raziocinio  loro  fofle  flato 
fondato ,  fi  avrebbe  a  credere  ,    che  la  Madre  di 
Dio  approvaffe  il  difegno  fuo  ,    ficcome  quella  ^ 
che  odia  T  adulazione  ,  e  riprova  un  imprudente 
facrifizio  .  Ma  piano ,  piano  j  m' interrompe  qui 
certo  Teologo  difenfore  di  quel  Voto  :  Ha  pure 
il  Muratori  perduta  la  vifta  di  un  occhio  nel  dì 
3.  di  Dicembre    dell'Anno    1749.    giorno  quinto 
della  Novena  della  Concezione;  e  nel  dì  xi.  del- 
lo fieflb  xMefe  ed  Anno ,  che  corrifponde  al  gior- 
no quarto  fra  1'  Ottava  di  efifa  Concezione ,  gli  è 
parimente  mancata  la  luce  dell'altro;  epofcianel 
dì  25;  di  Gennajo  dell'Anno  fuffeguente  ,  in  cui 
fi  folenniza  lo  Spofali/;io  di  Maria  Vergine  ,  ha 
lafciato  di  vivere  .    E  per  dar  forza  a  quefta  fuà 
ridicola  rifleffione  ,    la  fa  nata  in  teda  a  moltif- 
fimi  uomini    non    raen  pii  che  dotti  della  Città 
di  Modena  ,    ^«/  ejus   (  del  Muratori  )  &  morbi- 
mortisque  gcnus  contuctìtes ,  poenam  ip/umfuùii(fe 
fua  in  Virginem  irreverenti^  fufpicantur .  Pergiu- 
flificar  pofcia  un  sì  imprudente  e  temerario   giu- 
dizio ,  feguita  a  dire:  Qlii  ergo  fufpiciofum  ,  du- 
mmque    huc    adferunt    in  Lampridium  animum  j 
funtnc  idcirco  a  morofo  quopiam    cenfore  perfirin- 
iendi^P  Per  inde  enim  faciunt  j  oc  majores  mjìri  ^ 
illi  fcilirc^  vetujìifi'imi ,  qui  &  morbis  ,  &  fub- 
feqUutà  inde  Heradii  Imperatoris  mone  Anno  Ghri^ 

T     2  Jii 


292        VrTA  DI  Lodovico 

Jìi  6/\.i.  incejìas  (  Petavio  tcjle)  inceflas  cum  May 
tina  ,  fratrts  fdia  ,  Nuptias  tllum  luiffc  credidc- 
runt .  E  qui  con  un  altcrifco  indica  una  Nota  j 
da  lui  polla  nel  fondo  della  pagina  ,  in  cui  citalo 
Spondnno  ^  il  quale  lotto  l'Anno  1559.  riferilceil 
fatico  di  un  Monaco  Pollacco  ,  che  prima  di  finir 
la  Predica,  in  cui  aveva  alTerito  ,  che  la  Madre 
di  Dio  era  Itata  conceputa  nel  peccato  Originale , 
cadde  morto.  Se  per  quei  tanti  uomini  dotti  e  pii 
di  Modena  egli  intende  di  un  qualche  fanatico  (che 
di  quefti  non  finirà  mai  la  razza;  e  non  ne  man- 
cano forfè  in  tutte  le  Città  ;  )  io  gli  concedo  , 
che  quella  Torta  di  gente  polfa  aver  sì  (Irambamen- 
te  penfato  intorno  all'ultima  malattia  e  morte  del 
noftro  Propollo  .  Ma  ,  fé  egli  intende  poi  d'  uo- 
mini veramente  pii  e  dotti  ,  e  di  buon  lenfo  ,  io 
fcom metto ,  che  non  ne  troverà  ne  pur  uno,  cui 
fìa  caduto  in  mente  un  fìmile  fofpetto .  Qiial  rela- 
zione abbiano  pai  le  Nozze  incejìuofc  d'  Eraclio 
ImperadoTe  ,  proibite  dalla  Chiefa ,  e  perciò  fera- 
pre  gravemente  peccaminofe  ,  coli'  elTcrc  llato  dal 
Muratori  impugnato  il  Voto  Sanguinario  ,  cofa 
che  finora  non  è  Hata  da  lei  vietata;  e  il  cafo  del 
Monaco  Pollacco  colla  morte  di  elfo  Propollo  ,  ac- 
caduta quafi  otto  anni  dopo  che  quelli  ebbe  la- 
fciato  di  fcrivere  contrà  quel  Voto;  lafcio  ad  altri 
il  giudicarne. 

Che  sì  fatto  giudizio  poi  fia  nato  in  mente  di 
qualche  perfona  ignorante ,  non  è  punto  da  llupir- 
fi  ;  ma  che  venga  adottato  da  chi  fa  tanto  il  Cri- 
tico, e  cotanto  prefume  da  Teologo  ,  non  gli  fi 
può  perdonare  ;  dovendo  egli  fapere,  che  temerità 
iìa  il  voler  mettere  il  piede  ne  i  fegreti  gabinetti 
della  Divina  Provvidenza,  e  render  ragione  de  gì' 
imperfcrutabili  Giudizj   di  Dio  .  Efiendofi  pofcia 

accor- 


Antonio  Muratori.      293 

accorto  quefto  Cenfore ,  che  il  fatto  della  cecità, 
occorfa  al  Muratori ,  non  era  incontrovertibile  , 
com'erafi  da  lui  francamente  fpacciato  :  fatli  res 
eji  (  così  egli  )  de  quo  tiulla  unquayn  poteft  con- 
trov'-'TJia  fuborlri  ;  mentre  nel  Tomo  II.  della  5';o- 
ria  Letteraria  d  Italia  alla  pag.  545.  in  altri  gior- 
ni fi  diceva  accaduta,  cioè  nel  dì  4.  e  7.  di  Di- 
cen'bre,  e  non  già  nel  dì  3.  ed  xi.  com' egli  ave- 
va intelo  in  Modena  a  fide  quam  dìgnìjjxmìs  : 
fece  una  curiofa  ritrattazione  nella  breve  Appen- 
dice, porta  nel  fine  del  fuo  Libro  al  num.  IV". 
così  fcrivendo  :  Utri  ergo  credas  ,  illine  cit'ius  ^  an 
mihi  ,  ignoro  .  Alterutrum  certe  rtmmtiatorcs  ìnr 
culpatim  fefcllerunt  :  fatisque  ad  rem  ejì ,  me  if^~ 
ter  &  illuni  de  facìi  fubjìantia  nihil  difcrcpare  . 
Qua  vero  id  acciderit  die  ^  utrum  4.  &  7.  an,  ili. 
poti  US  ac  XI.  ejusdcm  Menjls  &  Anni ,  fcrupulo- 
fius  inquirere  aut  Jcire  curiofms  nihil  heic  piane 
rcfert .  Se  quefto  Critico  però  fofie^  cofiretto  a  no- 
minar quelle  perfone  di  tanta  fede  ,  che  gli  rac- 
contarono il  fatto  della  cecità  del  Muratori  ,  (i 
ridurrebbero  quefte  a  certo  Frate  di  un  Ordine  di 
S.  Francefco  ,  ed  alcuni  altri  del  medefimo  fuo 
Ifl:ituto  :  teftimonj  tutti  che  non  meritano  su  que- 
fto propofito  fede  veruna  ,  perchè  non  furono  mai 
a  vifitare  il  Muratori  né  prima,  né  dopo  ch'egli 
divenifle  cieco  ,  e  molto  meno  fi  trovarono  pre- 
fenti  quando  gli  accadde  quella  difavventura,  per 
poterne  render  ragione  ^  e^difegnar  le  giornate  . 
Ma  che  rifponderà  quefto  Cenlore  ,  fé  io  gli  di- 
co, che  tanto  egli,  quanto  l'Autor  della  luddet- 
ta  Storia  fono  fiati  ingannati  intorno  a  i  giorni , 
ne' quali  il  noftro  Propofio  lafciò  di  veder  la  lu- 
ce ì  E  pure  la  cofa  fia  così  j  e  i  quattro  Medici , 
che  gli  affiftevano  (  oltre  i  Congiunti ,  e  tant'  al- 

T    3  tre 


294       Vita   di  Lodovico 

he  perfone  sì  Religiofe  che  Secolari  degne  di  tut- 
ta la  fede  ,  che  gli  facevano  foventi  vifite)  ne 
pofTono  fare  indubitata  teftimonianza  :  né  io  ad 
altro  fine  ho  defcritto  minutamente  qui  fopra  V 
ultimo  male  del  Zio ,  che  per  ismentire  quel  Fra- 
te ignorante  ,  che  fu  T  Autore  di  sì  fciocca  im- 
maginazione ,  e  che  full«  prime  ,  vivente  anche 
il  Muratori  ,  fcrilTe  fuori  ,  che  la  fua  cecità  era 
accaduta  nel  giorno  fteffo  della  Concezione  •■  tan- 
to era  egli  ben  informato  dello  flato  dell'  infer- 
mità del  nortro  Propofto  .  Né  io  ne  avrei  qui  fat- 
ta parola  ,  fé  non  aveffi  faputo  ,  eh'  erafi  divul- 
gata in  varie  parti  d'  Europa  con  tanto  piacere 
de  i  difenfcri  del  Voto  Sanguinario  ,  e  fpezial- 
niente  dì  quel  Predicatore  di  Napoli  ,  che  fece 
^anto  rtrepito  contro  la  memoria  del  defunto ,  fic- 
come  abbiam  veduto  nel  Cap.  delle  Co?2trovcrfie  ì 
e  fé  non  foffe  ftata  pubblicata  colie  lìampe  da 
queft'  altro  Critico  per  renderne  consapevole  il 
Mondo  tutto , 

Perdette  dunque  la  vifta,  ripetiamolo,  dell' oc- 
cbiodeftro  il  Muratori  la  fera  del  dì  27.  di  Novem- 
bre ,  e  nel  dì  4.  del  fulTeguente  Dicembre  quafi 
all'ora  medefìma  gli  mancò  la  luce  dell' altr' oc- 
chio per  un  replicato  tocco  di  Paralifi  al  nervo 
Optico  .  Il  giorno  27.  di  No^/embre  non  entrai 
punto  nella  Novena  della  Concezione  ,  e  quando 
vi  entralfe ,  come  il  dì  4.  di  Dicembre  ,  ridicola 
farà  fempre  riputata  una  tal  rifleffione  ,  e  degna 
folo  di  gente  ignorante  ,  e  priva  di  buon  fenfo  . 
Per  lo  contrario  non  ha  fatto  verun  cafo  a  i  Me- 
dici ,  ed  a  gli  altri  uomini  Saggi  la  cecità  occor- 
ra al  noftro  Propofto  ;  fìccome  né  meno  la  man- 
canza di  forze  da  elio  provata  ,  alcuni  mef^  pri- 
lla »  nell^  tnano  deftR  :   iritendendo  cflì  benitTi=. 


Antonio  Muratori.       295 

mo  ,    che  doveffero   in   lui  prima  mancar  quelle 
parti  del  corpo,  che  avean  piti  dell' altre  faticato , 
come  per  l' appunto  fono  gli  occhi  e  la  mano  di- 
ritta r  e  così  penfa  chi  ha  alcun  poco  di  quel  giù- 
fio  Criterio  ,  che  m^nca  al  fuddetco  Cenfore  .  Ol- 
tre di    che   quali  nel  tempo  rnedefimo  accadde  la 
{leda  difawentura  ad  una  Monaca  del  Monlftero 
di  S.  Marco,  e  ad  una  Sorella  dell' Avvocato  Gi- 
rolamo Parma  ,  amendui  abitanti  in  poca  dilian- 
za  dalU  Pompofa  ;  e  qneite  certamente  non  aveano 
impugnato  il  Voto  Singuinario .  Vive  tuttavia  la 
prima;  ma  l'altra  colpita  da  un  accidente  apople- 
tico  finì  di  vivere   pochi    mefi  d  )po  la  morte  del 
noftro  Propofto  .    Ma  quefti  è  però  morto,  ripi- 
glia qui  il  Critico  ,    nel    dì    23.  di  Gennaio  Jdel 
1750.  in  cui  corre  la  Fella  dello  Spofalizio  di  Ma- 
ria Tempre  Vergine;  ed  io  torno  a  dirgli  ,  che  il 
volere   far   T  interprete  de' Giudizi  imperfcrutabili 
di  Dio  è  una  temerità  ,  che  non  è  punto  compa- 
tibile né  fcufabile  in  chi  fa  profeffione  ,    come  e- 
gli ,  di  Teologo  .  ^Queflo  accidente  ^  {lato  inter- 
pretato ben  diverfa'Tiente    dal  dottiffimo  Teologo 
che  fcrive  le  Novelle  Letterarie  di  Firenze;  e  for- 
fè avrà  meglio  di  lui  colpito  «nel  fegno  ,  cioè  coli' 
aver  penfato ,  che  in  tanto  fia  piaciuto  al  Signore 
di  chiamare  in  quel  facro  giorno  a  miglior  vita  il 
Muratori,  come  per  premio  della  fa  na  dottrina  da 
lui  infegnata  fopra  il  Votq  Sanguinario ,  e  il  cui-" 
to  dovuto  a  Maria  fempre  Vergine  .  Non  piacerà 
forfè  queda  interpretazione    al  Critico  ;    ma  farà 
nondimeno  corretto  di  confe/Tare,  che  è  più  con- 
forme della  fùa    alle    fante    leggi    della  Crilbana 
Carità ,  la  quale  ci  obbliga  ad  interpretar  Icmpre 
in  mtglio  le  cofe  de  i  noftri  Fratelli ,  e  di  cui  egli. 
5^1  pari ,  €d  SkiKÌu  più  de  gli  altri  Fedeli  è  tenuto 
T    4  a  far 


igó  Vita  di  Lodovico 
a  far  profefFione  .  Se  fofTe  poi  lecito  entrare  ne* 
giudizi  di  Dio  ,  come  ha  temerariamente  ofato  ii 
Cenfore  fuddetto  :  lafcio  ad  altri  il  giudicar  ciò 
che  fi  dovrebbe  dir  di  lui  ,  che  ,  dopo  aver  eoa 
tanto  impegno  foftenuto  il  Voto  Sanguinario  ,  fu 
colpito  da  un  fiero  accidente  apopletico  verfo  la 
mezza  notte  del  dì  15.  Agofio  dell'Anno  1754. 
(  giorno  in  cui  la  Chiefa  folennizza  1'  Afiunzione 
al  Cielo  della  Vergine  Santiffima  )  per  cui  a  di- 
fpetto  di  tutti  i  rimedi  prefi  è  rimafto  fiupido  ed 
inabile  a  qualunque  applicazione.  Ma  finiam  que- 
lla diceria ,  e  torniamo  in  cammino . 

Nel  dì  24.  di  Gennaio  del  1750.  fopra  decen- 
te feretro  fu  efpofio  nella  Chiefa  della  Pompofa , 
apparata  a  lutto,  il  cadavere  del  Muratori  veflito 
de  gli  Abiti  Sacerdotali  ;  e  tanto  in  efia  che  in 
altre  Chiefe  della  Città  furono  in  quella  mattina 
celebrate  molte  MelTe  in  fuffragio  dell'Anima  di 
lui.  Grande  fu  il  concorfo  del  Popolo  d'ognifef- 
fo  e  condizione ,  e  mafììmamente  di  poveri  ,  ac- 
corfi  per  fuffragare  anch' eflì  con  orazioni  l'ani- 
ma del  defunto  loro  gran  benefattore  •  Fu  canta- 
ta la  Mefia  di  requie  da  Monfig.  Gian  Maria 
Marchefe  Caftelvetri  ,  allora  Arciprete  Maggiore 
della  Cattedrale,  e  Vicario  Generale  di  Modena, 
ed  ora  Vefcovo  di  Reggio ,  coli' aflìfienza  de'Par- 
rochi  tutti  della  Citta,  i  quali  eziandio  non  man- 
carono per  un  atto  di  riconofcenza  d' applicar  per 
quefto  lor  Confratello  i  fuoi  Sacrifizi  ,  per  aver 
loro  ottenuto  fenza  fpefa  dal  regnante  Sommo  Pon- 
tefice un  Difiintivo  a  guifa  di  Mozzetta  fenza  cap- 
puccio da  portar  fopra  la  Cotta  . 

Erafi  il  Muratori  fin  dall'Anno  1721.  prepa- 
rato il  fepolcro  davanti  l'Aitar  maggiore  d'effa 
Chiefa  ,   con  quefia  breve  Ifcrizione  :  Ludovicus 

An- 


Antonio  Muratori .      297 

Antonius  Muratorius  fibi  ac  haredibus  parabat  j^nn» 
MDCCXXI.  Aveva  egli  in  oltre ,  ficcome  graa 
nemico  della  vanità,  più  volte  in  voce  ,  ed  an- 
che nel  fuo  Teftamento  proibita  ogni  pompa  nel 
fuo  funerale  ,  ed  efpreflramente  ordinato  d'efTere 
feppelìito  fen^a  cafTa  nel  fepolcro  fuddetto  .  Ma 
io  (così  anche  configliato  da' buoni  Amici  di  lui) 
non  credetti  di  doverlo  in  quefta  parte  ubbidire  ; 
lufingandomi  di  non  avere  per  quefto  da  incon- 
trare i  rimproveri  d'alcuno.  Gli  feci  pertanto  fa- 
re un  depofito  a  parte  preflTo  il  fepolcro  medefimo 
dalla  parte,  che  guarda  1' Altare  fuddetto,  e  in  cf- 
fo  il  feci  riporre  dentro  una  caflTa  di  rovere  con 
un  breve  Elogio  ,  chiufo  dentro  un  cannone  di 
piombo ,  che  gli  fu  meflTo  vicino  al  capo  .  Ed  af- 
finchè non  fi  perdeffe  col  tempo  la  memoria  del 
fito ,  in  cui  era  flato  fepolto  ,  e  che  per  cagion 
deli'  Ifcrizicne  riferita  di  fopra  ,  non  fi  credelle 
mai  ,  che  le  fue  ceneri  foflero  ivi  rinchiufe  : 
feci  incidere  in  marmo  queft'  altra  Ifcrizio" 
ne  fopra  il  luogo  del  vero  fuo  depofito  : 

Heic  jacent  mortales  exuvis 

Ludovici  Antonii    Muratorii 

immortalis  memorise 

viri. 


Obiit  X.  Kal.  Februarii 
Anno  Jubilsi  MDCCL. 

In  atteftato  pofcia  della  mia  gratitudine  verfo  di 
un  Zio ,  cui  tanto  debbo ,  ed  infieme  perchè  re- 

ftaf- 


jpS      Vita  di  Lodovico 

ftalTe  Tempre  viva  in  elTa  Chiefa  la  memoria  di 
lui  ,  e  del  gran  bene ,  che  fatto  le  avea  ,  ftell  il 
fegiiente  Elogio  ,  che  incifo  in  una  gran  lapida 
(li  marmo  feci  incaftrar  nel  muro  interiore  del- 
ia Chiefa  medefima  fopra  la  Porta  maggiore  : 

Ludovico  .    Antonio  .  Maratorio 

hujus.  Ecclefix.  olim.  Prsepofito 

AtnbrofiansE.  dein.  Eftenfis,  Bibiioihecae 

Prasfefto 

fub  .Raynaldo.I.  &.  Francifco.  III. 

Mutinac.Regii.  Miranduls  &c.  Ducibus 

Viro,  incomparabili 

folida:.  verxque.  Pieratis.  cultori 

gompluribus,  editis.  Libris.  celeberrimo 

jn.  orani.  fere.  Scientiarum  genere 

doòìilTimo 

ìnter.  Literacos.  fui.  xv'i.  viros 

nemini .  fecundo 

de.  Religione.  Italia.  Licerisquc 

oiìtime.  merito 

Regix.  Londinen  .  &  .  plerarumq.  Italie, 

Academiarum ,  Sodali 

Quì.Ecclefiam.hanc.veruftate.  fatifccntcm 

fuo.  sre.  inftauravic 

&.  facra.  fupelleétile.  ditavit 

obque.  in.  ea.  inftitucum.  &.  large.  dotatutn 

Pium .  Caritatis .  Opus 

merito,  Pater.  Pauperum.  appe'landus 

Avunculo.  amantifs.  Se.  beneficeotifs, 

X.  Kal, 


Antonio  Muratori.       ^()() 

JC.  Kal.  Fcbruarii  .  Anno  .  MDCCL, 

vita  .  fu  odo 

aetatis.  fuae.  LXXVII. 

menfibus.  III.  &  ,  diebus.  IL 

Johannes.  Francifcus.  &.  Fortunatus 

Fratres.  Soli.  Muratori 
monum.  hoc.  moerences.  pofuerunr, 

E  perchè  la  flretteiza  del  tempo  non  avea  per^ 
meno  a  rqe  di  foddisfar  pienamente  al  defideria 
mio  d'  onorare ,  per  quanto  mi  fonfe  (lato  poflìbi- 
le  ,  la  memoria  di  un  tanto  Zio  nel  dì  del  fuo 
funerale  ;  gli  feci  celebrar  l'Anniverfario  nel  gior- 
no 23.  di  Gennaio  dell'Anno  1751.  collo  ItefìTa 
apparato  lugubre  della  Chiefa  ,  con  buon  numero 
di  MefTe  ,  e  con  un  ben  intefo  catafalco  ;  ed  allo- 
ra ,  dopo  la  Mefla  folenne  ,  cantata  dal  Conte 
Ignazio  Sabbatini  Arciprete  Maggiore  della  Catte- 
drale ,  cui  affiftettero  pure  i  Parrochi  della  Città, 
fu  recitata  1'  Orazion  funebre  dal  Dottor  di  Teo- 
logia e  Sacerdote  Giacomo  Alberto  Leporari ,  elo- 
quente Orr.ror  Modenefe  \  ad  afcoltar  la  quale  il 
trovarono  orefenìi  in  un  Coretto  Monfign.  Giu- 
liano de'  Conti  Sabbatin;  7  Vefcovo  di  Modena  , 
che  celebrò  anche  Me(fa  bafl'a  per  1'  anima  del  de- 
funto ;  e  Monfig.  Gian-Maria  Marcherc  Cartel  ve- 
tri ,  Vefcovo  di  Reggio  .  In  tal  occafione  furono 
eziandio  diPiribuite  varie  Cpmpofizionfi^oetiche  iq 
lode  del  Muratori  ,  la  cui  Anima  è  da  fperare  , 
che  fia  in  Cielo  a  godere  il  premio  di  tante  buo- 
ne Opere  da  lui  fatte  in  vita  ,  e  delle  molte  fuq 
Virtù  . 

Perdette  nel  Muratori  la  Città  di  Modena  utx 
leuon  Cittadino  e  un  grande  ornamento ,  e  con  ef-? 


joo      Vita    di    Lodovico 

fa  r  Italia  tutta,  a  giudizio  d'uomini  dottiflìmi, 
il  più  gran  Letterato .  Niuno  certamente  fra  i  Let- 
terati del  fuo  tempo  l' uguagliò ,  non  che  il  fuperò 
in  comporre  un  numero  sì  grande  di  Libri ,  e  tut- 
ti utili  o  alle  Lettere,  o  alla  Repubblica  ,  o  alla 
Chiefa  .  Era  il  faper  fuo  univerGile  ;  e  le  fi  ec- 
cettuano le  Matematiche  ,  alle  quali  non  volle 
mai  applicare  ,  l' altre  Scienze  erano  da  lui  po(- 
fedute  a  fondo  ;  e  in  quanti  argomenti  fi  efercitò 
]a  fua  penna ,  tutti  li  trattò  con  finezza  di  Giu- 
dizio,  con  Erudizione,  con  Gufio  fquifito  ,  e  con 
iftilc  molto  lodevole  ,  tanto  nell'  Italiana  ,  che 
nella  Latina  favella  ;  equafi  difii  fuo  proprio,  che 
non  è  sì  facile  da  imitare  •  Era  il  fuo  Itile  piano 
ed  infìeme  nobile  e  facondo ,  ben  difpofio ,  e  fce- 
uro  dalle  ampollofe  efpreffioni ,  e  da  certi  periodi 
intralciati ,  e  lopra  tutto  di  una  fomma  chiarezza 
fornito  :  di  maniera  che  T  Opere  fue  in  lingua 
Italiana  fono  alla  portata  eziandio  della  gente  men 
dotta  .  A  tutte  quefie  belle  prerogative  ,  che  fi  of- 
fervano  ne'  Libri  del  Muratori  ,  fi  dee  eziandio 
aggiugnere  l'amor  grande  della  Verità  ,  che  da- 
pertutto  vi  comparifce;  per  ifcoprir  la  quale  non 
perdonò  a  fatica  ,  e  non  ifiette  per  rifpetti  uma- 
ni dal  manifedarla  .  Siccome  poi  nello  fcrivere 
altro  fine  non  fi  prefiffe  mai  che  di  giovare  al- 
trui ;  così  anche  nella  fcelta  de  gli  argomenti  fi 
ftudiò  mai  fempre  di  fcegliere  fol  quelli  da  trat- 
tare,  che  a  lui  pareano  utili;  e  fé  talvolta,  man- 
candogli malteria  da  efercitare  il  fuo  Ingegno ,  al- 
cuno glie  nb  venne  fuggerito ,  che  non  avefie  fi- 
mile  oggetto,  non  feppe  mai  indurfi  ad  intrapren- 
derlo .  Oltre  alla  Lingua  Latina  era  afiai  bene 
vcrfato  nella  Greca ,  che  da  per  sé  avea  ftudiaro , 
ficcome  abbiam  veduto   nel  Gap.  I.  ed  avea  una 

fuf- 


Antonio  Muratori.  301 
fufficiente  tintura  anche  dell'idioma  Ebraico,  per 
poter  ricavare  da  i  Leflìci  la  foria  di  qualche  vo- 
cabolo fecondo  le  occorrenze  .  Poffedeva  perfetta- 
mente la  Lingua  Franzele  e  Spagnuola  ,  e  dopo 
gli  anni  cinquanta  erafi  applicato  ad  imparar  la  In- 
glele  ,  con  giugnere  fino  ;id  intendere  i  Libri  di 
facile  dettatura  in  effa  .  Ma  non  profeguì  oltre  , 
per  aver  veduto  ,  che  fi  traducevano  i  Libri  miglio- 
ri di  quella  dotta  Nazione . 

Amò  da  giovine  la  Poefìa  ,  e  ftimò  Tempre  i 
non  mediocri  Poeti .  Sapea  far  Verfi  e  bene,  tanto 
in  Latino  che  in  Italiano,  e  ne  fono  alle  flampe 
alcuni  nelle  Raccolte  del  Gobbi  ,  del  Crefcimbe- 
ri ,  e  in  quella  di  Lucca;  fìccome  nella  Vita  del 
]VIaggi ,  da  lui  comporta.  Vecchio  ancora,  perle 
iftanze  de' Signori  Napoletani  ,  che  grande  llima 
faceano  del  luo  nome,  compofe  quattro  Sonetti  fo- 
pra  r  Immacolata  Concezione  della  Vergine  San- 
tiliima  ,  cioè  ne  gli  Anni  174^.  1744.  i745'  ^ 
1746.  fìccome  altrove  abbiamo  avvertito  .  Avreb- 
be potuto  fare  buona  comparfa  in  querta  profef- 
fìone ,  ma  fi  contentava  di  faper  far  Verfi  fenza 
volerne  fare  ,  intento  a  cofe  di  maggiore  impor- 
tanza .  Ottimo  era  il  difcernimento  (uo  in  diflin- 
guere  il  Bello  e  il  Brutto,  e  il  meglio  nelle  cofe 
Poetiche;  ed  un  rilevante  faggio  ne  diede  nel  fuo 
Trattato  della  Perfetta  Poejla ,  e  nelle  fue  Offer- 
vazioni  fopra  le  Rime  del  Petrarca  .  A  cagion  di 
tali  Studi  pafsfj  molta  amicizia  fra  lui  e  i  Poeti 
più  celebri  del  fuo  tempo ,  cioè  con  Carlo  Maria 
Maggi,  Francefco  de  Lemene  ,  Anton-Maria  Sal- 
vini ,  col  P.  Tommafo  Ceva  della  Compagnia  di 
Gesù  ,  Aleffandro  Guidi  ,  Eurtachio  Manfredi  , 
Pier  Jacopo  Martelli  ,  Vincenzo  da  Filicaja  ,  ed 
Aportolo  Zeno,  per  tacer  di  tant' altri. 

Quan- 


^02        Vita  di  Lodovico 

Quanto  alla  Filofofia  ,  fé  ne  fece  il  Muratori 
conofctre  ben  fornito  colle  due  lue  Operette,  V 
una  intitolata  delle  Forze  delP  Intendimento  uma- 
no ^  e  V  altra  delle  Forze  dell'  umana  Fantafia  ; 
fìccome  colla  fua  Filojofìa  Morale  .  E  per  conto 
delle  Leggi  Civili,  ha  potuto  fcorgerc  il  Pubbli- 
co ,  qual  foffe  il  (uo  fapere  in  effe  ,  non  men  nel 
Trattato  da  lui  dato  alla  luce  fopra  i  Difetti  del- 
la  Giurisprudenza  ^  che  nelle  Scritture  da  efTo  com- 
pofte  per  foftenere  i  Diritti  Imperiali  ed  Eflenfi 
fopra  Comacchio  .  Entrò  eziandio  nella  giu^risdi- 
zion  della  Vedicina  col  Governo  della  Pejìe  ;  e 
gli  iteffi  Medici  più  dotti  confeffarono  ,  che  fé 
egli  fnHe  flato  Medico  di  profeffione ,  non  avreb- 
be potuto  feri  ver  meglio  anche  nella  parte  che 
riguarda  il  Governo  Medico  .  Intorno  a  quella  O- 
peretta  é  da  leggere  1' Articolo  V.  del  Tomo  XX. 
del  Giornale  de  i  Letterati  di'  Italia  ,  in  cui  fé 
ne  dà  V  Eiìratto  ,  comporto  dal  celebre  Vallis- 
nieri  . 

Per  conto  poi  della  Teologia  ,  chiunque  giudi- 
co fenza  palfione  ,  riconobbe  il  PropoQo  Murato- 
ri per  uno  de  i  primaij  Teologi  del  Secolo  no- 
ftro  in  Italia  ;  e  quand'anche  non  aveffe  compo- 
flo  fé  non  fé  l'egregio  Libro  de  Ingeniorum  Mo- 
deratone ,  quefto  folo  bafterebbe  per  meritargli 
un  tal  titolo  .  Ma  altri  -faggi  del  fuo  fapere  iti 
querta  Scienza  ha  lafciato  nelle  fue  Opere  contra 
il  Voto  San-'jiriario  ,  nel  Trattato  de  Parad'fo, 
ileir  Opufcob  intitolato  ,  Lufitanx  Eccleficc  Reli- 
gio, e  nell'altro  de  Navis  j  ficcnme  nella  lunga 
Differtazione  pr.meiTa  alla  fua  Liturgia  Romana 
iietus ,  e  nella  Lertera  inedita  fcritta  a  nome  di 
una  Signora  Catrolica  Inglefe  :  i  quali  tutti  lo 
danno  a  conofcere  per  un  gran  Teologo  •  Quan- 
to 


Antonio  Muratori.      505 

to  parimente  egli  valefle  nelle  materie  di  Pietà , 
o  fia  nella  Teologia  Afcetica  ,  io  ditnollrano  gli 
Efercizj  Spirituali  da  lui  comporti  fecondo  il  Me- 
todo del  P.  Segneri  Juniore  ;  come  pure  la  Re- 
golata  Divozione  ;  e  maggiormente  apparirebbe  ^ 
le  fi  folfero  falvate  le  molte  Lettere  ,  da  effo 
fcritte  ad  una  Monaca  ,  cui  per  parecchi  anni 
avea  fervito  di  Direttore  nella  via  dello  fpirito . 

Per  comprendere  pofcia  ,  quanto  grande  foflfe  il 
valor  del  noftro  Ptopofto  nella  Storia  -,  nella  Di- 
plomatica ,  nella  Lapidaria  ;  e  quanto  vada  in  lui 
ì'Eruduion  facra  e  profana:  bafta  dar  un' occhia- 
ta a'  fuoi  Anecdoti  Greci  e  Latini  ,  alle  tante  Pre- 
fazioni e  Note  inferite  nell'  infìgne  fua  Raccolta 
Rerum  Italicarum  f  alle  fue  Diflei  tazioni  fopra  le 
Antichità  Italiane  de  i  tempi  di  mezzo,  hWqAh^ 
tichità  EJlenfi  ^  a  gli  Annali  d' Italia  ^  al  {moTc- 
foro  d' antiche  Ifcrizioni  .  Ni  uno  al  certo  ha  più 
di  lui  illuflrate  le  cofe  d' Italia  ,  e  1'  Erudizione 
de  i  tempi  di  mezzo  ;|  e  niuno  ha  faticato  piti 
di  lui  per  introdurre  in  efia  Italia  il  Buon  Gu- 
fìo  nell'Arti  e  nelle  Scienze ,  con  averne  dati  non 
folo  i  precetti  nel  fuo  bel  Libro  òdBuonGu/ìo^ 
ma  eziandio  gli  efempli  in  tutte  l'Opere  da  lui 
compone  . 

Peritiffimo  fu  egli  pure  nell'Arte  Critica  ;  e 
frequenti  tratti  di  efTa  s' incontrano  ne'  Libri  fuoi , 
che  danno  un  gran  lume  a  chi  ha  genio  per  le 
Lettere ,  per  ifcanfare  i  pregiudizi  ^  e  camminare 
con  metodo  e  con  profitto  ne  gli  Studj  .  Aveva 
cominciato ,  molti  anni  fono ,  un  Trattato  fopra 
queft'  Arte  ,  tanto  neceffaria  nelle  Scienze  ,  nel 
quale  prefo  avea  a  confutar  non  poche  mal  fon- 
date opinioni  di  Giovanni  Clerk,  e  del  P.  Ono- 
rato da  Santa  Maria  Carmelitano  Scalzo  Franzc-^ 

fé. 


304        Vita  di  Lodovico 

fé.  Perch'egli  noi  profeguifTe ,  e  che  fia  divenut° 
di  ciò  che  fcritto  avea  su  quello  propofito  ,  non 
so  ,  né  poffo  renderne  la  ragione  ;  non  avendo 
trovato  fra'  Tuoi  fcritti  ,  che  una  parte  del  primo 
Capitolo .  Finalmente  egli  ha  confiderato  l'Uomo 
privato  nella  iua  Filofofia  Morale  y  1'  Uomo  Cit- 
tadino nella  Tua  Operetta  della  Pubblica  Felicita  \ 
e  r  Uomo  Crifliano  nel  Trattato  della  Repolata 
'Divozione  .  Molt'  altre  rifleiììoni  far  fi  potrebbo- 
no  intorno-  alla  Letteratura  del  noltro  Prcpollo  ; 
ma  ficcome  di  eflfa  abbiam  parlato  diffulamente 
in  altri  Capitoli ,  così  non  occorre  ragionarne  di 
vantaggio  . 

CAPITOLO    ULTIMO. 

Della  Jìima  e  concetto  ,  in  cui  fu  il  Muratori  pref- 

fo  i  pili  gran  Perfona^^i ,  e  i  primi 

Letterati  del  fuo  tempo  . 

FRA  i  pib  gran  Perfonaggi  del  noftro  Secolo 
niuno  v'  ha  certamente  ,  che  fiafi  maggior- 
mente diftinto  nel  dimoftrare  la  ftima  ed  il  con- 
cetto ,  in  cui  teneva  il  Propollo  Muratori  ,  del 
fapientiffimo  regnante  Sommo  Pontefice  Benedet- 
to XIV.  ottimo  conólcitor  de  gì' Ingegni  ,  e  giu- 
ftiflTimo  eftimator  della  Virtù;  da -effo  perciò  ,  fic- 
come anche  per  effer  egli  il  piìi  degno  ,  darem 
principio  al  prefente  Capitolo.  Non  era  da  lui  co- 
nofciuto  fé  non  per  fama  e  nelle  Tue  Opere  il  no- 
ftro  Propofto  ,  allora  quando  era  il  Cardinal  Pro- 
fpero  Lambertini  Vefcovo  d'Ancona,  e  né  meno 
fra  elTi  era  mai  paffato  verun  commerzio  di  Let- 
tere prima  dell'Anno  1728.  ivla  avendo  quel  Por- 
porato neir  Ottobre  di  quell'  Anno  fcritto  da  Bo- 
logna 


A  N  TONIO    MUR  A  TOR  I.         305 

logna  al  March.  Gio.  GiorefFo  Orfi  ,  con  fargli 
onorata  menzione  del  Muratori  ,  fi  credette  que- 
ih  in  obbligo  di  ringraziarlo  con  un' umiliffima 
Lettera  per  tanta  benignità  ;  e  il  Cardinale  gli 
fece  |.  tto  il  dì  18.  de'lo  fteflb  mefe  una  gentilif- 
fìir.a  nlpolh  (  .-\ppend.  Nu.  XXVI.)  in  cui  fra 
r  altre  cole  gli  dicea  :  "  Ho  cercato  Tempre  l'oc- 
,,  calìone  di  farle  nota  la  (lima,  che  ho  della  Tua 
„  Perfona  ,  e  che  il  mio  fentimento  è  uniforme 
„  a  quello  di  tutti  gli  altri  nel  qualificarla  per  il 
„  primo  Letterato  d' Italit  y  e  ritrovandomi  per 
5,  accidente  in  quella  mia  Patria  dopo  26.  Anni 
5,  che  n'ero  affenre,  e  dovendo  rifpondere  aduna 
„  Lettera  del  noftro  Sig.  Marchefe  Orfi  ,  ho  cre- 
„  auto  di  dovermi  in  eifa  rpiegare ,  e  confermare 
„  m  carta  ,  quanto  in  voce  ho  più  volte  foiknu- 
„  to  in  mezzo  a  Roma  ;  ed  avvegnaché  tutto  ciò 
j,  non  fia  che  un  effetto  d'una  rigorofa  giultizia 
„  dovuta  al  Tuo  gran  merito ,  non  meritava ,  eh* 
„  Ella  s' incomodalfe  colia  fua  gentiliffima  de'15. 
5,  del  corrente  ,  e  ch'ella  in  oltre  con  ecceflfiva 
„  bontà  fi  elibifTe  di  fare  commemorazione  della 
5,  mia  debole  Perfona,  pubblicando  a  tempoeluo- 
5,  go  le  Croniche  di  Bologna.  "  E  più  lotto  ag- 
giugneva  ;  '*  vorrei  ancora  unire  alcune  mie  fati- 
„  che  fatte  ,  e  d^rle  alle  ftampe  ,  nel  qual  cafo 
„  ricot/rerei  alla  fua  bontà  per  avere  un  lavio  , 
„  dotto ,  e  fincero  Correttore  '' .  Avendogli  po- 
icia  il  Muratori  trasmtflì  i  due  Libri  7  che  gli 
avea  vichiefii  ,  nel  ringrariarlo  che  fece  quei  Por- 
porato fotto  il  dì  primo  del  fuffeguente  Novem- 
bre,  gli  replicò"  Ratifico  quello,  che  con  altra 
„  mia  le  fcrifTì,  che  rilolvendomi  di  dare  qualche 
„  ordine  a  certe  mie  fatiche  ,  non  voglio  dipen- 

V  j,  dere 


50(5        Vita  di  Lodovico 
„  dere    da   alrri  ,    che   dalla  fua   amcrofa  corre- 
„  zione  . 

Effendo  poi  paflato  il  Cardinale  Lambertlnl  dal- 
la Chiela  d'Ancona  all' Arcivercovile  di  Bologna  , 
ed  avendo  gran  defiderio  d'  imparar  a  conofcere 
anche  di  villa  il  nollro  Propofto  ,  fi  condulTe  a 
tal  effetto  nell'Autunno  dell'Anno  1751.  al  Ca- 
fino  ,  in  cui  villeggiava  in  poca  dilìanza  da  Mo- 
dena prefTo  il  Ponte  Baffo  ,  e  dietro  il  Fiume 
Secchia  ,  il  Cavaliere  fuddetto .  Quivi  invitato  fi 
trovò  il  Muratori,  e  ne' tre  giorni  che  vi  fi  trat- 
tenne quel  Porporato  ,  non  vi  fu  atto  di  beni- 
gnità, che  da  elfo  noi  riceveffe  :  né  pafsò  giorno  , 
in  cui  non  fulTe  da  lui  parecchie  volte  abbraccia- 
to e  baciato  .  Tutto  il  tempo ,  che  libero  gli  re- 
fìava  ,  lo  fpendeva  1'  Eminentifilmo  Lambertini  in 
compagnia  del  noftro  Propofto  ,  feco  favellando 
fempre  di  cofe  erudite  ,  o  dandogli  conto  dell' 
Opera  infigne  ,  che  (lava  componenóo  de  Servorum 
Dei  Beatificatione ,  &  Canonizatione  .  Ritornato 
a  Bologna  il  Cardinale,  gli  fu  fpedito  dal  Mura- 
tori il  Libro  di  Lefcio  Crondermo  ,  che  1'  E.  S. 
aveva  moflrato  defiderio  di  ve  ere ,  dopo  di  aver 
faputo,  chti  Prolegomeni  erano  ilati  da  lui  com- 
poili  .  Ripiena  fu  la  rirpofta  del  Porporato  (  Ap- 
pend.  Num.  XXVIL)  di  fentimenti  del  maggior 
gradimento  per  quel  picciolo  dono,  accompagna- 
ti dalle  feguenti  efpreffuìni  :  „  avendo  io  (  così 
j,  egli  )  una  fincera  altiffima  (lima  del  fuo  fape- 
„  re  ,  e  protedandomi  di  non  cedere  a  verunal- 
„  tro  nell'affetto  verfo  la  di  lei  perfona  ,  e  nel 
5,  concetto  della  fua  gran  Virtii  ,  e  quafi  diffi 
„  univerfale  abilità  nelle  Scienze  .  „  Nella  Let- 
tera luddetta   chiedeva  «iandio   l' Eminentiflimo 

Lam- 


Anto Nto  M  u  R  A  to  R  1 .     507 

Lambertini  al  noftro  Propofto  gli  Argomenti  peC. 
fedici  DilTcrtazioni  fopra  altrettanti  punti  di  Sto-^ 
ria  Ecclefiaflica  ;  parendogli  che  il  Catalogo  di 
quegli  propofli  dal  P.  Mabillon  nella  Tua  Opera 
de  Studili'  Monachorum  f  indicatogli  dal  Murato- 
ri ,  non  fofTe  al  fuo  propofito .  Ma  efiendofi  poco 
dopo  accorto  quel  Porporato  d'  efferfi  ingannato  , 
gli  fcrifTe  di  nuovo  da  lì  a  due  giorni  (Append. 
num.  XXVIII.)  pregandolo  a  tralafciar  la  fatica 
di  preparar  gli  argomenti  richiedigli ,  e  per  con- 
to de  i  Prolcgomentì  fuddetti  così  fi  efprefle  : 
„  Ho  letto  i  Prolegomeni  dell'  Opera  Campata 
„  in  Colonia  l'Anno  1705.  e  fono  degni  del  fuo 
5,  Autore ,  che  non  mette  piede  in  fallo  .  „  Neil' 
atto  poi  di  ringraziare  il  Muratori  con  fuo  Bigliet- 
to per  avergli  trasmeiio  non  so  qual  Libro  ,  gli 
ricercò  il  Cardinale  Lambertini  alcune  notizie  d' 
Autori  da  fervirfene  nell'Opera  de  Canonizat'tone  . 
Era  inchiufo  quel  Biglietto  in  una  Lettera ,  fcrit- 
ta  dal  Cardinale  al  Marchefe  Orfi  in  data  del  di 
22.  Marzo  1752.  (Append.  num.  XXIX.)  e  in 
elTo  fi  qualificava  il  Trattato  de  Ingeniorum  Mo^ 
deratione  per  xinTrattato  veramente  bello,  e  degno 
del  fuo  Autore  . 

Fece  dipoi  ritorno  nel  1732.  al  Cafino  del  Mar- 
chefe Orfi  r  Eminentiffimo  Lambertini  ,  e  non 
avendo  ivi  trovato  al  Iìjo  arrivo  il  nofiro  Propo- 
fto,  impaziente  d'afpettarlo  in  cafa  ,  gli  andò  in- 
contro al  pafTo  della  Secchia  ,  ed  al  vederlo  com- 
parire corfe  torto  ad  abbracciarlo  e  baciarlo  .  Al- 
trettanti giorni  fi  trattenne  quefta  feconda  volta 
prefib  quel  Cavaliere  il  Cardinale  Arcivefcovo  di 
Bologna  ,  e  non  minori  delle  prime  furono  le  gra- 
zie e  le  finezze,  che  compartì  al  Muratori .  Avreb- 
be forfè  i'E.  S.  continuato  per  altri  anni  a  fare 
V     2  q^ue- 


|oS       Vita   di   Lodovico 

quefta  gita  :  tanto  era  il  piacer  che  avea  provat 
nel  converfare  col  nclìro  Propofto ,  e  tanta  li  fti- 
ma  e  T  affetto  che  avea  conce puto  per  lui  ;  fé  nel 
Settembre  del  1735.  "o"  fo^e  accaduta  la  morte 
del  Marchele  Orfi  .  Fu  poi  ftmpre  da  lì  innanzi 
riguardato  il  Muratori  con  occhio  d'  una  fingolare 
benignità  dal  Cardin.  Lambertini  ,  il  quale  non 
tralafciò  di  dargliene  replicate  ripruove,  tanto  nelP 
Opera  accennata  di  fopra ,  e  nell'altra  delie  Fdie 
del  Signore  &c.  con  farne  in  più  luoghi  onorata 
menzione;  quanto  nelle  Lettere,  che  di  tanto  in 
tanto  gli  andava  Icrivcndo  ,  Due  foli  fquarci  ne 
trafcriverò  qui  fotto  ,  perchè  a  me  paiono  pitiche 
fufficienti  a  comprovarlo  .  Avendo  quel  Porporato 
ricevute  cattive  nuove  intorno  al  tumore  forma- 
tofi  fotto  di  un  piede  al  nortro  Propoflo  nell'Anno 
1736.  ed  elfendogli  apprelfo  fiata  data  ficurezza 
della  fua  guarigione  ,  ebbe  la  degnazione  di  feri- 
vergli  una  Lettera  di  congratulazione  fotto  il  dì 
12.  di  Settembre  dello  ftelfo  Anno,  in  cu:  fra  l' 
altre  cofe  fi  leggono  le  feguenri  parole  :  "  Effendo 
„  poi  capitato  a  Bologna  il  Sig.  March.  Taddeo 
„  Rangoni  ,  ed  avendomi  elfo  data  nuova ,  come 
„  teftimonio  di  vifta ,  eh'  ella  (lava  bene  ,  e  che 
„  l' incomodo  della  gamba  aveva  piuttofto  portato 
„  giovamento  che  danno  all'  individuo  ,  non  ho 
„  potuto  trattenermi  dal  rallegrarmene  feco ,  come 
„  faccio  con  tutto  il  cuore  ,  e  dal  benedire  e  lo- 
5,  dare  il  Sig.  Iddio  che  fi  degna  di  prefervarla  in 

3,  benefizio  della  buòna  Letteratura  "  .  L'  altro 
fquarcio  è  cavato  da  una  Rifpofla  data  di  proprio 
pugno  da  quel  gran  Porporato  al  Muratori  nel  dì 

4.  Giugno  del  1739.  ed  è  del  tenore  feguente  : 
j,  Le  rendo  grazie  diftintiflìme  delle  generofeeda 
,^  me  non  meritate  tfpretnoni ,  che  leggo  nella  fua 

„  la- 


Antonio  Muratori.      509 

„  Lettera  circa  la  mia  Perfona ,  e  quel  poco ,  cfeé 
„  fi  va  facendo  in  quefta  Chiefa  j  e  che  ricono- 
„  fco  derivate  unicamente  dalla  buona  amicizia  , 
„  con  cui  ella  mi  onora.  S'afficuri,  che  è  da  me 
„  corrifpoila  da  dovero  ,  e  che  la  riguardo  come 
,,  il  vero  ed  unico  Onore  della  nojìra  Italia  .  Iddio 
„  la  confervi  e  la  prol'peri  per  benefizio  degli  uo- 
„  mini,  che  hanno  voglia  di  ftudiare  ,  e  di  ap- 
„  profittarfi  ;  non  eflendovi  veruno  ,  che  abbia  po- 
„  ile  e  ponga  le  mani  in  tante  cofe  differenti  ^ 
„  ed  in  tutte  ne  fia  efcito  ,  e  ne  efca  con  ap- 
5,  plaufo  . 

Elfendo  pofcia  flato  inalzato  al  Pontificato  il 
Cardinale  Lambertini  ,  con  aQ'umere  il  nome  di 
Benedetto  XIV.  non  fcemò  punto,  anzi  fi  ac- 
crebbe in  lui  la  filma  fingolare,  e  T  affetto  par- 
zialiffimo  ,  che  nudrito  avea  per  l' addietro  verfo 
il  Propofto  Muratori  ,  ed  alle  occafioni  glie  ne 
diede  indubitati  contraffegni  .  Per  un  atto  della 
fomma  fua  generofità  gli  deftinò  in  dono  nel 
1744.  e  fece  confegnare  ,  da  trasmettergli  ,  all' 
Eminentifs.  Tamburini  un  Efemplare  dell'Opera 
fua  infigne  de  Servorum  Dei  Beatificatione  &  Ca- 
nonizattom  ,  della  beliiirima  Edizione  fatta  in  Pa- 
dova .  Avvifatone  il  Muratori  ,  non  mancò  di 
avanzare  fubito  con  fua  Lettera  i  più  umili  rin- 
graziamenti al  Santo  Padre  .  Non  efigeva  quefta 
Lettera  veruna  rifpofla  ;  ma  tanto  fu  dia  gradita 
dal  Pontefice ,  che  la  fece  non  folo  leggere  la  fera 
che  la  ricevette ,  nella  dotta  fua  converfazione  , 
ma  le  volle  eziandio  rifpondere  clementifTimamen- 
te .  Fra  V  altre  efpreflìoni  benignilFime  del  Santo 
Padre  verfo  del  Muratori  ,  centenute  in  quefta 
Lettera,  le  più  rimarcabili  fono  il  dirfi  :  „  Ab- 
„  biamo  fempre  avuto  per  lei  flima  ed  affetto  , 
V    5  „  e  con- 


^10        Vita  di  Lodovico 

'j,  e  conferviarao  1'  una  e  l' altro  ,  ejjendonc  e[Ja 
j,  meritevole  ,  ejj'endo  un  buon  Sacerdote  ,  ed  un 
„  Uomo ,  che  nella  Letteratura  è  il  decoro  della  no- 
„  jlra  Italia  ,  facendola  comparire  non  che  ugua^ 
„  le  ^  ma  ft^pcriorc  alle  altre  parti  del  Mondo  ^  che 
„  fc  ne  erano  arrogata  la  privativa '' ;  epiùfotto: 
„  Ecco  la  ragione  de'  noÒri  Studj  manifeltata  ad 
„  un  buon  Macjìro  "  .  Figurandomi  però  ,  che 
non  polfa  effere  difcaro  a  i  Lettori  1'  aver  fotto 
l'occhio  r  una  e  l'altra  Lettera  ,  {\  vedranno  a- 
mendue  regiftrate  nell'  Appendice  al  Num.  XXX. 
e  XXXL  e  così  farò  dell'altre,  che  mi  occorrerà 
di  citare  da  qui  avanti . 

Mandò  eziandio  il  Santo  Padre  nell'  Anno  ap- 
preso in  regalo  al  noftro  Propoflo  l'Opera  fua  de 
D.  N.  Je/ii  Chrijìi  ,  Matrisque  ejus  Fejìis  &c. 
iìccome  un  efemplare  della  Lettera  della  Santità 
Sua,  fcritta  al  Capitolo  e  Canonici  della  Metro- 
politana di  Bologna,  in  occafione  di  aver  loro  tras- 
meflb  in  dono  il  Corpo  di  San  Proco  Martire  . 
In  quefla  Lettera  ben  quattro  volte  vien  dal  Pon- 
tefice onorevolmente  citata  l'autorità  del  ^''ura to- 
ri ,  fpezialmente  chiamandolo  alla  pag.  vii.  il 
cotanto  celebre  cibate  Lodovico  Antonio  Muratori  y 
ed  alla  pag.  xii..  nominandolo  con  quella  enfatica 
efpreflmne  :  e  vaglia  per  tutti  /'  ^bate  Lodovico 
Ayitonio  Muratori .  Di  tante  grazie  ricolmo  il  no- 
ftroPropofto,  fcriffe  torto  altra  Lettera  di  «ingra- 
xiamento  al  Pontefice  (  Append.  Num.  XXXIL  ) 
chiedendogli  nello  fieffo  tempo  le  notizie  del  fua 
Pontificato  per  poterne  far  ufo  ne  gli  annali  d' 
Italia  ,  di  cui  aveva  intraprefa  la  continuazione. 
Gratiflìma  fu  pure  al  Santo  Padre  quelb  Lettera 
del  Muratori ,  e  nel  rifpondergli  che  fece  con  una 
fomaia  benignità  fotto  il  dì  i8.   di  Settembre  del 

1745^ 


Antonio  Muratori.      511 

1745.  gli  diede  nuove  ficurezze  di  aver  tutta  la 
jiima  del  fuo  valore.,  e  tutto  P  affetto  alla  fuade^ 
gna  pcrfona  (  Append.  Num.  XXXIII.)-  Aven- 
do poi  la  Santità  Sua  dato  alle  (lampe  nel  1747. 
due  lue  DiflTertazioni  ,  T  una  intorno  al  Battefimo 
de  gli  Ebrei,  e  l'altra  fopra  il  ddto  di  S.  Luca 
Cajale  ;  ne  inviò  un  Efemplare  a!  Muratori ,  ac- 
compagnato da  un  fuo  confidenziale  Biglietto 
(Append.  Num.  XXXIV.)  in  cui  lo  appella  «0- 
Jlro  Jìimatijfimo  Abate  Muratori  ;  e  quefti  con  una 
bella  Lettera  Latina  refe  al  Pontefice  le  dovute 
grazie.  (Append.  Num.  XXXV.)  Dal  Santo  Pa- 
dre fu  eziandio  regalato  nell'  Anno  (uffeguente  il 
notlro  Propofto  dell'egregio  fuo  Trattato  de  Sync- 
do  Diosccfana  y  e  il  Muratori  non  mancb  ,  dopo 
di  averlo  letto  ,  di  fargli  un  diftintiffimo  l'sndi- 
mento  di  grazie  ,  e  di  dare  infieme  all'  Opera 
quelle  Iodi,  di  cui  è  degniffiraa .  (Append.  Num. 
XXXVI.)  A  quefla  Lettera  rifpofe  con  impareg- 
giabile bontà  il  Pontefice.  (Append.  Nu.  XXXVII.) 
Effendo  poi  Hata  accrefciuta  dalla  Santità  fua ,  e 
fatta  riftampare  in  Roma  con  grande  magnificen- 
za l'Opera  fuddetta  ,  varie  volte  fi  vede  in  effa 
citata  r  autorità  del  Muratori  :  il  che  fervirà  a 
far  vie  più  palefe  al  Mondo  il  concetto  e  la  iìì- 
ma ,  che  di  lui  avea  il  Santo  Padre  .  Per  lo  fief- 
fo  fine  fi  vedrà  regiftrata  nell'Appendice  al  Num. 
XXXVIII.  la  Lettera  fcrittagli  dallo  fiefib  Pon- 
tefice ,  dopo  d'effergli  ftata  prefentata  la  Differ- 
tazione  de  Nxvis  in  Reli^ionem  incurrentibus  , 
comporta  dal  noltro  Propoflo  in  difefa  di  una  Let- 
tera della  Santità  Sua  al  Vefcovo  di  Augufia  ,  che 
era  ftata  criticata  dal  Protefiante  Windheim  . 

Ma  non  ebbe  folamcnte  queflo  gran  Pontefice 
la  degnazione  di  dar  per  Lettere  al  PropoftoMu- 
V    4  latori 


5t2        Vita    di    Lodovico 

tatori  chiari  rifeontn  di  fua  benignità,  e  del  con- 
cetto e  (lima  che  faceva  del  Tuo  Sapere:  altri  glie 
ne  diede  ancora  ,  coli' aver  voluto  qualche  volta 
intendere  il  fcntijntnto  di  lui  fopra  diverH  punti 
di  materia  Ecclelìaftica  .  Avendo  perciò  la  Santità 
Sua  pubblicata  ntlT  Anno  1742.  una  dottilfima 
Scrittura  per  facilitare  a  i  V^efcovi  la  Diminu'ion 
delle  Felle  ,  ne  fece  trasmetter  Copia  anche  al 
Muratori  ,  con  ingiugneie  hIP  Eminentifs.  Tam- 
burini di  fcrivergii  ,  che  dcf)der<va  poi  d'inten- 
dere, qual  fofft  il  fcnrimcnto  fuo  intorno  all'ar- 
gomento ,  che  in  tifa  era  trattato  .  Lo  ftcfe  il 
noitro  Propollo  ,  e  lo  mandò  a  quel  Porporato  ^ 
che  ,  dopo  di  averlo  prefentato  al  Papa ,  così  gli 
refcrifTe  nel  dì  22.  di  Geiinajo  dell'Anno  1749. 
,,  L'ordinario  fcorfo  non  avvifai  V.  S.  Illutlnfs. 
„  d' avere  ricevuta  la  fua  Scrittura  lopra  la  di- 
„  minuzione  delle  Felle  ,  per  renderla  confape- 
5,  vole  nello  (lenfo  tempo  di  averla  porta  in  ma- 
„  no  di  Sua  Santità  .  Io  la  leffi  ,  la  ammirai, 
,,  e  feci  conto  fra  nie  ,  che  farebbe  ftata  alla 
„  (leffa  di  fommo  piacere  .  Jeri  mattina  dunque 
„  mi  portai  all'u  ien7a  ,  impreffi  due  baci  nel 
„  facro  piede  ,  dichiarandomi  ,  che  uno  era  per 
„  di  lei  parte,  e  le  prefentai  la  detta  dottilfiina 
„  Scrittura.  Il  Papa  la  lefTe  fubito  ,  e  dopo  mi 
j,  dilfe  :  Si  vede  ^  che  ilSig.  Muratori  è  un  grand' 
,,  uomo,  ed  un  uomo  dabbene;  egli inquejìa fua 
„  Scrittura  tende  al  pratico  ;  riveritelo ,  e  fcrive- 
„  te^li  ,  che  l'ho  fubito  letta  fatto  i  vofìri  occhi y 
„  che  r  ho  fommnmente  gradita ,  e  che  qucjìa  Scrìt- 
„  tura  mi  fcrvnà  di  Ci  no  fura  in  ciò  che  rifolverò 
„  su  di  qucjìa  materia .  Altre  cofe  aggiunfe  in  fé* 
„  gno  della  (lima  ed  affetto  ,  che  ha  per  la  di 
„  lei  digniffima  perfona  &c.  "  Dtfiderò  eziandio 

<.«  il 


A  N'TO  NTO    MUR  A  TORI.         313 

il  Santo  Padre  di  fentir  il  parere  di  quel  Porpo" 
rato  e  del  Muratori  fopra  di  un  altro  particolare; 
e  dopo  di  averlo  ricevuto,  con  fuo  Biglietto  ordinò 
ad  elfo  Cardinale  di  ringraziarlo  in  nome  Tuo  , 
col  dirgli  (fono  le  parole  llefTe  del  Pontificio  Bi- 
glietto) c/jc  conferviamo  la  fua  Lettere,  come  una 
Reliquia  .  Il  nojìro  parere  è  unijorme  al  loro ,  e  lo 
è  fempre  fiato . 

Pari  al  concetto  ed  alla  ftima  fu  in  oltre  la 
Clemenza  di  Benedetta  XIV.  verfo  il  noftro  Pro- 
porto .  Non  vi  fuGrazi;?  ,  di  cui  querti  lo  fuppli- 
caflTe  ,  che  non  T  ottene(fe  ;  anzi  badò  talvolta  per 
confeguirla  il  rapprefentar^li ,  eh'  efllb  Propollo  n' 
avta  premura,  ed  anche  folamente ,  ch'egli  avea 
dettata  la  Supplica  .  Abbiam  già  veduto  nel  Ca- 
pitolo precedente,  che  il  Muratori  avea  impetrato 
a  i  Parrochi  di  Modena  un  Diltiniivo  a  guifa  di 
Mozzetta.  11  far  prefentare  il  Memoriale,  e  ve- 
nir favjrevole  il  Refcritto  ,  e  fenza  fpefa  veruna, 
fu  lo  fteflb  ;  e  con  quefto  di  più  ,  che  avendo  il 
noftro  Propofto  ftefa  la  Suopiica  per  i  foli  Parro- 
chi  della  Città ,  fu  dal  Santo  Padre  ertefa  la  Gra- 
zia anche  a  quei  di  tutta  la  Diocefe  di  Modena. 
Effendo  poi  ritenuti  nelle  carceri  di  Spezzano  , 
Feudo  del  Marchefe  Luigi  Coccapani  ,  due  giovi- 
naltri  contadini  per  incerto  in  terzo  grado  ;  ed 
avendo  defiderato  quel  buon  Cavaliere  di  daMoro 
la  libertà,  pregò  il  Muratori,  che  fi  trovava  co- 
là a  villeggiare,  a  tentare,  fé  foffe  rtato  poflfibi- 
le  d' ottener  loro  la  difpenfa  Pontificia  in  frmx 
pauperum  per  contraere  il  Matrimonio  ,  iciiza 
che  il  malfattore  tenuto  fofìfe  di  poru  fi  a  Ro- 
ma. Riconobbe  il  nortro  Propoll.j  la  difficoltà, 
che  fi  farebbe  incontrata  nel  chiedere  in  querti 
termini  una  grazia  sì  fpeziale,  e  foiamente  prefe 

l'im 


514        Vita  di  Lodovico 

r  impegno  d'  informarfi  ,  fé  era  fperabiie  1' 
ottenerla  .  Scriffe  egli  pertanto  ad  un  Amico  , 
che  dertramente  fé  ne  informafìe  ,  e  poi  1'  av- 
viTafTe  ;  ma  quefti  non  iliette  a  far  altro  ,  fc 
non  che  (ìefo  il  Memoriale,  lo  porth  a  ^'^onfig. 
Giufeppe  Livizzani ,  Segretario  allora  de'  Memo- 
riali di  N.  S.  e  pofcia  Cardinale  ancora  di  San- 
ta Chiefa ,  con  dirgli,  che  il  Propofto  Muratori 
avea  premura  di  tale  difpenfa  .  Con  quefta  fola 
raccrmandazione  fu  prefentata  da  quel  Prelato  la 
Supplica  al  Santo  Padre  ;  ed  altro  non  ci  volle,  per- 
chè foiTe  immediatamente  fatta  la  grazia  ,  nel  re- 
fcritto  della  quale  fu  per  ordine  Pontificio  inferita 
la  claulola ,  dummodo  in  exemplum  non  tranfeat, 
per  dar  a  conolcere ,  quanto  ftraordinaria  fofle  . 
Ad  un  atto  pure  della  generofa  Clemenza  di 
Benedetto  XIV.  verfo  il  Muratori  fi  debbono 
eziandio  attribuire  le  lodi ,  colle  quali  fovente  1* 
onorava  ne'fuoi  difcorfi  ,  e  il  fingolar  piacere  che 
dimofirava  nel  fentirne  a  parlare  ;  e  però  chiun- 
que portandofi  a'  funi  piedi  poteva  dargli  nuova  , 
o  fargli  gli  oflequj  del  noflro  Propof^o ,  era  ficu- 
ro  di  ricevere  dalla  Santità  lua  una  più  grata  ac- 
coglienza, e  l'ordine  ne!  partirne  ,  di  falutarìo 
per  parte  fua .  Nello  fcrivere  eziandio  a  Monfi- 
gnor  Sabbatini  Vtfcovo  di  Modena  ,  gli  ordinava 
fovente  il  Santo  Padre  di  falutar  e  benedire  il 
Muratori;  e  fra  l'altre  Lettere  è  rimarcabile  quel- 
la fcritragli  fotto  il  dì  i8.  d'Ottobre  del  1749^ 
ili  cui  così  fi  efprime:  1,  In  rimunerazione  poi 
„  della  Benedizione,  che  darà  in  nome  noftro  al- 
„  la  Ducale  Famiglia ,  la  diamo  noi  a  dirittura  a 
))  lei,  ed  al  gregge  alla  fua  cura  commefTo ,  in 
),  cui  la  più  cara  a  Noi  pecorella  ^  il  noflro  buon 
„  Abate  Murami^  che  non  lafcerà  di  lalutare  e 

bene- 


A  NTO  NIO   M  UR  ATOR  T.         315 

benedire  In  nome  noftro .  „  Tali  e  tante  furono 
in  fomma  le  dimoftrazioni  di  rtinia ,  d'  affetto ,  e 
di  clemenza  ,  colle  quali  venne  onorato  m  vita  il 
Muratori  dal  Sommo  Pontefice  Benedetto  XIV. 
che  la  fola  notizia  di  queOe  baderebbe  fenz' altro, 
per  farlo  credere  a  i  poderi  un  Uomo  di  gran 
mento,  ed  un  infigne  Letterato j,  e  ad  immorta* 
lar  il  fuo  Nome  . 

In  grande  riputazione  fu  altresì  il  nome  delno- 
fìti)  Propolto  prello  V  AuguftifTimo  Lnpcrador  CAR- 
LO VI.  il  quale  l'onorò  non  meno  della  Tua  gra- 
zia ,  che  dell'  alta  lua  protezione  ,  con  avere  a  fua 
contemplazione  conceduto,  che  fi  ftampafie  fotto 
gli  aulpicj  fuoi  in  Milano,  e  nello  lleflb  Ducal 
Palagio  la  grande  Raccolta  Rerum  Italicarum  ,  ed 
anche  ordinato,  che  dall' Imperiafe  fua  Biblioteca 
foffero  a  lui  fomminiClrate  tutte  quelle  Storie  e 
Croniche,  che  poteffero  effergii  d'ufo  per  quella 
jnfigne  fua  fiuica,  e  in  oltre,  ficcome  abbiamo 
avvertito  in  altro  luogo,  mandollo  a  regalare  di 
una  Collana  d'  oro  col  luo  Ritratto  . 

Non  minori  fegni  di  llima  ebbe  per  lui  Giorgio 
I.  Re  della  gran  Bretagna  ;  ed  oltre  all'  aver  dcfi- 
derato ,  eh'  egli  fi  unilfe  col  celebre  Sig.  Ltibni" 
zio  per  rintracciare  l'origine  de' Principi  Elknfi  , 
da' quali  manifella  cofa  è,  che  nel  Secolo  ^CI.  fi 
diramò  anche  la  Reale  ed  Elettorale  Cala  di  Brun- 
fuich  lo  accompagnò  poi  anche  per  quello  'con 
fue  Lettere  Regali  a  i  Principi  e  Repubbliche  d' 
Italia ,  affinchè  gli  fofle  permeilo  di  ^vifitar  gli 
Archivi  de' loro  Stati.  Confervo  p'xffo  di  me  la 
Lettera  originale  ,  fcrftta  da  quel  Menarca  al  Se- 
reniffimo  Principe  Giovanni  Cornane  Doge  di  Ve- 
nezia ,  perchè  non  fu  accettata  :  il  che  ptrb  non 
impedì,  che  foifero  laiciati  vedere  al  Muratori  ai- 
Cini 


5i5        Vita  di  Lodovico 

cuni  Archivi  di  quella,  e  d'  altre  Città  dello  Sta- 
to Veneto .  In  ella  Lettera  vien  tatta  onorevole 
menzione  del  nollro  Propofto ,  come  d*Uomo  in 
Jiiidio  hijiorico  verfatijjìmo .  Avendo  poi  egli  dedi- 
cata a  quel  Re  nell'Anno  1717.  la  Parte  L  del- 
le Antichi-tà  EJtenfi  ,  ne  riportò  in  regalo  ,  oltre  il 
gradimento  grande,  quattro  Medaglioni  d'oro  del 
valore  di  dugento  Ungheri  . 

In  grande  (lima  fu  parimente  il  Muratori  pref- 
fo  Vittorio  Amedeo  Re  di  Sardegna  ,  il  quale  lo 
confìderava  non  folo  come  il  più  gran  Lettetato  , 
ma  eziandio  come  il  migliore  Avvocato  d' Italia 
per  le  Scritture  da  lui  compone  fopra  Comacchio  . 
Il  fupplicò  il  nollro  Propofto  nell'Anno  1725. 
(  Appcnd.  Num.  XXXIX.)  per  ottener  Copia  del- 
le Storie  de  i  Monilleri  delia  Novalefa  e  di  Frut- 
tuaria  da  pubblicare  nella  Raccolta  de  gli  Scrit- 
tori d'Italia;  e  la  Maeltà  fua ordinò  non  meno, 
che  gli  folfero  trasmelFi  a  Modena  gli  Originali 
fteffi  di  quelle  Storie  ,  perchè  potefle  farli  trafcri- 
vere  ;  ma'  ebbe  in  oltre  la  degnazione  di  rifpon- 
dere  alla  fua  Lettera.  (  Append.  Num.  XL.  ) 

Maggiori  ancora  furono  le  dimolirazioni  di  (\i- 
ma,  che  ricevette  il  noltro  Propello  ÓACarlo  Em- 
manuele  di  lui  Figlio  e  SuccefTore  nel  Trono  . 
Avvifato  egli  dall'  Abate  Domenico  Maria  Gia- 
cobazzi  ,  flato  nel  1734.  ad  inchinare  quello  Re 
per  parte  del  Sereniffimo  di  Modena,  al  Campo 
di  S.  Benedetto ,  che  la  Maeftà  fua  gli  avea  par- 
lato di  lui  con  fomma  benignità;  fi  credette  in 
obbligo  di  fcnvere  al  Marchefe  d'Ormea  Primo 
di  Lei  Miuillro  per  pregarlo  di  renderle  umiliffi- 
me  grazie  per  tanta  degnazione  ;  e  prevalendofi 
di  quella  congiuntura  fi  fece  coraggio  a  chiedere 
DovUmenti  da  impinguare  le  i^uQ  Antichità  Italia- 
ne, 


An  T  O  NIO    MUR  ATO  R  t.       317 

ne.  (  Append.  Nuni.  XLI.)   Gradì   molto  il  Re 
di  Sardegna  quelV  atto;  d'  oirequio    del  IVluratori  , 
come  fi  raccoglie  dalla  Rifpofta  fattagli  dal  Mar- 
chefe  d'  Orraea  ;  (  Append.  Num.  XLII.  )  e  1'  or- 
dine immediatamente  fu  fpedito  al  Conte  Lodovi- 
co CaiflTotti  di  Santa  Vittoria ,  Primo    Prefidente 
del  Senato  di   Torino,   gentiliffìmo   e  dottiffimo 
Cavaliere ,  di  comunicargli  i  Documenti    che    ri- 
chiedeva :  né  palio  gran  tempo,  che  furono  tras- 
rneflè  al  nofiro  Propofto  le  Copie  di  sTiolti  Diplo- 
mi 5    ed  altre  Carte  antiche  ,    riguardanti  le  Ghie- 
fé   e    i  Monifteri   del    Piemonte  ,   efiratte   da  gli 
Originali   loro    efutenti   nell'  Archivio   del  Re   di 
Sardegna    ,    e    che   inferite   e    pubblicate    furono 
pofcia    dal    Muratori     nell'  Opera    fuddetta     del- 
le   Antichità    Italiane .  Per   ordine   pure    di    quel 
magnammo  Re  furono  dipoi  raccolte  tutte  le  If- 
crizioni  antiche  della  Sardegna ,  ficcome  altre  ine- 
dite del  Piemonte  ,  infieme  con  quella  dell'  Arco 
di  Sufa ,  che  non  era  fiata  copiata  efattamente  dal 
Marchele  Maffei  ;  perchè  ferviiferod' accreicimen- 
to  al  nuovo  Teforo  cT  Ifcrizioìii ,  che  fiava  prepa- 
rando il  nofiro  Propofio .  Efiendo  poi  venuto  quel 
graziolo  Signore  ad  accam.parfi  al  Panaro  colle  fuc 
truppe  ,  allorché  quefie  ,  unite  a  quelle  dell'  Impe-» 
radrice  Regina  nell'Anno  1742.', invafero  lo  Stato 
di  Modena  :  volle  egli  più  volte  vedere    il  Mura- 
tori,  ^fino  con  invitarlo  una  volta  di    fua  propria 
bocca  a  tornare  da  lui  ,  nell'  incontrarlo   fuori  di 
Modena  ;  e  non  vi  fu  atto  di  benignità  e  di  cle- 
menza ,  che  non  ufaffe  verfo  di    lui .  Altrettanto 
avea  dianzi  fatto  Federigo  Real  Principe  di  Polo- 
nia ,  ed  Elettorale    di  Safibnia  ,  in    occafione  che 
dell'  Anno  1759.  fi  fermò  per   tre  giorni  in  Mo-. 
derja  j  non  elTendo  palfato  giorno  che  non  voleffc 

trai- 


3i8        Vita  DI  Lodovico 

trattenerfi  feco  a  colloquio  per  qualche  fpazio  di 
tempo ,  e  con  averlo  anche  regalato  d'  una  Me- 
daglia d'  oro .  Tralafcio  di  parlar  delle  finezze  ed 
atti  di  ftima ,  da  altri  Principi  di  minor  rango  e 
da  tanti  Cardinali  praticati  verfo  del  Muìarori  ; 
perchè  troppo  grande  è  il  loro  numero  ;  e  bacerà 
foiamente  lapere  ,  che  niuno  d'  elTi  pafsò  mai  per 
Modena  ,  che  non  volefTe  vederlo  ;  e  tanti  che  pro- 
fèguir  voleano  il  loro  viaggio  fenza  fermarfì ,  il 
faceano  anticipatamente  avvertire,  che  fi  trovafTe 
alla  Porta ,  o  in  altro  luogo  ,  da  efTì  desinato  a 
mutare  i  cavalli ,  per  aver  il  piacere  d' impararlo 
a  conofcere  di  viQa,  e  parlar  feco  per  qualche.bre- 
ve  fpazio  di  tempo. 

A'ia  non  debbo  io  già  oramettere  di  dar  qual- 
che contezza  della  ftiraa  grande  e  del  concetto , 
in  cui  fu  il  noliro  Propofto  prelTo  i  due  Duchi  di 
Modena,  a' quali  ebbe  1'  onor  di  fervire  in  quali- 
tà di  Bibliotecario  ed  Archivila.  Qual  foffe  il  con- 
cetto, che  di  lui  ancor  giovine  ebbe  Rinaldo  I. 
Duca  di  Modena,  fi  può  facilmente  conofcere, 
dall' averlo  richiamato  da  Milano  per  averlo  al  fuo 
fervigio ,  Gran  capitale  ne  kce  egli  poi  fempre , 
finché  viffe  ,  con  obbligarlo  ad  efTere  fovente  fe- 
co a  colloquio  per  conferire  con  lui  gli  affari  fuoi 
più  importanti,  e.  per  udirne  i  configli  nelle  piìi 
fcabrofe  circoftanze,  a' quali  molto  deferiva  ;  e  con 
averlo  qualche  volta  lafciato  a  parte  del  governo 
de'  fuoi  Stati  in  tempo  di  fua  affenza  :  il  che  fi 
può  facilmente  riconofcere  dalla  rifpofla  eh' effo 
Duca  diede  di  fuo  pugn®  alla  Lettera  fpeditagli 
dal  Muratori  aCremona(  Append.  Num.XLIIL  ) 
allorché  1' A.  S.  nell'Ottobre  del  171 1-  er«  incam- 
minata alla  volta  di  Pavia  per  inchinar  Carlo  IIL 
Re  di  Spagna,  che  paflava  in  Germania  a  riceve- 
re 


AnT  O  NIO    M  UR  ATOR  I  .        Jlf? 

re  la  Corona  Imperiale.  Sopra  tutto  meritano  ri- 
fleflìone  quelle  parole,  in  elfa  contenute;  cioè  : 
Raccomando  i  miei  an-i  Figlia  e  tutto  altro ^  che 
mi  riguarda  ,  al  mio  Dottor  Muratori .  A  dar  po- 
fcia  vie  più  a  conofcere  la  (lima  grande ,  che  di 
lui  avea  quefto  Principe;  fervirà  un'altra  Lettera 
ila  eflb  fcritta  pure  di  Tuo  pugno  al  noftro  Pro- 
pollo  ,  dopo  che  quefti  ebbegli  trasmeffa  a  Reg- 
gio nel  1714-  l'Opera  da  lui  compolta  col  titolo 
di  Ragioni  della  Sereni ffima  Cafa  d'  EJìe [opra  Fer- 
rara (Append.  nu.  XLIV.  )i  nella  qual  Lettera, 
oltre  alle  lodi  che  gli  dà,  fi  efprime,  che  /^Ca- 
fa  {à^  Erte  )  ha  a  penjare  a  confervare  e  benefi- 
care Soggetto  sì  beìiemerito  e  necejjario  per  efja . 
Fece  dipoi  quefto  Principe  godere  al  Muratori  le 
fue  beneficenze ,  con  averlo  nominato  a  due  Be- 
nefizi femplici  in  Ferrara  ,  ed  alla  Prepofitura  del- 
la Pompofa  in  Alodena  ,  di  Giuspatronato  della 
Serenifs.  fua  Cafa:  le  rendite  de  1  quali  lo  milero 
in  iflato  di  poter  molto  più  da  lì  mnanzi  eferci- 
tare  la  fua  liberalità  verfo  i  Poveri ,  e  di  fare  le 
tant'  altre  opere  di  Pietà,  da  noi  enunciate  ne'  Ca- 
pitoli V.  e  VIL  Non  fi  può  poi  abbaftanza  de- 
fcrivere  la  premura  grande  ,  eh'  ebbe  efib  Duca 
per  la  falute  del  Muratori  inoccafion  della  grave 
malattia  da  lui  foffèrta  nel  1720.  Oltre  all'avere 
ordinato  a  i  due  fuoi  Medici  Torti  e  Davini  di 
aflìfterlo  colla  maggior  attenzione ,  ed  a!  volere 
da  efìfi  ogni  mattina  la  relazion  del  male  ;  fpedi- 
va  poi  anche  una  e  due  volte  al  giorno  ad  in- 
tendere lo  (lato  dell'  infermo  ;  e  tolìo  che  il  no- 
ftro  Propofio  fu  in  iftato  di  fortir  di  cafa  ,  volle 
vederlo:  nella  qual  occafione ,  fra  1' altre  cofe  che 
gli  difTe  ,  con  clementifTime  efprefTioni  m^nifellò- 
gli  il  contento  provato  per  la  fua  guarigione . 

Mag- 


320        Vita    di  Lodovico 

Maggiormente  ancora  e!>be  delia  bontà  e  {lima 
pel  Muratori  il  regnante  Duca  Fr.ince''co  UT.  (uo 
figlio.   Avea  qutl^i  per  alcuni  anni  ricevute  da  lui 
lezioni  di  Ft'ofyfia  Morale,  allorché  era  folamen- 
te  Principe  Ereditario  di  Modena  ;  e  tanto  b..iìb 
perchè    confcrvafTe    poi    fempre    verfo    di   lui  una 
fomn:ia    benignità  e  clemenza  ,    e  perchè  glie   ne 
deffe  in  tutte   le  congiunture  chiari   contnifegni  . 
Però  nella  Petizione  f.ìcta  dall' A.  S.  Sercnir<;.  nel 
1745.  ^'  Sommo  Pontefice  Benedetto  XIV.  di  un 
Vefcovo  di  Modena  ,  fra  i  quattro  Soggetti  in  ef- 
fa  propoili ,  in  fecondo  luogo  fu  regiftrato  il  Mu- 
ratori .  Avendogli  pofcia  fcritto  il  noflro  Propofto 
nel  1749-  Lettera  di  congratula7Ìone  pel  fuo  felice 
arrivo  a  Venezia,  con  fupplicarlo  ancora  di  dare 
un'  occhiata   a   quella    parte   de'  i  funi  annali  ^ 
Italia  ,    che   riguardava  X  ultima  Guerra  ,    prima 
che  folfe  refa  pubblica  colle  lìampe  :  lo  compiacque 
r  A.  Serenifs.    e  dopo  di  averla  letta  ,  gli  rilpofe 
con  una  Lettera  di  proprio  pugno,  ripiena  di  fen- 
timenti  benigniirimi  .  (  Àppend.  Num.  XLV.  )  Ef- 
fendo    poi   venuta  T  A.  S.  per  la  prima  volta  in 
Modena  ,  dopo  il  fuo  ritorno  in  Modena  dimandò 
tofto  del  Muratori,  e  lo  ammjfe  all'udienza    pri- 
ma d'ogni  altro;  e  dopo  di  averla  data  a  i  Cano- 
nici,  che  dalla  Cattedrale  l' avcano   accompsgna- 
to  nel  Palazzo  Vefcovile,  ed  alla  Nobiltà  ivi  ac- 
corfa  ,   volle  di  nuovo  trattenerfi  a  colloquio  col 
noftro  Propolìo,  prima  di  reftituirfi  a  SafTuolo  . 
A    comprovar   eziandio  la  ftima  ed  il  concetto  , 
in  cui  egli  era  preflb  quefto  Duca  ,  ferviranno  i 
termini    clementiffimi  ,    co' quali  è  conceputo    il 
Chirografo  ,    fpedito  a  chi    fcrive  fotto  il  dì  27. 
di  Agollo  dello  Ueffo  Anno  ,    in  occafione    d'  a- 
verlo  dichiarato  fuo  Archivifta  ;   e  fono   del    fe- 

guen- 


Antonio  Muratori.      321 

guente  tenore  :  "  Rigjardando  Noi  colla  dovuta 
„  diftinzione  e  riconofcenza  le  Virtù  e  bencme- 
„  renze  del  Propofto  Lodovico  Antonio  Murato- 
„  ri  nortro  Bibliotecario  ed  Archivila,  per  i  lun- 
„  ghi  e  rilevantiflimi  fervigi  da  efTo  predati  a 
„  Noi  ed  alla  noftra  Cafa  ;  concorriamo  perciò 
„  ben  volentieri  nelle  premure  da  eflb  fatteci  di 
,,  vederli  foftituito  nelT  importantifTimo  impiego 
„  di  nodro  Archivifta  il  Prepofito  Gio:  France- 
,,  fco  Soli  di  lui  Nipote,  della  cui  capacita,  in- 
,.  tegrita  ,  e  fede  ci  ha  fatto  le  più  vantaggiofe 
„  ed  accertate  teftimonianze  &c. 

Quantunque  però  in  tale  e  tanta  ftima  foflfe  il 
Propofto  Muratori  prefTo  i  due  Sovrani  fuoi,  co- 
mune nondimeno  correa  l' opinione  ,    e  lo  alTeri- 
vano  non  pochi ,  eh'  egli  più  conofciuto  e  {lima- 
to foffe  fuori  di  Modena  ,    che  in  Modena  rtef- 
fa:  il  che  è  accaduto  ad    altri    pari  fuoi  in  altre 
Citta .  Certamente  per  tutta  l' Italia ,  in  Francia  , 
Germania,  Olianda  ,  ed  Inghilterra  il  nome    del 
Muratori    veniva    accompagnato  da  una    /Ingoiar 
riputazione  .  E  a  molti  in  Italia  parve  ,    che^fi 
doveffe  a  lui  il  pregio  di  primo  fra    i  Letterati . 
Almeno  fu  uno  de  i  primi  ,  e  de  i  più  accredi- 
tati ,  e  de  i  più  utili  alle  Lettere  .  Se  io    volefTì 
qui  regilirare  ,  come  fi  vede  praticalo  nelle  Vite 
de  i  Letterati  ,    tutti  gli  encomj  e  teftim.onianze 
di  ftima  ,    che  del  vafto  fuo  fapere  e  de  i  Libri 
fuoi  fi  leggono  nelle  Lettere  a  lui  fcritte ,  e  nel- 
le Opere  de  i  più  illuftri  Letterati  non  meno  Ita- 
liani ,  che  Oltramontani  del  nofìro  Secolo  :  for- 
merei un  groffo  Volume  ,  non  che  un  Capitolo  ; 
non  elTendovi  quafi  Libro,  in  cui  non  venga  fat- 
ta di  lui  e  delle  gloriofe  fue  Lejtcrarie  fatiche  o- 
norata  menzione  i  e  pochi  effendo  quei  Letterati^ 

X  che 


522        Vita  di  Lodovico 

elle  non  fi  fieno  di  efTe  approfittati  ,  o  non  ab- 
biano flpn  lui  tenuto  carteggio  di  Lettere .  Mol- 
ti ne  abbiamo  indicati  nel  decorfo  di  qucfia  Vi- 
ta ;  quindi  mi  relìrifigerò  folaraente  a  dar'  una 
fuccinta  notizia  di  alcuni  di  quei ,  che  non  mi  è 
accaduto  di  dovernominare  ;  ficcorne  ad  accennar 
gli  altri  ,  che  hanno  pubblicato  qualche  riftretto 
della  fua  Vita  ,  o  che  glv^  hanno  indirizzate  le 
loro  Letterarie  fatiche  ;  come  pure  a  dar  conto 
delle  Accademie  ,  che  fi  fono  fatte  pregio  d'  aver- 
lo per  loro  Socio  ;  e  in  fine  a  parlar  de  gli  ono- 
ri ,  da  alcune  di  effe  alla  memoria  di  lui  dopo 
morte  compartiti:  ben  perfualo ,  che  il  far  altri- 
menti fèrvirtbbe  a  recar  noja  ,  anzi  che  diletto , 
per  la  gran  faraggine  di  tefiimonianze  onorifiche , 
che  produr  converrebbe  .  Oìrre  di  che  ,  dopo  di 
aver  noi  veduto  di  fopra  qualificato  il  Muratori 
da  un  Vicario  di  Grillo  dottifiìmo  ed  illumina- 
tiffimo  ,  ora  come  //  vero  ed  unico  Onore  della 
noflra  Italia ,  ora  per  //  primo  Letterato  della  me- 
desima j  per  un  buon  Sacerdote  ^' ed  un  Uomo ,  che 
nella  Letteratura  era  //  Decoro  della  nojira  Italia  , 
facendola  comparire  non  che  uguale  ,  ma  fuperiore 
alle  altre  parti  del  Mondo  y  ora  per  un  buon  Mae- 
firn  y  per  un  f^rand"  Uomo  f  per  una  degna  Per  fona  , 
e  finalmente  per  un  Uomo  dabbene  :  le  lodi  e  gli 
elogi  di  tutti  gli  altri  Letterati  ,  ficcorne  prove- 
nienti da  perfone  tanto  inferiori  per  dignità  e  per 
fapere  a  sì  gran  Pontefice  ,  non  accrefcerebbono 
di  pili  il  credito  e  la  gloria  al  nome  del  nofiro 
Propofio  . 

Ora  a  i  Letterati  ,  de  i  quali  fi  è  fatta  men- 
zione nel  decorfo  di  quefta  Storia  ,  che  hanno 
avuta  molta  ftima  .-^el  Murutr^ri  ,  fi  pofl'ono  ag- 
giugnere  i  feguenti:  Il  Ven.  Cardinale  Tommafi , 

gli 


Antonio  M  UR  AtORt .      325 

gli  Eminenti fs.  Paffionei ,  Tolomei ,  e  Poh'gnac  ; 
i  Monfignori  Battelli  ed  Antonelli  ;    1'  Ab.  An- 
tonio Conti  N.  V. ,  il  Sig.  Marco  Fofcarini  Proc- 
curator  di  S.  Marco;  il  Marchefe  Gio.  Poleni;  i' 
due  Conti  Giammaria   Mazzucchelli ,  e  Lodovico 
Barbieri;  il  P.  Anton-Francefco  Bellati  della  Com- 
pagnia di  Gesù;  i  PP.  Serry ,  de  Rubeis,  edAn- 
faldi ,  dell'  Ordine  de'  Predicatori  ;  il  P.  Ab.  Gian- 
Grifoftomo  Trombelli ,  ed  il  Canonico  Paolo  Ga-« 
gliardi  ;  il  P.  Eufebio  Amort ,  de  i  Canonici  La- 
teranenfi  ;  il  P.  Guglielmo  Bonjour  ,  de  gli  Ere- 
mitani di  S.  Agoftino  ;  il  Sig.  Gregorio  Mayans 
Bibliotecario  del  Re  Cattolico  ;  il  Dottor  Giufep- 
pe  Antonio  Saflì ,  Bibliotecario  dell'  Ambrofiana  ; 
li  Sigg.  Aurelio  di  Gennaro  ,  ed  Antenio  Geno- 
vefi    di  Napoli  ;    Gio.  Giorgio  Eccardo  ;    i    due 
Mcnchen;  ,  Gio.  Burcardo  ,    e  Federigo  Ittone  ; 
fìccome  i  Sigg.  de  Rouilet ,  de  Thom  ,  Bruzen  la 
Martiniere  ;  il  Sig.  Jacopo  Filippo  d'  Orville  ,  e 
il  Sig.  SigebertoHavercampo  .  Quefti  ed  altri  mQl- 
tiffimi  Letterati,  che  per  maggior  brevità  fi  trala- 
fciano  ,  hanno  con  Lettere  o  nelle  Opere  loro  ma- 
nifeftata  una  fìima   grande    verfo    del  noftro  Pmz^ 
porto  . 

Altri  poi  r  hanno  vie  più  fatta  palefe  col  pub* 
blicare  ri  riftretto  della  fua  Vita .  II  primo  a  dare 
un  Compendio  delia  Vita  del  Muratori  fu  il  Sig. 
Giovanni  Fabrizio  di  Helmeftad  (  Autore  diverfo 
dal  celebre  d'Amburgo)  nel  Tomo  VL  della  fua 
Storia  della  Biblioteca  Fabriciana  ,  flampato  in 
Wolfembuttel  1'  Anno  1724.  ed  a  lui  fu  comuni- 
cato dal  dottiffimo  Abate  Jacopo  Facciolati  Profef- 
fore  neir  Univerfità  di  Padova .  Un  altro  fu  pub- 
blicato dal  Chiarifs.  Dottor  Giovanni  Lami  Pub^ 
blico  Lettore  di  Firenze,  e  Teologo  di  Sua  Mae- 

X     2  (là 


^24        Vita  di  Lodovico 

ftà  Imperlale,  nel  Tomo  I.  delia  fua  Opera  inti- 
tolata :  Mcmorabilia  Italorum  ,  ed  impreffa  in  quel- 
la Città  nell'Anno  1742.  Un  altro  ne  diede  egli 
parimente  nelle  Novelle  Tue  Letterarie  dell'  An- 
no 1750.  Altro  Compendio  della  Vita  ,  o  Ila  Elo- 
gio dei  noflro  Propofb  fu  comporto  e  dato  alla 
luce  nel  1742'  infieme  col  fao  Ritratto  in  rame 
dal  rinomato  Sì^.  Jacopo  Brucker  d' Augufta  nella 
Decade  II.  della  fua  Pinacotheca  de  i  Letterati 
viventi,  pubblicata  colle  flampe  di  quella  Città. 
Anche  nel  Tomo  VI.  del  G/orWe  de  i Letterati, 
che  fi  Itampa  in  Firenze ,  iiccome  nel  Tomo  II. 
della  Storia  Letteraria  cT  Italia  ,  fi  leggono  altri 
Elogi  del  Muratori.  Dai  Giornali  pofcia  di  Tre- 
voux  nel  Tometto  d' Aprile  dell' Anno  1754.  fi  ri- 
cava, che  l'Abate  di  y^rtigny  abbi  a  effo  pure  nel 
Tomo  VII.  delle  fue  Memorie  dato  alla  luce  un 
Compendio  della  Vita  del  nofiro  Proporto ,  e  che 
ne  fia  parimente  fiata  detta  qualche  cofa  in  erto 
Giornale  nel  Tometto  II.  del  precedente  Febbra- 
io .  Non  v'  ha  poi  Giornale  ,  né  Novelle  Lettera- 
rie ,  in  cui  non  comparifca  onorevolmente  regiftra- 
to  il  fuo  Nome ,  e  non  fieno  con  lode  riferite  le 
fue  Opere  ,  a  riferva  di  quanto  fi  è  avvertito  nel 
Capir,  delle  Controverfie  :  tanta  era  la  (Hma  ,  e 
sì  grande  il  concetto ,  eh'  egli  erafi  acquirtato-den-» 
troe  fuori  d' Italia  . 

Altri  Letterati  pofcia  hanno  dimortrata  la  loro 
ftima  vcrfo  di  lui  col  dedicargli  qualche  Libro  , 
od  alcun  altro  parto  del  loroingegno  ;  e  traque^ 
rti  il  Sig.  Giovanni  Hudfon  Bibliotecario  di  Ox- 
ford gl'indirizzb  il  Tomo  III.  de  i  Geografi  Mi- 
nori Greci  ^  rtampato  in  quella  Città  nell'Anno 
1712.  il  Sig.  Pietro  Vandér-Aa  di  Leida  l'Opera 
del  Canonico   Bartolomeo  Dolcino    de  Bononioi 


Anto NTO  MuR  A  TO R  r.      52^ 

vario  Statu  ;  il  Dottor  Giaiv-Batifta  Davini  la 
Djlìi^itazione  de  Pota  Vini  cai  idi .  Dal  P.  D.  An- 
gelo Calogerà  gli  fu  dedicato  il  Tomo  VII.  de* 
Tuoi  Opufcoli  Scientifici  e  Filofofici  ,  ne'  quali  fi 
veggono  in  oltre  le  (tguenri  cofe  da  gli. Autori 
loro  indirizzare  al  Muratori  ,  cioè  nel  Tomo  VI. 
Cenfura  del  Signor  Gio.  Bernardino  T  a  furi  ,  Pa- 
trizio di  Nardo  ,  fopra  i  Giornali  di  M.  Matteo 
Spinelli  di  Gwvenazzo  ;  nel  VII.  DiQert azione  del 
Si^.  Marcello  Franciarint  fopra  l'antica  Città  ^ 
Iguvio  j  oggi  Gul.'bio  j  v'  ha  eziandio  un'  Elegia 
Latina  del  Sig.  Ignazio  Maria  Como  ,  Patrizio 
Napoletano  ,  in  lode  del  noftro  Propofto  .  Nel 
Tomo  Vili,  fono  dirette  al  Muratori  k  annota- 
zioni Critiche  del  Sig.  Tafuri  fuddetto  /opra  le 
Croniche  di  M.  Antonello  Coniger  Lcccefe  ;  nel 
Tomo  IX.  Lettera  del  Sig.  Dottor  Ferdinando  Ga- 
fparoni  Modcnefe  ,  contenente  alcune  Ofjcrvaziom 
Tifiche  e  Geometriche  y  fìccome  Efpofiizione  ,  ovvero 
Difior fo  del  Magnifico  Mefjer  Lodovico  Ca/lelvetro 
fopra  la  prima  Canzone  del  Petrarca^  indiritto  al 
nortro  Propofto  dal  Dottor  Girolamo  BarugàJdL 
Arciprete  di  Cento  ;  nel  Tomo  XIX.  Diflcrtazio- 
ne  del  Sign.  Cavaliere  Lorenzo  Guazzzfii  fopra  uri 
antica  licriziune  Etrufca  trovata  ,  in  Arezzo  y 
nel  XXXI.  Notizie  I/ioric/x  della  Città  di  Jefit^  e 
de'  fuoi  Uomini  Illufiri  ^  del  Sig.  Giam-Batifta  de' 
Magnani;  nel  Tomo  XXXTII.  fi  legge  unA  Let- 
tera del  Signor  Canonico  Gian-Domenico  Berteli 
fopra  alcuni  Monumenti  Aquilejefi  fioperti  nel 
1745.  nella  Patriarcal  Chic  fa  d'  Aquileja .  Fra  gli 
Opufcoli  pofcia  Filofofici  del  Sig.  D.  Tommafo 
^Campailla  di  Modica  in  Sicilia  vien  da  elfo  in- 
dirizzato al  Muratori  \ìViRngicmimrr>'o  intorno  alla 
J^cnte  Umana   delufa  a  fentn'e    e  giudicar  pazza" 

X     3  men-^ 


^i6       Vita   di  Lodovico 

iìjente  né' Sogni .  Dal  P.Girolamo  Lagomarfini 
della  Compagnia  di  Gesù  gli  fu  pure  dedicato  ,  He- 
come  abbbiam  altrove  avvertito  ,  il  Tomo  I.  de 
Scriptis  invita  Minerva  ,  di  Monfig.  Anton  Marm 
Graziarli  ;  dal  Cavalier  Antonio  Vailisnieri  un  fuo 
Rifcontro  di  un  ejìratto  d' Offervazìont  Fi/ico-Me- 
diche  ;  e  dal  Cav.  Antonio  Filippo  i^dami  ,  fot^ 
to  il  nome  òix  Accademico  Apatijìa ,  gli  furono  in" 
dirizzati  /  Canti  Biblici  ,  ed  altri  Salmi  della 
Scrittura  con  i  Treni  di  Geremia  ,  efpofli  in  Ver- 
fi  Tofcani  ,  Fu  in  oltre  dedicato  dal  Sig.  Giam' 
Batifta  Pafquali  al  noilro  Propofto  il  Tomo  V. 
de  gli  Opufcoli  inferiti  ne  gli  Atti  di  Lipfia  ,  ed 
a  lui  pure  indiritta  la  Prclufione  de  i  Pregi  della 
Jjingua  Greca  dall'  Abate  Giufeppe  Pecci  .  Anche 
il  P.  D.  Gian-Grifortomo  Scarfò  Dottor  Bafiliano 
dedicò  al  noftro  Propoflo  Canticum  Canticoriim 
Salomonis  jambicis  dimetris  exprcjfum  ,  fìccome  due 
Elegie  Latine  .  Gli  furono  pure  indirizzate  due 
F>iffertazioni  y  l' una  fopra  un  Diploma  di  Lodo- 
vico Pio  ^  dal  Sig,  Criftoforo  Guglielmo  Francefco 
Walchio  j  e  l'altra  dal  Sig.  Gio.  Giorgio' A  Itmann 
fopra  un  antico  Marmo.  Chi  poi  voleffe  unirtut^ 
te  le  Compofìzioni  Poetiche  fatte  in  lode  del  Mu- 
ratori vivente ,  verrebbe  a  formar  un  non  piccio- 
lo volume  j  avendo  non  pochi  de'  migliori  Poeti 
fatto  a  gara  per  dimolìrargli  la  iHoia  die  di  lui 
•aveano  ,  /''^''. ,:'  ' 

Per  conto  poi  delle  Accademie  j  allfe  quali  fu 
afcritto  il  noftro  Propofto ,  fono  a  mia  notizia  le 
feguenti  :  L'  Arcadia ,  in  cui  ebbe  il  nome  di  Leu- 
coto  Gateate  ;  e  la  Quirina  di  Roma  \  V  Accade- 
mia vecchia  Fiorentina  ^\a  Società  Colombaria  ,  e 
la  Crufca  di  Firenze  ;  h.  Società  Reale,  di  Lon- 
dra i  1'  Accadeniia  de  gH  ylnimofi  di  Venezia  ,   1' 


Antonio  Muratori.       52^ 

Etrufca  di  Cortona  ,  de  i  Compojìi  e  de'  Ricovraù 
di  Padova  ;  de'  GeL^ti  di  Bologna  ;  de  gli  Innomi- 
nati di  Bv3.;àé'  Di ljo»0nti  di   Modena  ;  òt'' Peri- 
colanti Pelorìtani  di  MeiTina  ;  de  gli  Eremi  e  del 
Buon  Gufio  di  Palermo  ;  de  gli  yljjorditt  d'  Urbi- 
no ;  de  gli  Incitati  di  F<)en7a  y    de    i  FUcrgiti  di 
Forlì  ;  de  i  Reformati  di  Cefena  ;  de  i  Fluttuanti 
del  Finale  ;  e  la  i'ofic/à  Albrizziana   di  Venezia  ^ 
QueiF  ultima  gli  decretò   nel  1729.  l'onore   della 
Medaglia',  che  fu  pofcia  coniata  in    argento  nelT 
Anno  fuffeguente,  e  trasmeflagli   dall' Ab.  Arrigo 
Conte  di  Collalto  Prefidente   d'efla  Società  .  Da 
una   parte    della  Medaglia  fi  vedeva    l'effigie  del 
Muratori   con  querte  parole    all'intorno,  Ludov. 
Ant.  Muratori  nat.  A.   1672.  Mutina  Ser.D.Bi- 
ùlioth.  e  dall'altra  comparivano  fulla   mano  deftra 
due  Linee  paralelle  con  quello  motto,  Fidelis Fi- 
deli ,  e  fulla  finillra  era  fcolpito  un  dirupo  di  ma- 
cigno con  fopra  queft' altro  motto  ,  Frangenti  pre- 
tiofa  dabit  :  imprefa  del   'viuratori;  e    nel  contor- 
no era  fcritto ,  Literar.  Societatisq.  viventi  optime 
merito  Academico  XII.  Kal.  Aug.  A.  VL  Fu  po- 
fcia dato  alle    llampe  il  dilegno   di    ella  Mcdiìgìta- 
infieme  col  Decreto    della  Società  ,    colla  Lettera 
dell'Abate  di  Collalto,  e  la  Rifpolla  fattagli    dal 
noftro  Propofto.  Anche  la  Società  Colombaria  di 
Firenze  fece  T  onore  al  A'Iuratori ,  alcuni  mefi  pri- 
ma che  manealfe  ,  di  dedicarne  "il  Ritratto  in  tela  , 
o  fia  di  riporlo  nel  fuo  Mufeo   fra  quello   d'altri 
Socj   fuoi  più  illuftri  e  benemeriti  .    EfìTendo    poi 
giunta  a. MclTina    la   nuova    della    morte  di  lui  y 
queir  Accademia  de  i  Pericolanti  Peloritani  ,  che 
il  confiderava  ccane  fuo  Confondisi cne  ,  per  averie 
proccurata  l'aggregazione  a  quella  , 'He  J  D- Tonanti 
di  Modena"^  pensò  torto  ad  onoraiut'  h  akmàxìz 

X    4  4oa 


3 28       Vita    di  Lodovico 

ccm  una  foJenne  e  ftraordinaria  Adunanza  .  F^* 
quefra  tenuta  nella  gran  Sala  Senatoria  di  quel!* 
Città  adì  17.  di  Settembre  del  1750.  con  una  nu" 
merofa  e  fioritifTima  udienza,  e  per  maggior  de- 
coraiion  della  Funzione  fu  cantato  in  niufica  un 
Componimento  Drammatico  intitolato  :  X'  Italia 
confortata  ndV  Jlpoteofi  di  Lamindo  Pritanio ,  che 
fu  anche  fatto  pubblico  colle  lìampe  ,  e  indiriz- 
zato alla  noftra  Accademia .  Si  diftinfero  pure  nel 
dì  28.  dello  ftefTo  mefe  i  Signori  Accademici  del 
Buon  Gufto  di  Palermo  nel  celebrare  le  lodi  del 
noftro  Propodo  con  altra  fimile  Funzione  ,  alla 
quale  intervennero  in  gran  numero  e  Nobili  e 
Letterati .  Nel  luogo  dell'  Adunanza  ftava  efpofto 
il  Ritratto  del  defunto  loro  Collega ,  adornato  d' 
una  Ghirlanda  di  fiori  ,  con  adattata  Ifcrizione 
fotto  ,  e  con  quattro  torcie  accefe  davanti  .  L* 
Grazion  funebre  fu  comporta  e  recitata  con  ap- 
plaufo  univerfale  dall'  erudito  Barone  D.  j^goflino 
Forno  ^  e  pofcia  Campata  in  quella  Citta  colla  da- 
ta di  Modena  nel  1751.  E  così  dove  erano  ftatii 
maggiori  contradittori  del  Muratori  per  conto  del 
Voto  Sanguinario  ,  come  fi  è  veduto  nel  Cap. 
delle  Controverfie  Letterarie  al  ^.  V.  egli  trovò 
dopo  morte  un  numero  di  gran  lunga  affai  mag- 
giore d'encomiatori  ,  che  fecero  vedere,  in  quan- 
ta ft  ima  e  venerazione  foffe  il  nofre  di  lui  in 
quella  Città.  L'Accademia  finalmente  de'DilTo- 
nanti  di  Modena  nel  dì  3.  d'Aprile  del  1751' 
pafsb  il  medefimo  lugubre  officio  verfo  la  memo- 
ria del  noltro  Propofio  ,  con  efferfi  radunata  nel- 
la gran  Sala  del  Collegio  de'  Nobili  ;  ed  ivi  alla 
prefenza  del  Principe^  Benedetto  Filippo  Armando 
a  Erte  ,  feeondogcnito  del  Duca  fuo  Protettore 
(che  la  morte  troppo  inuDaturamente  involò  nel 

di 


Antonio  Muratori.      32^ 

dì  16.  di  Settembre  dell'Anno  apprefTo  )  di  tutti 
que' Cavalieri ,  e  della  maggior  parte  de' Letterati  > 
furono  recitate  le  lodi  del  defunto  con  molti  Com-» 
ponimenti  Poetici  ,  con  Oraiion  funebre  ,  e  con 
Cantata  in  mufica  allufiva  allo  fteflb  argomento . 
E  quefte  fono  le  notizie  ,  che  io  debolmente  ho 
faputo  acco77ar  infieme  intorno  alle  azioni  ed  al- 
la Letteratura  del  Propofto  Lodovico  Antonio  Mu- 
ratori mio  Zio  Materno .  Ma  più  che  in  quefte , 
viverà  la  fua  memoria  nel  Morido  nelle  molte  ed 
utili  Opere  da  lui  date  alla  luce,  e  ne' gran  bene- 
fizi fatti  alla  Città  di  N'odena  .  Intanto  per  ren- 
dere facile  a  i  Lettori  il  faper  quali  e  quante  fieno 
(late  l'Opere  ch'agli  ha  comporto  ,  fé  ne  darà 
qui  fotto  il  Catalogo  fecondo  l' ordine  delle  loro 
Edizioni . 


CXf 


33° 

CATALOGO 

DELT.'  Opere  del  Proposto 
LODOVICO  ANTONIO  MURATORI. 

A  Necdota  Latina  ^c.Tomusl.  Mediolani  1^97. 
in  4.Tomus  IL  Ibidem  ló^S.Tomus  III. 
&  IV.  Patavii  1713. 

Vita  e  Rime  di  Carlo  Maria  Maggi .  In  Milano 
1700.  Tomi  V.  in  12. 

I  primi  Dife^ni  della  Repubblica  Letteraria  d^  Ita- 
lia ,  rubati  al  fegreto  e  donati  alla  curiofuà  de 
gli  altri  Eruditi  da  Lamindo  Pritanio  .  In  Na- 
poli (Venezia)  1705.  in  8.  pagg.  g6. 

Prole  gomena  ad  veritatis  &  pacis  amante  s  ,  prse- 
miffa  Operi ,  cui  titulus  :  Elucidatio  Augujìinia- 
na  de  divina Gratia  doBrinx&LC.Qoìomxi'jO'^, 
in  4. 

Della  Perfetta  Pocjia  Italiana.  Tomi  II.  in  Mo- 
dena 1706.  in  4.  e  pofcia  in  Venezia  nel  1723. 
colle  Note  critiche  dell' Ab.  Anton  Maria  Sal- 
vini   ,    ed   ultimamente   in    Venezia   1'  Anno 

Introduzione  alle  Paci  private  &c  in  Modena 
1708  in  8. 

Rifleffìoni  fopra  il  Buon  Gujìo  intorno  le  Scienze , 
e  le  Arti  ^  Jotto  nome  di  Lam indo  Pritanio  .  In 
Venezia  1708.  in  12.  Furono  pofcia  riftampate 
infieme  colla  Parte  II.  in  Colonia  (  Napoli  ) 
nell'Anno  1715.  in  4.  e  di  nuovo  in  Venezia 

ne 


Antoni  o  M  UR  ATORT.      531 

ne  gli  Anni    1716.  t-Jz^.  1742.  1751.  1752. 
1755.  in  due  Tomi  in   12. 

Ojjervnzioni  [opra  'una  Lettera  hititclata  :  II  Do- 
minio temporale  della  Sede  Apoftolica  fopra  la 
Città  di  Comacchio  .  In  Modena  1708.  fol.  e 
in  Francfort  1713.  Tradotto  in  Franzefe  all' 
Haja ,  1710. 

Anecdota  Gìwra  &:c.  Patavii    170^.   in.  4. 

V  Articolo  XIII.  del  Tomo   V.AtV Giornale    de* 
.Letterati  ò!  Italia ,  in  cui  fi  da  1'  Eftratto  de  i 
Verft  e  Profe ,  ficcome  del  Teatro  di  Pier  Ja- 
copo Martelli . 

Supplica  di  Rinaldo  J.  "Duca  di  Modena  alla  S. 
Ccf.  Mae  Ila  di  Giufeppe  L  Imperadore  ,  per  le 
Controverfie  di  Comacchio  .  In  Modena  17 IO. 
fol.  e  pofcia  in  Francfort  nel  171?. 

Quejìioyii  Comacchicfi .  In  Modena  171 1-  fol.  e  di- 
poi in  Francfort  nel  17 13. 

Vita  e  Rime  di  Francefco  Petrarca  &c.  In  Mode- 
na 171 1.  in  4.  e  pofcia  in  Venezia  nel  1727, 
ed  ultimamente  in  Venezia  nel  1741. 

Vita  del  P.  Pàolo  Sé gneri  J umore  ^  ed  Eferciy  Spi' 
tuali  fecondo  il  metodo  del  mede  fimo  Padrc^ , 
Tomi  IL  in  8.  In  Modena  1720.  Quefte  due 
Operette  fono  ftate  riftampate  piìi  volte  iti 
Venezia,  e  l'ultima  di  qucfl:(^  Edizioni  feguì 
nel  \7^ì-' 

piena  Efpofizione  de  i  Dirìti  Imperiali  ed  EJìen^ 
fi  fopra    la  Città   di  Comacchio  ,    In    Modena 
171 2,  fól.  Tradotta  in  Franzefe  fu  fìampata  in 
Utrecht  nel    17 13,  in  4, 

Governo- della  Pejìe  Politico^  Medico  ^  ed  Ecclefia- 
Jìico .  In   Modena  1714.  in  8.  e  di  nuovo  nel 
172 1.    colla    Relazion    della    Pefle    di  Mar  fi- 
glia .  Fu  rilbmpato  eziandio  in  Milano  ,  Ta^ 

rino, 


332      Vita   di   Lodovico 

.  rino  ,  Brefcia  ,  e  Pefaro  in  occafion  di  detta 
Pejìe  ;  e  molte  altre  Edizioni  ne  fono  fiate 
fatte  in  occafion  di  quella  di  MefTina  .  Le  pri- 
me due  Parti  di  quefto  Trattato  furono  tradot- 
te in  Inglefc  ,  e  flampate  a  Londra  . 

De  Ingcniorum  Moderatione  in  Religioni^  tìegotìe 
fub  Laminai  Pritanii  nomine  .  Parifiis  17 14.  in 
4.  Colonise  1715.  mox  Francofurti  ijió.  in  8. 
deinde  Verona? ,  denique  Venetiis ,  Annis  1721. 
1727.  1741.  1752. 

AnttcbiTa  EJìenfi .  Par.  L  in  Modena  1717.  fol. 
Par.  IL   1740. 

"Difamina  ài  una  Scrittura  intitolata  :  Rifpofta  a 
varie  Scritture  m  propofito  delia  Controverfia 
di  Comacchio.  In  Modena  1720.  fol. 

Tìella  Carità  Crijìiana ,  in  quanto  cjja  è  Amore  del 
Froffìmo.  In  Modena  1723.  in  4.  pnfcia  più 
volte  in  Venezia,  l'ultima  delle  quali  Edizioni 
fu  fatta  nel  175 1.  Quefto  Trattato  tradotto  in 
Franzefe  fu  flampato  in  Parigi  nel  1745.  in 
Tomi  II.  in  12. 

Rerum  Italicarum  Scriptores  &c.  Voli.  XXVII. 
fol.  ab  Anno  1723.  ufque  ad  Annum  1758. 
Mediolani .  Prodiit  alter  Tomus  Anno  1751. 
&  alterum  expe6\.ìmus  cum  Indice  generali . 

Vita ,  ed  Opere  Critiche  di  Lodovico  Cajìclvetro  . 
In  Lione  (Milano)  1727.  in  4. 

Motivi  di  credere  tuttavia  afcofo ,  e  non  ifcoperto 
in  Pavia  r  Anno  1695.  il  facro  Corpo  di  S .  A go- 
jìino  .  In  Trento  (  LucCa  )  1750.  in  4. 

La  Filofofia  Morale  &c.  in  Verona  1735.  in  411 
pofcia  in  Napoli  1757.  in  Milano,  e  ultima- 
mente in  Venezia  1754.  in  8. 

Primo  Efame  deW  eloquenza  Italiana  di  Monfig. 
F«ntanini,  fenia  il  Juogo  della  flampa,  1737' 

Fu 


Antonio  MuR  A  TOR  r.      335 

Fu  riftampato  in  Rovereto  (  V^enezia  )  con  qual- 
che Aggiunta  nel  17^9-  ntlla  RiìccoUrt  intito- 
lata :  Èl'ami  di  varj  Autori  (opra  il  fuddette 
Libro  del  Fontanini  . 

De  Paradifo  &Lc..  adverfus  Thomae  Burneti  librum 
De  Jhtu  mortuoYum  .  Verona?  173B.  in  4.  & 
Venetii^  i755-  i"  ^• 

Antiqui tates  Itahcx  medii  avi  &c.  Tomi  VI. 
foJ.    Mediolani    ab    Anno    1738.    ad   Annum 

^743- 

Vita  di  Alexandre  Taffonì .  In  Modena  1739.  in 
8.  ed  in  Vene7Ìa  avanti  il  Poema  dello  ileflo 
Taffoni ,  intitolato  :  La  Secchia  rapita  .  Fu  ac- 
crefciuta  quciia  Vita  dall'  Autore  ,  e  di  nuovo 
Campata  in  Mcdtna  nel  1744.  avanti  lo  ftef- 
fo  Poema  in  4.  ed  in  8.  e  pofcia  in  Vene2Ìa 
nel   1747.  in  8. 

Novus  Thefaurus  rcterum  Infcriptionum  .  Tomi 
IV.  fol.   Mediolani  ab  Anno  1739.    ad    i743« 

De  Superjiitione  vitanda  ,  fub  nomine  Antont't  Lam- 
pridii .   Mediolani  (Venetiis  )  1742.  in  4. 

De    i    difetti    della    Giuri  (pudenda  .    In   Venezia 
1742.  fol.  in  Napoli  in  4.  e  in  Trento  iìTlir 
e  di  nuovo  in  Venezia   1743.  in  8. 

Epijiola  fub  vcm'mtFerdivandiValdcfti^  five  Ap" 
pendix  ad  Librum  Antonii  Lampridii  de  Super- 
Jìitione  vitanda  .  Mediolani  (Venetiis)  1745» 
in  4. 

Il  Criftianefimo  felice  nelle  Mijjìoni  de  :  Padri 
della  Compagnia  di  Gesù  nel  Fara^uat .  Pr^r.  L 
in  Venezia  1743.  in  4.  e  la  Par.  II.  nel  1749. 
e  di  nuovo  nel  1752.  in  8.  V'  I.  2.  e  1.^  Par» 
I.  tindotta  in  Franzefe  ,  e  ft^mpata  a  Pa;igi 
nel    1754. 

Annali  d' Italia    dal  principio   deW  Era  CYifiiana 

f.m 


354        Vita  DI  Lodovico 

fino  aW  Anno  1749.  Tomi  XII.  in  4.  In  Mi- 
lano (Venezia)  d.iil'Anno  1744.  al  1749.  in 
Roma  dipoi  in  Tomi  XXIV.  in  8.  colle  Prefa- 
zioni Critiche  del  P.  Giufeppe  Catalani  dell'  Ora* 
torio  di  S.  Girolamo  della  Carità;  in  Napoli, 
e  di  nuovo  nell'anno  1759.  in  Milano  (  Vene- 
zia )  in  Tomi  XVII.  in  8.  Sono  ft^ti  tradot- 
ti in  Tedefco ,  e  ftampati  in  Lipfia. 

Delle  Forze  ckW]  intendimento  umano _ ,  o  fìa  // 
Pirronismo  confutato  .  In  Venezia  1745.  ^^ 
8.  pofcia  nel  1748  ;  ed  ultimamente  l'anno 
i756f 

Della  Forza  della  Fantafia  .  In  Venezia  1745. 
in  8.  e  di  nuovo  collo  ftefl'o  Anno  . 

Lufitana  Ecdcftie  Religio  in  adminijlrando  Poeniten- 
tia  Sacramento.  Mutinss  1747.  in  4. 

Della  Regolata  Divozione  de^  Crijìiant  ,  fotto 
nome  di  Lamivdo  Pritanio  .  In  Venezia 
1747.  in  8.  ed  ivi  pofcia  nel  174B.  e 
1752.  in  12.  In  Firenze,  e  in  Trento  1749. 
e  due  volte  in  Napoli  colla  data  di  Trento 
in  12. 

Vita  di  Benedetto  Ciaccbini  .  In  Padova  1747» 
in  8.  e  tradotta  in  Latino  in  Venezia  nel 
^75 5  j  ^  ^'  nuovo  in  Padova  nel   175^. 

Liturpia  Romana  vetus .  Tomi  II.  fol.  Venetiis 

Rijpojìn  fotto  nome  di  Lam.vdo  Pritanio  ad  una 
Lettera  dell'  Eminentifs.  Stg.  Cardinale  Querini 
intorno  alla  diminuzione  delle  Fejle  nella  Raccolta 
delle  Scritture  concernenti  quello  argomento  , 
fìampata  in  Lucca  nel  1748.  ed  ivi  riflampa- 
ta  l'anno   1752. 

De  Ncevis  in  Religionem  incur;  enti  bus  ,  fi  ve  Apo- 
logia Epijiola  a  San^ifs,  D.  N.  Benedico  XIV. 

Pon- 


A  NTO  NIO   MUR  A  TOR  r.        335 

Pontifice  Maximo  ad  Epifcopum  Augujìanum  . 
Lucae  1749.  in  8. 

Tklla  Pubblica  Felicità  ,  oggetto  de  i  buoni  Principi . 
Lucca  (Venezia)  1749.  in  8.  e  veramente  in 
Lucca  nello  ftefTo  anno  . 

Dcir  infigne  Tavola  di  Bronzo  [penante  a  i  Fan- 
ciulli e  Fanciulle  Alimentar)  di  Trajano  Augu- 
Jlo  neir  Italia  ,  difjottcrrata  nel  Territorio  di 
Piacenza  F  Anno  1747.  ^^  Firenze  1749.  in 
8.  e  di  nuovo  nella  Par.  IL  delle  Simbole  del 
Propofto  Anton-Francefco  Gori . 

Opufcoli  del  Muratori  ,   Campati  fra 
le  Opere  d'altri  Autori  . 

Vita  di  Carlo  Maria  Maggi ,  e  di  Francefco  di  Le- 
mene  ^  fono  nel  Tomo  I.  delle  Vite  de  gli  Arca- 
di .  In  Roma  1708.  La  feconda  fu  tradotta  in 
Latino  dal  Chiarifs.  Dottor  Gio.  Lami,  e  Cam- 
pata nel  Tomo  IL  intitolato  :  Mirabilia 
Italorum    Eruditione   prafìantium    .    Florentiac_ 

.^747-     .      .      .. 

Vita  Caroli  S'gonii  .  E'  flampata  in  fronte  al 
Tomo  I.  delle  fue  Opere  dell'  Edizion  di  Mi- 
lano nei   1792. 

Vita  del  Marche/e  Gian  Giofejfo  Orfi  .  In  Modena 
1735.  in  8.  e  di  nuovo  nel  Tomo  IL  delle 
fue  Opere.  E  fìata  riftanpata  ancora  nel  To- 
mo XI.  de  gli  Opufcoli  del  P.  Calogerà . 

DiJJertazione  [opra  mi  Ifcrizione  ritrovata  nella 
Città  di  Spello  .  Nel  Tomo  fuddetto  de  gli 
Opufcoli  Calogeri  a  ni . 

Differtazione  [opra  /'  Afcia  Sepolcrale  .  In  Roma 
1738.  nel  Tomo  IL  de  i  Saggi  di  Dijjcrtazio- 

ni 


33<^       Vita  DI  Lodo  VICO 

ni   dell*  jiccademia    Etrufca    di  Cortona  . 
Vita  Raynaldi   I.  Duc'ts    Mutìn£    BiLC   Inter  Mc- 
moraùilia  Italorum  Lamii  ,  Tom.  I.  Fiorenti^" 

Vita  Ftancifci  Torti .  Praemiffa  ejusdem  Opcribus  , 
Venetiis  editis  Anno  1745.  &  denuo  recufis 
Anno  1753. 

Dijjertazions  fopra  un'  Ifcrizione  fpettante  alla 
Città  di  Frejus  in  Provenza  .  Nel  Tomo 
XXXI.  de  gli  Opufcoli  Calogeriani .  1744. 

Dijfertazione  fopra  i  Servi  e  Liberti  antichi.  Fu 
Campata  nel  Tomo  I.  delle  Memorie  della  So- 
cietà Colombaria  di  Firenze.    1747. 

Placitum  Ravenna  apud  Claffem  habitum  a  Sylve- 
jìro  IL  P.  M.  &  Ottone  III.  Auguflo ,  &  a 
Muratorio  illuftratum .  In  Voi.  V.Symb.  Go- 
rian.  Florentise  1747. 

Lettere  del  Muratori,  ftampate  fe- 
parataraente,  o  inferite  ne' Li- 
bri d'altri  Autori. 

Lettera  a  i  generofi  e  corte  fi  Letterati  d!  Italia ,  in 
4.  ma  fenza  data.  In  Venezia  1705. 

Lettera  in  difefa  del  Marchefe  Giovan  Giofcffo 
Orft ^  e  di  un  paflb  ày  Lucano.  Bologna  1707. 
e  pofcia  in  Modena  1735.  fra  le  Lettere  di 
diverfi  Autori  in  ptopofito  delle  Confider azioni 
dello  fteffo  Cavaliere  fopra  il  Libro  intitolato: 
La  maniere  de  bien  tenfer  &c. 

lEpiJìola  ad  Joannem  Albertum  Fabricium ,  /cripta 
Mutine  Id.  Ociobris  1709.  Vel  commentarium 
de  Vita    &  Scriptis  Joan.    Alb.    Fabricti    edi- 

tum  ab  Herm.  Sam.  Reimario  Hambur§i  17^7» 


Anto  NTO  Muratori.       557 

Epìjìola  ad  CI.  V.  Codefridum  Gu/Uelmum  Lei- 
bnitium  de  connexiom  Bninfutcenfis  famd/a  rum 
Ejìcnfi .  Editj  in  Tom.  III.  Scriptorum  Brun- 
fuiccnfia  illuftyant'ium  ejusc^cm  Leibnitii . 

Lettera  fotto  nome  di  Lrimnido  Pntanio  ad  uno 
de  ^li  j^iifori  del  Giornale  d'  Italia  .  Modena 
1716.  E' (tata  ridampnra  nella  Prefazione  alT 
ultima  Edizione  dell'Opera  de  Insevi  orum  Mo- 
derationc  ^  fatta  in   Venezia  ne!    1752. 

Epijiola  nd  CI.  J/.  Johnnnem  B'^ptijìam  Davinium 
de  Potu  vini  <al''di  .  Murinaf  1720.  &  1725. 
inier  tju«;dtm  Dàvinii  Traclatiim  de  eodem  ar- 
gumtnto  . 

Lettera  air  Illu/ìriffimo  Signor  ^poftolo  Zcns  &c. 
intorno  alle  cagioni  della  dimora  di  Torquato  Tuf- 
fo in  S.  Anna  di  Ferrara.  E'  ftampata  nel 
Tnm:^.  X.  de"'  O-^ere  del  TAffo  dell'  Edizion 
cominciata  in  Venezia  nel  1752. 

Votum  Ludov'C  Anton!'  JViif'atur/i  circa  Differta 
tioncm  de  Jcjunio  cum  e  fu  cam'um  conjunpendo- 
ab  Alexandre  M.imegati')  cXararnm  .  Ex^a'.  in 
Libello,  cui  titulus:  Gru-i-z'o  del  dott''tJmo  ^d_ 
eruditiTs.  St^no'^-  Dottora  e  P-'-nf^nlìo  I'  '>oi:<ico  Anto^ 
Tito  Muratori  intorno  la  Dijjcrtazione  latina  de 
Jejunio  ^^c.  impitifo   Parms   i7>7' 

Lettera  al  Sipnor  Conte  Ferdinando  Scotti  fop-^T  la 
Comunron  nella  MefTa  ,  fotto  il  dì  8.  Sttrem- 
brt-  lyo"?.  E'  ihmpara  con  altre  Lettere  fulJo 
fttfio  argomento  ,  ma  fenza  il  luogo  della 
ftampa . 

Lettera  al  Signor  Conte  Giuseppe  Maria  Imùona- 
ti ,  in  lode  del  S'Pnor  Abate  Francefilo  Punccl' 
li  M'ianefc  ^  celebre  Poeta.  E'  impi^fa  j^^'^aatl- 
le  Rime  di  elfo   PuriceUi  lìaropaw  io   \4l!?*no. 

Lettera  al  Signor  Abate  Angiol Maria Bmdtn''  fo^ 

y  prò, 


538        Vita  DI  Lodovico 

praj  V  ObdifcQ  di  Campo  Marzo  ,  fatto  fcoprire 
dal  regnante  Sommo  Pontefice  .  Si  legge  dopo  la 
DifTertazione  fopra  il  medefimoObelifco,  [ìam- 
pata  in  Roma  nell'  Anno  1750.  dallo  Ikflb 
Bandini . 

Lettere  due  al  Signor  Ciufeppe  Pecci .  Sono  im- 
prefle  avanti  la  Prolufione  d'effe  Pecci  fopra  i 
Pregi  della  Lingua  Greca  ^  riltampatain  Napo- 
li nel  174;?. 

Molte  altre  Lettere  del  Muratori  fi  veggono  in  altri 
Libri  ;  ma  fìccome  pubblicate  per  lo  più  fenza 
fua  faputa  ,  econrtnenti  folamente  lodi  de  i  lo- 
ro Autori,  così  fi  tralafcia  di  darne  contezza. 

Opere  Poitume. 

De  i  Pregi  deW  Eloquenza  Popolare  .  in  8.  Vene- 
zia 1750.  e  in  Napoli  colie  Poefie  del  Mura- 
tori già  ftmapate  . 

DiJJertcfZ'on/  /opra  le  antichità  Italiane  &c.  Tomi 
III.  in  4.  Milano  (Venezia)  1751.6  pofcia  in 
Roma  e  m  Napoli  1755- 

Opere   Inedite. 

Differtat/o  de  Barometri  depreffìone .  Ad  Rever. 
Patr.   Bachinium. 

Pancgyricus  Ludovico  XLV.  Chrijìianifjimo  G alita-' 
rum   Regi . 

Sette  DiJJcrtatieni  .Accademiche  fopra  varj  argo- 
menti ,  recitate  dal  Muratori  in  Modena  prima 
di  portarfi  a  Milano . 

Dijjertatio  de  Graca  Lingua  ufu&  prafiantia ,  Ad 
Nobilifs.  V.  Gibertuni Borromscum  infcripta  An- 
no 1Ò93. 

Vif 


Antonio  Muratori.      359 

Dìffertatio  de  primis  Chrijìianonim  Ecclefìis  ,  An" 

no  i<594.  exarata,  &  illuftri    Prcefuli    Antonio 

Felici  Marfìlio  dicata  . 
Dijj'crtatio  defacramm  Bafilìcarum  apud  Chrifiia' 

nos  origine  &  appellai  ione  .^  Anno  1709.  literis 

confignata  . 
Lezioni  dilFilofofia  Morale  per  ijìruzione  di  un  Prin- 
cipe . 
Sette  Difcorfi  fpettanti  a  gli  Ecclefiaflici ,    recitati 

in  occafio-iic  de  gli  Efercizj  fpiritunli  . 
Difcorfi  delle  Novene  del  Natale  per  gli  Anni  iji%. 

e  1719. 
Dijfertatio  de  Codice  Carolino  ,  five  de  novo  Le- 

gum  Codice  infiitiicndo .  Ad  Auguftiffimum  Caro- 

lum  VI.  Imperatorem  . 
DiJJertazione  [opra  un  antico  Documento  del  Mona- 

fiero  deir  Avellana  . 
Ejpofizione  del  Pater  nofter . 
Parafrafi  de''  Salmi ,  ma  non  compiuta  . 
Let  tera  fcritta  in  nome  d'  una  Signora  Inglefe  Cat- 
tolica ad  un  Inglefe  Protefiante  fuo  Congiunto  . 
Rifpofia  feconda  aW  Erninentiffimo   Queri?ii  intor- 

no  alla  Dimitìuzion  delle  Fefie  . 
Varie  Poe/te  ,  tanto  Italiane  che  Latine . 


AP- 


54» 

APPENDICE 

DE'  DOCUMENTI  CITATI 
NELLA  VITA  DEL  MURATORI,    j 

Numero    Primo. 

Lettera  di  Moìifig.  j^titonio  Felice  Marfiglì 
al  Muratori . 

HO  letto  ,  e  riletto  non  folamente  con  guflo 
e  profitto  ,  ma  con  ammirazione  la  foda 
e  dotta  Dinfertazione    de   primis  Chrijìianorum 
Ecdeftis  &c.  da  lei    compofìa  ,    ed  a  me  così 
^^  corteiemente    indirizzata  ,    che   il  Sig.  March. 
„  Orfi  fi  compiace  di  farmi  avere  .  Io  non  faprei  , 
j,  come  fi  fofle  potuto   trattar  meglio    una   fimil 
j,  materia,  che  non  è  delle  più  trite,  ancoraché 
„  fìa  delle  agitate  co'  Novatori .  Vi  trovo  pratica 
„  de  gli  Autori  più  fcelti ,  vi  trovo  Critica  chia- 
j,  ra ,  ordinata,  e  profonda,  cognizione  univerfa- 
,)  le  delle  controverfie  addimoftrata  in  varie  con- 
„  giunture  ,  pofl'eflb  di  Cronologia  ,  maneggio  del- 
„  la  Lingua  Greca ,  e  Latinità  del  tutto  propria  ; 
„  ed   in    fomma  vi  è  quanto  fi  richiede    per  far 
„  comprendere  ,    che  chi  fcrive    intende  fomma- 
„  mente  .  Ella  ha  faputo  in  età  giovanile  com- 
5,  parire  da  provetto  ,    ed  alla  prima  ha  operato 
„  da  Maefiiro  .  Non    pretendo    di  pagare  le  mie 
„  obbligazioni  con  lodi  e  con  eiagerazioni  ;    ef- 
55  fendo  ficuro ,  che  chiunque  vedrà  la  fatica  ,  giù. 

di' 


Appendice.  541 

5)  Niellerà,  che  le  mie  efprenTioni  fono  più  aceo- 
„  modate  alla  di  lei  modeftia  ,  che  al  di  lei  me- 
5,  rito  .  Vorrei  bene  ,  eh'  ella  ii  contentaflTe  di 
ulteriormente  obbligarmi  col  difporre  da  qui 
avanti  di  tutto  me  fteffo  nelle  congiunture  di 
fervirla  ,  afficurandola  ,  che  io  non  mancherò 
di  attenzione  per  perfuaderla  quanto  io  voglia 
9)  effere  Tempre  &c. 

Bologna  26.  Agofto  1594. 

N  u  M.  II. 

Lettera  del  Muratori  al  Conte  Gian-Francefco 

Bergami ,  Minijìro  di  Rinaldo  I.  Duca 

di  Modena  in  Milano  . 

,,  Tn\  Opo  tante  grazie,  che  mi  prepara  il  Se- 
Ì5)  _L^  renifs.  Padrone  condotto  dalla  fua  natu- 
5,  rale  generofìtà  ,  non  da  verun  merito  mio, 
5,  potrà  parer  temerità  lo  fperarne  ,  nonché  il  ri- 
•5j  chiederne  dell'altre.  Tuttavia  fupplico  ardita- 
i5)  mente  V.  S.  Illuftrifs.  a  voler  eflere  il  media^-;^ 
;»  tore  per  intercedermi  di!  S.  A.  S.  il  compimen- 
'  5)  to  di  sì  fegnalati  favori . 
I  „  Ciòconfifte  prima  neir  impetrarmi  il  tempo, 
J5,  che  le  ho  detto  effermi  affolutamente  neceffario 
!»  per  dar  fedo  ad  alcuni  miei  interefTì,  ed  impe- 
jj,  gni  contratti  in  quefta  Città  ,  come  per  efempio 
},  alla  (lampa  delle  Opere  ,  e  Vita  del  Maggi  . 
!  5,  Secondariamente  io  protefto  di  voler  confe- 
),  crarmi  al  fervigio  di  S.  A.  S.  e  quivi  impiegar 
5,  tutto  mefteffo,  ove  farò  creduto  abile  .  Manel- 
5>  l9  fleffo  tempo  non  pofTo  negare ,  che  avendo- 
»  mi  fempre  portato  il  genio  alla  cultura  de  gli 
Y     5  Studj 


342  Appendice. 

„  Studi  eruditi,  efpexialmente  dell' Erudizione  fa- 
„  era,  io  mi  ftimerei  infeiiciffimo,  fé  dove(fe  man- 
„  carmi  comodità  di  foddisfare  a  quefta  mia  one- 
,,  fta  pafTione  .  Perciò  ficcome  fpero  ,  che  facilmen- 
,,  te  fi  compatirà  quella  mia  gagliarda  inclinazio- 
))  ne ,  così  voglio  ancora  farmi  a  Iperare ,  che  me 
„  ne  farà  benignamente  accordato  il  rimedio . 

„  Per  ultimo  io  facrificherò  volentieri  al  mio 
„  Principe  tutti  i  riguardi  miei  proprj ,  e  non  if- 
degnerb  qualfifìa  ufizio  in  Corte  ;  ma  perchè  un 
di  quelli  riguardi  può  eziandio  toccar  la  gloria 
di  S.  A.  S.  per  quefta  ragione  mi  fo  animo  per 
accennarlo  .  Dico  adunque  ,  che  finora  io  ho  fer- 
vilo alla  Città  di  Milano  con  un  titolo  deco- 
rofo ,  e  proprio  d'  uno ,  che  fa  la  figura  di  Let- 
terato ,  benché  noi  lìa  ;  e  la  qualità  di  Bibhote- 
cariomi  ha  fatto  conofcere  a  gli  eruditi  sì  Ita- 
liani,  come  Oltramontani;  onde  il  cangiar  ora 
carattere  parerebbe  ancor  poco  gloriofo  per  S.  A.S. 
in  onore  di  cui  rifulta  la  riputazione,  e  fama 
de  i  fuoi  Servitori  .  E  ciò  molto  più  fi  verifi- 
cherebbe ,  fé  io  averti  a  continuar  la  flampa  de'  mi- 
ei fcarabotti  ;  poiché  in  tal  congiuntura  torne- 
rebbe anche  a  gloria  del  Principe,  ch'io  in  (uà 
Corte  facefTì ,  benché  poca  ,  figura  di  Lettera- 
to,  quando  per  altro  so  che  non  mancherei  al 
„  principale  Ufizio,  chcmi  s' imponeHe  .  Può  ef- 
„  fere  che  la  mia  amibizione  non  fi  fpieghi  abba- 
,,  ftanza  ,  e  eh' io  fcioccamente  mi  lufinghi  di  po- 
„  ter  far  onore  a  S.  A.S.  in  quefio  meQiere  ;  ma 
j,  V.  S.  llluflrifs.  intenderà  quanto  bada  i  miei 
„  umilifTimi  defiderj ,  e  nello  fìeffo  tempo  li  fcu- 
„  fera.  Quando  però  il  voler  favorire  me  dovefle 
„  farfi  con  pregiudizio  ,  o  difpiacere  del  terzo ,  maf- 
„  firaampnte  fé  qirefti  foife  amico  mio^  rinuncio 

,5  di 


Appendice.  345 

„  di  buona  voglia  alle  fperanze  da  me  fondate  fuUa 
„  coliante  generofità  del  Sereni fs.  Padrone  tutto  ri- 
„  volto  a  caricarmi  di  grazie. 

„  Io  prego  divotamenre  V.  S.  Illuftrifs.  a  degnar- 
„  fi  di  partecipar  con  tutta  la  riverenza  pofTibile  , 
„  e  nella  guifa  che  le  parrà  più  convenevole  queftì 
„  mici  arditilfimi  lentimenti  alla  Corte  ,  rairegnan- 
„  do  a S.  A. S.  il  mio  profondo  ri fpetto. Con  che  ba- 
„  dandole  ora  le  mani, mi  confermo  con  tutto  lo  fpi- 
„  rito 

Di  V.S.  Illuftrifs. 

Di  Cafa  IO.  Marzo  1700» 

N  u  M .    III. 

Rifpojìa    dì  MonftP.  Francefco  Bianchini    al 

Muratori  fui  propofito    della  Repubblica 

Letteraria  del  Pritanio  . 


„  T      A  Lettera  di    V.  S.    IlIuftrilTima  in  data 

„    1 é   delli  31.  Gennaio  refami  oggi  dall' ordina- 

„  no  corriere  dello  Stato  Ecclefiallico  affieme  coiT^ 
5,  i  fogli  manofcritti  dtlle  Rifìefrioni  fopra  i' Idea 
„  delia  nuova  Accademia  pubblicata  inittampada 
5,  Lammdo  Pritanio  ,  mi  ha  apportato  ,  oltre  la 
5,  confueta  confolazione  ,  che  fempre  mi  arreca- 
],  no  i  di  lei  benigniffimi  caratteri  ,  ancora  un 
)}  contento  particolare  per  le  notizie  contenute 
5,  dell'  accennata  Accad(.mia  :  fopra  di  cui  ben- 
5,  che  tìamo  di  parere  alquanto  diverfo  (per  quel- 
5,  lo  ch'io  poffo  Icorgere)  nondimeno  mi  è  ca- 
„  ridìmo  r  intendere  ciò  ,  cheavvifa.  Per  dirle  il 
„  vero,  io  redii  foprafatto  alquanto,  quando  rice- 
9)  vei  primieramente  dalla  polla  di  Venezia  nel  paf- 
¥4  5,  fato 


344  ApfEND    ICE. 

„  fato  Autunno  del  1704.6  nuovamente  nel  Gen- 
i,  naio  di  quelV  Anno  per  la  porta  del  Papa  que' 
„  fogli  imprefli  da  Lamindo  Pritanio  (  nome  che 
„  fni  arrivò  nuovo,  né  ho  mai  faputo  a  fchi  ri- 
„  ferirlo);  e  molto  più  foprafatto  ri  ma  fi  ,  quan- 
,1  do  vidi  ,  eflere  ftampato  il  mio  nome  tra  i 
„  fuppofti  Accademici  ,  e  dirfi  ,  il  contenuto  de' 
„  fogli  e  le  regole  effere  pafìTate  lotto  1'  occhio  , 
„  e  avere  ottenuta  l' approvazione  da  tutti  que' 
„  medefimi  nominati  Accademici  perciocché  effen- 
j,  do  io  confapevole di  fatto  proprio,  che  non  mai 
5,  era  (tato  parlato  di  quella  Idea'e  Accademia  , 
^,  né  ..he  ma:  io  aveva  ptnfHtr, ,  e  molto  meno  con- 
„  ferito,  ©deliberato  fopraqatfto affare  i  mi  parve 
„  llrana  confiden7a ,  e  fenra  fondamento  d:  verità 
„  o  di  ragione  qutHa  di  f-^r  comparire  altrui ,  eh' 
j,  io  fofTì  a  parte  di  cofa  totalmente  da  me  igno- 
,  rata.  Ed  in  vero  io  n' n  ri  i  fono  mai  rimoffo 
5,  da  querto  fentimtnto  ,  che  mi  pare  affai  giuiìo. 
„  Da  quella  aflerzione  apporta  a  me,  e  dubito 
„  ancora  ad  alcun  altro  de  gli  arrollati  nel  Ca- 
„  talogo  de'  fupporti  Accademici  (  tra  i  quali  non 
„  so  come  fi  prenda  l'arbitrio  T  Inventore  di  col- 
,)  locare  1'  Emmentirtimo  Noris  *  defunto  tanto 
„  tempo  prima)  contro  la  verità  del  fatto,  e  fen- 
„  za  motivare  un  minimo  cenno  a  me  ,  e  ad  alcun 
„  altro  de' nominati ,  che  ha  fatto  fimile  querela 
„  giuftiffima  ,  io  non  poflc>  fare  buon  pronortico 
„  alla  inven7ione  ,  né  faprei  per  quefto  titolo  far 
„  applaufo  all'Inventore.  V.  S.  Illurtrifl'ima   e  il 

„  P.  Eac- 

*  Così  icrive  ^3onfignor  Bianchini  per  non  aver 
fatta  riflcffione,  che  quel  Catalogo  avea  la  data 
del  dì  z.  d'  Aprile  1703.  cioè  quafi  un  anno 
prima  della  morte  del  Cardinal  Noris,  accaduta 
adi  23.  Febbraio  del  ^704., 


Appendice.  545 

„  V.  Baccbini  miei  riveriti  Padroni,  efTendo tan- 
„  to amanti  delU  finceiità  ,  e  della  ingenua  liberta, 
„  eh' è  propria  delle  buone  Lettere,  gradiranno, 
5,  come  io  fpero  ,  ch'io  candidamente  apra  loro  il 
„  mio  animo,  benché  concepifca  fentimcnti  non 
5,  del  tutto  uniformi  al  di  loro  parere  fopra  T  ac- 
5,  cennata  Accademia,  o  Id;a,  che  1' Autore vuo- 
„  le  fpacciare  per  opera  di  tanti ,  che  forfè  non 
„  sveranno  parte  veruna  nella  medefima  ,  come 
„  prot':.'to ,  e  r  aflìcuro  di  rwn  averne  io  raeno- 
„  milfima,  anzi  di  avere  avuto  difcaro  ,  che  fìa 
„  (lato  porto  il  mio  nome  in  quel  fuppofio  cata- 
„  logo  d'approvatoti . 

„  In  primo  luogo  fiamo  di  fentimento  diflìmi- 
5,  le  circa  la  intensione  dell' Inventore  per  apnro- 
„  varia.  Amo  ancor  io  ,  qiMn  o  o^^ni  altro  Ita- 
„  liano,  il  vero  bene,  e  la  vtrn  gloria  della  no- 
„  flra  Na2Ìone  ;  ma  difcotao  nel  (entimtnto  o 
j,  fia  Idea  dei  vero  bene  e  della  vera  gloria  ,  e 
j,  nel  me27o  di  pioccurarc  l'uno  e  l'altra.  JVli 
„  pare  ,  che  1'  Inventore  dell'  Accademia  collochi 
j,  l'uno  e  l'altra  nel  comparire  ;  ed  io  (ìimo  , 
„  che  debbafi  collocare  nelT  c(fere  .  Mi  pare  an-^ 
„  Cora ,  eh'  egli  voglia  cercare  con  paflTione  qucl- 
„  lo,  che  io  fon  perfuafo  doverfi  proccuiare  fen- 
„  za  paffione  con  motivo  totalmente  differente 
3,  dal  fuo  :  cioè  là  dove  egli  fempre  cerca  di 
3,  avanzare  se  con  gli  altri  Italiani  nella  opinio- 
5,  ne  altrui ,  e  in  c(  mpetenza  di  oltramontani  ; 
5,  io  credo ,  che  fenza  invidia  di  queftì  ,  e  fenza 
„  defiderio  dell'  applaufo  de  gli  altri ,  debba  riponer- 
j,  fi  nel  motivo  di  foddisfare  all' obbligo  di  uomo, 
3,  e  di  Filofofo  Criftiano ,  appreffo  il  quale  non 
5i  vi  è  Barbaro,  né  Scita,  ne  libero,  né  fervo  .  Son 
yt  perfuafo >  che  l'obbligo  d'uomo  mi  neccffita  a 


54'^  Appendice. 

,,  perfezionare  l'intendimento  con  la  verità ,  eia 
„  volontà  con  le  virtù  iMuraii  :  e  quellodi  Crirtia- 
„  nomi  ricorda  di  allevare  l' una  e  l'altra  atten- 
„  zione  al  fine  (opranàturale ,  per  cuifiamocrea- 
5,  ti,  e  redenti.  Onde  io  non  poflb  acconfentire 
„  all'  Inventore,  cheli  debbia  entrare  in  Lega  Let- 
5,  teraria  di  nazione  contro  nazione  ,  cioè  fenza 
„  metafore ,  in  picca  d' ingegno  con  oltramontaT- 
„  tani  in  materia  di  Lettere,  o  con  oltramarini; 
„  o  con  gli  itcìri  Indiani  e  Cinefi  ,  non- più  di 
„  quello  che  debbia'  entrare  la  noilra  eth  con 
,,  le  antecedenti  ,  o  con  le  future.  Siano  oltramon- 
„  tani,  o  cismontani ,  delnotlro,  o  de' partati  Se- 
,,  coli  quelli  ^he  mi  am  aeln.no  di  qualche 
„  verità,  io  la  ricevo  con  il  medefìmo  (entimento 
,,  di  obbligazione  e  di  affetto.  Che  fé  non  moftra 
„  l'Inventore  fine  m'^iiorealT  Accademia  intavo- 
„  lata  o  idtaia  prr  gloria  del  nome  Italiano  ■  io 
,,  non  appruovo  quello  appalfionato  e  milto  d"  amor 
„  proprio,  e  di  a  '  feizK'ne  di  comparire  con  van- 
„  faggio  fopra  l'altre  Nazioni:  perchè  non  cre- 
„  do,  che  ciò  col^icu'lca  il  vero  bene  ,  e  laverà 
„  gloria  della  no'ÀVA  Nazione  :  lafciando  ora  da 
„  parte  l'altra  quiftione ,  le  gli  oltr-imontani  da 
,,  noi,  o  noi  con  eli!  da  gli  oltramarini ,  abi)iano 
„  apprefi  i  primi  elementi  di  quelle  poche  notizie 
„  delle  corte  nollre  Scienze  ed  Arti  umane,  perle 
5,  quali  pare,  che  1'  Inventore  voglia  fare  tanto 
„  gonfiare  i   noftri  Italiani . 

„  Che  fé  quell  )  Tuo  Di  legno  non  tende  a  fo- 
5,  mentare  la  paifinne  del  comparire  ,  perchè  ran- 
„  ti  titoli  di  Arconti,  A  feri  t  ti ,  e  Candidati  tut- 
„  ti  Italiani?  Per  me  credo,  che  nelle  fcuole  di 
j,  Grammatica  fi^no  tollerabili  quelle  gare  quad 
5,  lanotenti  tra  Romani  e  Cartaginefi  con  titoli 

,■»  di 


Appendice.  347 

„  di  Principe ,  Pretore ,  Confole ,  Dittatore  &,c. 
„  quando  la  età  tenera  non  ancora  difingannata  da' 
„  pregiudizi  dell'  infanzia  ,  e  della  educazione  del- 
„  le  balie ,  fi  efercita  indulgentemente  in  quelle 
,,  paflioni  meno  nocive.  Ma  che  vogliamo  ridur- 
,,  re  a  pratica  di  Claffi  tra  uomini ,  che  profef- 
„  (ano  di  operare  con  piena  ragione  ,  quefte  dif- 
„  ferenze  di  gradi  e  pofti  Letterari  di  puro  tito- 
„  lo  per  motivo  del  noftro  operare ,  mi  pare  af- 
„  fai  fredda  cofa  ,  e  mi  fembra  quafi  uà  vo- 
„  ler  fare  da  fanciullo  ancora  ne  gli  iìudj  piìi 
3j  gravi. 

„  Il  fentimento  comune  dell'  altre  Nazioni  an- 
„  Cora  non  ha  foggiaciuto  pubblicamente  a  quefta 
„  debolezza  di  amor  proprio  .  Veggo  bensì  infti- 
„  tuite  Accademie  nazionali  appreffo  di  alcune, 
,,  ma  per  fine  aliai  differente  ;  cioè  o  di  perfezio- 
„  nare  la  lingua  propria,  o  di  aiutare  la  fua  na- 
„  zione,  e  non  giammai  per  metterfi  in  compe- 
„  tenza  di  elfere  lodata  quafi  unicamente  fopra  dell' 
„  altre  :  onde  ancora  ammettono  efteri  ,  anzi  al- 
„  cune  di  effe  hanno  luoghi  che  debbono  effere^ 
„  riempiuti  da  foreftieri  per  le  medefìme  loro  Teg- 
„  gi .  Oltre  che  il  meritare  la  lode  {la  in  mano 
„  di  chi  opera  :  ma  non  1'  efigerla  ,  o  1'  ottener- 
„  la. 

„  Adunque  per  ciò,  che  concerne  al  primo  pun- 
„  to  deli' Intenzione  moftrata  dair  Autore  ,  io  non 
5,  poffo  convenire  con  lui,  né  fottofcrivermi ,  né 
„  dichiararmi  contento  di  effcre  regillrato  ,  o  di 
„  concorrere  tra  i  luoi  Accademici.  Averò forfè, 
„  e  fenza  forfè ,  maggior  debolezza  della  iua  ira 
,,  quella  fieffa  pafTione ,  che  condanno  ;  ma  pet 
„  ora  che  ferivo  a  fangue  freddo  con  qualche  ri- 
,j  fielTione  alla  ragione  3  mi  paiecertrunentedido- 

M  ver-^ 


548  Appendice. 

„  vermi  aiìenere  di  entrare  in  quefto  numero  di 
3,  concorrenti ,  o    di  approvatorl . 

„  Ma  nel  fecondo  punto  della  pratica,  onde 
„  erigere,  e  mantenere  quefta  Accademia,  aneo- 
„  ra  quando  la  intenzione  folle  raddrizzata  ,  e  ten- 
,,  deffe  al  Tuo  vero  fine;  io  ricnferei ,  e  ricufo  pa- 
„  rimente  d'edere  afcritto  ,  e  fupplico  iftantemen- 
„  te  V.  S.  Iliudrifllma ,  e  il  Pad.  Bacchini  noa 
„  folamente  di  non  propormi  per  Configliere ,  o 
„  Segretario,  ma  di  apertamente  afficurare  chiun- 
„  que  loro  fcrive ,  o  parla  fopra  di  quefto  affare , 
„  che  io  diffento ,  e  non  accetto  di  elfere  tenuto 
„  per  quello  che  non  fono  .  Conofco  la  mia  eftre- 
„  ma  incapacità  di  dare  altrui  configlio  .  Molto 
„  meno  poffo  affumere  T  incarico  di  darlo  aPrin- 
„  cipi ,  o  a  tutti  i  Letterati  d' Italia  .  Venero  gli 
„  uni  e  gli  altri  fecondo  il  loro  grado,  e  cerco 
„  ubbidire  a' Superiori  fecondo  lo  ihto  ,  in  che  il 
„  Signore  mi  ha  polio  ;  ma  non  ambifco  temera- 
„  riamente  diriggerli  come  Configliere.  Anzi  fé 
„  io  folii  capace  di  configliare ,  direi  all'  Inven- 
„  tore,  che  uno  de  gii  fcogli  principali,  in  cui 
„  credo  fia  per  urtare  quefta  fua  Ideata  Accade- 
„  mia  nel  primo  fpuntare ,  fìa  quefto  medefimo  di 
„  pretendere ,  che  i  Principi  entrino  a  parte  di 
„  quefto  Corpo ,  e  quafi  debbiano  aver  per  gra- 
„  zia  di  eflere  pregati  ad  attaccarvifi,  come  i  fo- 
5,  gli  llampati  dimoflrano  affai    chiaramente    alla 

„  Mi  sbrigherò  adunque  in  due  parole  .  O  l' In- 
„  ventore  dice  il  vero  quando  flampa  di  avere  già 
„  concertate  con  approvazione  di  tanti  foggetti 
„  quelle  fue  Idee  ,  o  dice  il  falfo  .  Sediceli  falfo, 
„  io  non  tratto  con  lui;  riconofcendo  pericolofa  e 
),  pregiudiziale  i' amicizia  di  chiunque  non  dice   il 

„  vero. 


Appendi  ce.  ?4p 

,,  vero  .  Se  dice  il  vero  ,  trattando  egli  di  Principi  » 
„  io  non  entro  in  conto  veruno  a  parte  di  quefti  af- 
„  fari:  perchè  niun  Principe  mi  ha  prefo  per  con- 
,,  figliero  di  nuove  Accademie;  e  iononhotan- 
,,  to  acciecata  la  fantafia ,  che  mi  lufinghi  di  ef- 
,,  fere  capace  di  dare  configli  ai  Principi,  emol- 
,,  to  meno  di  entrare  a  pie  pari  cosi  da  me  a  vo- 
„  ler  fare  con  effile  parti  di  direttore. 

,,  Cercherò  di  approfittarmi  per  mio  utile  par- 
„  ticolare  ,  come  uno  del  popolo  Italiano  ,  dell'  Ope- 
j,  re  che  Ilamperanno  coteQi  Signori  Accademici 
„  per  il  bene  de'  Letterati  ;  giacche  il  Catalogo 
„  moftra  ,  che  ne  fìamo  tanto  abbondanti  ;  ma  non 
5,  prefterò  mai  1'  alfenfo  di  effere  annoverato  tra 
,,  gli  Afcritti ,  a  i  quali  incombe  il  loltenere  così 
„  alto  porto  ;  e  molto  più  mi  afterrò  dall'  accet- 
„  tare  di  effere  Segretario  ,  o  Depofìtario  di  ve- 
„  runo  atto  di  un  Corpo ,  in  cui  non  merito  d' 
„  effere  ,  e  non  ho  tentazione  o  vocazione  in- 
„  trinfeca    di  entrare. 

„  Rendo  perciò  umiliflTime  grazie  a  V.  S.  lllu- 
„  Itriflima  ,  ed  al  P.  Bacchini  ambi  miei  Signo-^, 
„  ri  del  troppo  favorevole  fentimento ,  che  {han- 
„  no  per  me  ;  ma  altrettanto  prego  l'  uno  e  1'  al- 
„  tro  di  non  credere  mai  mai  ,  eh'  io  abbia  parte 

veruna  ,  né  che  accetti  di  averla    in    adunanza 


ìì 


„  di  sfera  tanto  fuperiore  alla  mia  &c. 
,)  Roma  li  7.  Febbraio  1705. 


Mu  M. 


350  Appendice." 

N  u  M.    IV. 

Lettera  del  Signor  Bernardo  Trevifani    Neù. 

Veneto  ad  Antonio  Lampridi -,  cioè 

al    Muratori  ,    in  propofito  della 

Repubblica  Letteraria  . 

„  /""^  ON  eguale  confolazione  io  ricevo  il  Tuo 
„  v.^  foglio  a  quella ,  che  V.  S.  mi  confefìTa 
,,  averla  accompagnata  nel  giugnerle  i  miei  dupli- 
„  plicati  e  da  Bologna,  e  da  Milano;  poiché  il 
„  maggior  mio  contento  è  che  refti  contenta ,  e 
„  conofca  il  mio  buon  cuore  in  fervirla ,  ed  il  co- 
„  raggio  che  avrò  Tempre  nel  confluire  agli  av- 
„  vantaggi  della  nobile  Idea  .  Quella  Tempre  più 
„  viene,  dal  Mondo  approvata  ;  e  pofìTo  dirle  con 
„  verità ,  che  ben  venti  Lettere  ebbi  queft'  ordi- 
„  nario  toccanti  ad  un  fimil  particolare  ,  del  quale 
j,  alcuni  (  con  mio  difpiacere  )  mi  credono  autore  , 
5,  e  tutti  almen  compartecipe .  Di  quefle  anzi  ne 
„  invio  la  copia  di  una ,  che  fenza  (ottofcrizione 
„  m'è  arrivata  da  Napoli  ;  poiché  quefta  tocca  di- 
^,  verfi  particolari ,  che  è  bene  che  le  fien  noti . 
„  Sin'  ora  fuppongo ,  che  le  poflano  eflere  ar- 
5,  rivati  li  fogli  fìampati ,  e  quando  non  le  foflero 
„  giunti ,  certamente  non  potranno  molto  tarda- 
j,  re .  Mi  fpiace  folo ,  che  a  lei  conforme  F  or- 
„  dine  che  in  fue  precedenti  mi  diede ,  n'  ho  in- 
„  dirizzato  fol  poche  copie,  e  una  buona  parte  ne 
„  ho  inviato  a  Milano,  perchè  mi  correvan  così 
„  i  fuoi  comandi.  Credo,  che  quefte  tuttavia  co- 
5,  là  faranno  giunte  fìcure ,  avvegnaché  1'  indiriz- 
„  zai  con  il  mezzo  di  un  mio  corrifpondente  di 
3,  Bergamo  ,  onde  può  immediate   dar   l' ordine  t 

„  che 


Appendice.  551 

^,  che  da  quella  parte  ne  fieno  indirizzate  a  Ve- 
„  nezia  e  a  Padova  a  que'  n-^mi  ,  che  ne  ha  pri- 
„  ma  inviato;  poiché  vedendo  arrivarne  da  par- 
j,  te  diverfa  remeranno  ftorditi ,  e  crederanno  La- 
„  mindo  un  Folletto  ;  come  pure  ordini ,  che  ne 
„  fieno  inviate  a  Roma  ,  perchè  da  quella  parte 
9,  ceffi  il  fofpetto ,  che  vengano  da  Venezia-.  Lei 
,)  ne  mandi  a  Genova  ,  a  Modena  ,  ed  in  qualche 
5,  altro  luogo  y  ed  10  ne  manderò  a  Firenze  ,  a 
„  Napoli  ,  e  m  altre  parti . 

„  La  ftampa ,  eh'  io  ho  fatto  ,  V.  S.  pofcia  la 
„  deve  tol 'erare  qual  ella  fi  fia  ,  poiché  l'ho  diret- 
„  ta  fecondo  r  emergenze  prefenti ,  ftcondo  lamia 
„  idea ,  e  con  i  riguardi  che  per  me  corrono ,  ai 
,,  quali  è  fupplicata  di  condonar  la  licenza.  Io  ho 
j,  fatto  {lampar  la  Lettera  Litina  a\  Magliaùechi, 
j,  lafciando  il  nome  di  Gronovio  ^  perchè  non  e' 
j,  imputino  di  falfarj ,  ma  mettendoci  tuttavia  Lei- 
„  den  .  Le  Lettere  àtW  j^bate  ^  nelle  quali  ho  fo- 
jj  lo  riformato  qualche  picciolo  termine  .  La  Let- 
j,  tera  dell'  Univerfità  dì  Padova  ,  dicendo  però  Uni- 
„  verfità  di  N.  alla  quale  ho  aggiunto  una  mia 
„  rifpofta  ,  con  la  quale  moffro  ,  che  non  fia  adef- 
„  fo  intcmpeftivo  il  propalare  il  difegno  della  Re- 
,j  pubblica ,  e  dico  i  progreffi  ,  che  fé  ne  fpera  , 
„  ed  i  Soggetti  che  fi  vanno  arrolando ,  con  il 
j,  quale  motivo  aggiungo  i  Nomi  di  quelli,  che 
5,  V.  S.  in  altro  tempo  mi  raccordò;  quelli  che 
5,  mi  raccorda  l'acclufa  Lettera  ,  ed  alrn  eh' ho  con- 
„  fiderato  bene,  e  giuflo  inferirvi .  Poi  chiudo  con 
5,  il  Quaderni,  che  so  faranno  graditi  . 

„  La  mia  idea  è,  pochi  giorni  dopoché  faran 
„  pubblicati  quefii  fogli  ,  pubblicare  V  ^p<lo^ia^ 
,,  la  quale  immediate  farò  ftampare  ;  e  che  mi  pa- 

,,  re 


352  Appendi  ce. 

re  affai  propria ,  né  avrei  in  altro  da  tafìfarla  , 
fé  non'  che  foffe  quafi  troppo  modefta  . 
„  Indi  darò  dietro  a  profeguire ,  e  ci  Tara  ori- 
ginale che  batterà  ancora  per  un' altra  impreflio- 
ne  ;  poiché  farò  imprimere  in  quella  terza  la 
Lettera  Latina  al  Papa  ]  l'altra  Lettera.^  che  ra' 
inviò  mefi  fono,  quale  di moftra  la  fua  buona 
difpofizione  ,  l'intimazione  a  ì  Lettori  &c.  de' 
Regolari ,  e  un'  altra  mia  a'  Maeftri  de  i  Prin- 
cipi e  Cavalieri  .  Per  continuare  poi  bifignerà 
provvedere  con  diffonderfi  in  altre  intimazioni 
conformi  alli  Profelfori  eMaeftri  d'ogni  Artt  ,  e 
5,  d'ogni  Difciplina  ,  per  la  qual  opera  V.  S.  mi  fcri- 
„  vera  fopra  di  che  e(fa  vorrà  verfare  ,  poiché  lopra 
„  quello  non  verfera  effa  ,  cercherò  io  d' applicarmi  e 
j,  fupplire  .  Edopodi  queftocianderemo  regolando 
„  conforme  gli  accidenti  ,  eie  congiunture  .Tut- 
„  to  però  io  dico  raflegnato  alla  fua  correzione  ,  dal- 
s,  la  quale  attenderò  metodo  in  ogni  altro  pa[fo  j 
„  effendo  &c. 


Venezia  14.  Marzo  1705. 


NuM. 


Appendice.  553 

N  u  M.    V. 

Lettera  ài  un  Letterato  dì  Napoli  al  Sig. 
Bernardo  Trevi/ani . 

Napoli  16.  Frebbrajo  1705. 

IN  qucfta  Cittì,  e  in  tutto  il  Regno  è  ftata 
accolta  con  ogni  applaufo  V  làenàtìÌARepaó- 
ùlica  Letteraria  ,  di  cui  non  dubito  punto  ,  che  V. 
E.  non  ne  fia  confapevolc,  come    Letterato   e 
fautore  delle  Lettere,  la  qual  confiderazionemi 
„  muove  a   nome  d'  tutti  quelli  Signori  aggrega- 
„  ti  nella  (ìeff^  Accademia  a  partecipare  a  V.  E» 
„  come  avendo   trasmeffe    le    noftre    Rifleflioni  a 
„  Roma  a  Monfig.  Bianchini ,  egli  con  noftro  fom- 
„  mo  difpiaccre  ,  non  folamente  non  ha   voluto  ef- 
„  fer  Dcpojìtario  di  cofa  alcuna ,  ma  efprelTamen- 
j,  te  fi  è  dichiarato  di  efferne    ignaro  ,  e  di  non 
5,  voler  faptrne  in  conto  veruno  :  il  che  ha  reca- 
,,  to  gran  maraviglia  ,  n^n  folamente  a  noi ,  ma 
j,  anche  a  i   Letterati  di  Roma ,  e  a  tutti   quelli 
„  d'altre  parti  d'Italia,  i  quali  da  lui    hanno  ri- 
5,  portata  la  mededma  rifpolla ,    rimanendo  quafi 
„  in  folpetto  ,  che  l'affare  abbia  più  dtl  giocolo, 
„  che  del  ferio  .  Sapendo  però  da  parte  fìcura  ,  che 
„  il  Sommo  Pontefice  approva  r  Idea  ,  e  che  ne  vie- 
„  ne  grandemente  lodata  dal  Sig.  Morofini  Amba- 
„  fciatore  di  Venezia;  e  che  il  fimile  fanno  altri 
„  Principi  d' Italia  difporti  a  promoverla;  fi  ftima 
„  bene  d' infinuare  a  V.  E.  come  a  protettor  del- 
„  le  Lettere,  ed  aggregato  nella  ftelTa  Accademia, 
),  a  degnarfi  di   dar  mano  ,  acciocché  fia  deputato 
»  un  altro  Depofitario  più  favorevole,  e  meno  ri- 

Z  9,  trofo: 


554  Appendice. 

5,  trofo:  al  qual  ufizio  forfè  non  farebbe  disadatto 

5,  Mofign.    Gioan-Marìa    Lancifi   Medico    di  Sua 

5,  Santità,  e  Proftlfor  pubblico  in  Roma:  paren- 

„  deci  ancora,  che  farebbero  degni    dell' aggrega- 

„  zione  altri  Letterati    di   quefta    Citta,  come  il 

„  Sig.  Ciufeppc  Valletta^  Giacinto  Ct  ijìoforo,  Cofìaìi- 

j,  imo  Grimaldi  ,  e  Vincenzo  Gravina  ,  come  altre- 

„  sì  i   Signori  Gio.   Vtgnoli ,  e    Biagio    Garofalo , 

j,  che  foggiornano  in  Corte  di  Roma .  Qt.ie(ìo  fi 

:,  è  creduto  neceffario  di  fuggerire  a  V.  E.  accioc- 

3,  che  procuri  1'  aggregazione  di  quefìi  Soggetti  in- 

„  iìgni,  ed  operi  in  modo  ,  che  fi  elegga  un  nuo- 

„  vo  Depofitario ,  il  quale  abbia  più  zelo,  e  mag- 

„  gior  cuore  per  maneggiare  e  favorire  un    inte- 

„  refle,  il  quale  avrà  da  partorire  tanta  gloria  e 

3,  utile  alle  Lettere  dell  Italia,  tanto  maggiormen- 

„  te ,  che  i  Principi  della  mcdefima  fono  già  in- 

5,  cimati  ad  abbracciare  Timprefa,  e  tutti  i  Let- 

5,  terati  ne  fofpirano  l'effetto  avidamente.  Nèri- 

j,  manendo  altro  da  dire  a  V.  E.  con  l' animo  pieno 

5,  di  fperanza  fi  dà  fine  alla  prefente . 

N  u  M.    VL 

Lettera  Apologetica  indiritta  da  Lamindo  Prirani^ 

nel  1705.  a  i  genero/i  e  corte/i  Letterati 

a  Italia  . 

»  T)  I  u' ancora,  eh'  egli  non  fi  credeva ,  ha  gua- 

„  X  dagnato  Lamindo  Pritanio  dalla  pubblicaxio- 
„  ne  de'  fuoi  benché  rozzi  Difegni .  Quella  burla , 
3,  che  da  lui  fi  filmava  innocente,  o  almeno  eoa 
5,  innocente  fine  era  fiata  comporta ,  per  muove- 
5,  re  altrui  a  proccurar  da  fennola  riformazione, 
5,  e  l'avanzamento  delle  Lettere  in  Italia,  quel- 
li la 


Appendice.  3.55 

^,  la  fi  è  incontrata  in  perfonc  cotanto  ferie  ,  ed 
^,  ha  fvegliato  sì  gran  fufurro,  che  il  Tuono  delle 
5,  lor  querele  è  giunto  in  parte  (ino  alle  di  luiorec- 
j,  chic .  L' aver  egli  con  ciò  imparato  a  conofcere 
„  meglio  fé  fleflb ,  cioè  a  meglio  ravvifare  la  fua 
5,  ignoranza  ,  iu  prudenza  ,  e  temerità  5 1'  avere  fcor- 
„  to  ,  che  le  burle  ,  tuttoché  mnocenti ,  fonope- 
„  ricolofe  ;  e  che  a  gì'  Ingegni  deboli  il  miglior  par- 
5,  tito  è  quello  del  tacere  :  fono  frutti ,  de  i  quali 
3,  non  ha  da  effere  poco  contento  1'  animo  fuo  . 
j,  Nulladimeno  egli  non  sa  peranche  indurfi  a  ta- 
„  cere,  parendogli,  che  i  fuoi  difinganni  non  fo- 
j,  lamente  gli  permettano ,  ma  gli  comi^ndino  di 
„  parlare  ancora  ,  almeno  per  quefta  volta .  Né 
3,  vuol  egli  parlare  per  lagnarfìdi  qualche  ingra- 
5,  titudine  del  Secolo  ,  quali  tutto  altro  accoglimen- 
„  to  merifaffe  ^  fé  non  il  fuo  Dilegno,  l'ottima 
j,  fua  volontà  di  promuovere  il  bene  delle  Lette- 
5,  re.  Vuol  egli  piuttollo  implorare  la  gentilezza  de 
„  i  fuoi  Giudici  ;  vuol  pregargli  di  benignamente  af- 
),  col  tare  alcune  fue  umili  fcufe  ;  perchè  vorrebbe 
5,  pure  la  pace  dalla  loro  equità  ,  o  dalla  loro 
5,  clemenza  * 

5,  Egli  non  ha  già  il  pregio  di  non  errare  giammai  ; 
5,  ma  lente  bensì  d' aver  quello  di  bramare  d' effere 
„  corretto  ,  e  di  amar  chi  '1  corregge  .  Può  bensì  per 
5)  ignoranza  ,  e  inavvertenza ,  non  può  per  mala 
5j  volontà ,  e  a  bello  ftudio  offendere  altrui ,  né  è 
5,  men  pronto  a  confeffare ,  conofcendogli ,  i  fuoi 
„  falli,  che  a  chiederne  perdono,  e  adefiderardi 
5,  placare  quelli  che  disavvedutamente  da  lui  fr  ffero 
5,  offefi  .  Il  perchè  ha  egli  finalmente  dato  di  piglio 
3,  alla  penna  per  ammendare  in  qualche  maniera 
„  i  trafcorfi  della  fua  Ignoranza,  oppure  della  lua 
„  temerità .  E  ora  fi  rivolge  a  voi ,  o  gentili  e 
Zi  „  gè- 


55^  Appendice. 

„  generofi  Letterati,  per  efporvi  le  fue  fcufe,  e 
„  per  francamente  fupplicarvi  di  elitre  o  cuncedi- 
5,  tori  ,  o  interceiTori  di  quella  giuftizia  ,  e  di  quel 
„  perdono,  ch'egli  defìdera  . 

5,  Primieramente  egli  ode  dire,  che  fi  condan- 
5,  naTenerfi  propollo  per  fine  della  Repubblica  Let- 
,,  teraria  la  Gloria  .  Nel  che  non  sa  egli ,  fé  fi  vo- 
„  glia  riprovare  la  Gloria  della  Nazione,  d  cui 
5,  principalmente  fi  tratta  neMogli ,  o  la  Gloria 
„  particolare,  che  pub  fperarne  ogni  Letterato, 
5,  Qtialunque  fia  l'oggetto  dell' altrui  cenfura,  pò- 
„  trebbe  il  Pritanio  nfpondere  ,  che  non  è  tanto 
„  da  vilipenderfi  il  defio  della  Gloria ,  quando  fia 
5,  virtuofo  ,  come  egli  Io  richiede  ;  e  che  gli  an- 
„  tichi  ,  e  moderni  Letterati  hanno  creduto  fem- 
5,  pre  lecito  di  bramarla  e  cercarla  per  vie  oncfte  y 
,)  e  con  onefte  fatiche.  Anziché  tal  ora  chi  fi  per- 
„  fuade  di  meno  curarla  ,  anche  allora  contra  fua 
„  voglia  ne  corre  in  traccia;  e  fopratutto,  che 
„  il  defiderar  di  vedere  gloriofa  la  fua  Na7.ione , 
„  merita,  non  che  fcufa  ,  lode.  Pure  gli  balla  di 
„  pregar  chiccheffia  di  por  mente,  eh' egli  non  ha 
„  propofto  pc-  folo  fine  della  Repubblica  il  confe- 
„  guimento  deMa  Gloria  .  Altri  motivi  ha  egli 
„  accennati  ali?  p..g.  ì2.qua\ì  ^ono  il  profitto  o  del- 
„  la  Chic  fa  ,  o  proprio  ,  ode'  pojìeri  ^  e  li  riputazion 
,,  dclP  Italia  ,  t"  la  beatitHihne  di  chi  fi  conjacra  allo 
y,  Jìudio  &ct  Anzi  alla  pag.  17.  nel  Decreto  ha  egli 
,,  affai  fignifìcato ,  che  il  proprio,  e  foli»  fine  del- 
„  la  Confederazione  letteraria  ha  da  efiere  il  l>e- 
„  nefizio  della  Caitolica  Religione^  In  gloria  d' Jta- 
„  Ha y  e  il  profitto puhèlico  e  privata.  Nel  che  fi 
„  credeva  egli  di  aver  compendiate  tutte  le  ragio- 
„  ni,  e  i  giufti  fini  della  Confederazione  ,  cht  mai 
,,  pofTano  imiraginarfi,  -^principalmente  quello  di 

3;  prò- 


Appendice.  1557 

j,  profittar  collo  ftudio  nella  FilofofiaCriftiana  ,  e'' 

5,  defiderio  e  piacere  di  ritrovare  il  Vero  i  benché  ai 

j,  confegui mento  della  Crirtiana  FilF»rofia  non  fi  ri- 

„  cKieg^ano  molti  Libri  ,  e  il  defiderio,  el'  amore 

„  del  Vero  talmente  s'abbia  a  fupporre  in  chi  liudia  ) 

„  mentre  fenza  effe,  e  fen^a  la  prontezza  di  ante- 

„  porre  il  Vero  a  qualunque  altro  riguardo  ,  niuno 

„  eder  poflfa  degno  del  nome  di  vero  Letterato  ,  e  per- 

5,  ciò  neceflariamente  fi  debba  (upporre  piutt  (lo , 

„  che  proporre  nella  divifata  Lega  .  Che  fé  Laraindo 

„  Pritanio  oltre  a  ciò ,  per  animar  altrui  a  quella  ono- 

„  rata  imprefa  ,  ha  fatta  menzione  della  Gloria  ,  an- 

,,  zi  ancor  della  fperanza  di  crefcere  in  fortuna  ,  odi 

»,,  fchivare  i  morfi  della  necelTuà  ,   non  radi  ne' po- 

5,  veri  rtudiofi  :  ha  creduto,  che  la  nobiltà  d'altri 

„  motivi  accennati  non  deluda  la  corrpagnia  d'  altri 

j,  men  nobili  ,  parendigli  affai  manifefto  ,  che  non 

„  folo  Ci  polfa  onefiamente,  purché  m  'deratamea- 

„  te,  bramar  la  Gloria,  el'accrefcimento  ,  o  fol- 

j,  lievo  della  fua  Fortuna  ,  ma    che  pur  troppo  T 

„  umana  debolezza  più  da  quefti ,  che  da  altri  più 

„  nobili  impulfi  non  ora  folo  ,   ma  femprenai  fia 

yy  per  elTere  fpinta  allo  fiudio ,  e  all'  efercizio  del- 

5,  le  Lettere,  e  d'altre  illuftri  azioni  .  Laonde  chi 

„  non  (offerì (fé  nella  gente  ftudiofa  ancor  quefii  men 

j,  lodevoli  fini ,  e  maffimamente    non    trattandofi 

„  di  ftabilire  la  divifata  Lega  in  mezzo  al    rigor 

5,  de'  Chioftri  ,  ma  nel   fecole  ,  dove  o  non  fi  efi- 

„  gè  ,  o  dee  tollerarfi  la  minor  perfezione  ;  quefti 

5,  verrebbe  innocentemente  a  bramare  di  vedere  il 

5,  Mondo  quafi  fpopolato  di  Letterati  ,    e  farebbe 

„  egli  {ledo  un  prodigio ,  fé  onninariiente  fofi'e  ekn- 

3,  te  da  queRi  due  sì  naturali  affetti .  Nondimeno 

y,  perchè  forfè  il  Pritanio,  ficcome  più  uomo  ,  cioè 
Z    3  „  piìt 


558  Appendice. 

3,  più  debole  de  gli  altri ,  avrà  in  quefta  parte  di 
;,,  foverchio  fcoperta  la  fua  vanità  ,  e  avrà  difavve- 
„  dutamente  congiunto  non  neceffarj  motivi  alle 
„  vere ,  e  proprie  cagioni  di  formare  la  Società 
,,  Letteraria:  egli  del  fui  fallo  chiede  ora  perdono  , 
„  e  fi  contenta,  che  gliel  nieghi ,  chiunque  èaf- 
„  fatto  fenza  fimiglianti  difetti . 

„  In  fecondo  luogo  dee  farfì  giullizia  a  chi  nel 
„  Catalogo  delle  perfone,  che  fi  tìngono  approva- 
„  trici  del  Decreto ,  o  Difegno  di  formare  la  Re- 
5,  pubblica ,  non  sa  trovare  una  rigorofa  ed  inti- 
5,  era  fcelta  ,  quale  pur  fi  defidera ,  e  fi  coofiglia 
„  altrove.  Potrebbe  il  Pritanio  candidaroente con- 
„  feflTare  ,  che  alcuni  de'  quivi  noninati  ,  avvegna- 
5,  che  da  lui  f)mmamente  riveriti,  non  hanno  d' 
„  avere  a  lui  obbligazione  alcuna  per  efiervi  en^ 
„  trati .  Ma  piuttolio  gli  piace  di  dire,  che  quan- 
„  do  anche  mancaìfe  a  taluno  de'regiltrati  nel  Cata- 
„  logo  parte  de'  requ;fiti  neceffarj ,  non  gli  man- 
5,  cherà  tuttavia  né  ingegno,  né  fapere,  né  otti- 
„  ma  volontà  di  promuovere  le  Lettere  .  Edique- 
„  fla  ottima  volontà  ^  più  che  altro  ,  fi  dee  tener 
5,  cura  fui  principio  per  difegnare,  e  piantiire  que-^ 
,,  fta  ideata  Repubblica  ;  potendofi  pofcia  ,  e  doven- 
3,  dofi  ,  quando  foffe  (labilità,  mettere  in  ufo  il  ri- 
„  gor  convenevole  nell'elezione  de' Letterati  .  Sen-^ 
„  zachè,  non  ha  già  egli  intefo  di  determinare  i 
„  veri  Arconti,  ciò  dovendo  appartenere  all' autori- 
5,  tà  altrui ,  e  ad  un  particolare  efame ,  quando  un 
„  giorno  fi  diceflTe  daddovero  ;  ma  di  accennar  fo- 
,^  lamente  chi  ha  gran  merito  n^lle  Lettere  in  Ita- 
„  Ha ,  ovvero  può  farfelo  fpezialmente  coli'  ajutar 
„  la  formazione  di  quefia  Unione  Letteraria .  Né 
3,  mancheranno  vie  (ove  pur  fi  voglia  )  di  ammen- 
da dar  queftc  errore  ,  di  cui   pondinieno  ,    ficcoms 


Appendice.  359> 

55  dell'  avere  innocentemente  ommeffi  altri  perfonag~ 
,,  lì  meritevoli,  egli  dimanda  perdono  a  chi  per  av- 
,,  ventura  volefTe  pur  farne  querela . 

,.  In  terzo  luogo  dicendofi  ,  che  ad  akuno  difpiace  1* 
„  introdurre  nella  Società,  oltre  alla  diverfità  de  gli 
,,  Ordini  ,  i  diverfi  nomi  d'Arconti,  e  Candidati, 
,,  quafichè  quefti  pajano  trovati  fanciullefchi  ,  ere- 
,,  liquie  della  vita  menata  già  nelle  Scuole:  egli  ri- 
5,  fponde ,  che  forfè  potrebbe  parere  diverfamente  ad 
„  altri.  Imperciocché lafciando  (tare gli  efempj  dell' 
„  ufo  di  sì  fatti  nomi ,  e  gradi  in  tante  Univerfità  ,  e 
,,  Accademie  ,  s' induceva  egli  a  credere ,  che  non 
j,  fofTe  affatto  da  condennarfi  queft'  ufo  nella  loro 
„  Confederazione.  Perciocché,  ficcome  egli  fti- 
„  mava  (  e  tuttavia  ftima  )  utile ,  fé  non  neceffa- 
,,  rie  l'ammettere  nella  propolla  Repubblica  qual- 
,,  che  dittinzione  di  grado  fra  i  Letterati  Vetera- 
„  ni ,  e  i  novizzi  ;  sì  per  fegnare  il  merito  de  i 
3,  prirr^i ,  sì  per  incitare  i  fecondi  a  confeguire  l'onor 
3,  de'  primi  ■  cc^sì  gli  parea  di  poter  prendere  in 
,,  preiHio  da  i  Greci ,  e  da  i  Latini  due  Nomi 
5,  non  avviliti  dall' ufo  d'altre  Univerfità,  e  for- 
,,  temente  fignificanti  quella  difìinzione  di  grado^ 
„  fra  i  Letterati  Veterani ,  eh'  egli  intendea  di 
5,  proporre .  Se  male  non  fonerebbono  (  ove  fi  vo- 
,,  lelic  ammettere  la  fuddetta  difliniione)  i  nomi 
,,  òi  prrmì  j  ó\  principali  ,  à\  allievi -,  e  di  principi- 
ai unti:  perchè  foneranno  tanto  male  gli  eruditi  no- 
5,  mi  À^jìrcovit ,  e  Candidati ,  che  lignificano  lo  ftef-- 
s,  fo  ,  e  hami  da  fervire  per  gente  erudita  ?  Contut- 
3,  tociò  s' accorda  il  Pritanio  prontamente  colla  favia 
9,  dilicatezza  altrui,  che  né  pure  ^■^  (offrire  l'ombra 
,)  del  ridicolo  ,  edelpueriic  in  un' Unione  ,  che  av- 
5,  rebbe  ,  fefifaceffe,  da  effere  tanto  feria  ;  ed  egli- 
3)  giudicherà  ben  fatto  l'adoperare  altri  nomi  piùcoti- 

Z    4  ve- 


^6o  Appendice; 

9,  venevoli  per  denotare,  fé  così  parrà  bene,  Icme- 
,,  defime  cofc  .  Certo  fi  vuol  ben  guardare ,  che 
„  l'affettazione,  e  il  fallo  non  abbiano  luogo il- 
„  cuno  nella  formazione  di  quefta  Reppubblici . 
„  E  quefto  fia  detto  de  i  difetti  fcoperti  ne'  D.- 
,  legni  della  Repubblica,  intorno  a  i  quali ,  e  for- 
5,  fé  non  fenza  qualche  ragione ,  fi  faceva  a  fp?- 
„  rare  il  Pritanio  d'incontrar  minore  feverir'à  n;* 
„  fuoi  Giudici,  da  che  egli,  non  come  perfette, 
,,  ma  come  difettofe  cofe,  avea  propofte  al  Pubbli- 
,„  co  le  fue  ofiervazioni ,  ed  avea  pregato  ciafcu- 
„  no  di  emendarle,  effendo  effe  un  abbozzo  m- 
„  perfetto  di  un'  ottima  volontà .  Ma  poiché  han- 
„  no  favie  perfone  riconofciuto  ,  che  la  vaniti  del 
„  Pritanio  avea  bi fogno  di  un  fort€  medicanen- 
5,  to  per  guarire ,  egli  non  faprebbe  mai  lagnarfi 
„  del  configlio  loro ,  anzi  vuol  ringraziarle  per  la 
^  loro  pietofa  aufierità  .  Ora  paffiamo  a  gli  altri 
„  difetti  fcoperti  nella  maniera  di  pubblicar  quelH 
3,  Difegni. 

,,  Pare  che  alcuno  moflri  di  tenere  per  un  de- 
„  luto  quel]' aver  detto  nei  Fogli,  che  nrolti  Let- 
„  terati  abbiano  approvato  il  Decreto  alila  pag.  i6. 
„  quando  niun  d' tfli  n'era  confapcvole,  e  molto 
„  meno  aveva  acconfentito  a  cotal  cofa  .  Non  Sa 
j,  già  il  Pritanio  ,  s'egli  vada  forte  ingannato  ; 
,,  sa  bene  eh' egli  ha  finora  creduto,  che  s'abbia  a 
„  diftmguerre  fra  il  mentire,  e  il  fingere  ;  per- 
j,  <;iocchè  il  primo  è  ftmpre  vizio  ,  e  il  fecon- 
),  do  può  teiere  virtù ,  o  almeno  non  effere  atto 
^  viziofo.  Kè  vizio  crede  egli  già ,  che  fia  il  fin- 
„  gere  ,  allorché  ciò  fi  fa  fenza  voglia  ,  e  fenza  fine 
yi  d'  ingannare  altrui  y  allorché  la  finzione  non 
y,  apporta  danno,  e  difonore  al  prolfimo  ;  allor- 
fi  Ghè  è  fatta  per  ilcherzo ,  e  burla ,  e  con  verifì-* 

„  mi- 


Appendice.  ^6t 

„  mllitudine  ,    che  una  sì  fatta    beffa    non  abbia 
^  da  diipiacere  ,  anzi  abbia  da  piacere    alle  per- 
„  fone    intereflate  ,   e    introdotte    in  effa  .    Per- 
„  tanto  ,   eflTendofi    egli    porto  in  cuore    di    for- 
„  mare  una  Commedia ,  la  quale  fervi  {Te  ,  non  di 
„  legge  (  eh'  egli   non   ha  mai  condotto  sì  avan- 
j,  ti  la  Tua  prefuniione  )    ma  in  qualche    manie- 
5,  ra   di    (limolo    piacevole  a  gli    eruditi   Italiani 
„  per  purgare,  e  migliorare  il  Regno  delle Scien- 
„  ze ,  e  dell'Arti:  egli  non  ha  mai  peniate  adin- 
„  gannare  ,  e  non  sa  d' avere  in  ciò  ingannato  al- 
„  cuno.  A  chiunque  è  giunta  contezza  di  quetta 
„  Commedia,  o  tolto,  o  poco  appreffo,    è    an- 
„  cor  giunta  ,  o  di  leggeri  nata  in  mente   qneiT 
„  altra,  cioè  che  il  tutto  quivi  fia  finto;    e    per 
„  quanto  egli  sa  ,  e  fi  avvifa  ,  quafi  tutti  ridendo 
j,  le  ne  fono  incontanente  avveduti  ,  o  pur  nond' 
„  altro  fi  fon  lagnati ,  fé  non  che  fia  finta  una  co- 
„  fa,  eh' eglino  amerebbono  vera  per  benefizio  del- 
„  le  Lettere  .  Tuttoché  pofcia    egli   conofca  ,  che 
„  ogni  altra  perfona  erudita  può  (ed  egli  defidera 
j,  che  ognuna  il  voglia)  foccorrere  al  bifogno  delle 
5,  Lettere  con  difegni ,  e  configli  di    lunga  mano^ 
,j  più  nobili,  più  utili  ,  più  fpediti ,  e  praticabili, 
„  che  non  fono  i  fuoi  ^  nondimeno  egli  ,  fé  ha  da 
j,  preftar  fede  al  giudicio  di  molti    dotti ,  non    sa 
j,  finora  giudicare  i  propofti  da  lui  così  ridicoli  , 
„  e  miferabili  ,  e  che  altri  fi  abbia    da  recare  ad 
3,  onta,  che  gli  fieno  attribuiti ,  naflfimamenteef- 
,)  fendo  ma  nife  (io  ,  che  il  tutto  è  finto,  e  non  ve- 
„  ro,  e  ch'egli  non  ha  attribuito  a  clafcunoquc* 
j,  varj  Difegni  ,  ma  folamente  la  femplice  appro- 
„  vazionedi  un  Decreto  formato  da  altri,  econ- 
5,  tenente  la  fola  generale   Idea   di    giovare  alle 
9,  Scienze. 

^  Dal 


3<J2  Appendice. 

„  Dal  che  fegue  ,  altro  non  effere  quefla  Anzio- 
9,  ne,  che  una  interpretazione  affai  facile  dell' al- 
j,  trui  tacita  volontà .  Fa  egli  giufìizia  a  tutti  i 
ij  nominati  nel  Catalogo  col  fermamente  credere , 
5,  che  Ognun  di  loro  ami  ,  e  dcfideril' avanzamen- 
j,  to  delle  Lettere ,  né  fia  mai  per  ricufare  di  dar 
„  mano  a  così  lodevole  imprefa  .  Ciò  dunque  ,  che 
„  fi  vuol  fupporre  certo  nell' interno  loro,  egli  ha 
j,  finto,  che  fia  paffato  da  i  gabinetti  della  lormen- 
3,  te  alla  pubblica  notizia  j  e  ficcome  era  onefta , 
„  gloriufa ,  e  degna  di  loro  quella  fegreta  volontà 
„  di  giovare  alle  Scienze,  e  all'  Arti,  così  non 
5,  può  efia  aver  perduto  il  fuo  pregio ,  per  efferfi 
},  pubblicata  dal  Pritanio  con  una  pii^  che  verifi- 
,,  mile  ,  anzi  naturale  interpretazione  .  In  fomma  la 
,,  finzione  da  lui  fatta  può  facilmente ,  e  dovrebbe  ri- 
„  conofcerfi  per  una  tacita  preghiera  fatta  a  gP  Inge- 
„  gni  quivi  mentovati  ,  acciocché  feriamente ,  e  per- 
„  fettamente  vogliano  efeguire  ciò  ,  eh'  egli  con  bur- 
5,  la  (  fecondochè  fi  dà  ad  intendere  )  onelta  e  lecita  , 
5,  benché  imperfettamente  ,  e  rozzamente  ha  propo- 
j,  fio.  Attribuifce  egli  adunque  a  fua  difavventura  1' 
„  eiTerfi  avvenuto  con  tal  finzione  in  quella  Filofo- 
„  fia  cotanto  aufiera  ,  che  o  non  sa  ridere  giam- 
5,  mai ,  o  non  vorrebbe  che  altri  mai  ridefiero . 
„  E  contuttoché  egli  potefie  citarla  a  quel  Tribu- 
5,  naie ,  dove  dicono  fua  ragione  tanti  Poeti  ,  tanti 
„  Autori  di  Dialoghi ,  e  tante  onorate  perfone^,  che 
jj  tutto  dì  fingono  o  in  verfi  ,  o  in  profa ,  o  per 
3j  ifcherzo  nelle  civili  converfazioni  :  pure  ama  egli 
3,  meglio  di  aver  la  medefima  aufieraPilofofia  per 
5,  Giudice  fuo  in  quefto  cafo ,  purché  chi  la  poffie- 
jj  de,  voglia  nello  fieffo  tempo  ricordarfi ,  potrei 
3^  dir  di  pili  cofe  ,  ma  dirò  della  fua  innata  genti- 
5j  lezza  e  bontà , 


Appendice.  ^6^ 

„  Ne  pure  è  paflato  fenza  richiami    quell'  aver 
voluto ,  fenza  precedente  notinca/ione  e  licen- 
za ,  addogare  ad  altrui  il  pefo   di   raccogliere  i 
Voti  de  gli  altri  Eruditi .  Non  sa  il    Pritanio 
dillimulase  in  ciò  la  (uà    arditezza  ;    ma   quafi 
non  sa  peranche  pentirfene  .  Defidcrava  egli ,  e 
tuttavia  defidera  ,  di  dar  nafcolo ,  altro  non  cer- 
cando (  fé  pure  egli  intende  il  linguaggio  delle 
fue  paflioni  )  che  il  folo  tacito    piacere  di  aver 
moffo  il  buon  genio  d'  alcuni  a  riformare ,  o  il* 
„  luflrar  maggion-nente  le  Lettere  in   Italia  .  Co- 
5,  nofcendo  egli  pertanto,  che  bifognava  dctermi- 
5,  nar  qualche    vilìbile ,  e  noto    Depofirario    dell' 
„  Imprefa  ,  a  cui  poteffero  gli    altri    comunicare 
j,  i  lor  pareri ,  per  quindi  raccogliere ,  fé  la  Re^ 
„' pubblica  avefle  dì   retiare  in  compagnia  di  quel- 
„  la  di  Platone ,  ovvero  formArfi  daddovero  y    né 
„  volendo  egli  (  come  dicemmo  )  per  verun  con- 
„  to  fcoprirfi  :  fu  necelfitato  a  dirizzare  il  colpo 
j,  verfo  qualche  parte  ,  fenza  moltrar  1'  arco  ad  al- 
„  cuno  .  Parvegli ,  ficcome  tuttavia  fegue  a  parer- 
„  gli ,  che  non  altrove  fi  do^'effe  prendere  la  mira  , 
„  che  fopra  quella  Citta,  la   quale  è  più  fertile  di^ 
„  Letterati ,  e    può    dirfi  il  centro  loro  ;  Città  in 
j,  cui  fiede  chi  potrà,  e  fperiamo  che  voglia,  ef- 
„  fere  il  primo  ,  e  principale  appoggio    della  Re- 
j,  pubblica  ideata  ;  Città  in  una  parola  ,  dall'  ajuto  , 
„  e  confentimento  di  cui  può  fperare  il  fuo  efìfere 
„  l'unione  de  gli  Eruditi,  e  nulla,  o  poco  all' in- 
„  contro ,  ove  manchi  il  foccorfo ,  e  confentimen- 
„  to  della  fteffa  .  Non   feppe  venirgli    in   mente , 
5,  che  r  innocente  offerta  di  queftoonefto  grado  po- 
„  teffe  difpiacere  ,  e  molto  meno  fvegliar  la  collera 
„  ad  alcuno  amante  delle  Lettere  ,  e  al  piti  al  più  ne 
5JI  poteva  e^U  temere  uh  femplice  rifiuto .  Se  fi  vua»* 

s»  k 


364  Appendice* 

5,  le  ora  contare  per  delitto  il  non  aver  egli  avu- 
„  ta  la  fortuna  di  bene  indovinare,  animofarnen- 
„  te  fi  conti.  Ma  egli  non  lafcerìi  perciò  di  fpc- 
),  rame  perdono  dalla  gente  Letterata ,  e  fpciial- 
„  mente  lo  (perera  da  chi  pub  agevolmente  cono- 
„  (cere  di  non  elTere  rtato  involto  più  de  gli  altri 
„  in  quefta  Commedia,  fé  non  per  1' alta  (lima  che 
„  fi  avea  ,  e  s'  avrà  fempre  della  modeftia ,  della 
„  gentilezza,  del  fapere,  e  di  tante  altre  virtù  in- 
„  tellettuali ,  e  morali  ,  che  in  lui  rifplendono , 
„  e  che  il  fanno  celebre  dentro,  e  fuori  d'  Italia, 
„  e  che  in  quefta  occafìone  1'  han  fatto  preporre 
„  ad  ogni  altra  perfona  .  Come  ancora  per  lo  Jief- 
j,  fo  motivo  ìiominercbbe  inluo^odi  chi  per  fottrarfi 
„  fi  appiglia  fino  a  fingere  degli  equivoci  e  de^  fim- 
„  posj  y  Mon/ig.  Gian-maria  Lanci/i ,  ti  Signor  Aba- 
„  te  Giulio  Fonfanini ,  0  il  Sig.  Ab.  Domenico  Paf- 
5,  fionei  y  ma  ?wn  ardifce  temendo  eguale  dtfavven- 
„  tura  ^  e  lafciaad  altri  il  farne  qualche  fperienza  . 
„  Non  sa  poi  il  Pritanio  di  aver  così  fatalmente 
,,  irritato  e  ofFefo  altrui ,  fé  non  per  quefta  mede- 
j,  (ima  alta  ftima,  e  dirò  ancora,  per  quel  vero» 
„  ed  antico  affetto,  che  lui  profefTa  ^  nel  che  egli 
„  può  dire  di  avere  già  ottenuto  quefto  perdono, 
„  in  confiderando  la  naturai  gentilezza  di  chi  è  fta- 
„  to  sì  innocentemente  da  lui  offcfo  .  Anzi  gli  pa- 
„  re  di  averne  fcoperti  i  fegni  nella  ftelfa  altrui 
„  collera  ,  pofciachè  (  fé  pure  è  a  lui  nota  tutta  la 
„  fua  disgrazia)  non  fono  ftati  riprefi  nella  fua 
„  Commedia,  fé  non  difetti  leggieri ,  quali  s'avvi- 
j,  fa  egli ,  che  fieno  i  fopramentovati ,  elfendofe- 
„  ne  per  fola  benignità  difTimulati  molti  altri  via 
„  più  rilevanti . 

„  Qualunque  però  fìa  la  gravezza  de  i  falli  del 
),  Pritanio ,  e  il  numero  de  i  difetti  fcoperti  ne  i 

„  fuoi 


Appendice.  555 

,,  fuolDifegni,  egli  umilmente  pre?^a  tutti  gli  amo" 

,,  revoli  ,  e  gencroiì  Letterati,  che  dilhnguanola 

.,,  caufa  di  lui  da  quella  della  Repubblica  .  Nonhan- 

,,  no  gli  errori  di  lui    (  iuirutenti  ,  o   infuiTilknti 

.,  che  fieno)  da  pregiudicare  allo   ftabilimento    di 

;,,  quella  Unione ,  che  un  giorno  potrebbe  arrecar 

3,  t^nto  vantaggio  alle  Lettere,  tanta  utilità    alla 

3,  Religione  Cattolica  ,  e  tanto  fplcndore  all'  Italia . 

,,  JVIircrà  il    Pntanio  cm  fing'>Iar  piacere,  che  fi 

,,  correggano,  anche  fdegnolamente,  e  fi  difpregi- 

„  no,  e  affatto  li  mutino  tutti  i    me7zi    da!    luo 

j,  corto  intendimento  finora  propoli    per  formare 

5,  la  Confederazione  Letter.iria  .  purché  quella  fi  fac- 

a,  eia  in  qualche  guifa  ,  e  purché  tutti  fi  rivolga- 

5,  no  alla  fofpirata  riformazione,  e  all'accrefcimen- 

„  to  delle  Scienze:  che  quello  ultimo  infine  è  il 

5,  proprio  defideno  d<.l   Pritanio,  e  il  vero  moti- 

„  ve  delle  fuc  finzioni  ^  poco  dovendo  importare  il 

5,  eonfiituire  una  Società,  quando  fenza    efla    noi 

„  poffiamo    Iperare ,  e  ottenere  l' intento    nollro . 

,,  Ma  perchè  fi  è  creduto  ,  non  da  lui    folo ,  ma 

j,  da  tante  perfone  afitnnate  ,  che  ciò  più  agevoi-, 

,,  mente  fi  pofTa  confeguire  col  formare  una  Lega 

„  di  Studiofi  ,  che  di   buon  cuore,  e  concordemen- 

5,  te  proccurino,  tutti  fecondo  le  ior  f  rze ,  quefta 

„  utilità  alle   Letere  ,    quella    gloria    all'Italia  : 

j,  forfè  ancora    avverrà,  che  da  ognuno  fi  perda- 

„  ni  al  buon  animo   del   Pritanio  qualunque  erro- 

),  re  commeffr.  nelF  ideare  e  pubblicare  una  sì  fat- 

„  ta  Repubblica  . 

„  Ed  avvegnaché  la  poca  ventura  da  lui  finora 

5,  provata  affai  poteife    perfuadergli  di  Cdnlannar- 

„  fi    egli    lìtfTo    da  qui    innanzi    ad    un    iigoro- 

„  fo    nienzio  j    pure    non   fi    rimarrà  egli  mai  di 

})  contribuire  a  così  orrevole   imprefa  quei   de- 

„  bili 


^66  Appendice» 

5,  bili  configli  ,  e  quei  pochi  foccorfi  ^  che 
5)  per  lui  fi  potranno.  Quando  facciano  il  fimile 
3,  tanti  Ingt^ni  piti  felici  del  fuo  ,  e  quando  la 
3,  clemen7a  de'  Protettori  (  fìccome  ci  giova  fpe- 
„  rare  )  benignamente  afcolti  le  comuni  preghiere  : 
3,  non  v'ha  dubbio,  che  fi' vedrà  nafcere ,  e^fio- 
j,  rire  ancor  la  Società  propesila .  Ma  quefta  e  più 
5,  agevolmente  nafcerà  ,  e  più  fortemente  fi  confer- 
3)  vera,  fé  l'umiltà,  fé  la  fcambievole  tolleranza 
3,  de  gli  altrui  falli,  e  difetti;  fé  l'amor  nobilif- 
3,  fimo  della  concordia  ;  fé  il  defiderio  onefiiffimo 
3}  di  giovare  alla  Chiefa,  all'Italia,  ed  alle  Let- 
3,  tere  3  potranno  più  nel  cuore  dei  Letterati,  che 
j,  il  penfare  a  i  foli  fuoi  comodi  ,  e  alla  fola  fua 
„  gloria.  In  una  parola,  fé  la  Reina  delle  Vir- 
3,.  tu,  cioè  la  Carità  Criftiana ,  avrà  fempre  pili 
,3  forza  ,  e  dominio  nel  petto  loro  ,  che  il  Re  de  gli 
„  affètti  viziofi  3  cioè  il   foverchio  amor   di    noi 

„  fkfri. 

N  u  M.     VII. 

Lettera    efortatoria   di  Lamindo  Prìtanio  a  i 

Capi ,  Maejìri ,  Lettori ,  ed  altri  Minifiri 

de  gli  Ordini  Religiofi  d^  Italia . 

„  A    Molti  di  voi ,  Reverendifs.  Padri ,  e  piifTi- 

„  lA.  mi  Religiofi  ,  non  farà  f  irfe  ignoto  ,  che 

3,  fi  va  proponendo  all'  Italia   una  forte    Lega  di 

3,  molti  valentuomini  Letterati,  fra  i  quali  poffono 

3,  ancora  e  debbono  contarfi  alcuni    figliuoli   delle 

„  volbe  medefime  Congregazioni  .  Quando  ciò  vi 

3,  fìa  noto,  faprete  del  pari,  o  almeno  da  rne  ora 

3,  faprete,  che  la  mira  di  quella  Unione  è  indi- 

„  rizzata  al  benefizio ,  ed  aumento  delle  Lettere  , 

„  e  a 


Appendice.  3^7 

V,  e  a  rendere  quanto  piti  fi  pub  glorlofa  V  Atalia 
„  nodra .  Il  che  pare  doverli  in  qualche  guifafpe- 
,,  rare  ed  ottenere ,  ove  fi  rimetta  nelle  Scuole  e 
„  nella  gente  fiudiofa  l'ottimo Gufto  ,  e  fi  moftri- 
„  no  i  feniieri  meno  intralciati ,  e  più  ficuri  per 
„  trattar  1'  Arti  e  le  Scienze  ,  e  fi  compongano  Li- 
,,  bri  fquifiti  in  ogni  Torta  di  fapere  .  Quanto  ciò 
,,  debba  elTer  caro  a  voi  pure ,  è  facile  argomen- 
„  tarlo  dalla  profeffion  che  fate  di  letteratura  e  pie- 
„  tà  .  Non  può  eflere ,  che  all'  udire  anche  il  ìolo 
,,  difegno  di  cib  ,  T  animo  voftro  non  fi  accenda 
„  anch' effo  di  onefto  defiderio  verfo  la  gloria  ,  e 
„  verfo  r  utilità  pubblica  e  privata  .  Che  fé  pu- 
5,  re  talun  ci  fofle  ,  il  quale  non  dirò  già  fi  ri- 
„  defie  di  quefla  propofla  (  perchè  non  fono  ca- 
,,  paci  di  sì  villano  e  mal  faggio  affetto  animi 
,,  gentili,  e  conofcenti  del  meglio)  ma  moftraf- 
„  (e,  che  punto  non  glie  ne  cale:  io  non  po- 
,,  trei  ritenermi  di  non  gli  ricordare  alcune  Maf- 
„  fime  generofe  ,  onefte  ,  e  neceflarie ,  le  quali 
„  fpezialmente  fi  convengono  allo  fiato  Reli- 
„  giofo .  La  fuga  voflra  dal  Mondo,  io  gli  direi, 
„  non  è  già  fiata  per  vilmente  fuggir  le  fatiche, 
j,  e  darvi  in  preda  all'ozio,  ma  sì  bene  per  if- 
,,  chifar  le  tempefte  del  Secolo  tanto  pericolofe  all' 
„  innocenza  ,  e  per  imprendere  un  cammino  piti 
j,  ficuro  e  quieto,  manonmen  faticofo  dell'altro, 
„  alla  volta  dell'eternità.  Stato  di  quiete,  e  non 
„  d'  ozio  ha  da  efiere  il  voftro .  Ora  in  due  gui- 
55  fé  voi  avete  a  faticare .  Primieramente  nell'efer- 
5,  cizio  della  Pietà,  rendendo  migliori  voi  fiefiTi, 
„  e  aiutando  gli  altri  coli' efempio,  e  con  altri  ufi- 
j,  zjCrifiiania  divenir  tali.  Secondariamente  nel- 
5,  lo  fiudio  delle  Lettere,  che  fommamente  è  ne- 
5,  ceffario  per  giovare  a  voi  fieffi ,  alla  Chiefa  di 

„  Dio , 


368  Appendice. 

j,  Dio ,  e  al  proirimo  voftro ,  Io  quafi  anfolverei 
„  dall'  obbligazion  dello  ftudio  chi  fpende  tutto  il 
„  (uo  tempo  nel  fervire  a  Dio  in  femplicit'a  di  cuo~ 
„  re  ,  meditando  per  fé  ftefTo  ,  lodando  Dio  ne  gì' 
„  Inni  e  Cantici ,  intendendo  a  medicar  le  infer- 
5,  mità  de  gli  animi  altrui ,  ed  efercirandofi  in  al- 
s,  tre  fimiglianti  piifTime  opera'^ioni .  Ma  chi  è 
,,  quegli,  che  con  tutta  la  fua  applica2ione  alla  Pie- 
„  tà  non  abbia  Tempre  qualche  parte  di  tempo  vuo- 
„  ta ,  e  avendola ,  non  abbia  ancor  da  dtfidcrarc 
„  di  occuparla  ne  gli  ftudj  onetti,  emaffimamen- 
),  te  facri  ,  e  (pe^ialmente  nello  ftudio  delle  divi- 
j,  ne  Scritture?  Come  può  mai  più  onertamentc 
„  ricrcwrf]  l'uomo  pio,  che  nella  d'alce  lettura,  e 
5,  nell'ameno  ihidio  delle  Scien7e,  andando  in  trac- 
),  eia  della  Sapienza  ,  e  di  lumi  nuovi  per  illumi- 
,,  nare  fé  (ledo  ed  altri?  Ove  non  è  la  Seicn'ta  ^ 
j,  dice  il  Savio,  tjuivi  non  è  felicità  inanima.  Il 
),  cuor  de  i  Snvj  pofTederh  la  Scienza  j  e  P  oree- 
j,  chio  loro  cerca  la  dottrina  . 

„  Apprt-nT'  e  chi  non  sa,  che  la  perferione  del- 
5,  la  Pif  a  pende  in  parte  dalla  fuddetta  Sapienza  ^  e 
5,  quella  nnn  fi  ottiene  ,  fé  non  collo  ftudio?  Per 
),  ammaellrare  altrui  ,  e  per  direttamente  condur 
„  fé  medefi  IO  nella  via  del  Signore,  ha  la  Pietà, 
5,  che  vuol  gran  viaggio,  da  raccomandarfi  alle  Let- 
„  tere  ;  potendo  ben  l'ignorante  egli  folo  piacere 
55  a  Dio ,  ma  non  sì  facilmente  come  il  dotto  proccu- 
5,  rar  ,  che  gli  altri  gli  piacciano  .  Nel  folo  cuor  de  i 
j,  fuperbi  e  malvagi  le  Scienze  diventano  veleno  ; 
),  ma  in  quello  de  gli  uomini  buoni  fono  il  fomen- 
j,  topiù  forte,  e  le  guardie  j>iù  fedeli  della  Virtù. 
5,  Chi  piò  è  ricco  di  effe,  ha  fenza fallo  più  mez- 
j5  zi  da  farfi  Santo  .  E  non  vedete  voi ,  che  fra 
5>  quanti  fono  da  noi  riveriti  nella  Cattolica  Chie-* 

„  fa 


Appendice.  5^9 

„  la  per  fama  di  fantltà,  i  piùilluftri  fono  ancor 
„  celebri  per  letteratura,  e  dottrina?  Che  fé  ogni 
„  uomo  nel  Mondo  pub  riportare  sì  gran  giova- 
„  mento  dallo  ftudio  delle  Lettere  :  quanto  più  ne 
„  trarran  coloro,  i  quali  fono  apporta  fuggiti  dal 
,,  Mondo  per  divenir  perfetti  ?  A  coftoro  non 
„  folamente  fon  giovevoli  gli  iìuà] ,  ma  fon  ne- 
„  cefTarj .  Siccome  la  lezione  e  lo  ftudio  congiun- 
j,  ti  colia  pietà  fon  genitori  della  Sapienza  y  così 
„  l'ignoranza  lenza  la  pietà  è  madre  di  tutti  i  vi- 
„  zj .  Dovendo  il  buon  Religiofo  tenerli  lungi  dal- 
5,  le  cure  e  brighe  fecolarefche ,  alle  quali  ha  ri- 
„  nunziato ,  e  che  poffono  divertirlo  dalla  fanta 
„  fua  vocazione  con  mille  incanti  o  d' interelTe , 
„  o  di  piaceri  ;  e  dovendo  altresì  guardarli  dall'  ozio , 
,,  nemico  noftro  non  m.en  poderofo  del  Mondo  , 
„  e  conllgliere  gradito  d'  ogni  malvagità  :  qua!  più 
5,  convenevole  intertenimento  può  eleggerfì  che  lo 
j,  ftudio  delle  nobili  difcipline  e  delle  Scienze  mi- 
„  gliori  ?  Venga  pure  il  tentatore  ad  alTalirlo  :  non 
„  faprà  quando  cominciar  1'  affalto,  come  difpoc 
„  le  batterie ,  a  qual  parte  indirizzarle  ;  perchè  lo 
j,  ftudiolo  in  ogni  parte ,  in  ogni  tempo  è  in  ar- 
5,  mi  ,  e  fempre  veglia  ;  né  han  poffa  le  infidie 
5,  infernali ,  fé  non  conira  i  buoni ,  che  fon  dor- 
„  migliofi  ,  o  centra  i  cattivi  tuttoché  fieno  vigi- 
„  lanti.  Una  gran  difciplina  del  corpo  é  l' indefef- 
j,  fa  applicazion  della  mente .  Perchè  faggiamente 
5,  avvifarono  i  fanti  Infti tutori  ,  egli  altri  Legis- 
„  latori  de  gli  Ordini  Religiofi ,  che  i  lor  figliuo- 
j,  li  doveflero  coltivar  le  Lettere,  e  decretarono  pcc 
5,  quedo  fine  gradi ,  onori ,  e  premj ,  ben  conofcen- 
„  do  quanto  importale  lo  ftudio  d'  eflTe  per  impe- 
5,  dire  con  onefta  dilettazione  i  maligni  effetti  dell' 
),  ozio,  per  accrefcere  la  cognizione  ed  amore  sì 

A  a  ,5  di 


370  Appendice. 

),  di  Dio ,  come  delle  virtù  morali ,  ed  intcllettua* 
,j  li,  e  per  fovvenire  il  proflìmo,  eia  Chicfa  ftcf- 
3,  fa  ne' fuoi  correnti  bifogni .  E  quanto  a  queft' 
5,  ultimo  io  credo  che  ben  Tappiate,  nonefrerefta- 
„  ti  gli  Ordini  volW  una  volta  inftituiti  da'  vo- 
„  ftri  Padri ,  ed  approvati  non  folo ,  ma  premia- 
„  ti,  e  arrechiti  di  mille  privilegi  e  grazie  dal- 
„  la  S.  Sede  Romana  e  da  i  Principi ,  perchè  vi 
„  giacere  utili  folamente  a  voi  lìeflì  in  agiatif- 
5,  fimo  ripofo .  Richiefero  allora  ,  e  tuttavia  richie- 
„  dono,  che  colle  predicazioni,  col  fapere ,  coli' 
5,  efempio  ferviate  all'  edificazion  della  Chiefa  .  E 
„  nel  vero  fé  per  mala  ventura  fi  raffreddaffe  fra 
„  voi  lo  Audio  della  Pietà ,  fé  l' ignoranza  figno- 
„  reggiaffe  ne  i  vollri  Chioftri ,  oltre  al  biafimo 
„  di  ribellarvi  alla  n  ente  de  i  voftri  padri,  ol- 
„  tre  al  far  perdere  la  riputazione  all' abito  voftro, 
„  vi  efporreile  ancora  al  pericolo  di  veder  riftret- 
„  ta  la  mano  de' fommi  Potefici,  e  de' Principi , 
5,  e  de' Popoli  a  favorirvi.  Adunque  utile  infieme 
„  e  necelfario  a  voi  altri,  di  qualunque  profeffion 
„  Religiofa  vi  fiate,  è  il  dar  opera  alle  Lettere. 
5,  E  certamente  molfo  da  malvagità,o  ftiocchezza  fa- 
),  rebbe  colui ,  che  o  ne  facelfe  poco  conto,  o  le  dileg- 
5,  giaffe  ne'  fuoi  compagni  ,  non  fapendo  ,  o  facen- 
5,  do  viltà  di  non  lapere  ciò ,  the  per  bocca  di 
„  Ofea  diceva  Iddio:  Perck^tuaibonijii  il  fapere f 
5,  ancor  io  abburrnò  la  tua  perfona ,  ne  ti  vorr^  per 
3,  mio  Sacerdote  . 

„  Tanto  ho  detto  finquì ,  o  Rev.  Padri ,  non 
„  già  per  infegnare  alla  volìra  prudenza,  e  probi- 
5,  tà  CIÒ  che  VOI  ottimamente  fapete  ed  efeguite; 
3,  ma  per  ricordare  il  fuo  dovere  a  chi  perawcn- 
3,  tura  militando  fotto  le  voflre  bandiere  non  vo- 
j,  Ielle  imitare  j  per  quanto  gli  foflc  poifibiic,  voi 

5,  altri 


Appendice.  ^yt 


3> 


^j  altri  fuoi  Capitani.  Per  altro  giacche  l'obbli- 
.j,  gazione  di  amar  le  Lettere  è  a  tutti  voi  mani- 
ferta,  e  l'amor  di  elle  da  me  fi  fuppone  a  tut- 
ti voi  ancora  comune  :  quanto  più  dee  fperarfi , 
che  abbiate  a  coltivarle  da  qui  innanzi  j  e  pro- 
moverle  j  quando  e  voi  tutti  vi  coileghiale  in- 
fìeme,e  tanti  altri  ingegni  fi  colleghino  coti  effo  voi 
per  iomedcfimo  fine  ?  E  volendo  voi  concorrere  a 
gara  ,  comt  lo  fpero  ,  anzi  credo  >,  all'autnento  del- 
5,  le  Icienze  ^  e  delle  difciplirie ,  e  alla  gloria  dell* 
5,  Italia:  tutto  riufciràavoi  facile  j  e  ne  raccoglie - 
„  rete  incredibili  fi^utti  d'onore.  Per  queftóioprc- 
5,  go  il  vollro  buon  genio  di  ben  confiderare  i  due 
5,  punti ,  che  ora  fon  per  propórre  ^  e  che  i  me 
5,  paiono  i  principali  per  aiutar  le  Lettere:  cioè  la 
5,  necefTità  di  rillabilire  apprefib  alcutìi ,  ove  fia  in- 
5,  debolito  e  celFato  -,  V  ufo  de  gli  (ludi  ;  e  1'  utilr- 
j,  tà  che  può  trarfi  dal  migliorare  appreflb  d'altri 
„  il  metodo,  e  1' elcziotie  de  gli  fiudj  medefimi  s. 
„  Commciando  dal  primo  ^  rtii  piace  di  non  fer* 
),  marmi  troppo  a  deferi  vere  )  hon  che  a  biafima- 
5,  re ,  o  compiangere  il  non  molto  ^  anzi  pcchif* 
5,  fimo  ufo  delle  Lettere  ^  e  la  niuna  cura  d'  efìfe 
„  in  alcune  venerabili  famiglie  di  Religiofi  ,  maf- 
,,  fimamente  non  eUtndo  fupplitn  quello  difetta  d* 
))  uno  ftraordinario  tp'endor  di  Piera*  Solamente  io 
3,  tocco  quella  disgrazia,  perchè  il  lolo  toccarla  dee 
9,  ballare  per  farvi  naicere  in  petto  il  defìdeno  di 
),  mettervi  compenfo.  E  quello  rimedio  è  facile  j 
5,  ove  fi  voglia  .  l"*onono  inltituirfi  nuovi  Licei  j  o 
5,  rillabilirfi  i  vecchi  ,  determinar  Lettori  ^  e  Ma- 
),  ertri  )  proponend(^  prtmj ,  e  gradi  onorati  a  chi 
))  maggiormente  fatica  ,  e  giunge  a  più  l)ella  ec-* 
3,  cellenza  tanto  nell"  infegnare,  quanto  nell'appren* 
3)  dere  le  Scienze  ♦  Col  comandamento  s' ha  da  sfor-» 
Aa    2  9)  zarc) 


572  Appendice. 

5,  zare ,  colla  propofla  de'  premj ,  ed  avanzamenti 
„  s' ha  d'allettare  l'ingegno  di  tutti  i  giovani  a 
5,  fare  il  corfo  ordinato  de  gli  ftudj .  Vogliafi  pu- 
3,  re;  e  non  mancheranno  vie  per  incitare  altrui 
„  al  conTeguimento  delle  Sciente  ,  a  gli  eferciz; 
5,  eruditi.  Benché  le  Virtù  intellettuali  meritino  d' 
,,  effere  apprefe  per  la  fola  loroonefìa  e  bellezza , 
5,  come  utiliffirae  fcale  per  falire  alla  vera  Sapien- 
jy  za,  cioè  alla  cognizione  e  all'amore  di  Dio, 
3,  non  farebbe  fé  non  lodevole  la  voftra  cura  .  Pur- 
5,  che  gli  uomini  fcaccino  da  sé  la  vergognofa  igno- 
5,  ranza ,  e  la  pefte  de  gli  animi  l'ozio,  non  fi 
„  dee  sì  fcrupolofamente  offervare  fé  lo  ftudio  la- 
3,  ro  abbia  ancor  per  oggetto  qualche  umana  ,  pur- 
5,  che  onefla  utilità.  In  tal  cafo  fi  vuol  compati- 
5,  re  la  noftra  Natura,  e  fpronar  colla  iperanzadel- 
j,  le  mercedi  i  pigri,  e  coiìringerli  eziandio  adef- 
5,  fere  Letterati  ,  fìccorae  le  Leggi  cofinngono  o 
„  colle  pene,  o  co  i  premj  tutti  gli  altri  uomini 
j,  ad  efier  buoni .  Adunque  dopo  il  regolato  e  ne- 
„  cefiario  corfo  de  gli  lludj ,  accefo  dall'  emulazio- 
5,  ne,  e  animato  dalla  certezza  delle  ricompenfe, 
„  apparendo  chi  più,  e  chi  meno  fia  dalla  Natu- 
„  ra  delHnato  a  continuar  nelle  Scienze."  i  piùfor- 
3,  tunati  meriteranno  maggior  diiìinziene  d' onori, 
„  e  gradi,  tali  però  che  non  efìinguano  ,  ma  più 
„  fortem.ente  confortino  la  voglia  in  efii  di  faticar 
„  ne  gii  fiud; .  Ed  ecco  il  primo  punto ,  a  cui  i 
5,  zelanti ,  e  virtuofi  Religiofi  debbono  ben  por  men- 
„  te,  confiftendo  in  ciò  prima  lo  rifiabilimcnto , 
,,  e  accrefcimento  di  credito  dell'  Infiituto  loro, 
5,  e  fecondariamenìe  iil  profitto  delle  Lettere  in 
„  Italia. 

,,  Non  è  di  minor  confiderazione  degno ,  anzi 
„  più  importante  il  fecondo  punto ,  cioè  che  per  gio- 

33  va!^ 


ApPENDICEv  373 

y,  \>are  alle  Lettere  ,  e  aumentar  la  riputazione  de  gli 
„  Italici  ingegni  ,  convien  che  i  Religiofi ,  1  quali  o 
5,  già  fono,  o  faranno  da  ora  innanzi  ferventi  nello 
„  Uudio,  cerchino  di  prendere  oggetto",  e  metodo 
j,  migliore  nelle  loro  fatiche  .  Moltiffimi  fono  fen- 
„  za  fallo  in  Italia  i  Licei  de' Religiofi,  moltiffi- 
„  mi  gli  rtudiofi  in  effi,  e  fpezialmente  in  que- 
„  gii  Ordini  ,  che  più  de  gli  altri  fanno  profefl'io- 
5,  ne  di  Letteratura  .  Ma  onde  è ,  che  in  tanta 
j,  copia  d'agricoltori,  e  in  sì  valle  campagne,  è 
5,  sì  (carfa  la  ricolta?  Pochiffimi  Libri  d'ottima 
5,  lega  efcono  delle  penne  Religiofe  ,  o  almeno  a 
j,  me  paiono  pochiffimi  in  paragone  di  quel  che 
„  potrebbono  produrre  tanti  fegnalati ,  e  ftudiofi 
5,  ingegni  .  Sì  redringe  a  pochi  il  numero  di  quegli  , 
,,  che  per  la  fquifira  erudizione  ftendano  il  nome 
j,  loro  a  lontane  parti,  e  accrefcano  l'erario  del 
„  comun  fapere .  Perdonatemi,  o  benigniffimi  Padri, 
„  fé  forfè  in  quello  s' ingannaffe  l'occhio  mio,  e 
5,  fé  ftimaffi  poco  feconde  le  voftre  miniere  fola- 
3,  mente  rifpetto  a' miei  defìderj .  Ma  forfè  lo  con- 
„  felferete  ancor  voi  ,  confrontando  o  i  tempi  pre- 
,,  fenti  co'  palfati ,  o  le  noftre  colle  ftraniere  Pro- 
3,  vincie .  E  donde  (  ritorno  a  chiedere  )  sì  fatta 
,.  fterilità?  Non  fono  in  minor  copia  gl'Ingegni 
„  felici  in  Italia,  ftudiano  efìTi  cotanto ,  fanno  ef- 
5,  fi  tante  pruove  del  loro  valore  nelle  Cattedre  , 
„  nelle  difpute ,  ne  gli  efercizj  continui  :  e  pure 
„  di  tanto  è  calata  la  buona  mietitura  ,  e  la  glo- 
3,  ria  delle  Lettere  fra  noi  altri .  Io  quanto  a  me  vp 
3,  immaginando,  che  ciò  prevenga  ,  perchè  i  Reli- 
„  giofì  o  non  feguono  gli  (tud;  migliori  ,  o  non 
„  tengono  il  metodo  più  acconcio  per  divenire  il- 
„  luftri  in  fapere . 
„  E  vaglia  il  vero ,  tre  fono  le  fcienze ,  le  qua? 
Aa    3  „  li 


574-  Api?endice, 

„  li  hanno  li  principato  ne'  Licei  Rsligiofì  :  la  F/'/o» 
jyfofia (coi  qu.il  nome  fiere  foliti  ad  inrendere  la 
„  Logica,  la  Fi  fica  ,  e  laMerafifica)  la  Teologia' 
j„  Scolajilca ,  e  la  Teolopia  Morale  .  Tutte   e  tre 
„  fono  tani;o  ftin^ate  quelle  Scienze  prefTo  di  voi , 
j,  che  poche  altre  per  l' ordinario  s'  ammettono  den- 
„  tro  le  fcuole  vollre .  Ad  alcune  poche  Arti  èle-^ 
j,  cito  entrar  in  quelle     di  chi  dee  pubblicamen- 
5,  te  infegnarle  a   i  giovani  regolari.  Oraqualun- 
„  que  fia  U  Teologia  ,  quefta  è  da  noi    fomma- 
5,      ente  venerata .  Nujladimeno  h   da  dirfi ,  che 
5,  quella    de'c'dumi,  o  fia  la  Morale  trattata  nel- 
„  la  guifa,  che fuole oggidì  trattarfi  da  i  più,  non 
„  è  molto  prcipria  per  render  uno  fan^ofo ,  e    ri- 
5,  guardevole  fra  i  Letterati ,  perchè  ella  non  è  ca- 
5,  pace  di  novità  ,  né  di  aumento  .  Oggidì  cotanto 
),  è  trattata  quella  materia,  che  per  dipartirfi  dal 
5,  triviale  è  necelTarioo  corrompere  il  buono ,  e  il 
5,  vero  j  0  adulterare  le  leggi  della  Natura ,   e  di 
„  pio,  e  i  decreti  della  Cattolica    <' hiefa  .  Non 
5,  potendo  ciò  farfi  ,  refta  che  rapportiamo  T  utilità 
3,  di  cotale  (^udio  alla  pratica,  riferhandofolamen- 
5j  te  qualche  pregio  a  chi  correggefle  il  troppo ar- 
j,  dire  ed  opinare  m  elio  di  certi  Scrittori ,  e  a  chi 
5,  da  qui  innanzi  l' illullrnlle  colla  fcorta  de' Con- 
5j  cilj ,  e  de' SS,  Padri ,  E  qual  giuria  nuova  ,  qual 
5,  gran  fama  credete  vi ,  chetrurfi  pofTa  dalla  Sco- 
5^  'altica  Teologia  trionfante  ancora  oggidì  nelle  vo- 
,51  ftre  Scu  le  ì  Poca ,  o  niuna ,  credo  io  \  poca  o 
„  niuna,^  grida,  la  fperienra  ;  si  perchè  voi  giuran- 
,,  do  fopra  le  parole  d)  qualche    Maeftro ,  da    lui 
,j  non  ofatc  dilungarvi  un  painho,  e  sì  perch   fan- 
„  to  fi  è  oramai  apirata,  dal  razK^cinsmento  ,  e  dall' 
,,  acutezza  dt'  nultri  maggiori  cotefta  Scienza  ,  che 
„  nulla  riirap?  da  aggiungervi  fi?  non  per  avven- 


Appendice.  575 

,,  tura  delle  nuove  fplne  .  Appreflb  io  non  ho 
„  fcrupolo  di  affermare  ,  che  la  Scolaftica  ,  ol- 
„  tre  all'  eflere  oggidì  un  infecondo  campo  di 
„  lodi ,  e  di  fama ,  è  ancora  un  bofco  intralcia- 
^  to  da  mille  quiftioni  difutili ,  orrido  per  trop- 
„  pe  fpine  Metafifiche  ,  a  dismifura  adombra- 
„  to  dalla  Filofofia  de' Gentili.  Non  vi  facefte  a 
,)  credere,  dottifTimi  Padri ,  che  iocosi  liberamen- 
„  te  favellando  intendefTì  di  riprovare  la  Scolaftica  , 
j,  fìccome  alcuni  troppo  precipitofamente  han  cre- 
„  duto,  che  abbiano  intefo  di  fare  certi  aJtri ,  i 
j,  quali,  ancor  non  ha  molto,  hanno  pubblicati 
„  conerà  gli  abufi  di  lei  Libri  e  querele  giudiziofe  . 
„  In  vecedi  difpregiarla  ,  io  e  tutti  gli  altri  lacom- 
„  mendiamo,  e  ne  configliamo  vigorofamente  lo 
„  (ludio,  confefrandola  utilifTima  permeiti  bifogni  . 
„  Quello  che  importa  fi  è,  che  noi  vorremmo  la 
„  Scolartica  più  purgata,  più  libera  dalla  barbarie, 
j,  e  dalla  novità  d'infiniti  termini  poco,  o  nulla 
„  intelligibili ,  meno  affezionata  al  Peripato,  csbri- 
5,  gara  da  tante  quirtioni  foverchie  e  vane,  end* 
„  ella  è  impinguata  .  Vorremmo,  che  ragioni  uma- 
„  ne  quivi  non  ofalTero  troppo  ;  imperciocché  in 
„  vece  di  edificare,  elle  facilmente  didruggono  per 
„  cagione  della  lor  fievolezza  .  Vorremmo ,  che  fi 
„  aveffe  ben  a  cuore  quella  legge  neceffaria  a  tut- 
„  ti  i  Lettteiati ,  cioè  di  accuratamente  diftingue- 
5,  re  ciò  che  è  certo,  da  cicche  è  folamente  pro- 
„  babile,  e  leveritàdalle  opinioni;  fenza  mai  da- 
j,  re  più  pefo  alle  fentenze  di  quello  eh' effe  abbia- 
„  no;  fenza  affermare  cosidifpoticamente,  e  liti- 
„  gare  sì  lungamente  per  cofe ,  che  fempre  faran 
5,  dubbiofe  e  incerte .  Poiché  in  fine  dirò  con  S. 
j,  Agoftino  :  Mel/uf  ejì  dubitare  de  occultisi  quam 
}j  litigare  de  incertis .  E  fopra  ciò  dee  leggerli  3 
A  a    4  „  quan- 


55 


■^yó  Append'ice. 

quanto  fcrive  quel  S.  Dottore  in  varj  luogfiide' 
fuoi  Libri  del  Genefi  Ipiegato  alla  lettera .  Né  il 
rifpetto  ,  che  io  al  pan  di  voi  profelfo  ai  mol- 
ti Scrittori ,  che  per  1'  addietro  tale  fecero  que- 
fta  Teologia  ,  o  tale  la  trattarono  ,  quale  ora  per 
voi  fi  tiene ,  dee  punto  o  porfi  a  quelle  ragio- 
nevoli iftanze.  Quanto  io  ora  bramo  da  voi, 
tanto  farebbono  fpontaneamente  i  medefirai ,  fé 
al  noftro  tempo  viveffero ,  tempo  di  gran  lunga 
pili  fortunato  e  illuminato  per' le  Scienze,  e  per 
l'Arti,  che  non  furono  i  palTati  dal  iioo.  fino 
al  1500.  i\llora  efìfendo  cadute  le  Lettere  in  baf- 
fiffimo  fiato,  allora  efiendorariffimi  1  Libri  mi- 
gliori ,  e  fpezialmente  quei  de' SS.  Padri,  l'in- 
„  gegno  per  fuggir  1'  ozio  fece  gran  viaggio ,  e  pro- 
5,  firto  dalla  parte  della  fpeculazione  ,  e  della  Me- 
„  tafifica ,  da  che  non  potea  sì  facilmente  farlo 
„  da  quella  dell'  Erudizione  .  Allora  cominciò  la 
„  Filofofia  Peripatetica  e  Arabica  a  prendere  il  fre- 
5,  no  delle  Scuole,  e  a  guadagnar  gì' incenfi  degli 
„  ftudiofi,  che  fiimarono  di  fare  un  gran  bene- 
„  fizio  alla  Religione  ,  facendo  per  dir  così  divenir 
„  Peripatetica  T  infallibile  dorrina  del  Salvatore: 
„  nel  che  andarono  di  multo  errati  .  Quindi  creb- 
„  be  la  malfa  delle  opinioni  ,  e  quefiioni  inuti- 
„  li  o  nocive  ^^indi  fi  fece  gloria  ognuno  d'in- 
„  ventar  nuovi  linguaggi  nelle  Scienze  per  efpri- 
„  mere  in  compendio  le  fcoperte  farte  dall'  Intel- 
„  letto  fpeculante  ne' paefi  del  Vero,  e  talvolta 
„  del  Nulla  .  Ora  non  dubito ,  che  quegli  ftefli  pro- 
„  felfori ,  fé  ora  vivelfero  ,  non  cercaffero  di  alleg- 
„  gerir  la  Scolafiica  da  tante frondi  inutili,  dalla 
5,  troppa  fuggezion  d'efi"a  tanto  alle  fpinofità  me- 
^,  tafiiìchej  come  alle  dottrine  de' Gentili,  e  non 

«  le 


ApPENDlCEf.  -^jj 

5,  ie  delTero  un  abito  più  dilettevole ,  un  pafTopià 
j,  fpedito ,  e,  un  volto  più  Criltiano  . 

„  Più  ancora  farebbono  elfi  .  Non  piacerebbe  lo- 
5,  ro,  che  s  impitgafìfe  da  gli  ftudinfi  giovani  si 
„  gran  numero  d'  anni  preziofi  nell"  apprendere  la 
5,  loia  Scolaftica  ,  quando  oggidì  importa,  ed  è  sì 
„  facile  il  tener  cammino  migliore ,  qual  è  quel- 
„  lo  della  Teologia  Do^w^f/V(7 ,  ePolem'ca  .  Man- 
„  carono  in  parte  all'ignoranza  de  i  Secoli  bar- 
„  barici  quelle  due  lummofe  Scienze,  quelli  due 
„  nobiiiffimi  Studj ,  benché  non  mancallè  la  Re- 
j,  ligione  ;  e  perciò  alla  fola  Scolaltica  attefero  le 
„  genti .  Ma  ora  che  per  valore  di  tanti  rilevati  Inge- 
5,  gni  fono  rinate ,  illullrate  a  maraviglia  ,  e  rendute 
„  famofepiùche  m.ai ,  e  per  ragion  di  tante  Ere fie 
„  fono  divenute  neceflarie  quefte  due  altre  fpeziedi 
„  Teologia:  perchè  vogliam  noi  contentarci  della 
„  povertà  de  i  Secoli  rozzi  ?  E  certo  non  oferà  chi- 
„  chefTia  negare,  che  alla  Scolallica^  quantunque 
5,  utile  e  pregiata,  non  fieno  fuperiori  in  elHmazione, 
„  ed  utilità  h  Dogmatica  e  h  Polemica  ^  valendoti 
,,  di  quelle  la  Chiefa  più  volentieri,  e  più  fpeffo, 
„  e  più  necelfariamente  ne  i  fuoi  Concilj ,  nel  con- 
„  vincere  i  figliuoli  ribelli,  e  nel  regolare  lafur». 
„  difciplina  .  Aggiungafi ,  che  non  è  da  compa- 
„  rarfi  la  fomma  dilettazione,  che  fi  cava  da  ta- 
„  le  fludio,  a  quella  aflai  lieve,  che  nafce  dalle 
„  feccagne  Scolalliche,  ficcome  confeffera  chi  ha 
„  navigato  e  naviga  in  tutti  quelli  mari .  E  qui 
,)  io  non  so  tacere  la  mia  maraviglia,  anzi  il  mio 
5,  difpiacere ,  in  veggendo ,  che  tanti  valorofi  In- 
,,  gegni  fieno  quafi  coftretti  a  federe  sì  lunga  fila 
j,  d'anni  allemenfe  poco  deliziofe  della Scolallica  , 
5,  fenza  lafciar  loro  campo  ,  o  per  dir  meglio  fenza 
.3)  comandar  loro  di  Rullare  anche  il  dolce  della  Do- 


378  Appendice. 

„  gmat/ca  e  Polemica .  Parmi  che  miglior  ufo  po- 
„  crebbe  farfi  del  tempo,  non  già  coli' abbandona- 
„  re  lo  ftudio  di  quella,  ma  col  non  trafcurare  né 
„  pure  il  pofìeffo  di  qutlte  .  Benché  per  vero  dire 
„  non  fon  già  sì  differenti  fra  loro  quefte  fpezie  di 
,,  Teologia  ,  che  poirano  chiatrurfi  tre  Scienze  af- 
„  fatto  diverfe .  La  Dogmatica,  eia  Scolaftica  fo- 
„  no  come  due  forelle  ,  diverfe  bensì  d'abito  ,  ma 
„  fimili  nel  rimanente.  Da  effe,  come  figliuola, 
jj  nafce  e  pende  la  Polemica  ,  o  vogliam  dire    la 
^,  Teologia  delle  controverfìe  con  gli  Eretici.  To- 
j,  gliendofi  alla  Scolaftica  molte  quiltioni  fu  perfine  , 
„  ed  altre  accorciandofi,  forfè  potrebbe  coli' aggiu- 
„  gnervi  le  materie  dogmatiche  e  polemiche  di  tut- 
5,  te  e  tre  quelle  Sciente  formarfi  una  fola  Scien- 
„  za,  un  ccrpo  folo  ,  e  infegnarlo  dalle  Cattedre 
„  vortre  .   Potrebbe  la  Ragione  ,  purché  non  prefun- 
,,  tuofa  ,  purché  regolata  da  un   (alutevole   freno, 
„  fervire  utilmente  al   Dogma.  In  tal  guifaigio- 
„   vani  beverebbono  i  fughi  principali  della  Teo- 
j,  logia,  e  collo  iiudio  privato  potrchbv)na    pofcia 
,,  interamente  irnpadronirH  di  tutto  ,  opurdiquel- 
5,  la  parte  ,  che  loro  maggiormente  aggradiffe  .  Sem- 
„  brerà  ciò  per  avventura  a  voi  grave  e  diffìcile  a 
„   farfi  i  ma  non  mancheranno  alla  volrra  pruden- 
,,  za  e  pietà  altre  vie  di  far  fiorire  ne  i  Chiollri 
5,  lo  (ludio    pregiatiffimo ,  e    Ibmmamente  a   voi 
j,  convenevole  delle  altre   due   Teologie,  e    fopra 
„  tutto  delle  (acre  Scritture,  fenia  lo  Itudio  delle 
„  quali  èimpoffibile  ,  che  fi  divenga  Teologo  ,  non 
«  che  perfetto  Teologo  . 

„  Pafliamo  ora  alla  Filofofìa,  uno  de  gli  fiudj 
,)  più  frequentati  ne  i  voftri  Licei  .  La  Logica  e 
j,  la  Metafifica  per  comune  confentimento  fono 
5j  uciliirime  a  i  Letterati  Ecclefiafiici  j  non  già. 


A   PPENDICE.  579 

,,  per  fé  (leffe ,  ma  come  mezzi  ed  aiuti  pofTen- 
,,  ti  per  meglio  trattare  la  Teologia,  ed  altre  di- 
,  fcipline  .  Un  ornamento  non    neceflhrio  ,    ma 
,  conruttociò  riguardevole  ,  e  degno  di  commen- 
',  dazione    anche  per  voi  altri  è  la  Fifica  .    Ma 
coltivando  voi  quefìe  Scienze  nel'a  maniera  che 
codamate ,  può  condolerfi  con  voi  chi  conofce 
la  preziofìtà  del  tempo ,  e  chi  da  gli  fludj  vo- 
(Iri  vorrebbe  trar  maggiori  vantaggi  per  la  glo- 
ria comune  .  Quello  fpendere  tanto  tempo  nell' 
imparar  mille  disutili    contefe    Logicali  ,    quel 
fottilizzare  un  anno  intorno  a  tante  diftinzioni , 
ed  opinioni  Metafifiche  ,    non    può  non  parere 
un  abufo    intollerabile  a  chi  ha  fior  di  fenno  , 
e  giugne  a  ravvifare  il  meglio.  Ragion   vuole, 
che  voi  qui  apprendiate  quel  folo  che  bafta  per 
„  ufo  di  rtudj  maggiori,  lafciando  le  inutili  cofe 
ad  altri  cervelli,  men  faggi  difpenfieri  del  tem- 
,  pò ,  e  nati  a  cavillar  fopra  il  nulla.  Impiegato 
che  fia  un  convenevole  ftudio  nella  conofcenza 
,,  di  quelle  non  molte   leggi  d'argomentare  ,    di 
,j  diftinguere  il  vero  dal  fallo,  e  di  ben  pcnfare  : 
non  è  affai  prudenza  il  farne  sì  lunga  pruova  in 
jj  frivole  quiftioni  e  contefe .  Dee  paffarfi  ad  al- 
,  tre  importanti  ed  utili  materie  ,  e  quivi  met- 
tere in  pratica  1'  armi  della  Logica  e  della  Me- 
jj  tafifica  con  doppio  vantaggio  . 

„  Infinattanto  poi  che  nella  Fifica  le  Scuole  vo- 
„  ftre  feguiranno  sì  fcrupolofamente  un  determi- 
„  natoMaefiro,  mafiicando  fempre  le  opinioni  d' 
„  un  folo  ,  o  dileggiando  ,  o  non  foffrendo  ,  o 
j,  non  conofcendo  ancora  molte  migliori  fentenzc 
„  de  i  Moderni  Filofofanti  :  neffun  benefizio  deb- 
„  bono  afpettare  da  voi  in  quella  parte  le  Lettere. 
,j  Ne  fono  io  qui  per  biafimar  le  dottrine  di  Ari-» 

„  fto- 


580  Appendice. 

„  fìotele  ,  e  de  i  fuol  Comentatori  ,    o  per  per^ 

3,  fuadervi    quelle    della  Scuola  moderna  .  A  me 

j,  bafta  folo  di  dirvi  ,  che  il  vero  filofofare  fuori 

^,  delle  materie    di  Fede   confifte    nel    feguire  la 

„  fcorta  della  Ragione ,  e  nella  Fifica  ancor  quel- 

„  la  della  (perienza ,  e  non  gra  nel  feguire  a  chui- 

„  fi  occhi  r  autorità  de  gli  antichi  Maelh'i  .  Qiie- 

„  fta    in    tanto    ha   da  valere    prelfo  1  faggi  ,  in 

„  quanto  fi  fcuopra    al   cimento   rlella   ragione  e 

„  della  fperienza  ,  che  la  Verità  (la  dal  luo  can- 

5,  to  .  Lo  (telTo  Ariftotele  ,  come  ognun  sa,  ama- 

3,  va  Socrate  ,  amava  Platone  ,    ma  più  di  tutti 

3,  amava  la  Verità .   Perchè  vogliamo  noi  adotta- 

„  re  ancor  gli  errori  altrui  ,    e  con  poco  laggio 

3,  .cffequio    difendere    più    i'  autorità  particolare  , 

„  che  la  ragione  univerfale?  Evidente  cofa  è ,  che 

■„»i  Filofofì ,  anzi  ogni  altro  ftudiofo  debbono  fen- 

3,  za    prevenzion    di    genio  andare  in  traccia  del 

3,  Vero  ovunque  alberghi ,  fchifar  le  liti  di  paro- 

3,  le,  anteporre  le  opmioni  meno  incerte,  o  più 

3,  fondate  alle  dubbiofe ,  e  pocofufiìftenti ,  e  non 

„  vilipendere  ,  né  villaneggiare  Arinotele ,  o  De- 

„  mocrjto ,  Epicuro  ,  o  i   Moderni  ,    e  né  pure 

„  adorarli  .    Ma  quefto  argomento  è  troppe  va- 

„  fio  ,    né  qui  è  luogo  proprio    per    favellarne  , 

„  mafiìmamente  avendone  favellato  più  valentuo- 

5,  mini  ,    a  i  quali  io  rimetto    una   sì    fatta    le- 

„  zione  . 

„  Equeftifono  i  principali ,  equafi  dirò  gii  uni- 
3,  ci  ftudj,  ne'quali  s' efercitano  per  l'o  dlnario  i 
„  voftri  giovani ,  ed  invecchiano  i  vollri  Maeiìri . 
„  11  folo  buon  genio ,  ed  ottimo  gulio  d'  alcuni 
„  pochi  fpontancamente  fi  volge  per  altre  {Irade 
5,  alla  gloria  ;  felici  ancora ,  fé  non  è  loro  impe- 
5,  dito,  o  dilfuafo  il  cammino,  Ma  per   venta, 

„  o  pru- 


Appendice.  381 

0  prudentifTimi  Padri  ,  voi  di  leggieri  fcorgerete  j 
che  poco  è  il  trutte  preiente  ,  e  moltidimo  pcf 
lo  contrario  eifer  potrebbe,  fé  voi  incitafte  1' ab- 
bondante numero  de' vo'tri  figliuoli  ad  imparare? 
e  coltivar  altre  materie  ,  parte  delle  quali  è  uti- 
iiffima,  parte  necelfaria ,  e  parte  molto  piùdi- 
lettevole  e  oeliziofa  di  tutto  l'alciuttifrìmo  ,  e 
Ipinofo  paefe  della  Teologia  ,  e  Fiiof.-fìa  Scola- 
ftica  .  Nulla  dovrei  qui  favellare  delle  Matema- 
tiche ,  nulla  deir  erudi2Ìone  ppofana  ,  nulla  dell' 
lltoria  ,  o  d'altri  fìmili  itudj ,  perchè  almeno 
fenza  bial'mo  fi  pofìTono  trafcurar  da  voi  altri  . 
Nondimeno  perciocché  in  voi  altri  ancora  è  af- 
friiffifimo  da  ccmmendarfi  quello  ornam.ento  , 
quando  fortunatamente  in  elio  arriviate  all'ec- 
cellenza; piacemi  di  farne  menzione,  madìma- 
mente  dict  ndo  le  (acre  Scritture,  che  W  Sas^gio 
ha  da  cercar  la  japicnza  di  tutti  qU  antichi  j  e 
fapendo  noi,  che  Mosè,  e  dopo  lui  tutti  i  più 
5,  rinomati  Padri  della  Chiefa  con  (omma  cura  im- 
„  pararono  le  dottrine  ftraniere  ,  e  la  letteratura 
5,  profana,  e  ne  configliarono  l'ufo.  E  fé  voi  co- 
„  tanto  approvate  lo  Ifudiar  la  Filofofia  naturale , 
„  perchè  non  avete  eziandio  a  lodare ,  e  ieguire 
,,  altri  rt udj ,  ehe  al  pari  di  quella,  anzi  vie  piìi, 
P,  inihuifcono  gli  animi ,  e  giovano  maggiormen- 
j,  te  alla  cognÌ7Ìone  della  divina  Scrittura,  e  del- 
5,  le  Storie  Ecclefiafliche  ? 

„  Ciò  tuttavia ,  che  io  non  polfo  di  meno  di 
5,  non  raccomandarvi  forte  ,  fi  è  lo  fìudio  della 
„  purgata  Rettorica  o  poco  o  nulla  praticato  da 
„  molti  Ordini  Religiofi,  e  pure  efl"tn7Ìali(rimo 
5,  a  tutti.  Egli  è,  fé  non  imponibile  ,  almen  dif- 
5,  ficile ,  che  fen/a  gli  aiuti  dell'  Elcquenra  uomo 
},  tratti  con  ifplendore  ,  e  con  forza  quafi  tutte  le  al« 

ji  tre 


582  Appendice. 

„  tre  dottrine  .  Lo  ftile  è  una  fopravvefta  luminofa  > 
5,  di  cui  troppo  volentieri  ^  adorna  la  verità  per 
3,  maggiormente  piacere  al  guardo  de  gli  uomini  , 
„  e  fenza  cui  ella  compare  o  mefchìna ,  o  ruvi- 
5,  da ,  o  difpiacevoie  .  Quanto  giovi  quello  nobile 
„  ornamento,  i  SS.  Padri  ,  e  quafi  tutti  gli  Scrit- 
„  tori  più  illultri  nt  fon  tcltimon;  coli  efempiolo- 
j,  ro  ;  ed  io  potrei  pm  chiara  .ente  dimoiirarlo^ 
,,  fé  non  mi  dirperifalle  da  tal  fatica  il  volirofaperee 
5,  giudizio.Contuttociònc^n  polfo  aftenermi  dal  con- 
„  feiTare  il  mio  (tupore  in  una  cofa  ,  cioè  chefa- 
„  ccndo  proftffime  qu^lì  tutte  le  Congregazioni 
5,  Religiofcdi  predicar  la  parola  di  Dio,  nulla  poi 
„  curino  gli  (tudj  della  Rtttorica,  o  non  Infcino 
„  campo  alloro  difcepili  di  itadurla  ed  apprender- 
„  la .  Come  può  mai  lenza  1'  Arte  di  ben  parla- 
55  re  fapcrfi  la  via  di  ben  piantare  nel  cuor  de  ^li 
„  uomini  r  am.ore  delle  'Virtù,  l'odio  de' vizj  ? 
5,  Venga  pure  il  barbaro  linguaggio  de' fecoli  roz* 
5,  7Ì  a  farfì  udire  in  pubblico,  vengano  i  fallì  e 
,5  fcipiti  concetti  dell"  itile  ufato  da  molti  nel  già 
5,  palfato  fecolo  ,  vengano  le  fottigbezze  Metafi- 
,5  fiche  in  pulpito,  <•  prenda  a  trattar  ne' libri  qua- 
,5  lunque  materia  chi  non  ha  imparato  a  ragiona- 
55  re  fé  non  coli' eloquenza  infelice  delle  Cattedre 
,,  Stolafliche:  niuno  ci  e  che  non  fappia  quanto 
5,  CIÒ  fia  Ipiacevole  ,  e(  nitri  aggiungerebbono  )an- 
„  che  ridicelo.  Per  lo  cf-ntraiio le  materie  più  af- 
„  pre ,  e  fertili  addimtflicare  e  pulite  da  una  fo- 
,5  da  Eloquenza  infinitamente  piacciono  agl'igno- 
5,  ranti  medefìmi  ;  e  almeno  a' nodri  giorni  pia 
55  non  fi  li  ffrcno  Predicton  ,  o  per  poco  gli  Scrit- 
„  tori  tutti  fenzfl  coltura  d'Eloquenza,  quafì  fof- 
„  fero  barbari  in  mezzo  a  geme  civilifTima  e  gen- 
,5  tile. 

*,  Ma 


Appendice.  38^ 

g,  Ma  quale  rtudio  può  maggiormente  conve" 
nirf]  ad  uomini  Religiofi  di  quello  delle  Scrit- 
ture facre  ?  Beati  coloro  ,  che  vari  confiderando  , 
e  jìudiando  i  tejìimonj  del  Signore  ,  diceva  il 
Tanto  Re  David  .  Io  non  so  abbaftanza  com- 
mendare quelle  C  munita  Religiofe  ,  che  hanno 
determmati  Lettori  per  incamminare  i  giovani 
all'intelligenza  di  que' divini  Libri .  Ma  né  pur 
so  tollerare  il  collume  di  tanti  altri  ,  che  tra- 
fcurano  affatto  quefta  celefte  erudizione  sì  uti- 
le, sì  necelTaria  a  tutti  i  Criltiani  ,  non  che 
alla  gente  Religiofa .  Mi  trattiene  la  riverenza 
del  pubblico  dall'  accennare  più  chiaramente  , 
in  che  fupina  ignoranza  di  tale  (ìudiq  fi  giac- 
5,  ciano  alcuni ,  che  tuttavia  fono  ^'aertri  ,  fono 
3,  Predicatori  ,  e  fi  credono  uomini  faputilfimi  , 
„  quantunque  non  fappiano  ciò  ,  che  più  fi  con- 
5,  verrebbe  al  grado  e  inilituto  loro .  Aggiungo 
„  anche  a  quello  lo  fiudio  delle  Storie  EcclefialH- 
5,  che,  uno  de' ricchi  arfenali  della  vera  Letteratu- 
„  ra ,  in  cui  s'unifcono  tante  nobili,  utilifiime, 
5,  neceflarie ,  e  dilettevoli  notizie .  Voi  ben  fape- 
5,  te ,  che  la  Cronologia  ,  la  cognizion  de'  Con- 
„  cilj ,  de  gli  uomini  Santi ,  de  gli  Scrittori  e  ri- 
3,  ti  Ecciefiafiici  ,  dell' Erefìe,  e  mille  altre  cofe , 
„  tutte  fono  comprele  fotto  il  nomt^  Erudizione 
„  [aera  ^  e  che  cialcuna  di  quelle  è  ballante  ad  oc- 
3,  cupar  degnamente  un  uomo  ieiterato,  e  pio. 
),  Aggiungo  ancora  lo  ftudio  delle  Lingue  Greca 
3,  ed  Ebraica^  tanto  giovevoli  .ili'  intelligenza  del- 
3)  le  facre  Scritture  ,  de'  SS.  Padri ,  e  di  lutta  i'  an- 
3,  tichità . 

„  Ora  di  sì  ampi  nobili  argomenti  non  appare, 
))  che  nelle  vofire  Scuole  fi  faccia  ,  fé  non  forfc 
:«  in  pochi  luoghi  3  profeiTione  alcuna  j  a  quelli  non 

„  fi 


584  Appendice.' 

j,  fi  anima  la  gioventù  ftudiofa  ;  anzi  di  quefti  non 
j,  fi  ha  bene  fpeffo  veruna  tintura .  E  convien  pur 
5,  dirlo  ,  quantunque  con  noftro  gran  difpiacere  ,  e 
„  rofTore  :  molti  citano  e  le  facre  carte,  e  i  SS. 
„  Padri,  fen7a  forfè  conofcerne che  il  nome  folo , 
j,  commettendo  mille  errori  ed  anacronismi ,  fé  pun- 
jj  to  cleono  fuori  del  campo  Scolaftico  .  Qiie'  non 
5,  moki ,  che  fra  voi  fi  conlacrano  a  tali  rtudj ,  per  i' 
5,  ordinario  non  da'voftri  incitamenti  ,  non  da'voftri 
5,  prem; ,  e  configli  ,  ma  dalla  bontà  del  proprio  ge- 
„  nio  ,  e  giudizio  riconofcono  la  fortuna  d' eifere  in 
3,  un  deliziofo  ,  e  real  cammino  .  Se  io  parlaffi  a  gert- 
5,  te  men  faggi  a  di  voi ,  e  fé  non  fupponefTij,  che  an- 
5,  cor  voi  conofccrte  ,  e  deplorafte  qucfta  medefìma 
„  difavventura,  io    qui  efciamerei  :  E  come    mai 
„  tanti  comandamenti ,  impuUl ,  e  ricompenfe  per 
5,  far  che  i  voilri  fic^liuoli  divengano  dottiffimi  nel- 
5,  le  inutili  quiftioniScolaftiche  ,  con  ifpendere  tan- 
,,  to  tempo  ,  (tudio  ,  e  fatica  per  imparar  più  le 
,,  parole,  che  le  cofe  ;  e  poi  non  darfi  alcun  pen- 
„  fiero,  perchè  fi  faccia  profitto  in  tante  altreno- 
„  bililfime  materie  Ecclefiailiche  ?  Son  forfè  que- 
„  fie  meno  utili,  o  men  convenevoli  ad  Ecclefia- 
„  ftiche  perfone  ,  che  i  volìri  foliti    iludj  ?  Non 
5,  certo  ,  perocché  quefie  vanno  innanzi    alla  Fi- 
„  lofofia  per  1'  utilità  ;  e  la  Teologia    confufa    da 
,,  tante  fuperflue  quifiioni  perde  il    fuo  pregio   in 
„  paragone  di  quelli  altri  fiudj ,  i  quali  finalmen- 
3,  te  fono  un  gran  fondo  per  la  Teologia  Dogma- 
3,  tica  e  Polemica  .  Son   forfè  men  dilettevoli  ? 
„  Egli  mi  farebbe    acile  il  mofirarvi  a  dito  alcu- 
3,  ni  de'  voftri  medtfirai  Religiofi ,  i  quali   accor- 
„  tifi  in  età  grave   di    quefii   faporiiiffimi    fiudj  , 
3,  dirottamente  piagnevano  per  aver  conlumato  i). 
s,  meglio  della  loro  età  nei  trafico  (  dicevano  cfli  ) 

,,  di 


APPENDlCfi.  3&5 

„  di  ciance,  bagattelle,  e  difutili  quiftioni.  Cer- 
„  to  fi  farebbe  torto  alla  deliziofa  erudizione  Ec- 
„  clcllaftica  col  folo  mettere  in  dubbio  ,  s'ella, 
„  o  pure  la  fpinofa  Scolalìica  apporti  maggior  di- 
„  lettazione  a  gì'  intelletti  ben  regolati  .  Senza 
„  che  ,  in  quefti  da  voi  trafcurati  argomenti  è 
„  faciliffino  l'acquifl;ar  gran  nome  e  fama  ,  ed 
„  accrefcere  la  riputazione  de  gli  Ordini  voftri  , 
„  e  la  gloria  dell'  Italia . 

„  Dalle  quali  cofe   mi    pare  di  poter  conchiu- 

„  dere,  o  Reverendiffimi  Padri,  che  nelle  voftre 

„  Scuole  giullamente  (\  defideri   ufo   migliore  del 

„  tempo,  metodo  più  faggio  ne  gli  ftudj  ,  e  ftu- 

„  dio  di  cofe  più  giovevoli ,  e  neceflfarie ,  che  non 

„  fon  molte  di  quelle,  che  voi  tuttavia  con  tati- 

5,  ta  cura  apprendete .  E  perciò  liberamente  vi  ri- 

j,  cordo,  che  la  Chiefa  di  Dio,  1'  Italia  ,  l' In- 

„  ftituto  ,  e  r  onor  voftro  efigono  da  voi  una  pru- 

„  dente  e  follecita  Riforma   delle  Scuole  voflre  , 

„  e  de'  voftri  Ingegni  .  Nettandole  voi  dalla  rug- 

„  gì  ne  de'  tempi  barbari  ,    e  migliorando   la  for- 

„  ma ,  e  gli  argomenti  dello   Audio  ,    non   v'  ha 

„  dubbio  che  da'  facri  Chioftri    fi    produrranno  e 

,,  più  nobili ,  e  in  maggior  copia  da  qui  avanti  i 

„  frutti  delle  Lettere  .  Né  per  queflo  farà  d'  uopo 

„  impiegar  più  tempo  di  quel  che  ora  impieghia- 

„  te  ne'  voftri  ufati    ftud; .  Bafla   ben    valerfi  del 

„  medefimo  ,    e  imbevere  d'  ottimo  Gufto  i  gio- 

„  vani  .  Quefti    pofcia    per   genio  proprio  conti- 

„  nueranno  a  faticare  ,    fpronati  da  quel   diletto, 

5,  che  accompagna  l' apprendere  la  vera  Erudizio- 

„  ne  ;  ficcarne  eglino  all'  incontro  ceffano  di  ftu- 

5,  dlare  per  la  poca  amenità  delle    materie  Scola- 

„  ftiche .   Ma  di  quella  Riforma  letteraria  ,    che 

j,  io  chiamo  tanto  neceffaria,  ed  utile  a  i  voftri 

B  b  Licei  j 


^t6  Appendice. 

„  Licèi  ,  io  non  ofo  divifar  la  maniera  )  e  U 
„  forma  ;  perciocché  non  faprei  accomodare  una 
„  regola  fola  a  tutti  i  differenti  voftri  Inftituti . 
„  Ogni  ordine  potrà  col  configlio  de' Tuoi  piòfa- 
„  vj  ,  ed  eruditi  ,  quando  che  fia  ,  determinar 
„  quelle  medicine,  e  ftabilir  que' cammini  ,  che 
„  parranno  più  utili  e  convenevoli.  Mi  fia  leci- 
,,  to  folamente  il  dirvi  così  alla  sfuggita  ancor 
„  due  parole  in  quefto  propofito .  Prima  di  tren- 
„  ta  anni  parrebbe  ragionevol  cofa  ,  che  niuno 
„  de'  voflri  falifle  al  grado  di  Maeftro ,  o  Letto- 
„  re,  eflèndo  l'età  avanti  più  propria  per  impa- 
„  rare ,  che  per  infegnare  ad  altrui  .  Ma  pognia- 
„  mo  ancora ,  che  prima  de  i  trenta  anni  fi  dia 
„  termine  a  gii  Studj ,  e  s' imprenda  l' uffizio  di 
„  Maeftro  :  almeno  per  otto  anni  potrà  il  gio- 
j,  vane  Religiofo  efercitarfi  come  difcepolo  nelle 
„  Scuole  .  Di  quefli  otto  anni  fé  ne  dovrebbe 
5,  fpendere  uno,  fé  non  piti  ,  nell' apprendere  la 
„  Rettorka .  Quivi  non  importa  infiruire  l' inge- 
5,  gno  ,  perchè  poi  faccia  pompa  di  fé  fìeffo  in 
„  componimenti  ameni  ,  e  Poetici  ,  lafciandoll 
5,  ciò  come  cofa  non  neceffaria  all'  arbitrio  di 
„  ciafcheduno  .  Ma  fi  vuol  infegnare  quella  vera  , 
„  e  foda  Eloquenza  ,  libera  da  tutte  le  bagattel- 
,,  le  de'  cervelli  frafcheggianti  ,  della  quale  avete 
„  bifogno  per  predicar  la  divina  parola  ,  e  Icn- 
„  vere  con  qualche  eleganza  un  libro .  Qua  deb- 
„  bono  tendere  gli  inlegnamenti  ,  e  qui  eferci- 
5,  tarfi  gli  ingegni ,  coltivando  nel  medefimo  tem- 
„  pò ,  o  imparando  le  finezze  della  Lingua  Italia- 
3,  na ,  e  Latina .  Baflano  due  anni  per  la  Filofo- 
„  fia  ,  cioè  per  la  Logica  ,  e  per  la  Metafifica 
,,  uno ,  ed  un  altro  per  la  Fifica .  Ove  fi  fpogli 
3,  quefta  Scienza  di  molte  inutili  frondi  ,  e  vane 

>.  qui- 


Appendice.  3^7 

^,  quiftlonì ,  ben  note  a  i  Maeftrt  più  intendenti  • 
5,  certo  è  che  due  anni  fono  fufficienti  a)  bifognO 
„  de  gli  Scolari .  Ma  non  so  già  dire  ,  le  torni 
„  meglio  il  far  precedere  lo  (ludio  della  Rettorica 
„  a  quello  della  Filofofia  ,  e  pure  il  contrario  . 
5,  Quando  il  fenno  per  cagion  della  debole  età  è 
5,  debole  anch'elfo,  non  penetra  il  difcepclo  nell' 
„  interno  dell'  Eloquen7a ,  e  folo  ne  odora  la  fu- 
„  perficie .  Il  giudizio  de' faggi  potrà  ben  pefarle 
5,  ragioni  dall'  un  canto ,  e  dalT  altro .  Molto  più 
5,  dovrà  pefarfi  ,  quando  s'  abbiano  da  addottrina- 
„  re  i  giovani  in  quel  buoyi  Cujio  eCmàiziro^  che 
„  j  nectflario  per  trattare  tutte  le  difciplinc  con 
„  lode.  Parrebbe  tempo  opportuno  quello  ,  in  cui 
3,  s' infegna  la  Logica  ,  Arte  appunto  inlìituita 
„  per  formare  il  Giudizio  a  chi  brama  di  diftin- 
„  guere  le  ragioni  vere  da  i  fofìsmi  ,  e  di  retta- 
i,,  mente  giudicar  delle  cofe  .  Arte  da  cui  pendono 
^,  gli  infegnamenti  delia  Critica^  cioè  di  un'altra 
j,  Arte  diverfa  di  nome ,  fé  non  di  follanza  0  di 
5,  ufizio,  dalla  Logica,  e  necelTaria  al  pari  della 
))  Logica  per  guardai f)  dal  Falfo  ,  e  per  raggi u- 
3,  gnere  il  vero  in  tutti  gli  altri  Stiidj  .  Ma  per- 
3,  che  il  buon  Gufto  univtrfale,  e  la  Critica  ,  e 
3,  la  Logica  folamcnte  allcra  ben  fi  guilaho ,  e  $* 
5,  intend(;no  ,  quando  fi  fono  apprefe  l'  altre  di- 
33  fcipline  ■  veggano  altri  ,  dove  e  quando  tomi 
3,  meglio  lo  fpiegare  alla  gioventù  i  docuinenti 
3,  della  Critica  ,  e  del  fuddelto  univerlale  buon 
3,  Cullo .  Intanto  egli  è  evidente  ,  che  non  farà 
„  buon  Maefìro  de' giovani  ihidiofì,  perchè  ptivO 
3»  del  bucn  Gufto  ,  e  travisto  ne'fuoi  G'udizj  ^ 
3,  chi  fi  raccapr'ccia ,  chi  sbuffa  per  la  collera  ali* 
5,  udir  da  taluno  riprovate  le  fentfnze  d'Arirtote* 
3i  le,  e  antepofte  a  quefte  le  fentenze  moderne  ^ 
Bb    2  «  e  ri* 


588  Apfend   ice* 

j,  e  ripresi  la  troppa  venerazinne,  che  tanta  gen? 
„  te  ha  per  uno  de'  foli  antichi  Filofofi .  Né  pare 
,,  farìi  fornito  di  Gufto  buono,  chi  darà  nelle  e- 
,,  fcandefcenze ,  e  s' empiere  di  veleno  contra  co- 
„  loro ,  che  chiamano  alquanto  difettofa  ,  e  non 
,,  affai  utile,  come  potrebbe  effere  ,  la  moderna 
„  Teologia  fcolaftica  .  In  vece  di  metterfi  a  de- 
„  clamare  ,  ad  efagerare  ,  e  a  fcrivere  piingentif^ 
„  fime  Satire  contra  quelli  riprovatori  dei  Peri- 
„  pato,  e  de  gli  abufi  della  Scolalìica  :  la  Ra- 
„  gione ,  e  il  buon  Gufto  infegnano ,  che  s'  han- 
„  no  placidamente  a  dilaminar  cotali  cenfure  ,  e 
5,  fcegliere  ciò ,  che  è  bene ,  da  ciò  ,  che  è  mal 
,j  penfato  e  configliato.  S' ha  da  dar  ragione  an- 
3,  Cora  a  chi  porta  parere  differente  dal  nofìro  , 
j,  allorché  il  Giudizio  afcoltando  la  fola  Verità, 
3,  e  non  le  paffioni ,  riconofce  più  fondato  ,  ra- 
gionevole ,  e  favio  r  altrui  parere  che  il  no- 
ftro  .  Se  quefti  Cenfori  eccedono  in  qu<ìlche 
parte  ,  fi  dee  con  ferietà  correggere  l' ecceffo 
loro,  non  infamare  e  deridere  poco  faggiamtrj,- 
te  o  ciecamente  anche  il  buon  genio ,  e  le  for- 
tiffime  ragioni ,  anzi  ogni  detto  e  parola  di  chi 
non  parla  fecondo  le  noilre  anticipate  opinio- 
ni, o  fecondo  Tintereffe  nollro  .  Né  è  buoa 
gufto  pofcia ,  né  alla  Carità  Criftiana  m.ollrerì 
di  dar  ricetto,  chi  fenxa  aver  prima  ben  difa- 
minate  le  opinioni  del  Cartefio,  e  fenza  aver 
prima  ben  pratica  delle  ragioni  e  difefe  fue, 
„  fcaglia  contra  di  lui  e  de'  fuoi  feguaci  ogni  vi  Ir 


lania  i  o  giunge  fino  a  fpacciar  francamente  per 
erefie  gì'  infegnanenti  di  quefto  Filofofo ,  e  pet 
Eretici ,  e  talvolta  ancora  per  peggio  che  Ere-, 
tici ,  i  di  lui  partigiani ,  adoperando  tutta  V  elo-. 
jj  <^uenza  ^  l'arti  per  fìir  credere  fai  fa,  p.ericolofaj, 

«  e  qon^ 


Appendice.  389 

„  e  contraria  alla  Fede  una  tal   dottrina,  e    peif 
,>  armarle  contra  la  più  venerabile  autorira,    e  i 
V  più  riveriti  Tribunali    della    Cattolica  Chiefa  . 
„  Parrà  forfè ,  che  ciò  fia  detto  da  me  per  qual- 
„  che  lega  od  impegno  ,  eh'  io  abbia  colla  Scuo- 
j,  la  del  Cartefio  .  Ma  io  fohimente  per  l'amore 
„  della  Verità  e  del    buon  Guito,  ho  creduto    di 
j,  non  dover  qui  tacere.   Poiché  in  quanto  al  Car- 
,i  tefio ,  nulla  itimo  ,  nulla  abbraccio  del  Tuo ,  fuor- 
),  che  quello,  ch'egli    colie   ragioni    robufle   alla 
)}  mano  :■  i  perfuade  .  E  so  ch'egli  ha  prefo  non 
j,  pochi  abbagli,  e  ha  fcritto  moire  ingegnofe  sì, 
,,  ma    vane    vifioni  ;    efìendo    bensì    un   Ingegno 
),  acutifTimo  ed  eccellente  ,    quale  fu  ancora  Ari- 
j,  (iotele  ;  ma  non  effcndo  n'    egli  ,  né  lo  Stagi- 
„  rita  uomini  infallibili,  e  regole  certe  della  Ve- 
„  rità.  L'amore,  dico,  del  Vero,  e  il  defideriq 
„  di  mirare  in  altrui  quel    buon  Gufto  ,    e  quelT 
5,  ufo  della  Giuliizia  ,  e  della  Ragione ,  che  tanto 
5,  nell'opere,  quanto  ne  i  giudi?)  ,  auguro  a  me 
5,  fleffo  ;  mi  fanno  dire  ,  che  ne)  giudicare  altrui 
5,  convien  por  mente ,  che  l' interefle    proprio  ,  e 
„  le  proprie  anticipate  opinioni  incautamente  noa 
j,  fi  vertano  del  manto  del  zelo  pubblico  ,  e  abu- 
5,  fino  r  autorità  luperiore  ;  che  bifogna  fìudiarc  i 
3,  difetti  o  ecccfTì  delle  opinioni  altrui  ,    ma  non 
5,  men    rigorolamente   e    finceramente   iìudiare  e 
9,  confeffare  quei  delle  opinioni  proprie  ;  che  chi 
„  non  tc-ffre  d' tffere   nelle   dottrine   dilicate  della 
3,  Teologia  trattato  così  di  leggieri   per  Eretico, 
5,  molto  meno  dee  caricare  altrui  di  nomi  odiofi , 
,,  e  con  così  precipitcfe  fentenze ,  e  fenza  balìan- 
„  te  cognizion  del'a  caufa  ,  nelle  dottrine  più  li- 
„  bere  della  Filofofia  ,  Inllenute  da  uomini  Catto- 
5,  liei  e  pii ,  e  dimoflrate  non  ripugnanti  a  i  cer" 
Bb    3  „  tif- 


3^0  Appendice.    . 

tiffimi  Dogmi  della  Religion  Cattolica.  AIti*é 
cofe  pouei  dire  -,  ma  dirò  tutto  in  poche  paro- 
la ,  aggiungendo  :  che  niuno  dee  giudicare  altrui 
con  altre  leggi,  che  con  quelle,  colle  quali  vor- 
rebbe egli  rtcìr.)  edere  giudicato  da  gli  altri  ;  al- 
trimenti ne  rimarrà  offefa  la  Giuftizia  ,  Ja  Ra- 
gione ,  e  la  Carità  Cnltiana . 
„  Ritornando  dunque  nel  nortro  cammino,  di- 
ciamo, o  prudentUfimi  Rtligiofi  j  che  recando- 
vi cinque  anni  da  fpendere ,  queiìi   potrebbono 


„  da  VOI  delìinarfi  tutti  alla  facra  Teologia .   Par 


ra  forfè  una  faticofa  e  malagevole  imprefa  Funi- 
re  inlìeme  la  Scolallica  purgata  dalle  fue  fuperflui- 
tà  ,  e  fpine  ,  colla  maellofa  gravità  della  Dogmati- 
ca ,  e  delle  controverse  Eccle(ìalHche .  Ma  in  ef- 
fetto non  farà  poi  diffici  le  quelìa  operazione  ,  e  riu- 
fcirà  coi  tempo  faporitilIuTia  tanto  a  i  Maeftri , 
„  quanto  a  idifcepoli .  Oltrea  ciò  voi  fapete  ,  che  i 
„  Dogmi  e  le  Controverfie  della  Teologia  perfetta- 
5,  mente  non  fi  poffono  inrendere  e  tratt^nre  fenzal' 
„  Iftoria  Ecclefiaftica  e  profana  ,  e  fenza  una  piìì  che 
5,  mezzana  cognizione  de  i  Santi  Padri ,  e  fenza 
„  qualche  buona  tintura  della  LingiJ^  Creca  e  dell' 
5,  Ebraica:  laonde  farebbe  da  defidcrarfi ,  che  gli 
5,  elidenti  ,  mentre  danno  opera  alla  Teologia  ,  avef- 
„  fero  tempo  determinato ,  in  cui  per  fé  Ik/fi  ap- 
„  prendelfero  T  Htoria  fuddetta ,  e  la  Stona  Let- 
5,  teraria  de  gli  Scrittori  (acri  ,  come  pure  molti 
5,  altri  punti  dell' erudizione  Ecclcfialtica ,  awez-. 
zandofi  nelle  Librerie  a  conofcere  per  tempo  i 
Concili,  e  i  SS.  Padri ,  adilìinguerc  i  lor  libri 
da  i  falfi  ,  la  loro  antichità  e  dottrina  ,  e  fi- 
mi li  altre  cofe  necellàrie  per  effere  compiuto 
Teologo  .  Quaich-  tempo  ,  qualche  giorno 
potrebbe  deitinarfi  per  conferire  infieme  di  quq-; 


Appendice.  391 

„  fte  erudite  materie ,  né   poco  gioverebbe  ,   che 
„  ad  uno  ad  uno  gli  Scolari  ne  f.icefrero,  e  re- 
„  citaflero  un  compendiofo  ragionamento .  Che  fé 
5,  tanto  non  potcfìTe  ottenerfi  ,  conviene  por  men- 
„  te,  fé   riftringendo  Io  ftudio   della  Teologia   a 
„  quattro   anni ,  la  maggior   parte  del  quinto    fi 
„  poteffe  confecrare   all'  Ecclefiartica  erudizione  , 
„  ftudio  dolciffimo  ed  utiliflìmo  a  chi  tratta  le  gra- 
„  vifHme  dottrine  della  Chiefa  .  Converrebbe  ezian- 
„  dio  determinare  un  qualche  tempo,  incuifidef- 
„  fé  opera  alle  foprammentovate  Lingue  .  Con  que- 
„  fio  buon  fapore  di  Letteratura,  eco  ilumidel- 
„  la  purgata  e  nobile  Teologia  compiendo  1  gio- 
„  vani  il  corfo  del  loro  difcipolato  in  otto  anni , 
„  potrebbono  pofcia  continuare  da  per  sé    gP  im- 
5,  prefi  {tudj ,  Q  rivolgerfi  a    quella    profelTione  di 
3,  letterato,  che  più  loro  piacefle .  Quando  amaf- 
„  fero  la  Morale  Teologia  ,  farebbe  ior  facile  il 
5,  far  paflTaggio  per  imp^^rarla  ad  altri  Maeitri ,  o 
5,  pure  a  i  Libri  foli  che  ne  trattano  -  Fatti  pofcia 
„  che  foflero  i  rigorofi   neceflar;  efami ,  T  età  ,  e  il 
„  merito  porterebbe  i  più  valenti  alle    Cattedre, 
„  per  quivi  comunicare  ad  altrui  ,  e  nel    medefi- 
5j  mo  tempo  maggiormente  ftabilire  nella  propria 
j,  mente  le  cofe  imparate .  Non  affin  di  difende- 
„  re  qualche  inutile  e  vana  opinione  ,  ma  per  fo- 
„  (tener  fode  e  giovevoli  fentenze ,  fi   dovrebbero 
„  permettere  le  difpute  pubbliche  o  private  .  I  pre- 
j,  mj ,  gli  onori,  e  i    gradi    propodi    avrebbono 
„  continuamente  da  accendere  il  cuore  di  chi  ftu- 
5,  dia  i  il  tempo  tutto  fi  vorrebbe  fpendere  con  fa- 
„  via  economia.  In  una  parola,  fi  dee  fare  in  gui- 
,,  fa,  che  tutti  ì  giovani  pofTano divenir  letterati  ; 
^,  e  quei,  che  pofT;  no  divenir  tali ,  ancora  lo  vo- 
^  .3),  ^liano  i  e  quei  che  lo  vogliono ,  non  ceflino  di 

B  b    4  „  VQ- 


592  Appendice. 

■j,  volerlo  giammai .  Se  con  quefto  zelo ,  e  in  ta- 
„  ]e  o  altra  fìmile  forma  fi  addottrineranno  i  vo- 
„  flri  Religiofi ,  oh  come  ampiamente  fioriran  le 
j,  Lettere  per  le  Città  Italiche  !  E  ben    a  voi  « 
5,  fapientifiìmi  Padri  ,   più  che    a  gli  altri   toc- 
„  ca  r  aggrandire  l' Imperio  delle  Scienze ,  e  del- 
„  le   Arti  liberali  ;    perciocché  fciolti   dalle  cure 
„  fecolarefche  .,    e  da  tutti  i  penfieri  del  corpo  , 
j,  unicamente  potete  ,    e  dovete   attendere  a  mi- 
„  glioiar  l'animo  vortro  colle  Virtù  morali,  e  ad 
,,  abbellir  la  mente  colle  Virtù  intellettuali .  Via 
„  più  ancora  dovete  ora  confortarvi  a  qucfta  ge- 
„  nerola  imprefa ,  mentre  vi  percotono  1'  orecchio 
-„  le  preghiere  di  tanti  altri,  i  quali  nel  riformare 
„  e  migliorar  le  Scienze  fperano  dal  voftro  buon 
„  zelo  incredibili  foccorfi ,  e  bramano  unitamen- 
„  te  con  voi  di  riporre  in  trono  l'ottimo  Gufto 
„  delle  buone  Lettere.  Né  per  quanto   mi    fo  a 
„  credere ,  alcuno  ci  farà  che  rifponda  ^  efìfere  te- 
„  merita,  o  non  eflere  lecito  il  minar  l'ordine, 
„  e  il  fiftema  de  gli  Studj  Religiofi ,  come  quel- 
„  lo  eh' è  flato  folennemente  Inabilito  dai  favj  An- 
3,  fenati,  e  confermato  dall'ufo,  e  dall'oifervan- 
„  za  de  i  SucceflTon  ,  Imperciocché  la    medefima 
„  autorità  di  cambiare (malfimamente  in  meglio) 
„  le  cofe ,  nfiede  ora  non  meno  in  voi ,  che  ne* 
„  maggiori  voltrij  e  quegli  ftefTì  rrjaggiori  oggi- 
„  dì  approverebbono  i  noitri  configli ,  perchè  ri- 
„  volti  alla  maggiore  utilità ,  e  gloria    sì  di    voi 
.,,  altri ,  come  di  tutta  f  Italia .  Dirò  ancora  di 
5,  più  :  quando  alla  defiderata  Riforma  delle  voftre 
„  Scuole  foffeper  avventura  neceffario  il  confenti- 
„  mento  della  S.  Sede  ,  voi  dovete  ben  torto  prò-» 
5,  mettervelo  dal  fantiffimo  noftro  Pontefice  Cle- 
^y  mente XI.  acuì  nulla  pub  accader  di  più  grato, 

5,  quan- 


Appendice.  395 

3,  quanto  il  veder  crefcere  ne'  popoli  Cattolici ,  e 
^,  fpeziaimente  ne*  Religiofi  l'amore  della  Pietà  e 
„  l'amor  delle  Lettere,  due  pregi,  che  inluifo- 
„  no  eminenti.  Che  dunque  ora  potrà  mai  inter- 
„  porfi  dal  canto  voftro  all' adepimento  di  così  no- 
j,  bile  difegno?  Non  la  dappocaggine,  non  l' in- 
„  vidia  ,  non  la  poca  conofcenza  ,  non  l'alterigia  , 
5,  parto  alle  volte  dell'  ignoranza  ,  non  il  difetto 
„  de'  mezzi  ,  non  altra  vii  paffione  ^  che  tali  abbo- 
j,  minevoli  affetti  non  deono,  ne  poffono  allignar 
„  ne  gli  animi  vortri .  Per  lo  contrario  vi  debbo- 
„  no  a  quelfa  imprefa  animare,  e  Ipingere  fenza 
„  indugio  il  voftro  zelo,  elavortra  obbligazione, 
„  i  prieghi  comuni ,  il  bifogno  della  Chiefa  ,  le  leg- 
„  gi  delle  voftre  Congregazioni ,  lo  fplendor  dell* 
„  Italia ,  e  la  gloria  di  tutti  .  Il  Cielo  flelfo  vi 
„  va  dicendo  :  Quegli ,  che  faran  dotti ,  riluceranno 
5,  come  lumi  del  firmamento  y  e  quegli  ^  cheamma- 
„  ejìreranno  gli  altri  nella  giuflizia  ,  rifplenderan- 
„  no  come  Jielle  per  eternità  perpetue .  Cotanti  mo- 
5,  tivi ,  che  certamente  vi  (tanno  davanti  a  glioc- 
5,  chi,  non  pofTono  non  confìgliarvi  a  follecita- 
„  mente  divifar  le  maniere  di  riftabilire  ne' voftri 
„  Chioftri  le  Scuole,  di  migliorar  le  già rtabilite, 
„  e  di  proccurar  per  l'  avvenire  con  {ingoiar  pre- 
j,  mura  l' accrefci mento  delle  Scienze  .  Chi  f.irà  que- 
„  gli  fra  voi  ,  che  dimentico  dell'  onor  proprio  , 
j,  e  della  gloria  della  fua  famiglia  ,  non  fi  vo- 
„  glia  una  volta  muovere ,  o  muovere  altrui  a  sì 
5,  fatta  imprefa  ?  Chi  non  concorrerà  almeno 
5,  col  buon  defiderio  ?  Quello  al  fine  farà  ezian- 
5,  dio  buon  argomento  del  vodro  bel  genio .  Ma 
5,  fé  taluno  in  vece  di  far  ciò,  pibtoflofi  adiraf- 
„  fc  centra  di  quella  fana  e  modella  perfuafione , 
39  e  defideraire  che  non  fi  foHè  Campata ,  e  non 

,j  cono- 


594  Appendice. 

„  conofcefTe  almeno,  che  quìficonfiglia  il  meglio 
„  aile  Comunità  Religiofe  :  io  Jafcio  penfare  a  i 
3,  più  faggi ,  quale  argomento  fi  dùvefTe  trarre  dal- 
j,  lo  tirano  operare  o  penfar  di  colini  .  Intanto  io 
„  prego  ciafc  uno  di  voi,  che  vogliate  farmi  la  giù- 
5,  itizia  di  riconofccre,  che  io  non  avrei  prefo  a 
5,  fcrivervi  quefte  poche,  forfè  non  inutili  offerva- 
„  zioni ,  fé  non  aveffi  una  iVim  e  un  affetto  fìn- 
„  gelare  per  gli  venerabili  Ordini  voftn  ,  a  i  qua- 
„  li  auguro  dal  Cielo  ogni  benedizione  j  e  conferma 
j,  il  mio  divotiffimo  olfequio. 

N  u  M.    Vili. 

Lettera  del  Signor  Bernardo  Trevi fano  al  Muratori  ^ 

(he  finalments  gli  fi  era  [coperto  per 

Antonio  Lampridj . 

ìì  T  O  ho  venerato  per  lungo  tempo  la  virtù  del 
5)  X  Lampridj,  febbene  arae  ignoto,  ho  venerato. 
,5  quella  del  Sig.  Muratori ,  benché  feco  non  m' 
j,  accorfi  d'  avere  coriifpondenza  .  Ora  però  a  queft' 
„  ultimo  debbo  profeffare  la  maggior  venerazione  , 
„  e  perchè  ho  da  unire  il  fentimento ,  che  nudri- 
„  va  per  il  fuddetto  Lampridio ,  e  per  il  debito. 
,»  che  riccnofco  alla  fua  bontà  per  l' amicizia  che 
„  m'offerifce  .  Se  non  mancai  adunque  d' efercitare 
„  le  parti  di  un  cordiale  rifpetto  verfodi  unaperfo- 
„  na  che  non  conofceva,  fi  perfyada  pure  ,  che 
5,  cercherò  maggiormente  d'  ufarlo  verfo  chi  ora 
5,  conofco  dotato  di  tanto  merito  ;  e  V.  S.  Illuftrif-^ 
5,  fima  calcolando  non  folo  riguardo  mio  l' impe- 
„  gno  che  ho,  contratto  di  fervirla ,  ma  riguardo 
„  luo  i  motivi  tutti ,  per  cui  debbo  pregiarmi  di 
5j  farlo ,  ufi  meco  la  fua  autorità ,  non  con  quelle. 

jj  roi- 


Appendice.  ^g^ 

„  mlfure ,  che  permette  una  conofcenza   recente  > 
„  ma  con  quel  libero  modo ,  che  vuole  un  anti- 
„  co  e  reciproco  amore  .  Quando  mi  giunga  l' In- 
„  voltino ,  che  reftò  fervita  inviarmi ,  ma  che  pe- 
„  ranche  non  m' è  giunto  per  difetto  del  cwriero  , 
3,  non  mancherò  di   cercare,  che   redi    ubbidita. 
„  Quando  in  cofe  maggiori  fi  compiacerà  d'impie- 
„  garmi ,  non  tralafcerò  d' inveftigare   que'  modi , 
„  che  poffono  accertarla  della  mia  affettuofa  rafìfe- 
5,  gnazione  ;  e  quando  abbia  il  felice  incontro  di 
„  poterla  fervire ,  lo  farò  fempre  con  quella  cau- 
„  tela ,  che  mi  prefcrive ,  e  con  quella  fede  che 
„  vuole  ilmioeflere,  e  la  benigna  confidenza  che 
„  meco  prende  .  Io  poi  non  mancherò  parimente 
„  a  tempo  opportuno  di  valermi  della  fua   virtii , 
j,  e  di  quella  lodevole  ingenuità,  che  in  V.  S.  ll- 
„  ludrlfs.  riconofco ,  comunicandole  qualche  mia  im- 
,,  perfetta  fatica  ;  anzi  forfè  in  breve  le  trasmette- 
„  rò  il  mio  metodo  Filofofico ,  di  già   compito, 
„  che  difegno  di  pubblicare ,  e  che  ho  qued'  ogget- 
„  to  per  far ,  quanto    poOTo  ,  ravvivare  la  noftra 
„  sfortunata  Repubblica  Letteraria  .  In  fomma  fia 
,j  libera  ,  ed  ingegnua  da  qui  innanzi  la  noftra  cor- 
,,  rifpondenza  j  e  per  me  rinuovo  allo  fmafchera- 
„  to  foggetto  nuova   profeffione  del   mio  effere, 

jj  Venezia  2d.  Gennaio  1708.  M.V.cioè  1709. 


Nf  M, 


3) 


39<5  Appendice. 

N  u  M.    IX. 

Lettera  dì  Lamtndo  Pritanio  ad  tino  degli 
jl     Autori  del  Giornale  d' Italia . 

DA  V.  S.  Illuariffima  (già  l'ho  veduto)  è 
ftata  fatta  nel  Giornale  XXI.  fogl.  429. 
„  men2Ìone  del  mio  Trattato  De  Ingeniorum  Mo-l 
j-,  deratione  in  Rcligionis  ne  goti  0  ^  ftampato  in  Pa- 
5,  rigi  nell'antecedente  anno  17 14.  Le  mie  obbli- 
j,  gazioni  vcrfo  di  lei  per  quello  non  fon  poche  ; 
„  ma  le  farei  reOato  anche  maggiormente  tenu- 
j,  to,  e  più  mi  farei  rallegrato  meco  fleffo,  s' el- 
„  la  avefle  poflo  mente  in  tal  ciìngiunturaad  una 
5,  certa  particolarità  ,  con  informarne  eziandio  il 
5,  Pubblico  tutto.  Leggefi  ivi  ntl  Lib.  I.  Cap.  XI. 
5,  face  85.  Certi  quoque  Judices  Catholìcx  dothi- 
j,  n a  funi  Romani  Pontifices ,  colla  giunta  di  que- 
„  fte  altre  parole  :  Qui  bus  eadsm  confentit  Eccle- 
^f  fia .  Parimente  nel  Lib.  I.  Cap.  XVIII.  f?.cc. 
„  I  5 1 .  fi  legge  :  Romano  Pontifici  aliquod  decernen- 
„  ti  D  gma  (qui  è  aggiunto:  cui  aflentitur  Eccìe- 
„  Jta  univerfa)  credendum  eji^  divinacque  Fidei  all'in- 
),  Jus  huic  Dogmati  accommodandus  '  C  sì  in  due  o 
5,  tre  altri  luoghi  Ja  medefima  giunra  compance. 
„  Ora  non  mi  par  già  chiaro,  qual  veramente  fia 
5,  il  fignificato  ,  e  quale  la  intenzione  di  sì  tritte 
),  giunte ,  né  fé  tendano  effe  a  limitare  un  predio 
5,  della  Sede  Apof^olica.  Ma  comunque  fia  ,  è  fuor 
5,  di  dubbio  non  effere  mie  le  giunte  fuddettt  ,  e 
),  non  aver  io  mai  penfato  a  modifìcure  la  inflli- 
5,  bilitàde'  Sommi  Pontefici  pronunzianri  dalla  ^"at- 
„  tedra  in  materia  di  Dogma.  Sii  ente  in  Pari- 
j,  gì  fono  ftate  fabbricate  eflè  Parente^ ,  ed  infe- 

„  rite, 


?1 


AppE>TDrcE.  597 

rlte,  fenzamiafaputaecontra  il  mio  volere,  nei 
corpo  dell'Opera  mia.  La  lentenza  d-lla  infal- 
libilità fuddetra  l'aveva  io aflerita puramente,  e 
Tempre  la  ho  fuppofta  in  elfo  Libro  fenya  modi- 
ficazione ,  ficcome  può  vedcrfi  nel  Lib.  L  Gap. 
XVn.  face.  146.6  in  tutto  li  Capo  fulfeguen- 
te  .  An7Ì  farebbe  nufcito  inutile  Io  iìeffo  intero 
„  Gap.  XVIII.  qualora  avefTì  avuto  il  fenfimen- 
to  ,  che  forfè  H  è  voluto  infinuare  colle  giunte 
fopraddette  .  Vero  è,  che  inutile  altresì  può  dir- 
li i\  voler  io  perfaider  querto  a  V.  S.  liluftrifs. 
da  che  ella  flelfa  ed  altre  perfone  a  lei  ben  note  , 
ebbero  in  mano  la  medefìma  Opera  mia  fcritta 
a  penna  ,  prima  che  paffaffe  in  Francia  ;  e  può 
,,  .^lia  facilmente  ricordarfi ,  quanto  io  f  iTi  lonta- 
„  no  da  infegnamenti  tali  .  Aggiungafi  ,(apevfi  mol- 
to bene  in  Roma  iieiTa  ,  non  che  in  Parigi , 
edere  fiata  alter^ita,  fenza  mia  parricipazione , 
in  que'fiti  la  mente  mia.  Contuttociò ,  perchè 
io  vorrei  che  la  notizia  del.rilpetto  da  me  do- 
vuto e  profeflato  alla  Siima  Sede  ,  noilra  iempre 
venerabii  Madre  e  Maestra  ,  non  fi  riftringeffe 
a  pochi,  ma  firtndelfe,  fefoffe  pofTibile  ,  pale- 
fe  a  tutto  il  Mondo  :  mi  profeflerei  mo'fo  ob- 
„  bligato  air  a  1  orevol  bontà  di  V.  S.  IlltllrifTi- 
„  ma,  le  tornandole  un'altra  volta  in  acrcnciodi 
„  ragionare  d' elfo  mio  Libro,  comunicale  al  Pub- 
„  blico  la  dichiarazione  di  quelli  miti  fentimcnti , 
„  efpofia  alci  colla  fincerità,  di  cui  ho  (tmpre  fat- 
5,  toc  fo  profelfione.  Con  che  ricordandole  il  mio 
j,  indelebil  olTequio  mi  confermo 

Pi  V.  S.  Illufiriflima 

,,  Modena  20.  Febbraio  171  ^« 


598  APi^ENDICE. 

N  u  M.    X. 

Lettera  deW  Abate  Domenico  Lazzarini  fenza  data  ^ 
e  fenza  nome  ,  ricevuta  dal  Muratori  nel  dì  i8i 
di  Ottobre  del  ijz^,  e  riguardante  la  di f e/a  di 
jìnnibal  Caro  . 

5,  T  0  rifpondo  a  V,  Sig.  llluflrifs.  fchiettamente 
3,  X  al  mio  modo ,  che  non  fonojìato  eccitato  da 
5,  alcuno  a  prendere  la  difefa  del  Caro  ,  ma  dalla 
j,  fola  pietà  verfo  de""  mici ,  e  dalC  infopponabil  ca* 
„  wo,  che  li  vien  dato.  Il  quale  fé  fofTe  flato  più 
„  difcreto,  o  fé  la  di  lei  periona  foflTe  menchia- 
„  ra ,  o  in  fine  quella  fua  Storia  non  folle  pofta 
„  in  fronte  di  un  Libro ,  che  anderà  per  le  ma- 
5,  ni  di  tutti  ,  io  non  ne  farei  quel  cafo  che  ne  fo  ^ 
,j  e  devo  farne.  E  comecché  fia  vero ,  che  l'animo 
„  fuo  non  fia  flato  d  offendere  alcuno  de  i  vivi , 
3,  queflo  non  fa ,  che  noi  non  fìamo  flati  offefi , 
5,  e  che  non  ci  abbiamo  a  difendere.  Io  foddisfe- 
„  rò  a  queflo  ufÌ7.io  in  guifa ,  che  1'  anima  di  M. 
3,  Lodovico,  fé  fla  in  Cielo,  come  devo fpe rare  j 
„  fentirà  piacere  per  quella  parte,  che  riguarda  e 
5,  la  condizione  ,  e  la  fede ,  e  la  probità  ,  e  V  ono- 
),  rate72a  di  lui  ,  le  quali  cofe  io  non  folo  non  of- 
5,  ftnderò ,  ma  le  difenderò  in  lui  più  felicemente 
5,  eziandio  di  quello  che  a  me  paia  effet  fi  fatto  da 
•„  lei  .  Quanto  poi  a  lei  io  ìion  [crivero  cofa  alcuna  ^ 
5,  ficcome  non  potrei  dirla ,  fenza  offendere  la  piu- 
5,  Jìizta  ,  che  Jia  contraria  alla  bontà  fd  erudizione 
5,  Jua  ,  e  alla  convenienza  mia.,  e  fi  vaglia  di  que- 
5,  fta  mia  dichiarazione  per  rimproverarmela ,  fé 
3,  io  mancaffi  a  quanto  ora  aflerifco.  Pctdarpoi 
„  qualche  autorità  all'  opera  mia ,  onde  poffa  reg- 

iJ  sere 


Appendice.  39^ 

3)  gcre  in  qualche  modo  a  nomi  così  chiari ,  qua- 
,,  li  candidamente  dico  effere  quello  di  M.  Lodo- 
5,  vico  e  il  fuo ,  tratterò  di  ncft  picciole  e  disuti- 
5,  li  materie.  Spiegherò  i  Dialoghi  diPlatone  del 
5j  comune  ,  tanto  infelicemente  chiofati  da  M,  Lo- 
5,  vico  ^  eh  egli  non  ha  cap'to  nittn  luogo  ^  e  dico 
3j  niuno  di  quelli  che  chioja.  Smi  Imcncc  difenderò 
3,  e  Virgilio  y  e  Tere}2zio  y  e  ^r/Jiotele ,  e  altri  ta- 
^,  //'  uomini  niente  pili  difcretamcnte  uati  dalme- 
•))  de  fimo  di  quello  che  fofje  tajfato  ti  Caro .  Per  lo 
3,  che  la  maggior  parte  della  mia  ^aii^a  fi  rivolge- 
^,  rà  in  cofe  di  Lettere.  Nelle  quali  il  contende- 
),  re  è  innocente  ;  e  chi  vince  rimane  con  gloria  y 
))  chi  è  vinto  fenza  difonore  :  onde  (pero  ,  che  non 
„  darò  paffatempo  ad  altri  che  a  gli  cnditi  pari 
3,  fuoi .  Che  poi  gucfìa  mia  fatica  fia  per  piacer- 
jy  le ,  non  lo  so ,  ne  glie  lo  premetto  .  Che  non  fia 
iì  /"""  offenderla ,  qucjlo  lo  so  ^  e  ne  può  efer  ficu- 
5,  ra .  Venendo  poi  alla  degniffima  perfona  ,  eh' 
j,  ella  intende  (parla  di  Monfig.  Fontanini)  io  1' 
„  ho  amata,  e  l'amerò  Tempre;  ma  ho  potuto  e 
),  poffo  confervar  nel  mio  libero  animo  la  iHma 
„  e  l'amore  ancora  per  lei:  e  quefto  è  in  poter 
^,  fuo  il  volerlo  e  caldo  e  fincero  .  E  volelTe  Dio  , 
5,  che  la  verità,  la  giuftizia  e  1' oneftà  mi  permet- 
3,  teflero  il  diffimular  quanto  ella  feri  ve  contro  del 
3,  Caro.  L'anima  di  lui,  la  comune  Provincia, 
3,  la  nazione  ,  la  fomiglianza  degli  fludj  mi  ob- 
3,  bligano  a  quefla  difefa  ,  alla  quale  non  man- 
3,  cherò  in  alcuna  parte  ,  ficcome  fuori  di  quefto 
5,  non  mancherò  di  ubbidirla  con  amico  e  lincerò 
^j  animo. 


NuM. 


400 


A  ppENorcE; 


N  u  M.    XI. 


Rifpojìa  del  Muratori  al  P.  Gabriele  Raffi  Defini- 
tore de  i  Carmelitani  del  Piemonte  ,  intorno  a  un 
pajjo  di  Ricordano  Malafpina ,  e  ad  altro  della  fua 
Prefazione  a  quello  Storico  . 

„  /'^  On  tutta  ftima  ,  e  con  applicazione  ho  let- 
j,  \^><  to  le  efagerazioni ,  k  ragioni  ,  e  le  cforta^ 
jj  zioni  di  V.  P.  Reverendifs.  ne  i  fuoi  fogli  feri t- 
5,  tiadifefa  dell'Ordine  fuo  conerà  di  quello  eh' io 
))  diflì  nella  Prefazione  a  Ricordano .  Ho  letto  an- 
„  Cora  le  niinacce  ,  ch'ella  mi  fa,  le  quali  nulla 
„  mi  hanno  fgomentato ,  quantunque  ella  dica  di 
„  voler  procedere  ultra  modcramcn  inculpatx  tu- 
„  teU:  il  che  non  so,  come  fi  a  caduto  dalla  pen- 
„  na  di  un  Religiofo  par  fuo  .  Veramente  erano 
5,  fcorfi  tredici  anni ,  da  che  io  diedi  alla  iucequel- 
„  la  Prefazione ,  fenza  che  il  di  lei  (acro  Ordine 
j,  avefTe  in  menoma  parte  patito  detrimento  alcu- 
„  no  dalle  mie  parole  .  Tuttavia  la  delicatezza  di 
„  V.  P.  Reverendifs.  ne  teme  col  tempo  del  dan- 
j,  no.  Qtiel  eh' è  più,  quella  fua  delicatezza  giugno 
„  fino  a  trovar  de  gli  sfregi  nella  Lttrtra  da  me 
„  fcntta  al  P.  Ceva  {a) .  Intorno  a  che  T  averne 
„  ella  voluto  far  querela  meco ,  le  confefTo ,  che 
„  mi  è  ben  fembrato  fuor  di  ragione  ;  perchè  quella 
„  Lettera  fu  rtampata  lenza  mia  faputa  ,  anzi  con- 
„  tra  mia  volontà  dal  fuddetto  P.  Teobaldo;  e  pe- 
„  rò  nonne  debbo  io  rendere  conto.  Anzi  mi  fi- 
5,  guro,  che  Io  ftefifo  P.  Teobaldo  fi  maraviglierà.» 

„  che 

(/?)  Quefta  Lettera  del  Muratori   al  P.  Teobaldo 

Cevd  (ì  legge  nella  riftampa  della  Scelta  di  Sa" 
netti  di  elio  Patire,  fatta  in  Venezia. 


Appendice.  401 

y  clie  V.  P.  Reverendifs.  abbia  trovato  in  quella 
„  Lettera  del  biafimo  contro  lo  ftefTo  Ordine  fuo . 
,,  L' Inftituto  del  voftro  Ordine,  ficcome  quel  de 
„  i  Domenicani,  e  d'altri  (ìmili ,  è  di  attendere 
5,  alla  peiftzion  dello  Spirito  ,  e  alle  Scienze  fodc  , 
„  con  riderfi  delle  inezie  Poetiche.  Che  le  purta- 
„  luno  vi  fi  applica  ,  è  ben,da  lodare ,  maquefta  non 
„  è  l'applicazion  propria  de  i  Carmelitani.  E  il 
j,  dir  co  fa  rara  ammette  ,  che  altri  ci  fieno  ,  che 
„  coltivmo  le  belle  Lettere  .  Pofcia  io  parlo  del 
„  tempo  prefente ,  ed  ella  fi  vuol  figurare,  che  io 
„  parli  ancora  di  tutti  i  Secoli  palfati  della  fua  Re- 
„  ligione  :  il  che  non  mi  è  mai  paflato  per  men- 
„  te. 

„  Ora  venendo  a  quel  che  importa  ,  avrebbe  V. 
5,  P.  Reverendifs.  defiderato ,  che  dopo  aver  iodet* 
„  to ,  che  San  Tommafo  non  era  capace  di  paf- 
„  fioni  maligne,  l'avefii  poi  lafciato  andare  in  pa- 
„  ce ,  per  non  toccare  i  Carmelitani .  Non  così 
„  ho  creduto  io,  ed  ho  voluto  anche  rifponderea 
))  chi  feguitafie  a  credere  ,  che  quel  Santo  Dotto- 
„  re  nudnffe  fentimenti  contrarj  ai  Carmelitani, 
,)  Facile  è  il  figurarfi,  che  i  Predicatori ,  e  Mino- 
„  ri  non  mirafTero  di  buon  occhio  nuovi  Ordini , 

,  che  veni  (Fero  a  mettere  il  piede  nelle  lorcampa- 
„  gne  .  Ho  dunque  cercato  la  difefa  di  S.  Tomma- 
j,  To ,  e  mi  è  convenuto  efporre  lo  fiato  d'  allora 
5,  dell'Ordine  Carmelitano.  Oh  qui  entra  la  fopra- 
3,  fina  Logica  e  fingolar' erudizione  di  V.  P.  Re- 
„  verendifs.  a  farmi  una  lunga  lezione  dell' anti- 
„  chità  e  fantità  di  efib  Ordine  prima  del  Conci- 

„  lio  IL  di  Lione.  Mi  vuol  far  toccare  con  ma^ 
no  ,  che  già  efib  era  fiato  approvato    nel  Con- 

„  cilio  IV.  Lateranenfe  ,  e  poi  confermato  con  Bol- 

4)  le  di  moki  fufieguenti  Papi ,  e  tutti  prima  del 

Ce  ,,  fud- 


4o2  Appendice. 

„  fuddetto  Concilio  di  Lione.  Intorno  a  che  deb- 
5,  bo  dire  a  V.  P.  ReverendifTima  ,  che  io  farò  fcm- 
j,  prc  prontifTimo  a  ritrattarmi ,  qualora  io  cono- 
„  fca  chiaramente  di  eflermi  ingannato  non  folo 
„  in  quello ,  ma  in  altro  ancora  ,  che  riguardi  1* 
„  altrui  riputazione  .  La  disgrazia  però  vuole,  che 
„  con  tutte  le  di  lei  copiofe  ragioni  ella  non  fia 
„  giunta  a  perfuadermi  di  aver  io  detta  cofa  che 
„  fìa  contra la  verità,  e  neppur  centra  il  vero  ono- 
,,  re  del  di  lei  facro  Ordine .  Imperciocché  quand' 
„  anche  fi  ammetteffe ,  che  il  medefimo  folte  na- 
„  to  con  lievi  principi  in  Oriente  nel  Secolo  XII. 
„  quello  non  è  niente  di  difcredito  dell' Ordine  ftef- 
,,  lo  ,  perchè  così  fon  nati  tutti  gli  altri  Ordini  : 
„  né  io  faccio  gran  differenza  tra  chi  metteflTe  una 
„  gran  parte  della  fua  gloria  nel  venire  da  Elia  , 
„  e  quei  Principi  ,  che  perfuafi  da  i  loro  Genea- 
„  logifli  tengono  già  per  fermo  di  difcendere  o  da 
„  gli  antichi  Romani,  o  da  i  Trojani ,  o  da  qual- 
„  che  grande  Eroe  dell'antichità.  Ma  noi  fìamo 
„  in  tempi  ,  nei  i  quali  la  gente  ftudiofa  non  fi 
5,  lafcia  più  menar  via  come  ne  i  tempi  andati . 
„  Quanto  a  me  credo  di  non  aver'  avanzata  pa- 
„  rola  ,  che  non  fia  fondata  fui  Cap.  XXIII.  del 
,,  Concilio  Lugdunenfe .  Se  V.  P.  Reverendifs.  fcor- 
,,  dandcfi  per  un  poco  di  aver  intorno  il  facro  abi- 
„  to  luo ,  quietamente  vorrà  cfaminar  quelle  paro- 
j,  le,  {pero che  in  vecedi  condur  me  nel  fentimen- 
j,  ro  fuo  ,  vtrrà  nel  mio .  Quivi  fi  veggono  affat- 
„  to  proibiti  tutti  gli  Ordini  Mendicanti ,  iftituiti 
5,  dopo  il  Cuncil'O  Lateranenfe  IV.  con  varj  divie- 
,,  ti  fatti  a  i  medefimi  ,  con  efentar  nondimeno  da 
,,  tale  CoriiIitu7Ìone  i  Predicatori  e  Minori,  qms 
„  cxnàcns  ex  eisut'litas  Ecclefia  univerfali  prove- 
5,  niens  perhiùet  approùatos .  Se  i  Caraiclitani  era- 

„  no 


Appendice.  403 

„  no  già  flati  approvati ,  cortie  ella  pretende  ,  fé 
„  conofciuta  la  loro  utilità  per  la  Chieù  di  Dioì 
„  quefto  era  il  fito  e  il  tempo  di  dirlo.  Doveano 
„  andar  del  pari  nominati  to  i  Predicatori  e  iMi* 
5,  nori .  Non  nominandofi ,  chiaramente  fé  ne  de- 
5,  duce,  che  non  peranche  era  feguita  la  loroap- 
j,  provazione  ,  né  peranche  fi  conofceva  la  loro  uti- 
„  lità .  E  Te  non  erano  conofciuti  utili  peranche  , 
„  ne  viene  per  confeguenza  ,  che  potè  temerfi , 
5,  che  foflfero  per  effere  di  pefo  a  i  poveri  Secola- 
„  ri,  che  li  doveano  mantenere  (qui  mi  fa  ella 
„  un' ingiuQizia  col  non  voler  vedere,  ch'io  dico, 
j,  e  dico  anche  dubitativamente,  oneri  Chrijiiano- 
5,  rum  Reipublica ,  e  non  già  oneri  Ecclefue  )  e  che 
5,  già  erano  provveduti  di  due  altri  nuovi  Ordini 
,>  Mendicanti ,  che  badano  al  bifogno  fpi rituale  de' 
5,  Popoli .  Ma  come  ,  fé  ci  fon  tante  Eolle  de'  Pa- 
„  pi  precedenti  ,  che  dicono  approvato  queft'  Or- 
3,  dine  prima  del  Concilio  Lugdunenfe ,  e  poi  le 
3,  Lezioni  del  Breviario  ,  e  poi  il  Bellarmino  ,  e 
3,  tant' altri  Autori?  Padre  Rcverendifìfimo  ,  tocche- 
3,  rà  a  lei  l' accordar  quefte  pive .  Io  per  me  fto 
3,  forte  in  un  Tefto  autentico  di  un  Concilio  ge-> 
3,  nerale ,  celebrato  da  un  Papa  Santo .  Se  aveffe- 
5,  ro  faputo  quei  del  Concilio  le  ragioni ,  che  ora 
3)  vengono  addotte  da  V.  P.  Reverendi ffima  (  e 
3,  non  avranno  mancato  i  Padri  Carmelitani  d'ai-' 
3,  lora  di  dir  quel  che  potevano  in  lor  favore  al  me- 
i,  defimo  Concilio)  equefte  foffero  ftate  quali  ora 
3,  vengono  fuppofte ,  non  avrebbono  mai  que'  Pa- 
3)  dri  lafciato  di  unire  co  i  Predicatori  e  Minori  an- 
3)  che  i  Padri  del  Carmelo .  Non  avendolo  fatto  9 
„  giuridicamente  fé  ne  deduce  ,  che  tali  ragioni 
3,  mancarono  .  Ma  che  fi  dee  dire  de'  Carmelitani  ì 
5,  Non  altro  s©   veder  io,  fé  non  «he  i  medefi-' 

Ce        ?  33    mi 


404  Appendice. 

mi  fchivarono  la  total  loro  deftruzicne  e  abo- 
,,  lizione  ,  perchè  eoyum  infiitutio  Concilium  gene- 
rale Luteranenfc  IV.  prxcejjit .  Del  rello  il  Con- 
cilio Lugdunenfe  non  gli  approvò,  ma  folamente 
concedette ,  eos  in  fuojìntu  mancre  ,  donec  de  ip^ 
fis  fuerit  aliter  ordinatum:  cioè  finché  la  Chie- 
fadeterminatfe  fé  fi  avevano  da  approvare  ,  come 
s'era  fatto  de' Predicatori  e  Mmori ,  o  pure  da 
abolirli  . 

„  Ora  giacché  io  non  so  veder  altro  nelle  pa- 
role d' elfo  Concilio  fé  non  quello ,  che  io  ho 
afferito  in  difefadi  San  Tommafo  ,  e  non  già 
per  offender  il  venerabìl  Ordine  de' Carmelita- 
ni ,  pel  quale  io  non  ho  mai  avuto  né  odio ,  né 
fprez20  :  fupplico  V.  P.  ReverandifTiraa  di  per- 


j> 


3) 
5) 
"  .  .  .         .  .       . 

j,  donarmi  ,  fé  non  mi  truovo  in  iftato  di  ritrat- 
„  tar  quello,  che  credo  ben  fondato,  e  che  ritrat- 


tandolo crederei  contrario  alla  Verità  .  Mi  truo- 
j,  vo  bensì  diipofto,  qualor  mi  fi  prefcnti  occafion 
j,  propria,  di  lodare  il  di  lei  facro  Ordine,  che 
„  al  pari  di  tutti  gli  altri  approvati  dalla  Santa 
„  Sede  io  (limo  e  venero.  Anzi  credo,  che  avrò 
„  congiuntura  di  poter  dir  al  Pubblico,  che  dopo 
„  il  Concilio  Lugdunenfe  i  Carmelitani  furono  cre- 
„  duti  utili  alla  Chiefa  ;  e  lo  dirò  volentieri  .  Que- 
„  flo  è  quanto  io  poffo  rifpondere  allo  {limatif- 
3,  fimo  foglio  di  V.  P.  Reverendifìfim.a  ,  al  cui  fer- 
,,  vigio  mi  offero  tutto,  fupplicandola  intanto  di 
„  perdonarmi ,  fé  non  le  ho  rifpollo  di  proprio 
5,  pugno  per  trovarmi  alquanto  indifpofto.  Difpo- 
„  ilo  bensì  a  i  fuoi  riveriti  comandamenti  ,  con 
,,  tutto  r  offequio  mi  protefto 

Di  V.  P.  Reverendi fs. 

Modena  28.  Aprile  1739- 

'   '    .  N  U  M. 


Appendice,  405 

N  u  M.    XII. 

Lettera  del  Muratori  al  Canonico  ^lejjìo  Stmmac» 

Mazzocchi  in  propofito  del  di  lui  Trattato 

de  Afcia  . 


,,  T^  Inalmente  ho  potuto  leggere,  ed  ho  letto  con 
„  X  quel  piacere ,  che  producono  tutte  le  cofe 
„  di  V.  S.  UlutlrifTima  ,  la  fua  tjobll  fatica  intor- 
9,  t\oz\V  Afcia  Sepolcrale^  ed  ho  trovato  gran  copia 
5,  d'  erudizione  ,  e  fpezialmente  illulìrata  quella  par- 
„  te,  che  riguarda  gli  frumenti  ufati  da  alcuni 
„  Artefici:  del  che  (ìamo tenuti  a  lei.  Nulla  dico 
),  del  difcernimento  Critico,  nulla  dello  ftile  leg- 
„  giadro ,  né  d'altri  pregi,  che  fono  già  noti  in 
,j  lei .  QLiello  di  che  fpezialmente  mi  fon  io  com- 
„  piaciuto  in  leggere  que(io  fuo  nuovo  parto  ,  fi  è 
„  la  laviezza,  il  buon  garbo,  e  1' amorevolezza  con 
5,  cui  ha  trattato  qutlto  argomento.  Ho  veduto  me 
),  fteflTo  condotto  in  campo,  me  impugnato  e  cor- 
„  retto  \  ma  lenza  che  me  ne  dolga ,  anzi  con  re- 
5,  fìarle  obbligato.  Non  ho  io  mai  creduto  d'elTe- 
9,  re  incapace  d' errare  ,  e  trattandofi  di  cofe  da  me 
5,  date  al  Pubblico  ,  ognuno  h;i  diritto,  s'io  ho  fai' 
5,  lato,  di  pubblicamente  fcoprire  que' falli  .  Il  pun- 
„  to  Ita  a  farlo  in  maniera  onelia  .  Certo  sa  ben 
j,  farlo  V.S.  Illuftri (firn  '  ,  e  però  eccomi  a  ringra- 
})  ziarla  p^r  P  onore  compartitomi  nello  ItefìTotem- 
„  pò,  che  m'ha  fatto  alquanto  di  guerra;  ed  ec- 
j,  comi  a  rallegrarmi  con  eflo  lei  per  quefta  fua 
j,  bella  Difìertazione . 

5,      osi  faceflfero  altri,   non  fi  vedrebbono  tante 
j,  guerre  fra'  Letterati ,  che  fcandalizzano  ,  e  icca- 
yi  no  non  poco  danno  e  difcredito  alle  Lettere.  Per 
Ce     3  3,  non 


4o6  Appendice. 

„  non  aver  io  approvata  l'opinione  di  chi  ella  sa 
„  intorno  all'  Afcia  Sepolcrale ,  non  folo  ho  per- 
„  duro  la  di  lui  grazia  ,  ma  mi  fon  guadagnato  con- 
„  tra  mia  volontà  un  nemico .  Più  volte  egli  ave- 
„  va  criticato  me  in  altre  lue  opere  :  non  me  n' 
„  eraoffefoio,  continuava  T  amicizia  noftra  .  Una 
„  fola  volta  che  mi  fon  moflrato  di  parere  difFeren- 
j,  te  da  lui  ,  ed  ho  detto  ciò  che  io  credeva,  averi- 
„  do  egli  (leffo  defiderato  che  lo  dicefifi  :  quello  è 
„  flato  un  delitto.  Quel  che  più  mi  ha  forprefo , 
„  quantunque  io  non  avelTi  in  addietro  parlato  fé 
„  non  in  lode,  ne  mai  aveflTi  impugnato  alcun  fuo 
„  detto,  e  carteggiafìimo  come  ansici;  purel'An- 
j,  no  addietro  in  Roma  diffe  a  Perfonaggio ,  ch'io 
j,  venero,  e  che  certo  ama  V.  S.  IllutìnlTima,  par- 
j,  landò  di  me  :  Son  treyii'  anni ,  eh''  io /offro  queji^ 
„  uomo  .  '^  on  pofTo  fé  non  accufar  la  mia  po- 
„  ca  fortuna,  perchè  non  ho  mai  mancato  di  rlf- 
„  petto  a  lui  ;  e  del  fuo  merito,  e  del  fuo  raro 
„  talento,  che  veramente  Aimo,  ho  parlato  fem- 
j,  pre  con  chichefTia  in  lode  .  Pazienza  .  Sia  lode 
„  a  V.  S.  Illuiirilfima  e  ad  altri  fuoi  pari,  che  tan- 
„  to  fanno ,  e  pur  fanno  anche  ftimare ,  e  com- 
„  patire  ,  ed  amar  gli  altri ,  che  fanno  quel  poco 
„  che  polTono  in  ben  delle  Lettere  . 

„  Ma  lafciamo  qoede  nenie  ,  Mi  .fon  io  ralle- 
5,  grato  forte  di  trovar  dapertutto  nell'Opera  fuddetta 
j,  il  nofiro  Sig,  Segretario  Tanucci ,  dottiamo  , 
3,  gentiliffimo,  la  cui  prefenza  e  converfazione  a  lei 
3,  invidio  .  La  prego  ben  di  ricordare  a  coteflo  de- 
5,  gniffimo  Signore  il  mio  coftantifTimo  oflequio , 
„  e  L  tiima  perenne,  ch'io  profefTo  al  di  lui  me- 
,5  rito  .  Vedendo  ancora  ronoratilTimo  Sig.  Boncuore 
s,  Medico  di  fua  Maeftà  ,  gli  faccia  fovvenire  ,  eh' 
%i  io  fon  qui  tutto  fuo  divotiffimo  Servitore  .  \ 

V  S 


Appendice.  407 

V.  S.  Illuftriflima  ricordo  io  poi  la  promeffa 
eh'  ella  ha  fatto  al  Pubblico  di  voler  dare  la  rac- 
colta delle  Ifcrizioni  di  cotefto  Regno  .  L' afpet- 
tiamo  con  divozione  da  sì  buone  mani  .  Ed  io 
pregandola  diconfervarmi  il  Tuo  ftimatiflìmo  amo- 
re ,  con  afTicurarla  ,  che  il  mio  non  verrà  mai 
meno,  le  raffegno  il  mio  oflequio,  e  mi  con- 
fermo 

Di  V.  S.  Illuftrifs. 

„  Modena  ^6.  Giugno  1740. 

N  u  M.     XIII. 

Rifpofla  del  Canonico  Mazzocchi  allc^  fpiddetta 
Lettera  del    Muratori. 

LA  gentiliflTima  Lettera  di  V.  S.  IlluftrifTi- 
ma  mi  ha  colmato  quella  volta  di  non  po- 
ca confufione  ;  sì  perchè  non  le  era  preceduto  pej 
parte  mia  il  merito  né  di  altra  mia,  né  di  aver- 
le drizzato  il  Libro  (perchè  mi  prevenne  il  Si- 
gnor Vannelli  ad  inviarglielo)  come  perchè  al 
mio  nonsoqual  arditamento  Ella  ha  faputi)  coj- 
rifpondere  con  foprafina  modertia ,  che  ha  con- 
falo me,  &edificato  quei  amici,  che  pieni  del- 
la di  Lei  ftima  con  indicibil  piacere  T  han  lett^  , 
riconofcendovi  i  due  pregevoliflìrai  caratteri , 
5,  che  fregiano  la  di  Lei  perlona  ;  cioè  rara  e  va- 
„  fta  erudizione,  per  cui  ci  sa  infegnare  in  tante 
5,  belle  Opere  cofe  tanro  recondite  ,  con  altrertan- 
5,  to  di  Ecclefiaftica  moderazione  e  pietà  :  quali 
3,  cofe  dovendo  andar  del  paro  ,  pure  non  fanno 
5,  «ggi  altrove  che  in  Lei  conciliarfi  per  compor- 
Cc    4  ,5  re 


jj 


4ó8  Appendice. 

„  re  quel  nobile  mifto  graziofo  a  gli  occhi  di 
j,  Dio  e  de  gli  uomini  .  Qiianto  a  me  per  tanto 
„  amore  e  protezione  del  mio  Opufcolo  ,  ne  le 
„  rendo  grazie  ienza  fine  .  Siccome  la  ringrazio 
„  .pure  dell' amorofo  e  ragionevole  sfogo  circa 
„  quella"  perfona  ,  che  ambedue  limiamo  ,  a  cui 
„  anche  Ella  ha  faputo  nel  Tomo  primo  del  di 
„  Lei  ricco  Tcfaro  delle  Ifcrizioni  ,  poco  fa  da 
„  me  veduto  ,  render  la  pariglia  non  con  biafi- 
„  mi ,  ma  con  lodi  .  Qiianto  a  Lei  ,  le  può  ba-k 
„  (lare ,  che  tutti ,  quanti  io  so  ,  le  rendono  la 
,,  dovuta  giufiizia.  Fra' quali  debbono  annoverar- 
„  fi  i  due  degniffimi  Perfonaggi  di  quefta  Capi- 
„  tale  ,  il  Sig.  Marchefe  Tanucci  ,  &  il  Sig. 
,,  Buoncore  ;  i  quali  anche  la  ringraziano  della 
„  memoria ,  che  loro  conferva  ,  e  le  defiderano 
,,  lunga  vita  a  prò  delle  Lettere  .  Intorno  poi 
„  alla  mia  raccolta  d' Ifcrizioni  ,  ella  refterà  un 
„  piccolo  fpecilegio  dopo  il  vafto  Teforo ,  di  cui 
„  V.  S.  Illultnlfima  ha  donato  ,  e  fiegue  a  do- 
„  nare  il  Pubblico .  Potrà  nondimeno  parer  nel- 
5,  le  ftampe  ,  dopo  efferfi  pubblicate  le  mie  Of- 
„  fervaiioni  Bibliche,  quali  fra  poco  ,  per  ubbi- 
„  dire  a  chi  devo  ,  potranno  cominciare  a  pub- 
„  blicarfi  ;  purché  il  Signore  Iddio  fi  degni  per 
„  fua  mifencordia  confortar  la  debolifTima  mia  fa- 
„  Iute  ,  e  fpczialmente  la  fievolezza  del  capo  . 
j,  Dopo  avere  mefi  fono  dovuto  dire  un'Orazio- 
„  ne  ne' Funerali  della  S.  M.  di  Cleii/cnie  XII. 
„  (quale  ho  fatto  confegnare  ad  un  Signorino 
„  della  Real  Pageria  ,  perchè  gliela  faceffe  arriva- 
„  re)  ne  reltai  ammalato  di  fiomaco ,  &indebo- 
j,  lito  al  maggior  fegno.  Poco  male  ;  purché  fi 
«»5  continui  la  buona  falute  a  V.  S.  Illuftnifima  , 

„  acuì 


ApPENDtCE.  409 

„  a  cui  con  inalterabile  oflequio  bacio  riverente- 
„  mente  le  mani . 

„  Di  V.  S.  Illuftriffima 

j,  Napoli  26.  Luglio  1740. 

NuM.  XIV. 

lettera  del  Cardinale  Angelo  Maria  Querini  al 

Muratori  in  propofito  del  Martìrio  di 

S.  Tommajo  Cantuarienfe  . 

Brefcia  9.  Marzo  1745. 

„  OOno  fommamente  obbligato  a  V.  S.  IHu- 
),  »3  ftrifs.  che  fi  degna  interelT^irfi  nella  mia  fa- 
„  Iute  con  fentimenti  così  caritatevoli  e  benigni, 
j,  quali  mi  efprime  il  *uo  umanifìfimo  faglio.  A. 
„  quefto  mio  unifco  FuItiiTa  Lettera  latina  diret- 
j,  ta  al  P.  Ab.  Trombelli ,  ed  i  fogli  ancora,  che 
„  danno  principio  e  fine  a  tutta  la  Deca  ,  nella 
„  quale  quando  alcuna  di  effe  Lettere  a  lei  man- 
3,  cafTe ,  farei  pronto  a  fupplire  con  nujva  fpedi- 
„  zione  da  Brefcia  però,  e  non  da  Roma;  giac- 
„  che  ben  pretto  m'  incammino  verlo  quella 
„  parte. 

„  Ho  letto  attentamente  il  Libro  delle  Tue  (cioè 
„  delle  Lettere  di  Ferdinando  Valdcjto  )  e  ne  ho 
3,  parlato  più  d'una  volta  con  la  dovuta  ftima  a 
„  N.  S.  quale  fi  dichiara  frequentemente  di  fare 
55  tutta  la  ftima  della  fua  rara  e  foda  erudizione. 
„  Anzi  un  giorno  trattenendomi  a  lungo  con  U 
,9  S.  vS.  fopra  tale  argomento  ,  fi  fecero  molte  ri- 
))  fleflioni  fopra  il  Martirio  di  S.  Tomaio  Can* 

„  tua- 


410  Appendice. 

tuarienfe,  e  noa  voglio  occultarle  cofa  io  %Ilp: 
ra  dicefTì,  che  parveaS.  S.  di  non  poco  pefo . 
Di  (fi  adunque  ,   non  poterfi   mettere  in  dubbio 
ciò  che  venn'a  da  lei    alTtrito  ,    che  pn((ienter 
egit  S.  Thomis  vitam   cxponcndo  ;  reftare  però 
la  difficoltà  fopra  il  comando  fattogli  dal  Pon- 
tefice ,  da  cui  alferiranno  i  Tomilìi  (ha  prete- 
fo  di  dire  gli  Scotìjii)  doverfi  dedurre  ,    che  i' 
efporre  la  vita  per  un  articolo    non  certo  ccr- 
titud'ine  Fidei  ,  fia  cofa  lecita  ,  anzi  meritoria 
al  giudizio  che  ne  ha  fatto  il  Pontefice,  e  con 
lui  la  Chiefa  tutta,  che  venera  S.  Tomafo  per 
Martire.  S.  S.  avrebbe  cr  duto,  che  il  modo  di 
ritirarfi  da  tal  obietto  folle  il  fortenere  in  pri- 
mo luogo,  che  S.  Tomafo  efpofe  la  vita  non 
„  per  il  fatto  delle  rendite  delle  Chiefe  vacanti, 
„  ma  per    mantenere    generalmente    l' Immunità 
„  Ecclefiaftica  ,  e  che  quefta  fi  fiabiliffe  de  jure 
„  divino.  Alche  mi  feci  lecito  di  replicare,  che 
„  quando  anche  fi  alfumeffe  V  uno  e  T  altro   im- 
„  pegno  ,    non    fi  arriverebbe  mai  a  provare   ciò 
5,  che  bifogna ,  cicèelTere  intervenuta  in  detto  ca- 
j,  fo  quella  certezza  ,  mediante  la  quale  lolamente 
„  fecondo  i  principi ,  che  ricorrono  in  ogni  pagi- 
5,  na  del  Tuo  Libro ,  farebbe  (tato    lecito  al  Pon- 
„  tefice  d' ingiongere  a  S.  Tomafo,  ch'efponelTe 
,^  pure  la  fua  vita.  Aggiunfi  che  il  precetto  Ec- 
yi  clefiaftico  non  potendo  render  lecito  ciò  che  non 
„  è  tale  ,  lecito  deve  fupporfi  profondere    la   vit^ 
j)  per  un  punto  d'  Immunità  niente  meno  incerto 
„  iti  fé  rteffo  di  quello  che  fia  1'  articolo  di  MarÌA 
),  Vergine  prefervata  dalla  colpa  Originale,  e    fé 
9,  lecito  è  in  fé  tlelTo ,  dovrà  poterfi   praticar  da* 
5,  Fedeli  come  atto  di  virtù  fenza  precetto  che  gli 
5}  colf  ringa  ad  efer^itarlo .  Si  moUrò  penetrato  il 

„  Pon- 


Appendice.  411 

„  Pontefice  da  queHo  mio  raziocinio  ,  che  refo  og- 
„  gidì  noto  a  molti  in  Roma,  mi  pare  chemeri- 
„  terebbe  eh'  ella  ripafìfafle  più  diiFufamente  il  fat- 
,,  to  di  S.  Tomafo,  di  quello,  che  ha  (limato  do- 
„  ver  fare  nel  fuo  Libro;  e  fé  avrà  la  bontà  d'in- 
„  dirizzarmi  a  Brefcia  qualche  fua  replica  alla  pre- 
„  fente  ,  tenga  per. certo,  che  capiterà  nelle  ma- 
„  ni  di  N.  S.  che  pofTo  dirle  efferfene  già  moflra- 
„  to  vogliofo  &.C. 

N  u  M.    XV, 

Rifpojla  del  Muratori  aW  Eminenti fs.  Querini . 


„  A  yT  I  proteflo  io  k 
,,  jLVX  nignità  di  V. 


fommamente  tenuto  alla  be- 
E.  per  la  confidenza  meco 
„  ufata  dell'  obbiezione  da  lei  fatta  alle  Lettere  del 
„  Valdefio,  di  cui  aveva  lo  già  ricevuto  qualche 
„  barlume  da  Roma  .  Veramente  mi  credeva  di  aver 
„  detto  abbaftanza  .  Vedrò  ora  di  fpiegar  meglio 
„  11  divario  che  paffa  fra  gli  atti  di  S.  Tommafo 
„  Cantuarienfe ,  e  il  Voto  Sanguinario.  L' ira  di 
„  Arrigo  Red' Inghilterra  contro  il  fanto  Arcivef- 
„  covo ,  che  arrivò  poi  a  privarlo  di  vita  ,  non 
„  fu  per  le  fole  rendite  delle  Chiefe ,  per  aver  fo- 
,5  {tenute  le  quali ,  e  patita  la  prigionia  con  altri 
,,  aggrav; ,  anche  a  i  dì  noftri  fu  lodato  il  piiffi- 
„  mo  Vefcovo  di  Pamiers ,  ed  altri  Vefcovi .  Fu 
i,  ancora  per  altre  varie  inique  Confuetudini ,  le 
„  quali  pretendeva  il  Re ,  che  il  Santo  approvaf- 
„  fé,  ed  egli  non  volle  approvare  .  Si  leggono  que- 
„  fte  prefTo  il  Cardinal  Baronio  all'Anno  ii<54. 
„  e  nella  Vita  di  effo  Santo,  Tomo  X.  Oper.di 
j,  Cnltiano  Lupo  pag.  58.  la  maggior  parte  delle 
),  ^uali  fu condennata  da  Papa  Aleìfandro  IlIJpet'* 

5,  tanti 


412  APPENB-rCE. 

„  tanti  alle  Immunita  degli  Ecclefiafticl ,  alle  x^p' 

„  pellazioni  ,  alle  Scomuniche ,  alle  Elezioni    de 

9,  Vefcovi  ed  Abati  &c.  Lafciamo  andate  la  difputa  , 

„  fé  l'Immunità  fia  de  jun  divino.  Certo  è,  che 

„  tali  cofe  trano  (labilite  nella  Chiefa  di  Dio  da  i 

„  Canoni  de  i  Conci!; ,  e  da  i  Decreti  de' Sommi 

j,  Pontefici  .  S.  Tommafo  neija  Confecrtaiione  lua 

5,  avea  giurato  di  foflener  quelli  Canoni ,  Decreti  e 

„  Diritti,  e  vi  fi  aggiunfc  ancora  il  (omandamen- 

„  to  efpreffo  del  Papa  in  virtutc  Obedionicc  ,■  come 

„  corta  dal  Baronio    all'  Anno  iid^.    Può  darli  , 

„  che  un  Principe  di  gualca   cofcienza    malmetta 

„  tutti    quelli  diritti,  ufurpi  i  beni  delle    Chiefe, 

„  e  che  il   Preiato  talvolta  non  pecchi  toller^nndo 

„  tutto,  e  non  ricorrendo  alle  Cenfure ,  così  in- 

„  fegnando  allora  la  Prudenza ,  e  le  circoftan^e  . 

„  Ma  é  fuor  di  dubbio ,  che  fé  un  Prelato  appro- 

j,  valle  tali   inique  Confuetudini   ed    ufurpazioni , 

5,  gravemente  peccherebbe,  e  farebbe  degno  di  gran 

j,  gadigo  .  Il  Santo  Arcivefcovo  fteflb,  cmeab- 

w  biam  dalla fua  Vita,  fulle  prime  approvò  e con- 

))  fentì .  Conofciuto  il  luo  fallo  e  peccato,  fi  ri- 

„  trattò ,  ne  fece  penitenza  ,  ne  dimandò  al  Papa 

j,  l'afToluzione  e  l'ottenne,  e  da  lì  innanzi   non 

«  volle  pm  approvarle. 

„  Sicclir  egli  era  polto  fra  due  pericoli  ,  cioè   o 

„  di  pec';?re  approvando,  o  di  perdere  la  Vira  non 

„  appiovando.  In  quello  cafo    m' infegna  V.    E. 

„  che  s' ha  infallibilmente  ad  eleggere  l'iù  torto  il 

„  pericolo  della  Vita,  che  i  '  Peccare .  Quegli  era- 

5,  no  Diritti  antichiifimi  della  Chiefa  ,  alla  quale 

j,  non  C\  può  lenza  errore  negar  T  Autorità  a  lei  data 

5,  da  Dio  ,  di  rirtabilir  le  co*e  di  Difciplina  Ecciefia- 

3,  fiica  ;  né  certo  poteva  un  Ve(c(ivo  fenza  peccato  ,  e 

„  fenza  difprczzo  delle  Leggi  Ecclefiaftiche  acconfen- 

«  tire, 


Appendice.  415 

„  tire,  cheli  aboliffe  cloche  la  ChiefauniverfaleavC"' 
,,  va  llabilito  .  Perciò  non  folo  prudenza,  ma  ob- 
„  bligazione  fu  del  Santo  Arcivelcovo  il  non  ap- 
,,  provarquelle  confuttudini  ;  e  perciocché  egli  fof- 
,,  ferì  la  morte  per  non  peccare  ,  efercitò  un  atto 
„  di  Virtù,  per  cui  meritò,  che  fi  diceile  di  lui  : 
„  Bvati  qui  perficution'm  patiuntur  proptcr  Jujìi- 
„  t/^m  ,  e  che  Dio  F  onoraffe  con  tanti  Miraco- 
,,  li  ,  e  la  Chiefa  il  ratttelfe  nel  ruolo  de'  Santi 
,,  Martin.  E  tanto  più  lo  mtrit>. ,  p^r.h^  fraquel- 
,,  le  ingiuite  Ct)niuetudini  entrava  il  non  potere 
„  1  Vclcovi  fcomunicar  certe  perfone  indiptnden- 
,,  ttmente  dal  Re:  il  che  è  centra  un  D  gma  di 
„  Fede,  avendo  Cnfto  Signor  noltro  conferì  t.^  chi- 
,,  aramente  querta  autorità  a  gli  Apoftoli  ,  e  lor 
5,  l'jccelfori ,  e  per  confeguente  fi  trattava  non  fo- 
„  lamente  di  punti  di  Difciplina  ,  ma  anche  di 
„  Fede,  e  fi  potè  poi  fpezialmente  dire  perque- 
„  ffo  ,  che  il  Santo  morì  prò  Lege  Dei  fui .  Non 
„  ha  bifogno  V.  E.  che  io  le  ranimtnii  ciò  che 
„  in  quello  propofito  fu  fcricto  dall' Angelico,  e 
,,  da  altri,  ed  epilogato  dal  dotriffimo  e  fantillìmo 
„  noltro  Pontefice  Lib.  III.  Cap.  ly,  >.  S.deCa- 
„  noniz.  San6l.  in  quel'e  parf)le  :  Qu!  moniur pro- 
„  ptcr  aliqucm  aElum  Chijìiame  Vi,tutis ,  aut  prO" 
,,  pter  detejlaticnem  alicuiin  peccati ,  verus  Mnrtyr 
„  cfl .  E  dal  Cardinale  Capr/ucchl  de  D/lartyrio 
„  Paragr.  17.  fu  fcritto  :  Qunnìvis  Prjccepta  pofiti- 
,,  vn  non  oùligcnt  cum  di  [pendio  vita  ,  fi  tamen 
,j  Eccle/iajticorum  fracìio  injunpatur  in  contemtum 
„  Ecclefix  &  Lc^is  Ecclcfiajiic^  ,  he  paElo  Prace- 
„  pta  EcclefiiC  etiam  cum  d'fpeyidio  vita  fcrvandcs 
,,  junt  :  nam  contemtus  Le^is  etiam  Ec( U'fiajiica 
.,  ex  praccpto  divino  lyuandus  efl . 

?,  Or  a. da  quello  cafo  è  totalmente  diverfo  il  Voto 


414  ,  Appendice. 
1,  Sanguinano  inventato  da  peiTone  private  perfo- 
j,  (tenere  la  Pia  fentenza  dell' In:imacolata  Conce- 
5,  zione.  Già  fiam  d' accordo ,  che  quella  fentenu 
5,  è  incerta  ;  non  contiene  Verità ,  ma  folo  Ap 
„  parenza  di  Verità,  e  Probabilità.  Piecreditur 
5,  E  però  fwcondochè  da  Maeftro  e' infegnò  1' Emi 
„  nentiffimo  Lambertini  Lib.  III.  Gap.  19.  <;.  14 
5.  usquequo  controverfia  ab  Ecckfia  definita  non  eft 
5,  qui  tiietur  Beati IJim(£Virgtnis  fcrvationem  a  Pcc 
„  cato  Originali  in  [uà  Conceptione ,  non  poteji  non  ha 
5,  ùere  ,  immo  tcnctur  habere  formidinem  de  oppoltc 
,,  fententia  .  Non  vi  ha  precetto  alcuno  di  follenen 
„  tal  fentenza  ,  non  v'ha  peccato  in  negarla  ,  lafcian 
„  dofi  libero  ad  ognuno  1' abbracciare  anche  la  fen 
j,  tenza  contraria  con  divieto  di  dire,  che  ilfegui' 
5,  tarla  fia  Peccato  ed  Errore.  All'incontro  abbia 
„  mo  un  Precetto  naturale  e  Divino  di  conferva- 
j,  re  la  Vita  noftra,  e  di  non  darla  volontariamen 
5,  te,  fé  non  quando  fi  tratta  di  eleggere  un  bem 
5,  ugualmente  certo  e  maggiore ,  come  è  il  non  ne- 
5,  garlaFede,  e  il  guardarli  dal  Peccato.  In  que- 
j,  llocafo  faltaa  gli  occhi  l'imprudenza,  per  nor 
5,  dir  la  follia,  di  chi  vuol  anteporre  l'incerto  ai 
5,  certo,  ciò  che  non  è  di  Precetto,  a  quello  che 
5,  fenza  dubbio  è  di  Preccctto.  E  tanto  più  ,  come 
55  s'è  detto  più  volte,  apparifcela  deformità  di  ta! 
5,  atto  ,  perchè  né  pur  la  morte  di  migliaia  e  mi- 
5)  lioni  di  pcrJonefervirebbe  punto  a  moftrar ,  che 
5,  folfe  nera  e  certa  una  fentenza ,  la  cui  Verità  fo- 
5,  lamente  fi  può  afTicurare,  (e  tale  farà  dichiara- 
5,  ta  dalla  Chiefa.  Sa  TE.  V.  che  l'oggetto  vero 
5,  del  Voto  Sanguinario  è  di  confermare  col  San- 
5>  gue  la  Verità  e  Certezza  della  Pia  fentenza  :  il 
5)  che  mai  non  farà  lecito,  perchè  non  lice  darla 
„  Vita  per  foikner  quello ,  che  è  folamente  opi- 

„  nio- 


Appendice.  415 

5)  nione ,  mentre  fi  potrebbe  darla  per  l' errore ,  che 
5,  Tempre  fi  dee  temere  ,  finché  la  Chiefa  non  de- 
5,  cida  ,  dove  ib'a  la  Verità.  Per  conleguente  fc 
„  non  ivi  un  imprudente  Pietà  ,  un  fagrifizio  fpro- 
„  pofitaix,  e  in  fine  difonoredejla  R<;ligion  Catto- 
„  lica ,  ^Q  con  tanta  pace  i  Siciliani  obblighino 
„  fé  rtefliarao'-ir  per  un'opinione,  mi  rimetto  al 
5,  fuperiore  intendimento  di  V.  E.  Vedrà  ella  in- 
3,  tanto,  le  baftino  tali  riflelfioni  a  togliere  Tob- 
„  biezione  propotta ,  mentre  io  pafFo  ad  umiliarle 
„  il  mio  profondo  offequio ,  e  con  baciarle  la  fa- 
55  era  Porpora  mi  protefto  più  che  mai 

„  Di  V.  E. 

Modena  21.  Marzo  1743. 

N  u  M.    XVI. 

Lettera   del  Muratori  a  Papa  Benedetto  XIV.  in 

propofito  di  quanto  la  Santità  [uà  avea  fcritto 

di  lui  al  grande  Inquifitore  di  Spagna. 

Beatissimo     Padre. 

„  /"^  ON  tutta  rafìfegnazione  ho  accolto ,  quan- 
5,  V^  to  la  S.  V.  ha  fcritto  di  me  nella  fua  Let- 
,5  tera  all' Inquifitore Generale  di  Spagna.  Ho  ve- 
5,  duto  ,  che  r  una  mano  ha  fparfo  fulmini  ,  e  norv 
„  dimeno  dall'altra  fono ufciti  raggi  di  fomma  Cle- 
3,  menza .  Contuttociò  non  lafcio  di  trovarmi  in 
„  un'eftremaconfufione  ,  anzi  defolazione  ;  perchè 
„  durerà  in  eterno  1'  Oracolo  per  me  funelio  ;  né 
5,  fi  potrà  levar  di  mente  a  i  prefentl  e  pofteri , 
),  eh'  10  fcnza  condanna  formale  fia  flato  condenna- 

«  toi 


4i5  Appendice; 

„  to  ;  e  che  fi  poffano  credere  maggiori  ancfie  di 
„  quel  che  fono  i  falli  e  demeriti  miei.  Inquefta 
j,  mia  troppo  fenfibile  dilavventura  io  non   pruovo 
„  altro  follievo ,  fc  non  nella  certe7za ,  che  durl- 
j,  no  tutaviale  vi/cere  >  aterne  di  V.  S.  verfoque- 
5,  fto  Tuo  fvcnturato  figlio  .  Animato  dunque  datai 
3,  fiducia ,  mi  fo  coraggio  per  protrarmi  a  i  luoì 
„  fanfi  piedi  ,    ed   implorare  per   grazia  ,    che  fi 
3,  (Jegni  la  S.  V.  di  ordinare  ,   che  mi  fieno  in- 
3,  dicate  le  cofe  degne  di  ccnfura  ,   acciocché   io 
„  poffa  ritrattarle  ,    e  col  pentimento  e  coll'ub- 
„  bidienza  fperare  di  ottenerne   il  perdono .  Cosi 
3,  dalle    fiefle    paterne    mani  ,  onde  è  venuta    la 
3,  ferita ,  verrà  anche    qualche    rimedio  ;    né  re- 
3,  fierb  io  efpofto  a  chi  col   tempo  avefie  per  me 
„  un  cuore  men  caritativo  del  fuo  .  Muovafi  la  fua 
3,  gran  Carità ,  e  quafi  difii  anche    la  GiuftÌ7Ìa  , 
j,  a  concedere  tal  rilioro  al  mio  povero  nome .  E 
3,  qui  col  bacio  de'  fanti  piedi ,  e  colia  più  profon- 
„  da  venerazione  mi  raflegno 

„  Di  V.S. 

Modena  i6.  Settembre  1748. 

N  u  M.    xvir. 

Rifpojla  di  Papa  Benedetto  XlV.al  Mwatori . 

„  T>  EnediSus  PP.  XW.  DilcBe  Fili ,  falutem 
9,  IJ  &  Apojìolicam  BenediHionem .  Il  fatto  è 
5,  il  fcguente  .  Per  far  comprendere  a  Monfign.  In- 
3,  quifitore  Generale  di  Spagna ,  che  le  Opere  de 
5j  gli  uommi  grandi  non  fi  proibivano ,  comeefib 
<,,  aveva  fatto  di  quelle  del  fu    Cardinale  Noris  , 

«)  an- 


Appendice.        417 

„  ancorclic  in  effe  fi  ritrovino  alcune  cofe,  chedif- 
„  piaciono ,  e  che  meriterebbero ,  fé  foffcro  ftate 
9,  fcritte  da  altri ,  proibizione,  portammo  T  efem- 
5,  pio  delle  Opere  de'  Bollandifti ,  di  TiUemont ,  di 
„  Boffuet ,  e  le  fue  . 

„  Fu  quefia  noftra  Lettera  confidentemente  data 
),  in  copia  al  Procuratore  Generale  degli  Agofti- 
},  niani  »  acciò  vedeflTe ,  che  allilkvamo  la  Religio- 
j,  ne ,  ed  e(fo  avendoci  detto  ,  che  la  Lettera  rae- 
3,  ritava  d'elfere  ftampata  in  fronte  delle  Opere 
„  dei  Cardinale ,  rifpondemmo ,  che  non  doveva 
,-,  né  ftamparfi  ,  né  pubblicarfi ,  e  che  quando  ciò 
5j  fi  averte  dovuto  fare ,  era  precifo ,  che  levaffi- 
5,  mo  la  particola  appartenente  all'Abbate  Mura*- 
5,  tori ,  che  non  era  ftata  porta  da  noi  per  altro 
„  fine  j  che  per  comprovare  il  nortro  artunto  di 
j,  non  correre  a  proibire  le  Opere  degli  uomini  gran- 
,,  di  per  qualche  cofa  difpiacevole ,  che  in  erte  fi 
j,  ritrovi . 

„  Approvò  il  Padre  Procuratore  Generale  il  fi- 
^  ftema  :  non  pattarono  due  giorni ,  che  ,  Nobis  in- 
„  fciis  diede  fuori  la  copia  della  Lettera  tale  qua- 
„  le  :  ed  avendolo  Noi  rifaputo  ,  lo  facemmo  chi- 
„  amare ,  gli  dicemmo  1'  animo  nortro  con  mol- 
,,  ta  chiarezza,  e  gli  proibimmo  1' accoftarfi  a  Pa- 
,,  laz7o  fino  che  noi  vivevamo . 

,,  Un  efemplare  di  querta  Lettera  arrivò  alle  ma- 
„  ni  del  Card.  Querini ,  checi  fcrilfe ,  che  fé  an- 
„  che  r  averte  avuto  prima  della  rtampa  de'  fuoi 
„  Scritti  fopra  le  Ferte ,  non  fé  ne  farebbe  fervi- 
5,  to  i  e  Noi  gli  rifpondemmo,  che  aveva  fatto 
„  molto  bene ,  e  che  nemmeno  fé  ne  prevalerti 
„  in  avvenire,  perchè  quanto  fi  era  detto  nella 
„  noftra  Lettera  all'  Inquifirore  di  Spagna  in  or- 
a)  dÌA6  alle  di  ki  Opere ,  mn  avca  (he  fare  col- 

Dd  j,  la 


4,i8  Appendice. 

5,  la  materia  delle  Fede ,  né  con  verun  "Dogma  ' 
„  0  Difciplina . 

„  //  contenuto  neir  Opere  ,  che  qui  non  è  pia- 
,,  ciuto ,  ne  cJje  ella  poteva  mai  lufmgarfi ,  che  fof- 
53  A'  /"^''  piacere ,  risguarda  la  giurisdizione  tem- 
„  poralc  del  Romano  Pontefice  ne'  fuoi  Stati  j  cam- 
,,  minandofi  qui  con  diverfi  principj ,  e  non  dan- 
„  dojl  per  veri  alcuni  fuppojìi ,  ed  altresì  alcuni 
„  fatti.  Ed  ella  refli  pure  ficura ,  che  Te  le  det- 
„  te  cofe  folTero  (late  inferire  da  qualchedun  altro 
„  nelle  fue  Opere,  non  fi  farebbe  lafciato  da  que- 
„  Ile  Congregazioni  di  proibirlo  :  il  che  non  fi  è 
,,  fatto,  elfendo  pubblico  T  affetto  che  portiamo  a 
5,  lei ,  ed  eflendo  notoria  la  (lima  che  unitamente 
„  col  rimanente  del  Mondo  facciamo  del  di  lei 
„  valore,  ed  avendo  maifempre  creduto,  che  non 
„  compliva  disguftarlaper  difcrepanza  di  fentimen- 
5,  ti  in  materie  non  dogmatiche  ,  né  di  difciplina  , 
„  ancorché  ogni  Governo  fia  in  pofTeffo  di  proi- 
„  bire  le  Opere ,  in  cui  fi  contengono  cofe ,  che 
5,  gli  difpiaciono  ,  e  che  non  fono  conformi  ai  fuoi 
5,  léntimenti . 

„  Ecco  la  pura,  candida,  e  vera  Storia,  fenza 
5,  rifleffioni ,  e  confeguenze,  che  ella  potrà  farce 
„  dedurre  col  fuo  fodo  giudizio,  ed  infieme  ofler- 
,,  vare  ,  fé  abbiamo  la  dovuta  confiderazione  non 
„  meno  di  lei ,  che  delle  fue  Opere  .  Ed  intanto 
„■  con  pienezza  di  cuore  abbracciandola,  lediamo 
5,  r  Apoftolica  Benedizione  . 

„  Datum  Komx  apud  SanBam  Mariam  Majo- 
3,  rem  die  25.  Septembris  ly/^'i.PontificatusnoJìri 
j,  Anno  Nono . 

5,  Dil-ec\o  Filio  Abbati  Ludovico  Antonio  Mura- 
3,  tori  Mutinam . 

N  u  ]^. 


Appendice.  419 

N  u  M.    XVIII. 

Epiftola  Muratorii  ad  Patrcm  Syndicum  feu 
Re6ìorcm  Univerfitatis  Salisburgenfis  . 

„  A  Nobili  viro  Germano  Romam  petente  nu- 
5,  l\  per  intellexi ,  quanta  animorum  agitatio , 
„  quot  motus  in  Urbe  vedrà  oborti  fuerint,  & 
35  quam  indigne  habeatur  adhucapud  vos ,  &.  pro- 
5,  fcindatur  nomen  meum  .  Miratus  fané  fui ,  do- 
„  leoque  vehcmenter ,  &  potiflìmumquod  audiam  , 
5,  pios  fìmul  &.  dcflos  viros  adverfus  me  conjura- 
3,  tionem  iniiffe  ^  atque  ut  eam  inftruerent ,  unis 
3,  calumniis  ufos  fuifle ,  &  ridendis  piane  fabeliis . 
5,  Nam  quod  ert  ad  ccetus  de  Franchi  o  liberi  Mu- 
„  ratori ,  a  Ponti fice  Maximo  proferi ptos ,  quorum  , 
5,  fi  vera  mihi  nuntiata  funt ,  auftorem  me  vultis  : 
5,  quid  ineptius,  rogo,  excogirari  potuit.^  Nemo 
5,  eft  qui  nefciat ,  eorum  nomen  atque  inllitutum 
3,  a  Britannia  prodiiHe  ,  atque  in  GaIJiam  &:  Ita- 
„  liam  proceffiffe,  nihilque  rei  mihi  effe  cum  fa- 
„  ftiofisejusmodi  hominibus  .  Si  quis  aliter  fentit, 
„  liceat  mihi  dicere  ,  ille  infanit .  Ad  Traftatum 
„  veroLamindi  Pritanii  de  Ingeniorum  Moderatione 
3)  quod  attinet ,  is  quidem  ,  ut  audio,  apud  vos 
„  male  audit,  atque  inter  Libros  a  Sacra  Congre- 
„  gatione  perculfos  recenfetur  .  Et  hasc  altera  calu- 
3,  mnia  eft  .  Liber  ille ,  ut  Itali  quique  norunt , 
3,  quamquam  examen  Romanum  olim  fubierit ,  nul- 
33  la  unquam  cenfura  dignus  cft  deprehenfus ,  & 
„  Venetiis  recufus  in  omnium  manibus  libere  & 
3,  pacifìce  verfatur  .  Qua  ergo  confcientia  quidam 
3,  apud  vos  /iniftram  de  eo  opinionem  dilTemina- 
51  runt  5  atque  in  ignaro  popello  adhuc  eamdem  fo- 
Dd    2  j,  vere 


42,0  ApPEND     ICE» 

I,  vere  pergunt?  Deniquecertior  faélus  fum ,  iflic 
j,  improhari ,  immo  &  inter  hisretica  dcgmatare- 
j,  ferri,  quod  ego  de  Devotione  erga  Deiparam& 
j,  Sanùlos  m  piis  Exercitationibus  meis  fcripfi  .  Si 
3,  id  verum  elt ,  habeo  quod  conquerar  de  d-dri- 
„  nac  vellrae  abufu  .  Nihil  aliud  ego  afferui  ,  quarn 
„  quod  in  facro  Concilio  Tridentino  Ecclefìa  fan-^ 
„  £la  Catholica  nobie  credendum  propoluit ,  Ibi  Sefs, 
„  XXV.  Gap.  I.  ftatuitur  bonum  atque  utile  effe 
^■i  fuppliciter  invocare  SanBos  .  Haec  Tridentini  Pa- 
,,  tres  ;  paria  &  ego.  Et  profeto  ab  exordio  Chri- 
3,  iìians  Religionis  Ecclefìa  nos  femper  docuit ,  ac 
3,  docet ,  quam  nobis  proficuum  fit  ad  Sanftorum 
3,  orationes ,  auxiliumque  confugere  ,  ac  potifTimum 
„  ad  Beatifìimam  Virginem  Deiparam ,  cujus  in-^ 
„  tercefìuo  apud  Deum  reliquis  San^lis  fine  com- 
,3  paratlone  praeftat ,  Verum  fi  quis  inter  vos  eft 
„  (quod  difficile  adducor  ut  credam  )  qui  invoca- 
3,  tionem  SanftifTims  Dei  Matris  neceflariam  quo- 
3,  que  ad  (alutem  exifìimet ,  ac  depr^^dicet  :  is  fanq 
3,  novum  in  Ecclefìa  Dei  dogma  invehit ,  illudque 
5,  ab  ipfius  Ecclefiae  mente  &do£trina  prorfus  alie- 
3,  num  ,  qusE  non  gemi  nos  ,  fed  unum  Saluatorem 
3,  Jefura  Chrifìum  agnofcit ,  Ncque  is  a  fupcrftitio- 
3,  ne  &  ha)refì  abeft  ,  &  minime  advertit,  quam  in- 
3,  caute  fancìam  Ecclefìam  Catholicame.xfibilandam 
3,  &cu]pandam  hujusmodi  opinione  Hsreticis  praif 
j,  beat .  Ceterum  Liber  ille  meus  a  tot  annis  ex- 
33  cufus ,  &  pluries  rccufus ,  in  omnium  manibus  eft , 
,)  neque  Romani  Cenfores  ,  ncque  ullus  e  tot  Italia? 
,:j  Theologis  quidquam  ibi  parum  falutaris ,  aut  per- 
„  vcrfe  dofìrinae  deprehendit .  NumquidSalisburgi 
5,  melior  Scientia  ,  major  Zelus,  uberiorve  Pietas  , 
,j  quam  in  ipfa  Roma  omnium  Magiftra,  atque 
3,  in  univerfa    Italia?  Np  vos   fl^uidegi  j  pwco  >  id 


Appendice.  421 

),  Quum    ergo  audiam  nomen  meum  ,    meos- 
5,  que  Libros  a  Salisburgenfibus  tam  inique  ,  &  Jufti- 
„  tia  ■^^  Caritate  reiuólante ,  difcerpi  ,  ad  te  Reve- 
j,  rendifTimum  Patrem  ,  arque  ad  ceteros  Univcrfi- 
jj  tatis  veltrse  Profcflfores ,  querelas  meas  defero ,  quos 
5j  velati  tanti  raotus  auóluies  ,  &  mcitatores  Populi 
„  adverfus  me  fuiife  ,  fi  vera  mihi  nuntiata  funt , 
),  accepi  ,  petens  ,  ut  famam  honoremque    meum 
j,  iftic  immento  Icefum  refarcire    velitis .  De   me 
5,  fané,  qui  tamen  in  media  Italia,  &fuboculis, 
„  ut  ita  dicam ,  Romana»  Sedis ,  Saccrdos    vivo  ^ 
i,  &  de  doélrma  mea  nemo  doélus   male  fentit  ^ 
5,  nullusque  haftenus  Librorum  meorum  SacracCon- 
,j  gregationis   decreto   confixus  fuit  .    Cur    qusefo 
))  in  me  Saiisburgenfes  uni  invehantur ,  indignis- 
),  que  modis  nomen  meum    divexent  j  quum    ta- 
},  men  nullum  ego   Salisburgenfium    laelerim  ?    Si 
,)  quid  vobis  minime    probatur    in    Libris    meis, 
5,  publicis  typis  &  vos  in  arenam  defcendite^  non 
9,  clandeftino  hello  certate  ,  neque    mdoilam  pie-, 
3,  bem  ejusmodi  impofturis  imbuite.  Quod    fi    a 
3,  vobis ,  quam  iurte  peto  ,  rertitutionem  famsE  non 
j)  impetravero,  &  ne  refcriberequidem  vobis  ani- 
j)  mus  fit  :  invitum  hominem  procul  dubio  adige- 
3,  t;is  ad  vindicandum  a  calumniis    vellris    hono- 
),  rem  meum  edito  aliquo  Libro,  in  quo  fi  qua: 
j,  vobis  ac  Univerfitiìti   vellrse  moietta  fint  ofìfen- 
3,  detis ,  non  mihi  ,  jc  vobis,  vertroque  Gymna- 
3)  fio  loqui  honorifire  cucienti  ,  fuccenfendum  eric, 
5,  fed  de  ignorantia  atque  improbitate  eorum  i  qui 
33  me  indignis  modis  lacerane ,  exportulandumerit 
5,  vobis.  Vale  interea  Reverendi ifime  Pater,  ;u- 
3,  tlumque  meum  dolorem  excufatum    habe  . 

?,  Dabam  Mutinac  III.  Kal.  Septcmbris  MDCCXLe 
Dd    3  NuM. 


422  Appendice, 

N  u  M.    XIX. 

P.  Re^lor  Univerfitatis    Salisburgenfis  Muratorio  ^ 

5,  A  Ccepi  tuas,  quas  centra  me  &Tjniverfita- 
„  XJL  tem  noftram  vehementer  exaggerafti ,  que- 
„  relas ,  Vir  Eximie  ac  Reverendillirae  ,  fed  quEe 
„  confcientiafuerit&adhuc  fìt  viro  ilìi  Germano, 
5,  qui  dura  Romam  peteret ,  informationibus  pla- 
5,  ne  finiitris  animum  tuum  alias,  ut  audio,  pa- 
5,  catiffimum  totumque  ad  pietatem  compofitum 
5,  turbavit ,  non  capio  .  Inprimis  enim  cnjuratio- 
5,  nem  aliquam  contra  te  hic  Salisburgi  tuifle  ini- 
3,  tam  ego  quidem  penitus  ignoro  .  Secundo  illiu§ 
5,  coetus  feu  Societatis  de  i  franchi  o  liberi  Mura- 
3j  ?o)7  a  Pontifice  Maximo  profcript^  te  nos  autho- 
3,  rem  voluiffe ,  omnino  talfum  &  calumniofum 
3,  efl.  Tertio  dein  Traclatum  Laminidi  Pritanil 
3,  quodattinet,  eum  inter  Libros  a  Sacra  Congre-^ 
3)  gatione  perculfos  a  nobis  recenferi  ,  fimiliter  a 
„  veritate  alienum  eft  :  male  quidem  libellus  ifìe 
3,  apud  nos  audiit ,  &  adhucdum  audit  ,  fed  inter 
5,  alia  potiffimum  ex  co  capite ,  quodde  Immacu- 
5,  lata  Dei  GenitricisConceptione  tam  viiiter  fen- 
5,  tiat ,  ut  eam  inter  leves  caufas  abjiciat ,  idquod 
,,  adeo  tantas  Dominae  majeitate  &  fanftitate  in-? 
3,  dignum  nobis  videtur  ,  ut  faltem  inter  propofitio- 
5,  nes  male  fonantes ,  &  piarum  aurium  offènfivas 
55  fimilia  efìfe  recenfenda  judicemus  ;  quamvis  enim,. 
3,  ut  nobis  objicis  ,  non  fic  Salisburgi  melior  fcien- 
„  tia  ,  major  lelus,  uberiorve  pietas  ,  quam  in  ip- 
3,  fa  Roma  otr,nium  Magiftra  ,  aut  in  univerfa  Ita- 
3,  Ha,  incultu  tamen  ac  veneratione  Immaculata! 
53  Viigitiis  nulli  aut  Urbi  aut  Provincia?  cedim.us: 

35   ^^ 


5) 


Appendice.  423 

„  acvelideojam  ab  anno  1597.  folemni  juramenta 

„  in  facie  Ecclefiaj  quotannisrenovatonos  obftrin- 

„  gerefolemus,  quod  publice  acprivatlm  velimus 

„  pie  tenere  ,  afferere ,  defendere,  B.    Virginem 

„   Mariam  Dei  Genitricem  absque  originalis  pec- 

„  cat!  macula  concepram  effe ,  prout  jam  antehac 

„  AÌìx  celeberrimce  Academice ,  &  integri  Ordines 

„  fecerunt .  Quarto  rurfus  falfum  eft ,  quod   tibi  , 

„  Vir  Reverendiffime  ,  Germanus  ille  Romam  per- 

gens  viator    perfuadere   voluit ,  nimirum  a  me 

„  aut  a  noftrisinter  hseretica  Dog'Tiata  referri  quod 

„  in  piis  Exercitationiifus  tuis  de   devotione    erga 

„  Deiparam  &  San6los  fcripfifti  ;  imotra8:atio  illa 

„  a  te  ahquando  edita  vix  uni  aut  alteri  nodruin 

„  ha6ì:enus  nota  fuit ,  &  ego  quidem  nihii    de  ea 

5,  unquam  vidi  aut  legi  .  Ceterum  vero  dum  nu- 

„  per  non  clandeltino  bello,  fed  publice  ex  cathe- 

„  dra  propugnata  eft  neceffitas  colendi  BeatifTimarn 

„  Dei  Genitricem  &  Sanftos  ,    puto  quod  folide 

„  &.  luculenter  demonftratura  fit  :  non  eli  novura 

5,  hoc  aut  inaudirum  dogma  ,  quod  praelUntifTimii 

„  Theologl  jam  antehac  docuerunt,  &graviflìmis 

,,   rationibus  Patrumque  fenrentiis  firraarunt ,  quin 

„  &  ipfìusLamindi  Pritanii  verba  funt  Lib.  ^.cap. 

,,  12.  Servitutìs  honoraria  Cpeciem  ,  quam  Dulìam ap- 

,,  pellamus  ^  non  prohtberaur  ^  fed  jubcmur  prxjìarc 

„  Santìis  .  Verum  ,  quidquid  fitde  Lamindo  Prita- 

„  nio ,  utique  id  faltem  facile  perfpicies  ;,  Vir  fa- 

5,  pienti fTuTie ,  quam  mala  fit  hcEC  illatio:  Bcatif- 

„  Jimx  Virgmis  Dei  Gcnitrlcis  &'  Sanciorum  Cui- 

„  tus  non  tantum   utdk  eft    ac  bonus ,  fed  et'iam 

„  necejjarius  :  ergo  gemini ,  &  non  unus  Salvator 

„  efl  Jefus  Chriflm  :  hoc  namq«e  tam  parum  fé- 

„  quitur ,  quam  ex  necefTitate  honorum  operum , 

5)  quod  Chriftus  non  fatisfecerit .  Interim   tameri 

Dd    4  ,,  non 


4*4  Appendice. 

„  non  adftruiraus  hlc  neceflìtatem  medii ,  aut  fì- 
„  delibus  molerti  fumus  novis  prseccptis  ultra  ea  , 
„  qu9E  nobis  Ecclefia  impofuit  per  inftitutas  varias 
5,  devotiones  ac  feftivitates  in  ordine  ad  piaeftan- 
,/dnm  cultum  eidem  Beati (Tima:  Virgini  &  Saa- 
„  fìis  dehitum:  ut  proin  non  videre  aut  animad- 
„  vertere  valeamus  ,  qnod  hujusmodi  opinione 
„  tam  pia  &  fan£ta  ,  occafio  prxbtatur  hereticis 
j,  S.  Ecclefiam  exfibilandi  &  culpandi . 

„  Jam  vero  quod  nomen  tuum  tuosque  Libros 
„  aSalisbiirgenfibus  inique  profcindi  queraris  ,  hoc, 
„  quaefo,  non  noftraeUniverfitatis  viris ,  fedaliis, 
„  qui  eruditioce  tua  abutuntur ,  imputa.  Libri  tui , 
5,  qui  ,  ut  fama  ad  nos  tulit ,  multi  funt  multis- 
„  que  encomiis  dignifìfimi  ,  in  nullius  apud  nos, 
„  quod  bene  fcio ,  manibus  haftenus  fuerunt(uni- 
„  co  Lamindo  Pritanio  excepto).  Quomodo  ergo 
„  %uz  non  novimus  ,  profcindemus  i  Excanduit, 
„  ut  tatear,  unus  aut  alter  ex  noftris ,  atque  ve- 
„  hementius,  nobis  etiam  invitis,  exarfit  centra 
,,  te ,  Vir  prarilantiflìme ,  fed  poftquam  occafione 
„  tu3E  illiiis  eiucubrationis  de  Ingsniorum  modera- 
„  tione  variis  iisque  non  levibus  calumniis  vexati 
„  fumus  ,  ipfaque  Univerfìtas  cum  fua  antiqua  do- 
„  cendi  methodo  palam  fuit  contemptui  habita. 
„  Vae  Tgitur  iljis ,  qui  non  nifi  contentiones  ex- 
„  citant ,  nofiramque  Rempublicam  haflenus  per 
„  omnia  quietam  graviffime  turbant,  intendentes 
5,  quidem  truditionibus  ,  fed  ^ua  ^ua/ìionef  prci- 
j,  Jiant  mag'is  quarti  adificationem  Dei ,  qux  ejì  in 
,,  fide  ,  imo  Ù'fine  d'fcipUna  funt ,  ac  Ines  generant , 
„  ut  Apoft.  ad  Tim.  loquitur .  Ignofce ,  Vir  Re- 
3,  verendilfime  &  fapientifs.  fi  te  cautum  effe  ju= 
j,  btamin  bis  nofiris  negotiis  j  funt  enim  qui  aut- 
^,  boritati  magni  nominis  tui  ^  quod  tibi  in  orbe 

„  Ut- 


Appendici.  425 

jj  litterario  liaf^enus  compararti ,  vel  ideo  gravl- 
„  ter  prGcjudicant ,  quia  fub  hoc  nomine  do^rinas 
„  in  vulgus  &  ineruditam  plebem  fpargunt ,  quas 
„  ipfi  Theologi  polt  longa  ftudia  folent  difcutere  . 
„  Dolendum  (ane  eft ,  nunc  temporis  ad  nobilif- 
„  fimum  Critices  ftudium  juvenes  vocari  nulla  ad- 
„  huc  folida  fcientia  autgraviori  difciplina  tin£los: 
„  dolendum  eft,  circa  illa  Fidei  myfleria  coram 
„  fecularibus ,  imo  foeminisetiam  difputationes  in- 
„  fìitui ,  vel  faltem  propofìtiones  fieri,  circa  quae 
5,  animarum  curatores  centra  Ecclefis  noftrae  ho- 
„  ftes  pugnarunr .  Hic  enim  vero  ingeniorum  mo- 
„  deratione  opus  foret ,  dum  non*  jam  Catholici 
„  contra  Acatholicos,  fed  illi  ipfi  contra  fé  invi- 
„  cem  agere  deprehenduntur.  Ego  quidem  aliquos 
3,  fepius  monui  ,  ut  in  ignavo  popelloeruditas quac- 
),  ftiones  ac  fentenrias  fuas ,  e  quocumque  demum. 
j,  autore  depromptas,  difTeminaredefilìerent ,  cuni 
j,  certe  fine  fcandalo  taiia  fieri  non  pofTent  ^  ni- 
,)  hi!  tamen  ego  aut  aliiefficere  potuimus  undc 
),  fa£tum  eft ,  ut  tandem  ingens  animorum  coìli- 
,)  fio  fafta  fit  in  urbe  noftra ,  dum  audire  debui- 
5,  mus  in  ipfis  etiam  popinis  .  b  indcfta  plebe  dif- 
„  putari  detitulo  Matris  Mifericordiae ,  Mediatri» 
),  cis  &  AdvocatEe  notlrseScc.  de  certitudine  con- 
„  fecratse  HolHae  ,  &  Sacerdoti?  confecranns  &c. 
35  &  hxc  quam  periculofe,  quis  non    vidcat? 

„  Denique  dubitarti,  Vir  Reverendiffime,  an 
3,  animus  nobis  fururus  fit  tibi  refcribere ,  ac  vel 
3,  ideo  minas  adjecirti  ediro  quod^m  Libro  te  tuum- 
3,  que  honorem  vindicandi  :  verum  mirari  nonde- 
3,  buirtès,  fi  nihil  refponfi  obtinuirtes  ad  Epifto- 
„  lam  nullo  fignatam  figillo,  &ad  inn^mmatum 
5,  quemdam  univerfitatis  noftrs  Syndicum  fcriptam , 
)3  ^uin  &  per  totam  urbem  in   alioruoi  jnanibus 

j)  cir« 


426  A    PP  ENDICE. 

5,  circumvolitantem  prope  citius  quam  ad  raeas 
5,  pervenerit,  quodultimum  certe  fieri  non  decuic 
,j  Inter  viros . 

,,  PJura  non  addam  amplius ,  quia  fatis  ex    bis 

5,  intelliges  ,  qualia  &  cum  quibus    tibi    hadltnus 

„  fuerint  hsec  negotia  .  Nos  quiciem  marte  etiam 

„  aperto  in  àrenam  delcendere  non  formidamus  , 

,,  prsefertim  ubi  de  gloria  Dei  Genitricis  agitur  , 

5 ,  nec    terreri    nos    unquam    pariemur   ab    eden- 

„  dis  contra  nos    libris  ,  utpote  qui  pugnare  jam 

„  didicimus  ,    &   ufum    armorura   hahcmus  .    In 

3,  bis  tamen  aliunde  delicatis  temporibus  ne  qusc- 

5,  fo   fit   jurgiuìn   inter   nos  ,    ne  quos   sedificare 

„  oportet ,    deflruamus   ,    &  mter  nos    litigantes 

5,  tertius  ,    forre    pufillus  ,    fuccuaibat    .    Interea 

„  vero  me  quod  attiner ,  ceteris   noftris  ProfefTo- 

,,  ribus  ac  Do6loribus  Accademicis  bine  inde  dif- 

5,  perfis ,  ac  prò  more  ferias    agentibus ,  fecurum 

„  te  effe  volo  de  mea  fingulari  tui  tua^que  erudi- 

„  tionis  3sftimatione  ac  veneratione ,  cui  imoriar  , 

„  Dabam   Salisburgi  Tertio  Kalendas  Oclobris 
5,  anno  MDCCXL 

N  u  M.     XX. 

altera  Epijìola  Muratorti  ad  eumdcm 
P.  ReBorcm  . 

5)  T)Er]e6lis  Litteris  tuis ,  ReverendifTime  Pater, 
5}  A.  utique  gavifus  fura,  certior  nempe  faflus, 
,j  non  omnia,  qux  de  bello  mihi  iftic  illato  nun- 
5,  tlata  fuerant ,  cum  ventate  confenrire  .  Contra 
5j  vero  dolili ,  quod  fimul  fincere  fatcaris  ,  mini- 
55  me  a  te  ,    tuisque   Collegis ,  probari    Lnmind^ 

„  Pri" 


Appendice,  427 

„  Pr/Vi^w/z  Librum  ,  immoetiam  improbari ,  eapo- 
„  tiffimum  de  cauHa ,  quod  de  Immaculata  Dei 
j,  Genitricis  Conceptione  tam  vilitcr  Auftor  fèn- 
„  tiat ,  ut  eam  Inter  leves  caulfas  abjecerit .  Hoc 
„  affertum  vos  Inter  propoOtiones  male  fonantcs, 
„  Bl piarumnurfumojf e 77 fivas  rQ)\c\t\s .  Adhocaegve 
„  vos  tulirtis  J  me  in  facris  Exercitationibus  affir- 
3,  mafie,  Deyotionem  quidem  ,  fìve  Invocationem 
Divini  noftri  Salvatoris ,  non  autenì  Deipara; 
ac  San6lorum  ,  necefiariam  effe  Chriftiano  ho- 
mini  ad  a:ternam  falutem .  Proinde  non  negas  , 
quin  palam  in  Ecclefia  veftra  depr^xdicata  fuerit 


,,  necefTitas  cultus  erga  BeatifTimam  Domini  Ma- 
„  trem .  Unum  te  rogo,  hurnaniffime  &do6lifri- 


me  Pater ,  ut  squivocatio  nulla  bue  fele  inge- 
j,  rat,  fed  quales  revera  funt  res  ,  &oppofitasopi- 
niones ,  exprimatur .  Siene  levis ,  an  graviscauf- 
fa^  quisad  Immaculatam  Conceptionem  fpe^at , 
ubinam  legifti  apud  Pritanium?  Immo  is  lau- 
„  dat  ScotidicGE  fententise  fe£latores,  neque  fé  am- 
5,  plefti  contrariam  affirmat ,  quamquam  ex  Sum^ 
„  morum  Pontificura  conceflione  liceat  eidem  quo- 
5,  que  adhcErere .  Quidnam  ergo  ibi  male  fonans? 
„  Superefiut  dicas ,  nihil  aliudibi  improbari ,  nifi 
„  votum  dandce  vita:  prò  tutela  ScotiftictEopinio- 
„  nis .  At  infurgis  inquiens,  a  vobis  quoque  ju- 
j,  ramentum  quotannisemitti  de  tuendaeadem  Ten- 
„  tentia .  Veruni  &  heic  apertius  exerenda  vedrà 
„  mens  erat .  Nam  fi  opinionem  ejiusmodi  voce 
5,  &  fcriptis  protegendam  fufcepilHs  ,  confilium 
3,  veftrum  utpote  valde  pium  &  ego  fummopere 
,3  commendo  ,  Contra  11  fanguinem  quoque  prò 
„  eadem  obligaftis ,  vefirum  erit  offendere  ,  an 
3,  liceat  prò  opinionibus  profundere  vitam  ,  cu;us 
55  domini  non  [umus ,  aut  evincere  ?  Quoefiionem 

„  haric 


4^8  Appendice. 

,j  hanc  ex  opinionum  fìnibus  in  Fidel  Ventatene 
jj  ;am  migrafTe  :  quod  nifi  prceftetur  ,  abfurdum 
„  femper  fuerit  ,  &  minime  ferendum  ,  acquari 
3,  Dogmata  Fidei  opinionibus  hominum. 

„  Pergis ,  ReverendiiTime  Pater,  ad  cMiTum  com- 
j,  moti  in  Urbe  vellra  tumultus,  atqueais,  pxz- 
j,  ftantiflìmos  Theologos  tradidiffe  ncccfjitatem  co- 
3,  lendx  Beati ffim£  Dei  Genitricis  .  Heicetiamop- 
„  tafliem ,  ut  dilucidius  tuam  mentem  prodidilTes , 
3,  Duo  piane  diverfafunt,  Cultus  five  Honor  San- 
5,  ftis  ,  &  praefertim  San£toriim  Reginx  ,  rìebitus  ; 
j,  &  Invocatio  Deipara:  ,  aliorumque  Celitum  . 
„  Dogma  Fidei  eft,  honorem  habendum  Sanftis, 
5,  eorumque  Reliquiis  ac  Imaginibus  ,  majoremque 
„  longe  honorem  habendum  Virgini  Sanfti/Ti  x  , 
j,  qua?  ineffabili  privilegio  reliquis  Sanftis  prcellat , 
„  Haélenusconcordes  pergimus .  Ad  Jnvocationem 
„  vero  DeipariE  &  Sandorum  quod  attinet ,  Ec- 
5,  clefiae  Catholica:  itidem  Dogma  eftcontra  Hse- 
j,  reticos  veteres  ac  recentes  ftarutum  ,  non  folum 
5,  licere ,  fed  utile  etiam  ac  bonum  effe  eorum 
5,  Patrocinium  apud  Deum  implorare ,  atque  in 
3,  primis  ad  Marias  SanèìufTimae  opem  confugere, 
„  cujus  preces  libentius  ,  qua  ceterorum  Sanfto- 
„  rum,  Deum  audire  &  exaudireconfidimu"; .  Sed 
quid  Collega  tuus  ?  illius  namque  Concionetn 
lacram  jnihi  procuravi .  Is  Culium  &  rnvoca- 
tionem  fimul  jungens  ,  utriusquf  necefTitatem  ad 
falutem  grandi  ore  denrsedicavit ,  &  quidem  e  fa- 
ero  fuggertu  ad  indo6lum  Populum  verb;' ^iciens. 
Non  heic  ergo  agttur  de  uno  Cultu  Hyperdu- 
liae  debiro  Virgini  ,  quem  tu  a  Theologis  tra- 
ditum  refte  affirmas  .  Agifiir  de  Neceffitatc 
„  Invocationis  ;  agitur  de  novo  Dogmate  in  Ecclefi- 
3,  am  Dei  invehendo  j  agitur  non  de  aliqua  levi 

„  Quod- 


A    PPENDICE.  429 

Quodlibeticas  Theologise  Qusftione  ,  feci  de  re 
magni  momenti ,  quum  tradarur  ,  fperare  nos 
Coelum  non  polle,  nifi  ad  Sandoriim  ,  &  po- 
tiffimum  DeiparsE,  preces  confugiamus  .  Si  ali- 
quis  ignorantiam  heic  &  temeritatem  Collcgac 
tuo  objiceret ,  ncfcio  per  quam  rim^m  is  cen- 
furam  evaderet .  Nonne  is  temere  agit,  qui  nc- 
que ex  divinis  Scripturis  ,  neque  ex  Summìs 
Pontificibus  ,  Conciliis  ,  infignibusve  Theoiogis, 
quidquam  adfert ,  &  ne  adferre  quidem  poteil , 
ut  rem  tnntam  in  orbem  Catholicum  inferat  ; 
&  quod  mirum  eli,  Sacrum  TndentinumCon- 
cilium  bue  pertrahere  audet?  Arguantur  opor- 
tet  tot  Magiiln  ac  Patres  nofìri  aut  negbgen- 
tiae ,  aut  infcitiae ,  qui  nos  numquam  de  hujus- 
modi  obligatione  certiores  fccerunt .  Quei  rurfus 
verce  Theologiie  principia  novit  ,  qui  Fidehbus 
refte  viventibus  Ccelum  prajGludit ,  nifi  Btatif- 
fimae  Virginia  interceffio  praecedat ,  quando  Ec- 
clefia  nos  haf^enus  docuit ,  neccflariam  ,  fuffi- 
„  cientemque  elTe  ad  faiuttm  Mediatoiis  noliri 
j,  Jefu  Chrifti  Invocationem  ,  ex  quo  omnia  , 
„  per  quem  omnia  ?  Ejus  autera  verba  lunt  :  Si 
„  ^uid  pctierttis  Patrem  in  nomine  meo  ,  dabit 
„  vobis.  Atque  ipfi  omnis  poteftas  in  Ccelo  &  in 
,,  Terra,  ipfumque  habemus  Advocatum  apud  Pa« 
„  trem  non  prò  pecca tis  noilris  tantum  ,  feti  & 
„  prò  totius  Mundi .  Defiperet  autem  quisquis  af- 
5,  fereret,  preces  nolìras  ad  Deum  ,  ejusque  con- 
5j  fubrtantialem  Fiiium  frullraeffe,  nifi  Sar;6\crum 
„  precibus  juvtntur.  Neque  bue  advocanda  un- 
„  quam  erunt  exorbitaatia  qiizédarn  piorum  homi-» 
„  num  verba  ,  qua?  ex  afiftìlus  fervore  ipùs  exci-» 
„  derunt  ;  fedea  ,  ut  The-  logum  decet,  emu'ben-s 
ij  da ,  8r^  ad  faniores  Theologice  leges  temperando 

53  luat  * 


430  Appendice. 

))  funt .  Ecclefia  hdftenus  hortata  eft,  atqueexem- 
5,  pio  fun  piseit ,  ut  orationibus  noitris  ad  Deum 
3,  interceffionem  quoque  SanClorum  adjungamus  ; 
„  numquam  vero  NecefTuatem  prxkrìpùt ,  aut  id 
„  fub  Pra-cepto  mandavit . 

j,  Progredì  1  ngius  nolo,  ncque  mororDevotlo- 
„  nes  &  Feftivitates  quas  memoras  :  nulla  enim 
„  invocatio  Sanóìorum  ,  five  Devotio  ,  Prsecepti 
„  communis  eft;  Feftivirates vero  adCultum  qui- 
5,  dem  San6ì:orum  fpeclant ,  fed  vel  a  non  invo- 
5,  cann'bus  Sanftrs ,  itfte  obfervari  folent  ac  pof- 
„  lunt .  At  przererire  nolo  quod  ais,  vos  nempe 
5,  nulli  Urbi,  aut  Provinci;£  concedere  incultu& 
5,  veneratione  Virginis.  Nimium  modefte  agis , 
„  ReverendifT.me  Pater  ,  dicendum  erat,  vobis  eti- 
,,  am  conftitutum  fuifTe,  reliquis  Orbis  Catholici 
3,  Provinciis  prillare  ejusmodi  cultuac  Devotione  . 
„  At  vobisantea  perpendendum  fuit ,  an  refle  pro- 
„  cedatis  .  Video  enim  vos  velie  videri  magis  pios , 
„  magis do£\os,  quam  reliquamCatholicorum  Ec- 
3,  clefiam  :  hoc  autem  vix  fieri  fine  ambitionis  con- 
5,  tagione  poteft ,  & ,  quod  pejus  eft  ,  a  vobiS  pr^- 
„  ftatur  ,  inconlulta  vera  ac  legitima  Pietate  .  Ani- 
„  madverte  ,  quarfo ,  uti  zelus  non  fecundum  fci- 
5,  entiam  occurrere  poteft,  ita  &  Pietatem  inter- 
„  dum  dcprehendi  pofte  ,  quse  non  fit  fecundum 
5,  fcientiam  ,  quaf  fuperficialis  fit ,  qua?  etiam  da- 
,,  mnanda  .  Veram  folidamque  Pietatem  nos  ab 
3,  exordio  fuo  Ecclefia  Catholica  docuit ,  &  quo- 
3,  tidie  docet .  Non  ea  certe  nobis  propofuit  Vo- 
33  tum  prò  tuendajugulis  noftris  ImmaculatoeCon- 
3,  ceptionis  opinione  ,  qu'^d  an  vos  concipiatis 
3,  ignoro.  Ncque  ea  tradidit ,  neceffariaseneSari; 
33  ftorum  Orationes  ad  a:ternam  falutem  .  Heec  pii 

„  No- 


Appendice.  451 

),  Novatores  adinvenerunt  ;  fed  eorum  Pietas ,  ubi 
3,  non  fìt  fecundum  fcientiam  ,  immo  ubi  adver- 
„  fetur  Dogmatis  Ecclcfiie  ,  repudianda  ed  .  Ad 
3,  haec  mihi  fignificafti ,  apud  vos  effe  ,  qui  deli- 
5,  catas  Theologis;  Quceftiones  in  vulgus ,  atque  in- 
3,  ter  mulierculas  fpargunt .  Id  fi  verum  efì  ,  in 
„  iis  Prudentiam  defìdero  ;  neque  enim  rudis  Po- 
5,  puli  flomachus  fert  ejusmodi  cibos  .  At  parcas 
5,  velim  ,  fi  addidero,  longius  vos  a  Prudentia  re- 
„  ceffifìTe  ,  quando  ad  Populum  ipfum  in  Eccle- 
5,  fia  congregatum  novam  do6ì:rinam  detuliftis  , 
3,  PrtEceptum  facientes  ,  quas  hacì:enus  Confilii 
3)  fuerunt  ,  &  injuriam  Salvatori  nodro  inferen- 
„  tes ,  non  quod  dedeceat  Mediatricis  titulo  fub 
„  aliqua  ratione  Deiparam  ornare  ,  fed  quod 
3,  fine  Mediatrice  is  Mediator  nolkr  effe  apud 
,,  Deum  non  pofTit .  Haec  horreat  Ecclefia  ,  fi  ex 
3,  Concione  iflic  habita  deducantur .  Hcec  rideant 
5,  Haeretici ,  quibus  tamen  nuntiandurn  eft  ,  ne- 
5,  quaquam  hanc  effe  Catholicce  Ecciefiae  mentem 
„  atque  fententiam . 

5,  Ceterum  non  is  ego  fum  ,  qui  lubenter  in 
5,  agonem  defcendam  adverfus  obrreftatores  Li- 
3,  brorum  meorum  ;  immo  oprantem  me  fateor , 
5,  ut  excitati  ifìic  motus  fopiantur  ,  &  honefta 
3,  aliqua  ratione  fcandalis  enatis  remedium  adhi- 
3,  beatur .  Verum  fi  adhuc  detrahcre  pergetis  Li» 
3,  bris  meis,  quibus  fortuna  melior  in  Italia  cft, 
3,  quam  apud  vos ,  confulam  rebus  meis  .  Certe 
3,  non  dubito,  quin  pugnare  didiceritis ,  &  ufum 
„  armorum  habeatis  ;  fed  fimul  curandum  vobis 
3,  reor  ,  ut  prò  Ventate  &  fana  Pietate  femper 
3,  pugnetis  .  Quae  ,  ReverendiflTime  Pater  ,  difta 
:,  volo,  intafto  femper  obfequio  ,  quod  nobiliffi- 

„  mo 


43*  Appendici. 

„  mo  Ordini  veftro ,  Tibique  in  primis  ,  deberc 
)>  me  profiteor.  Vale. 

Dabam  Mutine  VI.  Kal.  Novcmbr.  MDCCXL 

N  u  M.    XXL 

Lettera    del    P.  jìbate    Frncefco    Rota   al 

Muratori  per  indurlo  a  riconciliarfi  celi* 

Emincntifs.  Querini. 

San  Niccolò  del  Lido ,  Venezia  21.  Dicemb.  1748. 

„  T  AOpo  che  ho  avuto  l'onore  il  mefedi  Lu- 
„  jL>^  glio  paffato  di  conofcere  perfonalmente  il 
„  vaiare  e  mento  di  V.  S.  lllurtrirs.  non  folo 
„  nelle  materie  fpettanti  alla  Dottrina  e  Lettera- 
„  tura,  ma  quello  eh' è  raro  ,  e  folamcnte  pro- 
„  prio  de' grandi  Uomini,  in  una  fomma  Modc- 
„  razione  d'  animo  ^  mi  fono  Tempre  defiderato 
„  un'  occafione  da  potermi  procurare  ,  e  in  certo 
„  modo  guadagnare  la  di  lei  corri fpondenza,  ficu- 
„  ro  di  averne  da  ricevere  non  poco  prefitto  . 
„  Fortunatamente  me  la  prefenta  rEmmenrifs. 
,,  Sig.  Cardinale  Querini  in  una  Tua  umaniHlma 
5,  de'  15.  corrente,  erprimendofi  meco  in  un  lun- 
,,  go  paragrafo  con  le  feguenti  parole  :  Ora  che 
„  fono  finite  le  conte  fé  con  P  cibate  Muratori  y  mi 
,,  premerebbe  grandemente  foffc  egli  informato  dell* 
5,  atto  eroico  da  me  fatto  in  effermi  afìenuto  di  va- 
„  lermi  ne  i  miei  Scritti  del  triplicato  quam  mul- 
„  ta  &c.  S.  S.  ha  lodato  non  una ,  ma  due  volte 
„  tal  mia  moderazioue  ^  e  me  ne  ha  ringraziato  ; 
5,  atto  eroico  ha  chiamato  la  medefima  il  Sig.  Car- 
1)  dinaie  Cor/ini ,  e  come  tfilc  i'  ha  participato  ,   « 


Appendice.  453 

„  fatto  gradire  al  Signor  Cardi^iale  Tamùurini  , 
„  Or  vorrei ,  che  V.  P.  Reverendi fs.  [offe  quello  , 
„  che  lo  rendeffe  noto  al  Sig.j^ bette  con  dipiùfar- 
„  gli  fapere  ,  ejjer  io  difpojìo  a  ripigliare  il  ccm- 
„  mercio  di  prima  ,  e  a  regalarli  come  avanti  ogni 
5,  mio  Componimento  ,  e  quafi  direi  a  procurarmi 
5,  un  fuo  abboccamento  nel  paffaggio  ,  che  farò pro^- 
„  babilmente  per  Modena  andandomene  a  Roma  . 
„  Farei  io  tutto  ciò  per  ejjetto  della Jìima  ,  che  ho 
„  fempre  profetato  al  medefimo  ,  e  della  quale  non 
„  faprci  qual  maggior  prova  potefje  da  me  darfi , 
„  che  ricujando  di  valermi  di  un  arma  pctentifjì- 
j,  ma  per  abbatterlo .  Letto  il  Breve  ,  che  me  la 
j,  prcjcntava  ^  ben  lungi  di  rimandar  a  Roma  il 
5,  medijimo  Jiampato  ,  come  fi  attendeva'rw ,  mi  e- 
„  fpre(fi  e  con  S.  Santità  ,  e  con  altri ,  e  mi  pare 
„  con  V.  P,  Reverendifs.  flejja  ,  avermi  fatto  or- 
„  rore  P  atrocità  delle  efprcffioni  ^  ruando  la  mia 
,;,  guerra  fi  riduceva  contro  una  Jcla  Prcpofizione  , 
„  che  poteva  prcndcrfi  per  un  parto  di  tejia  rifcal- 
,,  data  nel  trattare  una  caufa  ,  che  ,  fc  io  non  ho 
5,  creduto  la  migliore  ,  ne  pur  ho  tacciata  di  catti- 
3,  va  .  Sia  dunque  V.  P.  RcverendiJJima  il  Mez- 
j,  zano  di  quejta  riconciliazione  da  me  grandemen- 
„  te  defiderata  . 

„  Io  non  ho  creduto  potere  aflìcurarla  meglio 
„  della  premura  di  S.  E.  di  riguadagnare  il  di  lei 
„  animo  ,  che  riportare  fedelmente  il  Tuo  {lefTo 
5,  fentimento  colle  medefime  parole  ,  e  fono  così 
„  perfuafo  della  di  lei  grande  Virtù  ,  che  non 
„  vorrà  farfi  fìare  dal  Sig.  Cardinale  ne  meno  in 
5,  materia  di  Moderai/one  di  animo  ,  e  darà  la 
5,  coniolazione  a  gli  uomini  di  merito  di  vedere 
„  uniti  li  due  maggiori  Talenti  d-ìfdia ,  che  pof- 
j,  fono  efiere  l'invidia  delle  genti  ,  e  fono  il  de- 
Ee  5,  coro 


434  Appendice. 

„  coro  della  noftra  Nazione  ,  anche  con  vantag* 
„  gio  della  Chiefa  ftefla .  Non  mi  prolungo  mag- 
„  giormente,  perchè  crederei  poterla  fare  giudica- 
re, che  aveffi  meno  ftima  di  quella,  che   real- 


5> 


„  mente    profeffo  ,   e  con   efibirmi    intieramente 
„  a  i  Tuoi    comandi  nai  do  T  onore  di  dichiarar- 


mi &c. 

N  u  M.    XXII. 
Rtfpojla  del  Muratori  al  P.  Abate  Rota . 

"  l\yT"^^  ^^  ^^  fortuna  nell' aver  conofciuto  V.- 
,5  IV JL  P.  Reverendifìfima  ,  e  in  lei  un  Sugget- 
j,  to  di  tanta  faviezza  ,  fapere  ,  e  gentilezza  .  E 
j,  un  bel  faggio  me  n'ha  ella  ultimamente  dato 
„  nel  fignificarmi  le  benignilTime  efprefTioni  dell' 
5,  Eminentifs.  Sig.  Cardinale  Querini .  Con  rin- 
j,  graziar  lei  di  quefto ,  la  fupplico  ancora  di  por- 
3,  tare  all'È.  S.  i  miei  più  umili  ringraziamenti, 
5,  e  di  dirle  :  Aver  io  riconofciuto  per  un  atto 
„  dell'  innata  fua  generofità  il  non  aver  voluto  ier- 
5,  virfi  dell'  efpreffione  Pontificia  contra  di  me , 
„  quantunque ,  fé  ciò  fofTe  avvenuto  ,  a  me  non 
„  farebbe  mancata  difefa  ,  perchè  avrei  sfoderata 
„  una  clementilTima  Lettera  di  S.  S. ,  la  quale 
„  fpiega  la  fua  mente  m  maniera  ,  che  s' io  non 
„  conofceffi  me  ftelfo  ,  potrei  gloriarmi  di  aver 
5,  confeguita  una  fanatoria ,  che  vai  più  della  fe- 
„  rita .  V^ero  è,  che  effendomi  ftato  fcrittodapiù 
,,  parti ,  che  1'  Eminentifs.  anche  dopo  il  Decreto 
j,  del  Silenzio  s'  è  lìudiato  di  far  sfregiare  il  mio 
3,  nome  con  far  proibire  la  mia  Rifpofta  :  quefto 
3,  fa  eh'  io  non  fappia  ora   ben  concordare  la  di- 

.,  ver- 


Appendice.  43  5 

5,  verfita  di  tali  partite.  Ma  lafciando  ciò  clic  for- 
„  fé  non  è  certo,  e  attenendomi  a  quel  (olo ,  che 
„  non  a;>  mette  dubbio,  cioè  a  quanto  con  tanta 
„  bontà  il  Sig.  Cardinale  ha  (critto  a  V.  P.  Reve- 
„  rendillima  ,  la  prego  di  afficurare  S.  E.  che  non 
„  elfendo  punto  fcemata  per  la  pallata  controver- 
5,  fia  la  (on  ma  veneraiione  ,  che  profeffo  a  sì  gran 
„  Porporato,  così  mi  augurerò  in  avvenire  di  po- 
„  terla  maggiormente  atteftare  sì  a  lui  ,  che  al 
,,  Pubblico  tutto.  Fo,  e  farò  fempre  un  punto  d* 
5,  ambizione  e  di  gloria  per  me  ,  perfona  di  sì 
„  bafla  sfera,  il  poter  godere  dell'alta  Padronanza 
j,  e  giazia  dell'  E.  S. 

„  Quanto  poi  al  pretendere  l' E.  S.  eh'  io  mi  fi.i 
„  lafciato  trafportare  dal  caldo  a  fpacciare  per  ini- 
„  qua  la  moltiplicità  delle  Fefte  non  neceffarie  ) 
„  fé  aveffe  potuto  veder  la  luce  la  Replica  mia  ^ 
^,  avrei  fperato  di  far  conofcere  T  infuffiftenza  di  tal 
„  pretenfione.  Ho  io  alferita  per  buona  quella  Leg- 
„  gè ,  r  ho  detta  fatta  con  buon  fine  per  ampli- 
„  are  la  Pietà,  e  folamente  ho  pretefo  effere  me- 
„  glio  il  moderar  effe  Fefte  ,  perchè  così  convie- 
5,  ne  al  Pubblico  Bene  ^  e  alla  Carità,  la  quale 
j,  defidera  il  Signore ,  che  abboridi  ne  i  facri  Pa- 
),  ftori  :  ciò  mette  in  falvo  la  riputazion  della 
„  Chiefa.  Per  non  avere  gì' Iftitutori  di  tante  Fe- 
„  fle  ben' avvertite  tutte  le  e  nfeguente  di  quelle 
},  Leggi ,  non  perciò  hanno  peccato  ;  e  chi  le  fa 
„  ora  avvertire  per  configliare  il  Meglio ,  non 
5,  pecca .  Non  per  altro  i  due  Benedetti  fommi 
:,,  Pontefici  hanno  accordato  gì'  Indulti ,  fé  nori 
j,  per  rifleffo  alla  Carità  e  al  bifogno  del  Pubbli- 
„  co  :  al  che  non  aveano  fatta  mente  i  Predecef- 
5,  fori  ;  né  da  quefto  fi  può  dedurre  ,  eh'  elfi  Pon'* 
3,  tefici  credano,  o  chiamino  mal  fatte  le  prece- 
E  e    2  „  [denti 


4-^6  Appendice. 

j,  denti  Leggi.  Non  perchè  è  fiata  richieda  la  mo- 
„  cìerazion  de  gli  AfiJi ,  con  far  -conofcere  ,  che 
„  reccefTo  tornava  in  danno  della  Giiiftizia,  e 
„  del  Pubblico  Governo ,  alcuno  ha  formata  l' il- 
„  iazione  ,  che  dunque  fi  pretendano  inique  le  vec- 
„  chie  Leggi  dell'Immunità,  e  che  ne  vien  dif- 
„  credito  alla  Chiefa  .  E  né  pur  S.  E.  approve- 
„  rebbe ,  chi  per  cagione  del  paffo  di  S.  Agoflino 
„  premeffo  alla  fua  Scrittura,  e  di  quanto  egli  di- 
,,  ce  del  Catechismo  Romano  ,  e  d'altri  pafTì ,  vo- 
j,  lelTe  trarne  una  pefante  illazione,  accufando  ef- 
„  fo  Eminentiiruno,  quafi  egli  tenga  per  Dogma 
5,  ciò  che  è  di  mera  Difciplina  Ecclefiaftica ,  e 
„  tratti  da  Eretico  chi  non  è  del  fentimento  fuo . 
„  Ma  lafciam  quefte  brighe  .  Roma  ha  parlato  ab' 
j,  baftanza  .  Torno  a  dire  a  V.  P.  Reverendirri' 
„  ma,  ch'io  defìdero  d'efferequel  Servo  riveren- 
5,  tifìfimo  ,  che  era  in  addietro  di  S.  E.  e  prego 
„  lei  di  farfi  garante  di  quefta  per  me  gloriofa 
j,  Pace  .  Con  che  rinovando  le  proteile  deli'  invio- 
j,  labil  mio  offequio ,  mi  confermo 

j,  Di  V.  P.  Revcrendifs. 

jj  Modena  27.  Dicembre  174S. 


N  y  M. 


Appendice.  437 

N  u  M.    XXIII. 

Ltttsra  delC  EminentìJJimo  Querini  al  Muratoti . 

Brefcia  9.  Gennaio  1749. 

„  T7  Sprimo  in  quefto  foglio  a  V.  S.  Illuflrifl'i- 
s5  Xla  ma  la  mia  contentezza  pereffere  flato  af- 
„  ficurato  dal  P.  Ab.  Rota  dalla  gran  bontà ,  con 
„  cui  era  (tata  da  lei  ricevuta  la  parte  fattale  dal 
3,  medefimo  in  mio  nome  .  Né  altro  poteva  da  me 
„  afpettarfi  dal  fuo  bel  cuore ,  e  dalla  qualità  del- 
„  la  noftra  amicizia  ,  che  dura  oramai  da  quaran- 
„  ta  e  più  anni .  Quefl'  iftefie  erpreffioni  mi  era 
„  io  propofto  di  fare  a  V.  S.  Iliuftriffima  con  la 
„  viva  voce,  quando  fi  foffe effettuato  il  viaggio 
„  che  fono  flato  vicino  a  intraprendere.  I  cam- 
„  biamenti  da  me  fatti  circa  il  medefimo  lafcierò 
„  che  fi  rendano  a  lei  noti  dalla  lettura  della  qui 
,,  annefTa  flampa ,  alla  quale  aggiungo  in  pacchet- 
„  to  a  parte  varie  altre  (lampe  ,  cioè  quelT  ifieffe  , 
^,  che  fi  tenevano  da  me  alleftite  per  renderglie- 
„  le  in  proprie  mani.  Sono  ficuro  ch'ella  fi  de- 
„  gnerà  di  accogliere  quefle 'piccole  offerte  con  quel 
„  gradimento ,  di  cui  mi  ha  dato  in  paffato  infì* 
„  nite  prove,  e  di  vero  cuore  mi   confermo. 


E  e    3  N  u  M. 


4S5  Appendice, 

N  u  M.    XXIV. 

Muratorius  Equiti  Ludovico  Antonio  Vernejo  , 

{~^  Uod  narras  ,  prjeclarifTime  Verneje  ,  corn- 
V.j/__motam  nuper  UlyfìTiponc  adverfus  tepro- 
cellam  ,  idquc  mei  cauHa  ,  molelle  profeto  tu- 
li.  Is  cnim  ego  fum  ,  qui  Eruditis  omnibus  vi- 
ris,  qualcm  te  effe  a  plunbus  audivi ,  commo- 
da omnia  ,  fi  poffem  ,  ìubentiffime  procurarem  \ 
nunc  autem  nequqo  ,  quin  dolcam  ,  quando  & 
lucubratione  mea  de  Lufitana:  Ecckfta  Religione 
apud  Cives  tuos  multorum  odia,  atque  invidi- 
am  te  incurrifìfe  accipio.  Scilicet  non  me,  ut 
„  fert  tittilus  ,  fed  te  ,  au6\orem  iliius  DilTertati- 
„  onis  ii  fomniaiunt .  Bone  Deus  /  quam  centra 
fas ,  quai:  injuriofe  I  Norunt  quotc^uot  viri  do- 
cì:ifiimi  (  ingens  nempe  cohors  )  Roms  verfan- 
tur  5  non  ab  alio  quam  ingeniolo  meo  memo- 
ratum  proceffifTe  Opuiculum  .  Poterant  (  atque  id 
poftulabat  aequitas  )  semuli  tui  in  ipfa  sterna  Ur- 
be inquirere ,  an  revera  foetus  meusforet,  nul- 
loque  negotio  veritatem  rei  tenuiflent .  Verum 
illi  prì'cipites  ad  judicium  progreflì ,  minime 
perfpexerunt ,  fé  intolcrandam  (h'UKiffe  caìumni- 
am  .  Ad  eam  vero  eluendam  vide  ,  qu^sfo  ,  qui? 
ego  prceflare  poffim  .  Nihilerit,  quod  prò  tua  in- 
nocenza vindicanda  confeftim  non  agam .  Quod 
intere^  polfum  ,  Deum  telìem  advoco  ,  neminem 
alium  ,  f(d  me  unum  ejusdem  Dilfertationis  Au- 
dorem  fuilfe,  quod  perfuafum  haberem  ,  natura- 
„  li  juri  adverfan  ,  adeoque  penitus  tolltndfim  fore 
5,  novitatem ,  quam  nimius  zelus  invehendam  cen- 

M  fue- 


Appendice.  459 

fuerat.  Sed  ne  heic  quidem  confiftlt ,  ut  ais  y 
quorumdam  Ulyflìponenfium  centra  te  conjura- 
tio .  Tibi  fcilicet  etiam  tribuunt  Librum  Lufì- 
tana  lingua  de  reSìa  fìudioi-um  Methodo ,  a  Ca- 
pucino  quodam  confcriptum  ,  grande  flagitium 
rati  ,  quod  Au(5tor  Libri  aufus  fuerit  magifte- 
„  rium  ampere ,  ac  Lufitanos  edocere  velie  ,  quar 
„  fit  laudabilior  Scientiarum  difcipHna  ,  in  pocio- 
„  ribus  Europa;  Scholis  nunc  ufurpata  .  In  tuam 
j,  fané  laudem  fufpicio  bsec  vertitur  ;  ncque  enim 
},  ejusmodi  argumentum  ri  te  pertraó^are  potuic  , 
j,  nifi  qui  Eruditionis  univerfse  Regno  invidendum 
,,  fecit  progreffum.  Nullus  autem dubito,  quinil- 
„  lius  Libri  Auftori  complures  etiam  plaudant  in 
„  Lufitania  ,  felicium  ,  ut  omnes  norunt ,  Inge- 
„  niorum  parente  y  fcd  fimul  dolendum  ,  quodalii, 
j,  &  fortafTe  non  pauci  ,  prò  beneficio  oblato  ,  non 
„  gratias ,  fed  maledilla  rependant .  Hoc  idem  in 
„  Italia,  Gallia,  atque  aliis  Europae  locis  conti- 
„  git ,  quo  tempore  tyrannidi  AriftotelicEC  bcllum 
j,  intentatum  fuit.  Quid  confuetudo  pofTit ,  quam 
„  durum  videatur  fenibus  abjurare  quidquid  juve- 
5,  nes  didicere,  atque  aliis  tradiderunt,  fatis  no- 
3,  vimus.  Sed  fperandum  eft  fore  ,  ut  fenfim  in 
5,  Lufitania  deferveat  tam  inconfultus  animoruni 
„  seftus ,  rebusque  pacatiore  confilio  perpenfis ,  id 
„  tandem  probetur ,  quod  nunc  nimium  prascipiti 
„  lententiadamnatur  .  Ego  quoque  in  Italia  ,  ubi  a 
„  plerisque  purgata  difciolmarum  InfiitMtio  obferva- 
,)  tur  ,  Librum  ante  plurimos  annos  edidi  del  Buon 
„  Cujh  nelle  Scienze  e  nelle  Ani  ^  invidiam  fubii 
,,  apud  nonnullos  pertinaces  adhuc  barbane^  me- 
„  thodi  fefìatores  ;  fed  brevi  iniquis  clamoribusfa- 
j,  ftus  eli  finis.  Utinam  &  Lufitani  tui  meiiora 
»  fapere  tandem  difcant ,  &  Medicos  faiutaria  fi- 
£c     4  „   bi 


440  Appendice. 

bi  pharmaca  exhibentes  odiflTe  definant .  Cete- 
rum  fis  bono  animo  velim .  Nametiam  fi  tuus 
foret  foetus ,  uti  certiflime  non  eft  ,  prior  illa  Dif- 
fertatio  ,  fingulari  folatio  tibi  futurum  foret ,  in  ea 
fententia  h^fiffe  eximio  univerfe  Ecclefice  Magi- 
ftro  ,  Maximo  videlicet  Pontifici  Benedillo  XIV. 
„  cujus  Eruditionera  &  judicium  omnes  venera- 
„  mur .  Et  quamquam  Lufitanae  genti  viam  ape- 
„  ruifìTes  ad  Literas  re6\ius  in  potterum  excolen- 
„  das  ;  tuum  tamen  erga  Patriam  amorem  fapiens 
„  quisque  ("noli  dubitare)  gratum  habebit,  juftis- 
,,  queetiam  encomiis  prolequetur  .  Ad  ea  autem  , 
j,  quce  heic  fcripfi  ,  luculentius  confirmanda  ,  fi 
„  quid  opus  erit,  me  paratum ,  promtiiTimumque 
„  femper  habebis .  Vale  . 

„  MutinjE  XV.  Kal.  Apr.  MDCCXLIX. 

N  u  M.    XXV. 

Conclufione  della  Lettera ,  fcrttta  dal  Muratori 
nel  lyio.  al  Conte  Gio.jdrtico  di P orda  > 

j,  T7  D  ecco ,  RiveritiflTimo  mio  Signor  Conte , 
„  1  ^  un  abozzo  de' miei  poveri  ftudj ,  e  dell' or- 
„  dine,  odifordine  dame  tenuto  in  efTì .  Ma  vo' 
j,  ben  aggiugnere  due  altre  parole  intorno  ad  un  pun- 
5,  to  ,  che  è  il  più  elTenziale  di  tutti.  Cioè  vo' dir 
„  fiancamente  ad  ogni  perfona  fludiofa  ,  che  di  leg- 
5,  gieri  andranno  a  finir  male  le  applicazioni  e  il 
5,  Metodo  di  un  Letterato  ,  s'  egli  con  tanto  ftudiare 
5,  non  iftudia  r>el  medefimo  tempo  due  importan- 
5,  tiffime  cofe ,  e  non  le  fa  eziandio  comparire  in 
5,  tutti  i  fuoi  Libri .  Ha  egli ,  dico ,  da  imparar 
M  fopra   tutto  ad   effere  Uomo  onorato,  e  Uo- 

„  mo 


Appendice.  441 

i,  mo  dabbene  .  Queft'  obbligo  1'  ha  chiunque  en- 
„  tra  nel  conforzio  de'  mortali ,  e  profefìfa  la  Di- 
j,  vina  Legge  di  Critlo  ;  ma  più  (kbbono  atren- 
„  dervi  le  perfone  di  Lettere  ,  al  fapere  ,  eh'  egli 
5,  non  vivono  né  fcrivono  folamente  a  fé  ftefli  , 
„  ma  anche  al  Pubblico ,  e  i  lor  fentimenti  ed 
„  efempli  padano  colle  lor  Opere  pubblicate  ad  iftrui- 
5,  re  nel  bene  o  nel  male  infinite  altre  perfone . 
„  Io  per  me  avrei  bramato ,  più  che  altro,  di  po- 
„  ter  fervire  in  tutte  e  due  quefte  lezioni  di  lodc- 
5,  vele  ,  o  almen  fofFribile  efem.pio  al  ProfTimo  mio  ; 
„  e  per  conto  della  prima  mi  fon  ingegnato  di  ftu- 
„  diaria,  ed  anche  via  via  di  praticarla  ;  ma  quan- 
„  to  alla  feconda  parrà  modeftia  ,  ma  non  è  co- 
„  sì,  s'  io confelTerò ,  che  ho  tuttavia  da  imparar- 
„  la.  Conofco  però  tanto,  che  pofTo  confortar  gli 
5,  altri  a  far  quello,  che  non  ho  faputo  far  io  per 
„  me  fleflTo .  E  primieramente  per  onore  crederà 
j,  forfè  taluno  ,  eh'  io  intenda  la  fama  ,  la  gloria  ,  la 
„  rinomanza ,  che  onore  ancora  fi  chiama  .  Oh  a 
„  cercar  quefio ,  nò  che  non  ha  bifogno  Letterato 
„  alcuno  ch'io  l'accenda,  e  lo  fproni .  Vi  vanno 
5,  efTì  naturalmente  con  tutti  i  piedi  ;  e  v'  ha  di 
„  quelli ,  che  in  vece  di  afpettare  la  Gloria  qual 
3,  Premio oncfto delle  lor  fatiche  Letterarie  (il che 
,)  a  niuno  è  disdetto)  la  sforzano  per  così  dire, 
„  e  la  comperano  con  un  trafiSco  anzi  che  nò  la- 
„  boriofo  ,  e  poco  talvolta  onorevole  ;  non  poten- 
5,  dofi  fpiegare  ,  quant'arti ,  maneggi ,  ed  anche  vil- 
5,  tà  e  bafiezze  adoperino  alcuni  per  accattar  lode , 
j,  e  dilatare  il  loro  Nome.  Abbiamo  infin  veduto 
5,  a'  noftri  giorni  un  Letterato ,  pure  utilifTimo  , 
„  a  cui  altro  quafi  non  mancava  che  la  botte  per 
„  acquiftarfi  tutto  il  credito  dell'  antico  Diogene , 
,)  Parlo  qui  del  fodo  interno  onore  dell'  Uomo , 

„  che 


442  Appendice. 

„  che  fecondo  me  confifte  in  un  certo  vlgorofo 
jj  amore  del  vero,  dell' onefto ,  del  giufto,  e  della 
„  moderazione,  e  in  un  abb^rrimento  al  contrario  : 
„  La  buona  Morale  Filofofia  è  quella  ,  che  ce  ne  dà 
j,  le  lezioni  ,  ce  ne  infegna  la  pratica ,  indirizzando  i 
„  Tuoi  precetti  a  perfezionare  l'indole  ,  fé  è  buona  ,  e 
,,  a  correggerla  fé  cattiva  :  febbene  pur  troppo  è  ve- 
„  ro ,  che,  facciali  quanto  fi  vuole,  quella  male- 
j,  detta  bedia  dell'indole  ,  o  fia  dell'inclinazione 
j,  perverfa  ,  per  lo  più  la  vince,  e  caccia  vitupe- 
3,  rofamente  in  un  fafcio  tutti  i  balfami  e  gli  al- 
„  bercili  della  povera  Filofofia  apprefa  in  tanti 
„  anni . 

j,  Naturam  expellasfurca  :  tamcn  usque  recurrit . 

„  Ora  a  quella  venerabil  Maetlra  de' Coftumi 
},  necedario  è  ,  che  s'  applichi  non  paffaggie- 
5,  ramente ,  ma  ex  profejfo  ,  e  con  iftudio  inde- 
„  felTo  chiunque  prende  a  far  1'  Uomo  di  Let- 
„  tere  .  Bifogna  iludiarla  per  tempo  su  i  Li- 
5,  bri  migliori ,  ftudiarla  in  fé  fteffo ,  e  ne  gli  al- 
j,  tri;  e  molto  più  conviene  metterne  in  operagli 
},  avvertimenti  in  tutti  i  tempi  ,  luoghi,  ed  occa- 
,y  fioni ,  di  maniera  che  chi  ci  fta  con  cent' occhi 
5,  addoffo ,  non  peni  a  crederci ,  e  chiamarci  per- 
„  fone  onorate ,  e  quel  che  è  più ,  fi  fia  veramen- 
5,  te  tale  .  Giudico  io  ,  e  meto  lo  giudicheran  tut- 
„  ti  i  Saggi  ,  che  più  vaglia  nell'  Uomo  un  pregio 
,,  tale,  che  quello  d' efiere  gran  Letterato;  p-;r- 
„  che  in  fine  fé  il  fapere  dell'  Intelletto  non  è 
j,  accompagnato  dalla  virtù  dell'animo ,  facilmen- 
5,  te  nuocerà  più  a  noi  (ìcffi ,  e  ad  altri ,  di  quel 
„  che  giovi .  Mi  fi  lafci  ora  difcendere  un  poco 
5,  al  pratico  con  un  folo  efempio ,  giacché  non  fi 
„  può  di  più  in  un  campo  sì  angufto  .  L' invidia 
j,  è  un  viliffimo  affetto  ,  e  vizio ,  che  fcuopre  gran 


Appendice.  ^^ 

',  povertà  di  cuore ,  e  Te  non  quefta ,  certo  uno 
5,  fmoderato  e  brutto  amor  di  noi  ftefTì .  Si  ver- 
5,  gognerebbe  forte  1'  Uomo ,  ie  ci  folfe  uno  fpec- 
„  chio  ,  che  glie  ne rapprefentanfe  al  vivo  tuttala 
„  deformità.  Ne  già  tali  fpecchi  ci  mancano  :  ma 
„  il  male  è,  che  non  fi  cercano ,  e  che  pochi  vi  fi 
5,  affacciano  per  configliarfi  con  effoioro  ;  percioc- 
„  che  pochi  pochifTimi  fi  perfuadono ,  anzi  nulla  pen- 
„  fano  d'averne  bifogno  .  E  pure  l'invidia  ,  che  fem- 
„  bra  confinata  nel  lolo  baffo  volgo  ,  ha  un  dominio 
5,  vafio  ,  abira  ne'tugurj ,  abita  ne'gran  Palagi ,  en- 
„  tra  ne' TribunaH ,  nelle  Comunità  ed  Univerfi- 
„  tà,  e  (chi'l  crederebbe?  )  fin  fi  arrampica  den- 
„  tro  de'  Chioih'i  più  fanti ,  e  trova  luogo  in  tut- 
„  ti  gli  Ordini  de' Letterati  .  OflTervifi  come  quegl' 
„  ingegni  minori  fiieno  mirando  con  occhio  bieco 
„  quegli  altri  ingegni  maggiori  \  e  fé  noi  moftra- 
,,  no  in  piazza  quel  torbido  loro  affetto ,  gli  la- 
„  fciano  ben  la  briglia  in  que'  confidenti  ridotti . 
,,  E  chi  sa ,  che  quegli  altri  ancora  ,  ove  alcuno 
„  tenti  di  fare  anch' egli  comparfa  ,  quafiche  go- 
5,  dano  il  Gius  privativo  di  tutte  le  belle  impre- 
„  fé,  e  debba  effere  alor  foli  riferbato  l'erano  del 
„  fapere  e  della  gloria  ,  non  fi  fentano   muovere 


mente  1'  uno  all'  altro  i  Letterati ,  il  lafciarfi 
trafportare  a  diffenfioni  o  fegrete  o  palefi  ,  ad 
odj,  riotte,  cenfure,  e  fino  a  Libelli  obbrobrio- 
fi;  e  tanto  piti  se  in  una  Città  medefima  egli- 
no s'incontrano  pervia  nel  fentiero  dell' inte- 
reffe  pel  loro  meftiere,  o  della  gloria  pe'  Libri 
„  loro.  Certamenrt  io  conofco  delle  Città,  ove 
5,  nell'  abbondanza  de  Prcfeflori  di  Lettere  non  ab-> 

,,  bon- 


444  Appendice. 

„  bonda  l' invidia ,  e  fpezialmente  mi  è  fembra" 
„  to  queftoun  bel  pregio  delia  mia  Patria  Modena  . 
„  Ornata  eda  a'miei  dì ,  più  che  altre  Città  più  mae- 
ftofe  e  vafte,  non  dirò  folo  di  Letterati ,  ma  di 
Letterati  infìgni  ,  e  celebri  dapertutto  per  ielor 
„  Opere,  ed  Opere  di  buon  gufto  :  pure  il  credi- 
„  to  e  la  fortuna  de  gli  uni  non  ha  qui,  la  Dio 
„  mercè ,  cagionato  tumulti ,  né  fatto  gran  male 
allo  ftomaco  de  gli  altri ,  e  ci  fi  è  confervata  , 
e  fi  conferva  tuttavia  fra  loro  la  filma ,  la  buo- 
na Legge,  e  l'amor  vicendevole.  Ma  non  va 
già  così ,  o  non  è  andata  fcmpre  così  in  altri 
paefi  .  Le  pruove  non  occorre  eh' io  le  citi ,  per- 
chè in  cafa  fua  ognun  le  sa . 
,,  Dirò  dunque  piuttofio  aver  io  defiderato  una 
volta ,  che  i  più  valorofi  Ingegni  d' Italia  e  i 
più  rinomati  per  la  loro  Letteratura ,  fparfiqua 
e  là,  potefiero  unirfi  tutti  in  una  fola  Città, 
e  con  tal  comodo  accenderfi  e  aiutarfi  1'  un  T 
altro  a  gloriofe  impref; ,  e  comunicare  inHeme 
i  lor  fentimenti  con  facilità  fenza  il  dazio  gra- 
vofo  di  tante  Epiftole .  Penfo  ora ,  fé  ciò  po- 
teffe  darfi  (  e  già  non  fi  darà  mai  )  che  aveffe 
da  temerfene  più  fcandalo  che  benefizio  .  A!  ve- 
dere quel  che  fi  fa  in  lontananza ,  farebbe  un 
miracolo  che  non  accadefle  di  peggio  in  tanta 
vicinanza ,  e  in  un  fito  sì  firetto  ;  perciocché 
fin  le  lepri ,  animali  sì  codardi ,  fé  s' incontra- 


51 


5J 


„  no  troppo  ai  medefimo  pafcolo ,  per  quanto  mi 
„  vien  detto ,  fanno  le  brave ,  e  mettono  fuori  i 


deuri  1' una  centra  l'altra.  Ora  che  non  fare  b- 
„  bono  poi  quei  grandi  Animali  della  Gloria , 
„  cioè  gli  Uomini  di  Lettere ,  porti  tutti  in  un 
5,  Serraglio  ,  e  tutto  dì  gli  uni  fui  volto  a  gli  al- 
5,  tri  i  Udii  dire  un  giorno  un  affai  bizzarro  pro- 

3>  var- 


Appendice.  44^ 

j,  verblo ,  ed  è  qucfto  :  Che  un  Fiorentino  vale 
,,  dieci  Veneziani  ;  ma  che  cento  Fiorentini  non 
5,  vagliono  un  Veneziano.  Cioè  tanto  è  lofpiri- 
3,  to  e  l'attività  di  un  Fiorentino,  che  farebbe 
„  capace  di  governare  ed  operare  egli  folo  così 
5,  bene,  come  dieci  Veneziani  uniti  infieme.  Ma 
5,  uniti  infieme  cento  Fiorentini ,  cervelli  tutti  fo- 
„  cofi ,  e  amanti  tutti  del  proprio  parere,  men 
„  bene  faranno ,  che  non  fa  la  pofata  prudenza  di 
5,  un  folo  Veneziano.  Come  tutti  gli  altri  pro- 
„  verbi,  ancor  quefto  è  da  credere,  che  patifca 
5,  molte  eccezioni  j  ma  intanto  elio  può  farci  im- 
„  maginare  il  ritratto  di  queita  ideata  Repubblica 
„  Letteraria.  Pur  troppo  allora  più  che  mai  fi  ve- 
3,  drebbe,  che  il  bollor  de  gl'Ingegni,  la  diverfi- 
3,  tà  delle  fentenze  ,  e  l'oltinazione  in  effe,  il  cre- 
3,  derfi  ,  o  almeno  il  defiderarfifuperiore  a  gli  al- 
„  tri,  e  il  concorrere  a  i  medelìrai  Premj ,  o  pu- 
,,  re  al  folo  Premio  della  Gloria ,  fon  tutti  trop- 
3,  pò  gagliardi  incentivi  alle  gare  &  invidie.  Suc- 
„  cede  ciò  fra  i  lontani  :  or  che  farebbe  fra  i  vi- 
„  cini  3  e  prefenti  ?  E  fé  quefto  non  fi  mira  fpef- 
3,  fo  ne'  paefi  di  fangue  manfueto ,  e  di  buon  cuo- 
„  re  ,  fi  ofTerva  bene  in  altri ,  che  producono  tem- 
,,  peramenti  rigogliofi  ed  inquieti ,  per  non  dire 
„  di  peggio. 

„  Ma  a  che  flenderfi  qui  tanto  ?  mi  griderà  V. 
„  S.  Illurtridìma.  Perchè  bramerei  ,  che  chiunque 
„  profeffa  Lettere ,  penfaffe  per  tempo  a  non  dar 
3,  mai  luogo  nel  fuo  petto  al  Moftro  finquì  defcrit- 
„  to ,  e  che  correfle  anche  a  vedere ,  fé  mai  con- 
„  tra  fua  voglia  fi  fofie  già  intrufo  in  cafa ,  con 
,,  raccomandarfi  ben  bene  alla  faggia  Filofofia, 
3,  che  glie  ne  fcuopra  tutti  gli  aguati  .  Che  bel 
„  vedere  farebbe,  che  i  Letterati  fi  amaffero  fcara« 

,3  bie- 


44^  A    PPENDICE. 

;>,  bievolmente  l'uni' altro;  che  godeffero  dell*  ono^ 
5,  re  e  dell'  avanzamento  altrui  ;  che  fé  fono  dif- 
5j  cordi  nelle  opinioni ,  non  lafciaflfero  di  efìfere  con- 
5,  cordi  coir  animo;  in  una  parola ,  che  fchivafle- 
„  ro  tanti  [concerti  ed  eccefli ,  a  i  quali  porta  il 
„  folo  voler  bene  a  fé  fteffo  /  La  Taggia  Filofofia, 
5,  dilfi ,  hadaelTere  quella,  che  dee  affiftere  a  tut- 
55  te  le  noftre  azioni  ,  entrar  Tempre  in  confulta 
)>  co' noftri  penfieri  .  Non  bafta  conofcerla  di  vi- 
5,  fla  .  Bifogna  afFratellarfi  feco .  Ella  ci  moltrera 
35  in  altri  la  deformità  non  folo  dell'  Invidia  accen- 
55  nata  5  ma  anche  dell'  Orgoglio ,  della  Prefunzio- 
5,  ne  5  dell' Afprczza  ,  dell'Inciviltà;  e  il  Ridico- 
5,  lo  della  Vanità ,  e  dell'  andare  a  caccia  di  Lo- 
55  di  edi'Gloria  con  tele  di  ragno,  e  reti  fdruici- 
55  te  ;  e  la  Viltà  di  voler  falire  dal  baffo ,  o  man- 
5j  tenerfi  in  alto  a  forza  di  Adulazioni,  e  alle  fpe- 
5,  fé  del  Vero  .  Ma  non  bafta ,  che  cel  faccia  dif- 
5,  cernere  in  altri  :  più  di  tutto  conviene  (e  quello 
?5  è  il  diffìcile  )  che  moftri  noi  a  noi  (teffi,  affin- 
),  che  mentre  ci  maravigliamo,  e  ridiamo  de  gli 
55  altri  ,  non  redi  occafione  a  gli  altri  di  maravi- 
j5  gliarfi  e  di  ridere  più  fonoramente  e  giuftamen- 
35  te  di  noi .  E  fé  ci  vien  fatto  queflo  5  allora  ci 
55  fentiremo  a  pocoapocoammanfare  ,  ingentilire, 
55  umiliare;  fapremo  contenerci  nell' Ira  ,  nelle  Di- 
55  savventure  ,  nelle  Felicità  ;  arriveremo  a  dar  del- 
3,  le  baronate  gagliarde  a  tanti  noflri  baffi  Ap- 
„  petiti  ;  impareremo  a  riderci  di  noi  ileffi  ;  e  fi- 
,5  nalmente  non  folo  e'  innamoreremo  delle  Vir- 
55  tu  5  ma  e'  ingegneremo  di  praticarle  tutte  con 
,5  gufìo. 

„  E  pure  quand'  anche  abbia  il  Letterato  appre- 
j5  la  la  quinteffenza  della  Morale  Filofofia,  egli 
j5  non  ha  da  contentarfi  di  quefto .  Può  un  tal  foc- 

,5  cor- 


Appendi  ce.  447 

)j  corfo  farlo  comparire  Virtuofo,  Onorato,  e  Ga- 
3)  lantuomo  davanti  a  gli  Uomini  ^  ma  quello  che  dee 
5}  più  premere  al  Letterato  Crittiano  ,  fi  è  di  eflfere 
5>  internamente  tale  ,  e  di  comparir  tale  anche  a  gli 
3)  occhi  di  Dio .  Or  quella  lezione  non  i\  bee  fé  non 
3,  dal  facrg  Tanto  Vangelo  ,  e  da  i  Libri  di  chi  ha  con 
3,  vero  fapore  di  Pietà  efpolta  la  dottrina  di  Crifto. 
3,  Anzi  torno  a  dirlo:  fia  fpeciofa ,  fia  piena  di 
35  gran  lumi  quanto  elTer  fi  voglia  l'umana  Filo- 
,,  fofia  de' Coltumi ,  none  badante  ella  fola  a  pur- 
3,  gar  daddovero  il  nottro  cuore,  né  a  fotknerci  in 
3s  guifa  ,  che  non  pofTiamo  cadere  ,  ed  anche  fpef- 
„  fo  in  difordini  ed  eccelfi  .  Quello  privilegio  T 
j,  abbiam  folamente  da  fperare  da  un  collanti fìTi- 
5,  mo  Audio  delle  Malfime  della  Saprenza  a  noi 
„  infegnate  dalla  bocca  di  Dio  medefimo.  E  già 
5,  fi  sa,  aver' obbligazione  ogni  Criftiano  di  an- 
5,  dare  alla  Scuola  della  Pietà,  sì  fé  gli  è  a  cuore 
5,  di  condurre  in  falvo  I'  Anima  fua ,  con  afcolta- 
3,  re  i  facri  banditori  della  parola  di  Dio ,  o  con 
5,  leggere  Libri  maeftri  di  foda  Divozione;  macer- 
5,  to  più  che  gli  altri  dovrebbono  frequentar  quefta 
„  Scuola  gli  Uomini  di  Lettere  ,  e  parlo  d' Uomi- 
„  ni  non  di  poche ,  ma  di  molte  Lettere .  Parrà 
„  flrana  la  mia  propofizione ,  perchè  fi  concepi- 
j,  fce  torto  ,  poter  molto  bene  l' Uomo  far  bella 
5,  figura  nelle  Scienze ,  e  avere  infìeme  il  cuor 
„  guafio  ]  poter  anche  pubblicar'  Opere  di  guflo 
„  fino  nella  fua  profeffione ,  fenz'  effere  Dabbene . 
„  Nientedimeno  fio  fiffo  in  pretendere  quefto  ;  e 
5,  la  ragione  fi  è ,  perchè  molto  più  fondatamente 
5,  fi  ha  da  concepire,  eh' effendo ,  come  ognun 
5,  conofce  e  confefTa,  la  Natura  dell' Uomo  sì  de- 
„  bole  e  corrotta,  e  cotanto  inclinata  fin  dalle 
3)  fafce  alla  Malizia  e  al  Male;,  un  gran  capita- 

»  le 


44^  Appendice. 

5,  le  di  Sapere ,  ove  non  truovi  pianta  ta  nel  cuor 
„  con  alte  radici  la  vera  Pietà ,  troppo  facilmen- 
,,  te  giugnerà  a  nuocere  al  Pubblico,  e  fé  non 
„  ad  altrui,  a  chi  lo  poflìede ,  o  fìa  chel'Intel- 
5,  letto  guafti  la  Volontà,  o  fia  che  la  Volontà 
„  corrotnpa  P  Intelletto  . 

„  In  fatti  non  fi  può  dire  ,  quanto  un  vafto 
„  Sapere,  e  infino  la  fola  opinione  di  f;<per  mol- 
„  to ,  foglia  far  invanire  e  gonfiare  i  Figliuoli  d' 
j,  Adamo  .  E  chi  ha  la  Superbia  fitta  in  capo  , 
j,  pub  egli  negarfi  ,  che  non  abbia  un  Demonio 
„  addoifo  di  que'più  mafiini  e  indiavolati  ,  capace 
„  di  fargli  fare  mille  fpropofiti  ad  ogni  momento 
„  in  danno  fuo  ,  o  altrui?  Pofcia  (e  quefìi  gran 
„  cervelli  fi  lafciano  trafportare  dalla  Concupì Icen- 
„  za  malvagia  alle  fchifezze  illecite  del  fenfo  ,  il 
3,  pericolo  non  è  picciolo  ,  che  coniinci  a  tituba- 
,,  re  ,  e  che  in  quel  non  fi  vada  anche  a  perde- 
5,  re  talvolta  la  credenza  di  ciò  che  non  vediamo, 
3,  cioè  la  divina  Virtù  della  Fede  .  A  tanta  mi- 
5,  feria  so  che  fon  fottopofti  anche  i  non  I.ettera- 
5,  ti ,  ma  incomparabilmente  più  vi  può  arrivare 
5,  la  gente  molto  Scienziata  ;  perciocché  quelle 
„  medefime  fpeculazioni ,  che  dovrebbono  più  che 
„  gli  altri  aiutar  quefia  a  falire  a  Dio  ,  mutato 
„  cammino  le  fervono  allora  per  maggiormente 
„  allontanamela  ,  cercando  in  così  brutto  pendìo 
„  la  Mente  immerfa  nella  Carne  di  tener  falde  le 
j,  fue  brutalità  ,  e  di  liberar  la  Cofcienza  da  i  ti- 
3,  mori  della  Giufìizia  eterna  di  Dio  .  Aggiungafi  , 
5,  che  fé  la  Pietà  non  fa  buona  guardia  al  cuore 
3,  de  i  dotti  e  fervidi  Ingegni ,  troppo  è  difficile  , 
„  che  ne  i  lor  Libri ,  o  ne  i  loro  Ragionamenti 
„  almeno,  non  falti  fuori  la  corruzione  interna, 
3,  e  il  libertinaggio  ,  in  cui  amerebbono  di  non 

13)  ef" 


Appendice.  449 

„  eflere  foli .  Di  qui  pertanto  Libri  laidi  ,  o  di 
„  MafTime  perniciofe  a  i  buoni  Collumi  ;  di  qui 
„  Politiche  (Iravoltei  di  qui  Satire  fanguinofe ,  e 
„  Libelli  infamatori .  Che  fé  le  Leggi  fante  ,  che 
,,  fra  i  Cattolici  vegliano ,  mettendo  briglia  e  ti- 
„  more  ,  fanno  calar  la  voglia  a  quefti  tali  di 
„  sfogarli  con  tanta  pubblicità  e  pregiudizio  della 
„  Repubblica:  non  batiano  già  fovente  ad  impe- 
j,  dire  ,  che  non  ifpaccino  le  cattive  lor  merci 
j,  nelle  fcgrete  e  private  converfazioni  V  e  che  i 
„  Giudici  5  gli  Avvocati ,  i  Medici  ,  e  fin  gli  ftefTì 
„  Teologi ,  quanto  più  fon  provveduti  di  Sapere , 
j,  e  fprovirti  di  Timore  di  Dio,  non  convertano 
5,  le  lor  forze  ed  indudrie  in  oppreffione  e  danno 
„  altrui  ,  e  in  prò  o  sfogo  de  i  loro  foli  intérelTi 
„  ed  affetti . 

,5  C  è  di  più .  Anche  fenza  imbefti«lirfi  nelle 
j,  libidini ,  fenza  accecarli  per  V  InterelTe ,  per  la 
Collera,  e  per  altre  Paflioni ,  1' L'telletto  dell' 
Uomo  ,  folo  per  effcre  naturalmente  fuperbo, 
vago  di  Novità ,  e  amante  della  Libertà  ,  dato 
che  fia  oftinatamente  a  gli  Studj ,  fé  non  l'affi- 
fte  una  Inabile  Pietà,  è  elpofto  a  gravi  cadute. 
Non  v'  ha  dubbio ,  oneftifìlmo  ,  utile  ,  e  dilet- 
tevole fi  è  lo  ftudio  della  Naturai  Filofofia ,  e 
della  Medicina  ;  e  pure  fi  fon  veduti  di  quelli  , 
a'  quali  è  pafìfato  in  veleno  quefto  cibo ,  effen- 
5,  do  elfi  precipitati  in  varj  delirj  per  troppo  vo- 
„  ler  dubitare  ,  e  fare  i  faputi ,  mafTuTiamente  in- 
„  torno  al  più  bel  pregio  dell'  Anima  Ragione- 
5,  vole .  Santilfima  è  la  Teologia ,  e  T  Erudizio- 
„  ne  Ecclefiaftica  5  ma  che  non  avviene  a  certi 
„  cervelli  deboli,  o  forti  e  vani?  Inciampano  in 
„  Difficultà  ,  che  lor  fembranoinTuperahili ,  s'av- 
5,  vengono  in  Opinioni  ben' inorpellate  da  qualche 

Ff  „  In- 


450  Append  ice. 

5,  Ingegno,  che  fuori  del  grembo  della  vera  Chic- 
„  fa  non  ha  alcun  freno  a  i  fuoi  penfìeri  ;  le 
3,  truovano  guftofe  anch'  cfTì  a  i  loro  baffi  appe- 
„  tifi  ,  o  pure  plaufibili  al  novatore  lor  genio  : 
5,  né  ci  vuole  di  più  per  adottarle  ,  e  covarle  . 
„  OlTervano  in  oltre  battaglie  diSenttn2e  fra  gli 
„  (teffi  Cattolici  ;  offervano  Abufi  (  che  di  quefti 
„  ce  ne  farà  finché  ci  farà  il  Mondo)  ;  mirano 
„  Coftumi  difcordi  dalla  Fede  e  dottrina  che  fi 
,,  profeffa  ;  e  fra  tanti  Libri  che  leggono,  piùd' 
,,  uno  porta  del  toffico  dolce  :  tutto  ciò  è  un  im- 
5,  barco  per  far  loro  pigliare  dello  fprezzo  perla 
5,  Religion  vera ,  od  anche  per  ribellarfele  . 

„  Non  aggiungo  di  più ,  perché  è  ora  di  finir- 
„  la.  Qual  preférvativo  dunque  e  qual  rin>edio  a 
„  sì  fatti  pericoli?  Torno  al  mio  primo  affunto, 
„  e  dico  :  lo  ftudJo  della  Pietà ,  e  il  fanto  Timo- 
,j  re  di  Dio  .  Quefto  é  quello  ,  che  induce  la  vera 
„  Sapienza  ,  e  fenza  effere  fapiente  e  faggio  ,  cofa 
„  è  rnai  un  Uomo  di  Lettere?  Adunque  non  fare 
„  come  Guido  Cavalcanti  ,  proverbiato  per  que- 
„  ùo  ,  non  so  fé  da  burla  ,  o  da  fenno ,  da  un 
„  beli'  umore  forfè  non  diverfo  da  lui ,  cioè  non 
„  iftudiare  temerariamente  Libri  e  ragioni  per 
„  non  credere  ,  ma  l^udiare  con  gran  premura  per 
„  maggiormente  fortificarfi  nel  credere.  Chi  fin- 
„  ceramente  cerca  Dio  ,  il  truova  .  Si  oculus  tuus  ,  - 
„  dice  il  Signore  in  San  Luca  ,  fuerit  fimplcx , 
„  totum  corpus  tuum  luc'idum  erit  ;  fi  autem  ne- 
„  quam  fuerit ,  etiam  corpus  tuum  tenebro fum  erit , 
3)  Vide  ergo  ne  lumen  ,  quod  in  te  efl ,  tenebra:  fint . 
„  Abbiamo  Opere  infigni  di  Santi  o  di  dotti  Cat- 
5,  tolici ,  e  molto  più  abbiam.oi  Libri  divini:  non 
55  perderfi  tanto  in  altro,  che  non  s'abbia  tempo 
3,  anche  per  quefti  :  che  di  lì  verrà  lume  e  for- 

,,  za. 


Aptendice.  451 

5,  za  .  Ma  fopra  tutto  non  vogliamo  ,  come  e'  in- 
„  legna  1'  Aportolo  ,  faper  troppo  ,  ricordandoci , 
„  che  Dio  abbandona  1  Superbi  ,  ed  abbraccia  gli 
„  Umili,  e  che  verrà  un  gioino,  m  cui  ci  ride- 
„  remo  delle  noftre  Lettere  ,  e  della  Gloria  ,  e  delle 
„  fatiche  pafllate ,  e  troveremo  di  non  aver  faputo 
„  nulla ,  fé  non  avrem  faputo  quel  folo  che  im- 
„  porta.  Mi  confervi  V.  S.  Illuftrifs.  il  fuo  benigno 
affetto  &c.  " 


35 


N  u  M.    XXVI. 

Lettera  del  Cardinal  Profpero  Lambertini 
al  Muratori. 

O  cercato  fempre  /'  occafwne  di  farle  nota  la 
filma  ,  che  ho  della  [uà  Perfona  ,  e  che  il 
mro  fentimento  è  uniforme  a  quello  di  tutti  gli 
altri  nel  qualificarla  per  il  primo  Letterato  d^  Ita- 
3,  Ha ,  e  ritrovandomi  per  accidente  in  quefta  mia 
„  Patria  dopo  26.  Anni,  che  n' ero  adente ,  e  do- 
„  vendo  rifpondere  ad  una  Lettera  del  lEiolfro  Sig- 
„  March.  Grfi  ,  ho  creduto  di  dovermi  in  effa  fpie- 
55  gare  ,  e  confermare  in  carta  ,  quanto  in  voce  ho 
„  più.  volte  fojìenuto  in  mezzo  a  Roma  y  ed  avve- 
j,  gnachc-  tutto  ciò  non  fia  che  un  e  fletto  d'  una  ri- 
5,  gora  fa  giujìizia  dovuta  al  (uo  gran  merito^  non 
5,  meritava,  ch'Ella  s' incomodaffe  colla  fuagen- 
5,  tilifTima  de' 15.  del  corrente,  e  eh' Ella  in  oltre 
5,  conecceffiva  bontà  fi  efìbifle  di  ùrt  commemo- 
3,  razione  della  mia  debole   Perfi  na  ,  pubblicando 

„  a  tempo  e  luogo  ie  Croniche  di  B  legna 

„  Se  mi  farà  permeff') ,  vorrei    vivere    e    finire  i 
35  miei  giorni  nel    mio  Vcfcovado   d'Ancona,  e 
Ff    2  ,.  nel 


452  Appendice. 

„  nel  tempo  che  mi  fopravanzaffe  dalle  Cure 
„  Paftorali ,  vorrei  leggere  un  poco  a  modo  mio , 
„  dopo  aver  letto  quarant'  anni  a  modo  d'  altri , 
„  e  vorrei  ancora  unire  alcune  mie  fatiche  fatte , 
,,  e  darle  alle  ftampe  ,  nel  qual  cafo  ricorrerei  al- 
„  la  fua  bontà  per  avere  un  favio ,  dotto ,  e  fin- 
„  cero  Correttore  .  Da  Milano  mi  fono  ftate  prov- 
3,  vedute  le  di  lei  Opere  delle  cofe  d'Italia.  Io 
„  ho  quella  della  Carità^  ed  ho  quella  della  Mc^ 
„  aerazione  dcgf  Ingegni ,  ma  non  fon  mie  ,  non 
,,  avendone  potuto  ritrovare  in  Roma  da  compra- 
„  re  alle  Bottegge .  Seper  accidente  Ella  ne  aveffe 
j,  un  efemplare  per  ciafcheduna ,  mi  farebbe  un 
„  gran  favore  a  mandarmelo  anche  fciolto  ,  al- 
3,  trimente  riterrò  quelle  che  ho  ,  e  ne  farò  re- 
ftituzione  al  punto  di  morte,  non  volendome- 
,,  ne  privare  ,  e  lafciando  ftrillare  chi  me  le  ha 
prcftate  .  Ella  riverifca  il  noftro  Signor  March. 
Orfi ,  e  compatifca  ,  fé  nel  principio  della  no- 
ftra  amicizia  io  tento  di  metterla  in  contribu- 
zione.  Mi  confervi  intanto  la  fua  ftimatilfima 
^,  grazia  ,  ed  abbracciandola  retto  dedicandomi  cori 
j,  ogni  affetto , 

„  Bologna  i8.  Ottobre  1728. 


KuM. 


Appendice.         45^ 

N  u  M.    XXVII. 

Altra  Lettera  deW  Eminenti jjimo   Lambcrtini 
al  Muratori . 

ACcufo  una  futì  Lettera  de  i  19.  del  Mele 
corrente,  e  con  effa  il  Libro,  che  lia  fa- 
vorito di  trasmettermi ,  vivamente  rmgrazian- 
dola  ,  e  promettendole  ,  che  farà  letto  da  me  con 
fomma  avidità  fubito  che  mi  farà  rimandato  dal 
Legatore  5  avendo  io  una  fine  era  ahijjìma  Jiiwa 
del  fuo  faperc  ,  e  protejiandomi  di  non  cedere  a 
vcrua  altro  ncll'  ajjetto  verfo  la  di  lei  per  fona  , 
5,  e  nel  concetto  della  fua  gran  Virtù ,  e  quafi  dij- 
5,  fi  univerfale  abilità  nelle  Scienze  .  Quanto  poi 
„  al  favore,  di  cui  la  pregai,  quando  con  mia  tan- 
j,  ta  confola2Ìorie  la  riverii  nella  Villa  di  Ponte 
„  baffo  nelle  fettimane  paffate,  intendo  quanto  Ella 
„  mi  dice,  e  non  lafcierò  di  vedere  il  Catalogo 
j,  de  gli  Argomenti  nel  fine  del  Trattato  del  P.  Ma- 
j,  billon  de  Studiis  Monachorum ^  ma,  fé  la  mia 
3,  m^emoria  non  mi  tradifce ,  mi  pare,  che  il  det- 
5,  to  Catalogo  risguardi  le  Controverfie  di  Storia 
35  Ecclefìaftica,  che  per  la  loro  gravità  reftano  an- 
„  Cora  Indecife  ,  e  ìe  quali  certamente  non  fi  potran- 
j,  no  decidere  nella  Conferenza  ,  che  intendo  di 
„  fare  ,  che  non  può  effer  comporta ,  che  di  Per- 
j,  fone  defiderofe  di  fapere  ,  ma  che  infino  ad  ora 
„  non  ianno.  <"iò  (tante,  quando  a  lei  non  folfe 
j,  di  grave  incomodo  ,  vivamente  la  pregherei  afa- 
5,  vorjrmi  di  eftrarre  ledici  punti  di  Stona  Ecclefia- 
5,  ftica  ,  fopra  i  quali  fi  potefi: ero  fare  fedici  Dilfer- 
5,  razioni  anche  da  quelli  ,  che  non  Inno  tanto  mof-- 
j,  trati  nello  ftudio  della  materia  ,  ma  che  coli' apri-r 


454  Appendice, 

„  re  i  Libri  poffbno  far  qualche  cofa ,  indicando 
„  gli  Autori ,  che  ne  trattano ,  non  effendp  Bolo- 
gna tanto  fprovifta  de'  medefuni ,  quando  non  fi 
doveflTe  metter  mano  ad  alcuni  pùi  rari ,  che  poi 
certamente  non  fi  ritroverebbero  .  Scufi  Ella  in- 
tanto r  importunità ,  e  pregandola  a  comandar- 
mi ,  quando  credelTe  ,  che  io  avefii  1'  abilità  di 
fervi  ria ,  refl:o  dedicandomi  col  dovuto  rifpetto 


„  Di  V.  S.  Illufiriflfima 

Bologna  22.  Ottobre  175 1. 

Pofcia  di  fuo  pugno  foggiunfe  il  Cardinale  :  „  Che 
„  è  da  me  riverita,  e  pregata  di  continuarmi  nel 
„  numero  de'  fuoi  buoni  Amici ,  e  di  comandar- 
„  mi  con  indicibile  liberta . 


N  u  M.     XXVIIL 
jilira  Lettera  del  mede/imo  Porporato  al  Muratori . 


„  T  N  fofianza  non  bifogna  mai  fare  il  Dottore, 
5,  1  prima  di  aver  rilette  le  cofe ,  che  anche  una 
„  volta  fi  erano  lette,  eilendo  labile  la  memoria . 
„  Anni  fa  lefiì  1'  Opera  del  P.  Mabillon  degli  Stu- 
j,  dj  oc  Monaci ,  e  mi  pareva  ,  che  le  difficoltà  da 
„  efib  riferite  nel  fine  dell'Opera  predetta  risguar- 
„  dafTero  le  principali  difficoltà  della  Storia  Eccle- 
„  fiafiica  ,  conte  già  gli  accennai  eon  altra  mia  ; 
„  ma  avendo  ora  riveduto  tutto ,  vedo ,  che  fono 
„  appunto  quelle ,  che  fono  proporzionate  anche 
„  per  quelli  ,  che  incominciano  a  iludiare ,  e  che 
,,  vi  è  ancora  l'indicazione  degli  Autori,  che  ne 
„  trattano  ;  e  però  acciò  V.  S.  Illufirinìma    non 

„  butti 


Appendice.  455 

„  butti  11  tempo ,  la  prego  a  tralafciare  la  fatica , 
„  che  generofamente  voleva  intraprendere  per  favo- 
„  rirmi  ,  ringraziandola  intanto  della  notizia  data- 
j,  mi  circa  l'Opera,  dalla  quale  po(fo  ricavare  il 
„  mio  bifognevoie .  Ho  letto  i  Prolegomeni  deW  Ope- 
„  ra  flampata  in  Colonia  r  Anno  1705.  e  fono  de- 
„  gni  del  fuo  autore  ,  che  non  mette  piede  in  fallo . 
„  Mi  confervi  ,  che  la  prego ,  la  fua  buona  ami- 
j,  cizia ,  e  baciandole  le  mani  mi  dedico 

„  Di  V.  S.  IlluftrirTima 

Bologna  24.  Ottobre  173 1. 

N  u  M.    XXIX. 

Lettera  del  Cardinale  Lambertini  al  Marche  fé  Orji , 
in  cui  era  znchiufo  un  Biglietto  pel  Muratori . 

„  T  O  ho  bifogno  del  noftro  Signor  Abate  Mu- 
„  X  ratori ,  ed  il  bifogno  è  efprefìTo  nell'  anneffa 
„  Carta  ,  che  prego  di  fargli  capitare  in  mio  nome  ) 
„  con  aggiungervi ,  che  favorifca  con  tutto  il  fuo 
„  comodo,  non  intendendo,  che  interrompa  veru- 
„  na  delle  (ut  ferie  applicazioni ,  che  Io  rendono 
„  così  qualificato  per  il  Mondo,  per  il  motivo  di 
„  fare  a  me  la  grazia  ,  che  gli  chiedo .  Mi  con- 
„  fervi  V.  S.  IllurtrifTima  la  fua  ftimatiffimaami- 
j,  cizia,  e  baciandole  le  mani  mi  dedico 

j,  Di  V.  S.  Illuftriffima 

Bologna  22.  Marzo  1732. 

Ff    4  Bi' 


456  Appendice. 

Biglietto  accennato  nella  fuddetta  Lettera . 

„  Il  Cardinale  Lambertini  dopo  aver  refe  le  do- 
„  vute  grazie  al  Sig.  Abate  Muratori  del  Libro 
j,  mandatogli ,  quale  a  tempo  e  luogo  non  mancherà 
„  di  rimandare,  fpicga col  prefente  piìì  chiararaen- 
„  te  la  Tua  preghiera . 

),  Quanto  a  i  Scrittori  Eretici ,  chi  feri  ve  ne  ha 
„  veduti  molti  in  Roma ,  ma  cofloro  impugnano 
„  la  Canonizazionc  dei  Santi,  perchè  impugnano 
„  r  Invocazione  de' medefimi ,  ed  altri  vorrebbero, 
„  che  fi  ritornane  all'antico  Jus ,  che  ogni  Vefco- 
„  vo  ritornalfe  a  fare  il  fatto  fuo  nella  fua  Dio- 
„  cefi. 

,,  Ma  lafciando  da  parte  coftoro  ,  fé  vi  fofle  fra 
5,  i  Cattolici  qualcheduno ,  che  falfamcnte  fuppo- 
„  nefie  troppa  facilità  nelle  Canonizazioni ,  o  che 
„  riprovane  le  fpefe  eccefllve ,  come  ha  fatto  1'  Apo- 
„  ftata  Marc' Antonio  de  Dominis,  di  quefli  vo- 
9,  lontieri ,  quando  vi  fiano  ,  fi  prenderebbero  le  no- 
5,  tizie; 

„  Come  pure  degli  altri ,  che  dicono  non  efle- 
5,  re  di  Fede  la  Canonizazione  del  tale  Santo ,  o 
„  fia  di  un  Santo  in  particolare,  o«non  cffere,  il 
5,  Papa  infallibile    in    quella    determinazione. 

„  Si  è  già  veduto  il  fentimento  di  S.  Tomma- 
„  fo  nel  Quodlibeto ,  molti  altri  Autori  fi  fono 
5,  altresì  veduti ,  fenza  tralafciare  V  Autore  del 
„  trattato  de  Moderationc  Ingeniorum  ,  Trattato  ve~ 
„  ramente  bello  ,  e  degno  del  fuo  Autore  . 

„  Dcdicandofi  intanto  con  tutta  la   (lima  ed 
9,  affetto  &.C. 

N  u  M, 


Appendice.  457  . 

N  u  M.    XXX. 

'Epijìola  Muratorii  Benedico  XIV.  P.  M. 

Beatissime  Pater  . 

„  /^^  Ertior  fa6lus  ab  Eminentifs.  Tamburino  , 
5,  V^  traditos  fibi  fuiffe  a  San6\itate  Veftra  qua- 
5,  tuor  Tomos  infignis  Operis  de  Bcatìflcatwnc  & 
yf  Canonizatione  Servorum  Dei  ad  me  dono  mlt- 
5,  tendos,  temperare  mihi  non  poflTum,  quin  ve- 
jj  ncrabundo  ftatim  animo  ad  Urbem  advolans  , 
„  &  ad  pedes  Beatitudinis  Vedrà:  procumbens  , 
,j  poft  ofculorum  triburum  ,  quas  poflTum  humil-' 
j,  limas  prò  tanto  munere  gratias  agam  atque  re- 
„  feram .  Veftram  utique  fublimitatem ,  iìmulque 
„  meam  exilitatem  perpendens ,  iftius  doni  pondus 
„  probe  fentio  &  intelligo  ;  nihil  tamen  miror, 
5,  utpote  qui  norim  (&quis  non  novit?)  quanto 
„  Sanctitas  Veftra  ,  quje  divinarum  humanarum- 
3,  que  rerum  Scientia  &  Sapienti»  tantum  excel- 
„  lit ,  enixius  etiam  curet ,  ut  Eeneficentia ,  Hu- 
„  mani  tate ,  &  Clementia  exceliat  .  Eosdem  au- 
„  tem  Libros  ,  quibus  nobile  argumtntum  ita  , 
3,  Sanftiffime  Pontifex  ,  exbaufifti ,  ut  nihil  for- 
a,  tafìfe  adjiciendum  fuperfit  ,  dum  ornatiores  & 
5,  locupletiores  quam  antea  anxie  expefto  ,  utinani 
,}  fubfequatur  nova  reliquorum  foetuum  tuorum  e-* 
3,  ditio.  Quum  enim  il  in  tot  alias  facrae  Erudi- 
3,  tionis  clalTes  excurrant  ,  &  praxim  potifTimum 
„  refpiciant ,  cujus  maxima  eft  ratio  in  Ecclefia 
3,  Dei,  mirumeft,  quantum  in  utilitatem  Catho- 
j,  licae  Religionis  cedant .  Ha:;c  tua  laus  ,  Beatif- 
^  fime  Pater  3   tua  ubique  fpirant:   zelum  Domus 

V  Dei, 


458  Appendice. 

„  Dc;i  ,  cun6ì:is  interea  miranribus  Dodrinam 
„  tuam  puritane  morum  confirrnatam ,  fummam- 
„  que  (  quod  rarum  elt  )  in  tanta  Eruditione  Vlo- 
„  dcftiam  .  QLiid  ergo  nobis  optandum  ?  NihiI 
aliud  ,  nifi  ut  diutilfime  te  nobis  Deus  fernet , 
tibique  non  alii  demum  fuccedant  ,  quam  qui 
ingenii  &  Scientiarum  ornamentis  ,  vitceque 
fanclitate  certare  tecum  pofTint .  Hlcc  tibi  ,  hsec 
,5  univerfe  Ecclefiae  precatur 

j,  Sanflitatis  Veftr^ 

Mutine  VI.  Id.  Oaob.  MDCCXLIV. 

5,  Humillimus ,  Obfequentifs.  &  Addi6li(rimus  fi- 
,5  lius&famulus  Ludovicus  Antonius  Muratorius  . 

N  u  M.     XXXI. 

Rifpojìa  di  Papa  Benedetto  XIV.  al  Muratori , 

„  T>  EnediBus  PP.  XIV.  DileBe  Fili ,  Salutem 
55  IJ  &  Apojìolicam  Bencdiciionem .  Riceviamo 
„  una  fua  Lettera  recapitataci  dal  Cardinale  Tarn- 
„  burini ,  nella  quale  con  gentilifTime  efprefrioni 
j,  ci  ringrazia  della  confegna  fatta  da  Noi  al  detto 
j,  Cardinale  de'  volumi  della  nuova  edizione  della 
,,  noftra  Opera  de  Canonizatione  SanBorum  coti 
jj  obbligo  di  mandarli  a  lei  .  Abbiamo  fempré 
„  avuto  per  lei  ftima  ed  affetto  ,  e  conferviamo 
„  l'una  e  l'altro  ,  ejfendone  cffa  meritevole  ^  ef- 
j,  fendo  un  buon  Sacerdote ,  ed  un  Uomo  che  nella 
„  Letteratura  è  il  decoro  della  nojìra  Italia  ,  fa- 
„  cendola  comparire  non  che  ugual:  ,  ina  fuperiorc 
5,  alle  altre  parti  del  Mondo ,  che  fé  ne  erano  ar-. 

„  roga^ 


Appendice.  459 

rogata  la  privativa  .  Ella  ci  anima  a  dar  fuori  le 
altre  noltre  Opere  .  Abbiamo  accrefciuta  1'  altra 
lopra  le  Felk  ,  ed  il  Sacrifizio  delia  MelTa  con 
notizie  non  tanto  volgari  ,  efTendo  crefciuta  la 


3}      llULKlt.     IJUll       LailLU       vv^'j^ 

5,  noftra  Libreria  dopo  il  Pontificato  ,  e  non  tro 


vando  altra  quiete  fé  non  quando  ci  refta  qual- 
che miferabile  avanzo  di  tempo ,  in  cui  ci  fia 
permefTo  di  chiuderci  in  elTa  .  Da  un  noftro 
valente  Cappellano  Segreto  ,  cliiamato  Monfi- 
gnor  Giacomelli  ,  è  (tata  tradotta  in  latino  , 
e  quella  attualmente  fi  ftampa  in  Padova  .  Da 
un  Padre  delle  Scuole  Pie  fono  (late  tradotte 
in  latino  le  noftre  Notificazioni  ,  che  (tarapam- 
mo  in  Bologna  in  cinque  Temetti  ,  e  quelle  pure 
fi  Camperanno  in  Roma  ,  ove  anche  penfiamo 
di  {lampare  una  Raccolta  di  noflre  Lettere  Cir- 
3,  cojari  ,  Coftituzioni  ,  Brevi  ,  Rifpofte  a  quefi- 
ti ,  che  risguardano  la  Chiefa  Orientale  ;  il  tut- 
to però  in  materia  importante  ed  intereflfante , 
„  venuta  al  noftro  tavoHno  ne  gli  anni  del  no- 
5,  ftro  Pontificato  .  Altre  cofe  ci  girano  pure  per 
„  il  capo  :  ma  vi  vuol  tempo  ,  vi  vuole  fanità , 
,j  ed  al  comodo  della  Libreria  vi  vuole  il  como- 
„  do  di  potervici  fermare  .  Ecco  la  ragione  de' 
„  noftri  fiudj  manifeftata  ad  im  buon  Maejlro .  Ci 
„  confervi  la  fua  antica  amicizia  ,  ed  abbraccian- 
5,  dola  con  Paterno  affetto  le  diamo  P  Apoftolica 
„  Benedizione .  Datum  Rorms  apud  SanBam  Ma- 
5,  riam  Major cm  die  21.  OHobris  1744.  Pontì~ 
55  ficatus  noflri  Anno  Quinto  . 

5,  Dileclo  Filio  Abbati   Ludovico   Antonio 
5,  Muratorio  Mutinam . 


NuM, 


4^0  A    PPENDICE. 

N  u  M.    XXXI L 
Epifiola  Mimitorii  Benedico  XIV.  p.'M, 

Beatissime  Pater. 

„  Pofl:  facrorum  pedum  ofcula 
„  A  Nxio  animo  din  expcftavi,  avide  tandem 
„  ±\.  accepi  Commentarium  de  prscipuis  Anni 
„  Fetlis ,  &  de  Sacritìcio  Milfe  ,  lautittime  ara- 
3,  plificatum  ,  &  nova  eleganti  verte  donatum  . 
„  In  fronte  Libri  rtatim  infcripfi  :  Egregium 
„  Opus ,  quod  Auòlor  San6ì:i(fimus  ,  fuar  Digni- 
„  fatis ,  &  me£e  tenuitatis  oblitus  ,  dono  ad  me 
„  mifit .  Hcec  tua  eximia  laus  ,  Beatiffime  Pater  : 
5,  quo  altieri  loco  fedes  ,  eo  majori  humanitatis 
„  itudio  prEEcelleie ,  &  unumquemque  ,  fi  fieri 
„  poffit ,  benevolentia  &  beneficentia  completi . 
5,  Ncque  vero  heic  rtetit  PontificitE  Clementia; 
,,  menfura  ;  nomea  etiam  meum  San£titas  Yeftra 
„  inlatum  voluit  in  Epiftolam  ad  Canonicos  Bo- 
3,  nonienfes ,  eique  quamdam  immortalitatis  fpeni 
„  tribuir  :  quod  certe,  nifi  me  ipfum  ncffem  ,  ex- 
„  citare  in  me  non  leves  fuperbix  flu6tus  pofTet . 
3,  AdditLim  etiam  e(t  fapientiffimum  de  Je;unio- 
„  rum  ratione  Decretura .  Pro  tot  beneficiis  dura 
5,  quas  pofium  humiilimas  refero  gratias  ,  liceat 
„  mihi  votis  urgere  novam  quoque  Latinara  edi- 
„  tionem  Paftoralium  Literarum  five  Edi^lorum , 
„  qu2e  ante  Pontificatum  Eminentiflìmus  Lamber- 
3,  tinus  publici  junsfecit.  Incunftis  Libris  a  San- 
„  aitate  Vertra  elaboratis  fingularis  do£ì:rina  & 
j,  multiplex  eruditio  publicam  pri^cipue  utilitarem 
5,  fpeélant .  At  Partoralium  quofidianus  ert  ufus  > 
„  HxQ  autem  omnia  fimul  coilefla,  quEeuberem 

„  Di- 


Appendice.  ^6t 

„  Dlfclplina!  ChriftianEE  ,  ut  Ita  dicam  ,  Biblio- 
,j  thecam  conftituent  ,  tum  prisfentes  tum  polk- 
„  ros  cerros  facient,  nemincm  ex  Antecefforibus 
„  Pontificibus  Ecclefiafticse  Eruditlonis  laude  cer- 
5,  tare  poflfe  cum  Benedico  XIV.  P.  M.  Ad  me 
„  vero  quod  attinet  ,  nihil  enixius  opto  ,  quara 
„  ut  venerabundo  gratoque  erga  San6ì:itatem  Ve- 
5,  ilram  animo  meo  al  qua  ex  parte  fatisfacere 
„  queam  .  Aptus  erit  locus  ,  quum  paucos  poft 
„  menfes ,  fi  vixero ,  in  Annales  meos  infercndus 
„  erit  gloriofus  Sanftitatis  Veftras  Pontificatus  , 
„  Quot  quanta!que  Virtutes  in  faGratiffimam  perfo- 
„  nam  veilram  confluxerint  ,  probe  teneo .  Noa 
„  ita  qu£E  ad  Politicum  regimen  fpedant  .  Inter 
„  fyrtes  &  fcopulos  difficillimis  hifce  temporibus 
j,  tua  navis,  BeatifìTime  Pater  ,  diu  lunata  efl:  . 
„  Quam  male  habiti  fìnt  Populi  tui  fub  Pontificc 
„  Pacis  amatore ,  Pacis  hortatore  perpetuo ,  fatis 
„  novimus  ;  ncque  tamen  injuftarum  querelarum 
,,  adhuc  efl:  finis .  Perpendat  ,  quxfo  ,  Sanftitas 
„  Veftra  ,  num  conduceret ,  peraliquem  rerum  con- 
„  fcium  mihi  fuppeditare  ,  qux  mihi  fortaflis  igno- 
„  ta  ego  lubentiffime  proferrem  ad  tutelam  & 
„  gloriam  Pontificis  ,  cui  unum  propofitum  eft 
,,  nulli  nocete  ,  omnibus  amorem  impertiri  ,  & 
„  ornamenta  Urbi  ,  Populis  fubfì'dia  jugi  Audio 
„  conferre  .  Talem  Pontificem  ,  non  fibi  ,  fed 
„  communi  bono  natura  diutiliime  Deus  nobis  in- 
,,  columem  fervet.  Hoc  univerfe  Chriftianse Rei- 
5,  publicae  nomine  precatur 

„  Sanftitatis  Veftrs 

„  Mutine  VII.  Id.  Sept.  MDCCXLV. 
„  Humillimus ,  Obfequentiffimus  ,  quamquam 

„  omnium  infimus  filius  &  famulus  Ludovi- 

7H  cus  Antonius  Muratorius, 

Num. 


4^2  Appendice. 

N  u  M.   XXXIII. 

Rifpojìa  di  Papa  Benedetto  XW.  al  Muratori. 

3,  TT^  AL  Cardinale  Tamburini  eie  (laraprefen* 
„  X_J^  tata  la  di  lei  Lettera  ,  che  è  Hata  fom- 
„  mamente  gradita  da  Noi ,  ed  alla  quale  rifpon- 
„  diamo  confidentemente  ,  e  fen^a  le  formalità , 
„  e  dopo  averla  vivamente  ringraziata  della  conti- 
„  nuazione  della  fua  bontà  verfo  di  Noi ,  ed  aver- 
,,  la  adìcurata ,  che  abbiamo  tutta  la  Jìima  del  fuo 
„  valore ,  e  tutto  t  aj]ctto  alla  fua  degna  perfoììa , 
„  rifpondendo  alla  fua  le  diciamo,  che  le  noftre 
„  Notificazioni  fatte ,  quando  eravanjo  Cardinale 
„  ed  Arcivefcovo  di  Bologna,  fono  già  ftate  fedel- 
„  mente  tradotte  in  latino  da  un  Religiofo  delle 
„  Scuole  Pie  ;  che  attulmente  fi  fiampa  il  quin- 
„  quennio  delle  nofire  Coftituzioni  Apoiìoliche  , 
„  che  non  lafcieremo  di  mandare  al  nofiro  Abba- 
„  te  Muratori ,  fubito  che  farà  terminata  la  fiam- 
„  pa,  il  che  farà  al  fine  dell'Anno  corrente-  che 
„  immediatamente  fi  porrà  mano  a  fiampare  le  No- 
5,  tificazioni  tradotte,  al  fine  delle  quali  farà  un 
,,  Trattato  de  Synodo  Epifcopali ,  abbozzato  da  noi 
„  in  Bologna-,  e  comnito  e  riempito  nel  tempo 
„  di  quefto  nofiro  fpinofo  Pontificato  ,  il  che  ci  è 
„  riufcito  colla  grazia  di  Dio,  facendo  capitale  d' 
„  ogni  nlnimo  quarto  d'ora.  In  quefto  Trattato 
fi  fono  inferite  molte  cofe  credute  da  Noi  ne- 
celfarie  ed  utili  per  il  governo  delle  Chiefe,  e 
ci  fiamo  ingegnati  d' unire  T  antico  ed  il  nuovo  . 
Non  abbiamo  poi  parole  che  bafiino  per  ringra- 
ziare il  noftro  buon  Abbate  Muratori  dell' efibi- 
zione  che  cortefemente  ci  fa  di  parlare  del  no- 

„  ftro 


Appendice.  41^3 

ftro  Pontificato  ne'  fuoi  Annali .  Faremo  unire 
quant'  eflb  ci  richiede  ,  e  non  Jafceremo  di  tras- 
metterglielo ,  acciò  poi  ne  faccia  quell'ufo,  che 
la  fua  nota  prudenza  crederà  opportuno.  Intan- 
to prortrati  a  i  Piedi  del  Crocifilfo ,  lo  preghia- 
mo con  tutto  il  cuore  a  perdonarci  i  gravi  pec- 
cati ,  che  abbiamo  commelTo  nel  tempo  di  no- 
Iba  vita  ,  ma  non  già  quelli  di  feconde  inten- 
zioni ,  d'inganni,  di  fini  fecondar),  di  preten- 
fioni  di  conquide,  di  foverchio  attacco  al  noitro 
Sangue  j  avendo  piena  fiducia  ,  eh'  elfo  oolla  fua 
Divina  grazia  cene  abbia  prefervato ,  e  'fempre 
raccomandandoci  ,  acciò  continui  a  prefervarcene 
fino  che  viveremo .  Quefla  è  la  pura  verità  del- 
la noftra  condotta  ,  febbene  avvelenala  dalla  ma- 
lignità degli  uomini  che  nulla  curiamo  ,  ballan- 
doci e  dovendoci  badare  lo  flato  della  nolb-a  co- 
fcienza  avanti  Iddio  ;  ed  intanto  con  pienezza 
di  cuore  abbracciandolo  gli  diamo  1'  Apoftolica 
Benedizione . 

)j  Roma  18.  Settembre  1745. 

N  u  M.     XXXIV. 

Biglietto  confidenziale  dello  JìeJJo  Pontefice 
al  Muratori . 

„  Q*  Enza  veruna  formalità  ,  e  prevalendoci  del- 
5,  Cj  la  maniera  adattata  alla  confidenza  ,  mandia- 
j,  mo  al  nojìro  al  /limati [fimo  Abbate  Muratori  due 
„  Efemplari  d'  una  noftra  piccola  fatica  ;  uno  per 
5,  lui,  e  l'altro  che  avrà  la  bontà  di  recare  in  no- 
„  me  noftro  a  cotefto  Monfig.  Vefcovo  di  Mode- 
M  na.  Ambidue  fono  pregati  a  compatire  la  debo- 

o  lez- 


4^4  AppENDrcE. 

j,  Iez7a  dell'  Autore  ;  reftando  con  dare  ad  ambv' 
due  r  Apoftolica  Benedizione  . 


» 


5,  Roma  22.  Marzo  1747. 

N  u  M.     XXXV. 

Epìflola  Muratorii  eidem  Pontifici . 

Beatissime  Pater, 

„  1\ yT  Ifabilia  funt  opera  tua  ,  Sanétinfime  Pater . 
5,  ±V_l  Quisenim  non  miretur ,  Pontificem  ,  qui 
„  tam  exacìe  fpirituaiis  iEque  ac  temporalis    regi- 
„  minis  officia  quxlibet  implet ,  qui  tot  folemnibus 
„  facris  adeil ,  tot  Tempia  vifitat ,  tantam  nihilo- 
„  minus  partem  temporis  fuis  oculis    &    negotiis 
3,  furripere,  ut  novas  in  dies  Conftitutiones&  Li- 
,,  bros   efFormare    pofTit ,  quaf   totum    hominem , 
„  multumque  vigiliarum  exquirunt?  Ejusdem  ge- 
))  ncris  unusquisque  fateatur  geminas  Epiflolas  de 
,,  Baptismo  Jiidit'orum  ,  &  de  Cui  tu  Sanali  Luca 
„  Cafalisi  quas  nuper  San6\itas  Vedrà  evulgavit, 
j,  &  ad  manus  ctiammeas  ex  incomparabilis  Pon- 
„  tificise  benignitatis    excefTu    deferendas   curavit . 
„  Ibi  prsecipue  ad  Baptismum  quod  attinet ,  omnia 
„  ordinate,  perfpicue ,  folidiffime  pertraftata ,  & 
j,  multiplici  Canonum  ac  Theologorum  votis  fir- 
„  mata.  Nihil  ultra  in  pofterum  de  hujusmodiar- 
},  gumento  defìderandum  fupereft  .  Eodem  pede  pro- 
„  ceffifti ,  &  adhuc  procedis,  Sa  pienti  (Time  Pater , 
5,  in  tot  aliis  Lucubrationibus  tuis ,  non  inanes  pha- 
„  leras ,  fed  utilifTima  documenta  feraper  comple- 
„  <ftentibus,  quarum  jam  tanta  ed:  copia,  ut  una 
5,  Sanftitas  Veftra  nobis  fuppeditet  pene  integra^ 

„  Di- 


Appendice.  46$ 

D^ifdplins  EccIefiafticsE  Bibliothecam ,  eamque 
fummi  ponderis ,  quippe  tui  nominis  majeftate 
iafìgnitam.  Itaque  Sancitati  Veftrce  ob  novutn 
hoc  Opus  humillime  gratulor,  &  gratias  quas 
poATum  maximas  ago ,  quod  me  infimum  famu- 
iorum  fuorum  tanta  dignatione  mine  etiam  ref- 
pexerit .  Nifi  jam  ad  ptdes  Sanftitatis  Veftrce 
deduca  fuerit  DifTertatio  mea ,  qua  Potitificiam 
Decretalem  de  controverfia  Lufitanica  omnibus 
numeris  2qui(i;mam  &  fapientiffimam  olìendi , 
propediem  veniet .  Brevi  etiam  Opufculum  meum 
della  Regolata  Divozione  de*  Crifiiani  ad  Thro- 
num  tuum  fé  filtet ,  in  quo  inrercetera  palam 
feci,  quam  juiìa  Pietate  &  laudabili  Caricate  po- 
(centibus  ìmminutionem  Feltorum  Pontificia  Sa- 
pientia  induigeat.  Mea  interim  vota  quotidiein 
lacris  ad  Dcum  feruntur,  ut  te  univerfic  Eccle- 
fias ,  &  omnibus  potifTimum  Sanólitatis  Veftrac 
veneratonbus ,  inter  quos  ,  quantum  ego  cxcel- 
luerim  >  nihil  monereopus  elt ,  dmtiffime  inco.- 
lumem  fervet . 

„  Sanftitatis  Veftrae 

Mutinae  IV.  Non.  Aprilis  MDCCXLVII. 

„  Humillimus  ,  Obfequentifs.    &  AddiólifìGmus 
„  filius  &  famulus  Ludovicus  Antonias  Mu- 
„  ratorius . 


Gg  NuM, 


4^^  AppENDrCE. 

N  u  M.    XXXVI. 

tettem  del  Muratori  allo  fieffo  Pontefice. 

Beatissimo  Padre. 


5,  /^  Uand'  anche  altro  Libro  non  avefTe  Voftra 
„  V^  Santità  comporto  ,  che  quello  de  Syììodo 
5,  Dioecciana  ^  baderebbe  ben  quello  ad  immortala- 
„  re  il  gloriofo  fuo  nome .  Opera  così  elaborata , 
5,  e  di  tanto  fugo  di  Erudizione  EcclefialHca  la 
j,  tengo  io  mercè  dell'  impartggiabil  benignità  del- 
5,  la  Santità  Voftra  ,  e  appena  giunta  l'ho  imme- 
„  diatamenie  letta  da  capo  a  pudi .  L'altra  gran- 
9)  de  de  Canomzatìone  San^icrum  fembra  rilìretta 
,)  ad  un  argc-mento  folo  per  iftru7Ìone  di  cotefti 
5,  Confultori  ;  ma  quelk  (corre  per  un  vfifto  pae- 
„  le,  tratta  importanti  Quiftioni  ,  e  tale  è,  che 
„  fpezialmente  ogni  Vclcovo  dee  farne  la  ina  piìi 
3,  favorita  lettura  .  Credo  io  ,  che  non  avrebbe  mai 
j,  potuto  alcuno  formare  sì  fontuofa  fabbrica  fuori 
„  di  Voftra  Santità ,  la  quale  per  la  lunga  pratica 
5,  fua,  per  la  notizia  di  tanti  Decreti  dtlle  Con- 
„  gregazioni ,  per  l' infaticabil  fuo  ftudio  di  tanti 
„  Libri ,  con  tal  efattezza  e  pienezza  di  dotmna 
„  ha  compiuto  quello  fuo  lavoro,  che  fi  rende  og- 
5,  getto  di  meraviglia,  e  tanto  più  perchè  tatto  fra 
,)  le  immenfe  occupazioni  del  Pontificato:  cofa  da 
5,  non  credere ,  fé  non  fi  vedelfe  .  Aggiungafi  an- 
j,  Cora  la  nobiltà  dello  ftile ,  che  quantunque  fom- 
,,  mamente  elegante,  pure  è  alla  portata  d'ognu- 
),  no .  Vengono  dunque  a'  piedi  della  Santità  Vo- 
5,  (Ira  le  più  riverenti  efinceremie  congratulazio- 
3,  ni  per  Opera  tanto  infigne,  vengono  i  miei  più 

..  umili 


Appendigìe.  4<$7 

))  umili  ringraziamenti  perdono  sì  pre-zi ofo.  Non 
5,  può  la  mia  gratitudine  ftendeifi  fé  non  a  pcchif- 
„  fimo,  pure  è  in  viaggio  la  Raccolta  dn  me  Lx- 
„  ta  àeW antica  Liturgia  Romana  da  umili  rfì  •■'- 
j,  la  Santità  Voltra ,  e  poco  (brà  a  f^n-r/rire 
„  coda  anche  T  Apologia  da  me  fatta  delia  fua 
„  Epiilola  al  Vefcovo  d'Augulta  per  ellere  corret- 
„  ta  ed  approvata  coftì  prima  di  darla  alle  flam- 
))  pe  .  Dcgnifi  la  divina  Clemenza  di  lungamente 
,,  confervare  in  Voftra  Santità  un  Pontefice  di  sì 
3,  raro  fapere ,  di  tante  Virtù ,  di  sì  buon  cuore , 
>,  per  gloria  e  utilità  della  Chiera  Cattolica .  De- 
„  gnifi  anche  la  fomma  clemenza  di  Voftra  San- 
„  tità  di  confervare  per  me  la  fofpirata  fua  grazia 
,)  e  protezione ,  mentre  io  proftrato  a'  fuoi  piedi 
„  offequiofamente  imploro  la  fanta  fua  Benedizio- 
),  ne ,  e  mi  ralfegno 

j,  Di  Vortra  Santità 

),  Modena   5.  Agofto  1748. 

„  11  pl^  umile,  il  più  riverente  de' fuoi  Servitori  3 
„  figli ,  e  fudditi  Lodovico  Antonio  Mura- 
„  tori . 

N  u  M.  xxxvir.  ' 

Rifpojìa  di  Papa  Benedetto  XIV.  al  Muratori , 

„  T>  EnediBus  PP.  XIV.  BileBe  Fili ,  Salutem 
3,  XJ  &  Apojlolicam  BenediSiionem .  Per  mano 
„  del  Cardin.  Tamburini  ti  viene  recata  una  di 
5,  lei  Lettera  dei  5.  che  parlando  con  ogni  inge- 
35  nuità  ci  ha  riempito  di  confufione  .  La  noflrata- 
Gg    2  3.  tica 


4(58  Appendice," 

„  tica  de  Synodo  Dicccefana  non  meritava  d' efl'er 
,,  lodata  da  un  par  fuo ,  ma  compatita  ;  dopo  an- 
„  che  aver  richiamato  al  cuore  tutto  V  affetto , 
3,  eh'  ella  da  tanto  tempo  mantiene  verfo  di  noi . 
j,  Il  Mondo  vede  quel  poco  che  fi  va  facendo  in 
„  materia  •  etteraria  ;  ma  non  vede  come  fi  fa , 
„  dovendofi  lavorare  a  tempo  rubbato  con  conti- 
„  nue  penofe  interruzioni  ;  e  fé  Iddio  per  fua  mi- 
j,  fericordia  non  ci  manteneffe  viva  la  memoria 
„  delle  cofe  altre  volte  vedute  nei  Libri,  cicon- 
3,  verrebbe  contentarci  di  leggere  ogni  giorno  la 
5,  meta  del  Breviario  ,  cioè  di  dire  T  Officio  in  coni- 
„  pagnia  di  un  noftro  Cappellano,  e  leggere  il 
„  MefTale  la  Domenica  ,  e  le  Felle  ,  quando  fi  ce- 
„  lebra  la  Mefla.  Quando  riceveremo  la  Tua  fati- 
„  ca  fatta  in  noftra  difefa  ,  la  leggeremo 'ben^  vo- 
„  lentieri  ,  con  ficurézza  di  reftarnc  contenti  ,  e 
5,  r  aggiungeremo  a  tant'  altre  marche  che  abbiamo 
3,  della  fua  bontà  verfo  di  Noi,  che  intanto  re« 
j,  diamo  col  darle  1'  Apoftolica  Benedizione  . 

„  Datum  Roma  apud  SanBam  Mariam  Ma- 
„  jorem  die  24.  Augufii  1748.  Pontificatus  nofìxf 
j,  anno  Nono  . 

5,  Dileélo  Filio   Abbati   Ludovico    Antonio 
j)  Muratorio,  Mutinam. 


NUM, 


Appendice.  409 

N  o  M.    XXXVIII. 

Lettera  dello  Jìeffo  Pontefice  al  Muratori  . 

5,  r^ErìediElus  PP.XIV.  DilcSle  fili,  Salutem 
)5  13  cy  ^pofiolìcam  BenedìB/OTjem .  II  Cardi- 
5,  naie  Tamburini  ci  ha  in  di  lei  nome  prefenta- 
„  ta  la  di  lei  Differtazione  dedicata  a  Monf.  Vef- 
5,  covo  d'  Angurta  .  Contenendo  effa  una  forte  e 
5,  ben  fondata  Apologia  della  Lettera  a  Noi  fcrit- 
5,  ta  ai  Prelato ,  non  vi  vorrà  molto  a  perfuade- 
5,  rcj  che  l'abbiamo  fommamente  gradita,  che 
5,  con  tutto  il  cuore  la  ringraziamo ,  e  che  lepro- 
3,  fefTiamodiliinta  obbligazione.  Ci  confetvi  la  fua 
5,  buona  amicizia  ,  con  fìcurezza  d'effere  da  Noi 
„  corrifpofta  con  affetto  e  ftima ,  dandole  intanto 
3,  r  Apoftolica  Benedizione . 

„  Datum  Roma  apiid  S.  Mariani  Majorem 
„  die  29.  Martii  1749.  Ponti ficatus  nojiri  Anna 
5,  Nonoi 

5,  Dilefto   Fi  Ilo   Abbati   Ludovico  Antoni» 
„  Muratone  Mutinam. 


Cq    l  N u M. 


47^  Appendice, 

N  u  M,    XXXIX. 

tetterà  del  Muratori  alla  Mac/là  dt  Vittorio  AmedoQ 
Re   di  Sardegna  , 

Sacra     Maestà'. 

5)  Q*  Ul  difegno  da  me  prefo  di  unire  e  {lam- 
))  w3  pare  tutti  gli  antichi  Scrittori  delle  cofe  d' 
„  Italia  vivuti  dopo  l'anno  500.  fino  al  1500. 
3,  mi  è  riufcito  di  raccogliere  da  quafi  tutte  le 
„  Citta  Italiane  una  prodigiofa  quantità  di  Crona- 
5,  che  Manolcritte  j  delle  quali  ufciranno  in  breve 
„  da  i  torchi  di  Milano  i  tre  primi  Tomi  in  fo- 
„  glio.  Ma  finora  nulla  ho,  che  riguardi  il  Pie- 
„  monte  i  ed  avendo  anche  chiefto  due  Storie  Ma- 
5,  nofcritte  de  i  Monilìeri  della  Novalefa,  e  di 
„  Fruttuaria ,  delle  quali  anche  una  parte  è  già 
j,  ftampata ,  odo  incontrarfì  iq  ciò  delle  difficultà 
5,  impenfate ,  Ora  ecco  il  motivo,  che  mi  porta 
„  a'  piedi  di  Voftra  Matita  con  riverente  ardire , 
„  ma  infieme  cor»  viva  Ipcranza  di  ottenere  il  Tuo 
„  Real  favore  in  tal  congiuntura  .  Niuna  occulta 
3,  intenzione  ,  niun  penfiero  di  fervire  a  gì'  inte- 
,,  refii  particolari  di  Principe  alcuno  ,  ma  folamente 
„  r  onor  dell'Italia,  e  il  vantaggio  delle  Lettere  mi 
„  ha  indotto  a  sì  grandiofa  imprefa;  e  ficcome  de 
5,  gli  altri  paefi  non  cerco  fé  non  la  gloria ,  così 
5,  ardentemente  la  dtfidero  anche  per  la  fua  Real 
„  Cafa,  e  per  gli  luoi  feliciflìmi  Stati .  Con^^fcc- 
„  rà  facilmente  V.  M,  Principe  di  quella  gran  men- 
„  te ,  che  ognun  venera  a  i  giorni  nofiri ,  ed  io 
„  pili  de  gli  altri ,  fé  fofie  di  credito  o  difcredito 
„  il  non  trovare  in  un'  Opera  di   tanto  intereffc 

j3  F^r 


Appendice.  471 

),  per  tutta  l' Itiilia  né  pure  una  riga  fpettante  al 
„  Piemonte .  Potrei  eflère  rimproverato  io  dalla 
„  M.  V.  ,  anzi  da  tutti  gli  Eruditi,  perchè  in 
j,  proccurando  il  decoro  di  tutti  gì'  Italiani ,  traf- 
„  curafTi  quello  di  cote(ìa  bella  parte  d' Italia .  £ 
„  fé  colti  fi  penfa  a  valerfi  di  tali  materiali  per  tef- 
„  fere  la  Genealogia  della  Real  Cafa  di  Savoia, 
„  ferviranno  elfi  né  piìi  né  meno  a  tal  difegno 
„  llampati ,  anzi  daran  più  credito  all'Opera  pub- 
„  blicati ,  che  nafcofi .  £  fé  alcuno  di  cotedi  Let- 
j,  terati  bramaffe  di  farne  onore  al  paefe  con  pub- 
5,  blicarli  colti ,  mi  permetta  V.  M,  di  dirle ,  che 
j,  forfè  glie  ne  farò  più  io ,  non  già  col  mio  nome , 
5,  che  nulla  vale,  ma  col  mezzo  di  un'Opera  $1 
3,  utile  e  magnifica ,  che  fi  può  promettere  corfo 
„  per  le  mani  di  tutti  gli  Eruditi  di  Europa ,  e 
„  in  cui  diverrò  io ,  come  fé  aveflì  la  forte  di  ef- 
5,  fere  fuo  Servo  attuale ,  appaffìonato  Miniftrodel- 
j,  la  gloria  di  V.  M.  e  de'  fuoi  Stati .  Con  tali 
5,  fuppliche  e  fperanze  umilio  al  Trono  della  M. 
5,  V.  il  mio  offequio,  e  con  farle  profonda  rivc- 
3)  renza  mi  dedico 

Di  V.M. 

Modena  25.  Mano  1723. 


G  g    4  N  u  M. 


472  Appendice. 

N  u  M.    XL. 

•Rifpojìa  della  Maeftà  di  Vittorio  Amedeo  Re  dì 
Sardegna  al  Muratori . 

,f  Q**.  Muratori.  Aiant  agreèles  expreflìons,  que 
„  v3.  vous  nous  avès  faites  au  fujet  de  l' Ouvra- 
„  gè ,  que  vous  avès  en  vOe  de  donner  au  jour , 
„  ferons  bien  aifes  d' y  pouvoir  contribuer  par 
5,  quelques  Memoires  à  l' egard  des  Monafteres  de 
nosÉtats  en  de^a  lesMonts.  Nous  ferons  faire 
à  cet  efifet  les  recherches  convenables ,  &  vous 
donnànt  volontiers  cette  marque  de  nótrc  pro- 
teftion  ,  nous  prions  Dieu  qu'  il  vous  ait  en 
sa  fainte  garde. 


j,  A  Turin  ce  17.  Avril  i723« 

V.  Amedeo. 

Del  Borgo. 

N  u  M.    XLI. 

Lettera  del  Muratori  al  Mavchtfe  d^  Ormea . 

5,  /'"^  He  io  abbia  qualche  luogo  nella  mente  di 
5,  V^  V.  E.  e  quel  che  è  più  ,  che  la  Maeflà  del 
„  Re  di  Sardegna  abbia  qualche  benigno  riguardo 
9,  verfo  la  mia  perfona  :  quefti  fono  motivi  a  me 
j,  di  gran  confolazione ,  e  lo  farcbbono  anche  di 
5,  fuperbia ,  fé  non  conofceflì  abbaftanza  me  flef- 
3,  fo.  Di  tutto  mi  ha  avvifato  il  Sig.  Abate  Gia- 
9,  cobazzi ,  anzi  mi  ha  fatto  egli  animo ,  accio- 

„  ckè 


Appendice,  475 

9,  che  lo  mi  preferiti  a  V.  E.  per  portarle»,  fic- 
„  come  fo,  i  più  umili  ringraziamenti  per  tanta 
3,  fua  bontà,  con  olare  ancora  di  iupplicarla  ,  fé 
,)  ella  me  ne  crede  degno ,  di  mettermi  a  i  pie* 
,y  di  di  S.  M.  e  di  elprimerle  il  profondo  olfe- 
5j  quio  mio  verfo  la  fua  Real  Perlona  e  Cafa. 
),  Quefto  ho  io  defiderato ,  e  fofpiro  tuttavia  di 
j,  poterlo  far  palefe  coli'  illuftrare  maggiormente 
3,  l'origine  e  i  fatti  più  antichi  della  fua  Nobi- 
„  liffima  Real  Famiglia .  A  tal  fine  mi  fono  rac- 
5,  comandato  anche  al  Sig.  Tagliazucchi ,  dalqua- 
5j  le  mi  vien  data  fperanta ,  che  il  Sign.  Primo 
„  Prefidentc  m' invierà  alcuni  Documenti  creduti 
„  a'  propofito .  Mia  gran  fortuna  riputerei  il  po- 
5,  ter  contribuire  anch'  io  qualche  cofa  alla  gloria 
„  di  un  Re  ,  che  con  opere  di  tanta  faviezza  e 
„  valore  nel  fior  de  i  fuoi  anni  ha  già  fegnalato  , 
„  e  refo  celebre  da  per  tutto  il  fuo  nome,  e  al 
„  cui  generofo  patrocinio  ,  fecondato  dall' amorevol 
„  mediazione  di  V.  E.  fi  protesa  tanto  tenuto  il 
„  mio  Padron  SerenifTimo,  e  tutta  ancora  quefta 
5,  Cittadinanza ,  la  quale  d' altro  non  parla  che 
„  dei  benefico  genio  della  M.S.  e  del  valore  del 
„  fuo  primo  Miniftro  .  Io  avrò  fra  poco  in  ordi- 
„  dine  le  mxtAntìquitates  Italica:  meati  avi ,  che 
„  formeranno  un'  Opera  di  fei  Tomi  in  foglio .  In 
„  quefta  avrebbono  luogo  le  memorie  che  defide- 
^  ro  da  Torino ,  le  quali  quanto  più  fofiero  anti- 
„  che ,  tanto  più  farebbono  a  me  care .  E  però  fé 
5,  anche  V.  E.  fi  degnafie  di  avvalorar  colà  le  mie 
„  preghiere ,  e  i  defiderj  miei ,  tanto  più  mi  pro- 
„  tefterei  tenuto  alla  di  lei  fingolare  benignità . 
„  AfTicurandola  io  intanto  ,  eh'  ella  troverà  fempre 
9,  in  me  uno  de'  più  divoti  veneratori  della  Rea! 

»  Cafa 


474  Appendice. 

j,  Cafa  di  Savoia  ,  ed  uno ,  che  non  fi  lafcia  fu- 
„  perare  da  ch'cheflìa  nella  llima  della  perfona  e 
„  del  mento  di  V.  E.  mi  avanzo  a  fupplicarladi 
5,  permetterai  da  qui  innanzi  1'  onore ,  eh*  io 
„  poflTa  proteltarmi,  qual  fono  eon  tutto  P  oflc- 
„  quio 

„  Di  V.E. 

Modena  27.  Luglio  1754. 

N  u  M.    XLII. 

Rifpejìa  del  Marche  fé  ^  Ormea  al  Muratori, 

»  "C'  Ra  %\\  affai  noto  alla  Maeftìa  del  Re  mio 
j»  XL  Signore  il  merito  di  V.  S.  IllulUiffima, 
5,  ed  io,  che  ben  lo  fapeva,  punto  non  ho  efita- 
3)  to  in  ricevendo  il  di  lei  Uimatifs.  foglio  del  dì 
},  27.  del  paflato ,  di  umiliarle  con  le  olfequiofe 
),  fue  protefte  la  viva  brama ,  la  quale  nudrifce 
„  di  rendere  maggiormente  palefe  al  Pubblico  l* 
„  ergine,  e  i  fatti  più  antichi  della  fua  nobilif- 
„  fima  Reale  Famiglia .  Quefto  penfiero ,  e  le  fag- 
„  gie  efpreffioni ,  co  i  quali  ha  voluto  accompa- 
5,  gnarlo  hanno  incontrato  tutto  quel  gradimento, 
j,  che  potca  defiderare  ,  onde  non  folamente  ho  or» 
),  dine  d'  afTicurarnela ,  ma  vado  pur  anco  fcriven- 
„  do  al  Sig.  Primo  Prefidente  del  Senato  in  To- 
5,  rino  ,  perchè  ella  fia  foddisfatta  nelle  fu€  giufte, 
5,  e  lodevoli  richiede.  Nel  mio  particolare  fia  pure 
„  perfuafa  della  diftinta  fìima  che  fo  della  fua  fin- 
„  golare  Virtù,  e  che  mi  faranno  affai  cari  que* 
5,  rifcontri ,  ne'  quali  mi  verrà  fatto  di  poterglieia 


?> 


te- 


Appendice.  475 

5,  teftlmoniare ,  per  comprovarle  ancora  la  divota 
oflervanza,  con  cui  rimango 


« 


„  Di  V.S.Illuftriflima 

Dal  Campo  di  S.  Benedetto  li  25.  Agofto  1734. 

N  u  M.    XLIII, 

Rifpojla  di  Rinaldo  I.  Duca  di  Modena  al  Muratori . 

„  T  T  O  ricevuto  hi  Lettera  del  mio  Dottor  Mu- 
„  J.  X  ratori ,  e  1'  ho  gradita  affai  affai ,  Stendo 
„  io  quefte  righe  in  rifpofta  in  fomma  anguftia  , 
„  prima  d'incamminarmi  verfoPiiighittonequefta 
„  mattina  .  Sono  all'  ofcuro  ancor  di  tutto  ,  me  ne 
„  inquieto;  ma  ci  vuol  pazienza.  Raccomando  i'\ 
„  miei  cari  Figli  >  e  tutto  altro ,  che  mi  riguaV" 
„  da ,  al  w/o  Dottor  Muratori ,  e  lo  /aiuto  dt 
55  cuore  . 

j,  Suo  Amorevole  Rinaldo  d' Effe . 

N  u  M.    XLIV. 

^Itra  Lettera  dello  Jiejfo  Duca  al  Muratori . 

55  T  T  O  ricevuto  il  Libro ,  che  il  Dottore  Mu- 
5,  JL  X  ratori  mi  ha  mandato ,  accompagnandolo 
5,  co  i  fuoi  caratteri ,  ed  efpreffioni  sì  amorevoli 
5,  per  me  e  la  mia  Famiglia  ;  né  ho  potuto  trat- 
5,  tenermi  di  non  cominciare  a  leggerlo  anche  tra 
j,  le  occupazioni  di  Fiera  ,  e  di  Opera ,  che  ben , 
„  oltre  le  folite  mie  ,  imbarazzano .  Quefto  Libro 
„  lafcierà  perpetua  la  memoria  del  Muratori  nel 

M  mio 


47^  Appendice, 

„  mio  Sangue  e  nel  Mondo ,  e  unito  alle  altre  in- 

9,  figni  Opere  fue ,  per  noi  ferma  uno  ftato  trop- 

5,  pò  chiaro  per  la  giuftizia  e  verità ,  che  Dio  ha 

5,  riferv^to  ad  eflb  Muratori  il  rilevarla  .  La    Di- 

„  vina  Previdenza  ha  da  ordinare  il    tempo  della 

5,  efecuzione  di    cofa  sì   indubitatamence   refa  al 

5,  Mondo  certa  dalla  penna  incomparabile  del  Dot- 

j,  tore  Muratori ,  e  la  Cafa  ha  a  penfare  a   con- 

5,  fervare  e  beneficare  Soggetto  sì  benemerito  e  ne- 

j,  cejfario  per  effa  .  In  quelli  fentimenti  ringrazio 

•,  e  faluto  il  mio  Dottore  Muratori . 


„  Reggio  19.  Maggio  1714- 

Rinaldo . 

N  u  M.    XLV. 

Lettera  di  Francefco  III.  Duca  di  Moden» 
al  Muratori. 

„  Venezia  16.  Luglio  1749. 

GRaditifTimi  ci  fono  ì  fenfi  di  attaccamento 
del  Prepofito  Muratori  pervenutici  con  la 
,,  Lettera  fua  unita  al  Manufcritto  de' Tuoi  Annali, 
„  né  putiamo  baftevolmente  efprimergli  il  cafoche 
„  facciamo  di  lui  e  delle  Tue  Opere .  Quella,  che 
,,;  viene  il  Prepofito  di  trasmetterci,  èfcritta  con 
„  quella  ingenuità  ,  e  con  quel  vero  ,  che  fa  il  pre- 
„  gio  più  diftinto  di  tale  forta  di  Opere ,  e  eoa 
„  quello  flile,  che  tanto  fapore  vi  aggiunge.  Pre- 
„  ghiamo  Iddio  di  confervarcelo  per  utile  noftro , 
„  per  vantaggio  della  Repubblica  Letteraria ,  e  pre- 


ìì 


Appendice.  477 

„  gio  della  di  lui  Patria  ;  e  attendendo  il  piacer^ 
„  di  rivederlo,  lo  aflìcuriamo  de' più  parziali  nó- 
„  Ari  fentimenti  e  confiderazione ,  e  gli  auguriamo 
p  ogni  bene. 

,«  Francefco  Maria  d' Efte , 


AP- 


47B 

APPENDICE  SECONDA. 

ERa  già  fotto  il  torchio  quefìa  Vita ,  quando 
mi  fon  capitate  alle  mani  le  Memorie  delia 
Vita  di  Monftg.  Giufìo  Fontnrìini  ,  fcritte 
dall'  Abate  Domenico  Fontanini  di  lai  Nipote  j  ed 
avendo  io  in  eife  oflervati  aicuni  tratti  ofFenfivi 
della  buona  memoria  del  Muratori ,  ho  creduto  di 
non  doverli  lafciar  correre  fenia  qualche  rifpofla . 
Comincia  l'Autor  di  (\ut\\t  Memorie  nella  Pre- 
fazione a  farfì  conofcere  Erede  ancora  dello  fpirito 
del  Prelato  fuo  Zio  ,  con  dire  :  Negli  Efami  di 
5,  varj  Autori  fopra  detta  Eloquenza  Italiana  quan- 
„  te  ingiurie  a  man  falva  non  fi  fon  vomitate  * 
5)  ove  dal  Giudice  Mudane  fé  con  precipitofa  fenten- 
}j  %a  fui  bei  principio  fi  dà  per  cacciato  ne  i  Re- 
„  gni  Tartarei  (  il  Fontanini  )  ,  perchè  accanito  e 
„  pieno  di  rabbia^  colmo  cY  ajìio  e  di  odio  impla- 
})  cabile  ,  abbia  fcritto  in  un  modo  ,  che  no7i  /arcé- 
),  òe  da  lodarfi ,  fé  fi  foffe  praticato  contro  i  Lti~ 
5,  teri  e  Calvini .  Notifì  la  favia  e  prudente  tfpref- 
5,  fione  di  un  Parroco  contro  di  un  .iTcivefcovo, 
„  quafi  abbia  voluto  dire  ,  che  fé  folTe  toccato  a 
„  lui  lo  fcrivere  contro  quei  due moftri d'iniquità, 
5,  lo  avrebbe  fatto  con  dolcf7za  e  moderazione. 

E  primieramente  per  far  vedere  .  quanto  falfa 
ed  infufTiftente  fìa  l'accufa,  che  qui  fi  dà  al  iVIu- 
ratori  ,  pretendendo,  che  quelli  abbia  con  precipi- 
tofa f  ente  nza  cacciato  ne  i  Regni  Tartarei  ì>J\ot\i\- 
gnor  Fontanini,  altro  non  mi  occorre,  che  di  ri^ 
ferir  le  parole ,  le  quali  han  dato  motivo  sLCtn- 
fore  di  accufario  in  quella  guifa  .  Scrive  f  sii  «dun- 
que alla  pag.  prima  del  fuo  Ejame  dell'  Elo^uen^ 
%a  Italiana  di  quel  Prelato  :  "  Ma  quefioCnncs 


Appendice.  47^ 

)j  (ilFontanini  )  fpirando  follmente  furore  ,  eac- 
„  canito  centra  dtl  Caftelvetro,  il  vucle  per  di- 
3,  ritto  o  per  traverfo  Eretico  .  Si  può  egli  fapere 
,,  il  perchè  di  tanta  rabbia  ?  Noi  noi  pofTiamo 
,)  pili  dimandare  a  lui.  Gliel'avrà  ben  dimandato 
„  Iddio  nel  fuo  Tribunale;  Dio,  che  è  giuliilTi- 
„  mo  fcrutatore  de' cuori  ;  e  così  non  fede  ,  avrà 
„  forfè  ritrovato  fitto  e  radicato  nel  cuore  di  lui 
„  un  alìio  terribile  ,  un  odio  implacabile  contra 
j,  dell'  Autore  di  quella  Vita  ;  per  battere  il  qua- 
,,  ]e  ,  egli  poi  le  i'  ha  prefa  così  difperatamente 
„  contra  del  Caftelvetro  nedefimo.  Cltr.bbiaDio 
„  avuta  mifericordia  "  .  In  quali  di  quefte  parole 
fi  contenga  quella  precipitofa  jcntevza  ,  io  noi  so 
vedere  \  quando  non  fi  volefle  ,  che  l'avere  il  noftro 
Propolto  defiderato  ,  che  UKtio  abbia  avuta  mi/cri' 
eordia  al  defunto  luo  Antagonifta  ,  fofle  lo  fteflb , 
che  r  avello  cacciato  ne  gli  abiffi. 

In  fec(tndo  luogo  non  ha  bifcgno  il  Pubblico, 
eh'  io  gli  rechi  le  pruove  ,  che  Monf.  Fcntanini 
aveffe  in  vita  fitto  e  radicato  nel  cuore  un  ajìio  ter- 
ribile ,  un  odio  implacabile  contra  il  Muratori  , 
Autor  della  Vita  del  Caftelvetro  da  che  tanti  in- 
dubitati argomenti  ne  ha  quegli  lafciato  nelle  fue 
Opere ,  ed  anche  in  quella  che  lalcib  nel  morire 
preparata  per  le  ftampe .  E  fé  il  noftro  Propofto 
dilTe  ,  che  né  pur  contra  i  Luteri  e  Calvini  era  da 
lodare  una  tempejìa  sì  fiera  di  bile  e  d  irrifionf 
fulminata  contra  del  povero  Caflelvetro  ,  ne  ad- 
clufTc  anche  la  ragione ,  foggiungendo  •  Dovybbe 
ognuno  faperc  ,  che  lo  [pirite  della  Carità  CrijUc 
na  è  lo  fpirito  della  Chiefa  Cattolica  ;  e  tale  ,  eh* 
ejfa  avrebbe  caro  di  trovar  tutti  innocenti,  ebiama 
di  efercitar  pia  la  clemenza  ,  che  il  rigore  ,  ad  imi' 
fazione  di  qttel  Dio  della  Carità ,  che  /'  ha  pian- 

tata . 


480  Appendice. 

tata.  Oltre  di  che  fon  le  Ragioni  ,  e  non  le  In- 
giurie, che  da  ogni  onelto  Scrittore  debbonfi  ma- 
neggiare ,  anche  nel  confutar  gli  Eretici  \  e  chi 
facefle  il  contrario  ,  non  troverebbe  al  certo  né 
pur  fra' Cattolici  (lefli  lode  ed  approvazione  .  Per- 
ciò poteva  il  moderno  Critico  del  Muratori  ri- 
fparmiar  quella  fua  infiplda  rifleffioncella  . 

Ma  quello  Cenfore  muta  poi  linguaggio  alla  pag. 
25.  e  perchè  gli  torna  a  conto  il  riferire  una  Let- 
tera del  noftro  Propofto  in  lode  dell'  Aminta  del 
TaJJo  difefo  dall' Arcivefcovo  fuo  Zio,  non  più  lo 
appella  ironicamente  il  Giudice  Modanefe  ^  né  1' 
Oracolo  Modanefe  ^  come  alla  pag.  189.  ma  sì  be- 
ne "  11  celebre  Sig.  Lodovico  Antonio  Muratori 
„  (fono  le  fue  parole)  fino  che  durò  l'amicizia 
„  col  Fontanini  ,  [penta  per  cue'  motivi  che  fono 
„  palefi  al  Mondo  tutto  ^  ebbe  a  fcrivergli  non  po- 
„  che  Lettere,  e  qui  mi  giova  iì  giudizio  da  elfo 
5,  fatto  di  quella  Difefa  deW  Anunta  in  una  ha  le 
„  molte  che  confervo"  .  Si  contenti  però  egli, 
ch'io  pure  qui  gli  traferiva  alcuni  fquarci  di  quel- 
le fcritte  da  fuo  Zio  al  Muratori  ,  allorché  quefti 
era  in  fua  grazia,  e  godeva  della  buona  fua  amici- 
zia ;  affinchè  fi  conofca  la  flima  e  concetto  ,  che  del 
di  lui  fapere  aveva  allora  quel  Prelato.  Avendo 
intefo  il  Fontanini,  che  il  Muratori  era  iìato 
dichiarato  Tuo  Bibliotecario  dal  Duca  di  Modena  , 
cosigli  fcrifle  fotto  il  dì  18.  di  Settembre  del  1700. 
„  La  compitifTima  lettera  di  V.  S.  DiuftriflTima  mi 
5,  ha  colmato  di  un  elìremo  contento ,  inttnden- 
„  dola  collocata  in  così  riguardevole ,  e  nobil  po- 
j,  flo ,  come  è  quello,  che  le  ha  conferito  cotefto 
„  Sereniamo  di  Modena ,  il  quale  fi  moftra  per 
„  vero  imitatore  de'  fuoi  gloriofi  Maggiori ,  folie- 
„  vando  in  tal  guifa  le  Lettere ,  e  gli  Uomini  dotr 


Appendice.  481 

„  ti,  fra' quali  Ella  occupa  un  degniffimo  luogo  " - 
Senta  ora  il  Critico  ,  qual  rifpofta  fece  il  Prelato 
fuo  Zio  alla  Lettera  del  Muratori  ,  da  lui  riferita  , 
adì  12.  Febbraio  del  Anno  1701.  "  Godo  intanto 
(  è  il  Fontanini  che  fcrive  )  di  effere  alficura- 
,,  to  ,  che  le  fia  giunto  il  legger  dono  del  mio  Li- 
„  bro  ,  di  CUI  io  reputo  onore  flraordinario  1' ap- 
„  proviizione  ,  che  da  Lei  gli  vien  data,  efareiil 
„  mede  innio  conto  ancora  delle  Tue  correzioni ,  per- 
„  che  farebbon  prodotte  da  un  Ingegno  dotto  del 
j,  pali  e  giudiziolo  j  che  per  tale  io  fìnceramcnte 
„  l'ammiro,  e  la  venero  "  .  In  un'altra  fcritta  dai 
Fontanini  al  noitro  Fropodo  fotto  il  dì  27.  Gen- 
naio del  1705.  fi  leggono  le  feguenti  efpreirjoni  *' : 
„  Il  Sig.  Ab.  Monti  col  fuo  ritorno  a  Roma  mi  ha 
,,  portati  i  cortefi  faluti  di  V.  S.  liluàrifTima ,  e 
„  mille  lodi  al  fuo  merito  fingolare  e  diltinto,  di 
j,  che  ho  goduto  a  mifuri  del  rifpetto ,  e  della  (ii- 
„  ma,  che  le  profedb  ,  la  quale  certo  ègrandiffi- 
„  ma  .  Le  rendo  però  copiofiffime  grazie  dell'  ono- 
,,  re  che  mi  fa  con  la  (uà  benevolenza,  ma  non 
„  vorrei,  che  il  fuddetto  Sig.  Abate,  come  mio 
„  ftrettiflìmo  Amico  ,  P  avelfc  ingannata  in  rap- 
„  prefentarmele  piùdi  quello,  che  ione  realmente  , 
„  onde  poi  alle  congiunture  io  aveiTi  a  fvergogna- 
„  re  le  fue  relazioni ,.  e  me  fteflo  .  Comunque  fi 
„  fia,  in  fincentà  non  cedo  a  veruno;  e  in  a-p- 
„  prezzare,  e  riverire  le  perfone  fegnalate ,  come 
„  è  V.  S.  Illuftriffima  ,  ho  tutta  la  maggiore  at- 
,,  tenzione  '*" .  Dopo  poi  d'  avere  il  Fontanini  man- 
date al  Muratori  le  lue  oflervazioni  fopra  il  Ma- 
nufcritto  della  Perfetta  Poejìa^  gli  fcrilfe  un  altra 
Lettera  nel  dì  11.  Giugno  dell'Anno  1704.  in  cui 
gli  proponeva  alcuni  dubbj  fopra  il  Front ifpi zio  di 
queir  Opera  3  e  pofcia  foggiungeva:  "  Voi  direte, 

Hh  „  che 


482  Append   ice. 

j,  che  io  fono  troppo  ftiticoe  ruperftlziofo .  Vi  con- 
5,  fefTo  eh'  tgli  è  vero ,  e  però  mi  rimetto  al  vo- 
j,,  ftro  giudizio ,  che  io  (timo  infinitamente  ,  e  io 
„  non  fono  di  coloro,  che  fpofano  le  proprie  opi- 
,,  nioni  per  impegno".  Entro  una  fua  Lettera  La- 
tina inviò  al  noftro  Propofto  il  Fontanini  adì  17. 
del  Mefe  d'  Agollo  del  fuddetto  Anno  alcune  Ifcri- 
2Ìoni  antiche  ;  e  fra  V  altre  erpreflìoni ,  in  elfa  Let- 
tera contenute  in  lode  del  Muratori ,  fi  legge  an- 
cor la  feguente  :  "  Tui  interim  dum  ego  frequen- 
„  tioribus  literis  iftas  occupationes  tuas  interpella- 
„  re  non  audeo  ,  tibi  perfuadeas  velim ,  benevolen- 
„  tia  &  exiftimatione  vix  quemquam  tecum  me 
5,  conjun6ì:iorem  effe  :  idque  non  tam  propter  exi- 
5,  mias  tui  animi  dotes  ,  quam  quod  piane  mei  dif- 
3,  fimillimus  fim  ,  nifi  te  amem  plurimum,  qui 
„  nihil  ad  excolendam  amicitiam  noftram  prasva- 
„  ricaris .  "Scrivendogli  in  oltre  quel  Pretato  nel 
dì  23.  di  Gennaio  dell'Anno  1709.  così  fi  efpri- 
me:  "  Vorrei  fentire  ,  che  fofTe  ftanpato  anche 
„  il  voftro  Tomo  degli  Anecdoti ,  e  il  Petrarca, 
„  perchè  dalle  Opere  vodre  imparo  molto  " .  Il 
Tomo  d' Anecdoti,  che  qui  fi  nomina,  è  il  Tom.o 
de  ^\  jìnecdoti  Grecia  che  ufcì  poi  alla  luce  nell' 
Anno  fuddetto  ^  ed  avendo  in  elfo  il  Muratori  in- 
dirizzata al  Fontanini  la  Dilfertazione  de  antìqu'ts 
Cknjì'ianonim  Sepulcris  ^  quefli  nel  ringraziarlo  adì 
25.  Dicembre  dello  fieffo  Anno  fi  efpreflfe  ne'  fe- 
guenti  termini:  "  Ricevetti  i  due  Efemplari  de' 
„  vollri  Anecdoti  Greci,  un  de' quali  ho  dato  al 
„  Sig.  Abate  Vignoli  .  Io  ho  ammirato  il  voftro 
„  valore  in  quefìa  Opera  infigne ,  e  la  profonda 
„  cognizione  delle  cofe  della  Chiefa,  dal  che  po- 
3,  tete  confiderare  quanto  io  mi  pregio  del  gran  lu- 
„  ftro ,  che  mi  viene  dall'  avermi  voi  fatto  compa- 

„  rire 


Appendice.  485 

,)  rire  in  quefto  Volume  con  quelle  lodi ,  che  vi 
„  è  piaciuto  per  voftra  romma  bontà .  Ve  ne  rin^ 
„  grazio  perciò  col  profondo  deli' ani rr,0)  e  fofpi- 
„  ro  le  occafioni  ,  eia  ventura  di  moftrarvi  la  mia 
„  gratitudine  con  altroché  con  parole  ,  le  mai  po- 
„  teffi .  "  Con  quella  Lettera  chiule  il  Fontanini 
il  Tuo  carteggio  col  Muratori  .  Ora  dopo  tante  ef- 
preffioni  di  linceritàd' animo  ,  di  fttma  ,  e  di  buo- 
na amicizia,  chi  avrebbe  mai  creduto,  che  quel 
Prelato  dovelTe  ad  un  tratto  divenir  nemico  impla- 
cabile del  noftro  Propolio?  E  pure  la  cofa  Ila  co- 
sì :  tutto  il  Mondo  lo  sa  ;  ed  a  i  polveri  ne  farà 
confervata  da  gli  Scritti  di  lui  la  memoria .  Ma 
ritorniamo  al  Critico  . 

Parla  egli  qui  fopra  in  plurale -di  qnc  motivi  ^palefi 
al  mondo  tutto  ,  per  cui  rimale  Jpcnta  /'  amicizia 
fra  il  Muratori  e  il  Fontanini .  Ma  io  non  so  trovarne 
che  un  folo  di  qicc  motivi  ;  ed  è  per  aver  fcoperto  quel 
Prelato  d'  avere  il  rtodro  Propolìo  per  Contradittore 
nella  Caiifa  di  Comarchio.  Se  quefto  poi  fofle  un 
motivo  giufto  e  legittimo  di  troncare  un'amicizia 
almeno  di  dieci  anni ,  che  pareva  della  maggiore 
intrmHchezza  ,  e  convertirla  in  un  odio  de' più  fie- 
ri :  non  potrà,  né  faprà  certamente  il  Cenfore  pro- 
varlo .  Se  quel  Prelato  avefìfe  allora  interrotto  il 
commerzio  Letterario  col  Muratori ,  per  non  dar 
folpetto  alla  Corte  di  Romad' intenderfela  coli' Av- 
vocato della  parte  contraria  ;  avrebbe  fatto  pruden- 
temente ,  ed  ognuno  gli  avrebbe  data  ragione  .  Ma 
dichiarargli  per  quel  folo  motivo  una  guerra  e  ne- 
xnicizia  la  più  crudele,  e  continuarla  fino  alla  mor- 
te :  non  troverà  al  certo  chi  lo  ftufi  . 

Produce  poco  dopo  il  Nipote  del  Fontanini  al- 
tra Lettera  del   Muratori ,  in  cui  fi  leggono  que- 
iie  parole  :  "  Per  dirle   dunque   il    fuccefTo    della 
Hh     2  j,  mia 


4S4  Appendice. 

„  mia  imprefa  ,  ella  fappia  ,  che  1'  eruditiffima  Let- 
„  tera  Tua  mi  è  giunta  appunto,  quando  ioavea 
„  quafi  terminata  la  Differtazione ,  in  cui  ho  pro- 
j,  curato  di  provare ,  che  gli  Attori  veramente  e 
„  propriamente  non  cantaflero  (come  in  effetto 
„  facevafi  dal  Coro)  ma  che  recitaffero  in  mani- 
„  era  bensì  armonica  ,  ma  non  però  molto  diffe- 
„  rente  dal  recitare  degli  Oratori  .  La  mia  pazzia 
„  è  giunta  a  legno  di  non  cangiar  opinione ,  nep- 
5,  pure  dopo  le  tante  folidifllme  ragioni,  che  V. 
5,  S.  Illuftnnìma  ha  portate  in  contrario  .  "  S« 
quei!'  ultimo  (enti mento  con  una  Nota  polla  dal 
Cenlore  in  fondo  di  pagina  la  niicorre  egli  così  :  " 
,,  Lo  lìefTo  appunto  è  accaduto  nelle  controverfìe  , 
j,  che  ebbe  eoa  lui  per  le  cofe  di  Comacchio . 

Tralafcio  di  far  rilpofta  a  quefla  Nota  ,  perchè 
noi  merita.  Ma  per  conto  di  quelP  eiprelhone  di 
mio  Zio  ,  che  ha  dato  motivo  al  Critico  di  far- 
la ,  non  debbo  tacere  ,  che  avendo  il  Muratori  fat- 
ta dipoi  più  matura  rifieflìone  fopra  le  ragioni  ad- 
dottegli dal  Fontanini  in  favor  del  cantarli  antica- 
mente da  gli  Attori  le  Tragedie  e  le  Commaedie  , 
non  folo  fi  aftenne  dal  pubblicar  colle  ftampe  la 
fua  Diflfertazione  5  ma  eziandio  le  notò  Torto  l'ar- 
gomento queiie  parole  :  Bifopna  lafciarc  indecifa  la 
quijìione  .  E  tanto  kct  per  1'  appunto  ne!  propor- 
la fui  piincipio  del  Cap.  V.  della  Par.  IL  della 
fua  Perfetta  Poefia  ;  anzi  fi  può  ivi  ofTervare  ,  che 
vien  fatta  menzione  dell'opinion  di  quel  Prelato, 
fenza  né  pur  dire  una  parola  in  contrario  . 

Della  (lefia  natura  della  fuddetta  Nota  è  quella 
che  fi  dice  alla  pag.  40.  delle  Memorre  fatta  dal 
J^cntanini  in  margine  alla  Lettera  del  xMuratori  al 
Ivlcnchenio  in  propofito  della  riftnmp.i ,  feguita  ia 
l.ipfia  della  Pi/fertazif^ne  di  quel  ^Ythig  de  Coro-, 


Appendice,         4§^ 

Ka  fcnea ,  e  del  Com.ntario  ,  comporto  in  fuagio* 
ventù  dal  noftro  Propofto  ,  fopra  lo  ftelìo  argo* 
mento  .  Chiunque  ha  vedute  le  tante  ed  atroci  in-» 
giurie,  di  cui  ha  il  Fontanini  empiuto  i  Libri  fuoi 
contro  del  Muratori  ,  fi  riderà  di  quel  giuocclino 
di  parole ,  né  punto  fé  ne  flupirà  ^  fapendo  ,  che 
chi   ha  amaro  in  bocca  ,  non  può  fputar  dolce  . 

Allorché  pofcia  il  novello  Critico  entra  a  parlare 
alla  pag.  120.  dell'Operetta  del  nortro  Propufto , 
intitolata  ;  Motivi  di  credere  tuttavia  afcofo  e  non 
if coperto  in  Pavia  /'  Arino  ló^"^.  d  facro  Corpo  di  S. 
L4goJltno  ;  fi  dà  a  conofcere  mal  informato  delle 
cofe  che  racconta  ,  confonde  i  tempi ,  e  moflra 
eziandio  di  non  aver  mai  veduta  quell'Operetta, 
ch'egli  chiama  Libercolo-^  mentre  la  fa  venuta  in 
luce  ,  prima  che  fuo  Zio  pubblicaflfe  1'  Eftratto  Ita- 
liano della  fua  Disquifizione  Latina  su  tale  argo- 
mento, da  lui  ftampato  in  Roma  nel  1728.  quan- 
do la  detta  Scrittura  del  Muratori  non  fu  renduta 
pubblica  colle  ftampe  fé  non  fé  nell'Anno  1730. 
Afferifce  in  oltre,  ch^V  Inventario  ^  di  cui  abbiam 
parlato  alla  pag.  87.  non  fi  pubblico  dal  Fontanini , 
cbbligato  egli  da  gli  amici  a  ciò  fare  .  Ed  io  so 
di  certo  ,  che  non  da  gli  amici  ,  ma  da  Perfo- 
naggio  di  grande  autorità  in  Roma  fu  obbligato 
a  quetarfi  ,  dappoiché  fu  veduta  la  minaccia  da 
lui  fatta  di  volere  fcrivere  di  nuovo  contra  del 
Muratori  colla  pubbllcazion  di  qudV  Inventario  » 
E  fa  il  Cenfore  aveffe  riferito  intero  ,  e  non 
dimezzato  ,  come  ha  fatto  ,  quel  Titolo  o  fia 
Frontifpizio  del  minacciato  Libro  ,  o  almen  gli 
avefle  fatta  ben  rifleffione ,  fi  farebbe  accorto  ^ell* 
Anacronismo  da  lui  commeffo  coli' anticipar  di  due 
Anni  la  (lampa  dell'accennata  Operetta  del  noftro 

Hh    3  Pro- 


48<^  Appendice. 

Proporto  ;  dandofi  quella  in  effo  per  iftampata  nell' 
Anno  MDCCXXX. 

Ha  parimente  mancato  all'efattezza  il  Critico 
alla  pag.  94.  dove  riferifce  la  Patente  ,  o  fìa  la 
Notificazione,  fpedita  da  gli  Accademici  Affordi- 
ti  d'Urbino  nel  1729.  al  Fontanini  ,  di  averlo  ag- 
gregato alla  loro  Accademia  ;  tralafciando  di  rap- 
portare la  rirpofta  di  ringraziamento  fatta  loro  da 
quel  Prelato,  ficcome  ne  ha  pifbblicate  tant' altre 
ienza  veruna  neceffità .  Dovea  dire  di  più ,  che 
Monfig.  Arcivefcovo  fuo  Zio  fu  afcritto  a  quel!' 
Accademia  ad  infinuazione  del  Muratori;  che  da 
quelli  gli  fu  fatta  tener  per  mezzo  di  Monfig.  Vi- 
gnoli  la  detta  Patente;  che  per quefto  motivo  fìen- 
tò  molto  ad  accettarla;  e  che  fcrifte  dipoi  con  po- 
ca proprietà  una  Lettera  di  ringraziamento  al  Ca- 
valier  Sempronj  PreHdente  di  quel!'  Accademia  . 
Tutte  quefte  notrzie  non  doveva  egli  ignorarle  ; 
ed  io  le  ho  ricavate  dalle  Lettere  fcritte  al  nodro 
Propofto  da  Vlonfig.  Vignoli  ,  e  dal  P.  Giam-Pro- 
fpero  di  S.  Ubaldo  delle  Scuole  Pie  ,  dimorante  allora 
in  Urbino  ;  e  però  fervirannoa  fupplire  ,  quanto  è 
flato  omeiTo  dal  Critico  su  queito^particolare  nel- 
le Memorie  della  Vita  di  fuo  Zio. 

Dà  poi  fine  a  quelle  il  Nipote  di  Monfig.  Fon- 
tanini nella  maniera  feguente  :  "  Terminerò  qiie- 
„  fle  Memorie  con  due  Cataloghi  ,  uno  di  quei 
„  perfonaggi  ,  co' quali  vivendo  il  -Prelato  ebbe 
„  continua  corrifpondenza  di  lettere,  e  l'altro  di 
3,  tutte  le  fue  Opere  donate  al  Pubblico  ;  dicendo  con 
„  tutte  le  ragioni  alla  mano,  e  con  ogni  maggior 
,,  fondamento,  che  non  avrà  certo  refo  conto  a  Dio 
,,  di  tempo  perduto  ,  0  inutilmente  impiegato  "  . 
Ma  non  fi  avrà  egli  da  render  conto  nel  Tribu- 
nale tremendo  di  Dio  d'  altro  che  del  tempo  per- 
duro j 


Appendice.  487 

duto ,  0  inutilmente  impiegato  ,  cui  pare  ,  che  il 
Cenfore  voglia  reftringere  il  Giudizio  fatto  al  Pre- 
lato fuo  Zio  ?  Dall'altra  parte  non  fi  dovrà  dir 
tempo  perduto ,  e  non  già  inutilmente  ,  ma  mala- 
mente impiegato  quello  fpefo  dal  Fontanini  nell' 
empiere  i  fuoi  Volumi  di  tante  ingiurie,  derifio- 
ni ,  farcasmi,  Itrappazzi,  e  calunnie  centra  il  Mu- 
ratori ?  Così  non  folle  .  Ma  io  non  debbo  paflar 
più  oltre  su  quello  propofito  ,  perchè  farebbe  te- 
merità troppe»  grande  la  mia  il  prefumer  di  fa- 
pere ,  fopra  quai  capi  fia  (tato  dopo  morte  interro- 
gato da  Dio  Giudice  quel  Prelato  ,  e  come  l'ab- 
bia pa  fiata  . 

Seguita  dipoi  il  Cenfore  a  dire  :  „  Anzi  a  chi 
,y  feri  Afe  dubitando  ,  che  S.  D.  M.  non  gli  abbia 
„  avuta  mifericordia  "  (  fi  è  già  veduto  di   fopra, 
che  quella  è  un' impofiura  ;  e  che  anzi  il  Muratori 
ha  dcfhierato,  che  Iddio  abbia  avuta  mifcricordia 
al  fuo  fiero  perfecutore  )  "  fi  può  nfpondere ,  che 
j,  l'avrà  ritrovata  più  facilmente  chi  ha  difefo  con 
},  molti  libri  il  culto  de  i  Santi ,  e  la  venerazione 
„  alle  Reliquie,  e  i  patrimoni  di  S.  Pietro,  che 
„  chi  ha  tentate  tutte  le  firade  ,  e  fatto  ogni  sfor- 
j,  zo  per  oppugnarli  ,    e  per  mtterli  in  dubbio. 
Convien  perdonare  quefto  sfogo  al  Critico  ,  per- 
chè fi  conofce  ,  che  non  ha  letto  i  Libri  del  Pro- 
porto  Muratori  ,  dove  tratta  del  Culto  de  i  Santi , 
e  della  venerazione  delle  loro  Reliquie  ;  con  fidarli 
folamente  delle  falfe  relazioni  di  coloro  ,  che  han 
tentato,  ma  indarno  ,    con  impofture  e  calunnie 
di  denigrarne  la  fama  ,  e  la  Pietà  .  Sarebbe  però 
neceffario  ,    che  leggefle  almeno  la  Parenetica  del 
redivivo  Pritanio ,  e  certe  Lettere  Modonefi  ,  che 
fìan  per  ufcire  alla  luce,  a  fine  d' illuminarfi .  E 
frattanto  bramo  io  ben  di  cuore,  che  il  Zio  di  lui 
Hh    4  ab- 


4S8  Appendice. 

abbia  trovata  mirericoixlia  nel  Tribunale  di  Dìo; 
ma  (pero  altresì  fermamente  ,  che  piena  l'avrà con- 
lèguita  il  mio  buono  Zi  ■>  ;  ficcome  quegli  che  ha 
fempre  amato  il  Proflìmi  ,  ed  anche  i  Nemici, 
che  ha  fpele  fomme  molto  rilevanti  in  fervigio  di 
Dio ,  e  in  benefìzio  de  i  Poveri  \  che  ha  con  Li- 
bri apporta  infegnata  e  promoffa  la  vera  e  foda 
Pietà;  e  con  più  altri  ha  difefo ,  non  già  i  Patri- 
monj  di  S.  Pietro ,  ma  i  Dogmi  della  Cattolica 
Religione . 

Aggiunte  da  far/i  alla  Vita  del  Muratori . 

Alla  pag.  49.  dopo  le  parole  da  qualche  quanti- 
tà di  danaro  ,  fi  aggiunga  :  Faceva  egli  quella  Tor- 
ta di  Limofine  con  tale  cautela  e  circofpezione  (lo 
fteflb  fi  praticava  ancora  il  più  delle  volte  da  lui 
nel  foccorrere  certe  perfone  in  Modena  ,  delle  qua- 
li eragli  nota  la  povertà  j  fervendofi  del  fuo  Con- 
fefTore  per  far  loro  tenere  caritativi  fuffìd;  ,  affin- 
chè né  pur  effe  arrivafleroa  fcoprire  da  qual  parte 
veniflero)  che  non  le  lafciava  trafpirar  né  meno 
a  i  congiunti  di  fua  maggior  confidenza  ;  e  per 
quefto  motivo  non  poffo  accennar  di  quale  quan- 
tità foffero  .  Mi  afTicura  bensì  il  Sig.  Giam- Da- 
ti rta  Pafquali ,  che  per  mezzo  fuo  fece  una  volta 
confegnare  ad  una  famiglia  affai  povera  di  Vene- 
zia quaranta  Zecchini  ,  con  raccomandarfi  a  lui 
della  maggiore  fegretezza . 

Alla  pag.  144.  dopo  le  parole  delle  faggie  Cofli- 
tuzioni  del  Vicario  di  Griffo ,  aggiungafi  :  A  far 
loro  aprire  gli  occhi  ,  e  conofcere ,  quanto  ingiu- 
ria fia  fiata  la  Cenfura  del  \oro  Bernardcs  contra 
2'Opufcolo  del  nofiro  Propofio,  dovrebbe  ora  ba- 
dare '■■*. 


Appendice;  489 

ilare  l'averlo  veduto  citato  dal  Pontefice  fteflbaì-' 
la  pag.  177.  nella  feconda  EdÌ7Ìone  del  dottiffi- 
mo  (uo  Trattato  de  Synodo  Dicecefana  ^  fei^iiitain 
Roma  nell'Anno  fcorfo  1755.  con  quefti  termi- 
ni: fiiper  quibus  (  Coniìitutionibus  )  bo.  mem.Lu- 
dov!cus  Antonius  Murator/us  pcculiarem  D/fjcrta-' 
tionem  confcr/pfit ,  ne  typis  vulpnvt  .  I  Libri  cat- 
tivi non  fi  citano  in  quella  guila  da  un   Papa  . 

Alla  pag.  22^.  dopo  le  parole  C)  vede  in  effa 
citata  l'autorità  del  Muratori  ,  aggiugni  :  ed  è  ben 
degna  di  olTervazione  la  formola  bo.  mem.  cioè 
bona;  memoria^  ivi  adoperata  dal  Pontefice  nel  no- 
minarlo la  prima  volta  :  il  che  &c. 


ORA- 


490 

ORAZION  FUNEBRE 

IN  LODE  DEL  MURATORI. 

AL  folo  Indirpenfablle  debito  di  raffegnazione , 
e  godimento  ,  che  le  Anime  grandi  di  una 
]audevole ,  luminofa  vita  confumato  il  corfo  ,  en- 
trino nel  gaudio  del  loro  Signore  a  gufarne  l'e- 
terno premio,  può  cedere,  Afcolranti  RiveritifTi- 
mi,  la  comune  amiriifima  doglia  per  la  perdita 
dclf  Uomo  mfigne  toltoci  dalla  morte,  volge  in 
quefto  dì  il  pri  no  anni  ,  il  Signor  Propofto  Dot- 
tor Lodovico  Antonio  Muratori .  L'  aver  fotto  de- 
gli occhi ,  e  tra  le  mani  ciò  ,  che  fu  fuo  prodot- 
to,  invoglierebbe  ,  che  ogni  ora  eglivivefTe,  eia 
impoliìbilitk  di  cancellare  la  di  Lui  troppo  fenfi- 
bile  ricordan/.a  ,  tira  il  rammarico  ,  che  ei  piìi  non 
agifca  tra  noi  in  pcrfona.  Sia  del  molto  fuo  fare 
a  Lui,  che  è  nel  termine  prelToDio,  il  buon  prò; 
e  intanto  per  le  ammirevoli  cofe  da  Lui  fatte  in 
vita  fua  applichiamoci  a  dargli  lode  .  Ma  come 
farlo  chi  all'  arte  del  dire  fempremai  difadatto ,  e 
per  lavori  di  quefta  fatta  del  tutto  inefperto ,  a 
trattare  un  foggetto  vien  cimentato,  quanto  pie- 
no, efublime,  arduo  altrettanto,  e forprendente ? 
nel  mentre  ,  che  l'onorevole  comandamento  in- 
giuntomi qui  a  parlare  del  cofpicuo  Perfonaggio 
mi  muove  ,  vedo  in  me  fteffo  come  nulla  ,  che 
ne  fìa  degno ,  una  mente  fterile  non  può  concepi- 
re, né  una  inerudita  lingua  faprà  produrre  .  Per- 
doni imperciò  T  inclito  Eroe  al  mefchino  fuo  lo- 
datore,  voi  gliela  perdonate,  uditori  umanismi, 
la  femplicità  del  penfamento  ,  su  di  cui  appoggia 

rOra- 


49r 
r  Orazion  (va.  Meglio  fia  per  me  fìarmiaterra, 
con  ifperanza  di  avvanzar  padb  ficuro  ,  che  azzar- 
darmi a  volo  ,  con  tema  d'  abbaglio  .  Se  non  che , 
quello  ,    che  da  me  naturalmente  ,    e  pianamente 
proponefi  ,  è  poi  quel  tutto  ,  che  illullrato  da  no- 
bili idee ,  e  veftito    di   termini  elegantemente  ac- 
conci verrebbe  da  Oratore  di  piìi    p  litu    ingegno 
melTo  in  migliore  comparfa  ;  cioè,  che  il  Propofto 
Lodovico  Antonio  Muratori  riufci  due  volte  com- 
mendabile ;  e  perchè  buon  Sacerdote  ,  e  perchè  gran 
Letterato  .  Potè   quafi  prevenirla  il  grand' Uomo 
per  le  folenni  fue    efequie  la    doppia   laude  ,    nel 
punto  che  ei  la  leffe ,  conferitagli  dal   primo  Per- 
lonaggio  ,  cui  adora  il  Mondo  per  la  (uà  dignità , 
e  ammira  pel  fuo    fapere  ,    il  regnante  Benedetto 
Quartodecimo  in  una  Lettera  dal  fante  Padre  a  sé 
diretta  :  Abbiamo  fempre  avuto  per  lei  filma  ,  ed 
ajjetto ,  cjjenclonc  ejfa  meritevole  ,  effendo  un  buon 
Sacerdote ,  ed  Uomo  tale ,  che  ?2cl!a  letteratura  è  il 
decoro  delia  nojira  Italia  - 

I  due  pregi  dunque  dal  Pontefice  fommiO  aggua- 
gliati sì  bene  ,  e  ad  unità  di  carattere  giuilamente  ri- 
dotti ,  come  da  San  Gregorio  {a)  z  paro  combi- 
nanfi  ne  i  due  talenti  1' mtendimento,  e  la  opera- 
zione ,  e  come  in  Gesìà  Crifto  fi  legge  accoppiato 
il  fare,  e  T  infegnare  ib):  Quefti  due  pregi  1' ar- 
gomento fieno  del  prefente  Encomio,  il  quale  fi 
tratti ,  e  fi  promova  alla  femplite  ,  a]ipuntocome  ve 
lo  prefcnto  ,  o  Signori  ;  jl  faggio  di  cui  giudizio, 
e  rettifTimo  quanto  in  una  sì  grande  imprefa  io  ve- 
nero ,  e  temo,  tanto  per  ogni  maniera  alla  mia 
jnfufficienza  imploro  proprizio . 

Del  noiìro  Muratori  dunque  fi  entri  a  dir  torto , 

co- 


QO  Homìl.9.iìiEvay}g,    QS)  L.  4^. 


come  confecrato  Sacerdote  In  Milano ,  dove  la  ca- 
rica  clercitò  per  un  luilro  di  Bibhoiecario  nella  Am- 
brofiana ,  tanto  nella  fua  vita  e  coflumi  fi  tenne 
comporto,  che  nell'abito,  gefto ,  e  portamento 
niente  in  sèaddimollrò  ,  che  grave  non  fofTe  ,  mo- 
derato ,  e  pieno  di  una  foda  religione  .  Alla  feria 
premura  di  fantificare  le  tìeffo  quella  unendo  della 
iantificazione  de  j  Proifimi ,  il  pefo  fi  addofsò  di 
afcolrare  le  ConftlTioni  ,  mofìTo  dalle  ifianze  pur  an- 
che delle  Dame  Borromee  ,  che  alla  fpiriruale  di 
Lui  direzione  appcggiaronfì  ;  e  già  tutto  fta va  Mi- 
lano a  fperanza  di  Tempre  goderfi  Cittadino  un 
tanto  foggetto  ,  per  bontà  rifp'.'^ndente  ,  e  per  Dot- 
trina, quando  un  comandamento  del  Signor  Duca 
Rinaldo  io  chiamò  di  là  m  Modena  fuo  Bibliote- 
cario ed  Archivifta.  Di  avere  feco  portato  fempre 
più  vivo  l'amor  per  l'Anime  ne  diede  bene  egli 
prova  ;  e  quando  fede  a  tribunali  di  penitenza  qui 
in  più  Chiefe ,  e  quando  per  molti  anni  recofTì 
di  fuo  talento  ad  edere  in  San  Carlo  con  i  rifpetta- 
bili  Sacerdoti  di  quella  Congregazione  Operaio  della 
Dottrina  Chri(tiana  ,  e  quando  prelTo  il  Padron 
Sereniamo  fu  mediatore,  che  fi  ammettefiero  le 
Miffioni  in  Città  del  Padre  di  benedetta  memo- 
ria Paolo  vSegneri  ,  e  quando  il  fupplicò  finalmen- 
te,  che  Lui  fi  conferifTe  r  impiego  di  Vifitator  del- 
le carceri.  L' accordarglielo  fu  lofieffo,  che  defii- 
nare  a' Carcerieri  un  vigilante  fcrutatorede  i  loro 
doveri ,  e  provvedere  i  Carcerati  di  un  Confola- 
tore,  Catechilta  ,  di  uq  Avvocato  prefTò  i  Giudi- 
ci ,  e  il  Principe,  e  foprattutto  di  un  Difiributo- 
tore  ,  e  Donator  di  limofinc  ,  come  lo  era  per  ogni 
fatta  di  Poveri ,  quantunque  volte  fé  li  vedefTe  in- 
nanzi .  Chi  di  voi  ,  o  Signori ,  in  un  tal  Sacerdo- 
te difegnato,  e  prefagito  avefife  un  Parroco,  dite- 
mi , 


495 

mi ,  di  quali  prerogative ,  fui  fondamento ,  e  la 
traccia  del  divifato  iin  qui  di  fuga,  di  quali  pre- 
rogative adorno  lo  avrebbe  avvitato  ?  Di  Religio- 
ne fenza  dubbio  ,  di  Zelo  ,  di  liberal  Caritade  . 

Appunto.  Santo  il  Pontefice  elfendo ,  che  fem- 
piterno  ha  il  Sacerdozio ,  non  può  non  pretende- 
re particolari  autentiche  di  Religione  in  chi  per 
io  grado  del  -  inifiero  lui  più  li  avvicina.  Il  ze- 
lo deve  dello  fpirituale  Pallore  eller  la  Dote  ;  e 
todo  che  alcuno  fi  mira  Prete  nel  popolu  di  Dio , 
ha  da  perluaderfi ,  che  di  quello  da  sé  ne  dipen- 
don  ie  Anime  .  La  beneficenza  in  fine  ,  e  comu- 
nicazione di  proprie  ioltanze  a  i  Poveri  la  uniice 
l'Appoltolo  nella  Pillola  fua  a  gii  Ebrei  (e)  col- 
la oblazione  dell' incruento  Sacrifizio  ,  ad  elfo  quafi 
uguagliandola  in  ordine  ali' accettarla  Iddio  ;  e  pe- 
rò quegli,  che  ad  offerire  1' una  Oliia  tenuto  è  per 
Io  luo  popL'Io  ,  dall'altra,  che  1' accompagna,  non 
può  efimerfi.  Chi  fi  avviò  al  Miniftcro  di  Parro- 
co, come  il  nollro  Muratori,  eiTt.ndogli  un  chia- 
ro fapere  lucerna  alpaflb,  lumeal  lentiero,  lane- 
ceffità  di  tante  cofe  ignorar  non  poteva;  e  per  ef- 
fe quinci  impegnandofiegli  nella  dignità  di  Propo- 
fto  ,  in  cui  mi  fermo  a  rifguardarlo  ,  il  carattere 
fi  guadagnò  (  il  quale  prelo  in  quell'aria,  non  è 
poi  di  sì  comunal  prezzo  )  di  buon  Sacerdote  ;  Ca- 
rattere ,  che  da  Uomo  elevato  a  tale  ufizio  non 
ha  da  pretcndecfi  ,  ie  nelle  accennate  Virtudi  da 
Dio  richielle  non  fi  qualifichi . 

Dellinato  a  Parroco  il  nollro  Muratori  ,  ritro- 
vò quella  Chiefa ,  quale  tutti  noi  la  vedemmo, 
in  ogni  fua  parte  disavvenente  ,  e  mal  ridotta . 
Amore  lo  inveftì  tollamente  per  lo    decoro    delU 

Ca. 

{&)  3ià  Jiebrffios  13,  ..  :. 


494 

Cafa  del  Signore ,  e  zelo  di  ricomporre  11  luogo 
della  abita/ion  di  Tua  gloria.  Lafciò,  correffe  un 
anno  ;  e  fenza  dare  più  d' indugio  ,  ritenute  dell' 
antico  Edifizio  le  fole  efteriori  mura ,  per  efatto 
■  lavoro  d' ingegnofa  fabbrica  recò  in  breve  fpazio 
alla  Chiefa  nuova  forma  ,  ed  ornamento .  Perchè 
poi  ritrovolla  di  più  d^lle  neceffarie  luppellettili  ve- 
nuta meno  :  di  vafi  facri  ben  molti ,  e  di  arredi 
ben  preziofi  dotolia,  così  che  Santità  infieme  ,  e 
.Magnificenza  rif.lendefle nel  Santuario.  Documen- 
to fi  è  quello,  o  Uditori,  di  Religione  nel  Mu- 
ratori: quella  virtudela  Religione  eflTendo,  per  cui 
fi  elegge  di  predar  culto  al  Signore ,  e  a  Lei  tutte 
cofe  appartenendo ,  per  le  quali  riverenza  a  Dio 
prò  te  (la  fi  :  inlegna  l'Angelico  (  ^^  )  .  A  maggior 
concorfo  di  Fedeli  intanto  fece  adito,  ed  invito, 
quefta  rinovata  Chiefa,  ed  abbellita -,  il  che  avven- 
ne pure  della  Chiefa  di  Santa  Agnefe  in  Ferrara 
(Priorato  accrefciuto  al  noflro  Propo(lo)  la  quale 
per  di  Lui  opera  di  dismefla  e  folitaria  ,  cangiata 
in  un'  altra  ,  popolofiTi  di  concorrenti .  Qtiì  poi  di 
più  il  buon  numero  di  Sacri  Miniftri  di  Penitenza, 
qui  i  fi'equenti  Sacrifizi ,  maflìmamente  ne  i  dì  fe- 
divi ;  qui  le  funzioni  con  apparato  celebrate  ,  e  pon- 
tualità  di  rito  incominciarono  a  riempiere  il  luogo 
fanto;  ed  alla  pia  Gente,  perchè  a  Diouniflecon 
atti  interni  il  fuo  animo,  diedefi  con  i  molti  fa- 
evi  fegni  fenfibili  eccitamento,  e  fpinta .,  qual  la 
Virtù  della  Religione  ammette,  e  pretende  per 
dottrina  di  San  Tommafo(e).  Se  non  era  pieno 
di  Dio ,  tanto  in  sì  poco  tempo ,  con  sì  largo  fuo 
sborfo,  fui  bel  principio  della  fua  Dignità  fatto 
non  avrebbe  per  certo  il  nofiro  Propofto  j  ma  per- 
chè 

(ri)  S.Thom.z.z.qusft.Sj.j.        (?)  Ibid. 


495 
elle  di  Dio  era  pieno,  amor  non  Io  prefe  di  glo- 
rificarlo ne  i  manofatti  Edifizj ,  che  maggiore  non 
Jo  prendelTe  per  le  vive  Pietre ,  alla  riformazione, 
o  compofizion  delle  quali  lo  invitò  il  Zv  lo  ;  quel 
Zelo  ,  che  per  fua  proprietà  nella  falute  dell'  anime 
occupa  ,  ed  intereffa  . 

Intralafcio  di  celebrar  qui  le  premn-e  ,  con  cui 
r  indefefTo  Parroco  fi  diede  ad  infegnaie  i!  bene, 
fpeziaìmente  ne  i  Catechismi  d' ogni  Jì  feiiivo  ,  ne 
i  quali  ai  grandi,  ai  piccoli  fpezz&va  il  pane  ,  paf- 
colo  porgendo  a  tutti  propozion-jf odi  efefnavita; 
e  rilevo  piuttofto  lo  (cabrofo  impegno,  ui  che  fi 
pofe  d'impedire  il  male.  Si  trovò  avere  il  zelan- 
te Coltivatore  in  un  angolo  della  fua  vigna  bofco 
opaco,  e  infido,  d'aria  torbida,  e  maligna,  den- 
tro del  quale  mettevano  viali  da  più  bande  aperti  . 
Il  mirava  egli  il  più  di  volte  piagnendo^  di  mal 
cuor  lo  (offriva  ,  e  tutto  ,  per  ovviare  al  danno 
dell'Anime,  sfidò  il  coraggio  del  iuo  zelo ,  e  T 
indulkia .  Le  piante  invecchiate ,  che  con  le  dila- 
tate radici  occupavano  più  di  terreno,  che  de  i  ra- 
mi efpanfi ,  e  de  i  frutti  d'iniquitade  rigogliofa 
pompa  facevano,  con  lo  implorato,  ed  ottenuto 
fovrano  braccio  fchiantolle  .  Quelle  tollerò  foltanto  , 
che  per  gelofa  attenzione  giudicò  capaci  a  rinovar- 
fì  ;  e  ogni  tenero  tralcio  fnprattutto,  ed  ogni  ar- 
bofcello  ,  che  là  dentro  sf(^rtun?.ramenre  cre'celfe, 
non  gli  sfuggiva  d' occhio  ,  per  trappian^irlo  in  ter- 
ren  (ano .  Povero  buon  Cuftode  !  mi  fa  pietà  ri- 
cordar quella  fiata ,  che  pofe  colà  in  avventura 
quafi  la  vita.  Gli  venne  in  deflro  cacciarfì  in  uno 
^ampo  per  buonn  forte  aperto  ;  e  guai ,  le  no  !  ave- 
va a  fare  con  chi  montato  in  ira,  e  venuto  in  cru- 
del  (entimento,  lo  infeguiva,  a  vendicare  la  rub- 
ba  falutar  d'  una  pianta ,  cui  l' infano ,  Padron  , 

per- 


49<5 

perchè  Padre,  amava,  malignafle,  infrondando  in 
riva  alla  fogna ,  meglio  che  trapportata  forte  iti 
terra  buona.  IItcIo,  cui  la  Carità  inverte,  laini- 
quitade  riprova  ,  e  imperciò  tutto  loftiene  ,  di  tut- 
to foffre  .  Perchè  pofcia  la  Carità  promovente  , 
ed  animante  il  Zelo,  al  dir  rìell'Appofìolo ,  forte 
fìimoia  ,  e  fpigne  :  ad  effa  io  attribuì fco  ,  o  Riv'eri- 
ti ,  che  il  notlro  Muratori ,  oltre  la  fua  Parrocchia 
ancora-,  agide  per  altrui  bene . 

Pel  corpo  di  cui  eramea.bro,  (  e  ci  torna  pur 
bene  gloriarcene  )  pel  corpo  di  cui  era  membro  , 
vale  a  dire  pel  fecolare  Clero  impegnatoli  Egli  d' 
affai  ,  coir  approvazione  ,  e  gradimento  del  Vefco- 
vo  ,  che  fpelfo  intervenne,  introduce  fra  noi  gli 
Erercizj  degli  Ecclefiartici ,  ne  i  quali  parlare  udi- 
vamo Lui  di  frequente,  e  fcelti  dicit>;ri  deirordin 
noftro  ,  per  nobile,  diOntcreflato  zelo  Tuoi  compa- 
gni nel  miniltero,  i  quali  con  facondia,  e  chia- 
rezza efortavano  a  ciò  operare,  che  è  buono,  ret- 
to, e  vero  in  faccia  al  Dio  noftro  in  tutta  la  col- 
tura del  miniftero  della  fua  Cafa  .  A  i  Paflori  d* 
anime  Irruzioni  fi  diriggevano,  così  a  i  femplici 
Sacerdoti ,  così  a  i  Diaconi  ,  e  Cherici ,  gli  ulti- 
mi de  i  quali  per  abilitare  al  Canto  Gregoriano, 
il  Muratori  aprì  fcuola  ,  conduffe  Maelìro,  cofi- 
chè  per  tale  Scienza  dcffero  magnificenza  al  nome 
di  Dio,  e  Lui  efaltafferc  nella  voce  delle  loro  lab- 
bra. Dal  Principe  de  i  Paftori  per  i  molti  anni, 
che  tali  falutevoli  Opere  condufle  e  foflenne  ,  rice- 
verà il  noftro  Sacer;ote  corona  immarceffibile  ;  e 
noi  intanto  dallo  efaltarlo  Uom  di  Zelo  diaraci  a 
produrlo  Uom  di  Milericordia  ,  la  di  cui  liberal  ca- 
ritade  non"  venne  njai  a  mancare  ;  ed  oh  come  in 
praticandola  ,  addimoftrb  egli  di  ben  intendere  fovra 
il  Bifogngfo ,  ed  il  Povero  ! 


497 

Ottenne  elfo  dal  Principe  ,  che  purgata  da  pitocchi 
ftranieri  la  Città  noftra ,  coloro  delia  Patria  non  vi 
limofinafier  né  meno,  a  i   quali    l'accattare   fi    è 
guadagno  e  piacere ,  e  che  con  tutta   1'  abilità ,  e 
la  forza  di  travagliare  intendono,  che  la  carità  al- 
trui premio  fia  del  loro  ozio ,  e  mollezza.  Dipin- 
ti così  i  poveri  di  necellità  da  quei ,  che  lo    fono 
per  viziofa  elezione ,  come  era  mai  liberale  in  pri- 
ma con  i  fuoi  il  buon    Parroco  !    Quanto    danaro 
alle  porte  diftribuivafi  della  fua  Cafa ,  quanti  fi  ri- 
partivano viveri  a  loro  prò.'  e  preferiti  tra  di  loro 
gli  Infermi ,  dicano   i    Parrochiani ,  fé    il  fanno , 
dì  di  Domenica,  in  cui  al  ietto  non  fi  facefled* 
ogni  malato,  ammonitore,  confolatore ,  limofini- 
ere  ,   provveditore  di  Medico  ,  e  apportatore  di  me- 
dicine ,  procacciate  a  fue  fpefe  .  La  Poveraglia  in 
comune  poi,  che  la  mano  porge  all'accatto,  tene- 
va affetto  a  fovvenir  fempre  ;  ina  piti  largamente 
ne  i  rigori  del  verno,  fino  ad  obbligar  per  mer- 
cè uom  robufto  a  recarfi  in  collo  talun  povero  dal 
freddo  comprefo ,  e  irrigidito  ,  e  portarlo  alla  fua 
Canonica,  dove  attrar  calore^  fuoco ,   prender  ri- 
fìoro  alla  menfa ,  e  riportar  danaro  dalla  man  del 
buon  Parroco.  Ciò  ritener  lo  poteife  dal  dare  a  i 
Queftuanti ,  era  vederli   mendicare    nel    Tempio  ; 
fu  anzi  ei  mediatore  (ed oh  tornafTerquei  giorni) 
che  con  Penale  prelfo  le  facre  pareti  fi  confinaffero . 
Molte  fi  tirò  egli  contro  per  quefio  fuo  fare  mal- 
dicenze di  coloro  ,  e  inciviltadi    a  i  dileggi    unite 
di  chi  di  effi  mormorava  ,  per  non    ritornare    da 
Lui  fatollo  ;  ma  foggetto  fomminiflroffi  con  ciò  al- 
la purezza  della  di  Lui  caritade ,  avvegnacchè  per 
quelle  perfone ,  a  prò  delle  quali  muoverlo  men  po- 
teva natura,  eflfere  volle  aiutatore   più   generofo* 
Per  tale  guifa  amò  elio  i  poveri   in  Gesìì  Crifto 

I  i  dav- 


498 
davvero  ;  gli  amb  qui  ed  altrove  ;  gli  amò ,  in  pa- 
h(e  fovvenendoli ,  ed  in  fegreto .  Narrerà  le  fuc 
limofìne  un  dì  la  Chiefa  tutta  de  i  Santi  e  sO) 
che  alzeranno  due  Figlie  la  voce ,  cui  con  un  fuo 
credito  di  dugento  feudi  Romani  in  Ferrara,  buona 
provvide  porzion  di  dote  ;  gli  amò ,  ed  amò  tanto  , 
che  ne  prevenne  le  bifogna ,  e  vi  provvide  per 
quando  caduto  ei  fofle  di  vita ,  e  per  Tempre .  Inr 
duftria  di  Lui  fi  è  il  Monte  nuovo  di  Pietà  ,  cogli 
averi  eretto  per  tal  uopo  lafciati  da  Uom  facolto- 
fo  :  Monte  ,  donde  ritraendo  col  depofito  d'  alcuna 
cofa  loro  congruamcnte  danaro  i  poveri  ,  poflbno  , 
e  lo  potranno  meglio  in  poi ,  dalle  indifcrcte  ufure 
fottrarfi  dell'ingorda   genia   Ebrea. 

Dell'  Opera  poi  che  diremo ,  fatta  per  Lui  pub- 
blicare, e  commendare  fui  Pergamo  della  noftra 
Cattedrale  da  più  valenti  Dicitori ,  la  celebre  Ope- 
ra della  Carità?  fi  è  quefla  l'appoggio  di  folitarie 
Vedove,  di  abbandonati  Pupilli ,  d'abituali  Infer- 
mi, di  Perfone  d'ogni  fatta  inette,  a  prò  dei  qua- 
li Poveri  tutti  i  desinati  Miniftri  le  parti  fanno 
del  fedel  fervo  e  prudente  dal  Vangelo  proporto 
(/).  Rimirano  come  propria  de  i  bifognofi  la  pie- 
na ,  terminata  famiglia  :  lei  fomminiftrano  il  fru- 
mento ,  ciò  vai  a  dire,  che  è  di  vera  neceffitade, 
per  vivere  i  lo  fomminiftrano  di  tempo  in  tempo  ; 
lo  fommiftrano  con  mifura  ,  faggiamente  prefa  dal- 
la ftrettezza  dell'inopia  ,  dall'attitudine,  che  abbia- 
no i  neceffitofi,  o  nò,  a  qualche  lavoro,  dal  pe- 
ricolo, che  non  pafciuti ,  volger  potefle  d'efli  ta- 
luno alla  ftrada  del  vizio.  Oblazioni  fpontanee  , 
Eredità  di  Perfone  ,  che  non  lafciavano  parentela  , 
né  vicina ,  né  mal  agiata  di  cofe ,  donativi  molti 

a  ù- 

(/)  Matt6,  24. 


499 
a  titolo  di  Legato  fi  unirono  in  ammafTo ,  per  co" 
flituire  il  fondo  del  gratide  fuflìdio  j  e  il  Murato- 
ri ,  non  folamente  provvido  Inventore ,  e  Promo- 
tore induftriofo ,  ma  di  più  caritatevole,  generofo 
contributore ,  prezjofi  donativi ,  che  furono  infigni 
prem;  di  Letterarie  fue  fatiche  ,  e  largo  contante , 
fino  al  valfente  in  tutto  di  due  mila  doble  ,  ha 
fomminillrato  del  fuo ali' Opera,  e  dugento  gliene 
ha  lafciate  dopo  fua  morte  in  teftamento  .  L' ampio 
sborfo,  per  carità  da  Lui  fatto,  a  gli  altri  unito, 
che  per  religiofi  monumenti,  o  per  rinforzo  del 
fuo  zelo  egli  fece,  la  di  Lui  protefta  comprovano  : 
che  delle  Ecclefiajìiche  Rendite  far  non  voleva  cu- 
mulo per  i  fuoi  Parenti ,  e  che  voleva  anzi  erogata 
farte  del  proprio  per  amor  di  Dio ,  in  attejìato  di 
gratitudine  ,  per  averlo  felicitato  in  quefìa  vita . 

Maflìme  di  tanto  fenno  il  noftro  Parroco  lafciò 
per  norma  al  degno  Nipote ,  in  rinunziandogli  la 
Cura  d'  Anime ,  della  quale  rinunzia  fi  fu  ragio- 
ne per  lui  invincibile  il  mal  confentirgli  la  teda 
fua,  per  le  efterne  paftorali  fatiche  al  rifcaldarfi 
fufcettibile ,  il  profeguimento  delle  medefime .  Ei 
noa  volle ,  che  alla  (uà  Opera  avefle  parte  alcua 
altro ,  durando  egli  col  carattere  d' Operaio  ;  e  pe- 
rò ,  non  ricevendo  a  grado  il  ripiego  di  delegare 
altri  al  carico ,  fi  determinò  di  deporlo .  Il  depo- 
fe  i  nulla  però  di  meno  nella  premura  accurata  del 
Divin  Culto ,  nella  puntuale  alfiftenza  fua  al  Con- 
feffionalc,  nell' efercizio  di  fua  cantade  CriiHana 
continuò  a  rifplendere  quel  buon  Sacerdote,  che  lo 
celebrammo  nel  Parrocchiale  fuo  impiego .  Il  de- 
pofe  i  ma  non  per  amore  d'  ozio ,  o  di  pofa .  Si 
abbandonò  in  poi  con  più  di  liberta,  e  di  tempo 
a  i  fuoiftudj;  e  le  tante  Opere  infigni  ebbe  agio  di 
cofiruire,  e  di  compiere,  per  le  quali  doppiamen- 

li    2  te 


500 

te  lodevole  ci  fi  preferita  ^  per  elìe  accoppiando  ai 
pregio  di  buon  Sacerdote ,  quello  di  gran  Lettera- 
to. 

Soglionfi  in  occafione  di  folenni  funerali  rimirare 
alle  pareti  del  Tempio  appefe ,  o  intorno  il  Mau- 
foleo  maeftofamente  erette  di  quelle  Scienze ,  e  fa- 
coltà le  figure  ,  i  fimboli  ,  nelle  quali  il  celebrato 
defunto  fpiccò,  fé  ei  fu  fapiente  .  Qui  però ,  o  Si- 
gnori,  di  Scienze,  dal  Muratori  non  coltivate ,  e 
pofiedute  foltanto ,  ma  da  lui  illuftrate ,  anzi  che 
ub  ,  convenuto  farebbe  pignere ,  o  rilevare  le  Im- 
magini, fé  per  effe  non  valelfero ,  e  più,  idi  Lui 
Libri ,  qui  tra  noi  fcritti ,  lungi  da  noi  fparfi  in 
ogni  dove,  più  volte  imprefii  ,  e  da  diverfe  llra- 
niere  nazioni  in  proprio  idioma  trasferiti ,  ai  qua- 
li Libri  debitrici  vanno  di  accrefciuto  ,  o  di  ac- 
quiftato  luftro  la  Filofofia  ,  e  la  Medicina  ,  le 
Umane  Lettere,  e  la  Storia,  l'Etica,  la  Giuris- 
prudenza ,  e  Politica  ,  la  Teologia  ,  i  Canoni  , 
il  Dogma . 

Si  contano  a  cinquantacinque  le  Opere  del  no- 
fìro  Letterato ,  voluminofe  una  gran  parte ,  e  fi- 
no al  noverarfi  di  taluna  i  fei ,  i  dodici ,  i  ven- 
tifette  Tomi  ;  fpecchi  tutti  ,  dentro  i  quali  riflet- 
tè ,  e  raccolfe  i  limpidi  bei  raggi  a  rifchiarimen- 
to,  e  decoro  del  Mondo  Letterario  quefto  Sole  di 
Scienza  ;  con  avvantaggio  fopra  il  comun  noflro 
grande  pianeta:  che  ito  elfo  fotto ,  ne  cefiano  gli 
Splendori,  e  abbuia  nell'aere:  laddove  trafcorfo  V 
altro  in  perpetua  eternitade,  ne  refiano  nei  tanti 
Libri  vivi  i  raggi,  e  mancherà  pria  il  mondo, 
che  elfi  trammontjno.  Tefiimonio ,  e  monumen- 
to della  ben  molta  Dottrina  del  Muratori  in  ogni 
genere  di  Scienza  fono  i  Volumi  fuoi ,  o Uditori. 
Che  egli  pofcia  con  tanto  fare  confeguito  abbia  il 


Carattere  di  gran  Letterato,  ragione  alla  mia  men- 
te fi  è ,  e  la  ho  per  molto,  la  dirittura  di  maffi- 
me ,  alle  quali  tennefi  1'  Uom  fapiente  ;  e  riguar- 
do le  Perfone  ,  che  iftruifce  ,  e  rapporto  aleltefroj 
che  è  il  Maeftro  . 

In  tutti  i  fuoi  Libri ,  fieno  efTì  su  di  facra ,  o 
di  non  tale  materia  fcritti ,  cerca  il  Muratori  , 
propone ,  e  promove  il  Vero  :  quefta  è  prima  Tua 
maffima  j  alla  verità  tende  per  naturai  iua  indole 
l'Intelletto,  che  è  ragionevole  j  quella  poi  la  veri- 
tade  efìTendo,  per  cui  alla  mente  ciò  che  è  fi  ap- 
prefenta  ,  non  di  rado  fuccede  ne  11'  umano  intel- 
letto,  che  inganno  lo  ingombri,  e  dia  retta  al  fal- 
fo ,  come  refofTevcro,  perchè  ciò  che  non  è,  co- 
me fé  foflTe  ,  abbracci  e  ritenga.  Apparata  da  San- 
to Agofiino,  e  daSanTcmmafo  (g)  quella  Dot- 
trina,  s'impegnò  il  noftsoEroedi  fottrarre  T  uma- 
na mente  da  un  tanto  difordine,  e  di  metterla  a 
pofifelTo  d-el  neceOario  gran  bene  ,  la  Vericade  por- 
gendole ;  perlochè  lo  iludio  ,  e  la  macilral  profer- 
fione  di  Critica  gli  fu  grande  fcorta  .  La  bella  Ve- 
rità per  quella  foggia  egli  imparò  ove  fofTc.  In- 
duftre  dì  mente,  quando  n'ebbe  meftieri ,  varcò  1 
Mari ,  e  cercolla  ;  indagò  le  ftrade  di  quella  ,  e  fi 
affilò  per  idi  lei  fentieri,  talché  ne  ritrovò  il  luo- 
go,  e  nel  teforo  di  Lei  mifem?no,  per  apprefiar- 
celo  ,  più  preziofo  dell' oro  eletto.  Quante  cofe  mai 
genuine,  e  ficure  dilTotterrò  dalla  obblivione ,  e 
mifein  luce!  quante  nefpogliò,  per  ridurle  al  fin- 
cero  loro  eflerel  quante  ne  depurò,  ne  ributtò 
quante!  lelfe  confrontò ,  ripartì,  ordinò,  diduffe  ; 
fanamente  perfuafo ,-  che  Anima  ben  fatta  non  sa 

li     3  in 

Cg)  Auguft.  de   vera  Relig.  cap.   ^6.  t,  %.  cit.  a 
S.  Th.  I.  p.  qu^ft.  }6,  a.  I.  e. 


502 

indurfi  ad  ammirar,  ad  amare,  né  ricevere  ciò  che 
allo  intelletto  non  arriva  certo ,  o  credibile  . 

Riguardo  le  Divine  cofe ,  per  dirne  a  parte,  ri- 
luce nel  Muratori  l'idea  di  daronor  alla  Fede;  e 
quando  foftienla  contro  chi  la  impugna ,  o  intac- 
ca ;  e  quando  la  felicità  fa  rifaltare  del  Crilìiane- 
fimo  in  narrar  le  fatiche  de  i  Padri    Gefuiti    nel 
Paraguai  ,  congreganti  nuovo  popolo  fotto  il  di  lei 
veffìllo  ;  e  quando  tra  la  diverfita  de  i  facri    riti 
antichi  una  la  fa  vedere  nel  Dogma  della  Tranfu- 
flaniiazione  Eucariftica;  e  quando  terfa  ne  fa  fpic- 
care ,  e  preziofa  la  luce  del    fuo    gran    Luminare 
Agoftino  ;  e  quando  finalmente  privativo  ne  pro- 
va il  diritto,  che  per  la  difefadi  quello  foltanto , 
cui  effa  efpreffamente  propone ,  lecito  fia  il  corag- 
gio di  dare  il  fangue .  Da  i  principi  di   Fede  ,  e 
di  Tana  Teologia  il  regolamento  diduce  egli  della 
Criftiana  Divozione  ;  e  non  è  fua  maflìma ,  nò , 
di  pregiudicare  al  Culto  de  i  Santi,  meno  a  quel- 
lo poi  della  loro  Reina  ,  cui  anzi  efalta  per  la  Cre- 
atura al  fuo  Signor  più  d'  appreffo ,  nel    mentre , 
che  quaggiìi  prefcrive  alla  venerazion  noflra  preffo 
poco  quell'ordine,  che  in  Cielo  fi  additò  a  Gio- 
vanni; che  onore  in  prima  all' uno  Dio,  tre  vol- 
te Santo  nella  Trinità  di  Perfone  fi    umilj  ;    poi 
all'Agnello,  che  fede  in  Trono,  e  poi  a  i  tanti 
della  Tua  Corte ,  i  quali  in  fegno  di  attribuire  tut- 
to ,  che  fecero  alla  Divina  Grazia ,  di  quante  gua- 
dagnarono Corone ,  da'  fudditi  al  Divin  Regnatore 
fanno  tributo . 

Perchè  poi  per  udito  tramandafi  a  noi  la  Fede, 
e  per  lo  miniftero  della  parola  di  Crifto  l'udito 
ricevela  :  affinchè  i  Rozzi  di  quefio  divino  Depo- 
fito  non  vengan  meno ,  quella  Eloquenza  facra  ei 
commenda,  la  quale  facile  rifuona,  e  popolare  . 

Che 


503 

Che  tra  tutte  le  virtudi  la  Crlftiana  Caritade  il 
Muratori  infinui ,  co  i  principi  fi  equilibra  pur  del 
Vangelo  !  e  chi  nell'  aria ,  in  che  San  Tommafo 
la  mette,  la  pietade  rimira,  di  efia  rifcontra  una 
chiara  mafTima  nelle  Opere  del  noftro  Letterato . 
Di  una  tale  Virtìl  fi  è  proprio  l' amore  ;  e  il  cul- 
to ,  che  a  i  Parenti  mantengafi  ,  ed  alla  Patria  {b)\ 
e  come  ne  i  Parenti  ognuno  comprendefi ,  che  di 
fangue  attinente  fiafi;  così  nella  Patria  ognuno, 
che  fia  concittadino  ;  e  fé  i  Cittadini ,  come  nò 
prima  di  elTi  i  naturali  Sovrani?  A  loro  riveren- 
2a,  e  fedeltà  ragion  vuole,  e  dover,  che  fi  renda  ; 
e  perchè  per  la  fedeltà  s' impegna  il  fuddito  di  non 
trasferire  in  altrui  l'onore  del  Principato ,  anzi  di 
coftantemente  riconofcerlo  nel  proprio  Principe, 
il  Muratori ,  che  tra  tutti  i  fudditi  ebbe  talento 
non  folamente ,  ma  incarico  di  farlo ,  della  penna 
usò  a  perfuadere  de  i  fuoi  Sovrani  i  diritti ,  nor- 
ma così  facendofi  di  pio  Suddito,  e  di  Avvocato 
fedele  nella  di  loro  Caufa  ;  ficcome  il  lavoro  della 
medefima  penna  intefe ,  che  a  contraflegno  valef- 
fe  pur  anche  di  efemplar  riverenza ,  quando  della 
Cafa  Eftenfe  la  Nobiltà  fpiegò,  ed  efornolla .  Chi 
del  noftro  Sapiente,  per  quello  che  leggiam  del 
fuo ,  comparifce  del  ben  privato  premurofo  più, 
e  della  pubblica  felicitade  ?  e  chi  più  di  Lui  mife 
in  veduta  la  faa  Città  non  folamente ,  ma  la  i'ua 
Italia  ?  fono  il  pafcolo ,  e  fono  il  piacere  di  chi 
vi  fi  applica  i  fuoi  Annali  .  Notizia  di  cofe, 
è  infegnamenti  danno  a  dovizia  nella  varietà  di 
ciò  che  rapportano,  a  tale  ,  che  l'amor  di  Vir- 
tù ,  r  abbor  ri  mento  del  Vizio  (oltre  ciò  che  a 
parte  ei  lafciò  fcritto  nella  Morale  Filofofia  ,   ed 

I  i     4  ol- 

(1)  EtiThom*  2.  2.  quffft.  8o.  z.  &  quxfl.  XOI.I. 


504 

oltre  )'  efempio  de  i  chiari  Perfonaggi ,  di  cui  re- 
giftrò  la  Vita)  l'amor  di  Virtù,  l' abborrimento 
ad  Vizio  r  Uom  privato  ,  i'  Uom  politico ,  1'  Uom 
Criftiano  può  derivarne,  e  favio  di  ben  molte co- 
fe  il  Leggitore  può  addiveonne.  Della  fcoperta  po- 
fcia  di  fue  Antichirà,  e  della  raccolta  per  lo  cof- 
io  di  mille  anni  degli  Scrittori  delif  cofe  fue  an- 
derà  debitrice  al  grand'  Uomo  mai  Tempre  1'  Italia 
Ikffa,  nella  quale  copiofiffima  ,  e  di  prò  al  mag- 
gior legno  fua  Opera  rintracciò  fedelmente  le  tan- 
te ,  diverfe  ,  altrui  Itudiofe  fatiche  ,  ne  fincetò  gli 
Autori ,  le  ricompofe ,  le  mifc  a  dì  chiaro  ;  fu  di 
Tuo  ingegno  la  orditura  dell'ampia  gran  tela  j  rac- 
coHe  da  cento  parti  ,  e  cento  le  fparfe  fila  d'  oro  ,  e- 
venne  teffendola  de  i  Profeflbri ,  e  degli  Studiofi  a 
bel  diletto  ,  e  giovamento  . 

Se  le  Maflime  indicate  fin  qui  fieno  di  gran  Let- 
terato ,  voi  lo  giudicate ,  Retti  Afcoltatori ,  1'  og- 
getto richiamando  a  voi  (kfTì ,  cui  deve  avere  chi 
nel  farfi  d'altrui  VJaedro,  ha  da  compro varfi  allie- 
vo della  vera  Sapienza  ;  di  quella,  di  cui  fi  è  con- 
figlio ,  equitade ,  prudenza,  che  a  gli  eruditi  pen- 
famenti  affifte ,  e  che  però  la  virtude  congruamen- 
te  infìnua,  e  muove  ad  infinuare  in  altri.  Riflet- 
tete in  appreffo ,  come  la  via  agevoloffi  il  Mura- 
tori d' introdur  tali  mafTime  ne  i  Leggitori  de'  fuoi 
volumi,  e  farle  mandar  loro  ad  effetto  ,  e  per  l'au- 
reo bell'ordine,  che  tenne  in  componendo,  cper 
V  intreccio  a  volta  a  volta  di  diverfe  cofe  a  faperfi 
dilettevoli;  e  per  la  vigorofa  ,  feria  fua  eloquenza, 
cper  le  rifleffioni  morali  opportune,  e  quafi  di  per 
sé  nafcenti ,  e  per  lo  nobile  ingenuo  fuo  (ble,  che 
dello  ftefìTo  corfo  fempre  avanza ,  in  latino  idioma 
€gli  feriva ,  o  in  italiana  favella ,  ed  è  corfo   di 

fciol- 


505 
fcìoha  limpida  aqua  ;  ftile ,  con  cui   Egli  inftrui- 
fce  ,  perruade ,  e  piace  . 

Paflb  a  divifare  nel  noftro  Eroe  dì  Lettere  le 
maffime  del  Tuo  fare  fcientifico  riguardo  a  fé  fteffo  ; 
ed  oh  udite,  coltivatori  di  letteratura,  la  difcipli- 
na  della  vera  faggiezza ,  fatela  da  favj ,  e  non  vo- 
gliate darle  ripulfa .  Alla  cagion  prima,  che  Sapi- 
enza, è  per  natura  ,  rivolfe  il  Letterato ,  che  cele- 
briamo,  le  fue  fatiche,  la  gloria  volendone,  e 
proccurandola  :  ebbe  in  mira  de  i  Proffimi  fuoi  1' 
utile  addottrinamento,  e  per  fé  medefimo  pago  del 
folo  fuo  fapere ,  usò  moitenrzion  fìngolare  tra  gli 
onori ,  che  per  effo  naturalmente  incontrava  :  gran- 
de fua  maffima  lui  riguardante,  di  cui  mi  ftendo 
in  fare  parola  . 

Ampiezza  di  gloria ,  e  celebrazione  di  fama  nel- 
le facre  Scritture  a  i  Sapienti  promettefi  ;  ma  non 
è  fapiente  davvero  chi  tiene  troppo  di  mira  le  fplcn- 
dide  promeffe ,  per  corrervi  dietro,  e  ne  ha  perse 
molto  in  grado  T  avveramen'o  .  Dallo  ftudiare  s'im- 
para ,  e  per  quello  fi  sa ,  fi  comprende ,  che  ,  fé 
ii  luflro  erteriore  alla  imperfetta  nofira  umanitadc 
può  eflere  ftimolo  ,  alla  nollra  ragione  e  fede ,  mai 
non  può  effere  oggetto,  né  regola;  che  l'agire  d' 
uno  fpirito  veracemente  favio  ,  fceuro  dev' efiere  d' 
ogni  fatta  mai  di  propio  intereffe  ;  che  lo  fprezzo 
di  terrena  gloria ,  cui  il  verace  Sapiente  deve  in 
altri  promovere ,  lo  ha  Egli  da  praticare  in  fé  fief- 
fo  ;  che  per  guiderdone  eterno  fi  efaitano  i  veri 
umili,  e  fono  coloro,  che  all'onore  non  fi  rivo!» 
gono  ,  comeché  T  onor  li  circondi ,  e  quel  vero  ono- 
re ,  che  dal  fapere  attirafi;  che  finalmente  i  beni , 
i  quali  dal  Signore  fi  promettono  ,  e  donano,  a  n- 
ferba  fé  fpirituali  fino,  fi  preftano  all'uomo,  af- 
fìnchè  da  Uomo  grande  per  sé  rinunziandovi ,  li 

tor- 


^66 

tórni  a  Dìo  fieffo:  nella  guifa,  che  il  vittorlofo 
Soldato  del  riporrato  alloro  un  fregio  intreccia,  ad 
ornar  la  bandura  del  Tuo  Capitano . 

Nò,  Riverita  -  dien/a  ,  die  non  mancarono  al 
Muratori  in  cnmn.endazinne  del  Tuo  Tape  re  tributi 
di  decoro,  e  di  laude;  ma  guai,  che  Egli  vi  at- 
taccalTe  ilfuoanimo/  Quann  ne  abbia  nlcofTì  dal- 
le lingue,  e  dalle  penne  di  otti  Scrittori ,  non  mi 
argomenterei  di  efporre  ;  bal^  l'encomio  d'uno  di 
ciTi  difcordante  in  più  cce  da  Lui  di  parere  , 
ed  è  Scipione  MafFei ,  che,  nu'fa  ciò  oftante ,  lo 
chiama  primo  onor  deW  Ital  a  .  Abbiano  qui  luogo 
ì  fentimenti  di  ftima  ,  co.  i  qua'i  i'  dilHnfe  il  Si- 
gnor Duca  Rinaldo,  e  quando  da  Cremona  di  pu- 
gno gli  fcrifle  :  Raccomando  i  m'e't  cari  Figli.,  e 
tutt'  altro  ,  che  mi  riguarda  ,  al  mio  Dottor  MuratO" 
ti  ^  e  quando  in  altro  foglio  afTerì  incomparabile  In 
di  Lui  penna.  Accordano  le  elpreflioni  del  Rej^nan- 
te  Signor  Duca  Padrone ,  che  lui  pure  di  pugno 
(crìvenòo j  preghiamo  Dio,  dice,  a  confewarccla 
per  utile  nojlro  ,  per  vantaggio  della  Repubblica 
Letteraria ,  e  della  di  Lei  Patria .  Ma  e  che  non 
dice  ,  che  non  proteiìa  a  di  lui  lode  il  Dottiffi- 
mo  Lamberti  ni  ,  da  che  fu  elevato  a  federe  Vi- 
cario di  Crifto  nella  Cat*;edra  di  S.  Pietro  ?  Ora 
facendogli  fapere  in  una  fua  clementiffima  Lette- 
ra ,  efìTere  notoria  la  jìima ,  che  unitamente  col  ri- 
frtanente  del  Mondo  facciamo  del  di  lei  valore  j  ora 
chiamarjdolo  buon  Maejlro  ,  dopo  d' avergli  refo  con- 
to a  minuto  di  ci^  che  penfava  di  pubblicare  ;  e 
dopo  d'avere  riportata  la  di  Lui  approvazione  a  fua 
opera  fopra  i  Diocefani  Sinodi ,  fcrivendogli ,  d'  ef- 
ftr  riempiuto  di  confufione  :  che  la  propria  fatica 
nsn  meritava  di  ejfer  lodata  da  un  par  fuo ,  ma 
tompatita:  e  quando  gli  fece  fapere 'per  mezzo  dell* 

Emi" 


5^7 
Eminentlfllmo  Tamburini ,  che  la  di  luì  Scrittura 
gli  fervira  di  ci  no  fura  in  ciò  che  [ara  per  rifolverc 
su  di  tale  materia  ;  ed  altra  volta ,  che  conferva  la 
di  lui  Lettera  come  una  Reliquia  ;  riverendolo ,  e 
profcjjando ,  perule  tante  marche  di  bontà  verfo  di 
se  ,  dijìinta  obbligazione  .  Ma  non  bifogna  più  avan- 
ti. 

Sono  quefti  fplendori  di  luce ,  al    balenar    de  t 
quali ,  la  modeftia  del  Muratori  chiufe  gli  occhi  , 
rivolfe  la  faccia  ;  quanto  più  d'  alto  la  luce  fpicca- 
vafi ,  e  quando  meglio  gli  raggiava  fui  capo ,  egli 
abbaisò  il  capo  ,  per  non  vederla  .  Il  portamento  di 
Lui  dimeffo  ,  il  modefto  prefentarfi ,  il  tratto  affabile 
tanta  non  recavano  moderazione  ,  fino  ad  afcondernc 
il  fapere  ?  moderazione ,  che  gli  dettò  pur  anche  por- 
tarfi  in  pace  le  piccanti  cenfure  de  i    Tuoi    emoli, 
fenza  che  a  tagli  indifcreti  una  fjla  leggiera  pun- 
tura egli  mai  contraponefle  .  Quanto  poi  umilmen- 
te rentiflfe  di  fé  medefimo,  lo  appalesò  le  fiate  che 
a  (ferì ,  che  guanto  pia  fi  era  ne  gli  Jìudj  inoltrato  ^ 
fi  era  andato  accorgendo  di  ejfere  ignorante ,  e    al- 
lorché chiedendofegli  di  poterne  incidere  in  fronte 
ad  alcun  fuo  libro  T  immagine  in  rame  ,  quejìoprì' 
vilegio ,  rifpofe ,  è  riferbato  a  gli  Uomini  grandi  , 
e  non  a  me  y  che  fono    al  più  uno   de*  mediocri  fra 
i  Letterati.  Per  tale  baffa  opinion  di  fé  fteflb  chiu- 
fó  egli  volle,  o  Signori,  per  sé  ogni  adito  alle  Cat- 
tedre Primarie ,  per  cui  non  tenne   invito ,  e  non 
amò  per  sé  di  vedere  le  dignitadi  eziandio  più  lu- 
minofe  ,  che  gli  riverberavano  in  verfo ,  unicamen- 
te gloriandofi  di  poter  finire  fua    vita ,  come   pili 
volte  ha  ridetto ,  nel  proprio  nulla .  Con  mafTime 
di  sì  fina  umiltà  retta  condulTe  il  Muratori  fua  vi- 
ta fino  a  divenir  vecchio  di  fettanta  otto  anni ,  e 
fi  meritò  di  terminarla  con  una  Marte ,  che  nel 

co- 


So8 

colpetto  Divino  gluftamcnte  fperiamo ,  fia  flata  prr- 
ziola . 

La  di  Lui  raffegnazione  tranquilla,  quando  l'un 
dopo  r  altro ,  fi  reftò  perduto  degli  occhi  ;  la  fol- 
lecitudine  della  fola,  fola  fua  Anijna ,  quando  am- 
malò a  morire ,  io  la  conto  ad  effetto ,  a  premio 
di  fua  umiltade  .  Bel  fentir  poi  il  Letterato  Cat- 
tolico gloriariì  fui  letto  dell'  agonia  nella  fua  Fede , 
la  di  cui  profeffione  replico  ben  più  volte!  belT  udir- 
lo contribuire  fenfatamente  alle  liturgie  di  fanta 
Chieia ,  nel  riceverne  i  Sacramenti ,  e  nel  parte- 
ciparne le  grazie  eilreme!  Al  fuo  Gesù,  cui  era 
tenuto  del  pan  di  vita,  e  d'intendimento,  da  lui 
donatogli ,  e  dell'  acqua  di  fapienza ,  che  da  lui 
attinfe ,  al  fuo  Gesù  abbandonatofi  quanto  era  tut- 
to ,  gli  lafciò  in  mano  l'eterna  fua  forte.  Così  fa n- 
tamente  provveduto,  lo  col  fé  ,  eflrozzò,  dopo  pu\ 
giorni  di  fenfibile  miglioramento  ,  in  batter  d'  oc- 
chio una  fincope,  ed  alla  fperanza  da  tutta  JaCit-  j 
tà  conceputa  di  riaverlo  quafi  riforto  fuccedè  giu- 
da doglia  di  faperlo  eftitjto .  Perdette  ciTa  in  Lui 
il  più  rinomato  fuo  Concittadino  ;  perde  il  Colle- 
gio de  i  Teologi  il  più  luminofo  Collega  ;  a  que- 
lla, e  a  tante  altre  cofpicue  Accademie  mancò  un 
ben  fingolare  lutiro  .  11  venerando  cero  de  i  Signori 
Parrochi ,  a  i  quali  ottenne  egli  divifa  particolare 
di  onore ,  e  a  i  quali  in  fimiie  carica  efempio  fu 
di  buon  Sacerdore  per  la  fua  Religione ,  Zelo ,  li- 
beral Cantade  ,  ebbe  ragion  di  compiangerlo  .  La 
letteraria  Repubblica,  pnva  del  gran  Letterato; 
tale  pel  molici,  chekrilie,  perle  diritte  malfime , 
che  tenne  io  ifcrivendo  riguardo  a  gii  altri,  ed  a 
fé  ftelfo  ^  la  Repubblica  letteraria  ,  l' Italia  ,  il  Mon- 
do fi  fa  H'vere  di  deplorarne  la  perdita  .  I  due 
grandi  elfofli  titoli,  per  cui  due  volte  fi  è  lode- 
vole 


509 
vole ,  gluftlfìcano ,  o  Uditori,  Il  eomun  dolore, 
che  ha  da  cedere  al  folo  indifpenfabile  debiro  di 
raHegnazione  ,  e  godimento,  che  T  Anima  grande 
di  quello  buon  Sacerdote ,  e  gran  Letterato  dal 
Sommo  Pontefice  noRro  encomiato  così,  di  una 
laudevole,  luminofa  vita  conlumato  il  corfo  ,  entri 
nel  gaudio  del  fuo  Signore  a  gufìarne  l' eterno  pre- 
mio .  Ho  detto . 


IH-- 


5IO 

INDICE 

DELLE   MATERIE. 


ACCADEMICI  del  Buon  Gufto  di  Palermo 
celebrano  le  lodi  dei  Muratori  con  una 
folenne  e  ftraordinaria  Funzione.   528- 

Adami  ,  Cavalier  Antonio  Filippo  ,  dedica  al 
Muratori  i  Canti  Biblici  &c.  326. 

Affarosi  P.  D.  Cammillo,  Prefidente  dell' Or- 
dine Benedettino  ,  allievo  del  P.  Bacchini.  12. 

Aletofilo  Sacerdote,  Vedi  Rotigm  P.  D.  Co- 
ftantino. 

Altmann  ,  Gio.  Giorgio,  dedica  al  Muratori 
una  Tua  DifTertazione .   526. 

Amenta  ,  Niccolò  ,  celebre  Avvocato  Napole- 
tano ,  difende  il  Muratori .   105. 

Amorea  de  Latamo ,  D.  Francefco ,  cenfura  il 
Muratori  fopra  i  Difetti  della  Giurispruden- 
za.   125. 

Anonimo  Fiorentino  cenfura  V  Edizione  de  i 
tre  Vdlani  ,  fatta  in  Milano  .  132.  Rifpofla 
datagli.   153. 

Anonimo  ,  Traduttor  del  Tomo  IL  delle  Let- 
tere ^apologetiche  del  famofo  Fr.  Norberto  Cap- 
puccino, fé  la  prende  indebitamente  contro  il 
Muratori,  e  perchè.  219.  Se  ne  pente,  ed  è 
difpofto  a  ritrattarfi  .  ivi. 

Appendice  de' Documenti ,  citati  in  quefta  Vi- 
ta. 340.  e  fegg. 

Artighy,  Abate  di ,   Letterato  Franzefe  ,   dà 

al- 


511 

alla  luce   un  Compendio  della  Vita  del  Mu- 
ratori .  324. 
Attardi  ,  P.  Bonaventura  Agoftlniano  ,  difen- 
for  del  Voto  Sanguinario,  161  Rifpofta  data- 
gli dal  Muratori.   162. 

B 

Bacchi  NI  P.  D.  Benedetto  ,  Abate  Benedet- 
tino ,  gran  Letterato  ,  e  direttore  del  Mura- 
tori ne  gli  Studj ,  lodato.   11.   12. 

Baruffaldi,  Girolamo,  Arciprete  di  Cento  : 
Sua  Lettera  in  difeTa  d'Antonio  Tibaldeo  . 
107.  Indirizza  al  Muratori  un  Difcorfo  del 
Caftelvetro  fopra  la  prima  Canzone  del  Petrar- 
ca. 325 

Benedetto  XIV.  Sommo  Pontefice  fa  proporre 
al  Muratori  un  argomento  da  trattare .  92. 
Sua  Lettera  difefa  dal  Muratori .  g^.  Difende 
quefti  da  un'  obbiezione  del  Cardinal  Querini . 
170.  Sua  Lettera  clementifTima  al 'Muratori, 
in  cui  lo  alTicura ,  che  ciò  che  difpiace  a  Ro- 
ma nelle  di  lui  Opere  non  riguarda  ne  il  Do- 
gma ,  né  la  Difc'tplina  ;  ma  sì  bene  la  giuri- 
sdizion  temporale  del  Romano  Pontefice  ne^fuoi 
Stati.  (Append.  num.XVU.)  Manda  in  do- 
no al  Muratori  la  fua  Opera  de  Canonizatione , 
309.  Sua  Rifpofta  alla  di  lui  Lettera  di  rin- 
graziamento, in  cui  lo  afficura  ,  che  confer- 
va jiima  ed  affetto  per  lui ,  e  lo  riconofce  per 
•un  buon  Sacerdote  ,  per  un  Uomo  ,  che  nella 
Letteratura  è  il  decoro  della  nojìra  Italia ,  e  per 
un  buon  Maejìro  .  (  Append.  num.  XXXI.  ) 
Kegala  al  Muratori  la  fua  Opera  de  D.  N. 

Jefu 


512 

Jefu  Chùjìi ,  Matrtsque  e)us  Feflis  &c.  ed  una 
Copia  di  lua  Lettera  fcritta  al  Capitolo  della 
Metropolitana  di  Bologna,  nella  quale  è  cita- 
ta quattro  volte  onorevolmente  la  di  lui  au- 
torità. 310.  Rifponde  al  Muratori  ,  e  gli  dà 
nuove  iìcurezie  d'aver  tutta  la  /lima  del  fuo 
valore  ,  e  tutto  r  affetto  alla  [uà  degna  per  fo- 
na,  (  Append.  num.  XXXIII.  )  Gli  Ipedifce 
in  dono  due  lue  Diflertazioni  ,  accompagnan- 
dole con  un  Biglietto  confidenziale,  in  cui  lo 
appella  nojìro  jìimatiff-mo  Abate  Muratori  . 
(  Àppend.  num.  XXXIV.)  E  pofcia  l'Ope- 
ra  de  Synodo  Vicecefana  .  311.  Rifpofta  da- 
ta dal  Santo  Padre  alla  Lettera  di  ringra- 
ziamento del  Muratori  per  querto  dono.  (Ap- 
pend. num.  XXXVII.)  E  Lettera  del  medefi- 
mo  Pontefice ,  in  cui  lo  ringrazia  per  averlo 
difefo  contro  il  Proteftante  Windheim  \  (Ap- 
pend. num.  XXXVIII.  )  Vuol  intendere  il 
ientimento  del  Muratori  fopra  la  Diminuzion 
delle  Fefle ,  e  dopo  d'averlo  ricevuto  fi  cipri- 
ine  col  Card.  Tamburini:  fi  vede  ^  che  il  Sig. 
Muratori  è  un  grand' uomo  ,  ed  ««'uomo  dab- 
bene ;  egli  in  qucjìa  fua  Scrittura  tende  al  pra- 
tico ;  riveritelo  e  fcrivetegit ,  che  P  ho  fubito  let- 
ta fatto  i  vojìri  occhi  ,  /'  ho  fomm amente  gradita  , 
e  che  qucfla  Scrittura  mi  fervirà  di  Cinofura  in 
ciò  che  rifolverò  su  di  quefia  materia.  312.  Per 
mezzo  dello  ftefiTo  Cardinale  fa  ricercare  il 
Muratori  del  fuo  parere  intorno  ad  altro  par- 
ticolare ,  e  dopo  d'  averlo  ricevuto  ,  ordina 
con  fuo  Biglietto  a  quel  Porporato  di  ringra- 
ziarlo, col  dirgli^  che  conferviamo  la  fua  Lette- 
ra 5  come  una  Reliquia  .  Il  «ojìro  parere  è  uni-' 

for^ 


513 

forme  al  loro  ,  e  lo  èfemprejìato  .  ;?  1 3.  Fa  varie  gra- 
zie a  contemplazion  del  Muratori  .  ivi-  e  feg.  Lo 
cita  varie  volte  nell'ultima  Edizion  del  Libro  de 
Synodo  Dioecefana .  511.  ed  è  degna  d'offerva- 
zione  la  formola  bon.  mem.  adoperata  la  pri- 
ma volta ,  che  il  nomina  .  489.  Lo  loda  fo- 
vente  ne'  fuoi  difcorfi .  314.  Efprefiione  beni- 
gnici ma  ,  con  cui  lo  nomina  ,  fcrivendo  al 
Vefcovo  di  Modena,  ivi. 

Bergamini,  Antonio.  Sue  Poefie  cenfuratc  dal 
Muratori  ,    e  fua  Rirpofta  .   105. 

Bernardes  de  Moraes ,  Dionigi,  ProfefTore  di 
facri  Canoni  nella  Univeifità  di  Conimbria , 
cenfura  alcune  opinioni  del  Muratori  .  i<54. 
e  fpeiialmente  la  di  lui  Differtazione ,  intito- 
lata LufitariiS  Ecclefice  Religio  ,  ma  con  una 
maniera  la  più  incivile  del  mondo  .  197.  Giu- 
dizio, che  dà  del  Tuo  Libro  il  P.  Andrea  Gai- 
land  nella  Prefazione  all'Opera  de  Inpeniorum 
Moderatione  dell'  ultima  Edizion  di  Venezia . 
200. 

Bertoli  ,  Gian-Domenico  ,  Canonico  d'  A- 
quileja  .    Sua  Lettera   ilampata    al  Muratori  , 

525  ... 

Bianchi,  Dottor  Giovanni  ,  Medico  Primario 

di  Rimino  ,    critica   un  pafTo    della  Vita  dei 

Taffoni  ,  comporta  dal  Muratori  150. 

Bianchini  ,  Monfìgnor  Francefco  ,  nominato 
dal  Pritanio  Arconte  Depofitario  de'  Voti  de' 
Letterati  intorno  alla  propofla  Repubblica  Let- 
teraria ,  ricufa  d' accettar  '  quefta  Carica  .  37. 
Sua  rifpofta  al  Muratori  (Append.  num.  IIL  ) 

Bianchini  ,  P.  Giufeppe  dell'Oratorio,  Anna- 
lifta  Pontificio,  propone  al  Muratori  d'  illu- 
Kk  ftrar 


VA- 

ftrar  la  Liturgia  della  Romana  Chiefa  ,  e  gli 

fomminidra  materiali.  98 

BoRROMEi  Conte  Carlo ,  invita  il  Muratori  alla 
Biblioteca  Ambroilana .   16 

BoRROMEi  Monfig.  Giberto  ,  Cardinale  e  Ve- 
fcovo  di  Novara  .  ivi. 

Brichieri  Colombi ,  Domenico  ,  prende  la  di- 
fefa  del  Muratori .   126 

Brucker  ,  Jacopo,  Letterato  celebre  d'Augufta . 
118.  Pubblica  un  Riftretto  della  Vita  del  Mu- 
ratori.  524. 

BuRGi ,  P.  Francefco  ,  della  Compagnia  di  Gesù  , 
è  il  primo  fotto  il  nome  di  Candido  Parteno- 
timo  ad  attaccare  il  Muratori  in  difefa  del  Vo- 
to Sanguinario  .  153.  Altro  fuo  Libro  .  165. 
Rifpofta  fattagli  dal  Muratori .  ivi. 

BuRNETo ,  Tommafo,  Proteftantelnglefe,  con- 
futato dai  Muratori  .  88 


Caccia,  Ferdinando,  Gentiluomo  di  Bergamo, 
fua  critica  inetta  della  Prefazion  del  Mura- 
tori al  Poema  di  Maeflro  Mosè  Bergamafco. 

Calogera',  D.  Angelo,  dottifìfimo  Monaco 
Camaldolefe  ,  pubblica  nella  fua  Raccolta  d' 
Opufcoli  due  Diflerta7Ìoni  del  Muratori .  88. 
Gli  dedica  il  Tomo  VIL  325 

Campatila  ,  D.  Tommafo,  Poeta  e  Filofofo 
Siciliano  .  Indirizza  al  Muratori  un  fuo  Ra- 
gionamento (opra  i  Sogni.  325 

Campi,  Ab.  Lodovico,  allievo  del  P.  Ab.  Bac- 
ehini,  ed  Amico  ringoiare  del  Muratori.  229. 

Can^ 


5»5 

Candido  Partenotimo  .  V.  Burgì  P.  Frati - 
cefco . 

Canevari  ,  Gio.  Tomtnafo,  difende  il  Petrar- 
ca dalle  cenfure  del  Muratori .   107 

Cannegetier  ,  Enrico;  fua  Lettera  critica  Ì^o- 
pra  il  Teforo  d' Ifcrizioni  de!  Muratori .    145 

Carlo  VI.  Imperadorc  regala  il  Muratori  di 
una  Collana  d'oro,  e  perchè  .  119.  L'onora 
della  fua  grazia  e  protezione,  ed  a  di  lui  con- 
templazione concede,  che  fi  ftampi  fotto  i  fuoi 
aufpicj  ,  e  nel  Ducale  Palagio  di  Milano  la 
grande  Raccolta  Rerum  Italicamm .   315 

Carlo  Emmanuele,  Re  di  Sardegna,  dimo- 
ila grandiflima  ftima  verfo  il  Muratori  ,  ed 
ordina  ,  che  gli  fieno  fomminifirati  Documen- 
ti,  ed  altro  pe' di  lui  Studj  .  317  Venuto  al 
Panaro  vuol  vederlo,  e  parlargli  più  volte  ;  e 
grazie  e  finezze,  che  gli  comparte,  ivi. 

Carrara  ,  P.  Bartolomeo  ,  Teatino  ,  cenfura 
lotto  finto  nome  alcuni  paflTi  de  gli  Annali 
del  Muratori .  1 40 

Casaregi  ,  Gio.  Bartolameo  ,  difende  il  Petrar- 
ca contro  le  cenfure  del  Muratori  .  107 

Castelvetro  ,  Lodovico  ,  Letterato  Modenefe  , 
e  Critico  rinomato  :  Sua  Vita  comporta  dal 
Muratori  .  85 

Catalani  P.  Giufeppe  ,  dotto  Religiofo  della 
Congregazione  di  S.  Girolamo  ,  fa  Prefazioni 
critiche  a  gli  Annali  del  Muratori ,  riftampati 
in  Roma .  94 

da  Cavalese  ,  P.  Vittorio  ,  Minor  OfTervante 

Riformato,  impugna  i  Libri  del  Muratori  con- 

tra  il  Voto  Sanguinario  ,    fotto    nome  di  C 

Ottavio  Valerio.  173.  Perchè  afpetti  a  pubbli- 

K  k     2  care 


5ié 

care  il  fuo  Libro  dopo  la  morte  del  Muratori  : 
174.  Lodato  dallo  Storico  Letterario  ;  e  Rilpo- 
fìa  data  all'uno  ed  all'altro,  hi.  Tace  mg- 
lizioiamente  unaRifpofta  clementiduna ,  data 
da  Benedetto  XIV.  al  Muratori  180.  Sue 
{Irambe  nfieflloni  .^rpra  i  giorni  ,  in  cui  ac- 
cadde la  cecità  ,  e  la  morte  del  Muratori  , 
confutate  .  290.  e  fegg.  Colpito  da  un  fiero 
accidente "apoplctico  la  n<tte  del  2,iorno  dell' 
Affun7Ìon  di  Maria  Vergine   al  Cielo.   295. 

Cavalucci,  Ab.  Vincenzo,  difende  il  Murato- 
ri contro  il  pretefo  Dottore  Schiavo  .   113 

Cenni  ,  Ab.  Gaetano ,  Piftojefe  ,  Autore  del 
Giornale  di  Roma  ,  cenfura  gli  Annali  del  Mu- 
ratori ;  e  ri fpofta  fattagli .  1:58 

Cerri  ,  P.  D.  Celfo ,  Abate  de'  Canonici  Reg.  del 
Salvatore  ,  fi  cuopre  lotto  il  nome  di  Leffio 
Crondcrmo .  35.  Sue  Lettere  al  Muratori  .  202. 
e  feg. 

Cirillo  ,  D.  Pafquale  ,  infigne  Guirisconfulto 
Napoletano:  Sua  civile  cenfura  del  Muratori  , 
12Ó 

Como,  Fr.  Ignazio ,  Minor  Conventuale,  feri- 
va in  difefa  diel  Voto  Sanguinario  ,  ma  non 
gli  è  fatta    rifpofta  dal  Muratori.   16:5 

CoNCiNA,  P.Daniello,  celebre  Teologo  dell'Or- 
dine de' Predicatori , -Mende  il  Muratori  dalle 
cenfure  del  P.  Monti  Gefuita  fopra  il  Digiuno  . 
195.  e  del  P.  l- lazza  fopra  due  Propolìzioni 
contenute  nella  Regolata  Divozione.  216 

Conti  ,  Abate  Antonio  N.  V.  Poeta  e  Fijofofo  ri- 
nomato ,  dà  conto  al  Muratori  dell'  incontro 
avuto  in  Parigi  dal  fuo  Libro  de  Ingiiyìiorum  Mo- 
Serationc ,  48 

...  Coft" 


517 

Corsini  ,"  V.  Odoarùo  ,  Generale  delle  Scuole 
Pie,  e  Letterato  dottiffimo ,  loda  li  Teforo  d' 
Ifcrizioni  del  Muratori .   148.  e  feg. 

Corte,  Dottor  Bartolomeo,  Medico  Milanefe, 
cenfura  le  Offervazioni  del  Muratori  (opra  la 
Pefte  di  Marfiglia.   124 

Crescimbeni  ,  Abate  Giovan  Maria ,  pubblica 
fra  le  Vite  de  gli  Arcadi  i  Compendj  delle  Vite 
di  Carlo  Maria  Maggi ,  e  Francefco  Lemene  , 
compolU  dal  Muratori .  44 

D 

Davtni,  Dottor  Giam-Batifta  ,  indirizza  al  Mu- 
ratori una  fua  DifìTertazione  .325 

DiROis  ,  Abate  Francefco  ,  Dottore  della  Sorbo- 
na .  Suo  Trattato  Teologico.    33 

Dissonanti  ,  Accademici  di  Modena,  onora- 
no  la  memoria  del  Muratori  con  una  folenne 
Accademia.  328 


Enriquez  ,  MonGg.  Enrico ,  Nunzio  Pontificio 
alla  Corte  di  Spagna  ,  poi  Cardinale  ,  manda 
al  Muratori  varj  Libri ,  perchè  poffa  compor- 
re la  Parte  IL  delle  Mijfiem  del  Par  ugnai ,  93- 
e  fegu. 


FiABRizio,  Gio.  Alberto,  cenfura  il  Muratori  » 

Fabrizio  ,  Giovanni  9  Letterato  di  Helraeftad, 
K  k    3  pub- 


5iS 

pubblica  unRidretto  della  Vita  del  Muratori* 

Facciolati  ,  Ab.  Jacopo,  dottiflfimo  Profeflbre 
nella  Univerfifa  di  Padova  ,  comunica  al  Fa- 
brizio un  Compendio  della  Vita  del  Muratori . 

Federigo  ,  Rea!  Principe  di  Polonia  ,  ed  Elet- 
torale di  Saffonia  y  fa  molte  finezze  al  Mu- 
ratori ,    e  lo  regala  di   una  Medaglia  d'oro  . 

3^7  ...  .         , 

Ferepono  ,  Giovanni,  cioè  Giovanni  leClerc, 

famolo  Protertante  ,    confutato  dal  Muratori . 

47 

FoNTANlNT  ,  Ab.  Domenico,  pubblicale  Me- 
morie della  Vita  di  Mofìfig.  Tuo  Zio  ,  ed  in- 
fulta  in  efle  la  buona  memoria  del  Muratori  ; 
e  però  viene  confutato .  478    e  fegg. 

FoNTANiNi  A'Ionfig.  Giufto  ,  Arcivefcovo  d' An- 
dra ,  da  motivo  al  Muratori  di  comporre  le 
Antichità  Eflenfi,  50.  Proccura  ,  che  il  P.  Mae- 
fìro  del  Sacro  Palazzo  non  faccia  l'approvazio- 
ne al  Libro  della  Carità  Crijiiana  del  Murato- 
ri.  70.  Avvocato  della  Camera  Pontificia  nel- 
la Caufa  di  Comacchio  .  114.  e  fegg.  Diviene 
nemico  implacabile  del  Muratori .  119.  e  121. 
Sue  Olferrazioni  critiche  fopra  il  Libro  de  In- 
genicnim  Moderationc .  120  Critica  il  Comenta- 
rio  del  Muratori  de  Corona  ferrea  .  ivi.  Monta  in 
collera  per  la  pubblicazion  dell'Operetta  del 
Muratori  fopra  il  Corpo  di  S.  Agoftino  ,  e 
xninatcia  di  rifpondergli .  121.  Cenfura  ilCa- 
flel  vetro.   122 

Forno  ,  Barone  D.  Ago(lino  ,  recita  l'Ora- 
zione funebre  in  lode  ùd  Muratori  nella  Fua- 

zio- 


519 

7Ìone  folenniffima,  tenuta  in  Palermo  da  gli 
Accademici  àt\BuonGuJìo j  e  la  pubblica  col- 
le (lampe  .  327. 

Francesco  III.  Duca  di  Modena  riceve  Lezio- 
ni di  Filofofia  Morale  dal  Muratori  .  87.  Sue 
dimortrazioni  di  ftima  verfo  di  lui  .  320.  Let- 
tera fcrittagli  di  fuo  pugno  da  Vene7Ìa  .  (  Ap- 
pend.  num.  XLV.  )  Ufa  atti  di  bontà  grande 
verfo  di  lui  neU  fuo  ritorno  a  Modena  .  ivi. 

Franciarini,  Marcello,  indirizza  una  fua  Dif- 
fertazione  al  Muratori .  325 

FuLGosio  di  Monte  Peloro  .  V^àì  Mancufi  F, 
Antonio  Ignazio . 


Gasparont  ,  Dottor  Ferdinando  ,  indirizza  a 
Muratori  una  fua  Lettera  .  325 

Gallano,  Andrea,  dotto  Prete  dell'Oratorio, 
Autore  della  Prefazione,  e  del  Catalogo  dell* 
Opere  Muratoriane  ,  premeflì  alT  ultima  Edi- 
zion  di  Venezia  del  Trattato  ds  Ingeniorum 
Moderatione  .  49 

Gatti  Dottor  Antonio  ,  pubblico  Profeflbre  nelP 
Univerfità  di  Pavia  .  Sua  Differtazione  de  recle 
injìituenda ] uris  jìcademia  ,  diretta  a  Lamindo 
Pritanio.  43 

Gherardi  ,  Pietro  Ercole  ,  Lettor  Pubblico  di 
Lingua  Greca  ed  Ebraica  nelF  Univerfità  di 
Modena  ,  e  Vice-Bibliotecario  Eftenfe  ,  allie- 
vo del  V.  Bacchini .   12 

Giacobini,  Benedetto,  Propofto  di  Varallo  nel 
Milanefe  :  Sua  Vita  cooipilata  dal  Muratori ,  che 
Kk    4  vien 


520 

vien  pofcia  tradotta  e  Campata  anche  in  Lati- 
no .  9Ó 

Giorgio  I.  Re  della  gran  Bretagna,  ha  in  mol- 
ta nima  il  Muratori  ,  315.  Lo  accompagna 
con  fue  Lettere  Reali  a  varj  Principi  d'Italia, 
in  una  delle  quali  lo  nomina  ,  come  Uomo 
in  Jtudio  hijìorico  verfatijjìmo  y  e  lo  regala  di 
quattro  MtJag'ioni  d'oro.   31Ó 

Giuliani,  P.  Giovanni  ,  della  Compagnia  di 
Gesù  ,  Maeftro  del  Muratori  nella  Morale  , 
lodato  .  6 

Gli  Autori  del  Giornale  de'  Letterati  d' Italia  difen- 
dono il   Mur;4tori .    105 

GoRi  ,  Propofto  Anton-Francefco  ,  celebre  Let- 
terato fiorentino  ,  pubblica  due  DifTcrtazioni 
del  Muratori .   loi 

Gotti  ,  P.  Maelko  Lodovico  ,  infignc  Teolo- 
go dell'Ordine  de' Predicatori ,  e  pofcia  Cardi- 
nale ,  appruova  il  Trattato  della  Carità  Cri- 
jìiana   del    Muratori .   70 

Grundorgeo  ,  Andrea.  V.Galland  Andrea, 

GuAZZESi ,  Cavalier  Lorenzo  ,  indirizza  una  fua 
DifTertazione  al  Muratori . 

GuiDOTTi  ,  P.  Giovan-Domenico  ,  del  Terzo 
Ordine  di  S.  Francefco,  Maeftro  del  Murato- 
ri nella  Filofofia  ,    lodato .   5 

H 

HagembuchiOj  Giovanni  Gafpero,  di  Zurigo, 
pubblica  una  Diatriba  incivilifTima  contro  la 
Raccolta  d'  Ifcrizioni  del  Muratori  ,  e  vien 
confutato  dal  Novellifta  di  Firenze.  144.  Altre 
fue  Cenfure ,  145 

Hu- 


52t 
Hudson  ,  Giovanni  ,  Bibliotecario  d'  Oxford  , 
indirizza  al  Muratori  il  terzo  Tomo  de'Geo- 
grafi  Minori,  324 


Lagomarsini,  P.  Girolamo  ,  della  Compagnia 
di  Gesù  dedica  al  Muratori  ilTomoI.^f  Scri- 
ptis  invita  Minerva  di  Monfig.  Graziani .  526 

Lami  ,  Dottor  Giovanni ,  celebre  Letterato  Fio- 
rentino, e  Teologo  di  S.  M.  Imperiale  ,  tra- 
duce in  Latino  e  pubblica  il  Compendio  del- 
la Vita  di  Francefco  Lemene  ,  comporto  dal 
Muratori  .  44.  Siccome  quello  di  Rinaldo  I. 
Duca  di  Modena  .  86.  Difende  il  Muratori  nel- 
le fue  Novelle  Letterarie  .  136.  151,  Da  alla 
luce  un  Compendio  della  Vita  del  Muratori ,  e 
gU  fa  un  Elogio  dopo  morte  nelle  fue  Novel- 
le.  323 

J-AMBERTINI  ,  Cardinal  Profpero  ,  Vefcovo  d' 
Ancona ,  manifefta  al  Muratori  con  fua  Let- 
tera la  lìima  ,  che  ne  ha  .  304.  ed  Append. 
num.  XXVL  Defidera  ,  divenuto  Arcivefcovo 
di  Bologna  ,  d'impararlo  a  conofcere  di  vifta, 
fi  porta  a  tal' effetto  al  Calino  del  March.  Orli, 
e  finezze  che  gli  comparte.  305.  Altra  Let- 
tera ,  in  CUI  gli  rinuova  le  protese  dt  una 
/incera  alti jfima  Jì ima  .  ivi  ^  ed  Append.  num. 
XXVIL  Con  altra  Lettera  loda  i  di  lui  Pro- 
legomeni a'I' Opera  di  LefcioCrondermù .  ^06. 
ed  Append.  num.XXVIIL  e  con  un  Bigliet- 
to il  Trattato  de  Ingenivrum  Moderatione .  ivi, 
ed  Append.  num.  XXIX.  Ritorna  prefTo  il 
March.  Orfi  per  abboccarfi  coi  Muratori  ,    e 

non 


522 

non  minori  fono  le  grazip  e  finezze  ,  cbc 
gli  fa.  ivi.  Seco  fi  rallegra  con  Lettera  della 
fua  ricuperata  falute  .  Ivi  .  E  con  altra  Let- 
tera r  aflìcura  ,  che  lo  riguarda  come  il  vero 
ed  unico  Onore  della  nojìra  Italia.  309.  Alfun- 
to  al  Pontificato  conìerva  la  mcdefìma  ftima 
ed  affetto    per  lui .  ivi .  Vedi  Benedetto  XIV. 

Lampridi  ,  Antonio.  V. Muratori. 

Lancisi,  Monfignor  Gian  Maria ,  celebre  Me- 
dico di  Clemente  X?.  accetta  l'uffizio  d'Ar- 
conte Depofitario  de'  Voti  de'  Letterati  fopra 
l'ideata  Repubblica  Letteraria.  58 

Lazzarini,  Ab.  Domenico  ,  fue  Critiche  con- 
tra  del  Muratori.  109.  Sua  Lettera  al  mede- 
fimo.  (  Append.num.  X.  ) 

Leibnizio,  Gotifredo  Guglielmo,  celebre  Let- 
terato ,  pubblica  una  Lettera ,  a  lui  dal  Mu- 
ratori indirizzata  ,  fopra  la  connefTione  della 
Real  Cafa  di  Brunfuic  coll'Edenfe;  ma  trat- 
tiene più  del  dovere  il  Manofcritto  del  mede- 
fimo  fopra  le  Antichità  EJìenft .   51 

Leichio  ,  Giovanni  Enrico  ,  Letterato  di  Li- 
pfia  ,  critica  il  Teforo  d'  Jfcrizioni  dei  Mu- 
ratori .  143 

Lescio  Crondermo,  cioè  P.  D.  Celfo  Cerri  A- 
bate  de' Canonici  Regolari  del  Salvatore.  33. 
Suo  Trattato  Teologico,  ivi.  Sue  Lettere  al 
Muratori  fopra  i  Prolegomeni  ,  premeflì  ad 
efTo  Trattato.  201.  e  feg. 

Lipsia  ,  Autori  de  gli  Atti  di ,  credono  che  fot- 
to    il  nome  dì  Lamindo  Pritanio  ù  celi  ilTre- 
vifani.  3(5.  e  42 
LiRON  ,  P.  D.  Giovanni  ,  Monaco  Benedettino 
Franzefe,  pretende,  che  il  quarto  Pgema ,  pub- 
blica- 


5^3 

blicato  dal  Muratori  nel  Tomol.  d'Anecdoti 
Latini ,  non  fia  di  S.  Paolino  Vefcovo  di  No- 
la .    128 

LivizzANi  ,  Conte  Giufeppe  ,  Segretario  deìla 
Cifra  di  Papa  Clemente  XII.  de'  Memoriali 
fotto  Benedetto  XIV.  e  poi  Cardinale  ,  allie- 
vo del  P.  Bacchini.   12    13 

di  Lorenzo  ,  P.  Melchiore  ,  della  Compagnia 
di  Gesù,  difcnior  del  Voto  Sanguinario .  1Ó2. 
Rifpofta  datagli  dal  Muratori  .  163.  Suoi  Dia- 
loghi reftati  fenza  rifpofta  .   165 

de  Luca  ,  P.  Giovanni  ,  Minor  Oflervante  , 
fuo  Prologo  Galeato  contra  il  Muratori .  160. 
Rifpolla  da  quefti  fattagli  colle  prime  cinque 
Lettere  fotto  nome  di  Ferdinando  Faldefio  . 
162.  Replica  mordace  di  elio  Padre,  Jafciata 
fenza  rifpofta  dal  Muratori.   16^. 

M 

Maggi  ,  Carlo  Maria  ,  celebre  Poeta  ,  grande 
Amico  del  Muratori  :  Sua  Vita  da  quelli  com- 
porta .  28.  43 

Maffei  ,  Marchefe  Scipione  ,  infigne  Letterato 
Veronefe  ,  defìdera  d' elTere  il  primo  a  pubbli- 
car' e  comentare  l' infigne  Tavola  di  Bronzo 
/penante  a  i  Fanciulli  Alimentar j  di  Tra] ano  . 
100.  Difende  il  Muratori  .  122.  Gli  fuggeri- 
fce  alcune  cofe  intorno  alla  Raccolta  de  gli 
Scrittori  d' Italia  .  134.  Si  disgufta  con  lui,  e 
perchè  .  140.  Riconofce  per  impofìfibile  il  da- 
re una  Raccolta  d'  Ifcrizioni  fenza  errori  ,  e 
loda  quella  del  Muratori  .  144.  e  fegu.  Lo 
difende.   202.  Sua  Lettera  al  Muratori.  287 

de* 


524 

«^e' Magnani  ,Glam-Batlfta  ,  indirÌ7,2a  al  Mura- 
tori  le  Notìzie  Jjìorickc  dijefi ,  ec.  287 
Maioli  ,  ut   Avitabile  Bi  igio,   Letterato  Napo- 
Jitano  ,    fa  Ikmpare    in  Napoli    il  Libro  del 
Buon  Gujlo  del  Muratori .  42 
Maittaire,  Michele,  Letterato  Inglefe ,  ten- 
ta di  far' imprimere  in  Londra  il  Trattato  de 
P  aradi  fa  ^  ma  non  gli  riefce  .   88 
Mancusi  ,    P.  Antonio  Ignazio  ,    della  Com- 
pagnia di  Gesù  ,    confuta    con    un  Libercolo 
una  propofizion  fanifTima  e  Cattolica  del  Mu- 
ratori .    165.   e  con   un  altro  fotto    nome  di 
Fulgofto  di  Monte  Pcloro  tenta  ,  ma  inutilmen- 
te ,  di   fcreditar  la  dottrina  di  Lamindo  Frita- 
nio  .    Giudizio  che    di  queft'  ultimo  opufcolo 
da  il  P.  Andrea  Galland    nella  Prefazione  al 
Libro  de   Ingenicrum  Modcrationc    dell'j ultima 
Edizion  di  Venezia .   166 
ManteGazzi  ,    Propofto  AlefTandro  ,    pubblica 

il  Voto  del  Muratori   lopra  il  Digiuno .  194 
Marano,  Andrea,  Poeta  Vicentino:  Sue  Poefie 
criticate    dal   Muratori;  e  fua.Rifpofta,   105. 
Marsigli  ,  Monfìg.  Antonio  Felice  ,  Archidia- 
cono  della   Metropolitana  di  Bologna  ,    e  poi 
Vcfcovo  di  Perugia  ,  Protettore  del  Muratori . 
16.  Sua  Lettera  allo  (teffo .  Append.  num.  L 
Martin,   P.   D.  Jacopo,  Monaco  Benedettino 
Franzefe  ,  impugna  l'opinion  del  Muratori  in- 
torno all'ha.?  Tepolcrale  .    140 
Matteucci  ,    Agoflino,  Giunlconfulto  di  Fano, 
cenfura  una  Conclufion' Legale  ,  propella  dal 
Muratori.   125 
Maurici  ,  P.  Salvatore  ,    della  Compagnia  di 
Gesù,  trafporta  in  tanti  Dialoghi  Italiani  l'O- 
pera 


525 
pera  del  P.  Plaiza  centro  h  Regolata  Divozio' 
ne  del  Muratori .   208 

Mazzocchi,  Canonico  Aleffio  Simmaco, ,  ce- 
lebre Letterato  Napolitano  ,  cenlura  1'  opi- 
nion del  Muratori  intorno  all'^a^ Sepolcrale  . 
141  Sua  Rifpofta  allo  ftefTo .  (Append.  nura. 
XIII.) 

Menchenio  ,  Gio.  Burcardo  j  Lettera  fcrittagli 
dal  Muratori .    120 

Migliacci,  Canonico  Loren2o ,  difende  il  Vo- 
to Sanguinario  .  161.  Gli  rilponde  il  Mura- 
tori.  162 

Milanese  ,  P.  Giufeppe  Ignazio  ,  della  Com- 
pagnia di  Gesù  :  Sua  Diliertazione  a  favor 
del  Voto  Sarguinario  ,  confutata  dal  Mura- 
tori .    163 

MoNGiTORE,  Canonico  D.  Antonio,  di  Paler- 
mo,  fcrlve  a  favor  del  Voto  Sanguinario  ^  ma 
dal  Muratori  non  gli  è  fatta  riipofta'.    164 

MoNFAUCON,  P.  D.  Bernardo,  dottiffimo  Mo- 
naco della  Congregazion  di  S.  Mauro  :  Giu- 
dizio fuo  favorevole  intorno  alla  grande  Rac-n 
colta  de  gli  Scrittori  d'Italia.   135 

Monti  ,  P.  Ercole ,  Teologo  della  Compagnia 
di  Gesi!i  ,  Autor  di  una  Drlfcnazione  Teolo- 
gico-Mornlc-Crit>ca  ,  impugna  incivilmente  il 
Voto  dei  Muratori  fopra  il  Digiuno  ;  e  dal 
f.  Concina  gli  viene  rispofto  .  195.  Paflb  di 
Filone  prodotto  in  difefa  del  Muratori .   196. 

Muratori,  Lodovico  Antonio  ,  nafce  in  Vi- 
gnola  ,  Terra  antica  dello  Stato  di  Modena . 
2.  Comincia  da  Fanciullo  a  diracflrar  grande 
inclmazicne  allo  Studio,  ivi  Apprende  in  Pa- 
tria la  lingua  Latina  .  ivi .  E^  mandato  dal  Pa» 

dre 


526 

dre  ad  iftudiare  in  Modena  le  Lettere  Umane 
fotto  i  PP.  della  Compagnia  di  Gesù .  4.  Ve- 
fle  l'Abito  Chericale,  e  riceve  la  prima Ton- 
fura.  ivi.  Serve  con  affiduità  alla  luaChiefa, 
e  s'applica  al  Canto  Fermo.   5. Sue  belle  par- 
ti da  giovmetto .  ivi.  Studia  la   Filofofia ,    le 
Leggi ,  la  Scolaflica  ,  e  la   Morale  Teologia  . 
6.  S' annoja  dello  Studio  delle  Leggi  ,  e   della 
Morale,  e  fi  rivolge  a  quello  delle  Lettere  ame- 
ne .  8    Si  appiglia  al  buon  Cullo  nella  Poefia  IO. 
S'invaghifce  della  Filofofia  Stoica,  ivi.  e  po- 
fcia  dello  ftudio   dell'Erudizione  Profana,    ir. 
Studia  la  Litiga  Greca .  ivi .  Lafcia  lo  ftudio 
dell'Erudiziene  Profana,  e  fi  appiglia  a  quello 
dell'  Erudizione  Sacra  .   i  5.  S' introduce  alla  con- 
verfazione  del  Marchefe  Orfi  .   16.  Sua  Difierta- 
zione  de  Grxc£  Lingux   ufu  ,  &  prxjìantia ,  ed 
altre. Compofizioni  da  lui   fatte   in   gioventù. 
ivi .  Viene  accettato  per  uno  de  i  Dottori  dell' 
Ambrofiana  ,  e  pafìTa  a  Milano  .   19.  Quivi  afccn- 
de  al  Sacerdozio,  /vi.  Truova  nell' Ambrofia- 
na quattro  Poemi  inediti  di  S.Paolino  Vefco- 
vo  di  Nola  ,  gì'  illultra  con  Note  e  Differtazio- 
ni ,  e  II  publ^Jica  col   titolo   di  Anecdota  Lati- 
na    20.  5i  dà  conto  d' effe  Diflertazioni .   21. 
€  fegg.  Credito  grande  acquiftato  dal  Murato- 
ri prefio  i  Letterati  dentro  e  fuori  d'Italia  per 
la   puhblicazion  di   quefi' Opera.  24.  ,Dà   alle 
flamre  altro  Tomo  d'  Anecdoti  Latini  ;  e  fi  par- 
la oi  ;;bche  contiene.   2<5.  e  fegg.  Ifiituifceun' 
Acc'Hdcmia  di  belle  Lettere  in  Cafa  Borromea  , 
ed  un' alerà 'd'Erudizione  Ecclefiaftica  in  Mila- 
no .  ■^O:'  S  actinge  a  fare  una  Raccolta  d' Ifcri- 
iiom  antiche,  e  penfa  d'illufirare  i  Riti  della 

Ghie- 


5^7 

Chiefa  Ambrofiana.  ivi.  Scrive  la  Vita  dì  Car- 
lo Maria  Maggi,  e  la  pubblica  colle  Rimedi 
quefto  Poeta  .  ivi.  iafla  al  (ervigio  di  Rinaldo 
I,  Duca  di  Modena  col  carattere  di  fuo  Biblio- 
tecario ed  Archivifta  fegreto.  33.  Sua  Lette- 
ra al  Conte  Francefco  Bergomi  Miniftro  del 
Duca  di  Modena  in  Milano.  (Append  num. 
II.)  Compone  e  pubblica  il  Trattato  della  Per- 
fetta  Poefia  Italiana  .  32.  Per  lua  cura  fi  ftam- 
pano  due  Trattati  Teologici,  a' quali  premet- 
te eruditi  Prolegomeni .  '^'^.  Introduce  carteg- 
gio con  Bernardo  Trevifani  N.  V.  fotto  no- 
me di  Antonio  Lampridi ,  e  pubblica  per  di  lui 
rtìezzo:  I  primi  difcgni  della  Repubblica  Lette- 
vària  fotto  nome  di  Lamindo  Pritanio ,  Ana- 
gramma dell'altro  finto  Nome .  34.  Rumore 
fufcitatofi  per  la  pubblica2Ìon  di  que' fogli  fra' 
Letterati  d'Italia.  ^6.  Pareri  diverfi  di  quefti 
intorno  al  progetto  della  fudetta  Repubblica  . 
ivi.  Il  Muratori  fcrive  con  a'tri  a  Monfig. 
Bianchini  su  quefto  propofìto ,  e  rifpofta  che  ne 
riceve  (Append.  num.  IH.  )  Varie  Lettere 
finte  da  lui  ftampate  dietro  1  primi  difegni  . 
38.  Motivi ,  che  ebbe  di  non  profeguire  la 
burla  intraprefa  con  que' fogli,  ivi.  Pubblica 
una  Lettera  in  fua  difefa  .  (  Append  num.  VI.  ) 
Sua  Lettera  inedita  a  i  Capi  ^  Maejìri  ec.  de 
gli  Ordini  Religio/ì ,  in  cui  gli  eforta  a  rifor- 
mare i  loro  Studj .  (  Append.  num.  VII.  ) 
Pubblica  la  Parte  I.  delle  fue  Riflejjìoni  [opra 
il  Buon  Gujlo  nelle  Scienze  e  nelle  Arti .  E  po- 
fcia  la  Parte  II.  fotto  il  nome  di  Lamindo  Pri- 
tanio. 44.  Indi  Y  Introduzione  alle  Paci  private.  45. 
Compone  un  Kidretto  della    Vita   di    Carlo 

Ma- 


528 

Maria  Maggi ,  e  di  Francefco  Lemene  .  /\.6. 
Dà  alla  luce  un  Tom^  d' Anecdoti  Greci  ,  che 
arricchifce  di  Note  e  DinTertaTÌoni .  ivi.  ed  an- 
che due  altri  Tomi  d'  Anecd;)ti  Latini .  47. 
Siccome  le  Rime  del  Petrarca  colle  lue  C<3n- 
fiderazioni .  ivi  .  Prende  la  difefa  di  S.  Agolti- 
no  contro  Giovanni  Fercpono,  o  fia  Giovan- 
ni Clerc  ,  e  compone  il  iV^ttato  de  Ingcnio- 
ri'.m  Moderations .  4'"^.  che  fu  Campate)  m  Pa- 
rigi fotto  nome  di  Lammdo  Pritanio^  ma  con 
alcune  Aggiunte  ,  fittegli  lenza  faputa  del  Mu- 
ratori,  il  quale  ptrciò  con  fua  Lettera  le  ri- 
tratta. 49.  (  Append  num.  IX.)  Pregi  dell' 
ultima  Edizione  Veneta  dell'Opera  fuddetta . 
50.  Trattato  della  Pejìe  ,  comp'.'ft)  dal  Mu- 
ratori, ivi.  da  lui  polcia  accrefciuto  di  Offe  r- 
vazioni  ed  Aggiunte  ,  e  colla  Rclazion  della 
PeQe  di  MarfigJia .  50.  Vifita  di  molti  Ar- 
chivi d'Italia  fatta  dal  xMuratori  per  trovar 
Documenti  da  illulhar  la  Genealogia  della  Ca- 
fa  d'Elle,  ivi.  Due  Tue  Lettere  indiritte  al 
Leibnizio  fopra  )a  conneffione  della  Real  Ca- 
fa  di  Brunfuic  coli'  Eftenl'e  ,  e  Parte  11.  delie 
Antichità  EJlenfi  .  51.  Semplice  Sacerdote  ,  co- 
mincia a  fatigare  pel  bene  fpirltuale  del  Prof- 
fimo .  52.  Chiede  ed  ottiene  l'ufficio  di  Vifi- 
tator  de' Carcerati .  54.  Afiilk  il  P.  Paolo  Sc- 
gneri  Juniore  in  varie  Milfioni ,  e  gli  ottie- 
ne che  venga  a  farla  in  Modena ,  fìccome  a 
dar  gli  Eferci?)  fpirituali  55.  S'invoglia  di 
fcriverne  la  Vita.  5(5.  Gli  vien  conferita  la 
Prepofitura  di  S.  Maria  della  Pompofa  di  Mo- 
dena^ ivi.  Ben  grande  fatto  da  lui  a  quc{}a 
Chiefa,  di  cui  intraprende  anche  la  fabbrica 

a  fug 


529 

a  fue  fpefe.   57.  Fa  per  tre  anni    li    Difcorfi 
dell^  Novena  del  Santo  Natale  nella    Chiefa 
dell'Annunziata,  ivi.  S' inferma  gravemente  , 
e  guarifce.  ivi.  Benefizi  grandi  da    lui    fatti 
anche  alla  Chiefa  di    S.  Agnefe    di  Ferrara , 
di  cui  era  Priore  i  e  ad  altro  Benefizio    fem- 
plice,  che  godeva    in    quella    Città.   59.    Fa 
tutte  le  parti  di  buon  Paftore    pel    bene    dei 
gregge  alla  Tua    cura    commeflo .   6c.    e    feg. 
Iftituifce  nella  fua  Chiefa  gli  Efercixj  per  gli 
Ecclefiaftici ,  e  fa  integnare   il  Canto   Fermo 
a' Cherici .  63.  Amore  e  Liberalità  grande  del 
Muratori  verfo  i  Poveri,  anche  d' altre  Parec- 
chie e  Città  64.  e  fegg.  Iflituifce  in  lor  be- 
nefizio la  Compagnia  della  Carità    nella    fua 
Chiefa .  66.  Fa  predicare  nel  Duomo  di  Mo- 
dena da  valenti  Oratori  i  pregi    della  Carità 
verfo  i  Poveri ,  e  compone  il  Trattato  della 
Carità  Crijìiana  in  quanto  è  Amor  dei  Prof- 
fimo  .71.  Donazioni    da  lui  fatte    alla    fud- 
detta  Compagnia,  a    qual    lomma    arrivino. 
72.  Quanti  Poveri    ricevano    da    lei    in    oggi 
qualche    fuflidio .  ivi .   Proccura    il  Muratori , 
che  fia  porto  qualche  buon'ordine  anche    ne' 
Queftuanti ,  e  mezzi  da  lui  fuggeriti .  74.  Per 
le  premure  di    lui    è    eretto    in    Modena    un 
Monte  di  Pietà,  che  prefta  il  danaro  gratis. 
ivi.  Rinunzia  la  Parrocchia,  e  per  qual  mo- 
tivo.  75.    Il  Muratori  pubblica    la    Vita    del 
P.  Segneri  Juniore ,  e  gli    Efcrcizj    Spirituali 
fecondo  il  Metodo  d'  effo  Padre ,  ficcome  una 
DilTer razione  de  Potu  vini  caiidi .  j6.  Stampa 
la  grande   Raccolta  de  gli    Scrittori    d^  Italia . 
79,  Compone  le  fue  Differtazioni  fopra  le.i»- 

L 1  fichi- 


tichitci Italiane  de' tempi  dimcilo.  8r.e  fiigU, 
e  pofcia  il  Tcforo  d*  Ifcrizìoni  antiche.  85. 
Varie  Vite  di  Letterati  Modenefi  compofte  dal 
Muratori  .  84  e  feg.  Che  dà  alle  ftampe  la 
Filofofia  Morale,  ivi.  Siccome  una  Lettera, 
e  due  Differtazioni ,  e  confuta  Tom mafo  Bur- 
neto  Proteftante  Inglefe  col  Trattato  de  Pa- 
radifo .  88.  Pubblica  la  Parte  II.  delle  Anti- 
chità EJìenfi .  89.  Sua  Differtazione  inedita  <^e 
Codice  Carolino  ec.  e  Trattato  de  i  Difetti  del- 
la Giuri/prudenza  da  lui  pubblicato  .  ivi  . 
Prende  a  tratar  delle  Miffioni  de  i  PP.  della 
Compagnia  di  Gesù  nel  Para  guai  ^  e  perqual 
motivo.  91.  Defidera  di  trattare  eziandio  d* 
altre  Miflìoni  nelle  parti  de  gì'  Infedeli ,  e 
mafTime  di  quelle  dell'Etiopia;  ma  non  efe- 
guifcequefto  fuodifegno,  e  perchè.  92.  Pren- 
de a  (cri vere  gli  Annali  civili  d'Italia^  che 
vengono  pofcia  trasportati  in  Lingua  Aleman- 
na, e  fono  riftampati  più  volte.  93.  Dà  al- 
la luce  due  Operette  Filofofiche.  ivi.  e  po- 
fcia il  Trattato  della  Regolata  Divozione  lot- 
to nome  di  Lamindo  Pritanio .  95.  Compone 
la  Differtazione  col  violo Lufitana  Ecclefia Re- 
naio,  e  fcrive  la  Vita  del  Giacobini,  ivi. 
Sua  Differtazione  fopra  i  Servi .  ^j.  ed  Ope- 
ra Liturgica.  98.  Difende  una  Lettera  di  Be- 
nedetto XIV.  dalle  Cenfure  del  Proteflante 
"Windheim.  ^c).  Illuftra  la  gran  Tavola  di 
Bronzo  fpettante  a  i  Fanciulli  Alimentari  di 
Traiano,  ivi.  Altra  fua Differtazione  pubbli- 
cata dal  Gori .  loo.  Dà  fuori  il  Trattato  del- 
,  la  Pubblica  Felicità  .  102.  Critiche  fatte  al- 
le fue  Opere,  io?,  e  fegg.  non   ha   a   male 

d'ef- 


^3Ì 


J. 

d'eflere  criticato,  e  per  Io  più  non  fi  cura  di  ri{- 
pondere  alle  altrui  cenfure .  ivi.  DifeTo.   105» 
129.   131.  Sua  Lettera  apologetica  al  P.  Ga- 
briele  Rofli    Carmelitano  ,    (   Append»    num* 
XI.  Lettere  cieche  fcritte  al  Muratori  .   135. 
e   160.  Ringrazia  il  Canonico  Mazzocchi  per 
averlo  criticato  »  (  Append.  num.  XIIL  )  Di- 
fefo  dalle  cenfure  dell'  Hagembuchio  .    140.  e 
e  feg.   Rifpofta  fatta  dal  Muratori    all'Emin. 
Querini  .    (Append.  num.  XV.)  Difefo  dalie 
obbiezioni   del  P.  Vittorio  da  Cavalefe  .   17^. 
e  fegg.  Sua  Lettera  a  Benedetto  XIV.  in  cui 
lo  fupplica  di  fargli  indicar  le  cofe    degne   di 
cenfura    nelle    fue  Opere  ,    per  poterle  ritrat- 
tare .  (Append.  num.  XVI.  )    e  benignilTima 
Rifpolla  riportata  .    (Append.  num.  XVIL  ) 
Due  Lettere  del   Muratori  al  P.  Rettore  dell' 
Univerfità  di  Salisburgo  intorno    alle    dicerie 
fufcitatefi  cola  contra  di   lui.  (Append.  num. 
XVIII.  e  XX.  )  Muratori   fcrivc  in  favor  de- 
gli Arcivefcovi ,  e  Vefcovi  del  Portogallo  ,  e 
in  difefa  delle  Coftituzioni  Pontificie  .    196.  Ri- 
.Ipofta  fattagli  dal  Bernardes  de  Moraes .   197. 
Si    difende    il  Muratori  jdal    plagio  oppoflogli 
de'  Prolegomeni  a  Lefcio  Crondermo  .    200.  e 
feg.  Sua  Regolata  Divozione  da  chi  cenfurata. 
2Ò2.  206.  216.  e  217.  Da  chi  difefa.  215.  e 
feg.  Buon'ufo  del  Tempo  fatto  dal  Muratori, 
e  fuo  Metodo  ordinario  di  vivere.  220.  e  fegg. 
S.  Giovanni  Grifoftomo  ,  fuo  Santo   Padre  piCi 
favorito  .   22:5.   Muratori  ,   mcleftato  da  gravi 
infiammazioni   d'occhi,  non  dtfiile  dallo  i\\x- 
dio.-224.  Lo  continua  anchenelle  villeggiatu- 
re ,    e  talvolta  compone  alcune    cofe  .    226, 
L I     2  Dotti 


532 

Doni  fingolari  di  Natura  ,  conceduti  da  Dio 
al  Muratori  .  251.  e  fegg.  Quanto  vigorofa 
la  Tua  Mente  .  232.  ficcome  la  Memoria  .  255. 
Viltà  acutilìima  e  cottante  ^concedutagli  d;i 
Dio  .  234.  fue  Virtù  .  236  e  fegg.  Mezzi 
con  cui  fu  folito  d'  alimentare  la  Tua  Pietà 
verfo  Dio.  ivi,  e  237,  Amor  fuo  e  Divozion 
grande  verfo  il  Figliuol  di  Dio  .  239.  Sua  gran 
Divozione  e  raccoglimento  nel  celebrar  la  San- 
ta Melìi\  .  ivi  .  Sogni  divoti  da  lui  avuti  in 
tempo  d'  infermità  .  241.  Preghiera  Italiana 
da  lui  compoila  in  forma  di  Litania ,  per  ira^ 
plorare  T  ajuto  di  Gesìi  nelle  tribolazioni .  242. 
Sua  Fede,  Speranza,  e  Carità.  243.  e  fegg. 
Difende  i  Dogmi  della  Religione  in  varj  fuoi 
Libri,  ivi.  Non  può  foffrire  1  Pirronilii  .  24.5, 
Ha  in  abborrimento  i  Libri  degli  Eretici  con- 
tro la  Cattolica  Religione  .  2^6.  Atti  delle 
Virtù  Teologali  da  lui  praticati  ,  e  Preghiera 
da  lui  comporta  ,  e  recitata  ogni  giorno  per 
ottenere  il  Dono  delle  medefime  Virtù  .  247. 
Chiede  di  far  la  Profeirion  di  Fede  in  punto  di 
morte,  e  rifpofta  data  da  lui  al  fuo  Confeflb- 
re .  249  Sua  Virtù  della  Speranza  ,  ed  argo- 
mento della  medefima  ,  lafciato  nel  Libro  de 
Paradifo  .  252.  e  feg.  Sua  Carità  verfo  Dio, 
e  verfo  il  Proflìmo .  254,  e  fegg.  Ama  anche 
i  Nemici  fuoi.  258.  Promuove  la  pratica  del- 
le Virtù  Teologali  .  260.  Sua  Umiltà.  258. 
Ricufa  d' accettar  Cattedre  di  gran  decoro  e 
non  minore  emolumento,  ivi,  e  feg,  Nemi- 
co della  Vanità  .  263.  Bailo  fentimento,  eh' 
egli  avea  di  sé  iklfo ,  e  delle  fue  Opere.  2Ò5. 
e  fegg.  Atto  fmgolare  d'Umiltà  praticato  dal 

Mu- 


«;  -I  9 

Muratori.  269.  SuaManfuetudine  .  m,  e  feg» 
e  Moderazione .   270.  e  feg.  Sua  Pazienza  ver- 
fo  ilProffimo,  e  nelle  infermità.   27:5.  e  feg. 
Alcune  brevi  malattie  da  lui   fofferte  .   276.  Si 
prepara  alla  morte  .   277.  Perde  la  vifta  de  gli 
occhi  .    278.    Si  ammala    gravemente  .    279. 
E    munito    de'  Santiffimi   Sacramenti  ,    e  del- 
la raccomandazione  dell'Anima  .  280.   Miglio- 
ra ,  e  comincia  a  dettar  Lettere.  281.  Sua  Ri- 
fpofta    al  March.  Maffei .   282.  Muore.   284.. 
Fattezze  del  fuo  volto,  ivi.  Suo  Funerale  ,  e 
Sepoltura  .  290.  Ifcrizione  porta  al   Tuo  Sepol- 
cro ,    ed  altra    incaftrata    nel    muro  interiore 
della  Chiefa  .    291.    Anniverfario  folenne  ce- 
lebratogli conOrazion  funebre.   292.  Stima  e 
concetto ,  in  cui  fu  il  Muratori  prefTo  il  Car- 
dinal   Profpero    Lambertini    ,    pofcia    Sommo 
Pontefice  .    297.    e  fegg.    fue  Scritture    fopra 
Comacchio,  e  Ferrara  .    114.  Quali  foffero  tra- 
dotte in  Franzefe  ,    e  riftampare  .    117.  Cre- 
dito grande   fattoli   con   effe .  zvi.  Ricercato  a 
fcrivere  contro  T Opera  di  Monfig.   Antonelli 
fopra  Parma  e  Piacenza  ,  ricufa  di  farlo,  r  18, 
Rifponde  alle  Offervazioni  critiche  del  Fontanini 
fopra  il  fuo  Trattato  de  Inpenìorum  Modcrationc  . 
120.  Fa  qualche  rifpofta  anche  alle  di  lui  obbie- 
zioni fopra   la  Corona  ferrea  .  ivi.  Cenfura  la 
Diflfertazione  di  quel  Prelato  fopra  il  Corpo  di 
di  S.  Agoftino  .    12  {.Difende  sé  fteffo  e  ilCa- 
fìelvetro  dalle  ingiurie  del  Fontanini  .  122.  Sic- 
come i  funi  Annali  dalle  cenfure  del  Giorna- 
lifta  di  Roma.   158.    Impugna   l'opinione  del 
Marchefc  Maffei  (o^rzV  A/da  Sepolcrale  .   159. 
L 1     3  e  feg. 


554 

e  feg.  Rifpondc  al  P.  Burgi  fottonome  d\/f?r 
ionio  Lampridio .  151.  Viene  accufato  ingiufta- 
mente,  che  abbia  impugnata  la  Pia  fentenza , 
ed  è  difefo .  152.  e  feg.  Quattro  Sonetti  fuoi 
in  lode  della  Concezione  Immacolata  di  Ma- 
ria Santiftìma  ,  letti  nel!'  Accademia  di  Napo- 
li,  e  cola  per  due  volte  imprefTì ,  159.  Sua 
Divozion  verfo  Maria  Vergine.  155,  Rifpon- 
dc fotto  nome  di  Ferdinando  Valdcfio  a'  Cen- 
fori  fuoi  intorno  al  Voto  fanguinario ,  158. 
Non  cura  di  rifpondere  ad  altri  fimili  contra- 
dit'tori ,  e  perchè  .  159.  Sua  rifpofta  al  Cardi- 
nal Qiierini  in  propofito  della  diminuzion  del- 
le Ftfle  .  191,  Sua  replica  a  quel  Porporato, 
rimafta  inedita,  e  perchè,  ivi.  Seco  fi  ricon- 
cilia. 192.  E' lodato  da  lui  dopo  morte  .  193. 
Compone  l'Operetta  de  i  Pregi  dcW  Eloquen- 
za Popolare.  271,  Traduce  in  Italiano  le  fue 
Differtazioni  fopra  le  Ayitichita  Italiane  ,  e 
perchè  non  terminaHe  quefta  fua  Traduzione . 
272,  Lingue  pofTedute  dal  Muratori .  383.  Sti- 
ma grande,  che  di  Uù  avea  il  Cardinal  Lam- 
bertini,  pofcia  Benedetto  XIV.  304, 905.  che 
loda  alcune  delle  fue  Opere  .  307.  e  lo  qua- 
lifica pel  vero  ed  unico  Onore  della  nojìra  Ita- 
lia .  ivi.  Sua  Lettera  di  ringraziamento  a  Be- 
nedetto XIV,  pel  dono  fattogli  della  fua  Ope- 
ra de  Canonizatione .  (Append.  n.  XXX.)  e 
rifpofta  onorevoliffima  che  ne  riceve  .  (  Append. 
num.  XXXI.)  Altra  fua  Lettera  di  ringrazia- 
mento a  quel  Pontefice  per  avergli  fpedita  in 
regalo  P  Opera  de  D.  N.Jcfu  Cbrijli ,  Matris^ 
qm  ejus  /^y^/V  C^<:.  Siccome  un  Efemplare  del- 
la 


535 

la  Lettera  da  lui  fcritta  al  Capitolo  delia  Me- 
tropolitana di  Bologna,  in  cui  ne  fa  più  vol- 
te onorevole  menzione  .  (  Append.  n.  XXXII.  ) 
E*  regalato  dallo  fteflb  Pontefice    di    due    Tue 
DifTertazioni,  e  gli    rende    grazie    con    altra 
Lettera  (Append.  n.  XXXV.)  ficcome   dell' 
Opera  de  Synodo  Di^cefana.   311.  Rendimen- 
to di    grazie  ,    che    ne    fa    al    Santo    Padre . 
(Append.  num.  XXXVI.)  Difende  una  Let- 
tera dello  ftelTo '-'ontefice  dalle  cerafure  del  Pro- 
teftante  Windheim ,    e    ne   vien    ringraziato . 
ivi.  Ricercato  del  fuo  fentimento  intorno  al- 
la Diminuzion  delle  Ferte ,  con  quali    efpref- 
lìoni  onorevoli  foffe  accolto  dalla  Santità  fua . 
312.  Altre  efprelfioni  onorevoliffime  del  San- 
to Padre  verfo  il  Muratori ,  contenute  in  un 
Biglietto  fcritto  al  Cardinal  Tamburini ,  che 
gli  avea  prefentato  il  di  lui  parere    fopra  al- 
tro propofito.  313.  Ottiene  alcune  grazie  dallo 
flefTo  Pontefice,    ivi.  Lodato  fovente  ne  i  fuoi 
difcorfi  dal  medefimo.  315.  Come  ne  parli  in  una 
(uà  Lettera  al  Vefcovo  di  Modena  .  ivi .  Ono- 
rato dilla  fua  grazia  e  protezione    da    Carlo 
VI.  Augufto,  e  regalato  di    una    Collana    d' 
oro.  ivi.  Stimato  alfai    da  Giorgio  I.  Re  d' 
Inghilterra,  che  lo  accompagna  con  (uè  Let- 
tere Reali  a  varj   Principi    d' Italia ,    in    una 
delle  quali ,  fcritta  al  Doge    di    Venezia ,  lo 
appella  in  jìudio   hijìorico   ver  fati jjìmo  \  e    gli 
manda  in  dono  quatro  Medaglioni  d'oro  .   316. 
Tenuto  in  grande  ftima  da   Vittorio  Amedeo 
Re  di  Sardegna ,  che    lo    confiderà ,  come    il 
migliore  Avvocato. d' Italia,  e  gli  fa    fpedire 
LI     4  a  Mo- 


55^  .  ■ 

a  Modena  alcune  Croniche  del  Piemonte ,  per- 
chè ne  faccia  ufo  nella  Raccolta  degli  Scrit- 
tori d'Italia.  517.  Lettera  del  Muratori  a  quel 
Re.  (Append.  n.  XXXIX.)  e  Rirpofta  che 
ne  riceve.  (  Append.  num.  XL.  )  Maggiori  di- 
moftrazioni  di  (lima  ,  dategli  da  Carlo  Emr 
manueleRe  di  Sardegna,  fuo  Figlio,  ivi.  Gli 
chiede  per  mezzo  del  Marqh.  d'Ormea,  Do- 
cumenti da  impinguar  \z  {ut  Antichità  Italiane  . 
ivi ,  ed  (  Append.  num.  XLI.  )  Cib  che 
ottiene.  318.  Atti  di  fomma  benignità  e  cle- 
menza ulati  da  quel  Re  al  Muratori ,  e  dal 
Principe  Reale  di  Polonia  ,  che  lo  regala  an- 
che di  una  Medaglia  d' oro  .  ivi .  Non  pafTa 
Principe,  o  Cardinale  per  Modena,  che  noa 
voglia  vederlo.  319.  Stima  grande  che  di  lui 
ebbe  Rinaldo  I.  Duca  di  Modena,  ivi.  Due 
Lettere  fcrittegli  da  quefto  Principe  di  fuo  pro- 
prio pugno.  (Append.  num.  XLIII.  e  XLIV.  ) 
Anche  preffo  Francefco  III.  di  lui  Figliuolo 
fu  in  grandinTima  confiderazione  il  Muratori , 
e  ne  ricevette  parecchie  dimoftrazioni  .  320, 
Nomi  d'alcuni  Letterati  ,  che  hanno  avuta 
molta  ftima  del  Muratori .  22.  322.  e  314.  e 
d'altri  che  hanno  pubblicati  Compendi  della 
di  lui  Vita  .  ivi  ,  e  (eg.  Siccome  di  quelli 
che  gli  hanno  dedicate,  o  indirizzate  Opere. 
323.  Catalogo  delle  Accademie ,  cui  fu  afcrit- 
to  il  Muratori.  325.  e  feg.  Onori  fattigli  da 
alcune  di  effe  dopo  morte  .  327.  Catalogo 
dell'Opere  del  Muratori.  330.  e  fegg.  Ora- 
zione funebre  ,  recitata  in  Modena  nel  gior- 
no Anniverfario  della  di  lui  morte  .  490  , 
e  fegg. 

Na- 


537 

N 

Napoli  Gianelli  ,  Ab.  Pietro  ,  Palermitano  , 
Amico  cordialifTimo  del  Muratori.   157. 

O 

d'ORMEA,  Marchefe,  Primo  Miniftro  di  Carlo 
Emmanuele  Re  di  Sardegna  .  Sua  Rifpofl-a 
al  Muratori.  (  Append.  num.XLII.)  Tenta, 
ma  inutilmente ,  di  condurre  il  Muratori  a 
Torino.  263. 

Orsi  ,  Marchefe  Giovan  Giufeppe  ,  gran  Protet- 
tore e  Benefattore  del  Muratori  .  15.  Difefo 
dal  Muratori  .  33.  Sua  Vita  compolla  dallo 
fìelTo  .  85.  Suo  Sonetto  112. 

C. Ottavio  Valerio.  Vedi  da  CavalefeP,  Vit- 
torio . 


Padri  della  Compagnia  di  Gesù  :  loro  dimo- 
ftrazioni  di  riconofcenza  verfo  il  Muratori  per 
l'Operetta  fopra  le  loro Mijfioni  del  Paraguai . 
90.  Defiderano  che  intraprenda  anche  la  loro 
difefa  contro  Fr.  Norberto  Cappuccino  Lore- 
nefe  ;  ma  egli  non  sa  indurfi  a  compiacerli .  92 

Paoli  ,  P.  Sebaftiano  ,  della  Congregazione 
della  Madre  di  Dio  ,  difende  il  Muratori  . 
106. 

Pasquali  ,  Giam-Batifta  ,  dedica  al  Muratori  il 

Tomo  V.  degli  Opufcoli  inferiti  negìi  Atti  di 
Lipfia .  326. 

L 1     5  Pec- 


538 

Pecci  ,  Ab.  Glufeppe  ,  indirizza  al  Muratori  una 
fua   Prolufione.  ivi. 

Pericolanti  Peloritani  ,  Accademici  di  MeflTina  , 
onorano  la  memoria  del  Muratori  con  una 
folennilTima  Funzione  .  327 

Plazza  ,  P.  Benedetto  ,  della  Compagnia  di 
Gesù,  fcrive  in  favor  della  Concezione:  che 
ne  dica  il  Muratori  .  1Ó4.  Pubblica  una  Si- 
nopfi  ,  e  poi  un'  Opera  conrra  la  Regolata 
Divozioyic  del  Muratori  .  205.  Impolture  e 
calunnie  da  lui   maneggiate.    20Ó 

PoNZiANi,  Dottor  Girolamo,  Canonico  nella 
Cattedrale  di  Modena  ,  e  Vicario  Generale  di 
Monfignor  Fo^liani  Vcfcovo  di  quella  Città, 
Maeftro  del  Muratori  nelle  Leggi  ,  loda- 
to .   6 

PoRciA  ,  Conte  Giovanni  ,  dotto  Cavaliere, 
ricerca  dal  Muratori  il  Metodo  de' di  lui  Stu- 
dj ,  e  Lettera,  che  ne  riceve.  7.  Conclufion 
d'effa  Lettera.  (  Append.  num.XXXV.  ) 

Prete  Pollacco  va  a  trovare  il  Muratori  ;  e 
cib  che  paffa  fra  loro  in  propofìto  del  Voto 
Sanguinario.    171.  e  feg. 

Pritanio  Lamindo.  V ,  Muratori . 

QuERiNi ,  Angelo  Maria,  Cardinale  dottifìTimo, 
e  Vefcovo  di  Brcfcia  ,  propone  a  Benedetto 
XIV.  una  difficolta  contro  le  Lettere  di  Fer- 
dinando Valdefio.  i6g.  Sua  Lettera  fopra  di 
ciò  al  Muratori  .  (  Append.  num.  XIV.  ) 
Controverfia  avuta  da  quefto  Porporato  col 
Muratori.   i86.  e  fegg.  Lettere  pubblicate  da 

quel 


539. 

quel  Porporato  centra  1)  Muratori  .  iS8.  ,  e 
189.  Tenta  di  far  proibire  la  Rifpofta  ,  fat- 
tagli dal  Muratori  ;  ma  non  gli  riefcc  ;  e 
però  prega  il  P.  Ab.  Rota  d' interporfi  per  la 
riconcilicTzione .  192.  (  Appcnd.  nnw,  XXI.) 
Sua  Lettera  al  Muratori  .  (  Append.  numero 
XXIII.  J  e  Iodi  dategli  dopo  iT.orte.  193 
QuERiNi  ,  Gio.  Anti^nio  ,  Avvocato  Veneto  , 
cenfura  1  Difetti  della  Giuri/prudenza  del  Mu- 
ratori.   125 

R 

Rapolla,  D.  Francefco,  infigne  Giurisconful- 
to  Napoletano ,  critica  civilmente  il  Murato- 
ri.   I2<5 

Regolata  Divozione  ,  Operetta  pubblicata  dal 
Muratori  fotto  nome  dì  Lami^do  Pritanio  ,  cen- 
furata  da  i  PP.  Piazza  e  Maurici  della  Com- 
pagnia di  Gesù.  204,  e  207.  Lacerata  iniqua- 
mente col  fuo  Autore  da  certo  Predicatore 
in  Napoli  ,  che  vien  pofcia  fatto  tacere  da* 
Superiori.  209.  Vien  deferita  alla  S.  Congre- 
gazione dell'Indice,  e  non  è  trovata  merite- 
vole di  cenfura  .  211.  Motivi  ,  per  cui  le 
fi  fono  follevati  centra  i  fuddetti  Cenfori  .  ivi. 
e  213.  Cattivi  effetti  che  polfono  produrre  i 
loro  Libri  preffo  gli  Emetici  .  ivi.  Regolata 
Divozione  trafportata  in  Lingua  Alemanna  . 
ivi  .  Difefa  da  un  dottiffimo  Anonimo  (otto 
nome  di  Lamindo  Pritanio  Red'vivo  .  214, 
Criticata  dal  P.  Priore  Rotigni  ,  e  vendicata 
dal  Miirchefe  Maffei ,  e  dall'Anonimo  fuddet- 
to.   217 

Re- 


540 

Repubblica  Letteraria  ,  propofta  dal  Murato- 
ri fotto  nome  di  Lamindo  Pritanio .  'Vtàì  Mu- 
ratori ,  Trevi fani  ,  Bianchini  . 

RiCHA  ,  Carlo  ,  ProfelTore  infigne  di  Medicina 
in  Torino;,  difende  il  Muratori  dalle  cenfu- 
re  del  Corte  .  124 

RrCHECouRT,  Conte,  Capo  della  Reggenia  in 
Tofcana  ,  commenda  il  Trattato  delia  Pub- 
blica Felicità^  comporto  dal  Muratori.  102 

Rinaldo  T.Duca  di  Modena  prende  al  fuo  fer- 
vigio  il  Muratori  col  titolo  di  Tuo  Biblioteca- 
rio ,  ed  Archivifla  fegreto  ,  29.  Compendio 
della  fua  Vita  comporto  dal  Muratori,  e  pub- 
blicato dal  Lami  .  8<5.  Ha  grande  rtima  del 
Muratori  .  319.  Gli  fcrive  due  Lettere  molto 
onorevoli  di  Tuo  carattere ,  (  Append.  num. 
XLIIL  eXLIV.  )  Lo  benefica,  ivi.  Sue  pre- 
mure per  la  di  lui  falute  in  tempo  di  malat- 
tia .  ivi . 

Rossi,  P.Gabriele,  Definitore  de'  Carmelitani 
di  Piemonte  ,  fi  querela  col  Muratori  della 
di    lui    Prefazione    a    Ricordano   Mala/pina    . 

155 

Rota  ,  P.  D.  Francefco  ,  Abate  Benedettino  , 
pregato  dal  Cardinal  Querini ,  fcrive  al  Mu- 
ratori per  la  riconciliazione  con  quel  Porpo- 
rato. (Append.  num. XXL)  e  quale  rifporta 
ne  riporti.  (Append.  num. XXII.) 

RoTiGNi ,  P.  D.  Cortiantino  ,  Prior  Cafìnefe  ,  ccn- 
fura  alcune  Propofizioni  della  Regolata  Divo- 
zione ^  e  gli  è  fatta  rifpofla .  217 


Sa- 


34* 


Saguas  .  V.  Trìgona  P.  Vefpafiano . 

Salisburgo.  Dicerie  fufcitatelì  in  quella  Città 
centra  il  Muratori  per  l'Opera  de  In^eniorum 
Moderatione  ,  e  gli  Eferc/zj  Spiritual/.  i8i  , 
e  fegg.  Rifpofta  del  Rettore  di  quella  Uni- 
verfità  al  Muratori .  (  Append.  num.  XIX.  ) 
Libbre  pubblicato  su  quefto  propofito .  184. 
Come  andaflero  a  finir  quelle  dicerie,  ivi,  e 
^egg. 

Salvini,  Ab.  Anton-Maria  ,  celebre  Letterato 
Fiorentino  :  Sue  Annotazioni  Critiche  fopra 
la  Perfetta    Poefia    del   Muratori .    108 

Santocanale,  P.  Aleflandro  ,  della  Compagnia 
di  Gesù  ,  Autor  della  Lettera  aW  Eminentifs. 
Sig.  Cardinale  N.  N.  in  difefa  del  Voto  fan- 
guinario  .  160.  Confutato  dal  Muratori  . 
161 

Sassi,  Criftoforo ,  di  Lipfia,  cenfura  il  Teforo 
d' Ifcrizioni  del  Muratori.   144 

ScARFo' ,  P.  D.  Gian-Grifoftomo  ,  Dottor  Bafi- 
liano  ,  indirizza  al  Muratori  Canticum  Can- 
ticorum  Salomonis ,  trasportato  in  Verfi  Jambici , 
e  due^ Elegie.  326 

Schiavo,  Dottor  Biagio,  non  è  Autordi  certe 
Critiche  ,  ufcite  contra  del  Muratori  .  109. 
Tenta    di    guadagnarfi    la    di    lui    amicizia    . 

SiGONio Carlo,  infigne  Letterato  Modenefe:  Sua 

Vita  fcritta  dal  Muratori.   85 
Società  Albrizziana  di  Venezia  decreta  l' onor 

del- 


della  Medaglia  al  Muratori,  e  la  fa  coniare  in 
argento.   927 

Società'  CoK'inbana  di  Firenze  dedica  il  Ri- 
tratto del  Muratori .  ivi . 

Storia  Letteraria  di  Francia,  Autori  della , 
criticano  il  Muratori .' iz^ 

Storico  Letteraria  d' Italia  cenfura  la  grande 
Opera  Rerum  Italicarum ,  e  gli  fi  fa  rifporta . 
ivi  ,  e  feg.  Sue  Lettere  contra  il  Teforo  d* 
Ifcririoni  del  Muratori  .  145.  Criticato  dal 
Conte  di  PolcaOro .  146.  Cenlura  eziandio  le 
Antiquitates  ItalidS  del  Muratori  .  149.  Gli 
ivien  fatta  rifpotla .  150.  Sue  Lettere  in  favor 
del  Voto  Sanguinario .  159.  Rifpofta  fattaloro 
dal  Muratori  .  163.  Ommette  di  dar  conto 
di  un  Libercolo  di  un  fuo  Confratello  in  pro- 
pofito  del  Voto  Sanguinario  .  ió8.  S'inganna 
neir  alTegnare  i  giorni ,  in  cui  accadde  la  ce- 
cità al  Muratori .  293 

Strasoldo  di  Gorizia  ,  Conte  Pietro  ,  fa  tra- 
durre e  lampare  in  Latino  la  Vita  del  Giaco- 
bini ,  compolU  dal  Muratori .  <^j 


Tafuri  ,  Gio:  Bernardino  ,  indirizza  al  Mura- 
tori una  Tua  Cenfura ,  ed  anche  certe  fue  An- 
notazioni Critiche .    325 

Tagliazucchi  ,  Ab.  Girolamo  ,  Modenefe  , 
Profeflbr  d'  Eloquenza  nella  Univerfità  di  To- 
rino .   113 

Tamburini  ,  P,  D.  Fortunato  ,  Abate  Beac- 
dettino  ,  e  poi  Cardinale  ,  allievo  del  P.  Bac- 
chjfli ,   12,  Riferifce  al  Muratori  con  fua  Let- 

tefa 


145 
fera  i  fentimentì  benignifìrimi  ài  Benedetto 
XIV.  intorno  all' obbiezioni  fatte  alla  Santità 
lua  dal  Card.  Querini  fopra  le  Lettere  di  Fer- 
dinando Valdefio  .  i6g.  Siccome  il  gradimento 
del  Santo  Padre  fopra  la  Scrittura  del  Mu- 
ratori prefentatagli  ,  intorno  alla  Diminuzion 
delle  Fclh.  511.  Biglietto  fcrittogli  dalla  San- 
tità fua  intorno  al  parere  del  Muratori  fopra 
ìltra  materia  .  313 

.ssoNi  AlefTandro  ,  celebre  Poeta  Modenefe: 
iua  Vita  fcritta  ,  e  poi  ampliata  dal  Murato- 
ri.   8ó 

(MMASi  ,  P.  Antonio  ,  della  Congregaiion 
Iella  Madre  di  Dio,  difende  il  Petrarca  dalle 
:enrure  del  Muratori  .  107 
IRTI  ,  Dottor  Francefco  ,  infigne  Medi- 
io  Modenefe  ;  Sua  Vita  defcritta  dal  Murato- 
■i.  U 

EvisANi  ,  Bernardo,  N.  V.  dà  alle  (lampe  i 
Primi  Difegni  della  Repubblica  Letteraria  del 
Vluratori  (otto  nome  di  Lamindo  Pritanio  . 
/ien  creduto  da  alcuni  Autor  di  que' Fogli  .  35 
J4  ,  e  feg.  Fa  animo  al  Muratori  a  prole- 
^uir  r  impegno  della  fuddetta  Repubblica  , 
Append,  num.  IV.)  Gli  manda  una  Lette- 
a  de'  Letterati  Napoletani  approvatoti  della 
nedefima  .  (  Append.  num.  V.  )  Fa  ftam- 
)are  la  Parte  I.  delle  RiflcJJìoni  fopra  il  Buon 
jujìo  &c,  del  Muj-atori  ,  e  fa  loro  la  Prefa- 
LÌone  ;  ma  s'  intefta  ,  perchè  non  fi  ftam- 
dì  la  Parte  IL  42.  E^  creduto  Autor  an- 
:he  d'  effe  Rflcjjìoni  .  ivi.  Gli  fi  fcuopre  il 
Vluratori  ,  e  fua  Rifpofta  .  (Append.  num, 
Vili.)  Tre- 


344 

TrevoOx  ,  PP.  Giornalifti  di  ,  loro  querele 
contro  del  Muratori.  91 

Trigona,  P.  Vefpafiano ,  defila  Compagnia  di 
Gesù  ;  Sua  Lettera  fotto  nome  di  Pier  Anto- 
nio Saguas  .  161,  Gli  rifpondè'TTlV'Iuratori . 
162.  Altre  Lettere  di  effo  Padre.   1Ó4 

V 

Vallisnieri  ,  Cavaliere  Antonio,  infigne  Pro- 
feflbr  di  Medicina  nell' Univerfita  di  Padova, 
Autor  dell'  Eftratto  ,  che  fi  legge  nei  Tomo 
XX.  del  Giornale  de'  Letterati  d'  Italia  , 
del  Trattato  della  Peflc  del  Muratori.  224. 
Gì'  indirizza  un  (uo  Rifcontro  di  un  eilrat- 
to  d' Oflervazioni  Fifico-Mediche  .   925 

Vandellt,  Ab.  Domenico,  ProfelTore  di  Ma- 
tematica neir  Univerfità  di  Modena  ,  prende 
la  difefa  del  Muratori  contra  il  Dottor  Bian- 
chi.   131 

Vander-Aa  ,  Pietro,  dedica  al  Muratori  l'O- 
pera del  Canonico  Dolcino.   324 

da  S.Ubaldo,  P.  Euftachio,  Agoftiniano  Scal- 
zo ,  critica  il  Muratori  intorno  alla  Croni- 
ca di  Dazio  ,  o  fia  Landolfo  Storico  Milane- 
fe .    127 

Veneto  Novellila,  perchè  dà  un'Eftratto  dell' 
Opera  del  P.  Piazza  troppo  ingiuriofo  alla 
Pietà  e  memoria  del  Muratori  ,  viene  obbli- 
gato a  ritrattarfi  .  207,  Torna  ad  infoienti- 
re  contra  di  lui  nell' Eftratto  d'altro  Libro  5 
e  rilpofta  fattagli .  208 

Vernejo  ,  Cavalier  Luigi  Antonio  ,  Arcidiaco- 
no 


54S 

no  d' Evora  in  Portogallo  ,  creduto  autor  della 
Differtazione  Liifhance  Ecckfuc  &ìq.  197  Let- 
tera fcrittagli  per  quefto  dal  Muratori.  (  Ap- 
pend.  num.  XXIV.) 

ViGNOLA  ,  Feudo  di  Cafa  Boncompagni  nel- 
lo Stato  di  Modena  ,  Patria  del  Muratori  e 
d'  altri  felici   Ingegni  .   i 

Vincigli  ,  Giacinto  ,  Avvocato  Perugino,  di- 
fende un  Sonetto    del  Coppetta.   10=; 

Vitale,  Pier  Antonio  ,  critica  gli  Annali  del 
Muratori.   139 

Vittorio  Amedeo  Re  di  Sardegna  tiene  il 
Muratori  -non  folo  pel  più  gran  Letterato  , 
ma  eziandio  pel  migliore  Avvocato  d' Italia  , 
e  gli  fa  trafmettere  a  Modena  alcune  Croni- 
che del  Piemonte  da  inferire  nel  Corpo  Ke- 
rum  Italie.  31Ó.  Sua  Rifpofta  ad  una  Lettera 
del  Muratori .  (  Append.  nura.  XL.  ) 

VoNCK  ,  Cornelio  Valerio  ,  critica  il  Mura- 
tori .   130 

Voto  Sanguinario  ;  Impofture  trovate  per  far- 
lo credere  appro^^ato  da  alcuni  Sorami  Pon- 
tefici .   170 

Walchio,  Criftoforo  Guglielmo  ,  indirizza  al 
Muratori  una  fua  DifìTertazione .  326 

WoLFio  ,  Gio.  Criftoforo  ;  Sua  cenfura  indi- 
cata contro  gli  Anecdcti  Greci  del  Murato- 
ri.  130 


Zaccagni  ,  Ab.  Lorenio,  difenforc  delle  ragio"* 

ni 


5'4^ 
ni  della  Camera  Apoftolica  fopra  Comacchio  ^ 

Zeno  Apoftolo  ,  rinomato  Poeta ,  crede  il  Tre* 
vifani  Autore  de  i  Primi  D'fegni  della  Re- 
pubblica Letteraria  .  36.  Lettera  a  lui  indirit- 
ta dal  Muratori  .  87.  Difende  quefti  dalle 
ingiurie  del  Fontanini .   123 


IL     FINE. 


X  Soli-Muratori,  Giovanni 

54.5  Francesco 

.8  Vita  del  proposto  Lodovico 

M8S6  Antonio 
1756 


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